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VIDEOLEZIONE N° 10 – Routing dinamico e protocollo RIP DOMANDE DI RIEPILOGO

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Academic year: 2021

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NETTUNO – Network per l’Università ovunque Corso: Laurea a distanza in Ingegneria Informatica Insegnamento: Reti di Calcolatori II

Docenti: prof. Pier Luca Montessoro, prof. Mario Baldi Collaboratore alle attività di laboratorio: ing. Davide Pierattoni

VIDEOLEZIONE N° 10 – Routing dinamico e protocollo RIP DOMANDE DI RIEPILOGO

ARGOMENTI:

- Principi generali

- Funzionamento del protocollo - Tecniche di ottimizzazione

1. Qual è la metrica utilizzata dal protocollo RIP? Che cosa rappresenta? Quali sono i suoi limiti?

La metrica in RIP è il numero di hop. Essa rappresenta il numero di salti effettuati, cioè di nodi intermedi attraversati lungo il cammino verso la sottorete di destinazione.

Il numero di hop è un intero compreso tra 1 e 15; la distanza 16 viene utilizzata per indicare che una rete non è raggiungibile.

Ciò impone un diametro massimo della rete di 15 nodi: il protocollo RIP non può quindi essere applicato in reti locali in cui si debbano attraversare più di 15 router per raggiungere una o più destinazioni.

2. Che cosa contiene un messaggio RIP Update? Come vengono utilizzate tali informazioni da parte dei router?

Ogni RIP Update contiene il distance vector del router mittente. I router memorizzano l’ultimo distance vector ricevuto per ogni interfaccia di rete. Ciascun router modifica la propria tabella di routing se cade una linea attiva, oppure se riceve un distance vector da un nodo adiacente diverso dall’ultimo memorizzato. Applicando l’algoritmo di Bellman-Ford, il calcolo consiste nella fusione (merge) di tutti i distance vector delle linee attive. Se la tabella calcolata risulta diversa da quella precedente, il router invierà ai nodi adiacenti un nuovo distance vector.

3. Quali sono le principali differenze tra RIP versione 1 e RIP versione 2?

La versione 1 del protocollo RIP (RFC 1058) presuppone un’unica netmask per ciascuna rete IP (classful routing). In altri termini, RIPv1 assume che ogni destinazione venga individuata unicamente tramite il prefisso o netmask naturale, che è quello ricavato dalla classe dell’indirizzo.

RIPv2 (RFC 1723, 2453) supporta invece il classless routing, ossia l’impiego di netmask diverse da quella naturale. Infatti nei messaggi RIP Update della versione 2 del protocollo viene annunciata anche la netmask delle sottoreti presenti nel distance vector.

4. Quali sono le tecniche di ottimizzazione del RIP? A cosa servono?

La tecnica dello Split Horizon prevede che un router non annunci mai le route “a ritroso”, ovvero al neighbour da cui ne ha appreso la raggiungibilità. Con la tecnica dello Split Horizon With Poisoned Reverse, un router annuncia invece con metrica 16 le route “a ritroso”, ovvero al neighbour da cui ne ha appreso la raggiungibilità.

Infine la tecnica del Triggered Update impone ai router che si accorgono di una variazione topologica l’invio tempestivo di un RIP Update “ridotto”, che annuncia solo le destinazioni non più raggiungibili.

Le tecniche di ottimizzazione servono per prevenire routing loop temporanei dovuti al fenomeno del count to infinity; inoltre riducono i tempi di convergenza dell’algoritmo di Bellman-Ford nel caso di variazioni topologiche che portano all’aggiornamento automatico delle entry nelle tabelle di routing di tutti i nodi.

5. Si consideri la rete geografica rappresentata in figura e composta da 5 router (indicati con le lettere A-E). Supponendo che venga impiegato un algoritmo di routing di tipo “distance vector”, scrivere i distance vector generati da ciascun router in una situazione a regime (si consideri come costo soltanto il numero di hop).

A

B

C

E

D

Soluzione:

A 0

B 1

C 1

D 2

E 2

A 1

B 0

C 2

D 2

E 1

A 1

B 2

C 0

D 1

E 1

A 2

B 2

C 1

D 0

E 1

A 2

B 1

C 1

D 1

E 0

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6. Se nella rete della domanda precedente si guasta il collegamento tra C e D, quali sono i primi distance vector che vengono aggiornati e inviati ai nodi adiacenti? Scriverne il contenuto.

Soluzione:

A 1

B 2

C 0

E 1

B 2

D 0

E 1

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Supponendo che venga impiegato un algoritmo di routing di tipo “distance vector”, scrivere i distance vector generati da ciascun router in una situazione a regime (si consideri

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