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LEROY BROWNLOW LA CHIESA DI CRISTO. (credo, istituzione, organizzazione, culto e prassi dell unica Chiesa fondata da Gesù Cristo)

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Academic year: 2022

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LEROY BROWNLOW

LA CHIESA DI CRISTO

(credo, istituzione, organizzazione, culto e prassi dell’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo)

Traduzione dall’inglese e adattamento di

ITALO MINESTRONI

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Titolo dell’opera originale:

“ WHY I AM A MEMBER OF THE CHURCH OF CHRIST “

LEROY BROWNLOW, 1945

Version: ITLC5.1.7.pdf

ITLC5

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Indice

GESÙ CRISTO È IL DIVINO FONDATORE DELLA CHIESA ... 5

GESÙ CRISTO È IL FONDAMENTO DIVINO DELLA CHIESA ... 7

LA CHIESA FU FONDATA A GERUSALEMME ... 9

LA CHIESA HA AVUTO INIZIO IL GIORNO DI PENTECOSTE SEGUENTE LA RESURREZIONE DI CRISTO ...14

GESÙ CRISTO HA FONDATO UNA SOLA CHIESA ...16

NOMI BIBLICI PER COSE BIBLICHE ...19

L’ORGANIZZAZIONE DELLA CHIESA ...24

LA BIBBIA È L’UNICO CREDO L’ UNICA CONFESSIONE DI FEDE E L’ UNICO LIBRO DIRETTIVO DELLA CHIESA ...29

OGNI PARTE DELLA BIBBIA È ISPIRATA DA DIO ...32

COME USARE LA BIBBIA? ...37

LA CHIESA DI CRISTO E IL DENOMINAZIONALISMO ...45

LA MISSIONE DELLA CHIESA ...51

IL REGNO DI DIO ...54

CHE COSA DEVO FARE PER ESSERE SALVATO? ...62

LA SALVEZZA ...66

IL VALORE SALVIFICO DELLA MORTE DI CRISTO...71

NECESSITA’ DEL CAMBIAMENTO DEL CUORE PER LA SALVEZZA ...76

LA PREGHIERA DEL CRISTIANO ...81

IL BATTESIMO BIBLICO...85

LA PERSEVERANZA È NECESSARIA ...90

IL PECCATO ORIGINALE ...98

ESISTONO I MIRACOLI AI NOSTRI GIORNI? ...102

LA CENA DEL SIGNORE ...108

LA MUSICA NEL CULTO ...113

LA CHIESA NON SALVA, ESSA È LA SALVATA ...121

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PREFAZIONE

Questo libro doveva essere inizialmente una semplice traduzione del testo inglese

“Whi I am a member of Church of Christ”, cioè: “Perché sono un membro della Chiesa di Cristo” di Leroy Brownlow. Ma il bisogno di adattarlo alla mentalità e alle richieste del lettore italiano ha fatto si che al testo originale venissero apportate molte modificazioni, che ne hanno lasciata intatta solo la struttura basilare. Di ciò chiediamo venia all’autore, sicuri d’essere compresi e scusati.

Riteniamo necessario in questo periodo di crisi della fede cristiana dare in mano agli italiani un libro che spieghi loro chiaramente quale è la “Chiesa di Cristo”, di cui si parla nel messaggio divino del Nuovo testamento e che è formata da tutti coloro che sono sulla via della salvezza.

Troppa confusione infatti c’è in giro, anche per colpa dei credenti delle varie chiese esistenti, ciascuna delle quali reclama d’essere la vera Chiesa.

Se il benevolo lettore, giungendo al termine della lettura del libro, avrà compreso quale è l’unica vera “Chiesa di Cristo”, la nostra modesta opera non sarà vana.

ITALO MINESTRONI Bologna, 30 Gennaio 1978

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5 GESÙ CRISTO È IL DIVINO FONDATORE DELLA CHIESA

GESÙ CRISTO

È IL DIVINO FONDATORE DELLA CHIESA

Una istituzione è umana o divina a seconda che il suo fondatore è un essere umano o divino. La Chiesa ha il suo fondatore. Perché essa sia una divina istituzione, è necessario che divino sia il suo fondatore. Altrimenti è e resta una istituzione puramente umana. Chi è allora il fondatore della Chiesa di Cristo?

1) Il suo fondatore è Gesù Cristo

Gesù promise di edificare la Chiesa, quando disse a Pietro, «Su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Matteo 16,18). Perché la Chiesa possa dirsi di Cristo non può avere quindi altro fondatore che lui. Che dire allora delle tante chiese, che pur autoproclamandosi cristiane, si appellano a fondatori umani, come G.

Calvino, G. Wesley, G. Smith, C.T. Russell, Pietro Valdo ecc.? Certamente, non sono la “sua Chiesa”. Non sono quindi divine, ma umane.

Per realizzare la promessa di edificare la sua Chiesa, Gesù conferì a Pietro l’autorità di fissare gli atti che avrebbero dovuto porre quelli che avrebbero voluto divenirne membri, «Io ti darò le chiavi del Regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Matteo 16,19). Il Padre celeste ha dato a Gesù ogni potere in cielo e sulla terra (Matteo 28,18), perché Egli possa portare a compimento la sua missione messianica. Solo Gesù perciò poteva conferire a Pietro la facoltà di stabilire i termini d’ingresso nella sua Chiesa. Solo questa Chiesa allora è divina.

2) La Chiesa non ha come fondatore Giovanni Battista

Sovente si sente affermare che Giovanni Battista ha fondato la Chiesa. Si tratta però di un’affermazione assurda e anacronistica.

Giovanni Battista fu certamente un grande personaggio. Fu l’inviato di Dio, perché come messaggero preparasse la venuta del Messia tra il popolo ebraico (Isaia 40,3; Malachia 3,9; Luca 1,77). Ma egli era già morto senza fondare alcuna chiesa, quando Gesù promise di edificare la sua. Infatti, Matteo parla

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della sua decapitazione ad opera di Erode al cap. 14 e della promessa di Gesù di edificare la Chiesa al cap. 16.

Sarebbe poi poco serio ipotizzare che, quando Gesù promise di edificare “la sua Chiesa”, intendeva operare solamente una aggiunta alla chiesa già fondata da Giovanni Battista.

Giovanni Battista, sebbene sia stato un grande personaggio, non fece mai parte della Chiesa di Cristo o Regno dei cieli. Significative a proposito sono le parole dello stesso Gesù: «In verità, vi dico che tra i nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Giovanni Battista; però il minimo del Regno dei cieli è maggiore di lui» (Matteo 11,11). Che vuol dire Gesù? Vuol dire che il più umile membro della sua Chiesa è superiore a Giovanni Battista, perché quello ha il privilegio di farne parte, mentre Giovanni morì prima che la Chiesa fosse edificata.

3) Quale sarà la sorte di tutte le altre Chiese?

Gesù, parlando dei diversi modelli religiosi stabilitisi in Israele in base alle tradizioni degli antichi e non sulla legge data da Dio a Mosè, ebbe a dire, «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata» (Matteo 15,13).

Se Dio ci fece sapere per bocca del suo Figliuolo che avrebbe sradicato tutti i gruppi religiosi sorti attorno al sistema religioso ebraico da lui voluto, quanto più, poiché il modello non è stato ridimensionato, non si comporterà allo stesso modo con tutte le varie chiese sorte per iniziativa umana attorno alla Chiesa fondata da Gesù Cristo, che è succeduta al sistema religioso ebraico?

Infatti, solo la Chiesa fondata da Gesù è indistruttibile, perché ha la garanzia divina che le potenze del male mai la potranno sopraffare. Dio stesso invece provvederà a sradicare come dannosa gramigna tutte le altre chiese sorte per opera degli uomini. È un pensiero che ci deve far riflettere!

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7 GESÙ CRISTO È IL FONDAMENTO DIVINO DELLA CHIESA

GESÙ CRISTO

È IL FONDAMENTO DIVINO DELLA CHIESA

La saldezza di un edificio o di una istituzione è in rapporto diretto con la saldezza del suo fondamento. Una casa costruita sulla sabbia è certamente meno sicura e stabile di quella costruita sulla roccia. La Chiesa riceve stabilità e vantaggi dal fondamento su cui poggia. La Chiesa è divina se il suo fondamento è divino.

1) Qual’è il fondamento della Chiesa?

Gesù promise che avrebbe edificato la sua Chiesa «su questa pietra» (Matteo 16,18). Ma chi è «questa pietra»? Leggendo tutto il passo della cosiddetta confessione di Pietro, si trova che Gesù, dopo aver chiesto agli apostoli che cosa pensasse la gente di lui, rivolse loro la domanda: «E voi, chi dite che io sia?».

