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L A PULCE NE L L ORE CC HI O. I nuovi rappresentanti. La Pulce in cucina. Numero 103.

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Academic year: 2022

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Giornale studentesco dell‟Istituto statale “Don Milani” Montichiari dall‟a.s. 1992/1993

Numero 103

L A PULCE

NE L L ’ORE CC HI O

€ 0,50

M a r in a Ab r a m o vi c L’ i so l a a s s a s s in a

Instagr am : @ lapu lcedo nmi lani

I n u o vi r a p p r e s e n t an t i

Marzo 2019

L a P u l c e i n c u c in a

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2

L ’ E D I T O R I A L E

Il nuovo anno si presenta sempre come un riciclo delle ambizioni, dei desideri e delle aspettative dell‟ anno precedente.

Io sono la prima colpevole, mi prometto sempre di cominciare ad andare in palestra, di disegnare di più, di scrivere di più, di studiare di più e così via.

Eppure rimango sempre risucchiata nel vortice della mia pigrizia, distratta da internet e dalla mia voglia continua di dormire. Così un anno passa e mi trovo sempre al punto di partenza. Forse anche più indietro, perché passano gli anni e mi trovo sempre meno sveglia e indietro rispetto agli altri. Il tempo per

come viene misurato dagli uomini è un concetto relativo: per alcuni siamo nel 2019, per altri del 1439; per alcuni il nuovo anno è da celebrale alla mezzanotte del 1° gennaio per altri alla mezzanotte del febbraio.

Il tempo rimane sempre una costante che vorrei non esistesse nella mia vita: non vorrei invecchiare, non vorrei dover arrivare a scuola a una certa ora per poi uscirne a un'altra, vorrei non esistessero scadenze e vorrei rimanere ferma e respirare guardandomi attorno per capire. Però tutti corriamo inesorabilmente verso un traguardo o a vuoto, dipende dai punti di vista. Siamo schiavi del tempo e dei nostri desideri e questo non possiamo cambiarlo. Spesso mi chiedo se sto facendo la cosa migliore per me stessa a seguire un cammino predefinito per milioni di persone: finire le superiori, finire l'università e trovare un lavoro, per poi sposarsi, avere bambini e crescerli per far avere loro lo stesso destino. Ho perso molte parti nel processo, ma alla fine la struttura rimane questa e pare una mancanza saltare anche uno solo di questi passaggi. Un augurio che faccio a me stessa, e in generale anche agli altri, è di trovare anche sbagliando e ricominciando da capo a un età che non viene considerata adatta a ricominciare, è di trovare e costruire la propria personalissima strada verso la felicità. La Pulce ormai esiste da venticinque e anche dopo il mio passaggio che ho l'arroganza di credere abbia lasciato un'impronta sarà a disposizione per altri giovani che come me vorranno, con carta e inchiostro, urlare ed esprimere.

Il nuovo anno.

di Imane Mazouzi, 5A LES

Perché aspetti con impazienza le cose? Se sono inutili per la tua vita, inutile è anche aspettarle.

Se sono necessarie, loro verranno e verranno nel momento giusto.

Amado Nervo

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I n q u e s t o n u m e r o

I rappresentanti- pagine 4 e 5 Un delegato speciale - pagina 6 Attualità: Brexit - pagina 8 e 9

Arte: industria culturale - pagine 10 e 11 Cinema: Netflix conquista - pagine 12 e 13

Anime: eroi e cucina - pagine 15 e 16 Curiosità: l’isola assassina - pagina 16

Sblocco dello scrittore - pagina 18 Meme - pagina 19

Oroscopo - pagine 20 e 21

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L A N O S T R A S C U O L A

Intervista ai nuovi rappresentanti

Come ci si sente ad essere rappresentanti?

Mattia: Devo ammettere che non avrei mai pensato di diventare davvero un rappresentante d'istituto, mi sarebbe bastata anche solo l'idea di averci provato. Ma dopo gli esiti delle elezioni sento il peso della responsabilità per ciascun studente, ciascuna classe e ciascun indirizzo. Perché come Sarah, Nikola e Matteo vogliamo che ogni studente possa sentirsi protagonista nella propria scuola.

Sarah: È una domanda difficile, non saprei. Ancora probabilmente non mi rendo conto del ruolo che ricopro. Sicuramente sento il peso delle responsabilità, le mie scelte assieme a quelle degli altri rappresentanti non rappresentano solo me ma l'intero corpo studentesco. Mi sento inoltre orgogliosa, per quanto io resti in ogni caso solo Sarah, essere diventata rappresentante significa che qualcuno ha creduto in me e ne sono grata, tanto.

Nikola: In tutta sincerità, essere rappresentante, non mi differenzia affatto dal resto degli studenti. Si crea un sacco di aspettative attorno a questo ruolo ma, in fin dei conti, non si possono portare grandi cambiamenti da questa posizione.

Matteo: Da un punto di vista personale fa sicuramente piacere, dato che gli studenti che mi hanno votato presumo credano in me, e ciò mi carica di autostima per poter lavorare al meglio e portare a termine il mio compito nella maniera più ottimale possibile.

Dal punto di vista umano sono il Matteo di sempre, senza presunzioni di alcun tipo.

A quale delle proposte tieni di più?

Mattia: Le elezioni avvenute in largo posticipo ci obbligano a rivedere tutte le proposte presentate a novembre. Ovviamente la precedenza va al programma della SurfLista, che è stata vincitrice nelle ultime elezioni e solo in seguito si troverà spazio per le proposte della lista Populares. Oltre a questo, ci sono nuove idee e iniziative che noi quattro rappresentanti vogliamo inserire nel corso dell'anno scolastico nel semplice intento di promuovere la partecipazione degli studenti. Questa è la "proposta" a cui io non intendo assolutamente rinunciare. L'ingrediente segreto della nonna, anzi del Don Milani, per una scuola perfetta è la partecipazione studentesca!

Sarah: Credo molto in tutte le proposte, ogni idea ha avuto un lavoro e una riflessione dietro. Forse in particolare alla tempestività della comunicazioni, credo sia fondamentale per risolvere i problemi e colmare qualsiasi tipo di esigenze.

Nikola: Più che una proposta sarebbe interessante coinvolgere tutto il Don Milani con varie attività ed iniziative. Per ora abbiamo fatto molto poco complice anche il nostro insediamento tardivo ma penso che, con il tempo, riusciremo nel nostro intento.

Matteo: Sicuramente l'autogestione e le assemblee, che sono il momento forse più significativo per quanto riguarda la collettività dell'istituto.

A quale progetto non puoi assolutamente rinunciare?

Mattia: Ci sono nuove idee e iniziative che noi quattro rappresentanti vogliamo inserire nel corso dell'anno scolastico nel semplice intento di promuovere la partecipazione degli studenti.

L'ingrediente segreto della nonna, anzi del Don Milani, per una scuola perfetta è la partecipazione studentesca !

Sarah: Alla valorizzazione dei progetti scolastici. Frequento questo istituto da sei anni e, per quanto sia spesso difficile e pesante frequentare le lezioni, per me è sempre stata molto più di una semplice scuola.

Ho partecipato a vari progetti scolastici , come il giornalino scolastico e il progetto teatrale, che mi ha formata tanto e guidato nella mia crescita personale. Spesso non ci rendiamo conto che la scuola non è il fine ma il mezzo per arrivare alle cose. Spero che molti possano trovare le proprie dimensioni nelle varie iniziative che offre il nostro istituto e che possa così per loro diventare un piccolo rifugio, come è stato per me in questi anni.

Nikola: Una proposta che spererei vivamente si realizzasse è quella dell'autogestione perchè è una giornata che mi è piaciuta fin dalla prima e che, purtroppo, l'anno scorso non si è ripetuta per la scarsa partecipazione degli studenti.

