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ESPERIENZE DELLA REGIONE SARDEGNANELLA VALUTAZIONE E GESTIONEDELLE AREE FORESTALI PERCORSE DAL FUOCO.UN CASO DI STUDIO: S. NICOLÒ GERREI (

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– I.F.M. n. 1 anno 2007

MICHELE PUXEDDU (*) - GIUSEPPE DELOGU (*)

ESPERIENZE DELLA REGIONE SARDEGNA NELLA VALUTAZIONE E GESTIONE

DELLE AREE FORESTALI PERCORSE DAL FUOCO.

UN CASO DI STUDIO: S. NICOLÒ GERREI ( 1 )

Il lavoro esamina la rinnovazione naturale post-incendio (polloni) in un ceduo matricinato di leccio (Quercus ilex L.) nella Sardegna sud-orientale (Gerrei).

Valori non significativamente differenti della rinnovazione, sia nel numero di pollo- ni che nei parametri biometrici, ascrivibili a differenze del trattamento post-incendio adottato, in un contesto di omogeneità stazionale pedologica e climatica, suggeriscono di esaminare con molta attenzione l’opportunità di eseguire gli interventi di sgombero dei fusti morti nella stagione silvana immediatamente successiva al passaggio del fuoco e di sfollo dei ricacci meno vigorosi in funzione della massima salvaguardia dei processi biolo- gici che naturalmente prendono avvio nella fase di ricostituzione del soprassuolo forestale percorso dal fuoco anche in ragione degli elevati costi aggiuntivi da sostenere.

Parole chiave: ceduo percorso da incendio; sgombero non immediato dei fusti; numero dei polloni; rinnovazione post-incendio; Quercus ilex L.

Key words: coppice stands damaged by fire; not immediate harvesting, stem number; post- fire regeneration; Quercus ilex L.

I NTRODUZIONE

Le relazioni esistenti fra prevenzione ed attività di lotta contro gli incendi boschivi mostrano aspetti complessi che riguardano anche le stra- tegie d’intervento nella ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco (B OVIO , 2001).

Del resto è noto che alcune dinamiche post-incendio amplificano il rischio di nuovi processi distruttivi (C AMARDA , 1991; B OVIO , 2001; L EONE , 2001), in particolare per quanto riguarda la componente di diffusione lega- ta alle caratteristiche della vegetazione (C AMIA et al., 2001).

(*) Corpo Forestale e di V.A. – Servizio Coordinamento Controllo degli Interventi e dell’Antin- cendio, via Biasi, 7 Cagliari; e-mail: mpuxeddu@regione.sardegna.it

1

Lavoro presentato in occasione del Workshop «Danni da incendi boschivi e monitoraggio».

Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze 18 maggio 2006.

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In Sardegna la gestione delle aree forestali percorse da incendi deve prendere in attenta considerazione il fatto che il consistente ridimensiona- mento dell’attività agricola ed il conseguente abbandono delle aree rurali nonché la sempre più marcata sporadicità delle attività economiche legate alle produzioni del bosco stanno purtroppo limitando fortemente le motiva- zioni alla tutela ed al recupero ambientale delle aree forestali percorse da incendi da parte degli attori sociali e degli Enti locali interessati (in particola- re Comuni).

In una gestione dinamica temporale delle aree forestali percorse dal fuoco altro importante problema riguarda l’efficacia degli interventi adottati.

A ciò è collegato il fatto che in situazioni in cui sono possibili scelte alternative di recupero occorre rispettare anche gli obiettivi fissati dai prin- cipali Regolamenti Comunitari del settore (1257/1999 e 2012/2002). Alla soluzione del problema, che resta comunque di grande complessità, può contribuire in modo non indifferente un’analisi accurata multi settoriale circa le modalità seguite nell’operatività delle varie situazioni.

Il confronto tra interventi e risultati rappresenta una strategia che può portare ad individuare la superiorità di certe azioni rispetto ad altre e quin- di a dare un contributo ad alta valenza per una corretta gestione del proble- ma. In questo caso la Sardegna, con il suo triste primato di superfici per- corse da incendi, rappresenta una palestra efficace anche se tale aspetto vorremmo non esistesse.