Fu Pietro per una intuizione celeste a rispondere: «Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente». Grande riconoscimento che commosse Gesù, il quale lodò Pietro per averlo fatto dietro intervento divino e promise che proprio su questa verità, salda come roccia, avrebbe edificato la sua Chiesa: «E io altresì ti dico:

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». È vero che dottrina fondamentale della Chiesa Cattolica è che la Chiesa sia, per queste parole di Gesù, edificata su Pietro, che si identificherebbe così con la “pietra”. Ma basta un semplice sguardo al testo greco, in cui originalmente Matteo scrisse il suo Vangelo, per rendersi conto che questa identificazione sia da escludere. Infatti esso dice: Tu sei Pietro (in greco: Pètros, che significa: ciottolo o sasso movibile) e «su questa pietra» (in greco: pètra, cioè: roccia inamovibile). Gesù quindi non promise di edificare la sua Chiesa su “Pietro” ma sulla “pietra”, cioè sulla verità che egli è il Figlio di Dio.

Perché Pietro ha confessato per primo questa verità-pietra, ha meritato di ricevere il nomignolo di “Pietro”, cioè ciottolo o sasso staccato da quella roccia.

Così la Chiesa di Cristo poggia sulla divinità e sulla figliolanza divina di Cristo e non come dice la Chiesa Cattolica, sulla fragilità della natura umana di Pietro.

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Che questa spiegazione sia l’unica vera e possibile è confermato da altri passi del Nuovo Testamento:

• «Poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù» (1a Corinzi 3,11);

• «Essendo edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Efesini 2,20);

• «Ecco, io ho posto in Sion come fondamento una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido» (Isaia 28,16);

• Gesù applicò a sé stesso questa profezia (Matteo 21,42) e lo stesso Pietro, che pur avrebbe dovuto sapere di essere lui la pietra (se ciò fosse vero!), l’applicò a Cristo (Atti 4,11).

Incontestabilmente quindi il fondamento o la pietra fondamentale della Chiesa è la verità divina che Gesù Cristo è il Figlio di Dio!

2) Questo fondamento divino resterà stabile nei secoli

La verità della figliolanza divina di Cristo ha subìto continui e molteplici attacchi dagli oppositori, ma non solo non è stata indebolita e neppure scalfita, anzi ha resistito e continua a resistere indefettibile nel tempo. Contro di essa si sono inutilmente scagliati gli increduli, gli atei, i modernisti e gli scettici di ogni tempo. Ma Cristo rimane il Figlio dell’Iddio vivente!

Che dire delle chiese fondate dagli uomini? Esse poggiano sulla sabbia, le loro fondamenta sono deboli, e perciò prima o poi cadranno.

La Chiesa di Cristo, che poggia su questa pietra inamovibile, su questo fondamento solido, perché divino, resisterà trionfante per sempre!

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9 LA CHIESA FU FONDATA A GERUSALEMME

LA CHIESA

FU FONDATA A GERUSALEMME

La città di Gerusalemme era il luogo previsto dalle profezie dell’Antico Testamento, in cui la Chiesa del Signore doveva essere stabilita; e così è stato.

Anche il luogo di fondazione è una nota caratteristica della vera Chiesa. Le chiese sorte a Roma, a Londra o a New York non possono esibire questo dato anagrafico nella loro carta d’identità, e perciò non sono la vera Chiesa.

1) Le profezie indicano Gerusalemme come luogo di nascita della Chiesa In Isaia si legge: «Avverrà negli ultimi giorni che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso. Molti popoli v’accorreranno e diranno: Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa dell’Iddio di Giacobbe. Egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell’Eterno» (2,23; cfr. Michea 4,1-2). Quale è il significato di questa profezia?

• La casa dell’Eterno doveva essere stabilita a Gerusalemme;

• ad essa tutte le nazioni sarebbero affluite;

• il tempo in cui questo fatto sarebbe accaduto è il periodo messianico, “gli ultimi tempi”.

Ora, che la “casa dell’Eterno”, di cui parla la profezia, sia da identificarsi con la Chiesa del Signore, ce lo conferma l’apostolo Paolo, il quale scrive: «La casa di Dio, che è la chiesa dell’Iddio vivente, colonna e base della verità» (1a Timoteo 3,15). Quindi, la Chiesa del Signore doveva essere edificata a Gerusalemme nel tempo del Messia.

Zaccaria profetizzò; «Così parla l’Eterno: Io mi volgo di nuovo a Gerusalemme con compassione. La mia casa vi sarà ricostruita, dice l’Eterno degli eserciti, e la corda sarà di nuovo tirata su Gerusalemme» (1,16). Anche qui lo Spirito Santo ci insegna per mezzo del profeta che la Chiesa sarebbe sorta a Gerusalemme.

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Gesù, nel dare ai suoi apostoli l’ordine di predicare il suo messaggio a tutte le genti, disse che il suo primo annuncio doveva partire da Gerusalemme:

«Così è scritto che il Cristo soffrirebbe e resusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remissione dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Or voi siete testimoni di queste cose. Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso; quant’è a voi, rimanete in questa città, finché dall’alto siate rivestiti di potenza» (Luca 24,26-49). Da notare in questo passo:

• Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti prima che gli apostoli iniziassero nel suo nome la predicazione del ravvedimento e della remissione dei peccati;

• la proclamazione di questo messaggio avrebbe dovuto avere inizio a Gerusalemme;

• i discepoli sarebbero dovuti rimanere a Gerusalemme finché non avessero ricevuto lo Spirito Santo, che avrebbe dovuto insegnare agli apostoli ogni cosa, rammentare quello che Gesù aveva detto loro, annunziare loro le cose a venire, e convincere il mondo di peccato (Giovanni 14,26; 15,26-27;

16,7-8).

2) Adempimento di questi fatti

Lo Spirito Santo discese sugli apostoli dopo che Gesù, secondo la sua promessa (Giovanni 16,7), se ne andò al cielo sotto i loro occhi (Atti 1,9).

Asceso al cielo il Signore, gli apostoli rientrarono a Gerusalemme (Atti 1,12; Luca 24,49), dove attesero la discesa dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo doveva dare agli apostoli grande potenza per compiere miracoli e prodigi nel nome del Signore (Luca 24,49). In Atti si narra il modo prodigioso con cui esso discese sugli apostoli (vento impetuoso e lingue di fuoco) a Gerusalemme e il singolare miracolo del loro parlare in lingue diverse dalla loro lingua normale (2,1-4).

Come profetizzato, il messaggio dell’Eterno venne annunziato subito dopo la discesa dello Spirito Santo da Pietro e dagli undici agli abitanti di Gerusalemme e da quelli della diaspora ivi convenuti (Atti 2,14-42; cfr. Isaia 2,2-3). Questo fatto avvenne proprio agli inizi dell’era messianica, gli “ultimi tempi” (Gioele 2,28-32).

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11 LA CHIESA FU FONDATA A GERUSALEMME

Pietro, in obbedienza all’ordine di Cristo (Luca 24,47), annunziò agli uditori nel suo primo discorso a Gerusalemme il ravvedimento e la remissione dei peccati nel nome di Cristo: «Ravvedetevi, egli disse, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati» (Atti 2,38).

Secondo le profezie dell’Antico Testamento (Isaia 2,2-3; Zaccaria 1,16) la casa del Signore, o Chiesa, doveva essere stabilita a Gerusalemme negli “ultimi giorni”. Dopo il discorso di Pietro nel giorno di Pentecoste: «Quelli i quali accettarono la parola, furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone» (Atti 2,41).

In quel giorno quindi ha avuto inizio la Chiesa, tanto è vero che nello stesso capitolo di Atti si legge, subito dopo, che il Signore aggiungeva ogni giorno i salvati alla sua Chiesa (v 47). Che quest’atto d’inizio della Chiesa avvenne proprio “negli ultimi giorni”, lo dice lo stesso Pietro applicando agli avvenimenti che accaddero in quel giorno di Pentecoste la profezia di Gioele (Atti 2,17-21). E difatti, a far inizio da questo giorno, si parla sempre della Chiesa come realtà, mentre fino a quel momento il Nuovo Testamento ne parla come di cosa futura.

3) Solo predicando lo stesso vangelo predicato dagli Apostoli si possono edificare nel mondo Chiese identiche in tutto a quelle fondate dagli Apostoli

Alcune chiese, trascurando il seme del Vangelo, fanno appello ad una successione apostolica per dimostrare di essere la vera Chiesa. Questo metro di verità è incerto e falso. Infatti, anche se si potesse tracciare a ritroso nel tempo una linea di successione di un’istituzione fino a congiungerla a una chiesa fondata dagli apostoli, non si potrebbe avere la sicurezza che quella chiesa oggi sia la stessa che gli apostoli edificarono durante la loro vita. Durante un periodo così lungo di anni, quanti ne passano dagli apostoli ai loro attuali presunti successori, possono essere avvenuti in quella chiesa tanti cambiamenti nel culto, nella dottrina, nella prassi e nell’organizzazione, da fare balzare con evidenza che essa si è allontanata dalla purezza del vangelo predicato dagli apostoli al punto di non essere più la vera chiesa.

