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MORALISCHE WOCHENSCHRIFTEN

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MORALISCHE WOCHENSCHRIFTEN

Institut für Romanistik, Karl-Franzens-Universität Graz

Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws.3301

Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\093 (), S. 737-744, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011-2019, hdl.handle.net/11471/513.20.3827

Num. 93 1788

Ebene 1 »

NUM. 93.

Mercordì 19. Novembre 1788

Ebene 2 »Ebene 3 » Brief/Leserbrief » Signor Gazzettiere Cariss.

Jeri di buon mattino proveniente da Ferrara fui di passaggio per Rovigo. Fino a tanto, che venivano preparati li freschi Cavalli per seguitare sollecito il mio viaggio smontai dal Legno, ed andai alla Piazza ad una Bottega da Caffè per bere come mio solito costume la Cioccolata. Ricercai in quel pò di tempo colà trattenutomi al Giovine servente s’eravi niuna novità, e niuna cosa di bello in quella Città. Risposemi il caro Giovine. Oh, mio Padrone, quì vi è piuttosto di brutto, e di serio. Perchè, fu risposto da me? Perchè? risposemi, Signore: Si tratta di Veleno. Come veleno, diss’io? Qui conviene adunque cantare quell’Aria Veleno, bagattelle: addio Rovigo per sempre. Ebene 4 » Exemplum » Passammo al serio, e mi fece il racconto esservi colà un Conservatorio di Ragazze detto le Citelle, e che fino dalla settimana scorna (sic) furono regalate due di quelle Giovin dell’età d’anni quindeci circa di cerst (sic) dolci, i quali erano composti con veleno. Una sera queste Fanciulle mangiatili, tosto s’addormentarono, ed indi a poche ore svegliaronsi con urli spaventosissimi, non potendole forza d’uomo trattenere nel Letto dagli sforzi gagliardissimi, dalle più fiere convulsioni. Si gonfiarono i loro corpi, che a tal vista entrata in maggior timore la Priora del Conservatorio fece tosto chiamare il Medico. Erano da dieci ore circa, che le due pazienti avevano già mangiati li dolci avvelenati allora quando l’Illustrissimo Signore Dot. Rosatti fu chiamato alla cura così importante. Corse dipoi altro Medico L’Illustrissimo Signore Dot. Giuseppe Marangoni, e mediante li tanti rimedi somministrati dall’attenzione, assiduità, e sapienza di tutti e due li Professori s’attrovano le disgraziate Giovinette con qualche picciolo miglioramento. Chi vi sia stato l’empio, e l’iniquo donatore, e portatore de’dolci regalati fino ad allora non avevano voluto darlo a sapere le Giovani.

« Exemplum « Ebene 4 Fui avvisato dal Postiglione, che aveva preparato per seguitar il mio viaggio, che tosto io partj.

Essendo quì se verrò a saper di nuovo della salute, e d’altro intorno a tal fatto orribile ve[738] ne darò l’avviso, ondo potiate scriverlo su di vostra Gazzetta. Sono con vera compiacenza.

Padova 12. Novembre 1788.

Vostro Affet. Amico « Brief/Leserbrief « Ebene 3

Governo.

In Senato 8. Ottobre.

Prov. Sopra Monasteri.

s. Pietro Barbarigo.

3. Prov. in Zecca.

s. Zorzi Emo

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s. Andrea da Mula s. Iseppo Albrizzi.

Prov. all’Armar.

s. Ang. Maria Gabriel.

In M. C. 16. Novembre.

Capit. a Vicenza Reggim. c. p. m. 16. s. Gir. Ant. Pasqualigo qu: Marc’Ant. il qta.

Finisce s. Leopoldo Curti.

Degno ottuagenario in vita secondo la Parte del S. M. C. 17. Nov. 1774. s. Girolamo Cicogna qu: Ang.

Luogo di s. Giacomo Trevisan Sopra Atti.

s. Almorò Grimani qu: Marc’Antonio.

F. s. Odoardo Collalto.

Pieggj s. Z. Bat. Donà qu: Ant. e s. Piero Correr qu: Z. Franc.

Offiz. al Formento a Rialto.

s. Ant. Pizzamano qu: Ant.

F. s. Z. Bat. Pizzamano.

Prov. Al Sal.

s. Gir. Donà qu: Ant. fu Consiglier.