In questo contributo vengono esaminati e discussi i risultati di un recente intervento di ricostituzione boschiva post-incendio che, alla luce delle nuove esperienze, è stato valutato di interesse per la messa a punto di modelli di riferimento in funzione delle caratteristiche stazionali rilevate ovvero trasferibili a situazioni consimili.

G LI INCENDI BOSCHIVI IN S ARDEGNA

Gli incendi in Sardegna hanno assunto negli ultimi 35 anni frequenze e

dimensioni – con una media annua di circa 3400 eventi e 8000 ha di super-

fici boscate percorse – talmente gravi da assumere carattere di vera e pro-

pria catastrofe ambientale, avendo determinato perdite di vite umane tra i

forestali, gli altri operatori antincendi e la popolazione civile nonché impo-

verimento spesso irreversibile delle risorse naturali. Tra l’altro sono sempre

più evidenti le conseguenze negative di carattere sociale per le notevoli ten-

sioni determinate all’interno delle comunità locali. Così come accade in

altre regioni mediterranee (T ABARA , 1996; B ADIA et al., 2002) e nel resto

d’Italia, oltre la metà degli incendi risulta di origine dolosa ma non bisogna

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dimenticare che, come emerge dalle indagini condotte dal Corpo Forestale e di V.A. da oltre un decennio ormai, anche la componente colposa risulta molto ampia.

Il riepilogo dei principali dati relativi agli incendi verificatisi negli ulti- mi 35 anni viene riportato in Fig. 1 dalla quale si evince l’associazione tra numero di incendi e superfici boscate percorse che tuttavia non presenta una costanza di rapporto reciproco.

Osservando attentamente infatti si rileva che nel 1983, con il valore massimo di superficie boscata percorsa dal fuoco (37.504 ha), si è verificato un basso valore rispetto alla media del numero di incendi (1639). Nel 1992 viceversa ad un elevatissimo numero di eventi (4900) è corrisposta una minore superficie boscata percorsa (5800 ha).

Nell’ultimo decennio comunque le superfici boscate percorse da incendi sono decisamente diminuite grazie ad un’accresciuta azione di contrasto che d’altra parte, in concomitanza di condizioni meteorologiche particolarmente avverse, nell’arco di pochi giorni può registrare danni quasi uguali a quelli che possono essere registrati durante tutto il periodo più a rischio di ogni anno vale a dire dal mese di giugno al mese di ottobre. Ciò evidenzia l’ampia magni- tudo che, per diversi motivi, può essere raggiunta da taluni eventi i cui effetti negativi, sia per la conservazione della copertura forestale che dell’ambiente più in generale, risultano aggravati da lunghi tempi di ripristino.

Figura 1 – Numero incendi e superfici boscate percorse in Sardegna nel periodo 1971-2005.

– Number of wildfires and burned woodland areas in Sardinia between 1971-2005.

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I L CASO DI STUDIO

Il caso di studio di cui si riferisce riguarda un intervento di ricostitu- zione boschiva realizzato in un ceduo matricinato di leccio percorso da un incendio, verificatosi in località Sa Sermenta-Riu Tolu (in Comune di S.Nicolò Gerrei) il 07.07.2000 (Fig. 2), che, propagatosi in quasi 2 giorni su una superficie totale di 830 ha (Fig. 3), ha raggiunto elevate intensità, con passaggio del fronte di fiamma in chioma.

Figura 2 – Localizzazione dell’incendio del 07.07.2000.

– Wildfire of 07.07.2000.

Lo studio, tenendo conto delle caratteristiche dell’incendio, aveva

come obiettivo quello di pervenire ad una valutazione della capacità rigene-

rativa delle ceppaie in situazioni differenziate di intervento. Essenzialmente

le osservazioni si sono concentrate sulla riproduzione vegetativa (strategia

sprouter) ovvero sull’emissione di gemme di differente natura ontogenetica

su radici o ceppaie (L EONE , 2001). L’intervento di ricostituzione boschiva

in esame, subito inserito nel programma per il ripristino dell’assetto

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ambientale ed idrogeologico dei versanti soggetti ad erosione ed instabilità, a seguito di incendi verificatisi in zone collinari e montane, previsto dal- l’Ordinanza Ministeriale di Protezione Civile n. 3073 del 22.07.2000, è stato finanziato, al Comune proprietario dell’area che l’ha reso esecutivo, attraverso la Misura 1.3 (Difesa del suolo) del POR 2000-2006.