Lo stesso Paolo ammonì che una defezione o apostasia sarebbe avvenuta nella Chiesa:

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«Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé» (Atti 20,29-30);

«Or fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera;

perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto, fino al punto di porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e dicendo ch’egli è Dio»

(2a Tessalonicesi 2,1-4);

«Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e ordineranno l’astensione da cibi»

(1a Timoteo 4,1-3).

Tutte queste citazioni annunziano che sarebbe sorta e sviluppata una chiesa apostata dal seno della vera Chiesa. E allora quale vera sicurezza di verità può dare una successione istituzionale che allacci una chiesa odierna alla stessa chiesa del periodo apostolico?

Il metro di giudizio, che ci può dare la sicurezza che una vera chiesa è nel vero, è solo dato dalla predicazione dello stesso Vangelo che predicarono gli apostoli. «Il seme del Regno, dice Gesù, è la parola di Dio» (Luca 8,11). Se si predica oggi la stessa parola di Dio predicata dagli apostoli, si avrà la medesima Chiesa di allora. Spargendo oggi lo stesso seme della parola, che gli apostoli sparsero nel primo secolo dell’era cristiana, si avrà l’identico frutto, cioè la stessa Chiesa. L’esistenza invece di una molteplicità di chiese, che si dicono cristiane, mostra a sufficienza che non sempre si predica lo stesso seme della parola di Dio.

Per questo si hanno cristiani-luterani, cristiani-calvinisti, cristiani-anglicani, cristiani-metodisti, cristiani-battisti, cristiani-valdesi, cristiani-testimoni di Geova, cristiani-avventisti, cristiani-pentecostali ecc…, anziché dei cristiani solamente.

Lo stesso seme produce sempre lo stesso frutto, anche a distanza di secoli.

Facendo l’ipotesi quasi assurda che tutto il frumento che matura nel mondo

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13 LA CHIESA FU FONDATA A GERUSALEMME

fosse distrutto, il frumento non scomparirebbe dal mondo, se ne rimanessero anche pochi chicchi ben custoditi e mantenuti. Tornandoli infatti a seminare, si avrebbe un raccolto identico all’originale. Similmente, se per ipotesi tutte le congregazioni della vera Chiesa di Cristo esistenti al mondo venissero distrutte dall’apostasia o dalla persecuzione e scomparissero dalla faccia della terra per migliaia di anni, non scomparirebbe il seme del Regno, cioè la Parola di Dio, perché Gesù ha detto: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Marco 13,31). La parola di Dio seminata di nuovo darebbe congregazioni cristiane identiche in tutto a quelle originali del tempo apostolico.

La Chiesa di Cristo ha avuto origine a Gerusalemme, ma la stessa Chiesa può ancòra essere stabilita in ogni parte del mondo mediante la predicazione dello stesso vangelo. Paolo non era cristiano, quando la Chiesa ebbe inizio.

Quando si convertì, egli predicò in tutte le nazioni del bacino del Mediterraneo.

Dovunque, predicò lo stesso Vangelo che Pietro aveva annunziato nel giorno della Pentecoste, e dovunque, sorsero per il lavoro di Paolo comunità cristiane identiche a quella di Gerusalemme.

Questa, e non altra, dovrebbe essere anche oggi la preoccupazione dei cristiani: seminare il medesimo seme degli apostoli, in pratica predicare la stessa parola di Dio.

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LA CHIESA HA AVUTO INIZIO IL GIORNO DI PENTECOSTE SEGUENTE LA RESURREZIONE DI CRISTO

Abbiamo finora veduto queste note caratteristiche della Chiesa:

• essa fu fondata da Cristo;

• essa è fondata su Cristo;

• essa fu fondata a Gerusalemme.

Manca da verificare una quarta nota: essa fu fondata nel giorno di Pentecoste.

Lo faremo mediante un semplice schizzo, in cui porremo in evidenza ciò che le profezie dicono in proposito e come esse si realizzarono nel giorno di Pentecoste.

In breve possiamo affermare che la Bibbia prima della pentecoste guarda nel futuro alla venuta del Regno di Dio, o Chiesa di Cristo; dopo la Pentecoste vede realizzata questa venuta.

Negli ultimi giorni a Gerusalemme: Isaia (2,24) e Michea (4,1-2) Nei giorni dei re o imperatori romani: Daniele (2,44) Gesù annunzia prossimo lo stabilimento del Regno di Dio Marco (1,15) Gesù invita a pregare perché venga presto il regno di Dio Matteo (6,9-10) Gesù afferma solennemente che edificherà la sua Chiesa o Regno

Matteo (16,18) Gesù precisa che il regno verrà durante la vita di alcuni discepoli

Marco (9,-1) Gesù annunzia chi non potrà entrare a far parte del Regno Matteo (18,3) Gesù annunzia che il Regno di Dio si è avvicinato ai discepoli Luca (10,9) Gesù ripete che la venuta del Regno è imminente Luca (22,18) Il Regno di Dio verrà con la discesa dello Spirito Santo Atti (1,8)

PENTECOSTE Atti (2,1 seg.):

tremila aggiunti ai discepoli Atti (2,41),

fu negli ultimi giorni Atti (2,17-21),

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15 LA CHIESA HA AVUTO INIZIO IL GIORNO DI PENTECOSTE...

fu a Gerusalemme Luca (24,48-49; Atti 1,12; 2,1 seg.), fu durante la vita di alcuni di quei discepoli Atti (1,15; 2,9) fu durante gli imperatori o re romani,

che venne sugli apostoli la potenza Atti (2,1-4)

l’inizio del Regno o Chiesa si ebbe quando lo Spirito Santo discese sugli apostoli, Atti (11,15): ciò avvenne a pentecoste.

quanti accolsero la predicazione di Pietro furono aggiunti alla Chiesa o Regno Atti (2,41)

si parla della Chiesa come di una realtà costituita: Atti (5,11)

si parla di riunioni della Chiesa: Atti (11,26)

si parla dei cristiani come di cittadini del Regno: Colossesi (1,13-24) La Chiesa fu stabilita nella prima Pentecoste seguente alla resurrezione di Cristo. Le chiese pertanto che non recano questa nota circa il giorno della loro edificazione non sono la Chiesa di Cristo. Possono anche avere dei buoni membri tra i loro fedeli, possono anche insegnare molte cose buone, ma restano sempre chiese fondate dagli uomini. Quindi non sono la vera Chiesa del Nuovo Testamento.

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GESÙ CRISTO HA FONDATO UNA SOLA CHIESA

Nelle parole che Gesù rivolse a Pietro non promise di edificare una chiesa, una delle tante chiese, oppure più chiese. Disse semplicemente: «Edificherò LA MIA CHIESA» (Matteo 16,18), cioè una sola chiesa e ben determinata. Usa infatti non solo l’articolo determinativo “la”, ma anche l’aggettivo possessivo

“mia”, in altre parole di Gesù Cristo.

L’unicità della Chiesa di Cristo è un concetto che non riesce convincente a molte persone sparse tra le varie denominazioni protestanti, ma le parole di Cristo dicono quel che suonano, e non possono essere alterate.

Gesù illustrò con alcune figure questo concetto dell’unicità della Sua Chiesa:

la figura della vigna di cui Dio è il vignaiolo (Giovanni 15,1). Vi è una sola vigna, o Chiesa, e un solo vignaiolo, Dio. Nel mondo odierno, invece, vi sono centinaia di vigne o chiese, ognuna delle quali dice di avere Dio come suo vignaiolo;

la figura della vite e dei tralci (Giovanni 15,1-6). Cristo è la vera vite e ogni vero cristiano è un tralcio di essa. Nel mondo protestante odierno ci si sforza di giustificare la pluralità delle chiese, sostenendo che i tralci, di cui Gesù parla, rappresentano queste chiese, ma ciò è falso per più motivi:

• Gesù sta parlando ai suoi discepoli: «Io sono la vite e voi siete i tralci»

egli dice loro. E non può applicarsi alle chiese ciò che Egli dice dei suoi discepoli;

• Gesù dice: «Dimorate in me», la vera vite, e non in qualcuno dei tralci.

Pertanto chi dimora in uno di questi tralci, è colpevole d’errore;

• Egli fece intendere chiaramente che sotto la figura dei tralci stava parlando di uomini, e non di chiese. Dice infatti: «Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto… Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio e si secca…» (Giovanni 15,5-6).

