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Il parco della Villa Belmonte ali' Acquasanta. Analisi del patrimonio floristico e ipotesi di restauro

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Academic year: 2021

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Quad. Bot. Amh. Appl., 1712 (2006): 89-101.

Il parco della Villa Belmonte ali' Acquasanta. Analisi del patrimonio floristico e ipotesi di restauro

P .

MAZZOLA1,

G.

DOMI A1,

C.

Ml E01

& N.

ALLIATA2

1 Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università degli Studi di Palermo, via Archirafi 38 90123 Palermo

:>Assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali e P.l., Dipartimento B'B.CC.AA., Servizio Tutela ed Acquisizioni.

U. O. VI Tutela Ambientale via delle Croci 8 -90139 Palermo

ABSTRACT. - The park

o/

the Villo Bel1110111e all'Acq11asa111a. Ana(rsis

o/

the plani heritage ami restoration hypothesis. - The villa Belmonte all'Acquasanta (Palermo, NW Sicily). designed by V. Marvuglia at thc end of the XVIII century. is among thc most imponant examples of eoclassic style in Sicily. lts park includes ornamental and agricultural areas that.

although highly decayed. are stili partially suitable for recovery at least from the functional and structural points of'view.

With the twofold aim ofproviding a contribution to the survey ofSicilian historical park and garden flora and a tool for the requalification of the villa, its plant heritage has been analyzed and mapped. On the basis of these data. essential restora- tion guidelines have been drawn.

Key 1rnrck Historical gardens. flora rcstoration, Palermo, Sicily.

TRODUZIONE

li censimento della flora dei giardini e parchi d'impian- to anteriore alla prima metà ciel secolo scorso in un trenten- nio cli attività ha fornito un apprezzabile aggiornamento qualitativo e quantitativo. Oggi. per questa parte ciel patri- monio vegetale il cui valore cli bene culturale è definitiva- mente riconosciuto. si dispone cli un corredo cli dati biogeo- grafici, ecologici, storici. ecc., che incrementano considere- volmente la conoscenza della flora ornamentale siciliana.

Dal punto cli vista applicativo è evidente che per il buon esito cli qualunque intervento cli restauro. conservazione e valorizzazione dipende dalla esatta conoscenza ciel materia- le da trattare: nel nostro caso. il patrimonio coltivato.

el contesto sopra delineato rientra lo studio botanico del parco della Villa Belmonte all'Acquasanta. che, non- ostante gravi sottrazioni cli superfici, il susseguirsi cli usi impropri e cli abusi, l'abbandono e il conseguente degrado generale fino alla scomparsa della copertura vegetale in vari punti, possiede i connotati cli bene storico dotato cli grande valenza estetica e paesaggistica e cli un 'elevata potenziai ità rispetto a usi d'interesse sociale e culturale.

ORIGINI E STORIA

La villa Belmonte all'Acquasanta fu progettata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1799. su commissione cli Giuseppe Emanuele Ventimiglia ( 1766-1814) Principe di Belmonte. Nella realizzazione dell'opera, il Marvuglia si avvalse della collaborazione del figlio Alessandro

Emanuele e del cappuccino Fra Felice, al secolo Giovanni Battista La Licata, il cui ruolo nella direzione dei lavori crebbe progressivamente d'importanza. Nell'impostazione ciel progetto fu di rilievo la partecipazione del Principe cui si deve la spiccata impronta classica.

Tale attività a più mani ebbe come esito la realizzazione progressiva di un complesso articolato di edifici e d'im- pianti vegetali che in poco più di un decennio raggiunsero un rigoglio tale da apparire come una vistosa emergenza inerpicata alla base dello spoglio fianco meridionale del Monte Pellegrino. Per tutto il secolo non vi fu artista che.

illustrando il golfo di Palermo con il suo monte. trascuras- se di evidenziare questo contrasto. Lo sviluppo della villa ebbe fine con la scomparsa del principe, a Parigi nel 1814, alla quale seguirono la confisca della villa e l'abbandono del parco. Nel 1844 il complesso fu trasformato nell'alber- go "Belmonte Hotel" che divenne meta dell'aristocrazia internazionale. Questo recupero fu tuttavia emmero. Pochi anni dopo, infatti. la parte della tenuta a contatto col mare fu ceduta a privati. Fra le altre sottrazioni di superfici, si ricordano l'interruzione del sentiero di collegamento fra la parte superiore della tenuta (tempietto neogotico) e la colli- netta con il tempio di Vesta, oltre alla costruzione di un col- legio femminile (oggi dell'Università degli Studi di Palermo) nella parte centrale. Relativamente agli usi (cfr.

Pirrone & al. 1990), a partire dal 1915 la villa è stata in suc- cessione sede dell'Istituto per Mutilati di Guerra, del comando delle truppe alleate. di un collegio femminile.

del l'Ente Nazionale per l'Assistenza agli Orfani dei Lavoratori Italiani e infine anche centro d'assistenza per

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tossico-dipendenti. Attualmente la palazzina e ciò che resta del parco appartengono alla Regione Siciliana e. per una parte minore. all'Università di Palermo.

(AR/\TTl:RISTIClllo Cil:NERALI

Sita alle falde meridionali del monte Pellegrino (coordi- nate 38° 08' 46.60" N 13° 22' 07.50" E). sotto condizioni climatiche e biogeografiche termomediterranee (cfr.

RAIMONDO & VJ:NTURELLA, 1996), la villa occupa un'area approssimativamente rettangolare che in origine degradava da I 00 fino a 17 m di quota secondo la direttrice ord-Sud.

li limite superiore. nella parte settentrionale. e quello inferiore erano rispettivamente segnati da un tempietto neo- gotico e da un tratto di scogliera a strapiombo sul mare. Con la costruzione della via Pietro Bonanno, ul monte Pellegrino, la tenuta fu tagliata in due a circa 54 m di quota.

L'assetto generale mostra come la scelta dell'area ai piedi del monte. in posizione dominante rispetto alla città e al mare e con carattertistiche idonee all'impianto di un parco con duplice valenza estetica e produttiva, fosse deter- minante per l'ubicazione degli edifici e di tutte le compo- nenti del parco. Certamente l'attuazione del progetto fu pre- ceduta da un'accurata ricerca dei luoghi.

La parte centrale, esposta a Sud Est, degrada da 54 m (originariamente da 70 m) fino a 34 m dove si estende l'am- pia area pianeggiante che rappresenta il cuore della tenuta, con la palazzina e l'antistante terrazzo su Palermo e con le colture in posizione interna. Un ripido pendio si snoda dal terrazzo fino all'ingresso principale ubicato 17 mdi quota.