F. s. Marin Michel Del Consiglio di Pregadi s. Marco Zorzi qu: Girolamo.

Luogo di s. Franc. Savorgnan Della Quarantia C. V.

s. Andrea Tiepolo qu: Almorò.

luogo di s. Antonio Pasta Pieggj s. Piero Alvise Diedo s. Sebastian Pizzamano s. Anz. Condulmer qu. Paolo.

Teatri Musicali.

La seconda Opera Giocosa intitolata Le Nozze Disturbate, andò in iscena la notte dello scorso Lunedì nel Nobil Teatro Giustiniani a S. Moisè. La Musica è del celebre Sig. Maestro Pietro Guglielmi Napoletano. Il titolo del nuovo Primo Ballo. La cosa rara.

Jeri poi s’è riaperto il Nobilissimo Teatro a San Samuele col Dramma l’Artaserse messo in Musica dal celebre Signor Ferdinando Bertoni Maestro di questa Cappella Ducale di San Marco. Ecco i nomi degli Attori Cantanti.

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Artaserse Sig. Michele Cavana. Mandane Sig. Anna Casentini. Artabano Sig. Matteo Babbini. Arbace Sig. Gasparo Pacchierotti. Semira Sig. Antonia Viscardini. Megabise Sig. Filippo Martinelli.

Li balli sono inventati e diretti dal Sig. Domenico Ricciardi. Primi Ballerini Serj Sig. Dom. Ricciardi Sig. Carolina Pitrot, Sig. Giacomo Gentili. Altra Prima Ballerina Seria. La Sig. Teresa Ricciardi.

Primi Grotteschi a perfetta vicenda Sig. Luigi Belluci.

Sig. Beatrice Picchi.

Sig. Andrea Marlotti.

Sig. Teresa Grandis Mariotti.

[739] Altro Grottesco Sig. Giuseppe Passaponti. Primi Ballerini di mezzo Carattere Sig. Vincenzo Cosentini, Sig. Maria Casentini. Terzi Ballerini Sig. Foscarina Evangelista, Sig. Gasparo Stellato, Sig. Chiara Accorsi. Con venti Figuranti.

Il Vestiario è del Milanese Sig. Giovanni Monti, la pittura delle Scene del Sig. Antonio Mauro.

Il primo Ballo Eroicomico ha per titolo Enrichetta e Valcur, diviso in tre Atti la cui Musica tutta nuova è del Sig. Vittorio Trento.

Così chiude il Sig. Ricciardi il suo Articolo sull’Argomento del medesimo.

Presento a voi Rispettabilissimo Pubblico questo Ballo, ch’è un fatto istorico amplificato dall’invenzione, ed avendo sperimentato, quanto grande e generoso sia l’animo vostro, spero, che ne compatirete i difetti.

Quando nel lodare la Comica Compagnia del Teatro di Sant’Angiolo usammo l’espressione relativamente allo stato attuale del Teatro Italiano, il sentimento, che non sarà per tutti rimasto occulto, fu di ristringere l’elogio a quella lontananza dalla perfezione in cui gli occhi dell’intelligenza ritrovanlo. Nè potrebb’essere diversamente dove l’arte del Cummediante (sic) non gode l’aura della pubblica stima, e i suoi compensi son sì meschini.

Il nostro Secolo, dice il Goldoni nel Tomo terzo delle sue memorie, produsse tre gran Commedianti, quasi nel tempo medesimo. Garrik in Inghilterra, Prèville in Francia, Sacchi in Italia. Il primo fu condotto alla sepoltura da Duchi e Pari. Il secondo è ricolmo di ricompense e d’onori. Il terzo, ad onta della sua celebrità, non compirà la sua carriera nell’opulenza. 1 Pur troppo ei ne fù presago. Quest’uomo famoso, che ammirare si fece sino a’confini d’Europa; che fu chiamato fuori d’Italia dove non intendesi la nostra Lingua; che volar fece il suo nome appresso tutte le Nazioni dove conoscesi e pregiasi la Comic’Arte; che nelle nostre parti rese col suo valore angusti al concorso i maggiori Teatri, è morto indigente nel suo tragitto da Genova a Marsiglia, e il suo cadavere soggiacque al comun destino de’passeggieri marittimi, d’esser gettato in mare. Sarà vero, che molto in sua vita egli abbia guadagnato, e molto speso: ma è vero non meno, che l’Arte comica in Italia non arricchisce nemmeno chi l’esercita colla più grande fortuna. Quello del Sacchi non è il solo recente esempio. Degli Attori rinomati al paro di lui ne’diversi loro caratteri, sono morti nello stesso suo stato, e quei che vivono hanno un riparo contro l’estrema miseria, non già dal frutto de’loro avanzi, ma dall’onesta compassione delle Comiche Compagnie, che di loro qualche volta con poco profitto si servono.

