I.N.P.D.A.P.
ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA
PER I DIPENDENTI DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
DELIBERA DEL CONSIGLIO DI INDIRIZZO E VIGILANZA
N. 139 del 20.3.2001
OGGETTO: problematiche relative al patrimonio immobiliare dell’INPDAP (dismissioni e locazioni).
IL CONSIGLIO DI INDIRIZZO E VIGILANZA
VISTO il D.L.vo 30 giugno 1994 n. 479 di istituzione dell'Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell'Amministrazione Pubblica;
VISTO il D.P.C.M. del 4 agosto 1999 di costituzione del Consiglio di indirizzo e vigilanza;
VISTO che nella seduta del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’8 settembre 1999 è stato nominato il Presidente del predetto organo;
VISTO il D.P.R. del 4 maggio 1999 di nomina del Presidente dell'Istituto;
VISTO il D.P.C.M. del 19 febbraio 1999 di costituzione del Consiglio di Amministrazione;
SOTTO la Presidenza del Dr. Giancarlo Fontanelli ed alla presenza dei Consiglieri:
Cons. Donatello Bertozzi
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Cons. Carmelo Calabrese Cons. rag. Rocco Carannante Cons. dr. Pier Luigi Cenci Cons. dr.ssa M. Francesca Comerci
Cons. Enrico Corti
Cons. dr.ssa Cettina Costanzo Bana Cons. dr. Vincenzo Damiano
Cons. dr. Vincenzo D’Antuono Cons dr. Lucio D’Ubaldo Cons. Battista Lepidi Cons. dr. Mario Mancini Cons. dr.ssa Matilde Mancini Cons. dr. N. Antonio Marrone Cons. dr. Giorgio Pagano Cons. dr. Michele Penta Cons. Maurizio Sarti Cons. dr. Pierluigi Severi Cons. dr. Sergio Testuzza Cons. dr. Giuseppe Trippanera Cons. prof. Giuseppe Ughi
VISTO il D.L.vo 3 febbraio 1993 n.29 e successive modifiche ed integrazioni;
VISTO che, ai sensi dell’art. 3, comma 4, del D.L.vo n. 479/94, così come modificato dall’art. 17, comma 23 della legge 15 maggio 1997 n. 127, il Consiglio di indirizzo e vigilanza definisce i programmi, individua le linee di indirizzo dell’Ente e determina gli obiettivi strategici pluriennali;
VISTO il D.P.R. 24 settembre 1997 n. 368 di emanazione del Regolamento concernente l’organizzazione ed il funzionamento dell’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica;
VISTO il Regolamento generale del Consiglio di indirizzo e vigilanza approvato con delibera n. 113 del 18 luglio 2000;
VISTA la delibera del Consiglio di indirizzo e vigilanza n. 127 del 5 dicembre 2000 con cui è stato affidato l’incarico alla Struttura di valutazione e di controllo strategico di predisporre una indagine conoscitiva su alcune problematiche dell’Istituto;
VISTA la relazione elaborata dalla Struttura di valutazione e di controllo strategico ai sensi dell’art. 6 del D. l.vo n. 286/99;
CONSIDERATO che la Commissione patrimonio ha approfondito la problematica in oggetto nelle sedute del 14, 22 e 28 febbraio e 6 e 15 marzo 2001;
ALL’UNANIMITA’ dei consiglieri presenti
DELIBERA
di far proprie le valutazioni espresse dalla Commissione patrimonio così come rappresentate dall’allegato documento che fa parte integrante della presente delibera.
Il Segretario Il Presidente (dr. Giuseppe Beato) (dr. Giancarlo Fontanelli)
CONSIGLIO DI INDIRIZZO E VIGILANZA STRUTTURA TECNICO-AMMINISTRATIVA
COMMISSIONE PATRIMONIO ED INVESTIMENTI
OGGETTO: problematiche relative al patrimonio immobiliare dell’INPDAP (dismissioni e locazioni).
