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Il paziente con AIDS* 33

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Academic year: 2022

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Il paziente con AIDS* 33

SAISAJJA

Anche i pazienti con AIDS possono soffrire di appendicite acuta.

L’infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e la sua inevitabile conseguenza, sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), sono uno dei più gravi problemi che affliggono la sanità pubblica mondiale e, di fatto, hanno modi- ficato la pratica chirurgica e medica.

Con l’evoluzione del trattamento medico, i soggetti affetti da HIV vivono più a lungo perciò è molto probabile che gran parte di voi, indipendentemente da dove eser- citi, dovrà trattare pazienti con HIV/AIDS. I principi generali della chirurgia addomi- nale d’urgenza descritti in questo libro si applicano anche ai soggetti HIV+, pertanto in questo capitolo descriveremo ciò che riguarda esclusivamente questo tipo di pazienti.

Storia naturale

Lo spettro di questa patologia va dall’infezione da HIV asintomatica all’AIDS in stato avanzato, comprese le infezioni opportunistiche associate.

In base alla conta dei CD4+, l’HIV è suddivisa in:

Stadio iniziale (conta dei CD4+>500 cellule/Rl)

Stadio medio (conta dei CD4+=200–499 cellule/Rl)

Stadio avanzato (conta dei CD4+=50–200 cellule/Rl)

Stadio terminale (conta dei CD4+<50 cellule/Rl).

Una conta dei CD4+<200 cellule/Rl, è attualmente indice di AIDS, a prescindere dalla presenza di sintomi o di altre patologie. Una lunga lista di infezioni opportunisti- che e di neoplasie, se presenti, pongono il paziente con HIV nella categoria dell’AIDS.

* Perché un capitolo a parte sull’HIV/AIDS? Sicuramente non siamo gli unici a deplorare il trend attuale per cui certe malattie (AIDS e cancro della mammella tra le più degne di nota) sono considerate più “alla moda” di altre, e quindi questi malati sono più meritevoli di soste- gno e di commiserazione. Questo capitolo non vuole contribuire affatto a questo deplore- vole andamento, ma è un modo per prendere atto che questo tipo di pazienti e la loro malat- tia possono essere significativamente diversi dal punto di vista chirurgico (i curatori).

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Dolore addominale

Il dolore addominale e problemi gastro-intestinali aspecifici sono molto fre- quenti nei pazienti con HIV/AIDS (Fig. 33.1). È difficile fare una valutazione cli- nica poiché molti pazienti presentano sintomi addominali cronici e ciò che è nor- male per il paziente, può apparire estremamente anomalo per il medico che li visi- ta per la prima volta. Anche la lista delle diagnosi differenziali è molto più lunga in questo tipo di pazienti. La conta dei globuli bianchi, che risulta preziosa in sogget- ti normali, in questi casi non è affidabile a causa della leucopenia pre-esistente. I pazienti hanno spesso delle infezioni coesistenti del sistema nervoso centrale che rendono difficile la valutazione del dolore addominale. I farmaci anti-virali spesso determinano sintomi addominali cronici e una pancreatite acuta. Una anamnesi completa che comprenda lo stadio della HIV, la presenza di infezioni opportunisti- che, una eventuale terapia anti-retrovirale e un attento esame fisico associato a una radiografia del torace in posizione eretta, a una radiografia dell’addome e a test di laboratorio (amilasi sierica e lipasi) costituiscono la base su cui pianificare il trat- tamento.

Quando l’esame iniziale è inconcludente, gli esami seriati spesso forniscono informazioni preziose.

Nei pazienti con AIDS, in assenza di peritonite clinica, aria intraperitoneale libera ed emorragia massiva, è indispensabile eseguire una TC dell’addome e della pelvi. Spesso questo esame identifica una patologia non chirurgica ed evita così una laparotomia non terapeutica. La Tabella 33.1 elenca le cause di dolore addomina- le in presenza di HIV/AIDS mentre nella Fig. 33.2 è suggerito l’approccio clinico (occorre osservare che l’algoritmo nella figura differisce dal trattamento dei pazien- ti senza HIV/AIDS esclusivamente per l’uso precoce e costante della TC nei pazien- ti non programmati per un intervento precoce).

Fig. 33.1. “È una appendicite o è di nuovo la colite da CMV?”

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Condizioni specifiche

Appendicite acuta. Se il paziente ha l’AIDS non vuol dire che non possa avere una appendicite acuta; infatti, l’incidenza di appendicite nei soggetti HIV+

sembra essere più alta che nella popolazione generale: mentre alcuni pazienti presentano la caratteristica sintomatologia e localizzazione in fossa iliaca destra, spesso la presentazione è atipica, diarrea e vomito sono frequenti, mentre febbre e leucocitosi non sono parametri molto affidabili. Quando la presentazione è ati- pica la TC è l’esame radiologico diagnostico di scelta. È interessante notare che, quale causa di appendicite, siano stati riportati l’infezione da CMV (citomega- lovirus) ed il sarcoma di Kaposi localizzato alla base dell’appendice. Il tratta- mento chirurgico e post-operatorio è simile a quello dei pazienti HIV negativi (Cap. 28).