Tutte le informazioni relative al caso di studio sono state trattate con l’ausilio di un S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale) mediante applicativo GIS (Esri Arcview); il quadro delle conoscenze tematiche viene illustrato nei box 1 e 2.

Figura 3 – Area percorsa dall’incendio del 07.07.2000 e localizzazione aree di studio.

– Burned area by wildfire of 07.07.2000 and study areas.

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M ATERIALI E METODI

In cinque aree omogenee che rappresentavano la situazione media della stazione e degli effetti dell’incendio (Figg. 3-4), si sono individuate delle aree di studio in ciascuna delle quali sono state delimitate tre sotto-aree che sono state assegnate ai seguenti modelli di ricostituzione boschiva (Tesi):

– (Tesi A): nessun intervento entro 5 anni dal passaggio del fuoco (Fig. 5);

– data inizio: 07.07.2000;

– data fine: 08.07.2000;

– ora avvistamento: 10,54;

– ora della prima uscita dei mezzi di spegnimento: 11,02;

– ora di inizio dell’intervento di spegnimento: 11,10;

– ora di spegnimento dei focolai: 17,25 del 08.07.2000;

– località dell’evento: Sa Sermenta-Riu Tolu;

– orografia nel punto di ignizione: pendice accidentata;

– origine: dolosa (con causa specifica indefinita), mediante innesco incendiario da 5 punti diversi lungo la Strada Provinciale Villasalto-S. Nicolò Gerrei;

– Comune in cui è iniziato l’incendio: S. Nicolò Gerrei;

– altri Comuni attraversati dal fuoco: Ballao e Silius;

– altitudine, longitudine e latitudine (coordinate geografiche Gauss-Boaga) del punto di ignizione: 260 m s.l.m., E 1527350 N 4371400;

– intensità, tipologia, direzione del vento: moderato/forte da Scirocco, SE;

– numero dei mezzi di estinzione terrestri impiegati (secondo la loro tipologia): n. 3 autobotti da 3000 lt. e n.3 autobotti da 5000 lt.;

– numero dei mezzi di estinzione aerei impiegati (secondo la loro tipologia): n.3 elicotteri regionali con capacità di sgancio d’acqua di 1000 lt. e n.2 helitanker con capacità di sgancio d’acqua di 9000 lt.;

– tipologia e superfici dei terreni percorsi dall’incendio determinate mediante ricognizione fotografica aerea e successiva digitalizzazione riportata su cartografia numerica: bosco 213 ha, macchia 70 ha, pascolo arborato 180 ha, pascolo cespugliato, 367 ha;

– stima del danno economico provocato dall’incendio: Euro 3.150.000 (valore delle superfici percorse dal fuoco più le spese di ripristino) e Euro 270.000 (spese di spegnimento).

Box 2 – Informazioni sull’incendio dalla banca dati del Corpo Forestale e di V.A.

– Information about wildfire from Corpo Forestale data bank . – quota: compresa tra 260 e 460 m. s.l.m.;

– pendenza media: 60 %;

– esposizione: Nord, Nord-est;

– suoli:Typic xerochrepts, derivati da Metamorfiti del Paleozoico (argilloscisti), permeabili, con pie- trosità elevata, poco profondi, a forte pericolo di erosione (A

RU

et al., 1991);

– fitoclima: orizzonte mesofilo del climax della foresta di leccio (A

RRIGONI

, 1968), con temperatura e precipitazioni medie annue rispettivamente di 16°C. e 700 mm. (stazione vicina Armungia).

– vegetazione forestale percorsa dal fuoco esaminata: ceduo matricinato di leccio (22 ha) con 1300 ceppaie e 5100 polloni/ha.

Box 1 – Caratteristiche fisiche e geomorfologiche nelle aree di studio.

– Physical and geomorphological parameters in the study areas.