[740] Se tal è il destino di chi frà noi esercita una tal professione, non è da stupirsi, che vi si dedichi persone d’una classe nella quale non può regnare quella coltura, e quel raffinamento d’ingegno, che conducono ad una perfetta declamazione. Se l’attuale sistema de’nostri Teatri Comici, mette gli Attori alla necessità di far oggi da zanni, e domani da eroi: di far sospirar d’amore le vecchie, mentre i giovani curvano il dorso, e si legano al mento un canuto barbone da capro per pare nonni: se il vestiario non seguirà mai il carattere dell’Azione, ma il capriccio di chi può spendere, o la necessità di chi non può, le Rappresentazioni non mai otterranno la nostra illusione, e la migliore Compagnia sarà la men difettosa, e sempre lontana da quella decenza, esattezza, armonia, e felice imitazione del vero, che tant’onorano le Scene Francesi.

1 Notre siecle a produit trois grands Comèdiens presqu’en meme-tems. Garrik, en Angleterre, Prèville, en France, Sacchi, en Italie. Le premier a l’etè conduit au lieu de sa sèpulture par des Ducs & Pairs. Le second est comblè d’honneur & de

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Non è dunque per un palliato sentimento d’avversione contro gli esecutori della bell’Arte de’Roscj, come rinfacciato ci venne ingiustamente dall’incognito Scrittore d’un certo Biglietto, ch’usata abbiamo l’espressione predetta da cui discesero le parole di questo Articolo. Cada sul nostro capo tutto il male che a’Comici desideriamo.

Noi vorremmo vederli onorati, felici, degni della pubblica stima; ma per solleticare il loro orecchio non s’ha a tradire la verità cantando degl’Inni, dove il suono ci vuole della sferza poetica del Menzini e del Rosa. Non si esiga da loro ciò che dare non ponno generalmente per una deplorabile costituzione; ma non si coltivi i loro difetti con quegli applausi, che devonsi al merito solo. Correggansi su’ buoni modelli certe Attrici convulse, che torcolano il cuore dal primo all’ultimo verso d’una Tragedia, e sono in un orgasmo continuo senza fare la menoma differenza dalle più deboli alle situazioni più forti: certi Attori, che non credono di far ben da Tiranni se nelle loro collere non si slombano, e non urlano come gl’iracondi plebei, ec. ec. ec. Quelle mani, che logoransi per applaudire gli errori vostri, oh se sapeste, Commedianti carissimi, da quali teste son mosse! Per i loro suffragj basta una voce forte, un fiato che regga ad una lunga parlata scoccata senza badare a’punti, e alle virgole, un’azione in tremuoto, che vi scomponga dal capo alle piante, e tutte le qualità contrarie ad un’esposizione semplice, naturale, imitatrice del vero. Sforzate gli sciocchi ad istimarvi con quest’ultimo mezzo. Ci riuscirete. Fate lor conoscere il bello, che risulta dall’intelligenza dell’Arte vostra, e diverrete i loro maestri. Ascoltate chi può insegnarvi, temete il biasimo che non si fà sentire; non vi seduca la strepitosa ignoranza, e preferitele i voti del tranquillo discernimento. Così ognuno dal canto suo potrà contribuire ad avvicinare un pò più l’Italiano Teatro a quella perfezione da cui ritrovasi sciaguratamente tanto lontano.

Ebene 3 » Brief/Leserbrief » Sig. Gazzettiere.

Treviso 15. Novembre 1788.

Coll’universale applauso terminò le sue fatiche, il sempre celebre Monsieur Onorato Viganò, Giovedì prossimo passato. Sino all’ultima sera volle questo rispettabile Pubblico, che il suddetto ricevesse, terminato il Ballo, le dimostrazioni del costante suo aggradimento. La mattina del Venerdì, il Popolo corse in gran folla ad annunziare gli Evviva ben dovuti al merito di codesta Famiglia.