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17 GESÙ CRISTO HA FONDATO UNA SOLA CHIESA

Nessun sostegno quindi in favore del pluralismo delle chiese può desumersi da queste parole di Gesù Cristo.

La figura dell’unico gregge sotto un solo pastore (Giovanni 10,16). «E vi sarà un solo gregge, un solo pastore», dice Gesù. Pertanto, com’è biblicamente giusto chiedere ad una persona quale pastore segue, lo è altrettanto il chiedergli a quale gregge appartiene. Che dire allora dei molti greggi o chiese, tutti reclamanti di avere lo stesso pastore?

Anche nella sua preghiera al Padre, al termine dei discorsi dell’ultima Cena, Gesù mette in risalto l’unicità della sua Chiesa e l’unità del popolo di Dio.

Così Egli prega infatti: «Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai inviato» (Giovanni 17,20-21).

Questa preghiera è un commovente rimprovero alla pluralità delle chiese.

Gli uomini, almeno molti di essi, si sono talmente allontanati dallo spirito di questa preghiera di Gesù, da elevare in preghiera la loro voce di ringraziamento a Dio per la coesistenza pacifica di tante chiese diverse in seno alle quali ciascuno può scegliere quella che è più di suo gusto. Il pensiero di Gesù non avrebbe potuto trovare dissacratori più diabolici.

Anche l’apostolo Paolo pone in risalto l’unicità e l’unità della Chiesa di Cristo nelle sue lettere con alcune meravigliose figure:

la figura del corpo: «Vi è un corpo unico e un unico Spirito» (Efesini 4,4);

«Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno il medesimo ufficio, così noi, che siamo molti siamo un solo corpo in Cristo e individualmente siamo membra l’uno dell’altro» (Romani 12,20); «Ma ora ci sono molte membra, ma c’è un unico corpo» (1a Corinzi 12,20). Che cosa intende allora Paolo per “corpo” e per “membra”? Intende la Chiesa e i singoli cristiani. Difatti scrive ancòra: «Ogni cosa Egli (Dio) ha posto sotto i suoi piedi (di Cristo) e l’ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui» (Efesini 1,22-23). Non solo Paolo dice che la Chiesa è il corpo, ma afferma ancòra, capovolgendo l’uguaglianza, che il corpo è la Chiesa: «Ed Egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa» (Colossesi 1,18). Ma il corpo è unico e allora unica deve essere la Chiesa, e viceversa;

la figura della casa o famiglia: «La casa di Dio, che è la Chiesa dell’Iddio vivente», scrive l’apostolo a Timoteo (1a Timoteo 3,15). “Casa di Dio” quindi vuole dire famiglia di Dio, e la famiglia di Dio è la Chiesa di Dio. La parola di

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Dio allora presenta la Chiesa di Cristo come una grande famiglia spirituale che ha Dio per Padre, Gesù Cristo come Figlio naturale di Dio e fratello maggiore di tutti i credenti in Lui, e tutti i cristiani, membri di questa famiglia divina, come figli adottivi di Dio, e suoi eredi, fratelli di Gesù e coeredi con lui (Galati 4,5; Romani 8,16-17). È lontano dall’insegnamento paolino il parlare di una pluralità di famiglie o chiese, spesso in contrasto fra loro, i cui membri reclamano tutti di avere lo stesso Padre in Dio e lo stesso fratello maggiore in Gesù Cristo;

la figura del corpo umano, di cui Cristo è il capo e tutti i salvati solo le membra, operanti sotto il controllo e la direzione del capo (1a Corinzi 12,12- 27; Colossesi 1,18). Un corpo, cioè la Chiesa, e un unico capo, cioè Cristo!

Questo insegna Paolo. Per il protestantesimo odierno invece ogni chiesa è un corpo, ma il capo è unico, cioè Gesù Cristo. Chiudete gli occhi e provatevi ad immaginare un siffatto corpo di Cristo. Non sentite orrore di una mostruosità siffatta? I protestanti non lo provano, purtroppo, ma il cristiano sì, per l’enorme offesa che si reca al buon senso e alla parola di Dio.

2) DI QUALE PLURALITÀ DI CHIESE PARLA LA PAROLA DI DIO Nella Bibbia si parla, sì, di «Chiese di Cristo» (Romani 16,16) e «delle sette Chiese che sono nell’Asia» (Apocalisse 1,4), e anche delle «Chiese di Macedonia» (2a Corinzi 8,1), e delle «Chiese della Galazia» (Galati 1,2), ma la parola “chiese” intende in questi passi le comunità o congregazioni locali della Chiesa di Cristo. Tali chiese sono diverse l’una dall’altra solo per dislocazione territoriale, avendo tutte le stesse note d’identità, lo stesso credo, la stessa organizzazione, il che è ben diverso dal rapporto che corre tra le diverse chiese protestanti, oggi esistenti.

In conclusione, Cristo ha fondato un’unica Chiesa. Gli uomini hanno il dovere di cercarla e di divenirne membri, non la facoltà di scegliere indifferentemente essa o un’altra chiesa.

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19 NOMI BIBLICI PER COSE BIBLICHE

NOMI BIBLICI PER COSE BIBLICHE 1) L’importanza di un nome

L’idea che il nome significhi poco o nulla è molto diffusa tra il popolo. Ma essa contrasta con Bibbia e con la ragione.

Fu Dio stesso a imporre il nome ai progenitori del genere umano: «Nel giorno che Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; li creò maschio (ebraico:

ish) e femmina (ebraico: ishah), li benedisse e dette loro il nome di uomo (in ebraico: adam, nel senso collettivo di umanità), nel giorno che furono creati»

(Genesi 5,2).

Se nel nome non fosse connesso alcun significato, come spiegare che Dio cambiò il nome di Abramo (= padre eccelso, patriarca) in Abrahamo (= padre di una moltitudine: Genesi 17,5) e quello di sua moglie Sarai (se ne ignora il significato) in quello di Sara (= principessa: Genesi 17,15)?

Dio cambiò anche il nome di Giacobbe (= uno che tiene per il tallone, che soppianta), in Israele (= colui che lotta con Dio: Genesi 32,28).

Nel disegno divino quindi il nome ha il suo importante significato.

Paolo, nel biasimare i Corinzi che contendevano tra loro facendo leva sul nome del personaggio che seguivano, dice: «Ciascun di voi dice: io sono di Paolo e io d’Apollo, e io di Cefa e io di Cristo. Cristo è egli diviso? Paolo è egli stato crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?» (1a Corinzi 1,12-13). Paolo vede la causa di divisione nella Chiesa, quando i membri fanno dei nomi umani una bandiera religiosa. E perciò li condanna.

Che il nome abbia in sé qualche significato lo dimostrano inconsapevolmente anche i nostri genitori, allorché si guardano bene di imporre ai loro figli i nomi di Giuda, che suona traditore, di Piromane, che vuoi dire incendiario, di Bruto, che significa bestia feroce, persona violenta ecc.

Il nome allora ha un qualche significato!

2) Quali nomi la Bibbia dà alla Chiesa fondata da Cristo?

La Bibbia non dà alla Chiesa fondata da Gesù un nome speciale, ma parecchi titoli significativi:

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• «La mia Chiesa» (Matteo 16,18): fu Gesù a chiamarla così, perciò essa è la Chiesa di Cristo;

• «La Chiesa» (Atti 8,1), nome derivato dal greco «ekklesìa», che indica un gruppo di persone chiamate fuori dalla massa e appartate per un determinato scopo. Nel linguaggio biblico perciò «chiesa» vuol dire: un gruppo di persone che il Signore ha chiamato fuori dal mondo mediante la predicazione del Vangelo e appartate per la sua sequela e servizio;

• «La Chiesa di Dio» (1a Corinzi 1,2): espressione che significa che quel gruppo di persone che Dio ha chiamato mediante il Vangelo appartiene a lui, è sua proprietà;

• «Le Chiese di Cristo» (Romani 16,16): termine usato da Paolo, come abbiamo già visto, per indicare le varie chiese o congregazioni locali disseminate nel mondo. Orbene, tali congregazioni appartengono a Cristo, sono sua proprietà;

• «Il corpo di Cristo» (Efesini 4,12): è la Chiesa presentata come un tutto armonico e ben coordinato, che appartiene a Cristo;

• «La Chiesa dell’Iddio vivente» (1a Timoteo 3,15): espressione che pone in evidenza non solo il fatto che la Chiesa appartiene a Dio, ma che Egli è vivo e operante e che si compiace di spargere in essa le ricchezze della sua bontà, sapienza e amore;

• «La Chiesa dei primogeniti» (Ebrei 12,23): L’espressione si riferisce direttamente ai cristiani di Gerusalemme, a cui sembra che la lettera agli ebrei sia indirizzata, che hanno per primi obbedito al Vangelo di Cristo. In senso accomodato si può riferirla anche a tutti i cristiani, che sono oggetto di un particolare amore di Dio, simile a quello che si ha verso il primogenito, che presso l’antico popolo ebraico era l’erede e il custode delle benedizioni e promesse messianiche divine.