La gestione del patrimonio immobiliare dell’INPDAP, pur non costituendo la ragione istituzionale dell’Ente, è senza dubbio una delle vicende più importanti degli ultimi anni su cui si sono concentrati gli interessi e le attenzioni degli Organi di vertice.
L’attuale Consiglio di indirizzo e vigilanza può annoverare circa una quindicina di delibere in materia, delibere che hanno indicato agli Organi di gestione i principi su cui fondare una puntuale e concreta azione di governo.
L’analisi della gestione del patrimonio immobiliare dell’INPDAP, formulata anche sulla base delle risultanze scaturite dalla relazione della
Struttura di valutazione e controllo strategico, deve convenzionalmente essere divisa in due autonome sfere: quella relativa alla dismissione del patrimonio immobiliare dell’Ente e quella relativa alla cosiddetta “messa a reddito” del patrimonio stesso e cioè al fenomeno dei rapporti con le società mandatarie e dei conseguenti contratti di locazione con i terzi.
Il dato comune ad entrambe le vicende, che la Commissione intende ancora una volta sottolineare, è quello relativo alla mancanza di una informazione puntuale, precisa e tempestiva.
Se è vero che le cose sono in parte migliorate ad oggi non si è ancora giunti ad una situazione omogenea e senza soluzione di continuità con gli organi gestionali che consenta al Consiglio di indirizzo e vigilanza di conoscere, in tempo reale, l’esatto andamento della “macchina” al fine di esercitare le proprie funzioni istituzionali.
Per non parlare poi della più volte “menzionata” relazione trimestrale, relazione che non riesce a rappresentare in alcun modo cosa stia accadendo all’interno dell’Ente.
PIANO DI DISMISSIONE ORDINARIO ANNO 2000
Nel piano di attuazione delle dismissioni per l’anno 2000 l’Istituto aveva individuato tre obiettivi:
1) costituzione del proprio fondo immobiliare ad apporto;
2) partecipazione al programma straordinario di alienazione ai sensi della Legge 140/97;
3) piano di vendita ordinario di circa 6000 unità immobiliari.
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Tralasciando i primi due punti (che saranno oggetto di esame nelle prossime sessioni), l’attenzione deve necessariamente concentrarsi sull’esame del piano di vendita ordinario. Ebbene dalle risultanze in atti emergono alcuni dubbi e perplessità sull’intera vicenda poiché nonostante gli indirizzi forniti dal Consiglio di indirizzo e vigilanza si è continuato ad affermare, anche nelle sedi istituzionali più elevate (Commissione parlamentare), che le dismissioni del patrimonio ordinario avrebbero fruttato all’INPDAP circa 1500 miliardi per l’anno 2000 (la previsione iniziale era addirittura più elevata).
Nella relazione pervenuta alla Commissione i primi di gennaio 2001, le entrate per le dismissioni ordinarie risultano ammontare a 159 miliardi:
indubbiamente c’è qualcosa di poco chiaro e questo nonostante l’enfasi data dalla stampa che attesta l’INPDAP al primo posto tra gli Enti previdenziali per gli immobili venduti. Invero, gli indirizzi e le raccomandazioni del Consiglio di indirizzo e vigilanza non sono stati tenuti in considerazione quando ritenevano troppo ambizioso il piano delle dismissioni così come predisposto. Solo ultimamente, inoltre, nonostante le indicazioni del Consiglio di indirizzo e vigilanza ci si è resi conto del problema delle unità immobiliari non locate e della conseguente perdita di entrate sicure.
Rebus sic stantibus, il giudizio della Commissione sulla vendita ordinaria per l’anno 2000 non può che essere negativo. Ma questa non è l’unica considerazione: esiste anche molta preoccupazione sul futuro dell’intera vicenda. Pur prendendo atto delle criticità che sono via via sorte nella procedura in argomento (talune inaspettate, altre – invero – prevedibili), il dato emergente è quello di una seria e concreta difficoltà nella gestione del piano di dismissione ordinario. In particolare non si capisce se le strozzature verificatesi siano conseguenze della impreparazione della struttura o se esistono problemi più gravi legati anche alle capacità economiche degli acquirenti.