I substrati pedologici poggiano su matrice di carbonati;

sono di medio impasto, drenati e ascrivibili a stadi più o meno evoluti di terra rossa mediterranea, con sviluppo variabile secondo l'inclinazione e i trattamenti ricevuti. I substrati migliori per truttura e profondità, forse anche per- chè arricchiti da considerevoli apporti esterni, si trovano intorno alla palazzina e nel piano retrostante. Sul rilievo del tempietto di Vesta il suolo è poco sviluppato e presenta vari anìoramenti rocciosi. La parte superiore di questo tratto, in prossimità della Via Bonanno, che negli ultimi decenni ha subito pesanti rimaneggiamenti con eterogenei apporti detri- tici. presenta le caratteristiche tipiche di una discarica. Gli aspetti di vegetazione di gariga e prateria intorno al tem- pietto indicano che l'area rimase verosimilmente incolta fin dall'origine. Infatti, la presenza di sedili a altri manufatti scavati direttamente nella roccia. indica chiaramente che nel progetto originario la collinetta era intesa come un belvede- re caratterizzato da una vegetazione naturale, libera da ele- menti legnosi. D'altra parte, date le condizioni edafiche, quella era la soluzione progettuale più opportuna. Ai fianchi del rilievo e nei tratti pianeggianti, dove il ·u.olo è più pro- fondo e discretamente fertile, furono invece impiantate le colture produttive. La parte antistante la villa, fra il piano del terrazzo e l'ingresso, a elevata inclinazione e con il sub- strato ampiamente rimaneggiato era sistemata con essenze arboree rustiche che davano l'effetto paesaggistico rappre- sentato da F. Zerilli (Foto I). Oggi le aiuole che delimitano il viale in prossimità dell'ingresso, sono occupate da cespi di piante grasse e pelargoni che producono una fisionomia verosimilmente poco discosta da quella originaria, anche se la composizione floristica è variata. La parte inferiore a destra della palazzina, in cui oggi si trovano gli edifici 90

Foto 1 - La villa nel famoso dipinto che F. Zerilli esegui nel 1832.

dell'Università, come i osserva in un aerofotogramma IRTA del 1955, nel dopoguerra era caratterizzata dalla quasi totale assenza di copertura legnosa; tuttavia è presumibile che in origine fosse occupato da a petti dcl giardino forma- le che circondava il palazzo.

li quadro sopra delineato trova conferme nelle numero- e illustrazioni pittoriche dell'ottocento e nella documenta- zione fotografica anteriore all'alla seconda guerra mondiale e aerofotogrammetrica degli ultimi decenni da cui si ricava- no il susseguirsi dei diversi usi e delle fasi di abbandono.

Spicca, in pa11icolare. il contrasto fra lo stato di discreta con ervazione che in cui la villa si trovava ancora nel 1955 e quello di profondo degrado in cui es a già versava nel 1987. La stessa documentazione, correlata alla dislocazione delle vasche e delle condotte, i cui re ti sono sparsi in tutta l'area (foto 14), mostra chiaramente come rispetto al regime idrico l'uso diversificato delle varie parti della tenuta fosse il risultato di una progettazione estremamente accurata in rapporto alle quote di livello. In particolare, nella parte del parco attinente al progetto i resti del punto d'acqua più ele- vato si trovano a circa 52 m di quota. cioè al di sotto della collinetta del tempio di Vesta, dove fìn dall'origine non furono previsti impianti irrigui. Questo punto d'acqua, che era collegato anche alle condotte superiori, alimentava la parte occidentale fino alla quota di 52 m. La grande vasca situata al centro del parco riforniva, per mezzo di tre saie principali (foto 14), tutte le superfici a quote inferiori. Il rifornimento idrico avveniva mediante una linea principale che si sviluppava in asse con la palazzina, il tempietto di Vesta ed il tempietto gotico. Oggi le saie sono semidistrutte, ma il tracciato rappresenta il riferimento per la ricostruzio- ne del istema di irrigazione alle quote originarie.

MATERIALI E METODI

L'analisi del patrimonio vegetale ha riguardato princi- palmente le superfici che appartengono ancora alla villa e le strutture universitarie, nell'ipotesi che queste possano in futuro e sere riunite al nucleo principale. ell'indagine il parco è stato considerato come tazione unica di rilevamen- to. Il censimento della florula e la relativa mappatura sono stati effettuati tra il marzo e il luglio del 2003.

Contemporaneamente sono state effettuate ricerche biblio- grafiche e d'archivio i cui risultati. sebbene incompleti.

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hanno rornito interessanti informazioni sulla utilizzazione delle varie parti del parco. Le fonti principali sono state:

documenti del fondo Belmonte nell'Archivio di Stato di Palermo;

rappresentazioni iconografiche del Monte Pellegrino con la villa eseguite in diverse epoche del XIX secolo e fra esse specialmente la riproduzione di Zeri lii ( 1832);

aerofotogrammi eseguiti negli anni 1955 e 1987 (foto 2 e 3);

documenti fotografici della prima metà del secolo XX.

(foto 4. 5 e 6);

le tracce degli impianti e dei regimi colturali ancora leg- gibili in vari punti del parco. correlate all'inclinazione, allo sviluppo del substrato e alla dislocazione dei dispo- sitivi d'irrigazione;

l'età approssimativa delle piante arboree di maggiori dimensioni, ecc.

Nell'analisi noristica s'è fatto principale riferimento alla recente letteratura concernente il patrimonio dei giardini e parchi storici siciliani (BAZAN & AL., 2005; GERACI & AL .•

2002), con particolare attenzione anche a quelli ricadenti nell'ambito metropolitano di Palermo (ALLIATA & AL., 1987;

BUFFA & AL., 1984; MA!:ZOLA & 01 M.\RTINO, 1996).

Foto 2 -Acro foto IRTA ( 1955). Il documento mostra le condizioni della palazzina, del terrazzo e del parco che ha già subito impor- tanti menomazioni. Vari tratti sono ancora in coltura.

Per quanto riguarda l'identità tassonomica delle essenze censite e la nomenclatura, le opere di base sono quelle di PIGNATTI ( 1982) e di TUTI & AL. ( 1964-1980). per la nora nativa, e quella di HuxLEY ( 1997) per la flora esotica. Le entità censite sono elencate per ordine alfabetico rispetto alle famiglie, ai generi e ai taxa di rango inferiore (App. I).

Il numero d'ordine associato a ciascun nome stabilisce anche la localizzazione degli esemplari segnati in planime- tria.

FlORULA

Con riferimento alla sola componente coltivata perenne, la norula del parco consiste di 86 specie e 2 varietà appar- tenenti a 64 generi di angio perme e 4 di gimnosperme. li relativo elenco, comprende vari esemplari interessanti per le dimensioni e il valore estetico o per la rarità. Nessuno di essi tuttavia. risale all'impianto originario. Infatti, gli esemplari più annosi, rappresentati da alcuni individui di Ceratonia siliqua (n 19) e da una siepe di R11111ex lunaria (72) ubicata esternamente al muro di cinta occidentale, non superano il secolo di età. Per il resto, gli esemplari di maggiori dimen- sioni (Ficus microcwpa (35). F macrophylla subsp. col11111-

Foto 3 - Aerofoto della Compagnia generale Ripresearee Parma ( 1987). Il complesso presenta già tutti i segni dell'attuale degrado- già mostra tutti i segni dell'attuale degrado.