Il giorno di S. Martino abbiamo avu -[741] to un generoso concorso di Nobiltà, e la sera un Veglione assai spettacoloso, e per la fornitura, e illuminazione dello stesso, e per la moltitudine di rispettabili Soggetti, che vi vennero. Si aspettava nondimeno un maggior numero di persone, che ballassero, ma restammo delusi, non essendo state che nove le Signore, ch’entrarono in circolo. Piacciavi di riferire al Pubblico, come furono l’oggetto di ammirazione la Figliuolina di S. E. la N. D. Cecilia Tron, e per l’agilità, e franchezza nell’imprendere il Ballo, e la Signora Ernestina Nasetti Scolara di Madama Ester Viganò, la quale pure abbiamo avuto il piacere di veder a ballare in mancanza della Signora Rossi alcune sere dell’Opera, dopo sei anni di quiete, per contentare questa nostra Città, con tanta prontezza, che ci lasciò pieni di stupore.

Tre furono i Sonetti stampati in lode del Sig. Onorato, i quali ve li trascrivo, onde ne presentiate al Pubblico, quello che più v’aggrada.

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Ebene 4 » Zitat/Motto »Tersicore, poichè sul colle tolse Varie frondi d’Alloro, e un serto feo;

Il cavallo salendo Meduseo,

Così a Febo, e alle Suore a dir si volse:

Se in Roma sotto Augusto applauso colse Pilade, che del gran Figlio d’Atreo2 Ballò l’impresa, e di quel, ch’Euristeo Per divin cenno in mille impacci avvolse;

Ragion vuole, ch’io stessa orni le chiome D’Onorato, che a quel fatto maggiore, Testè da Roma eccelse lodi ottenne.

Disse, e partì. Ma quando al Sil sen venne Per coronarlo, udio stupendo, come

Emulavano i Figli il patrio onore. « Zitat/Motto « Ebene 4 « Brief/Leserbrief « Ebene 3

Abbiamo relazione da Padova, che colà pure si tentò di fare un Veglione nel Teatro Obizzi giovedì della scorsa settimana, ma che tutto lo spettacolo si ridusse ad un Minuetto, una Furlana, e una Contraddanza ballata col suo solo Compagno da certa Ragazza, che suole eccitare, o rinforzare i Festini: sicchè alle ore 7. gli Spettatori uscirono del Teatro annojati, avendosi comperata una sola aspettazione delusa.

Il Ballo mascherato s’inventò per confondere i ranghi, per eguagliare le persone, per distruggere l’etichetta, in un pubblico passatempo: onde abbiamo veduto in una Capitale d’Italia il Sovrano ballare cogl’infimi suoi servitori, e avere lo spettacolo una pienezza, una continuazione, un brio, che mai non regnano dove son calcolati i gradi prima di ammettere a’circoli. ne’nostri Paesi non si vuole intenderla, e i più piccoli hanno i pregiudizj più [742]

grandi. Per ciò tanti tentativi riescono inutili, e i riguardi ci privano d’uno de’più belli divertimenti, che godono molti altri Paesi.

Da un gentilissimo Anonimo ci fu indiritto, per lo sventurato Giovine, che morì vittima degl’inutili suoi studj, il seguente Epitassio, espresso collo stesso pensiero in due differenti maniere. Egli ci lascia la libertà della scelta;

ma come quì trattasi di servire al genio di chi lo ha richiesto, così al suo discernimento presentiamo tutti e due i modi onde sia da lui preferito il migliore, che ci sembra il secondo.

Ebene 3 » Zitat/Motto » Qui giace di sua età nel più bel fiore Chi per brama di vivere immortale

Invan sudò fra libri tutte l’ore.

Per aver d’immortale il somm’onore, Sudai le notti, e i dì fra’ libri invano,

E morii di mia età nel più bel fiore. « Zitat/Motto « Ebene 3

Non volendo, dice il suo Compositore, egli m’è uscito dalla penna. È accompagnato il suo dono da certe cortesi espressioni, che ci riguardano, le quali ei bramerebbe di vedere stampate su questo Foglio. Je ne me fais le Saint de mon Sermon diceva un Francese in caso simile. S’anco prescindasi dal pericolo di far credere, ch’esser possa parto della nostra immaginazione, ciò che soltanto ci viene dall’altrui gentilezza, saremmo sempre costanti nel resistere alla seduzione di simili cortesi uffizj, senza lasciar però di sentire la più viva riconoscenza per chi compensa le nostre fatiche colla sua onorevole approvazione.