Questi sono i nomi che la Bibbia dà alla Chiesa fondata da Gesù, e questi nomi solamente usa la Chiesa di Cristo. Non li usano invece i vari gruppi protestanti, che preferiscono porre sui loro locali di riunione e di culto nomi umani, coi quali si qualificano davanti al mondo. È biblico questo?

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21 NOMI BIBLICI PER COSE BIBLICHE

3) Quali sono i nomi che la Bibbia dà ai membri della Chiesa di Cristo?

La Bibbia dà ai membri della Chiesa di Cristo vari nomi distintivi e significativi:

«Discepoli» (Atti 20,30). Discepolo è un nome comune che vuoi dire allievo, seguace. Ma si può essere allievi o seguaci di tanti maestri o capi, per cui il nome «discepolo» deve essere qualificato per sapere chi si segue. Nello stesso Vangelo, infatti, si parla di «discepoli di Giovanni» (Matteo 9,14), di

«discepoli dei farisei» (Marco 2,18), di «discepoli di Mosè» (Giovanni 9,28).

Paolo invece intende riferirsi ai «discepoli di Cristo»;

«Santi» (1a Corinzi 1,2): appellativo caratteristico dei cristiani nel Nuovo Testamento, che sottolinea da una parte la loro condizione di creature sottratte al peccato, separate dal mondo, e dall’altra la loro consacrazione al servizio di Dio;«Amati da Dio» (Romani 1,7): cioè oggetto dell’amore di Dio, che li ha riconciliati con sé mediante Gesù Cristo;

«Fratelli» (1a Corinzi 15,6): nome che indica quale mutuo rapporto d’amore deve intercorrere tra tutti i credenti in Cristo. Divenuti figli adottivi di Dio per lo Spirito Santo che è stato loro elargito al momento del battesimo (Galati 4,5), essi devono ritenersi e sono tra loro dei fratelli spirituali, e come tali devono comportarsi.

«Figli di Dio» (Romani 8,14) o «Figliuoli di Dio» (1a Giovanni 3,1):

titolo che indica quale nuovo rapporto si è instaurato tra il credente e Dio al momento del battesimo, in cui Dio gli ha elargito il dono della sua filiazione adottiva. Come figli, essi sanno di avere in Dio un padre che li ama e che è sempre pronto ad aiutarli, a comprenderli e a perdonarli;

«Eredi di Dio» (Romani 8,17): avendoli elevati al rango di suoi figli adottivi, Dio rende partecipi i credenti anche della sua eredità in cielo, cioè la vita eterna;

«Sacerdozio regale» (1a Pietro 2,9): sacerdote vuoi dire sacrificatore. I credenti sono sacerdoti non in quanto debbono immolare vittime a Dio oppure rinnovare lo stesso sacrificio di Cristo, che fu fatto una volta per sempre (Ebrei 10,10), ma in quanto devono offrire i sacrifici spirituali del loro corpo e della loro fede (1a Pietro 2,5; Romani 12,1; Ebrei 13,15);

«Cristiani» (Atti 11,26): cioè seguaci di Cristo. Nome che i credenti in Cristo si sono dati in Antiochia per qualificarsi davanti al mondo e che si incontra due volte nel libro di Atti (Atti 11,26; 26,28) e una nella prima lettera

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di Pietro (4,16). Varie ipotesi sono state avanzate dagli studiosi sull’origine di questo nome. Alcuni hanno creduto che siano stati i pagani a conferirlo ai credenti, altri che sia stata l’autorità romana, ma l’ipotesi più verosimile è che esso sia sorto nell’ambito stesso della comunità cristiana di Antiochia. Infatti il profeta Isaia predisse: «E tutte le nazioni vedranno la tua giustizia e tutti i re la tua gloria; e sarai chiamata con un nome nuovo che la bocca dell’Eterno fisserà» (60,2). Orbene, nel versetto di Atti viene messo in evidenza il fatto, mediante l’uso del verbo greco «krematìzo», che i discepoli di Gesù decisero di chiamarsi «cristiani» per una illuminazione divina.

Ma allora che dire delle varie chiese, che chiamano i loro fedeli con nomi composti quali: cristiano-metodista, cristiano-luterano, cristiano- episcopaliano, cristiano-anglicano, cristiano-battista, cristiano-avventista, cristiano-cattolico ecc.? Questi nomi composti non si trovano nella Bibbia e quindi Dio non ha autorizzato a fregiarsene da parte dei credenti nel Figlio suo.

Essi sono dei nomi umani, e come tali vanno condannati.

E infatti sono stati condannati anche da alcuni più eminenti rappresentanti del Protestantesimo. Martin Lutero disse: «Vi prego di lasciar stare il mio nome e di non chiamarvi luterani, ma cristiani. Chi è Lutero? La mia dottrina non è mia. Io non sono stato crocifisso per nessuno. S. Paolo non vuole che voi vi chiamiate di Paolo o di Pietro, ma solo di Cristo. Come potrebbe andar bene per me che sono un miserabile impasto di polvere e cenere, che io dia il mio nome ai figli di Dio? Smettete, miei cari, di stare attaccati a questi nomi e divisioni di parte: toglieteli tutti di mezzo e chiamiamoci solo cristiani, dal nome di Colui da cui proviene la nostra dottrina» (Stork: La vita di Lutero, pag. 289). E Charles Spurgeon, il più celebre predicatore battista, dice: «Circa il nome battista dico che perisca pure, ma che rimanga per sempre il nome di Cristo. Io attendo con impazienza il giorno in cui non vi sarà più alcun battista vivente. Spero che il nome «battista» scompaia presto, ma che il nome di Cristo duri in eterno». (Spurgeon: Memorial Library, Vol. I, pag. 168).

4) Titoli in uso presso le varie Chiese

Riferisce la Bibbia che i Giudei in un certo momento della loro storia corruppero il loro linguaggio, usando «la metà di essi quello asdodeo» (Nehemia 13,23-24). Possiamo dire che qualcosa di simile avvenga presso molte chiese, che conferiscono dei titoli allo scopo di esaltare coloro che se ne fregiano. È ovvio che la Parola di Dio non fa cenno alcuno di essi. Eccone alcuni:

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23 NOMI BIBLICI PER COSE BIBLICHE

REVERENDO (dal verbo: riverire). Gesù rifiutò persino il titolo di

«buono» (Matteo 19,16-17) e Paolo chiamò sé stesso semplicemente «servo, schiavo» di Gesù Cristo. Tutti gli apostoli si ritennero delle deboli creature, bisognose dell’aiuto divino, e rifiutarono «di gloriarsi d’altro fuorché della croce del nostro Signore Gesù Cristo» (Galati 6,14). Nelle chiese invece predicatori e preti vengono chiamati «reverendo». L’uso di titoli onorifici ha il suo fondamento nell’ambizione umana di esaltare e di sentirsi esaltati. Ma Gesù ammonisce: «Chi vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà essere primo sarà vostro servitore» (Matteo 20,26-27).

PASTORE: è un titolo che nelle chiese protestanti viene conferito a chi predica e dirige una chiesa locale. Nella Chiesa Cattolica ci sono: il pastore della diocesi, cioè il vescovo monarchico che governa e amministra più chiese poste sotto la sua giurisdizione, e il «pastore supremo», cioè il Papa, che governa e amministra tutte le chiese cattoliche del mondo. Nella Bibbia, invece, vengono chiamati «pastori» il gruppo di sovrintendenti (cioè vescovi) o anziani (cioè presbiteri) che ciascuna comunità si sceglie per pascere il gregge col cibo spirituale e vigilare su di esso, proteggendolo da false dottrine o insegnamenti (Atti 14,23; 20,28). Queste parole non indicano un titolo onorifico ma un servizio a bene della comunità, come non sono titoli onorifici ma di servizio o lavoro quelli di mandriano, agricoltore, carpentiere, metalmeccanico, maestro ecc.PADRE: è un titolo onorifico che i cattolici danno specialmente ai religiosi di ordini e congregazioni religiose e al sacerdote che siede in confessionale per ricevere la confessione dei fedeli. Gesù però insegna: «E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli»

(Matteo 23,9). È ovvio che con queste parole Gesù non intendeva biasimare l’uso di questo nome nel rapporto tra figli e genitori nell’ordine di natura, ma il suo uso nel campo religioso e spirituale.