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naris (34), Washingtoniafì/if'era (82), ecc.) appartengono a specie esotiche introdotte Palermo e nel Mediterraneo in epoche posteriori all'edificazione della villa. Rispetto alle origini e alle funzioni, la flontla consiste delle stesse essen- ze di matrice ottocentesca che oggi caratterizzano il verde ornamentale di Palermo e della costa siciliana (cfr.

MAZZOLA & DI MARTINO, 1996; BAZAN & AL., 2005). Fra esse, sono particolarmente rappresentate Buxus sempervi- rens ( 17), Cupressus sempervirens (25) Cycas revoluta (26), Ficus magnolioides (34), MFrlus communis (45), Phoenix canariensis (57), Pitlosporum lobira (61 ), Rumex lunaria (72), Acacia dea/baia (2) e vari elementi nativi quali Ce/ti.1· auslalis ( 18), Chamaerops humi/is (21 ), Nerium o/eander (46), Pinus pinea (60), Quercus i/ex (66), Rosmarinus offi- cina/is (71 ), ecc., che nel parco sono presenti soltanto come piante coltivate. Inoltre, Cupressus macrocarpa (24), Pinus halepensis (59), Acacia cvanophylla (I) e A. karroo (3) rap- presentano esempi di essenze estranee utilizzate perchè molto frugali e di costo irrisorio. Per altro, A. cyanophvlla e A. karroo hanno successivamente invaso alcuni tratti del parco insieme alle altre pericolose invadenti Nicoliana glau- ca (47), Broussonetia papyrifera ( 15) e Parkinsonia aculea- ta (53).

Una sola specie risulta esclusiva della florula in questio- ne. Si tratta di un individuo di Buddleja cfr. davidii Franch.

che, per la localizzazione nella parte anteriore del parco e

Foto 4 - L'ingresso della villa in una foto anteriore al 1950.

Foto 5 - Il terrazzo antistante la palazzina prima del 1950.

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per l'età apparente, va considerata come una recente intro- duzione.

Le piante delle colture tradizionali sono Ficus carica (33), Opuntia .fìcus-indica (52), Fraxinus ornus (36).

Prunus du/cis (65), Prunus armeniaca (64), Citrus de/icio- sa (22), Eriobotrl'lljaponica (29) e, inoltre, Olea europaea var. europaea (49), Ceralonia siliqua (20), presenti nella villa anche allo stato spontaneo insieme ad Arundo dona.1 ( 13) e Rhus coriaria (68). D'altra parte, nessun esemplare delle essenze da frutto rilevate nel parco può essere riferito a fasi storiche come dimostrano sia l'età e la disordinata localizzazione di ciascuno di essi, come anche le informa- zioni fornite dagli aerofotogrammi e i le frammentarie fonti documentarie consultate.

Fra le altre essenze native, anche Rhamnus alaternus (67) nella villa si trova sia spontaneo che coltivato; Celti.1 austra/is ( 18), Cercis si/iquaslrum (20), Fraxinus ornus (36), ecc., vi sono presenti solo come piante coltivate. Di rilievo sono anche Coroni/la emerus (23), Rhus penlaph_Flla (69), Zi::iphus lotus (86), Phillvrea lati/olia (55) e Teucrium ji·uticans (79), impiegabili per caratterizzare a macchia o gariga pai1i del parco (il tempietto di Vesta e alcuni punti marginali a confine con la strada panoramica, ecc.) non assoggettabili alle regolari pratiche colturali.

In particolare, Coroni/la emerus (23), associata a Ceratonia siliqua, ad I-federa helix (37) e a Teucriumfruti- cans (79), adorna uno dei punti più suggestivi del parco, in un angolo riparato a poche decine di metri dal tempietto e accessibile da una scaletta ricavata nella roccia. Rhus pen- laphylla (69) è una rara specie originaria del Mediterraneo sud occidentale la cui distribuzione italiana riguarda la Sicilia meridionale e i rilievi di Monte Pellegrino, Monte Catalfano e poche altre località litoranee. Anche Zi::iphus lotus (86) è pianta a distribuzione nordafricana la cui pre- senza in Italia è limitata alle parti basali dei rilievi di Trapani e del Monte Pellegrino, fra l'Acquasanta e I' Addaura. Si tratta dunque di due specie rare, adatte a qualificare le parti da lasciare incolte.

Riguardo alla consistenza e al valore estetico e paesag- gistico della copertura, essa varia discontinuamente per effetto degli usi trascorsi, delle ingiurie delle fasi dell'ab- bandono.

In particolare, come si rileva dalla planimetria, la mag- giore concentrazione di elementi arbustivi e arborei si ha nella parte inferiore della villa e soprattutto intorno alla

Fig. 6 -Scorcio del prospetto della palazzina prima del 1950.

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palazzina, in prossimità della quale si trova la maggior parte degli esemplari di maggior pregio decorativo, all'interno di un gruppo di aiuole che rappresentano i resti alterati di un impianto formale. Anche la superficie antistante al palazzo, attraverso cui si snoda il viale d'accesso, presenta una densa copertura arbustiva e arborea alla cui costituzione parteci- pano Pinus halepensis, Ficus microcarpa, F macrophyl/a subsp. columnaris, Rhamnus alaternus, Nerium oleander, ecc. Nei rimanenti tratti della parte anteriore e specialmente quello a contatto con l'edificio ospedaliero, si rileva una mediocre copertura legnosa generata da Olea europaea, Cerci.1· siliquastrum, ma in buona misura anche da Acacia c1·anophFlla e altre entità tendenzialmente invadenti.

Nella parte superiore del parco, al di là delle scuderie, il piccolo rilievo del tempietto (foto 7) e i campi in abbando- no ospitano forme più o meno degradate di vegetazione erbacea semistabile, dominata da grarninee perenni cespito- se come Cvmbopogon hirtus in cui sono dispersi pochi esemplari arborei che rappresentano, in parte, la testimo- nianza delle vecchie coltivazioni (Prunus dulcis, Ficus cari- ca), in parte sono resti di impianti recenti, estranei al conte- sto originario (Cupressus macrocarpa, Ficus microcarpa, Acacia cvanophyl/a), in parte ancora sono il risultato di recenti invasioni (Acacia karroo, Ailanthus altissima, Ricinus communis, Nicotiana glauca, ecc.). La presenza di queste entità legnose è dunque prevalentemente negativa come d'altra arte lo è quel la di varie altre essenze erbacee sia avventizie, quali Pennisetum setaceum, Boerhavia repens, Artemisia annua, ecc., sia native come Achyranthes sicula, Jnula graveolens, 1. viscosa, ecc. Diverso significato hanno Ceralonia siliqua ( 19), Pinus pinea (60) e gli arbusti di Rhus pentaphylla (69) nel piccolo declivio sottostante al tempietto (foto 7), per il valore paesaggistico che assumono in rapporto alla massa dell'edificio stesso e alla dislocazio- ne dei manufatti (foto 8).