. . . Risum teneatis, Amici?

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Metatextualität » È permesso, che il Gazzettiere disceso dalla Cattedra, dopo una bellissima riverenza, s’asciughi il volto sudato, e invitando a crocchio i suoi benevoli ascoltatori loro racconti un’inezia galante da irritar l’accigliata severità, che trovar non vorrebbe su questi Fogli, che il sublime di Longino, o la melanconica gravità d’Voung, ma da divertire que’ tanti che per passatempo li leggono, e di ciò che si può dare contentansi? « Metatextualität

Ebene 3 » Exemplum » Nella Bottega d’un Barbiere di questa Città la sera radunansi molte persone di varia condizione, le quali trattengonsi parte giuocando a carte del vino, o del caffè, parte dialogando sulle Guerre presenti, o sopr’altre diverse materie. Vi sono de’dotti Religiosi, de’saputelli linguacciuti, e degli Artigiani, che per certi naturali talenti dicono talvolta delle cose buone, e sensate. Colà pure vorrebbesi riformare il Mondo, si moralizza sulla depravazione de’costumi, si piange sulle umane calamità, si ordiscono de’piani da scemarne il peso, molto si biasima, e si trova pochissimo da lodare. Avvi trà questi ultimi un uomo dabbene, tondo come la Luna, ma dominato dalla smania di sapere. Legge senz’aver imparato a leggere, e non capisce un zero. Dice quello, che crede d’aver inteso, e alle sue spese fà ridere. Non se n’ha a male di nulla, docilmente riceve la correzione, e non [743] gli manca mai coraggio da parlar come sà. Toscaneggia talvolta come un Arlecchino dicendo Canàpo per canape, e Angelìa per Anglia poeticamente Inghilterra.

Poche sere sono colà introdotto venne il discorso sulla Storia Naturale dell’immortale Sig. De Buffon. Si passò dalle lodi d’un animale a quello d’un altro, rammentò la gratitudine de’Romani per le Oche, segnalata ne’loro Atti Pubblici. Cos’hanno fatto di bello per loro, chiese il nostro dabben Artigiano? Intendendo, che colla loro vigilanza difesero il Campidoglio, si mise sul serio, e disse: Io stimo più mille volte i Galli, che presero Roma, e l’hanno saccheggiata. Uno scoppio di risa sbalordì il povero berlingozzo. Sarà pur questa, diss’egli, una minchioneria da mettermi in canzone? L’hò letta, e riletta nelle Storie, ve lo giuro da galantuomo, e l’ho udita dire sin dagli uomini grandi. Sinchè gli altri si sgangheravano, uno degli astanti più riflessivo e tranquillo gli diede ragione sul fatto, ma conoscer gli fece, che i Galli da’quali Roma fu presa quelli non erano, che salutan col canto l’Aurora scuotendo la loro cresta sanguigna, ma i Popoli delle Gallie. Mi pareva veramente impossibile, soggiunse il povero bietolone, che una Città di quella sorta avesse potuto essere superata da queste figure: ma ho inteso dir tante volte, che in Inghilterra i Galli combattono; che s’armano di sperone; che son fieri e terribili: onde ho creduto, che a’tempi anticichi fossero più grandi, e più bravi, ed avessero potuto ficcargliela a’Padroni del Mondo. Sono uno stolido, pazienza, mio danno, ridete tutti, non ne dirò più di sì grosse, e distinguerò in avvenire gli uomini dal pollame chiamandoli i Popoli delle Gallìe. « Exemplum « Ebene 3

Persone esibite agl’impieghi.

Un Giovine d’anni 25. di bella figura, Italiano, ma non Veneto, cerca d’impiegarsi in questa Città in affari mercantili, che alla sua capacità son adattati. Dell’onesto suo carattere vi saranno al caso autorevoli testimonianze, benchè lo scorti un Capitale, che al caso di non trovare il suo collocamento, impiegherebbe all’acquisto di qualche carica civile.