Matteo: Penso l'autogestione, anche se dipende molto dagli studenti stessi, sicuramente io e penso anche gli altri 3 ci impegneremo affinché venga concessa;

Come fai a coniugare il lavoro di rappresentanza con lo studio?

di Moure Elena, 4C LPS

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per quello.

Sarah: È qualcosa che devo ancora imparare a fare. Molti dicono sia stata una scelta azzardata da parte mia: lavorare, affrontare la maturità e rappresentare così tanti studenti non può essere sicuramente semplice ma, come ho già detto nella risposta precedente, per me la scuola non è mai stato un fine e voglio poter imparare qualcosa da questa esperienza. Credo inoltre, che si trovi sempre tempo per le cose che riteniamo importanti e questo ruolo per me lo è.

Nikola: Considerando che non studio non è un grande problema conciliare le due cose, ahah. Scherzi a parte, di solito studio la mattina presto quindi non ho particolari problemi di tempo.

Matteo: Personalmente organizzo semplicemente la mia giornata in momenti ben precisi, in cui mi dedico alle varie cose da fare senza distrazioni.

Riuscite a collaborare tra componenti di liste diverse?

Mattia: Assolutamente si, siamo tutti e quattro volonterosi con una grande voglia di fare. Il bello del nostro gruppo è che ognuno ha il proprio carattere e talento, grazie a questo ci completiamo a vicenda ed è fondamentale per il ruolo che andiamo a svolgere nella nostra scuola.

Sarah: Sì e questo mi ha stupito molto. Infatti, per quanto sia stata una competizione sana tra le due liste, ero un po' titubante. Riusciamo a cooperare tranquillamente e siamo l'uno molto diverso dagli altri e credo che questo sia un punto di forza per noi, perché oltre ad avere molteplici punti di vista, ci diamo l'un l'altro anche tanti stimoli. Solo l'unica donna del gruppo e sono anche molto difficile, ma i ragazzi tutto sommato mi sopportano, quindi mi ritengo fortunata. Il corpo studentesco ha creato un gruppo davvero equilibrato.

Nikola: Il fatto che deriviamo, per metà, da due liste opposte non ci frena assolutamente, è ovvio che talvolta ci siano pensieri discordanti ma, tutto sommato, si lavora bene.

Matteo: Si molto bene, dopo un primo approccio di conoscenza abbiamo iniziato a lavorare veramente bene senza alcun tipo di problema. Questo secondo me anche per la maturità e la serietà delle 3 persone con cui mi sono trovato a intraprendere questa esperienza;

Il progetto DADA rende il vostro compito più difficile?

Mattia: Sapevo già dalla candidatura che il DADA avrebbe reso il nostro ruolo ancora più complesso.

Perché rappresentare la voce degli studenti comporta un grande dovere soprattutto ora che il progetto è stato avviato, si iniziano a fronteggiare i suoi primi problemi e difetti. Per questo che dobbiamo essere i più possibile collaborativi con il progetto DADA. Solo in futuro sarà possibile osservare i risultati di questo progetto e sicuramente il Don Milani farà la sua bella figura nelle le prossime generazioni tanto da sentirsi invidiato dalle altre scuole. Sono troppo ottimista/sognatore? Be‟, forse sì, ma io ci credo in questo progetto.

Sarah: Un po', ma credo sia una questione di abitudine alla fine. Con il tempo riusciremo a farne un punto di forza.

Nikola: Il progetto DADA complica sicuramente il nostro compito perchè, per via di questo progetto, molte iniziative sono più difficili da gestire. Inoltre, sono posti sotto una grande lente di ingrandimento tutte le mancanze e i difetti della scuola perché invece che essere notati da una classe di, ad esempio, 25 persone questo numero va moltiplicato per tutte le classi che passano da quella aula e le lamentele appaiono molto più forti.

Matteo: Onestamente no, fino ad ora siamo riusciti ad organizzarci senza alcun tipo di impedimento.

Un augurio/osservazione per quest'anno?

Mattia: Il mio augurio per gli studenti: trovate un difetto in questa scuola, stravolgetelo in un vantaggio. I vostri occhi vi faranno vedere una scuola migliore.

Sarah: Mi auguro di essere all'altezza di questo ruolo e di riuscire in tutti i miei intenti. Non credo si possa puntare ad una rivoluzione, è facile promettere e dire che andrà alla grande, che sarà tutto lineare. So che non sarà così, che dovremo lavorare sodo per ottenere i risultati che vogliamo e che talvolta, non basterà.

Sono convinta tuttavia che se collaboreremo tutti (e con tutti mi riferisco non solo ai rappresentanti ma a tutti gli studenti) potremo aspirare a miglioramenti e a conquiste. La scuola ancor prima di essere dei docenti e della dirigente, è nostra. Siamo noi a dovercene prendere cura per primi.

Nikola: Nessun augurio particolare, oltre a quello di riuscire a centrare i nostri obiettivi e continuare il lavoro dei rappresentanti dell'anno scorso, di quello prima ancora e così via. La strada da seguire è sempre quella del miglioramento. Le osservazioni invece le lascio per giugno.

Matteo: A tutti i ragazzi del Don Milani auguro un buon pentamestre, invitandoli a mettere tutto se stessi nelle questioni che riguardano la nostra scuola, che tutti insieme possiamo rendere un posto più bello e vivibile di quanto non lo sia già.

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L A N O S T R A S C U O L A

Un delegato speciale al Don Milani

Le elezioni studentesche all'Istituto statale Don Lorenzo Milani di

Montichiari hanno visto la strepitosa affermazione del giovane Mattia Venturelli, che con 637 voti ha surclassato tutti gli altri candidati, ottenendo da solo il voto di due alunni su cinque.

18 anni, calcinatese, pupillo della classe quinta A del liceo delle scienze umane, Mattia è da sempre un alunno brillante con risultati positivi in tutte le discipline e una gran voglia di fare, non solo nella sua scuola, come attore negli spettacoli teatrali e al popolarissimo "Don Milani Show", ma anche fuori, come animatore all'Oratorio Don Vincenzo Bertini al suo paese.

In queste attività nessuno ostacolo lo ha fermato, nemmeno quello uditivo. Pur avendo una ipoacusia neurosensoriale profonda bilaterale, superata dalla presenza dall'età di tre anni di impianti cocleari bilaterali sequenziali grazie all'intervento chirurgico dell'Ospedale dei bambini “Ronchettino” e il supporto dell'Associazione genitori dei sordi bresciani, da tempo considera il problema della sordità “un limite dal quale trarre un vantaggio”, come ama ricordare.

“Dopo il risultato di queste elezioni - afferma - è più che mai evidente che non esiste alcun handicap fisico che possa impedire di rivestire un ruolo importante come quello del rappresentante d'istituto”.

“Spero di offrire un contributo concreto alla mia scuola - dichiara entusiasta Mattia - sensibilizzando gli studenti a capire che essa per loro deve essere un po' una seconda casa, aiutandoli a dotarla di attrezzature e spazi dedicati per accogliere al meglio ciascun ragazzo”. Fra gli obiettivi suoi e degli altri tre delegati eletti nell'istituto diretto dalla preside Claudia Covri, il giovane segnala “la necessità di coinvolgere tutti nella realizzazione degli eventi scolastici e nella partecipazione ai mille progetti e attività didattico- educative”.

“Perché davvero il Don Milani torni nelle mani degli studenti - sottolinea - è innanzi tutto necessaria la volontà da parte di tutti noi studenti di metterci in gioco e operare, lasciando alle prossime generazioni una scuola più bella di quella che abbiamo trovato quando ci siamo entrati”.