Concludendo, possiamo con tutta coscienza affermare che la Chiesa di Cristo è biblica nel nome che porta come nel linguaggio che usa, perché è sua fede e pratica il chiamare cose bibliche con nomi biblici. Paolo esortò Timoteo a comportarsi così, quando gli scrisse: «Attieniti... al modello delle sane parole»

(2a Timoteo 1,13).

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L’ORGANIZZAZIONE DELLA CHIESA

Quale forma di organizzazione Gesù ha dato alla sua Chiesa direttamente e tramite gli apostoli? È l’argomento di questo capitolo.

1) La Chiesa di Cristo è una Monarchia

Cristo ne è il capo supremo, perché Egli stesso rivelò che il Padre «gli ha dato ogni potere in cielo e sulla terra» (Matteo 28,18). «Egli, dice Paolo, è il capo del corpo, cioè della Chiesa» (Colossesi 1,18). Concetto che ribadisce nella lettera agli Efesini: «Ogni cosa Dio gli ha posta sotto ai piedi e l’ha dato per capo supremo alla Chiesa» (1,22-23). Cristo sarà investito di tutto questo potere finché non avrà portato a termine la sua salvifica missione messianica. Allora riconsegnerà al Padre tale potere e lui stesso Gli farà atto di sottomissione, perché «Dio sia tutto in tutti» (1a Corinzi 15,24-28).

Cristo delegò parte di questo suo potere agli apostoli, perché continuassero la sua opera e rendessero al mondo la loro testimonianza. E affinché essi potessero espletare questa loro missione nel miglior modo possibile inviò su loro lo Spirito Santo (Atti 2,1 seg.), perché insegnasse loro ogni cosa, rammentasse loro tutto ciò che Gesù aveva detto e svelasse loro le cose a venire (Giovanni 14,26; 15,26- 27). E gli apostoli hanno dato al mondo la loro testimonianza prima a voce e poi per scritto. Essa è ora contenuta nei libri del Nuovo Testamento. Da codesti libri essi parlano ancora al mondo del Cristo, della sua natura, opera e missione salvifica, della Chiesa e della vita eterna. Così la Chiesa che dalla loro testimonianza continua a crescere e a svilupparsi ha per fondamento gli apostoli. In questo senso soltanto è apostolica.

Oltre gli apostoli, Cristo non ha mai delegato ad alcun altro essere umano la sua autorità. Solo a loro infatti ha detto nella persona di Pietro: «Tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli» (Matteo 16,19), che e l’equivalente delle altre parole riferite da Giovanni: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti» (Giovanni 20,23).

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25 L’ORGANIZZAZIONE DELLA CHIESA

2) In che senso si può parlare di autonomia della Chiesa?

Se ne può parlare solo in un senso locale o congregazionale, in quanto ogni Chiesa o congregazione locale è autonoma, indipendente dalle altre congregazioni o chiese sorelle.

Dicesi «autonomia» il diritto di autogovernarsi. Nel periodo apostolico (primo secolo) ogni congregazione fu autonoma, cioè si autogovernò senza alcuna dipendenza da altre congregazioni. Non vi fu alcun dominio o supremazia di una chiesa sulle altre: la Chiesa di Gerusalemme o di Roma non ebbe alcuna autorità sulle chiese cristiane di altre contrade o località. Così i membri di una congregazione non ebbero alcun diritto di esercitare la loro autorità sui membri di un’altra congregazione. Similmente, fu per gli anziani o vescovi di ogni singola congregazione: il loro potere si esercitò solo sulla congregazione affidata dallo Spirito Santo alle loro cure pastorali, e non su un’altra congregazione o chiesa per quanto potesse essere loro vicina. Ogni chiesa fu libera e indipendente di autogovernarsi, di svolgere la sua attività e di badare ai propri affari, sotto l’insegnamento di Cristo e degli apostoli. Però, pur tra loro indipendenti e autonome, tutte le congregazioni ebbero lo stesso capo, lo stesso fondamento, la stessa missione e lo stesso Vangelo.

In siffatto ordinamento od organizzazione della Chiesa, Dio manifesta la sua sapienza. Infatti, se malauguratamente una congregazione venisse meno nella dottrina degli apostoli o seguisse pratiche erronee, le altre congregazioni non ne sarebbero per questo inquinate. Il dissenso o il naufragio nella fede sarebbero circoscritti e non si allargherebbero. Se una finestra è munita di un vetro tutto intero, una incrinatura del vetro rovina tutta la lastra; ma, se il vetro è composto di pannelli separati, la rottura di uno di essi, non danneggia l’intero vetro. Per questo l’autonomia della chiesa è una protezione per ciascuna congregazione.

Tuttavia una organizzazione così semplice non soddisfece tutti i cristiani.

Fu così che vennero apportati i primi cambiamenti, già dal secondo secolo, proprio sull’organizzazione della Chiesa. Ed ebbe inizio l’apostasia. Sorse l’ecclesiasticismo, che è la forma di governo della Chiesa prevalente nelle chiese Cattolica, Protestante e Greco-ortodosse. In esso gli uomini si arrogano il diritto di governare la chiesa, legiferando e decidendo o in forza di un ufficio particolare che ricoprono oppure mediante sinodi, presbitèri, concili, assemblee generali e conferenze. Così hanno deciso quante volte in un anno si deve partecipare alla Cena del Signore, hanno stabilito nuove pratiche di culto e nuove verità da credere, hanno cambiato il modo di battezzare e hanno deciso

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che il battesimo non è una condizione di salvezza ma che è sufficiente la sola fede, e tante altre cose che non trovano alcun fondamento nella Parola di Dio.

Con ciò l’autorità di Cristo ne risulta scalzata e l’organizzazione divina della Chiesa demolita.

3) Gli anziani o Vescovi della Chiesa

Lo Spirito Santo insegna che ogni congregazione deve avere i suoi anziani (presbiteri) o vescovi (sorveglianti o sovrintendenti) o pastori (Tito 1,5). In Atti si legge che Paolo, giunto a Mileto nel suo viaggio di avvicinamento a Gerusalemme, «mandò a chiamare gli anziani (presbiteri) della Chiesa» di Efeso. Quando essi giunsero, rivolse loro un discorso, in cui tra l’altro disse:

«Lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi (sorveglianti-sovrintendenti) per pascere (pastori) la Chiesa di Dio» (Atti 20,28). Sono quindi le stesse persone che la Bibbia chiama anziani, vescovi e pastori, e insegna che in ogni congregazione essi debbono essere più di uno a seconda del numero dei membri da pascere.

Dovere dell’anziano o vescovo è:

«badare a sé stesso e a tutto il gregge a lui affidato» (Atti 20,28);

«pascere la Chiesa di Dio» (ivi);

«aiutare i deboli» (ivi 35);

«esortare nella sana dottrina» (Tito 1,9);

«convincere i contraddittori» (ivi);

«pascere il gregge non forzatamente ma volonterosamente secondo Dio»

(1aPietro 5,2);

«pascere il gregge non per un vile guadagno, ma di buon animo» (ivi);

«pascere il gregge non come signoreggiando quelli che gli sono toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge» (ivi);

«visitare gli ammalati» (Giacomo 5,14);

«vegliare per le anime» dei membri (Ebrei 13,17).

Tutti questi doveri sono comandati dal Signore, per cui, quando non venissero espletati, la congregazione ne soffrirebbe. L’autorità che il Signore ha conferito agli anziani pertanto non è quella di fare nuove leggi e norme nella Chiesa, ma di far rispettare la legge o Vangelo di Cristo.

La Bibbia elenca anche le doti che un cristiano deve possedere perché possa essere eletto dalla congregazione al servizio di vescovo o anziano:

«essere irreprensibile» (1a Timoteo 3,2);

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27 L’ORGANIZZAZIONE DELLA CHIESA

«marito di una sola moglie», cioè che sia fedele alla propria moglie (ivi);

«sobrio», «assennato», «costumato», «ospitale», «atto ad

insegnare» (ivi);

«non dedito al vino» (ivi v. 3);

«non violento», «mite», «non litigioso», «non amante del denaro»

(ivi v. 3);

«che governi bene la propria famiglia e tenga i figliuoli in sottomissione e in tutta riverenza (che se uno non sa governare la propria famiglia come potrà avere cura della Chiesa di Dio?» (ivi v. 4-5);

«non sia novizio, affinché, divenuto gonfio d’orgoglio, non cada nella

condanna del diavolo» (ivi 6);

deve avere «una buona testimonianza» presso i non credenti (ivi v. 7);

«deve avere figliuoli credenti» (Tito 1,6);

«deve avere figliuoli non dissoluti né insubordinati» (ivi);

«deve essere irreprensibile come economo di Dio» (ivi v. 7);

«non arrogante», «non iracondo» (ivi v. 7);

«amante del bene» (ivi v. 8);

«giusto», «santo», «temperante», «attaccato alla fedel Parola quale gli

è stata insegnata» (ivi 9).