li quadro prospettato sopra ha poche corrispondenze con la realtà passata. Infatti, i libri di cassa dell'archivio Belmonte indicano che nei primi anni di esistenza esso ospi- tava olivi (almeno 200 esemplari), pioppi, frassini, som- macco, viti, limoni e aranci (portogalli) e, inoltre, vari ortag- gi (broccoli, scarola), gelsi (550 piante), cioè le colture più redditizie dell'epoca in quantità tali da caratterizzare la tenuta sia nella fisionomia che nella struttura. Essa si pre- sentava infatti come un importante complesso produttivo dotato anche di una flora di straordinaria valenza paesaggi-

Foto 7 -L'area 'naturale' del tempietto.

stica. Vale la pena di ricordare come la duplice funzione uti- litaristica e decorativa dei parchi e giardini siciliani fosse oggetto di ammirazione da parte di Goethe (MAZZOLA &

MINEO, 2006). Dalla rappresentazione pittorica eseguita da Zeri lii intorno al 1832 si comprende pienamente perché non fosse stato necessario dotare il giardino di particolari ricer- catezze per conferire alla villa il ruolo primario che essa mantenne fino a quando non fu aperta, nel 1920, la rotabile panoramica del Monte Pellegrino.

li giardino era tuttavia ben strutturato e si sviluppava nella parte compresa fra i I palazzo e le scuderie, mentre nella parte anteriore il terrazzo, dotato di pochi elementi vegetali, dominava un arboreto che degradava fino al limite inferiore della tenuta. Oggi i rapporti fra parti produttive e componenti paesaggistiche sono sovvertiti e non è possibile ricostituirli anche perché non sono state ancora riscontrate documentazioni attendibili concernenti la florula decorativa originaria. Pertanto, ai fini del restauro, nella quasi totale mancanza di superstiti dell'impianto primitivo (con la vero- simile eccezione dei cipressi - Cupressus sempervirens - dell'emiciclo, del cespo di Rumo: lunaria e forse anche di alcuni oleandri) assumono rilievo gli elementi storicizzati, che determinano l'attuale struttura dell'impianto in virtù dell'epoca in cui furono posti a dimora, delle dimensioni e del valore estetico acquisito e, specialmente, della particola- re localizzazione contestuale al parco. In particolare, nella parte anteriore del complesso sono rilevanti Chamaerops humi/is, Cupressus sempervirens, Cycas revoluta, Ficus macrophyl/a subsp. columnaris, No/ina recurvata, Phoenix canariensis, P dacty/ifera, Sophorajaponica, ecc.Nell'area circostante al tempietto sono significativi due esemplari iso- lati di Pinus halepensis e di Olea europaea var. europaea, di considerevole effetto paesaggistico, e inoltre, Ceratonia siliqua, Prunus dulcis, Olea europaea var. sylvestris, ecc.

Nel sottostante angolo romantico sono caratterizzanti la suc- citata Coroni/la emerus e altre entità spontanee quali Olea europaea var. sylvestris, Teucrium ji~uticans, ecc. Infine, nella vasta area che era occupata dagli impianti produttivi le sole presenze legnose sono costituite da un giovane esem- plare di mandorlo e da tre fichi, mentre diverse piante di interesse agrario si rinvengono in altri punti del parco, per esempio a fianco delle scuderie, sia in individui isolati che in piccoli gruppi. Nella pai1e anteriore, fra l'ingresso princi- pale e il terrazzo, la copertura era affidata alla componente arborea delle conifere e di altre essenze sempreverdi, come

Foto 8 -Il viale al! 'ingresso principale.

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si ricava dall'opera di Zerilli. Le specie potrebbero essere state Pinus pinea e Quercus i/ex piuttosto che i Pinus hale- pensis che sono relativamente giovani.

ASPETTI DI DEGRADO

Da quanto esposto sopra emerge che gli aspetti della degradazione del parco sono numerosi e di varia natura, riguardando sia il complesso vegetale sia le altre compo- nenti. Nel parco, uno dei principali riguarda il rapporto con le superfici sottratte a esso, senza considerare il danno insa- nabile causato dalla decurtazione in sé. In particolare, poi- ché il limite con la parte occupata dagli edifici universitari non sembra essere mai stato definito, in tutta la linea di con- tatto il parco assume passivamente l'identità di pertinenza della struttura ospedaliera (foto 11 ).

Fra gli abusi a carico del suolo, il più pesante s'indivi- dua nella discarica (foto 16) insediata nella parte superiore, fra la via Bonanno, il tempietto e il limite sudorientale. La superficie direttamente soggetta a quest'attività supera i 3000 m2 sui quali, anche molto recentemente, sono stati riversati detriti di ogni tipo. Di minore impatto, ma pure notevoli sono anche un'area rettangolare cementificata nella zona delle colture (foto 12), un percorso cementificato in prossimità del tempietto (foto 15 e 17) e una piccola area, a poche decine di metri dalla palazzina (foto 9), il cui sotto- suolo ospita probabilmente impianti di pertinenza dell'ospe- dale.

Per quanto riguarda la componente vegetale, il degrado generale si rileva, alquanto pesante, nella presenza diffusa di piante tipiche degli ambienti disturbati sia legnose (Acacia karroo, Ai/anthus altissima, Nicotiana glauca, Ricinu.s· com- munis, Arundo donax, Parkinsonia aculeata, Rhus coriaria, ecc.) che erbacee perenni ( Ca/actvtes tomentosa, lnula viscosa, I. graveo/ens, Centaurea ca/citrapa, Ferula com- munis, Achyranthes sicula, Mandragora autumnalis, ecc).

Fra queste ultime le esotiche Boerhavia repens e Pennisetum setaceum (che tende a soppiantare le formazio- ni a Cymbopogon hirtus in tutto il rilievo di Monte Pellegrino) sono particolarmente invadenti. Nelle varie parti del parco, inoltre, il deterioramento è diversificato in corri- spondenza agli usi che si sono susseguiti, spesso in contra- sto con la natura del sito. Per citare solo alcuni esempi, nella parte anteriore, filari di essenze arboree incompatibili le une

Foto 9 -Struttura di incerto significato tra la palazzina e l'ospedale.

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con le altre per dimensioni e valore estetico e per la compo- sizione floristica (che include sia essenze tipiche degli impianti di risanamento degli ambienti forestali e denudati come Pinus halepensis, Acacia cFanophvlla, sia entità rude- rali come A ilanthus altissima, Broussonetia papvrifèra, ecc.); l'ubicazione degli esemplari all'interno delle aree delimitate dal viale d'ingresso (f, i ed I nella planimetria) e le condizioni generali degli stessi indicano che in questa zona l'attuale copertura vegetale è il risultato di improvvidi interventi effettuati nel succedersi delle varie gestioni.

Aspetti simili si rilevano anche nelle aree g eh, sebbene la composizione floristica sia relativamente più ricercata; nel terrazzo, dove due esemplari di Phoenix canariensis (57) troneggiano a circa un metro dalla palazzina, dietro la quale si trova un giardino formale impiantato dopo il 1955 (vedi aerofoto), con discapito delle preesistenze storiche di cui oggi restano solo le tracce segnate in planimetria. In condi-

Foto I O -Ficus 111icrucwpa uno dei superstiti esemplari del viale alberato nella zona degli impianti agricoli. In fondo Acacia cya- nophvlla e C11pressus 111acrocarpa.