Con lui entrano nel Consiglio di Istituto della scuola di via Marconi i compagni Sarah Carella (408 preferenze), Nicola Jovanovic (327) e Matteo Bertini (326). Nel parlamentino del Don Milani sono stati eletti anche i signori Simona Cherubini, Elena Rossi, Tommaso Perez ed Elisa Dondi per la componente dei genitori, i professori Daniela Bologna, Monica Felappi, Salvatore Porrello, Flavio Marcolini, Francesca

Potenza, Maura Comencini,

Antonio Maione ed Emanuele

Novelli in

rappresentanza degli

insegnanti e gli operatori

Sabrina Uras e Vincenzo

Collura per il personale

amministrativo, tecnico e

ausiliario.

di Flavio Marcolini

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AVIS al Don Milani

di Maicol Berton, 4B MAT Donare il sangue è una delle azioni più nobili, che può essere compiuta da una qualsiasi persona.

L'idea di porre il proprio sangue all'uso comune però viene spesso declinata nonostante abbia svariati utilizzi come la cura di determinate malattie. Il 15febbraio del 2019 alcuni volontari dell'associazione AVIS (associazione volontari italiani del sangue) si sono recati presso il nostro istituto per informarci su quanto sia importante donare il sangue. Per questo progetto voluto fortemente dalla dirigente scolastica sono state selezionate le classi del quarto anno prossime alla maggiore età. Da questo incontro sono stati espressi svariati temi tra cui le modalità di donazione e il suo utilizzo. Un uomo che rispetta determinati caratteristiche, può donare fino a quattro volte l'anno, mentre una donna sempre rispettando le adeguate caratteristiche ,può donare due volte l'anno. Per non ricadere in determinate controindicazioni si può donare massimo una sacca di

sangue ad ogni incontro il corrispettivo di 450 ml.

Il sangue Donato inizialmente viene suddiviso nei suoi componenti base ovvero:

•Globuli bianchi

•Globuli rossi

•Piastrine

•Plasma

Essi hanno una durata massima prima del loro deterioramento e quindi dello scarto, inoltro devono rispettare un determinato range di temperatura. Questo progetto ci ha portato a riflettere su quanto sia importante donare il sangue, su come un giorno potremmo essere noi ad averne bisogno e di

Chi avrebbe mai potuto pensare che una pecora avrebbe destato un polverone etico di portata mondiale?

Era il 1997 quando in Scozia nacque Dolly, il clone animale più famoso al mondo, che suscitò “timore e tremore” in rapporto alla possibile clonazione umana. In effetti non possiamo non riconoscere che i progressi dell‟ingegneria genetica ci consegnano insieme una promessa e una difficoltà: “la promessa è che forse potremmo presto curare e prevenire molte malattie, la difficoltà è che il recente sapere genetico può metterci nelle condizioni di manipolare la nostra natura e migliorare il nostro aspetto”, ricorda il filosofo americano Michael Sandel. Terapia e miglioramento quindi le possibili implicazioni genetiche.

Molti sono turbati da certi tipi di ingegneria genetica, ma non è facile capire d‟onde provenga questo disagio. Proprio il tentativo di chiarire questo disagio è all‟origine del progetto di bioetica, avviato all‟Istituto Don Milani di via Marconi a Montichiari e organizzato dai docenti di filosofia nelle classi quarte e quinte del Liceo Scientifico, che si concluderà sabato 16 marzo a partire dalle ore 9 con una seconda conferenza dal titolo: “Fecondazione assistita e clonazione: quando la scienza cammina più in fretta della comprensione etica”. Relatori saranno il Prof. Maurizio Mori membro del Comitato Nazionale di Bioetica e docente di filosofia morale presso l‟Università di Torino, la Prof. ssa Silvia Garagna, biologa della riproduzione e docente presso l‟Ateneo di Pavia e il Prof. Stefano Rossi giurista dell‟Università di Bergamo. Insieme a 70 alunni del Liceo Scientifico e con la collaborazione dei docenti e della scrittrice e giornalista Gianna Milano, cercheranno di chiarire, attraverso la loro competenza specialistica, quali sono i motivi del diffuso disagio e quali i termini più appropriati per affrontare le questioni ardue ma cogenti

Convegno di bioetica

il 16 marzo al Don Milani

di Flavio Marcolini

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A T T U A L I T À

In poche parole:

Brexit for Dummies

di Sofia Bettari, 5D LLG Esistono poche cose più ignorate e incerte della nuova maturità e una di queste sembra essere la Brexit.

Infatti, a quanto pare, a preoccuparsene sono solo i britannici che, come alunni di quinta superiore, si trovano abbastanza in crisi.

In verità vale la pena conoscere questa realtà che può essere compresa, se semplificata, anche da noi ragazzi. Ma poniamoci qualche domanda:

1)Che cos’è la Brexit?

Con il termine Brexit si indica l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, così come sancito dal referendum che si è svolto il 23 giugno 2016 che ha visto il 51,9% dei voti per il Leave e ovviamente la sconfitta del Remain con conseguenti dimissioni dell’allora premier Cameron.

2)Perché il Regno Unito ha voluto lasciare l’UE?

Le ragioni sono tante ma pare che molti inglesi non si sentano davvero integrati nella comunità europea il cui spirito sembra un‟invenzione dei burocrati dell‟UE reso più convincente dalla Nona Sinfonia di Beethoven. Insomma si

sentono parte dell‟Unione Europea solo per il contratto commerciale del 1972, un rapporto senza sentimenti certificato dalla decisione di mantenere la propria moneta.

Ad alimentare quello che sembrava un sentimento superato sono stati i continui contrasti all‟interno del partito di Cameron che hanno lasciato spazio alla componente euroscettica del Ukip (United Kingdom Indipendent Party). Così gli inglesi, non curanti degli

avvertimenti delle banche, economisti, politici e di chiunque con un briciolo di senno, hanno deciso di sfogare la loro –più che giustificata- frustrazione data da pochi accordi favorevoli, un forte flusso di immigrazione e la generale mancanza di presa di posizione da parte dei partiti politici interni, votando per l‟uscita dall‟Unione Europea. Un po‟ come quando diamo la colpa al prof che “poteva mettermi pure quel mezzo voto in più così arrivavo al sei senza aver studiato”.

3)Ma davvero tutti vogliono o volevano lasciare l’UE?

Credo che gli inglesi stessi se lo chiedano ancora oggi. Sta di fatto che due mesi prima del referendum, una tale Theresa May, segretaria agli Affari Interni del governo Cameron, sosteneva in un discorso pubblico che restare nell‟Unione Europea era vantaggioso a livello economico e commerciale e che un‟eventuale uscita avrebbe solo danneggiato il Regno Unito. Dopo due anni e mezzo, May è Primo Ministro e totalmente convinta, o almeno così dichiara, che grazie alla Brexit la Gran Bretagna eserciterà finalmente un totale controllo sul proprio destino rendendosi libera e indipendente.

Gli oppositori alla Brexit ci sono sempre stati, dai separatisti scozzesi agli abitanti dei centri urbani più importanti ma al momento del voto la situazione era diversa e man mano che la situazione si complica, in molti si ricredono.

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A T T U A L I T À 4) Quindi come sta andando?

