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Spesso abbiamo la sensazione che non esista più: assistiamo continua- mente alle esibizioni di corpi nudi, il linguaggio è divenuto molto libero e pervaso di mancanza di discrezione.

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Academic year: 2021

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Editoriale 1

Biologia Ambientale n

o

2/1997

EDITORIALE

Spesso abbiamo la sensazione che non esista più: assistiamo continua- mente alle esibizioni di corpi nudi, il linguaggio è divenuto molto libero e pervaso di mancanza di discrezione.

Eppure ci sarebbe un estremo bisogno di pudore.

Spesso si sostiene che il pudore sia un fatto relativo. Le donne delle tribù africane portano da sempre il seno scoperto, ma questo per secoli è stato considerato tabù, proibito in Occidente e nel mondo civilizzato. Da qualche anno sulle nostre spiagge è consentito il topless, ma in passato le donne che osavano denudarsi il petto in pubblico finivano in prigione.

Qualcuno sostiene che il pudore sia un’espressione millenaria fatta di regole e riflessi ereditati, che rappresenta il patrimonio ancestrale di una società.

È un vecchio dibattito se il pudore esiste in sé, come sentimento e difesa di se stessi, o se è la reazione a un’aggressione. Molti codici legali riconoscono che la nudità di un corpo non ha in sé e per sé nulla che possa oltraggiare un pudore normale; diventa impudica se accompagnata a gesti lascivi e osceni.

I1 pudore è cosa diversa dalla decenza. Questa stabilisce dei limiti e dei criteri secondo il costume sociale, in modo che non si possano travalicare certi comportamenti.

os’è il pudore?

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Biologia Ambientale n

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I1 pudore è invece l’espressione di una sensibilità individuale. Si può rimanere nei limiti fissati dal costume sociale per la decenza ma ugual- mente ferire il pudore con una parola, con un gesto, con un atteggiamen- to.

La decenza è un fatto sociale, il pudore è qualcosa di squisitamente individuale, un sentimento.

I1 pudore è timido: chi lo aggredisce provoca una ferita, spinge alla perdita di se stessi, viola l’individuo. La legge colpisce ciò che oltraggia il pudore ma in realtà la ferita è ben più intima, personale e segreta.

Certo -nel nostro mondo- i limiti del pudore sono quanto mai fluttuan- ti, instabilissimi.

A volte i difensori della morale cercano di proclamare una concezione organizzata del pudore, ma questo è pericoloso. È sempre meglio lasciare agli individui la responsabilità dei loro comportamenti, anche se c’è il rischio di far passare per culto della libertà il non-pudore.

È stato osservato acutamente da Jean Louis Schlegel, studioso france- se, che Dio interviene spesso nell’Antico Testamento, ma non si mostra mai in faccia: espressione e limite, simbolo del pudore spirituale. I1 pudore vuol dunque essere ritegno, discrezione, la filosofia di un passo sempre indietro.

La nostra è un’epoca d’esibizione, spesso spettacolare, persino in quel che riguarda i sentimenti religiosi. Ma l’esperienza vera di Dio, anche nel passato, era sempre legata al dono del silenzio, alla preziosità di un’esperienza che non ha bisogno di essere “detta” per essere “vissuta”.

La grandezza assoluta del pudore è di essere una virtù silenziosa. I1

rumore e il furore, che sono i connotati chiassosi della civiltà contempo-

ranea, e l’eccesso di esibizionismo sembrano rispondere alla “assenza di

Dio” nel nostro tempo. E le offese al pudore testimoniano vistosamente

questa dolorosa assenza.

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