Foto 11 - Limite tra il parco e l'ospedale.

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zioni di grave degrado sono anche tutte le parti a contatto con le strutture ospedaliere per il fatto stesso che dopo la costruzione di queste non s'è mai attuata una delimitazione dei confini (foto 9). In tutta la parte posteriore il degrado è testimoniato soprattutto dalla scomparsa più o meno totale delle colture (resta solo un filare di fichi - foto 11 ), dalla distruzione dei substrati con la cementificazione di interi tratti e con la creazione della discarica sopra citata. In que- sta parte del parco, l'avere introdotto vari elementi estranei di comune impiego negli impianti di riforestazione (Cupressus macrocarpa. Acacia cl'anophilla, Eucalyptus camaldulensis, ecc.) ha provocato danni irrisori rispetto a quelli causati dall'apporto detritico.

ORIENTAMENTI PER IL RESTAURO

Dall'analisi sopra esposta, appare evidente che non esi-

stono i presupposti né per un restauro conservativo e nep- pure per la ricostruzione parziale per gran pa11e degli impianti d'origine, essendo variata l'estensione, la tipologia cl 'uso e la relativa copertura vegetale delle varie parti del parco. Sulla base delle verifiche cli campo e della documen- tazione analizzata, potrebbero invece ricostituirsi l'origina- ria configurazione paesaggistica, decorativa e agricola, recuperando anche alcuni degli elementi romantici come, in particolare, il riferimento alla natura mediterranea della parte circostante al tempietto di Vesta. Appare improponibi- le effettuare richiami attinenti alla parte posta sopra la stra- da panoramica, all'interno dell'area cli intervento sia pure a titolo di semplice memoria. ella parte anteriore e nei dis- ponibili frammenti del giardino formale intorno al palazzo, si potrebbero utilizzare e valorizzare le componenti noristi- che esistenti. Nelle aree originariamente destinate alla pro- duzione, individuate sulla base della morfologia, delle con- dizioni ciel substrato e degli indizi forniti dai resti della rete idrica, si può prevedere il reinserimento degli impianti agri- coli.

La parte preliminare degli interventi dedicata al ripristi- no delle condizioni ambientali necessarie all'esistenza degli impianti vegetali comporterebbe primariamente l'asporta- zione dei materiali detritici e la ricostituzione dei substrati pedologici, possibilmente mediante apporti esterni di terre- no agrario. Necessaria è anche la ricostituzione delle strut- ture cli sopporto alla gestione del verde, ed in particolare, la

Foto 12 - Area cementificata nell'area agricola, nello sfondo, C11press11s macrocarpa, Opuntiafìcus-indica e Ficus carica.

ricostruzione di corpi tecnici adeguati alle attuali esigenze agricole.

Altrettanto prioritaria è la realizzazione delle strutture di approvvigionamento e distribuzione dell'acqua. li ripristino cieli 'antico sistema di vasche e condotte è necessario ali 'a- dacquamento delle parti del parco strutturate secondo il sistema cli irrigazione tradizionale, importante come docu- mentazione storica e come suggestivo mezzo per mantenere la memoria della sapienza insita nell'arte di governare le acque negli impianti a regime irriguo ciel passato. È tuttavia evidente che, trattandosi cli strutture funzionanti con estre- mo dispendio del bene acqua, essa potrà semplicemente esi- stere a fianco degli impianti adeguati alle odierne esigenze cli risparmio idrico e cli manodopera da progettare e attuare in dipendenza dalle effettive scorte.

Altro intervento cli bonifica indispensabile consisterebbe nella rimozione e nel controllo delle essenze infestanti o invadenti dalle superfici destinate ad ospitare gli impianti.

Sarebbero da rimuovere, Ailanthus altissima, Acacia cra- nophylla, A. dea/baia, A. karroo. Rhus coriaria, Parkinsonia aculeata, Nicotiana glauca e tutte le essenze erbacee insediatesi durante il periodo di abbandono. Fra queste richiederebbero interventi cli asportazione totale Boerhavia repens, Pennisetu111 setaceum. Inoltre, Cymbopogon hirtus, lnu/a viscosa, I. graveolens, Centaurea calcitrapa, Ferula com111unis, Achyranthes sicula, Mandragora autumnalis. ecc. sarebbero eia rimuovere da tutto il parco tranne che dall'area di pertinenza ciel tempiet- to (foto 7). Infine, Zi::iph11s jujuba, Rhu.1· coriaria, Lantana camara, le succulente dei generi Agave. Opuntia, Aloe, ecc., necessitano cli un intervento di sfoltimento iniziale al quale dovrebbero seguire periodici controlli.

La restituzione delle attitudini colturali del sistema richiederebbe anche che tutte le parti ciel parco fossero rag- giungibili agevolmente dai mezzi meccanici. A tal fine va previsto il ripristino ciel percorso perimetrale e cli quelli interni.

Per quanto riguarda gli interventi attinenti agli impianti vegetali, essi dovrebbero essere improntati al principio sopra accennato cli utilizzare possibilmente la copertura esi- stente, valorizzandola con opportune integrazioni e sostitu- zioni puntuali o cli adottare la sostituzione graduale delle essenze nei casi cli azioni più radicali. Gli interventi propo- nibili sono riportati in dettaglio nella planimetria (Ali. I) con

Foto 13 -Resti di un filare di Firns carica nell'area agricola.

95

(8)

l'indicazione puntuale di ciascuno degli esemplari da inseri- re o rimuovere nei vari settori, distinti in aree unitarie (con- trassegnate con lettere) nell'ambito delle tre principali tipo- logie (ornamentale, agricola, parte incolta del tempietto), secondo i seguenti criteri.

ella parte anteriore del giardino è proponibile il mante- nimento dell'originaria configurazione ad arboreto mante- nutasi nel tempo (vedi dipinto di Zerilli -1832 - e aerofoto- grammi del 1955 e 1987), reintroducendo le lati foglie sem- preverdi ed altri elementi arborei di pregio f'ra le compo- nenti principali della copertura. A tal fine, le aiuole attual- mente caratterizzate da Pi1111.1· lwlepensis, Ficus microcarpa.

F macrophrlla subsp. columnaris. Ligustmm lucidum.

Cerci.1· siliquas/rt1111. Olea e11mpaea. ecc. (aree f', g, h, I della mappa) potrebbero essere rinfoltite principalmente con plantule di leccio (Querrn.1· i/ex) e di elementi rari della flora ornamentale dei parchi e giardini storici siciliani riportati con una 'R' nell'elenco di progetto (App.l).

Nella zona I, che attualmente è quasi scoperta, il rinfol- timento potrebbe essere attuato con l'inserimento di esem- plari di maggiori dimensioni.