Preannunciata veloce e indolore, la Brexit si sta rivelando lenta e straziante e con due questioni importanti legate tra loro:

1. Il confine irlandese

Rispolverando un po‟ la geografia, sappiamo che l‟Irlanda si presenta divisa in Irlanda del Nord, appartenente al Regno Unito, e Repubblica d‟Irlanda, entrambe appartenenti all‟Unione Europea. Un‟altra cosa che vale la pena sapere è che in Irlanda si è conclusa da appena vent‟anni una guerra terroristica lungo il confine tra queste due nazioni che al momento è solo un concetto geopolitico dato che tra le due –come in tutti gli stati europei, fateci caso- non esiste una frontiera vera e propria. Ma con la Brexit il paese di Sua Maestà uscirà sia dal mercato unico che dall‟unione doganale il che farà sorgere un vero e proprio confine tra le due nazioni con il pericolo di infiammare vecchi conflitti appena cessati (che hanno causato circa tremila vittime) e danni economici perché verrebbbero applicate tasse doganali per il trasporto merci e il libero scambio sarebbe solo un vago ricordo. E che dire di coloro che il confine lo devono passare per recarsi al posto di lavoro? Potete immaginare il disagio di dover passare ogni giorno da un paese dell‟Ue a uno non appartenente all‟Ue. Da Bruxelles era stato proposto alla May di mantenere quindi un‟unione doganale nel confine interno, proposta più che ragionevole, rifiutata per ragioni di coerenza proprio dalla stessa donna che di coerenza ne sa qualcosa…

2. Il backstop.

I ragazzi del liceo sportivo riconosceranno subito il termine che indica la rete che sta dietro al ricevitore del baseball ma la parola –che deriva dall‟ambito sportivo- in termini di Brexit ha tutt‟altro significato.

Si intende infatti una “rete di protezione” un accordo che permetterà di avere un confine non rigido in Irlanda facendo sì che l‟Irlanda del Nord rimanga nell‟Ue mentre il Regno Unito esca regolarmente.

Sorge un problema, nonostante il backstop fosse previsto, e da attuare nel periodo di transizione dal 2020 al primo gennaio 2021 (data di uscita), così come proposto da Bruxelles, secondo May e compagnia, mina all‟integrità della Gran Bretagna che propone invece di rimanere nel Mercato Unico ovvero di tenere un piede in due scarpe.

5) Si può tornare indietro?

Appurato che anche con un accordo, perché senza sarebbe una catastrofe, la Brexit porterà danni ingenti all‟economia inglese (si parla di un calo del Pil del 10%) alcuni europeisti avanzano la proposta, fattibile grazie all‟art. 50 del Trattato di Lisbona, di annullare tutto e rimanere nell‟UE. La richiesta di un nuovo referendum si fa sentire alla luce delle difficoltà nel trovare accordi e soprattuto perchéd al 2016 ad oggi molte cose sono cambiate e dal giorno del voto si sono aperte le discussioni per la Brexit facendola apparire per quella che realmente è e non per come era stata presentata. Ma la volontà popolare si farà sentire? E soprattutto occorre chiedersi cosa vogliano davvero i britannici.

Nota bene: questo breve

riassunto di alcuni punti focali

non è sufficiente per capire

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A RT E

Marina Abramovic: artista(r)

Cos'è arte? Si limita forse alla pittura e alla scultura? È musica? É vita? La parola “arte” abbraccia moltissimi ambiti diversi, oggi tutto è arte. Anche tu. Tu sei arte nel momento in cui partecipi all'azione artistica. Ma del resto, nel momento in cui tutto è arte e tutti sono artisti, più niente è arte e più nessuno artista. L'uomo come essere vivente, come fautore di movimento e azione diventa arte nella così detta “Performance Art”, dove artista e pubblico si fondono nella realizzazione di quello che è un evento di natura effimera, “hic et nunc”. “Nonna” di questa corrente artistica è Marina Abramovic, attiva fin dagli anni Sessanta del XX secolo, il cui lavoro esplora il rapporto con il pubblico e quello tra la mente e il corpo. Le sue “opere” sono tante e diverse e oscillano tra disprezzo e ammirazione in una continua critica pesante e diretta:

“le azioni collettive e sibilline della Abramović sembrano scimmiottare improbabili esperimenti cognitivo- comportamentali: ora messo a contare il riso, ora ad osservare la Abramović cacare (The Hous with the

Ocean View, 2002); ora a torturare l’artista impassibile, ora a strusciarsi sul pisello di Ulay (Imponderabilia, 1977), lo spettatore pare coinvolto nelle varie performance come la cavia in un laboratorio. Il fine ultimo di tanti e tali esperimenti è uno e uno solo: non tanto la glorificazione dell’arte,

quanto quella dell’artista(r).” (Vittorio Parisi)

Sicuramente riguardo alla sua arte non si troverà mai una verità assoluta, un'opinione unica e universale ma non le si possono negare la genialità e l'originalità nella sua ricerca della reazione dell'animo umano e nella sua capacità di studiare la profondità del singolo, sconcertando e stupendo con performance uniche: l'esecuzione diventa con e attraverso lei un dialogo, un rapporto diretto di azione e reazione, tra l'esecutrice e lo spettatore che non può restare inattivo mentre assiste in prima persona all'azione ed è quindi psicologicamente costretto a reagire, la reazione dello spettatore diventa l'oggetto dell'esecuzione. La sua performance più famosa è

“The Artist is Present” tenuta al MoMA di New York (2010), da cui è stato tratto l'omonimo film-documentario. Evento anche questo, come d'altronde tutto ciò che la riguarda, ampiamente criticato e deriso:

“non c'è contemplazione artistica ma feticismo della merce”

“non certo arte ma entertainment, industria culturale”

Non mancano però gli ammiratori:

“Un artista deve avere la capacità di creare un evento per spingere lo spettatore a “vedere” quei particolari che il tran tran della vita di ogni giorno non gli fa notare. Quindi non un’arte didattica o didascalica, ma un arte di suggestioni che lo spettatore deve essere capace di cogliere. L’artista per

essere tale deve essere dotato sia di pensiero laterale per essere capace di cogliere ciò che l’uomo comune non nota e sia di un narcisismo così forte da spingerlo ad essere il centro dell’attenzione. Marina

Abramovic ha molto sviluppate entrambe queste qualità.”

Marina Abramovic rinuncia alla sua intimità, l‟artista famoso per essere tale deve rinunciare totalmente alla sua vita privata. La sua, anche se da alcuni non considerata arte, è l'esagerazione di un realismo che cancella qualsiasi pudicizia con lo scopo di trasmettere il più direttamente possibile ciò che per lei è la fisicità e i suoi limiti. Forse l'arte o comunque l'ammirazione bisogna cercarla proprio nel coraggio di questa rinuncia, che sia data da un egocentrismo esagerato, da un non troppo velato cinismo o da sentimenti più profondi.

di Elena Moure, 4C LPS

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Alphonse Mucha:

pubblicità e splendore

Nato nel 1860 in Moravia, è attuale Repubblica Ceca, Alphonse Mucha fu un artista di fama mondiale per via del suo fondamentale contributo all‟Art Nouveau del quale resta uno dei volti più riconosciuti.

Legato all‟arte sin dalla giovinezza, voce bianca nel coro di Brno, Alphonse Mucha iniziò la propria formazione all‟accademia di Belle Arti di Praga nel 1878 per poi trasferirsi a Vienna e lavorare come pittore di scenografie per la compagnia Kautsky-Brioschi-Brughartdt.

Ritornato in madrepatria lavorò anche come ritrattista e realizzatore di affreschi per il Conte Belasi, ma la vera fama arrivò per l‟artista boemo a Parigi grazie all‟incontro con la talentuosa attrice teatrale Sarah Bernhardt. La collaborazione tra i due cominciò quando Mucha effigiò, nel 1894, il poster pubblicitario per la commedia Gismonda che la Bernhardt avrebbe portato in scena al Theatre de la Renaissance; il grande successo del manifesto, ritenuto innovativo e incantevole, portò i due artisti a stipulare un contratto di sei anni, periodo durante il quale Mucha realizzò, oltre ad

altri sei manifesti, scenografie, costumi e gioielli. Nel corso della sua vita, l‟artista si recò spesso a New York per poi stabilirsi durante i suoi ultimi anni in Boemia, luogo dove completò l’Epopea slava, un ciclo di venti opere radicalmente differenti rispetto alle precedenti atte a illustrare la storia dei popoli slavi. Alphonse Mucha morì infine il 14 luglio 1939, ma non prima di aver assistito all‟invasione dei territori cecoslovacchi da parte delle truppe di Hitler ed essere stato imprigionato a causa del suo forte spirito patriottico.