Chi lo stimasse opportuno al suo servizio, o cumunicar (sic) potesse de’lumi servibili al suo desiderio verso l’uno, o l’altro oggetto, farà grazia d’intendersela col Librajo Colombani a S. Bartolommeo.

Delirii più proprj del Mese di Luglio, che di quel di Novembre.

Lunedì verso le 23. ore, dopo aver dato al Mondo un intrepido addio, e sparsi all’aria i soldi che aveva in tasca, si gettò dall’alto del Ponte di Rialto, verso la Riva del Ferro, uno sconosciuto di mediocre età, e fortunatamente trovò sgombro il Canale ove precipitò, e potè stando a gala essere soccorso, e salvato.

Partenze Marittime.

Per Cherso.

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Patron Marco Tarabocchia trà 15 giorni.

Per Corfù.

Capit. Rocco Molena.

Capit. Marc’Ant. Collich.

Entro un Mese Per Cattaro alle Bocche.

Patron Lodovico Brunetti.

Trà 15. giorni.

Per Cipro.

Capit. Cristoffolo Moretti.

Trà un Mese.

[744] Per Spalato.

Patron Zorzì Benuzzi.

Trà 15. giorni.

Per Bari.

Patron Zuanne Milella.

Trà un Mese.

Per Zara.

Pat. Franc. Chiribiri.

Trà 15. giorni.

Per Palermo.

Capit. Giuseppe Caffiero.

Trà un Mese.

Per Corfù e Zante.

Capit. Zuanne Zambella.

Trà un Mese.

Per Pontevigo.

Patron Andrea Zel.

Trà giorni otto.

Quello, che saltò dal Ponte di Rialto, è un servitore licenziato dal suo Padrone per aver dati segni di pazzia.

Se ne liberò per la ragione stessa un gondoliere in casa del quale era alloggiato, onde l’infelice passò ad una Locanda in Contrada di S. Cassiano.

(8)

Teatri.

Ebbe poca fortuna l’Opera Giocosa a S. Moisè. Non dispiacque l’Atto primo, ma si trovò inferiore il secondo, e quando si cala in vece di crescere, si scorda sempre il passato, e il giudizio nasce sull’ultime sensazioni. Dicesi, che il Primo Ballo abbia contribuito alla decadenza dello Spettacolo. In un Teatrino dove manca l’ajuto delle decorazioni, della moltitudine, e del grandioso, è sommamente difficile il ritrovare delle invenzioni che piacciano.

Queste voglion essere comiche, famigliari, piane, e per renderle interessanti esigono un talento molto maggiore di quel che ci vuole a mettere in un’azione burrascosa un corpo di Ballerini, e a stordire e confondere gli spettatori.

Fu ben diverso il destino dell’Artaserse a S. Samuele. Una scelta foltissima Udienza vi stette sino alla fine, che fu vicina alle otto della notte. Vi regnò il più attento silenzio dalla prima sino all’ultima Scena, non solo ne’pezzi cantabili ma nel corso ancora de’recitativi. Lo sbaglio d’una parola, che Artaserse commise nell’Atto Terzo, fu generalmente deriso, prova della somma attenzione degli ascoltatori, com’è questa d’un aggradimento compito. La scena della condanna sorprese, spaventò, commosse, dominò gli affetti. Dall’impressione che fece argomentisi dell’intelligenza, dell’esattezza, dell’artifizio sublime nell’eseguirla. Oh Pacchierotti, delizia dell’Anime sensibili, qual penna può mai esserti avara de’suoi elogj? Il Babbini sostenne il carattere d’Artabano con una gran dignità, la Casentini quel di Mandane con un’anima sì bene comunicata, che onora egualmente il valor magistrale, e la facile sua percezione. Si volle nell’Atto Terzo la replica del duetto da lei cantato con Pacchierotti.

Bello e superbo il Vestiario. Piace molto un Terzetto nel Primo Ballo di cui assai lodasi la Musica del’abilissimo Giovine Vittorio Trento. li trova sempre eguale nell’alto suo merito la Pitròt, e da più d’uno in esso maggiormente avanzata.

Rappresentazioni per questa Sera.

A S. Luca.

Consavlo Parte Seconda.

A S. Gio: Grisostomo.

La Semiramide.

A S. Angiolo.

Rodolfo Comedia di Caratere. « Ebene 2

DALLA STAMPERIA FENZO VENEZIA. « Ebene 1

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