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BASALIOMA, SOTTO LA MASCHERA L’indagine sui pazienti con carcinoma basocellulare avanzato

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Academic year: 2022

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BASALIOMA, SOTTO LA MASCHERA

L’indagine sui pazienti con carcinoma basocellulare avanzato

L’indagine “Basalioma, sotto la maschera”

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, condotta da Gfk Eurisko e promossa da Roche, svela la quotidianità e le emozioni degli italiani che vivono con una forma avanzata di carcinoma basocellulare, rivelando un grande impatto psicologico e rapporti sociali compromessi.

Ma che parola è “basalioma”? Il carcinoma basocellulare è un tumore di cui si sa davvero poco.

Nessun paziente aveva conoscenze pregresse e la diagnosi di basalioma ha rappresentato per tutti

“uno shock” o “un fulmine a ciel sereno”.

All'inizio sono rimasta stupita, non capivo il termine. Mi dicevo:

“Basalioma? Ho capito bene? Ma che parola è?”. Con la diagnosi mi è crollato il mondo addosso, si parlava di tumore, di cancro, rimasi allibita,

senza parole.

Prima della diagnosi non sapevo niente del basalioma. Conoscevo il melanoma, i tumori classici, quelli più gettonati.

Il disgusto. Angosciante, subdolo e disgustoso: sono i 3 aggettivi più utilizzati da chi conosce da vicino il carcinoma basocellulare avanzato. La malattia è una fonte di grande angoscia, vissuto dai pazienti in un costante stato di confusione e paura, percepito come una presenza sì ignota, ma fin troppo visibile e disgustosa sul proprio corpo.

Immagino il basalioma come un personaggio, un uomo cattivo, aggressivo, brutto, maligno.

È schifoso, devastante, visibilissimo.

Un marchio sulla pelle. Nelle forme avanzate, che possono sfigurare e deturpare il volto o il corpo, il basalioma mina l’autostima e attiva un forte senso di colpa per aver trascurato i primi segnali della malattia. Comporta, inoltre, una grave auto-limitazione delle proprie attività e relazioni sociali: è un

“marchio” da negare e nascondere a se stessi e agli altri.

Non mi accettavo, non mi guardavo più allo specchio, ero annientata.

Psicologicamente è stato devastante, non me l’aspettavo.

All’inizio avevo un forte senso di colpa, perché pensavo di aver causato io il basalioma con le tante lampade solari.

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GfK Eurisko, novembre 2013, indagine qualitativa su 12 pazienti italiani con basalioma di media-alta gravità,

attraverso una metodologia integrata (diari emozionali e colloqui in profondità)

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Ho iniziato a nascondere il mio basalioma, a coprirlo, a negarlo a tutti…

anche a mio marito, che addirittura pensava che il nostro matrimonio fosse in crisi perché non volevo più farmi vedere spogliata. Sono riuscita a nascondere tutto a tutti per 6 anni, poi ho iniziato a stare male, a dimagrire, a perdere forza. Ho dovuto ammettere a me stessa il problema e sono andata

dal dermatologo.

L’impatto sul lavoro. Il basalioma ha anche un impatto sulla vita professionale del paziente: in alcuni casi, infatti, inficia la possibilità di mantenere una vita lavorativa attiva.

Al lavoro mi bruciavo, mi scottavo, mi tagliavo: ero un’altra persona, sembravo drogata, mi parlavano e non sentivo, avevo solo un pensiero: “Ho

il cancro”.

Mi sono messa in aspettativa, non sono più riuscita ad andare al lavoro.

Il sostegno della famiglia. La malattia coinvolge direttamente i familiari più stretti, che si confermano la principale fonte di sostegno per il paziente, arrivando spesso a modificare i propri programmi e abitudini. Da un lato i familiari risultano allarmati dal basalioma e dalla reazione psicologica del parente, dall’altro cercano, invece, di nascondere la loro preoccupazione e di rassicurarlo.

Mia moglie mi è stata molto vicino, poi me l’ha detto che era preoccupata.

Mi ha dato supporto nelle medicazioni, mi aiutava a mettere e togliere le garze e mettere la crema.

I miei figli ad agosto hanno rinunciato al loro viaggi, perché non volevano partire lasciandomi in questo stato.

Il futuro. Parlando del futuro, gli italiani che convivono con il carcinoma basocellulare fanno emergere tutta la loro ansia e paura. Temono soprattutto una ricomparsa del tumore o di incorrere in aggravamenti e metastasi. Chiedono una maggiore attenzione al basalioma da parte del sistema sanitario e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica per sentirsi più integrati nella società.

Bisogna sensibilizzare la società, perché sia più accogliente, meno curiosa.

Perché faccia sentire i pazienti meno diversi, meno malati.

Bisogna fare informazione: se si sapesse dell’esistenza del basalioma lo si

potrebbe prevenire.

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