A questo proposito, la Commissione ritiene che sia più utile emanare il secondo piano di dismissioni quando i risultati del primo siano meglio conosciuti.
Passando all’analisi della situazione relativa alla “messa a reddito” del patrimonio dell’INPDAP la Commissione reputa opportuno procedere per singoli argomenti.
PROROGA DEL CONTRATTO CON LE SOCIETA’ MANDATARIE
Ad adiuvandum, a questo proposito, si rammenta la delibera del Consiglio di indirizzo e vigilanza n. 136 del 13.02.2001 con la quale è stato espresso un giudizio negativo sulla proroga dei contratti in questione perché non preventivamente sorretta da una verifica dei risultati di gestione ottenuti dalle società mandatarie.
NUOVO BANDO DI GARA PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELL’ISTITUTO DA PARTE DELLE SOCIETA’ MANDATARIE
L’intera vicenda ha avuto un andamento molto complesso. In sintesi le censure formulate dalla Commissione europea al bando di gara predisposto dall’INPDAP, su indicazione dell’ADVISOR, nonostante le assicurazioni fornite in più occasioni al Consiglio di indirizzo e vigilanza sulla fondatezza giuridica delle ragioni dell’Istituto, non sono state superate e altro non è rimasto che annullare la gara in data 7 febbraio 2001 (e cioè dopo 7 mesi dalle eccezioni sollevate dalla Commissione).
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Prescindendo dalla responsabilità dell’ADVISOR, che in quanto esperto del settore avrebbe comunque dovuto e potuto rappresentare le eventuali problematiche in itinere, la Commissione ritiene fondamentale accelerare i tempi della gara in questione, essendo ormai trascorsi quasi due anni dall’inizio della procedura, al fine di definire al più presto i nuovi contratti di gestione del patrimonio dell’INPDAP. Sarebbe oltremodo sconveniente prorogare per un altro anno, senza verifica di risultati, non solo il precedente contratto con le società mandatarie ma anche il rapporto con l’ADVISOR che, pare, a questa Commissione non esente da colpe nella vicenda.
RISULTATI CONSEGUITI DALLE SOCIETA’ MANDATARIE
Per cercare di monitorare i risultati delle gestioni affidate alle società mandatarie sin dal 1996 è stato creato un sistema di controllo che faceva capo alle Strutture territoriali. Nel 1998 è stato costituito, per ottimizzare la situazione, un ufficio centrale per l’indirizzo, coordinamento e la vigilanza delle gestioni.
Sono stati, altresì, introdotti sistemi informatici per l’acquisizione dei dati (PIM 1 e PIM 2), ma entrambi hanno subito dimostrato la loro inefficacia consentendo di fatto alle società mandatarie una gestione “spensierata”
dell’intero patrimonio immobiliare dell’INPDAP.
Per dirla con le parole della Struttura di valutazione e di controllo strategico “non si è in grado ad oggi di conoscere le risultanze concrete, oggettive e puntuali delle gestioni”.
Il fallimento del sistema informativo ha comportato inoltre il mancato rispetto degli obblighi relativi alla rendicontazione della gestione e conseguentemente difficoltà operative di tutte le strutture.
A questo proposito la Commissione rappresenta la propria preoccupazione sulla vicenda invitando gli Organi a provvedere al più presto a modificare una situazione che ormai pare rasentare i limiti della legalità.