Troppo sovente si affida il servizio di vescovo a chi non ha tutte codeste qualità per la fretta di qualche predicatore di vedere la comunità da lui fondata governarsi secondo le norme del Nuovo Testamento. È un grave male questo che può risultare a danno della congregazione e dello stesso eletto!

Doveri della congregazione verso gli anziani o vescovi:

«avere in considerazione coloro che faticano fra voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono» (1a Tessalonicesi 5,12);

«tenerli in grande stima e amarli a motivo dell’opera loro» (ivi v. 13);

«gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nella predicazione e

nell’insegnamento» (1a Timoteo 5,17);

si deve «ubbidire ai vostri conduttori» (Ebrei 13,17);

ci si deve «sottomettere loro» (ivi);

«non si deve ricevere alcuna accusa contro un anziano, se non sulla deposizione di due o tre testimoni» (1a Timoteo 5,19).

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4) I Diaconi

I loro doveri non vengono descritti nel Nuovo Testamento in modo altrettanto dettagliato come per i vescovi o anziani. È indubbio tuttavia che il loro principale dovere è quello di essere degli aiutanti o inservienti.

La Chiesa di Gerusalemme scelse sette cristiani per «servire» alle mense (Atti 6,1-6). Sebbene si parli di loro come dei primi sette diaconi, tuttavia il loro servizio nella comunità non fu proprio quello, di cui parla Paolo nella sua lettera a Timoteo (1a Timoteo 3,8 seg.). Loro compito specifico fu quello di sostituire gli apostoli nel servizio delle mense. Tuttavia, come gli anziani, oltre al loro compito specifico di natura spirituale, si interessarono anche di cose temporali (come la colletta che gli anziani di Gerusalemme ricevettero dalla Chiesa di Antiochia per le mani di Paolo e Barnaba: Atti 11,29-30), così anche i sette inservienti scelti a Gerusalemme non limitarono la loro attività al campo materiale. Sappiamo infatti che due di essi: Stefano (Atti cap. 6-7) e Filippo (Atti 8 e 21,8) si dedicarono anche alla predicazione del Vangelo con molta potenza ed efficacia.

Anche per coloro che devono essere scelti alla mansione di diaconi la Bibbia elenca dei requisiti:

essere «uomini di buona testimonianza» (Atti 6,3);

«pieni di Spirito Santo»; «pieni di sapienza» (ivi);

«debbono essere dignitosi» (1a Timoteo 3,8);

«non doppi di parole»; «non proclivi a troppo vino»; «non avidi di

illeciti guadagni» (ivi);

«uomini che ritengono il mistero della fede in pura coscienza» (ivi v. 9);

che «siano prima provati» (ivi v. 10);

«irreprensibili» (ivi);

«mariti di una sola moglie», cioè fedeli alle loro mogli (ivi v. 12);

«che governino bene i loro figliuoli e le loro famiglie» (ivi).

Questa è l’organizzazione che Gesù ha dato alla Chiesa. Essa è molto semplice. Questo piano divino però è stato grandemente sconvolto nel vano tentativo perpetrato da uomini ambiziosi di renderlo migliore. Tentativo che si è risolto nell’apostasia.

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29 LA BIBBIA È L’UNICO CREDO L’ UNICA CONFESSIONE...

LA BIBBIA È L’UNICO CREDO L’ UNICA CONFESSIONE DI FEDE E L’ UNICO LIBRO DIRETTIVO DELLA CHIESA 1) Ogni cristiano è pienamente convinto di ciò. Ed eccone le ragioni.

La Bibbia fu dal tempo degli apostoli e durante i primi tre secoli successivi l’unico credo dei credenti in Cristo. Ogni credente deve ancor oggi avere lo stesso libro direttivo che ebbero i cristiani dei primi tre secoli. Ciò è possibile solo attenendosi strettamente alla Bibbia.

La Bibbia rende il cristiano appieno fornito per ogni opera buona. Dice l’apostolo Pietro: «La potenza di Dio ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamato mercé la propria gloria e virtù» (2a Pietro 1,3).

Infatti, è mediante il Vangelo che noi possiamo «credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, e così credendo avere la vita nel suo nome» (Giovanni 20,31), appunto perché «il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di ogni credente»

(Romani 1,16).

Inoltre, afferma lo Spirito Santo mediante Paolo che le Sacre Scritture ci sono state date per essere la nostra dottrina, per nostra riprensione, correzione e ammaestramento su tutto ciò che è giusto e su ogni opera buona: «Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona» (2a Timoteo 3,16-17). Se la Sacra Bibbia, oltre che darci la salvezza, ci rende anche “compiti”, cioè perfetti, e ci fornisce aiuto e illuminazione per compiere ogni opera di bene, quale utilità possono avere i credi o confessioni di fede che le chiese protestanti come la cattolica e quella greco-ortodossa si sono costruiti nei loro concili, sinodi, assemblee? Essi non possono avere lo scopo di salvare e di rendere perfetto il cristiano: per questo infatti c’è la Bibbia. Allora, il loro scopo è solo quello di far accettare delle verità o dottrine particolari, che stanno molto a cuore agli estensori di questi credi. Perciò essi sono causa di divisione tra cristiani e quindi dannosi.

La Bibbia, in quanto Parola di Dio, «è vivente e permanente in eterno»

(1a Pietro 1,23-25). Perciò Gesù disse: «I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai» (Matteo 24,35). Il Vangelo di Cristo è perfetto,

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tanto che Giacomo lo definisce «la legge perfetta della libertà» (Giacomo 1,25) e per questo gli apostoli ci ammoniscono di non pervertirlo con aggiunte o modificazioni o sottrazioni (Galati 1,6-9; Apocalisse 22,18-19). E fin dai tempi di Mosè il Signore ha comandato: «Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osservate i comandamenti dell’Eterno Dio vostro che io vi prescrivo» (Deuteronomio 4,2). I credi fatti dagli uomini invece, subiscono le stesse loro limitazioni` e imperfezioni, e quindi ogni tanto devono essere riveduti, ritoccati e aggiornati per rispondere alle esigenze del popolo e ai bisogni della classe dirigente. Alcuni esempi? Eccoli: Agostino di Ippona non credeva al primato del vescovo di Roma eppure la chiesa cattolica lo venera come santo; se oggi un cattolico non crede a questo primato, è fuori dalla chiesa cattolica e dannato. Tommaso D’Aquino non credeva all’immacolata concezione di Maria e la chiesa cattolica lo venera come santo; oggi un cattolico sarebbe ritenuto eretico e quindi dannato. Guardate le varie conferenze della Chiesa d’Inghilterra come hanno variato tanti punti di dottrina! Considerate quelle della Chiesa luterana, di quella Valdese o metodista ecc... e vi accorgerete facilmente come i membri di tutte queste chiese non possono dire di sapere con certezza quale sarà la dottrina della loro chiesa di qui a dieci anni.

Purtroppo dove l’elemento umano mette le mani c’è insicurezza e incertezza!

Quanti si legano a credi umani non possono difendere la Bibbia dagli attacchi degli increduli. Ed infatti sarebbe facile per l’incredulo dirgli, quando portano la Bibbia a conferma di ciò che dicono: Se ritieni che la Bibbia abbia tutto questo valore, perché tu non la segui interamente? se, al contrario, ritieni che la sua importanza non sia così decisiva, perché basi su di essa le tue argomentazioni? Quindi, c’è solo confusione e imbarazzo in vista per chi segue i credi umani.

I credi umani sono causa di divisione. Sono essi infatti che tengono il popolo cristiano frazionato in centinaia di chiese. Ogni credo è come un muro di cinta di una villa o casa, che ha lo scopo di tenere uniti tutti coloro che vi aderiscono e di escludere gli altri. Abolire tali credi è il passo che per primo si impone sul cammino dell’unità dei credenti. Sappiamo che dal punto di vista umano questo può sembrare utopistico, in quanto nessuna chiesa si dice disposta a rinunciare al suo credo, che ha fatto la sua storia più o meno esaltante. Ma noi confidiamo nella preghiera di Gesù che ha chiesto al Padre: «Che siano

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31 LA BIBBIA È L’UNICO CREDO L’ UNICA CONFESSIONE...

tutti uno... Santificali nella verità: la Tua parola è verità... affinché siano perfetti nell’unità» (Giovanni 17,17.21.23).