La particolarità dell‟arte di Mucha sta nella sua versatilità, egli collaborò con diversi marchi, realizzò il manifesto della JOB, il marchio di cartine per sigarette, così come diversi poster pubblicitari per birre, biciclette, polvere da bucato e biscotti. Ogni illustrazione realizzata dall‟artista ceco rispecchia perfettamente il movimento dell‟Art Nouveau, nei suoi lavori si possono ammirare elementi lussuosi e decadenti, ma soprattutto le splendide donne che sono sempre protagoniste indiscusse di ogni opera. Le dee di Mucha non sono solamente sensuali, si distinguono per una bellezza eterea data dagli arabeschi dei capelli e dai volti angelici, mentre lo sfarzo delle vesti e degli accessori inquadra l‟opera in un contesto facilmente riconoscibile, come le stagioni o le arti. Mucha fu un innovatore, un

amante del bello e del raffinato, ma non diventò mai un‟artista d‟élite, al contrario fu sempre fiero

dell‟accessibilità della propria arte.

di Beatrice Cascini, 5D LLG

“Sono felice di essere stato coinvolto in un‟arte per il popolo e non per salotti privati. È stata poco costosa, accessibile al pubblico e ha trovato casa in famiglie

povere, così come nei circoli più ricchi”.

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C I N E M A

Ne t f l i x co n q u i st a S e r i e TV

di Federica Gaburri, 5D LLG

BABY

Dopo il grande successo delle italianissime Suburra e La grande bellezza si continua a diffondere nei grandi schermi un’immagine ben diversa dalla Roma delle cartoline e soprattutto molto distante dalla concezione che si ha della cosiddetta “Roma bene”. La storia di Baby è liberamente ispirata al caso di cronaca delle baby squillo che aveva coinvolto delle ragazzine dei Parioli nel circolo della prostituzione minorile. La capitale fa da sfondo e da filo conduttore a tutta la storia (come si nota dalle frequenti riprese dall’alto) che al contrario da ciò che ci si aspetterebbe è in realtà tra il cliché e il teen drama. Per le due protagoniste Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani) la prostituzione nasce come un gioco, un modo per fuggire dalla monotonia della vita quotidiana così in modo incosciente entrano in contatto con le persone sbagliate giacché la loro vita apparentemente perfetta cela un‟oscura realtà segreta fatta di paure e d‟insicurezze. Il prestigioso liceo Collodi, la versione romana dell‟istituto Las Encinas visto in Elite, è il rifugio per i cosiddetti figli di papà che spesso però non sono modello di virtù. E così già nel primo episodio ci troviamo di fronte agli immancabili casi di bullismo, ai video a luci rosse diffusi sui social, alla falsità che regna fra il lusso,

al coming out e al femminismo alquanto stereotipato. Nonostante le aspettative la serie pecca su qualche punto fondamentale, il focus principale per esempio non è quello che ci si aspetterebbe (ossia il fatto di cronaca che in realtà è abbastanza marginale), ciò che il regista ha voluto mettere in luce è invece questa doppia vita che molti adolescenti e adulti si creano al giorno d‟oggi senza però riuscire nell‟intento con grande successo. Difatti in Baby ci sono tantissimi temi che si intersecano nella trama, tutti molto attuali e di rilievo ma se decidi di conciliare in sei puntate tutti i disturbi adolescenziali e da crisi di mezz‟età devi mettere in conto che qualcuno probabilmente te lo perderai per strada.

ÉLITE

Di serie tv liceali ce ne sono tante quindi perché guardarne un‟altra ancora? Benché la trama non spicchi di originalità Élite non è una semplice serie a sfondo sociale con protagonisti degli adolescenti viziati che cercano di vivere la loro vita tra feste e cuori spezzati. Dopo il grande successo di La casa de papel c’erano enormi aspettative per una nuova produzione spagnola targata Netflix che sono state soddisfatte a pieni voti; senza tabù o filtri di alcun genere i temi trattati da Élite sono finalmente diversi

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dai soliti cliché riguardanti le classi più abbienti e che catapultano lo spettatore in un mondo tra alcol, droga e menage à trois. Nella prestigiosa scuola superiore Las Encinas vengono trasportati 3 personaggi di origini umili: Nadia, Samuel e Christian che da semplici ragazzi di periferia diventeranno degli abili strateghi e bugiardi patentati ricorrendo a mosse azzardate e contro la “morale” per arrivare dove vogliono, al prestigio sociale e all‟ambito potere, così questa serie mostra cosa sono disposte a fare e a sacrificare le persone per riuscire a far parte del gruppo, per vivere una vita diversa da quella in cui sono nati.

Ciliegina sulla torta è l‟introduzione nella storyline di un omicidio che da vero protagonista della storia fa da collante nel divario (mai banale) che c‟è fra ricchi e poveri riuscendo fino alla fine a tenere il pubblico incollato allo schermo. Tramite l‟escamotage dell‟interrogatorio come flashforward lo spettatore capisce le dinamiche che s‟instaurano tra i personaggi fino ad arrivare al delitto finale e alla rivelazione del colpevole.

Ma il finale non è proprio quello che ci si aspetterebbe … seconda stagione?

Do cu m en t ar i

di Imane Mazoui, 5A LES

THE AMERICAN MEME

The American Meme è un documentario del colosso americano di streaming Netflix che racconta i social e gli influencer in un'ottica di passaggio dalla generazione millenial e alla generazione Z. Un nuovo modo di fare entarteiment è partito dai social, innovative figure di riferimento come gli influencer dominano la scena. I personaggi social intervistati sono molteplici : Emily Ratajkowski diventata famosa per il video in topless della canzone Blurred Lines, Kirill Bichutsky conosciuto su Instagram come @theslutwhisper fotografo emblema delle feste selvagge fatte di alcol e donne nude , Hailey Baldwin modella di tedenza ora chiamata Hailey Bieber, Brittany Furlan attrice nota grazie ai video comici su Vine, The Fat Jewish comico conosciuto grazie a Instagram, Lele Pons cantante e comica di Vine , Dj Khaled il produttore e rapper famoso per i suoi snap e la matriarca del fenomeno social, Paris Hilton. Niente provini, niente casting: i social sono democratici, chiunque può usarli e diventare famoso e forse mandare un messaggio. Il mondo dello spettacolo è cambiato e il numero di follower ora ha

un impatto notevole sui maccanismi dello showbiz.

La fama è essere istantanea come lo è il declino. I social hanno ciclo vitale: nascono, crescono, invecchiano e muiono.

Facebook sta facendo la fine di MySpace a favore di un'altro colosso di Mark Zuckerberg, Instagram, e Vine è stato chiuso lasciando migliaia di viners senza pagnotta. Internet è volubile, se un giorno la regina dei social e dei tabloids era Paris Hilton oggi al potere c'è Kim Kardashian che della sua famiglia ha fatto un brand, se al top della comicità di Vine c'era Brittanhy Furlan è stata prima superata da King Bach che è stato a sua volta detronizzto da Lele Pons.

La scena social è etorogena: Musically, Tumblr, Youtube, Snapchat sono solo alcuni esempi e nascono tantissimi ogni anno.

I contenuti attirano la parte animale dell'uomo: fanno leva sul consumismo in modo subdolo, sull'illusione di uno status symbol da raggiungere e venerare, sul sesso e sulla comicità goliardica che arriva a toccare una dimensione fisica.

Spesso non c'è un limite a ciò che si è disposti a fare per quei

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morto impiccato nella foresta di Aokigahara, nota meta di suicidio, in un vlog poi pubblicato su Youtube.