Citomegalovirus. Nei pazienti con AIDS, il CMV è presente in ogni organo, è l’infezione opportunistica più frequente del tratto gastro-intestinale e spesso interessa il colon, causando febbre, diarrea e dolore addominale. Il CMV infetta le cellule endoteliali, determinando una trombosi dei vasi sanguigni della sotto- mucosa e conseguente ischemia della mucosa, ulcerazione, emorragia, perfora- zione e megacolon tossico. La diagnosi viene stabilita con la colonscopia e con la biopsia che mostra le caratteristiche inclusioni intra-nucleari. L’ispessimento del- la parete intestinale e la presenza di ulcerazioni intramurali alla TC sono aspeci- fici. Una volta stabilita la diagnosi, si procede al trattamento con ganciclovir o foscarnet. È importantissimo tenere sotto stretta osservazione i pazienti in tera- pia medica per poter identificare tempestivamente l’insorgenza di complicanze.

Tabella 33.1. Cause di dolore addominale correlate e non all’HIV in base alla necessità di un controllo della causa

Condizioni correlate Condizioni non correlate

all’HIV all’HIV

Trattamento Perforazione intestinale da CMV Appendicite frequentemente Megacolon tossico da CMV Colecistite

chirurgico Colecistite alitiasica Peritonite secondaria Sarcoma di Kaposi Ascesso intra-addominale Linfoma con perforazione Ischemia intestinale

intestinale

Ascesso splenico Trauma

Trattamento Infezione CMV non complicata Organomegalia frequentemente Mycobacterium avium complex Costipazione conservativo Mycobacterium tuberculosis Ulcera peptica non

Pancreatite: infettiva (CMV, MAC), complicata

da farmaci (pentamidina, Malattia infiammatoria

dideoccinosina, pelvica non complicata

trimetoprimsulfametossazolo)

CMV, Citomegalovirus; MAC, Mycobacterium avium complex

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In alcuni pazienti, malgrado un trattamento medico aggressivo, insorgono perfo- razione, megacolon tossico ed emorragia – complicanze che richiedono un inter- vento chirurgico di urgenza – dopo un adeguato ripristino dei liquidi e l’istitu- zione di una antibioticoterapia ad ampio spettro.Le perforazioni da CMV, se visualizzate sulla superficie della sierosa, appaiono puntiformi. La resezione del segmento intestinale coinvolto, con confezione di una colostomia o di una ileo- stomia, piuttosto che di una anastomosi, è il trattamento di scelta. Il trattamento migliore per un megacolon tossico in imminente perforazione, è la colectomia sub-totale e l’ileostomia.

Colecistite acuta. I pazienti con HIV/AIDS lamentano spesso dolore in ipocondrio destro associato a febbre, nausea e vomito. La causa del dolore può essere una epatomegalia associata a infiltrazione granulomatosa o a colite, tut- tavia è opportuno prendere in considerazione l’eventualità di una patologia biliare. Benché molti pazienti con HIV/AIDS, sottoposti a colecistectomia, pre- sentino calcoli biliari, si suppone che essi presentino anche una incidenza rela- tivamente elevata di colecistiti alitiasiche. Il CMV e il Cryptosporidium sono i micro-organismi opportunisitici che più comunemente sono isolati da colecisti

Anamnesi ed esame obiettivo

Ematocrito completo, amilasi, lipasi, Rx torace, Rx diretta addome

Addome contratto/dolorante +/–

segni peritoneali

Esplorare

Assenza di aria libera Presenza di

aria libera

TC

Patologia chirurgica

Patologia non chirurgica

Esplorare Esami seriati

Fig. 33.2. Approccio al dolore addominale nei pazienti con AIDS

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patologiche: una crescita eccessiva di patogeni sembra essere la causa della flo- gosi e dell’occlusione funzionale. L’associazione di ipotensione, ischemia e sepsi sembra essere la causa della colecistite alitiasica in pazienti critici non HIV.

