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LITURGIA DELLA PAROLA

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Rito romano

Domenica, 14 Marzo 2021

4. 4 .a a Do D om me en ni i ca c a d di i Q Qu u ar a r es e si i ma m a - - L L ae a et ta ar r e e - - B B

Nella morte di Cristo morì la morte perché la vita, morta in lui, uccise la morte e la pienezza della vita inghiottì la morte.

La morte fu assorbita nel corpo di Cristo.

S. Agostino, Trattati su Giovanni 12, 11

LITURGIA DELLA PAROLA

PRIMA LETTURA 2Cr 36,14-16.19-23

Con l’esilio e la liberazione del popolo si manifesta l’ira e la misericordia del Signore.

Dal secondo libro delle Cronache

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.

Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora.

Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.

Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».

Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

SALMO RESPONSORIALE Sal 136

R/. Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

(2)

Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.

Ai salici di quella terra

appendemmo le nostre cetre. R/.

Perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato,

allegre canzoni, i nostri oppressori:

«Cantateci canti di Sion!». R/.

Come cantare i canti del Signore in terra straniera?

Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. R/.

Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. R/.

SECONDA LETTURA Ef 2,4-10

Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.

Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

CANTO AL VANGELO (Gv 3,16) Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;

chiunque crede in lui ha la vita eterna.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO Gv 3,14-21

Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

(3)

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

PREGHIERA DEI FEDELI

Ci rivolgiamo a Dio, ricco di misericordia, che ci ha salvati in Cristo suo Figlio, dimostrandoci il suo grande amore nella morte in croce.

Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, la tua salvezza.

1. Per la Chiesa di Dio: annunci sempre che unica salvezza del mondo è la croce di Cristo, preghiamo.

2. Per i preti, ministri della misericordia: perché il sacramento della riconciliazione sia per tutti i penitenti un'autentica esperienza di incontro con il Signore che salva, preghiamo.

3. Per i credenti di ogni religione: cerchino con sincerità la luce del bene e della verità, preghiamo.

4. Per i governanti del mondo: perché nelle scelte economiche tengano presenti i diritti delle classi sociali più deboli e più povere, preghiamo.

5. Per gli esiliati, i profughi, gli stranieri: perché la lontananza dalla loro terra sia compensata dalla solidarietà e dall'accoglienza di quanti incontrano nei luoghi dove vivono, preghiamo.

O Padre, guarda con amore i tuoi figli che attendono da te misericordia. Illumina il loro cuore, perché cerchino te sopra ogni cosa e trovino in te la misericordia del perdono. Per Cristo nostro Signore.

PERCORSO ESEGETICO

Il Figlio dell'uomo innalzato sulla croce è il vessillo della misericordia divina.

Gesù si è fatto maledizione per noi, assumendo la pena delle nostre colpe,

per presentarci al Padre santi e immacolati nella carità.

(4)

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 10, 1-18

Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore, (vv. 10b-11)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI, CAP. 8

Egli [Dio] che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (v. 32)

DALLA SECONDA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI, CAP. 5, 18-6,2

Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (v. 21)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI GALATI, CAP. 3

Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi. (v. 13)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI, CAP. 5, 25-33

Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata, (vv. 25b-27)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI COLOSSESI, CAP. 1, 15-23

Ora egli [Gesù Cristo] vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto, (v. 22)

DALLA PRIMA LETTERA DI S. PIETRO APOSTOLO, CAP. 2, 19-25

Egli [Cristo] portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, (v. 24a)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 52, 13-53, 12

Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. (v. 11b)

DAL LIBRO DELLA GENESI, CAP. 44

Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore, (v.

33a)

COMMENTO PATRISTICO

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

Dal trattato Sulla Provvidenza di Dio 17, 1-8

Noi che onoriamo il Signore per tanti altri motivi, non dobbiamo soprattutto celebrarlo, glorificarlo e ammirarlo per aver sofferto il martirio della croce e subito una morte così

(5)

esecrabile? Forse che Paolo non ci propone e ripropone continuamente come prova della sua carità verso di noi il fatto che sia morto? E in che modo è morto per gli uomini?

Tralasciando ciò che Cristo ha fatto in nostro favore e per nostro conforto, ritorna sempre alla croce: Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo peccatori, Cristo é morto per noi (Rm 5, 8). Ma poi ci solleva a una grande speranza: Se infatti, quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita (Rom 5,10).

Egli stesso si gloria soprattutto di questo, e si compiace, gode ed esulta con immenso piacere, scrivendo ai Galati: Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6, 14). Perché meravigliarsi se Paolo esulta, erompe nella gioia e si vanta di ciò, quando anche colui che patì, considera gloria la croce? Padre, disse, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo (Gv 17, 1). E il discepolo che scrisse queste cose diceva: Non c'era ancora lo Spirito perché Gesù non era ancora stato glorificato (Gv 7, 39), volendo significare con tali parole la gloria della croce. E quando volle mettere in evidenza la carità di Cristo, che cosa disse? Forse che accennò a qualche miracolo o prodigio? Niente affatto, non mette avanti che la croce, dicendo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. (Gv 3, 16). E Paolo: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (Rm 8, 32).

E per incitare all'umiltà, esorta con queste parole: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2, 5). E quando dà consigli riguardo alla carità, scrive ancora: Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (Ef 5, 2).

Per indicare, inoltre, con quale zelo lo stesso Signore desiderasse la croce e da quale ardore fosse animato, ascolta in che modo apostrofa il capo e principe degli Apostoli, il fondamento della Chiesa, quando per ignoranza aveva protestato dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mar, gli risponde: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo (Mt 16, 23). Con l'aspro e duro rimprovero volle significare con quanto ardore andasse egli incontro alla croce.

Perché dunque meravigliarsi che in questa vita la croce sia tanto celebre, dal momento che Cristo la chiama gloria e Paolo in essa si gloria?

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