L’esistenza dei credi umani non può nemmeno essere difesa dalla stessa ragione umana. Citiamo a proposito alcuni pensieri desunti dalle opere di Beniamino Franklin, perché rispecchiano in pieno la nostra posizione:

1) qualsiasi credo che contenga più di quanto c’è nella Bibbia è contestabile, appunto perché contiene più cose della Bibbia.

2) qualsiasi credo che contenga meno cose di quante ce ne sono nella Bibbia è anche contestabile, appunto per il fatto di contenerne di meno.

3) qualsiasi credo che contenga cose differenti da quelle della Bibbia è contestabile, appunto perché esso differisce dalla Bibbia.

4) un credo che sia perfettamente identico a quello della Bibbia è inutile, appunto perché contiene le stesse cose della Bibbia.

Questi quattro casi prospettano ogni atteggiamento possibile verso la Bibbia. Non si può avere un quinto atteggiamento. Un credo infatti contiene o più cose, o meno cose, o cose diverse oppure cose uguali a quelle della Bibbia.

Ogni chiesa o membro che sia può difendere il credo a cui aderisce solo sotto uno di questi quattro punti di vista. Ma se quel credo non può essere difeso sotto nessuno di questi quattro punti di vista, vuol dire che non può essere difeso affatto.

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OGNI PARTE DELLA BIBBIA È ISPIRATA DA DIO

Ci sono ragioni umane e ragioni divine che ci spingono a credere nella Bibbia.

1) Tra le ragioni umane vanno tenute presenti le seguenti:

Se la Bibbia non è vera, allora non esiste al mondo altra storia accettabile e degna di fiducia. Evidenti infatti in essa sono le caratteristiche della genuinità e della credibilità:

Della genuinità più assoluta, innanzi tutto. Parlando di Cristo, in essa è detto: «Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato» (1a Giovanni 1,1).

Evidentemente, qui Giovanni non fa riferimento a un “si dice, si racconta”, ma fa riferimento a Colui che i loro occhi hanno veduto, i loro orecchi hanno udito e le loro mani hanno toccato. Chi vorrà dire pertanto che i loro sensi li hanno ingannati?

La testimonianza degli apostoli poi deve essere accettata anche dal punto di vista della credibilità e dell’onestà. Nessun guadagno materiale e terreno essi hanno ricavato nel darla, anzi prove e persecuzioni. Inoltre, per dare al mondo la loro testimonianza essi hanno abbandonato casa, amici e una vita di comodo lavoro. È anche assurdo il solo pensare che essi siano stati disposti a morire per qualcosa che sapevano essere falso o illusione. Nessuno storico ha dato una prova così evidente di sincerità come gli apostoli. Perciò, se la Bibbia non fosse vera, bisognerebbe dire che non c’è storia al mondo che meriti la nostra fede.

2) Tra le ragioni divine per credere nella Bibbia elenchiamo:

La Bibbia si compone di 66 libri scritti da una quarantina circa di scrittori nello spazio di tempo di 16 secoli, e, nonostante ciò, risulta dal primo all’ultimo libro per armonia e unità di pensiero un libro unico. Non poté quindi essere scritta casualmente. I suoi scrittori vissero in differenti periodi storici e diverse furono anche le loro occupazioni, i loro modi di vivere, le località in cui vissero e i governi a cui sottostettero. Scrissero perciò indipendentemente gli uni dagli

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33 OGNI PARTE DELLA BIBBIA È ISPIRATA DA DIO

altri. È impossibile pertanto anche lontanamente supporre che abbiano potuto accordarsi per tramandarci una frode. Orbene, quando le loro opere furono tutte pubblicate, ne risultò un unico volume che si impose per armonia e unità di pensiero. Ciò, ripetiamo, non può essere avvenuto per caso. Deve essersi trattato di un’opera sovrumana e divina nel suo piano, dell’opera di un Potere Supremo.

Che gli scrittori della Bibbia, tanto diversi per professione educazione e capacità, abbiano scritto un volume così sublime e armonico, è prova indubbia che essi «hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo»

(2a Pietro 1,21).

Consideriamo, ad esempio, la personalità di alcuni di loro: Mosè fu educato in tutta la sapienza degli egiziani e fu un pastore e un condottiero; Giosuè fu un soldato e un esploratore; Esdra fu uno scriba famoso e un pio sacerdote;

Nehemia fu un coppiere del re; Davide fu soldato, musicista, pastore e re;

Salomone fu l’uomo più sapiente della terra e un re potente; Isaia fu profeta;

Ezechiele fu un esule giudeo; Daniele fu un uomo di stato; Amos, profeta, fu pastore e agricoltore; Matteo fu un esattore di tasse; Pietro e Giovanni furono pescatori “illetterati e senza cultura”; Luca fu un medico; Paolo fu un tessitore di tende e un discepolo di Gamaliele ecc. Uomini, così diversi per occupazioni e abilità, se non fossero stati assistiti dall’ispirazione divina, non avrebbero potuto scrivere un libro così elevato e senza errori come è la Bibbia.

Caratteristica principale della Bibbia, a differenza di qualsiasi altro libro umano, è la sua autorità di espressione. La frase «E l’Eterno disse» vi si legge circa duemila volte. Essa afferma, anche solennemente, di provenire dal Signore.

Mai ricorre a prove umane per confermare le sue affermazioni: le sue prove sono basate esclusivamente sull’autorità di Dio, che ne è l’autore. Al contrario degli scrittori umani, che sovente hanno dubbi e incertezze, la Bibbia è sempre precisa e sicura. Parla del futuro con la stessa certezza del passato. Questa è un’altra sua particolare caratteristica, che la distingue dalle opere degli uomini.

La Bibbia deve provenire da Dio, perché le profezie in essa contenute si sono tutte avverate e quelle che ancora rimangono sono in via di avveramento. Se ne potrebbero citare tante concernenti uomini regni e fatti, ma ci limiteremo a quelle riguardanti Cristo:

• fu profetizzato che sarebbe nato da una vergine (Isaia 7,13-14); così è stato (Matteo 1,18-25);

• fu profetizzato che sarebbe nato a Betlemme (Michea 5,2); così è avvenuto

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(Matteo 2,1-11);

• fu predetto che un precursore avrebbe preparato la via al Signore (Isaia 40,3; Malachia 3,1-2); così è stato (Giovanni 1,22-23; Marco 1,1-7);

• una profezia predice che sarebbe entrato in Gerusalemme «seduto sopra un asino, sopra un puledro d’asino» (Zaccaria 9,9-10); il che avvenne (Matteo 21,1-9);

• fu anche predetto che il Signore sarebbe stato tradito da un suo intimo amico (Salmi 41,9); il che, purtroppo, ora è storia (Marco 14,43-49);

• fu anche profetizzato che il prezzo del tradimento sarebbe stato di trenta monete d’argento e che il traditore avrebbe restituito la somma (Zaccaria 11,12-13); e i Vangeli registrano l’adempimento di questa profezia (Matteo 27,3-10);

• la profezia predisse che Egli sarebbe stato percosso e deriso (Isaia 50,6);

abbiamo il racconto del suo adempimento (Giovanni 19,1; Marco 14,65;

Mat. 27,27-31);

• perfino fu predetto che egli avrebbe sofferto in silenzio come un agnello (Isaia 53,47); e così è stato (Marco 15,2-5);

• nel Salmo 22,18 si legge «Essi spartiscono tra loro i miei vestimenti e tirano a sorte la mia veste», come è avvenuto (Giovanni 19,23-24).

Potremmo ancora continuare nella citazione di queste profezie messianiche, cioè riguardanti Cristo, ma riteniamo che queste siano sufficienti.

Prima di chiudere però, ci piace riferire la profezia di Paolo circa l’apostasia della Chiesa, in quanto essa è di estrema attualità ai nostri giorni. Egli infatti previde e predisse che alcuni avrebbero apostato dalla fede e avrebbero dato vita a una organizzazione ecclesiastica che avrebbe vietato ai credenti di sposarsi e avrebbe ordinato loro di astenersi da alcuni cibi (1a Timoteo 4,1-3). È proprio nella Chiesa Cattolica che questa profezia ha trovato il suo adempimento: essa vieta il matrimonio a preti, frati e suore e ordina ai credenti astinenze e digiuni dalle carni in determinati giorni dell’anno.

Noi crediamo che la Bibbia è ispirata da Dio, perché nessun essere umano è stato mai capace o lo sarà mai di renderla migliore. Tutte le opere dell’uomo vengono continuamente migliorate: si pensi ai progressi nel campo della scienza, dell’industria e della cultura, come in ogni altro campo. Vecchie pubblicazioni vengono aggiornate, ma la Bibbia rimane identica col passare dei secoli e resta sempre il libro più letto del mondo. La si trova in quasi tutte le case e molte

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