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– (Tesi B): taglio dei fusti morti entro la stagione silvana immediatamente successiva al passaggio del fuoco ma nessun altro intervento entro 5 anni dal passaggio del fuoco (Fig. 6);

– (Tesi C): taglio dei fusti morti entro la stagione silvana immediatamente successiva al passaggio del fuoco e sfollo dei ricacci entro 4 anni dal passag- gio del fuoco operando a favore di quelli di maggiore sviluppo (Fig. 7).

Figura 4 – Le pendenze, a sinistra, e le esposizioni, a destra, nelle aree di studio.

– Slopes (left) and exposures (right).

Figura 5 – Rinnovazione post-incendio dell’età di 5 anni nella Tesi A, non sottoposta a sgombero dei fusti morti.

– Post-fire regeneration, aged 5 years, in stand A, without harvesting

of damaged trees.

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Figura 6 – Rinnovazione post-incendio dell’età di 5 anni nella Tesi B, sotto- posta a sgombero dei fusti morti entro la stagione silvana successiva all’in- cendio.

– Post-fire regeneration, aged 5 years, in stand B, with immediate harvesting of damaged trees in the first autumn after wildfire.

Figura 7 – Rinnovazione post-incendio dell’età di 5 anni nella Tesi C, sotto- posta a sgombero dei fusti morti entro la stagione silvana successiva all’in- cendio e a sfollo dei ricacci meno vigorosi entro 4 anni dall’incendio.

– Post-fire regeneration, aged 5 years, in stand C, with immediate

harvesting of damaged trees in the first autumn after wildfire and thinning of

stems after 4 years.

(9)

Successivamente alla fine della quinta stagione vegetativa, il controllo dei risultati è avvenuto previa analisi della rinnovazione naturale di leccio (polloni) basata sul campionamento dei principali parametri (n. di fusti, diametro al colletto e altezza totale in cm) rilevati su 3 transetti di m 10 ×1 (con dimensione maggiore lungo la curva di livello) posizionati casualmente sul terreno ospitante ciascuna Tesi nell’ambito delle cinque aree.

R ISULTATI

Le differenze di trattamento post-incendio adottate nelle diverse Tesi a confronto si sono tradotte per la rinnovazione di leccio in differenze conte- nute sia in termini di numero di fusti (densità) che di parametri biometrici degli stessi (Tab.1).

Tabella 1 – Valori medi di densità, diametro al colletto e altezza totale dei polloni di leccio.

– Average values of parameters of Quercus ilex stems for each post-fire reconstitution method.

Tesi N. fusti di leccio /mq Diametro al colletto (cm) Altezza totale (cm)

A 3,5 2,54 191

B 2,5 2,92 191

C 2,1 3,50 208

Dall’analisi dei dati è emersa innanzitutto una maggiore densità di rin- novazione di leccio nella Tesi A, in cui non è stato praticato alcun interven- to di sgombero dei fusti morti e di sfollo dei ricacci, rispetto alla Tesi B (solo sgombero dei fusti morti); nella Tesi C la minore densità della rinno- vazione agamica dipendeva ovviamente dall’intervento di sfollo effettuato.

Tra i parametri biometrici, il valore medio del diametro al colletto nella Tesi C, (sgombero delle piante morte e sfollo dei ricacci meno vigoro- si), non risulta statisticamente più elevato rispetto a quello riscontrato sui polloni nella Tesi B (solo sgombero dei fusti morti). Analoga considerazio- ne può esprimersi per l’altezza totale raggiunta dai polloni nella Tesi C che differisce in ugual misura (+17 cm) dalle Tesi B ed A (quest’ultima non sot- toposta ad alcun intervento).

D’altra parte le maggiori dimensioni delle piante di leccio rilevate nella

Tesi C sembrano imputabili all’effetto operato sulla densità dei polloni il

quale ha richiesto un costo aggiuntivo a quello del taglio dei fusti morti a

causa dell’incendio.