In un’epoca ove il risultato della gestione e il raggiungimento degli obiettivi prefissati diventano presupposti ineludibili su cui costruire la nuova Pubblica amministrazione, all’INPDAP si continua ad andare avanti con dati parziali e con mezze verità (ad esempio Direzione centrale patrimonio uff. V tabella riferita al lotto 1 gestito dalla società GE.FI dove l’incassato per il 1°
semestre 2000 è maggiore dell’accertato). Forse non si vogliono conoscere i dati “concreti e certi” per paura di dover adottare “misure concrete e certe” nei confronti delle società inadempienti?. Per non parlare delle tabelle numeriche riepilogative fornite al Consiglio di indirizzo e vigilanza (comprese altresì nella relazione della Struttura di controllo strategico): nelle medesime sono contenuti elementi spesso contrastanti tra di loro e contraddittori che non consentono al lettore di trarre alcuna considerazione.
In molti casi sembrano i dati “sparati a caso” senza alcun senso logico.
Non è presente alcuna analisi della situazione: alcune voci calano drasticamente altre aumentano senza regola ma nessuno da spiegazioni dei fenomeni emersi.
MOROSITA’ DEI TERZI E PROCEDURE DI RECUPERO
Un aspetto che la Commissione ritiene di dover esaminare singolarmente, anche se rientrante nella generale valutazione dei risultati delle società mandatarie, è quello attinente alle morosità dei terzi locatari nei confronti dell’INPDAP.
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Anche in questo caso la relazione elaborata dalla Struttura di valutazione e di controllo strategico fornisce un ampia visione della situazione: “data la intersecazione di competenze tra strutture territoriali e gestione … … .omissis le attività di recupero non ha dato risultati apprezzabili”.
Il commento della struttura di valutazione, invero, pare oltremodo bonario: dalle risultanze in atti l’INPDAP pare essere creditore complessivamente di circa 390 miliardi nel 1997, di 460 miliardi nel 1998 mentre il dato diventa annuale per 58 miliardi per il 1999 mentre per il primo semestre duemila appaiono due dati di 27.418.256.000 miliardi fornito dall’INPDAP ed un altro di £. 127.546.846 fornito come morosità complessiva dalle società di gestione.
A parte l’approssimazione dati forniti (non si capisce come le società di gestione quantifichino la morosità complessiva nel 2000 a £ 127.546.846 mentre nel 1998 questa è indicata in oltre 450 miliardi), il panorama che emerge è davvero inquietante: non si sono escussi crediti relativamente facili da esigere, data la facile reperibilità del debitore, “a causa del mancato coordinamento tra le strutture dell’INPDAP e gestori” (come rilevato dalla Struttura di controllo strategico).
La situazione così non può più essere gestita: occorre prevedere al più presto strumenti alternativi per la immediata riscossione di quanto dovuto magari facendo anche riferimento a soggetti esterni specializzati nel settore.
Nessuna “azienda” che si rispetti può permettersi una morosità di circa il 10%
delle entrate annuali.
AZIONI INTRAPRESE NEI CONFRONTI DELLE SOCIETA’ MANDATARIE
Come risulta dalla relazione della Struttura di valutazione e di controllo strategico “tra le società attualmente affidatarie spiccano alcune che denotano un comportamento certo non rispondente ai criteri né di buona organizzazione né di corretta gestione amministrativo-contabile”. A fronte di tali precise affermazioni, la tabella 6 allegata alla citata relazione rappresenta un quadro davvero sorprendente: nonostante le criticità o per definirle meglio le inadempienze delle società, l’INPDAP ha inviato numerosi richiami e diffide (atti, però, che fine a se stessi non servono a nulla) mentre le penali irrogate sembrano davvero poche.
Per quanto riguarda il lotto 10 la Commissione intende conoscere per quali motivi - vista la gravità delle inadempienze che hanno comportato “la mancata corresponsione di tutte le competenze” – non sia ancora stato attivato il procedimento di risoluzione del contratto con la società in questione.