Gli influencer si sono configurati come icone da seguire nello stile e nel comportamento. L'economia si è accorta del potere che hanno sui loro follower e si è instaurato un rapporto di guadagno simbiotico che utilizza un nuovo modo di fare pubblicità. Per un solo post in cui l'influencer fa vanto dell'oggetto in questione può guadagnare cifre assurde. Viene sfruttato un meccanismo di imitazione della celebrità di sicuro non nuovo, ma innovativo perchè in apparenza disinteressato. I post dei guru di internet non sono mai casuali ma attentamente programmati. Viene studiata l'ora migliore per postare e raggiungere il maggior numero di folloer, gli hashtag e la caption più d'impatto possibile e come l'oggetto da pubblicizzare debba essere in risalto nella foto. La pubblicità occulta su Instagram degli influencere è stata da poco regolamentata : nella caption deve comparire la scritta ad o adv che sta per advertizing cioè pubblicità. Ciò che stupisce è come questi influencer siano consapevoli della poca sostanza del contenuto che propongono e di come siano destinati presto o tardi a rimanere senza lavoro soppiantati da nuove figure più fresche e d'interesse per un pubblico sempre più giovane . Il lavoro degli influencer

LA PULCE CONSIGLIA:

i consigli cinematografici di Dottor Amore

Capodanno a New York

Il 2018 io l‟ho iniziato, letteralmente, con questo film, poiché a Capodanno sono stata male e con 39 di febbre ho guardato questo fantastico film.

Storia molto leggera ma intrigante con un incrocio tra le vite di persone apparentemente troppo distanti.

Parla chiave di questo film è naturalmente AMORE.

Tutte le volte che ti ho scritto ti amo

Molti di voi forse già lo conoscono come titolo, altri forse no. Fatto sta che su netflix ha riscosso grandissimo successo. Parla di una teenager… e no, niente spoiler.

Va visto così senza sapere niente e senza aspettative.

Parola chiave è sicuramente: figura di m****

Sex and the city

Come può mancare un grande classico della cultura cinematografica, un film con protagonista Sarah Jessica Parker una delle donne più ammirate a mio parere.

Il film è incentrato sulla sua vicenda amorosa e sulle sue migliori amiche. Personalmente consiglierei di guardare il secondo a mio dire molto più appassionante .

TOP PICKS DI UNA MALATA DI NETLIX

The Umbrella Academy Tratta da un fumetto di Gerard Way, ex front-man

dei MCR, questa serie è uno speciale incontro tra supereroi, fantascienza, family drama e scenari apocalittici (il tutto con un

cast eccezionale)

Pose

Questa serie è una folata di aria fresca per quanto

riguarda i contenuti LGBT+; lasciatevi catturare dall‟opulenza

delle ball room newyorkesi anni „80 e da

personaggi queer Altri titoli random:

- Big Mouth - The Assasination

of Gianni Versace - Bo Burnham:

di Beatrice Cascini, 5D LLG

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A N I M E

Eroi si nasce o si diventa?

di Giorgio Falco, 4B LLG e Lorenzo Bertuzzi, 4B LSE

Ricchezza, fama, potere, c‟è un uomo che ha conquistato tutto questo: Gol D. Ro… no scusate, incipit sbagliato, volevamo dire Izuku Midoriya: il più forte dei supereroi. Ma chi è mai costui?

Scopriamolo assieme.

Midoriya è uno studente delle scuole medie affascinato dagli Eroi sin dalla più tenera età. Egli ha sempre sognato un giorno di entrare a far parte di questa cerchia, ispirato soprattutto dalle gesta dell'impavido All Might, l'eroe più potente mai esistito, considerato da tutti il simbolo della pace. Tuttavia Izuku è un ormai raro essere umano nato senza poteri speciali (meglio noti nell‟opera come “Quirk” o “Unicità”), ragion per cui egli viene continuamente deriso dai suoi coetanei che lo chiamano dispregiativamente Deku. Il giovane però non si dà per vinto e, pur non essendo dotato di Unicità, cerca lo stesso di seguire sempre il suo ideale di giustizia. Un giorno il suo ardore verrà notato da All Might stesso, il quale deciderà di donargli il suo Quirk: il One For All. Tutto ciò gli permetterà, dopo un duro allenamento, di inseguire concretamente il suo sogno ed

entrare, sempre sotto l‟ala protettrice del suo mentore, nella prestigiosa scuola per supereroi: il Liceo

“Yuuei”. Qui Midoriya imparerà a gestire il suo potere e capirà cosa significhi veramente essere un supereroe e farà la conoscenza di preziosi amici.

Questi ultimi, in particolar modo, sono uno dei principali punti di forza dell‟opera: ogni personaggio è unico nel suo genere e rifinito nei minimi dettagli, sia graficamente che caratterialmente. Il tutto rende le vicende vissute dagli apprendisti eroi più avvincenti che mai. La simpatia e le peculiarità dei protagonisti ci accompagneranno, infatti, per tutto il corso dell‟opera, tra scene di vita quotidiana e combattimenti mozzafiato.

Momentaneamente la trama, seppur intrigante, non è stata in grado di offrire allo spettatore più di un semplice svago. Ciò non vuole essere propriamente una critica: l‟anime trattato appartiene di fatto ad un genere il cui principale scopo è il puro intrattenimento.

Ricordiamo però che la storia è ancora in corso di svolgimento, dunque c‟è ancora tutto il tempo, da parte degli autori, per poter produrre qualcosa di stupefacente: questa serie ha le carte in regola per poterlo fare.

La Pulce in cucina:

scoperta della tradizione culinaria giapponese con Food Wars

di Giorgio Falco, 4B LLG e Lorenzo Bertuzzi, 4B LSE Sfide culinarie avvincenti, mestolate, giudici spietati e pietanze prelibate, fermi… sappiamo cosa state pensando ma no… non parleremo di Master Chef in questo articolo. Food Wars! Shokugeki no Soma è un manga a tema culinario scritto da Yūto Tsukuda, disegnato da Shun Saeki e ideato insieme alla chef Yuki Morisaki.

Ma procediamo con ordine: vediamo assieme la trama di quest‟opera. Sōma Yukihira è un ragazzo di quindici anni che sogna di diventare un giorno chef nella tavola calda di famiglia. Qui, lavora insieme al

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la sfida. Dopo che il ragazzo si diploma alle medie, Jōichirō decide di chiudere la propria attività per lavorare nei migliori ristoranti di tutto il mondo, ma non prima di lanciare una sfida al figlio. Il giovane protagonista dovrà riuscire a sopravvivere nella scuola di cucina d'élite “Tōtsuki”, dove solo il 10% degli studenti riesce a conseguire il diploma ogni anno. Sōma, orgoglioso e testardo, non ci pensa due volte ad iscriversi all'accademia, ben desideroso di dimostrare al padre tutto il proprio valore.

Una trama molto semplice, ma non priva di colpi di scena, in grado di tenere gli spettatori incollati allo schermo fino all‟ultimo episodio. Ciò che però contraddistingue questa serie è la capacità di saper rendere un tema di nicchia, come la cucina, avvincente ma soprattutto appassionante.

Fra le varie sfide infatti, potremo assistere a spiegazioni dettagliate riguardo tecniche e strumenti culinari, sia tradizionali che all‟avanguardia. Inoltre è possibile usufruire delle ricette preparate dai protagonisti, avendo così l‟occasione di sperimentarle, potendo provare sulla propria pelle il piacere della cucina giapponese e non solo.

Non fatevi però prendere troppo dall‟entusiasmo. Anche quest‟anime ha i suoi bei difetti.