Per quanto riguarda il viale d'accesso, andrebbe con er- vato l'attuale assetto, caratterizzato da aiuole di succulente e pelargoni e da un singolo li lare di Washingtonia .fìlif'era lungo il bordo inferiore. La formazione a succulente che caratterizza l'ingresso potrà essere estesa all'aiuola i. In tutti i punti di questo viale e degli altri percorsi principali sareb- be possibile inserire elementi arbustivi caratterizzati da fio- riture profumate (Rosa sp. pi.. Jasminum sp. pi..

Philadelphus coro11ari11s, Chi111011ant/111s praecox, Aloysia triphrlla, Alpinia speciosa, ecc.)

ella parte superiore, al livello del terrazzo (area e), l'intervento di maggior rilievo potrebbe essere costituito dal ripristino delle simmetrie al livello delle scale e delle aiuole del terrazzo, mediante la reintroduzione di esempla- ri maturi di C\'cas rem/11/a, e Chamaerops humilis. Inoltre, l'edificio andrebbe affrancato da due esemplari di Phoenix canariensis posti a dimora a meno di un metro dal muro nel dopoguerra, come risulta chiaramente da documentazione fotografica anteriore al 1950. Tali esemplari potrebbero essere reimpiantati nell'adiacente area d, che potrebbe ospitare un palmeto per la cui composizione floristica si fa riferimento al modello offerto dalla flora urbana di Palermo (Brahea armala, B. nitida. Arecaslrum roman::o/fìan111n,

Foto 14 -Resti di una saia e del pozzetto di raccolta.

96

Butia capiwlll. B. Htlui. /-lo1reia forsleriww. ecc.) e dalla flora nativa di aree mediterranee dal clima prossimo al nostro (e .: Phoenix theophrasti, rara specie originaria di Cipro e delle coste della Turchia. non ancora introdotta nel contesto ornamentale siciliano). Un altro indispensabile intervento puntiforme riguarderebbe un esemplare di Firns microcarpu il cui sviluppo esuberante ha compromesso l'integrità di un manufatto di incerta datazione. Nell'area e, che contiene i resti del giardino formale, gli interventi dovranno essere rivolti a ripristinare le simmetrie, restitui- re una certa geometricità alla aiuole senza apportare parti- colari modilìchc alla loro forma, tenuto conto anche del fatto che la parte del giardino compresa tra la vasca a semi- luna e l'edificio fu realizzata dopo il 1955 (loto 2). La parte più antica di quest'area comprende alcuni manufatti ed ele- menti vegetali attribuibili all'impianto originario (i cipres- si, per l'età, l'oleandro, il mirto e il bosso come riferimen- ti qualitativi). In questa parte si potrebbero ricostituite le bordure utilizzando materiale riprodotto per via vegetativa a partire dalle piante esistenti. Inoltre andrebbe ripristinato il rappo110 fra i manufatti (sedili e aflìni) e le piante (cipres- si). Interventi di maggiore consistenza dovrebbero riguar- dare la parte a contatto con la struttura ospedaliera per la quale si prevede la realizzazione di una barriera vegetale ottenibile potenziando la consistenza dell'aiuola a attraver- so lo sviluppo e il rinfoltimento dei viburni e dei ligustri formando una parete alta circa 6 m. La continuità di questa parete potrà ottenersi per mezzo di un sistema di rampican- ti coltivati in vaso. Specie idonea per questo scopo potreb- be essere lpomoea alba. volubile, con i fiori aperti e profu- mati di notte, che raggiunge anche l'altezza cli 20 m secon-

Foto 15 -li pino accanto al tempietto e sullo sfondo il cancello d'ingresso sulla via Bonanno. In primo piano. l'inizio di un tratto di sentiero cementificato.

(9)

Foto 16 - La discarica.

do le dimensioni del tutore. Un altro punto in cui è neces- sario creare una barriera vegetale è i I muro sottostante alla via Bonanno per la quale si può prevedere il ripristino di

siepi con Bougainvi//ea spectabi/is. Per migliorare le con-

dizioni degli impianti delle aree b, adiacenti alle scuderie, una soluzione possibile sarebbe quella di incrementare la densità degli arbusti aromatici (come Rosmarinus ofjìcina- /is, ecc.) e degli alberi fruttiferi (Citrus limon, C. deliciosa, Prunus armeniaca, ecc.). Un intervento che riguarda l'inte- ra parte ornamentale del parco consiste nella messa a dimo- ra di essenze arbustive vistose per i fiori e i profumi ovun- que possibile (Rosa sp. pi., Jasminum sp. pi. Cestrum noc- turnum, Chimonanthus praecox, Philadelphus coronarius, Brugmansia arborea, e altre specie, arbustive, indipenden- temente dal fatto che siano o no riportate nell'elenco delle specie di progetto. Ciò vale anche per le essenze erbacee perenni, come Agapanthus africanus, iris sp. pi., Clivia miniata, Chlorophytum comosum, Hemerocallis sp. pi. e altre bulbose idonee alla realizzazione di bordure basse di limitata valenza strutturale. Infine, per i corpi d'acqua rica- denti all'interno della zona di pertinenza ornamentale sarebbe opportuno l'impiego di entità il cui sviluppo non sia tale da sovrastare le vasche.

Per quanto attiene alla parte agricola, sarebbero utili impianti conformati ai criteri dell'orto-frutticoltura tradi- zionale, tenendo conto che essi possono avere funzioni pae- saggistiche e dimostrative molto importanti ai fini dela con- servazione del germoplasma delle piante dell'uomo, oltre che nell'educazione. A tal proposito, va rimarcato che tutte le iniziative basate sulla raccolta, coltivazione e valorizza- zione del patrimonio coltivato con metodi tradizionali rap- presentano elementi aggiuntivi a favore della strategia della

Foto 17 - Vialetto cementi fìcato nella zona del tempietto.

conservazione più che ripetizioni puramente collezionisti- che. Nell'area destinata alle colture agrarie si potrebbe pre- vedere l'impianto delle essenze legnose che fino all'imme- diato dopoguerra hanno rappresentato il fulcro dell'econo- mia e della cultura rurale siciliana e mediterranea e cioè agrumi come limoni, frassini, peri , meli, cotogni, sorbi, melograni, fichi, gelsi, giuggioli, peschi, pistacchi, ecc. sia nelle varietà attuali che in quelle tradizionali reperibili.