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D ISCUSSIONE E CONCLUSIONI

La Legge 21 novembre 2000 n. 353 promuovendo ed incentivando la previsione e la prevenzione degli incendi boschivi, persegue l’obiettivo pri- mario di ridurre le cause, prevedendo il pericolo e definendo le attività di prevenzione. Conseguentemente anche nella pianificazione antincendi boschivi a scala regionale, una volta superato il modello del fire-control, la prevista adozione del modello del fire-management (B OVIO , 2001) consente di puntare al restauro e ripristino delle superfici percorse dal fuoco anche attraverso la predeterminazione dell’efficacia spaziale e temporale degli interventi.

L’operare in modo non sempre adeguato nell’attività di ricostituzione delle aree forestali percorse dal fuoco pone infatti un importante problema di valutazione dell’efficacia degli interventi adottati.

L’analisi del recente intervento di ricostituzione boschiva realizzato nel Comune di S.Nicolò Gerrei dopo il grande incendio del 07.07.2000 con- sente di evidenziare, con riferimento al territorio ed al soprassuolo forestale colpito in esame (un ceduo matricinato di leccio), alcuni risultati meritevoli di approfondimento; tra questi:

– la necessità di un’adeguata progettazione anche per rilevare puntualmen- te il danno ambientale ed economico in tutte le sue componenti (massa legnosa distrutta, costi di spegnimento e di ripristino, funzioni ecologi- che e paesaggistiche perse, etc.);

– la necessità di adottare il miglior protocollo possibile per le operazioni di ricostituzione boschiva.

In particolare rispetto a questo punto, lo sgombero delle piante morte, entro la stagione silvana immediatamente successiva al passaggio del fuoco, prescritto dalle vigenti Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, deve essere valutato con molta attenzione sia sotto gli aspetti biologici che eco- nomici. Infatti l’intervento di taglio e lo sgombero dei fusti morti a causa dell’incendio, pur capaci di soddisfare nel contempo fondamentali esigenze (di prevenzione da ulteriori incendi, di legnatico delle popolazioni locali sempre molto pressanti nonché paesaggistiche), deve essere considerato anche rispetto al momento più favorevole per lo svolgimento delle opera- zioni relative e per la massima salvaguardia dei processi biologici che natu- ralmente prendono avvio nella fase di ricostituzione del soprassuolo fore- stale colpito.

Del resto ciò appare confermato, analizzando i dati, dal fatto che la

maggiore densità di rinnovazione di leccio si è riscontrata nella Tesi A in

cui non è stato praticato alcun intervento di sgombero dei fusti morti e di

sfollo dei ricacci e che i parametri biometrici, diametro al colletto e altezza

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totale, nella Tesi C in cui è stato praticato lo sgombero delle piante morte e lo sfollo dei ricacci meno vigorosi, non risultano statisticamente differenti rispetto a quelli riscontrati sui polloni sia nella Tesi B (solo sgombero dei fusti morti) che nella Tesi A (non sottoposta ad alcun intervento).

Per concludere, la ricostituzione dei boschi percorsi da incendi in Sar- degna necessita di nuove e più decise azioni che non possono prescindere da un forte richiamo e sostegno tecnico alle comunità locali colpite che devono operare con grande attenzione, sia riguardo gli aspetti biologici sia riguardo quelli economici, soprattutto in funzione delle diverse caratteristi- che ecologiche delle biocenosi coinvolte in quanto, come abbiamo visto, i fattori che intervengono risultano numerosi. Ciò comporta l’individuazione degli interventi più opportuni caso per caso, agevolando e non contrastan- do i meccanismi naturali di recupero.

R INGRAZIAMENTI

Gli Autori ringraziano l’Ing. Fabrizio Setzu per la collaborazione pre- stata nelle applicazioni GIS ed il Prof. Raffaello Giannini dell’Università degli Studi di Firenze per i preziosi consigli e la lettura critica del testo.

SUMMARY

Sardinian experiences on post-fire evaluating and managing of forest areas.

A case study

Harvesting of dead standing trees, in Quercus ilex coppice stands damaged by fire, does not seem a guarantee for the best post-fire regeneration, expressed by the stem number per m

2

. The study case report not significant differences in the density of regeneration and that the not immediate harvesting of damaged trees by fire seem to favour a more abundant regeneration, sure premise for the post-fire reconstitution.

BIBLIOGRAFIA

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