Quello che su tutti suscita più scalpore è la cara e vecchia strumentalizzazione della figura femminile, purtroppo abitudine ormai comune fra la maggior parte dei prodotti odierni. Ma non è finita qui, sono presenti anche diverse scene di nudo maschili; non temete quindi care lettrici, potrete anche voi lustrarvi gli occhi con dei bei

“fustacchioni”.

C U R I O S I T À

No r t h S e n ti n e l : l ’i so l a as sass i n a.

di Giacomo Faccin, 4BLLG Nel bel mezzo dell‟Oceano Indiano si trova una bellissima isola con delle magnifiche spiagge bianche e un mare cristallino. Questo piccolo paradiso caraibico, che prende il nome di North Sentinel, è però inaccessibile ai turisti, ai quali non è permesso sbarcare: l‟isola infatti è abitata da almeno trentamila anni da una sola popolazione, i sentinelesi. Questi indigeni vivono come nel Neolitico e sembra che non si siano mai evoluti, come fossero rimasti bloccati in una macchina del tempo, tanto che, quando vedono uno straniero avvicinarsi alle coste, cercano di cacciarlo con le loro rudimentali armi ed in casi estremi, come qualche accaduto mese fa, lo uccidono.

L’isola ha un’area di estensione simile a quella della città di Desenzano (circa 60 km²) e si trova sotto la giurisdizione dello Stato indiano, il quale da anni monitora con attenzione la zona, riconoscendo il desiderio degli isolani di poter vivere in modo appartato e senza contaminazioni. I sentinelesi infatti hanno la “fortuna” di essere una delle ultime tribù rimaste isolate dal mondo e numerosi sono dunque i turisti che, per curiosità o in cerca di fama, si avvicinano all‟isola traghettati illegalmente dai pescatori locali per scattare qualche foto o addirittura per avere un incontro ravvicinato. La popolazione locale (che si stima abbia dai 150 ai 200 membri) respinge però qualsiasi contatto con il mondo esterno e il suo isolamento

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M U S I C A fino ai giorni nostri è dovuto soprattutto alla

aggressività e caparbietà nella difesa del territorio: basti pensare che solamente tre mesi fa un missionario statunitense di nome John Allen Chau, recatosi sull‟isola per convertire la tribù al cristianesimo, è rimasto vittima degli indigeni non appena messo il piede sull‟isola, colpito dalle frecce. Il suo corpo non è mai stato recuperato ed anzi, i sentinelesi lo hanno prima abbandonato sulla spiaggia e poi legato ad un palo di bambù rivolto verso il mare, esattamente come fecero dodici anni prima con due pescatori che sciaguratamente finirono sulle coste dell‟oasi a causa della forte corrente.

Si può quindi affermare che non sono cannibali ed anzi si presume che si nutrano principalmente di frutta e molluschi dato che non praticano né allevamento né l‟agricoltura.

Ovviamente queste sono tutte ipotesi alimentari da verificare concretamente, poiché l’unica maniera per poter trarre informazioni da questa popolazione è osservarli con un binocolo rimanendo a debita distanza dall‟isola (almeno 5 km dalle coste secondo le leggi indiane), per essere sicuri in primis di non essere attaccati ed inoltre per evitare di trasmettere agli indigeni delle malattie: essendo rimasti isolati per cosi tanto tempo infatti, i sentinelesi non hanno sviluppato nessun tipo di anticorpi e quindi anche un solo batterio potrebbe causarne lo sterminio; proprio per questo gli unici autorizzati ad avvicinarsi all‟isola sono le autorità indiane, le quali si servono periodicamente di elicotteri per poter effettuare ricognizioni di controllo. Solo negli anni Sessanta alcuni antropologi vennero scortati sull‟isola e riuscirono ad avere degli scambi e dei contatti con la popolazione, ma il tutto finì all‟inizio degli anni Novanta, quando il governo di Nuova Delhi interruppe le visite, date anche le forti pressioni da parte di numerevoli organizzazioni locali in favore della difesa degli indigeni, tra le quali Survival, che tuttora si batte per la loro integrità. Triloknath Pandit, uno degli scienziati che sbarcarono sull‟isola, raccontò infatti di come fosse troppo rischioso avere contatti con i sentinelesi poiché le altre tribù indigene locali uscirono decimate dai contatti con la civiltà esterna e temevano che succedesse lo stesso anche con loro. C‟è comunque però qualche antropologo che sostiene che i tentativi di interazione controllata dovrebbero ricominciare: più per il bene dei sentinelesi che dell‟antropologia, anche perché c‟è chi pensa che dopo lo tsunami del 2004 che ha travol- to la zona, le condizioni di pesca siano notevolmente peggiorate attorno all‟isola, con il serio rischio di compromettere il sostentamento. Semplificando un po’: da una parte c’è chi sostiene che i sentinelesi prima o poi finiranno inevitabilmente per allacciare i contatti con la civiltà, mentre al contrario c‟è chi spera che essi non facciano la fine dei Jarawa, una tribù che abita lì vicino e che, dopo aver scambiato i primi

L a pl ay l ist ( m ol to r andom ) del l a P ul c e

Movement - Hozier

La fine dei sospiri -

Beirut Remix

Youth against fascism – Sonic Youth

Shoot me -

Day6 Ta Reine -

Angèle

Body was made -

Ezra Furman

31/08 - Mecna

Formidabl e - Stromae

Rich girl mood - Dounia

Ti amo -

Luchè

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S B L O C C O D E L L O S C R I T T O R E

Caro dio,

non ti sto mancando di rispetto tralasciando la maiuscola, semplicemente non credo sia il caso di metterla perché “dio” non è il tuo nome e io il tuo nome non lo conosco; questo è l'unico modo che penso di poter usare per scriverti, inoltre non credendo troppo nella tua esistenza non meriti un'esagerata riverenza, e, se sei il padre che dicono, non dovresti offenderti.

Da atea convinta mi sento un po' sciocca a scriverti, ma ho deciso di utilizzare la filosofia di Pascal (solo per oggi probabilmente): credere in dio, per l'uomo, è conveniente perché se esiste guadagna il bene eterno e se non esiste non perde nulla, lo scetticismo quindi rischierebbe di farmi perdere una possibilità.

Questa sfocata e probabilmente passeggera fede non è quindi dovuta da un ineffabile sentimento, ma da una razionalità che barcolla di fronte all'incertezza.

Ti scrivo solamente per darti un paio di idee sul mio futuro, in caso tu non abbia ancora deciso cosa fare di me; non è una preghiera, io non prego, non mi interessa avere la beatitudine eterna, è la semplice speranza che nel caso tu esista io abbia una possibilità in più per realizzare i miei desideri più profondi.

Forse è questa la paura più grande che ho: che tutti i miei sogni si sgretolino in un secondo, abbandonandomi alla cruda realtà, una realtà che non avevo considerato e davanti alla quale non so più che mossa fare, scacco matto. Questa lettera è la mia regina, ultimo tentativo per difendere il futuro che vorrei, il re. È l'incoerenza che sta distruggendo tutte le pedine rimaste sulla mia scacchiera: dicono di inseguire i sogni e, quando diventano la tua spinta, ti costringono a crederli irrealizzabili trovando qualsiasi difetto possano avere; ti riempiono la testa di perbenismo e positivismo, ti ripetono in coro che i soldi non fanno la felicità e, quando ti convinci che davvero non sono essenziali, che i tuoi sogni valgono nonostante non portino a tanto denaro, ti svuotano e ti costringono all'inadeguatezza, è una speranza bulimica, costantemente ingozzata e svuotata.

Fortunatamente mi considero una ragazza abbastanza forte, e sto resistendo, continuo a sbattere la testa contro lo stesso muro, fino a sfondarlo; ma non vedo nessuna crepa e inizio ad avere mal di testa, ho bisogno di una certezza in più.