Relativamente a queste ultime, di seguito se ne citano alcu- ne a puro titolo d'esempio. Limone: cultivar 'femminello', 'lunario', 'duci dintra', 'Yalentianu', ecc.: mandarino: 'tar- diu di Ciaculli', ecc.; arancio: 'Vaniglia', 'Portugallu', 'Calabrisi ', ecc.; cedri ('Diamante di Trabia' ecc.), olivi ('Nuciddara', 'Bianculidda', 'Cirasuola', 'Pizzu Corvu', ecc.,) viti ('Catarrattu', 'Nzolia', 'Zibibbu', ecc.). Gli impianti dovrebbero essere disposti secondo i sesti tradi- zionali, tenendo conto della compatibilità con i nuovi impianti di irrigazione e le tecniche di coltivazione. Per quanto concerne gli aspetti qualitativi, gli impianti dovreb- bero ospitare le varietà tradizionali reperite nella campagna palermitana. Queste ultime sono in buona parte da ricerca- re direttamente nel territorio e pertanto il loro inserimento negli impianti dovrebbe essere graduale. Raccolta e propa- gazione del materiale da inserire nelle colture stabili potranno essere effettuate nel piccolo vivaio di sostegno al parco (F). Accanto questa struttura, una modesta superficie (E) potrà essere configurata come orto. Relativamente agli elementi decorativi, l'area dovrebbe contenere essenze pro- prie del contesto agricolo tradizionale, rappresentate essen- zialmente da piccole siepi di rosmarino, salvia, ecc. Inoltre il filare di Ficus microcarpa nel viale fra le aree Be D (foto I O), recente e semidistrutto, la cui ricostituzione è impro-

97

(10)

ponibile a causa dell'eccessiva espansione delle chiome con danno agli impianti strutturali, dovrebbe essere sosti- tuito con altre specie arboree di minore dimensione per evi- tare impedimenti paesaggistici e danni alle strutture (vedi foto 2).

ellla zona del tempietto (H), potrebbero essere inseriti alcuni elementi arborei ma è prioritaria la ricostituzione delle siepi e bordure intorno all'edificio. In questa zona il chiaro riferimento alla concezione romantica del paesaggio 'naturale' dell'antichità classica sarebbe opportuno soltanto il controllo della comunità erbacea che vi è insediata, mediante lo sfalciamento periodico dei cespi prima dell'e- missione delle spighe. Inoltre, come s'è indicato sopra, lo stesso trattamento potrebbe adottarsi nel giardino roccioso (I) e nel sito puntiforme O, che potrebbero ospitare le mede- sime xerofite succulente già in coltura all'interno del parco e un esemplare maturo di leccio.

Le strutture di supporto alla gestione ordinaria degli impianti inclusa quella dei materiali organici dovrebbero essere dislocate nei vari punti marginali in prossimità dei viali perimetrali.

BIBLIOGRAFIA

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MAZZOLA P. & D1 MARTINO C., 1996 - la.fionda decorati-

APPENDICE I -Elenco floristico.

Tab I - Stato attuale

Il Nome botanico l. Acacia cyanophvlla Lindi.

2. Acacia dea!bata Link 3. Acacia karroo Hayne

4. A.eave americana L. var. americana 5. Aeave americana var. marzinata Trel.

6. Azave attenuata Salm-Dyck 7. Ailanthus altissima (Mili.) Swingle 8. Aloe arborescens Mili.

9. Aloe ci/iaris Haw.

IO. Aloe sp.

11. Aloe xcaesia Salm-Dyck 12. Avtenia cordifolia (L. f.) Schwantes 98

va del promontorio di Monte Pellegrino (Palermo).

-Quad. Bot. Amb. Appl., 4 (1993): 35-48.

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RINGRAZIAMENTI - Si ringrazia l'architetto Francesca Starrabba per avere gentilemnte messo a disposi- zione documenti planimetrici e fotografici della prima metà del XX secolo. Lavoro eseguito con il contributo dell'Università di Palermo (Fondi di Ateneo per la Ricerca. Responsabile: prof. P.

Mazzola).

RIASSU TO - La Villa Belmonte all'Acquasanta (Palermo), progettata da V. Marvuglia alla fine del XVIII secolo, si pone fra gli esempi più significati- vi di impianti neoclassici siciliani. li suo parco con- siste di parti ornamentali e agricole che, sebbene profondamente degradate, sono ancora parzialmen- te recuperabili, almeno dal punto di vista funziona- le e strutturale.

Nell'intento di apportare un contributo al censimento della nora dei parchi e giardini storici siciliani e di fornire uno strumento utile alla riqualificazione della villa, il relativo patrimonio vegetale è stato censito e rilevato planimetricamente. Sulla base di questi dati, sono stati delineati i criteri essenziali di restauro.

ALLEGATI CARTOGRAFICI

Mappa dello stato attuale e di progetto del parco della Villa Belmonte ali' Acquasanta (Palermo).

Nome 110/1:are uso

Acacia D

Mimosa D

Acacia O.I

Agave D

Agave D

Agave D

Ailanto I

Aloe D

Aloe D

Aloe D

Aloe D

Aptenia D

(11)

13. Arundo donax

L.

Canna comune

T

14. Bouganvi//ea spectabilis

Willd. Bouganvillea D

15. Broussonetia papvrifera (L.)

Vent. Gelso da carta J,

D

16. Buddleja cfr. davidii

Franch. D

17. Buxus sempervirens

L. Bosso D

18. Celtis australis L.

Bagolaro D,S

19. Ceratonia siliqua L. Carrubo

P,

S

20. Cercis si/iquastrum L. Albero di Giuda

D, S

21. Chamaerops humilis L.

Palma nana D

22. Citrus deliciosa

Ten. Mandarino

p

ì"

_.). Coroni/la emerus L.

s

24. Cuoressus macrocarpa

Ha1tw.

Cipresso di Monterey

D

25. Cupressus semoervirens

L.

Cipresso comune D

26. Cycas revoluta Thunb. Cycas

D

27. Crperus alternifolius L.

Papiro D

28. Duranta erecta

L. Duranta

D

29. Eriobotrva japonica (Thunb.) Lindi.

Nespolo del Giappone p

30. Euca/vptus camaldulensis

Ten.

Eucalipto

D

31. Euonymus japonica

L.

Evonimo

del Giappone

D

32. Euphorbia candelabrum

Kotsch

y Euphorbia D

33. Ficus carica

L. Fico comune p

34. Ficus macrophylla subs.p. columnaris

P. Green Ficus magnolioide D

35. Ficus microcarpa L.

Ficus beniamina D

36. Fraxinus ornus L.

Orniello D

37. Hedera helà

L.

Edera

s

38. Hibisrns rosa-sinensis L.

lbiscus D

39. Iris germanica L.

Iris D

40. lantana camara

L. Lantana D

41. ligustrum lucidum

W. T. Ait. Li

gustro

D

42. Medicago arborea

L. Medicago arborea D

43. Melia a::edarach L.

Melia D

44. Mroporu111 te11111/0li11111

Forster Mioporo D

45. Mvrtus communis L.

Mirto D

46. Nerium oleander

L.

Oleandro

D

47. Nicotiana glauca Graham

I

48. Nolina recurvata

Hemsl. Nolina D

49. Olea europaea L. var. europaea Olivo

D. p

50. Olea eurooaea var. svlvestris (L.)

Mili.