Inizialmente l’ecografia è la metodica radiologica preferita: essa può evidenzia- re la presenza di calcoli biliari, le dimensioni del coledoco, lo spessore della parete della colecisti, la presenza di liquido pericolecistico e di aria intramura- le. La TC e la scintigrafia con HIDA (radioisotope hepatic iminodiacetic acid) sono utili nel caso in cui l’ecografia sia inconcludente. Poiché la patogenesi del- la colecistite alitiasica può non implicare l’occlusione del dotto cistico, la scin- tigrafia con HIDA può essere in grado di dimostrare il riempimento della cole- cisti. Una volta stabilita la diagnosi, in base alle condizioni generali del pazien- te, viene consigliato l’intervento chirurgico. È possibile eseguire una colecistec- tomia laparoscopica, dato che studi sperimentali non hanno comprovato i timo- ri di una aerosolizzazione del virus dell’HIV nel gas insufflato. Per evitare schiz- zi di sangue durante il recupero della colecisti, deve essere prima evacuato lo pneumoperitoneo. È raccomandato l’uso routinario di sacchetti per raccogliere il pezzo operatorio per evitare lo spandimento accidentale del contenuto infet- to. In questi pazienti le percentuali relativamente alte di morbilità e mortalità della colecistectomia dimostrano che la colecistite alitiasica si verifica negli sta- di più avanzati dell’AIDS.

Ascesso splenico. Un ascesso splenico è più frequente nei pazienti con HIV/AIDS. I meccanismi possibili che ne determinerebbero la formazione sono la diffusione metastatica da altre infezioni, l’infezione secondaria di un infarto splenico e la diffusione contigua da un organo vicino. Con la TC o l’ecografia è possibile stabilire la diagnosi. In assenza di pluriconcamerazioni, il drenaggio percutaneo sotto guida TC ha una buona percentuale di successo. La splenecto- mia è il trattamento definitivo quando gli esami radiologici non consentono un drenaggio per via percutanea o come ultimo atto di un intervento radiologico non riuscito.

Sepsi perianale. Le patologie ano-rettali acute sono discusse nel Cap. 29.

Tuttavia i pazienti con AIDS sono particolari. La patologia ano-rettale è molto frequente nei soggetti con HIV/AIDS, soprattutto in coloro che hanno ripetuti e costanti rapporti anali. Oltre ad essere soggetti a problemi ano-rettali come il resto della popolazione generale, i pazienti con HIV/AIDS sono soggetti anche a tutta una serie di infezioni opportunistiche come il CMV, l’herpes e neoplasie benigne e maligne dell’area perianale. È possibile identificare una patologia peria- nale con un attento esame dell’area, una delicata esplorazione rettale ed una proc- toscopia. Un esame con il paziente in anestesia è parte essenziale della valutazio- ne prima di stabilire una terapia chirurgica definitiva. Come per i soggetti non HIV, nei pazienti HIV+ una sepsi perianale può essere il risultato di una patolo- gia criptoghiandolare, essere associata ad ulcere ano-rettali correlate all’HIV o essere il risultato di una infezione secondaria a lesioni anali proliferative. Gli ascessi associati a ulcere ano-rettali dovute ad HIV tendono ad essere molto profondi – invadono i piani sfinterici – determinando una distruzione di vario grado dei meccanismi sfinteriali. Di solito è necessario intervenire chirurgica- mente: gli ascessi devono essere abbondantemente drenati e devono essere prele-

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vati campioni per la colorazione acid-fast e la messa in coltura. Se si sospetta un tumore maligno viene eseguita una biopsia. I principi di trattamento sono simi- li a quelli della sepsi perianale nel morbo di Crohn: il trattamento deve essere conservativo, evitando un danno agli sfinteri con il posizionamento di setoni non in trazione (si incannulano i tramiti fistolosi con sottili fili di prolene: il prolene in questo modo agisce mantenendo deterso il tramite fistoloso, agendo in fin dei conti da vero e proprio drenaggio – NdT). Con una conta delle cellule CD4+ infe- riore a 50/µl, la preoccupazione maggiore è un ritardo nella cicatrizzazione della lesione in quanto questo valore è predittivo di tale complicanza.

Ricordatevi:

I principi generali del trattamento chirurgico descritti in questo libro posso- no essere applicati ai pazienti con HIV/AIDS; tuttavia, è fondamentale cono- scere esattamente la storia naturale e lo spettro delle malattie da HIV. Una patologia può essere più o meno correlata all’HIV.

I problemi addominali sono estremamente frequenti nei soggetti con HIV ed è spesso difficile eseguire una valutazione clinica. Esami clinici seriati e l’uso frequente della TC sono essenziali per evitare interventi non terapeutici.

Una diagnosi precoce ed un intervento tempestivo sono di fondamentale importanza per le patologie chirurgiche non correlate all’HIV, come l’appen- dicite acuta e la colecistite. L’intervento chirurgico è altrettanto fondamenta- le in caso di complicanze da infezioni opportunistiche come la perforazione da CMV. Le percentuali di morbilità e mortalità delle procedure chirurgiche dipendono dallo stadio della malattia HIV e dalla natura della patologia.

A questi soggetti non dovrebbe essere negato un intervento chirurgico per il timore di trasmissioni occupazionali e di alte percentuali di complicanze.

L’interesse principale deve essere la risoluzione della sintomatologia ed un miglioramento della qualità di vita.

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