Immagino il mio futuro a dieci metri d'altezza nel tendone di un circo, e no, non è una metafora; voglio che la mia passione diventi la sicurezza della mia vita, il mio pane quotidiano. Credo tu sappia bene come ci si sente a stare in alto, aggiungi a questa sensazione la concentrazione totale solamente su te stesso, sentire ogni centimetro del tuo corpo muoversi e andare al posto giusto nel momento giusto e una perenne adrenalina che ti spinge a salire sempre di più. Non riesco a desiderare altro.

Eppure sembra che la passione non basti a garantirmi la felicità, che il circo non è il futuro che mi spetta, per loro dovrei studiare, capisci? Ingegneria o qualcosa del genere, qualcosa che garantisca una sicurezza economica per una famiglia che nemmeno mi interessa avere. Tutto ciò che mi appassiona è inutile; nemmeno mi hanno lasciata scegliere pienamente il liceo, sai, dipingere non può essere un lavoro, come non lo possono essere il circo, la filosofia e la scrittura. Il futuro per loro è un posto di una scrivania tra carte o un laboratorio in cui si cerca la cura per ogni male che affligge l'uomo, dal raffreddore all'accidia.

Siamo giovani illuminati da una realtà a risparmio energetico, che ci lascia sognare ma non realizzare; noi non cogliamo più, noi seminiamo e basta.

Importa solamente ottenere una buona posizione che mantenga il proprio sedere il più a lungo possibile sopra un comodo divano accogliente, ma purtroppo non desidero questa noiosa tranquillità, sto bene sopra i miei castelli di carta che crollano col vento, sono pronta a ricostruirli dieci, cento, mille volte, le previsioni non decideranno per me.

Da sognatrice testarda, preferirei venire lassù a farti compagnia piuttosto che passare la mia esistenza a fare cose che non mi piacciono in posti che non mi piacciono con persone che non mi piacciono.

Mentre ti scrivo oscillo tra determinazione e stanchezza, perché sì, sono stanca, ci sono momenti in cui mi manca il respiro, in cui credo davvero di non poter inseguire il mio sogno, e altri in cui una cieca speranza mi spinge a lottare. Ma non posso vacillare già adesso, ho tanta strada di fronte a me e forse non abbastanza forze per percorrerla; forse il mio sogno non funzionerà, forse non si realizzerà, forse deluderò tutti. Non trovo nessuna risposta, ma non passerò la mia vita a inciampare tra le domande e le paure.

Se esisti ascolta il mio grido d'aiuto, sono determinata ma non voglio fare dell'incertezza il mio equilibrio.

Il futuro che vorrei

anonimo

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M E M E

Vuoi vedere il tuo meme pubblicato fra le pagine della Pulce? Inviacelo su instagram o al nostro indirizzo mail!

Tutti i crediti alla classe 5B LSC

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2 0

Oroscopo di dicembre

di Spillanator of Tea

Ariete

(21 marzo-20 aprile)

Dopo un periodo di spensieratezza ti aspetta un rientro intenso, avrai a mala pena il tempo per respirare tra la scuola e la vita sociale, anche se parlando onestamente è più la scuola che la tua quasi inesistente vita sociale che ti prende energie e tempo.

Toro

(21 aprile-20 maggio)

In amore o in amicizia sarai in difficoltà per via di un tradimento inaspettato, le stelle sono a tuo favore: la vendetta va preparata e servita rovente. Mi raccomando, deve andare oltre alle solite frecciatine sulle storie di Instagram

Gemelli

(21 maggio-20 giugno)

Ti converrebbe stare attento al tuo sistema immunitario: gli astri prevedono un bel febbrone consono al meteo di questo periodo. Riallacciare i rapporti con chi si è lasciato indietro. Serve chiarezza e impegno nei tuoi rapporti e nella vita scolastica.

Cancro

(21 giugno-22 luglio)

Stress e problemi nelle tue relazioni ti causano malessere che si manifesta nella tua faccia sotto forma di brufoli. Non sei tagliato/a per la vita mondana, è arrivato il momento di isolarsi per un processo di purifizione .

Leone

(22 luglio-23 agosto)

Dovete ristabilizzare i vostri rapporti dopo rivelazioni inaspettate come allo stesso tempo dovete ristabilizzate il vostro conto in banca. Il nuovo anno si prospetta come una sfida la cui vincita è favorita dalle stelle . No, non parlo della dieta, quella la fallirai sempre è comunque.

Vergine

(23 agosto-22 settembre)

Nelle relazioni a partire dal nuovo anno hai una marcia in più, sfrutta al massimo la configurazione delle stelle per una volta che ti prendono in simpatia. Il raggiungimento degli obiettivi scolastici è compromesso dalla matematica.

Bilancia

(23 settembre-22 ottobre)

Hold on, qualsiasi cosa stia succedendo. La vita per gli indecisi è sempre dura, soprattutto se

cerchi di fare contenti tutti quanti, meno la tua persona. Concediti di essere egoista, per quanto

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difficile possa essere.

Scorpione

(23 ottobre-22 novembre)

Comincerai l'anno burrascosamente per delle peripezie amorose che ti renderanno difficile la vita. La tua personalità non ti darà vita facile, è ora di sfidare gli astri. La crescita personale dovrà essere il tuo mantra per il nuovo anno per evitare epic fails che ti tormenteranno di notte.

Sagittario

(23 novembre-21 dicembre)

Gli astri prevedono un anno burrascoso su tutti i campi: dovrai combattere per raggiungere gli obiettivi minimi in diverse materie e in certi casi dovrai combattere parecchio. Sei stabile sotto il punto di vista economico: i regali sono stati prosperosi, kudos ai parenti.

Capricorno

(22 dicembre-20 gennaio)

Non fare l'errore di tenerti tutto dentro per poi sbottare: il tuo castello di mezze verità crollerà e le persone che hai lasciato indietro non rimarranno indietro per molto.

Acquario

(21 gennaio-19 febbraio)

Il tuo anticonformismo porterà risultati ambivalenti: non scendere a compromessi e continua dritto per la tua strada. Nella tua vita entrerannò persone nuove, un consiglioè quello di tenere la guardia alta #snakesneversleep

.

Pesci

(20 febbraio-20 marzo)

Una nuova energia aleggia nella tue giornate, gli uccellini cinguettano quando passi, la vita ti sorride, ma prima di goderti questa nuova aria di rinnovamento: TAGLIA FUORI LE PERSONE FALSE. Questa raccomandazione non è messa a sproposito, le stelle prevedono un tradimento

Elemento: acqua - Pietra: acquamarina

Essendo l'ultimo segno del ciclo dello zodiaco racchiudono in essi molte caratteristiche dei segni precedenti. I pianeti

del Pesce sono Giove e Nettuno. Si tratta di un segno misterioso pieno di segreti che custodisce gelosamente. I

Pesci è molto chiusi e tende a non esprimere i suoi sentimenti. Spesso è confuso tra interiorità e esteriorità,

situazione che lo rende un segno instabile. L'interiorità marcata lo rende particolarmente spirituale. Socialmente i

Pesci è altruista e molto empatico, ciò lo porta a essere accomodante al punto di porre gli altri prima di se. Può

apparire come timido e scostante, ma in realtà è solo chiuso nel suo universo interiore.

Vip del segno Pesci: Alessandro Gassman, Justin Bieber,

Pesci - il segno del mese

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Le caporedattrici

Beatrice Nilde Cascini, Elena Moure, Imane Mazoui.

I redattori

Jacopo Ferrari, Giacomo Faccin, Sarah Carella,

Nicole Nenna, Monica Yang, Lorenzo Bertuzzi, Iulia Pasarica, Giorgio Falco, Ilaria Frenda, Federica Gaburri, Chiara La Ferla,

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Con la collaborazione di

Flavio Marcolini, Sofia Bettari, Maicol Berton,

La redazione:

100% autogestita

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