Oleastro

s

51. Opuntia exaltata A.

Berger D

52. Opuntia fìcus-indica (L.)

Mili. Ficodindia p

53. Parkinsonia aculeata L.

D.I

54. Pe/ar)!onium zonale (L.) L'Hér. Geranio

D

55. Phillvrea latifo>Zlia

L. Ilatro s

56. Phoenix canariensis x P. dactvlifera

Palma D

57. Phoenix canariensis Chabaud

Palma delle Canarie D

58. Phoenix dactvlifera L.

Palma da datteri D

59. Pinus halepensis Mili.

Pino d'Aleppo

D

60. Pinus pinea

L. Pino domestico

D

61. Pittosporum tobira (Thunb.) Aiton f.

Pittosporo D

62. Platvcladus orientalis (L. f.)

Franco

Thuja

D

63. Plumba)!o auriculata

Lam.

Gelsomino del capo

D

64. Prunus armeniaca L. Albicocco p

65. Prunus dulcis (M

ili.) D. A. Webb Mandorlo

p

66. Ouercus i/ex L.

Leccio D

67. Rhamnus alaternus L.

Alatemo

D.S

68. Rhus coriaria L. Sommacco P, I

69. Rhus pentaphv/la (Jacq.) Desf.

s

70. Robinia pseudacacia L.

Robinia

D

71. Rosmarinus offìcinalis

L. Rosmarino

D.A

72. Rumex lunaria L.

Romice dell

e Canarie

D

73. Schinus molle L.

Falso pepe D

74. Sophora japonica L. Sophora D

75. Spiraea xvanhouttei

Zabel. Spi rea

D

99

(12)

76. Strelitzia re;;inae Banks Strelitzia D

77. Tamarix ;;a/fica L. Tamerice D

78. Tamarix varviflora DC. Tamerice D

79. Teucriumfh1ticans L. Camedrio femmina

s

80. U/mus cfr. minor Mili. Olmo D

81. Viburnum tinus L. Viburno D

82. Washin.e:tonia fìlifera (Linden) H. Wendl. Washingtonia D

83. Yucca a/oifò/ia L. Yucca D

84. Yucca e/ephantipes Regel Yucca D

85. Yucca .e:loriosa L. Yucca D

86. Ziziphus lotus (L.) Lam. Giuggiolo selvatico

s

Ta b . 2 -Essenze d i progetto.

11 Bi110111io latino 110111e vol~are I/SO

100. A;;apanthus africanus Beauverd D

101. Aloe marlothii A. Ber.g. Aloe D

102. Aloe !faponaria Haw. Aloe D

103. Arecastrum romanzo[fìanum Becc. D

104. Brahea armata S. Wats. D

105. Brahea nitida E. Andre R

106. Bosea vervamora L. R

107. Butia capitata Becc. D

108. Butia vatav Becc. R

109. Cassine australis Kuntze R

110. Casuarina rerticillata Lam. R

Il/. Cerato::amia mexicana Brongn. R

112. Citrus limon (L.) Burm f. Limone p

113. Citrus lumia Risso Lumia p

lf.:I. Citrus medica L. Cedro p

115. Citrus mvrtifòlia Raf. Chinotto p

116 Citrus paradisi Macfad. Pompelmo p

117. Citrus sinensis Osbeck Arancio dolce p

118 Clivia miniata Regel D

119. Colocasia esculenta Schott D

120. Crataeszus a::orolus L. Azzeruolo p

12 /. Cvdonia oblone,a Mili. Cotogno p

122. Cvperus papvrus L. Papiro D

J 23. Dasv/irion serratifolium Baker R

IN Drosanthemum f!oribundum Schwant. D

125. Ehretia tinifolia L. R

126. Eriocephalus a(ricanus L. D

127. Ficus benghalensis L. Fico d~I Bengala D

128. Ficus lvrata Warb. Fico D

129. Ficus racemosa L. Fico D

130. Fraxinus angustifolia Vahl Frassino da manna p

I 3 /. Gardenia thunber;;ia L. f. Gardenia R

132. Hibiscus mutabi/is L. Hibiscus D

133. Howea forsteriana Becc. Kentia D

13..f.. Jug/ans reszia L. Noce p

135. Justicia spicigera Schlecht R

136. Lantana montevidensis Bnq. Lantana D

137. lavandu/a anszustifolia Mili. Lavanda D,A

138. lavandu/a dentata L. Lavanda D,A

139. Livistona decipiens Becc. R

l..f.O. Morus alba L. Gelso bianco p

1..f.I Morus niszra L. Gelso nero p

1-f.2. No/ina lonszifò/ia Hemsl. Nolina D

143. Nvmphaea alba L. Ninfea D

144. Nvmphaea tuberosa Paine Ninfea D

145. Nvmphaea xmarliacea Latour-Marliac Ninfea D

146. Opuntia tomentosa Salm-Dyck Opunzia D

100

(13)

/.I Oreopanax m·mp/we(o!ius Gentil R

/.18. Osreomele.1· schwerinae C. K. Shneider R

/./9. Phoenix loureiri Kunth R

150. Phoenix rheophrastii Greuter R

151. Piswcia terehinthus Mili. Scorna becco p

151. Pistacia vera L. Pistacchio p

153. Pirecellohium pruinosum Mohlenbr. R

15./. Podocarpus nerii(o!ius D. Don R

155. Prunus cerasus L. Amarena p

156. Prunus domestica L. Susino p

157. Prunus persico (L.) Batsch Pesco p

158. Punica >!_rana/11111 L. Melograno p

159. Pvrus co111111u11is L. Pero p

160. Ouercus poh'lllorpha Schlecht. & Cham. R

161. Ouisqualis indica L. R

162. Ruscus h1·pof!.loss11111 L. Asparago D

163. Sequoia se111pervire11s (Lamb.) End I. Sequoia R

16./. Sorbus domestica L. Sorbo p

165. Thuia p/icara D. Don Tuia gigante R

166. I 'itis vinifera L. Vite p

167. .. Xanthoceras sorhi(olium Bunge R

168. ..Xanthorrhoea prei;1·ii Endl. R

169. >'ucca australis Trel. Yucca R

170. Ziziphus iuiuha MiH. Giu_ggiolo

s

171. Popu/us nif!ra vai-. iwlica Du Roi Pioppo cipressino D

171. Rosa sp. Rosa D

173. /pomoea a/ha L. D

Uso

A aromatica D ornamentale I invadente P produttiva R rara esotica S spontanea

T a b..., . .) -E ssenze d a nmuovere sa vo contrana 1n 1caz1one . . d' d' 1 progetto.

Acacia c1•anoph1>/la Lindi.

,..Jcacia dealbata Link Acacia karroo Havne

*

Achyranthes sicula (L.) Ali.

Ailanthus altissima (Mili.) Swingle

*

Boerhavia repens subsp. 1·iscosa (Choisy) Ma ire

*

Centaurea calcitrapa L.

*

Cr111bopof!.on hirtus (L.) Janchen

*

Ferula co111111unis L.

*

/1111/a f!,rm·eolens (L.) Desf.

*

/1111/a riscosa (L.) A it.

*

/11/andra)!.ora aut1111111alis Be1tol.

Nicotiana f!./auca Graham Parkinsonia aculeata L.

Pe1111iset11111 setaceu111 (Forssk.) Chiov.

Rhus coriaria L.

*

da rimuovere da tutto il parco tranne che dall'area di pertinenza del tempietto

101

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