Per la Commissione è necessario ed urgente procedere alla elaborazione di uno studio che preveda un sistema diverso e concreto nel caso occorra risolvere, per inadempienza, il contratto con le società mandatarie: non è più possibile subire la presenza di parti inadempienti per mancanza di soluzioni alternative. Dopo sei anni di lavoro devono essere predisposti rimedi a qualunque costo.
BANDO PER L’ASSEGNAZIONE DEGLI ALLOGGI 1/2000
Le notizie fornite in merito risultano essere dati “tout court” difficilmente analizzabili e dai quali è quasi impossibile trarre considerazioni costruttive.
L’argomento, peraltro, su cui è senza dubbio auspicabile una immediata inversione di rotta è quello relativo alla pubblicità dell’esito del concorso: non è
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più possibile disciplinare questo aspetto il solo attraverso il bando di concorso occorrendo invece l’adozione di un apposito regolamento sulla materia da parte del Consiglio di amministrazione, come più volte raccomandato dall’Avvocatura interna. Limitare la conoscenza dei dati concorsuali sulla scorta “delle modalità e della tempistica del bando” e cioè solo dopo la stipula di tutti i contratti contrasta con le più elementari norme in materia di trasparenza degli atti amministrativi, laddove – come più volte affermato dal garante sulla privacy – “è prioritaria, rispetto alla privacy, la trasparenza dei dati nell’interesse pubblico dell’atto amministrativo trattandosi dell’utilizzazione di beni pubblici”.
La presenza di un regolamento esaustivo consentirebbe di superare questa antipatica querelle che è causa di continue proteste e ricorsi da parte di soggetti coinvolti che individuano nella mancanza di dati e di adeguata pubblicità aspetti lesivi delle loro legittime aspettative.
La Commissione, altresì, raccomanda l’adozione di concrete forme di controllo al fine di verificare la veridicità delle documentazioni prodotte dai concorrenti soprattutto per quanto riguarda le autocertificazioni (ora con il D.P.R. 445/2000 colui che attesta il falso nella dichiarazione sostitutiva di atto notorio o in quella che sostituisce una certificazione commette il reato di falsa attestazione in atto pubblico), nonché l’eliminazione dal bando della clausola (di dubbia legittimità) che comporta l’esclusione dal medesimo per la mancata dicitura sulla busta di partecipazione dell’inciso “contiene domanda di partecipazione al bando… … ” (si rammenta che per questo motivo è stato escluso quasi il 50% dei partecipanti).
NUOVO BANDO DI CONCORSO PER L’ASSEGNAZIONE DEGLI ALLOGGI
Considerata l’estrema lentezza con cui si sta evolvendo il processo di dismissione ordinario degli immobili, l’INPDAP ha la necessità di non perdere
ulteriori forme di redditività. Pare necessario, a questo punto, locare tramite uno o più concorsi tutte le unità immobiliari ad uso abitativo sfitte comprese in tutti gli immobili anche in quelli interessati dalle dismissioni.
Per questi motivi
LA COMMISSIONE PATRIMONIO
ESPRIME IL PARERE
1) di giudicare negativamente la gestione complessiva del bando 1/2000 per la locazione degli immobili ad uso abitativo in particolare nella parte in cui non è stata data adeguata pubblicità alle risultanze del concorso con conseguente lesione all’esterno dell’immagine dell’Istituto.
2) di impegnare gli Organi di gestione alla immediata adozione di un regolamento esaustivo disciplinante tutti gli aspetti del bando di concorso degli immobili ad uso abitativo da locare;
3) di impegnare gli Organi di gestione affinché il nuovo bando di concorso degli immobili ad uso abitativo comprenda al suo interno tutte le unità che risultino sfitte e non solo parte di esse;
4) di giudicare in modo decisamente negativo i risultati conseguiti, fin dall’inizio dell’attività, dalle società di gestione invitando contestualmente gli Organi della struttura ad attivarsi, nel più breve tempo possibile, per elaborare forme concrete, precise, puntuali e incisive di monitoraggio delle attività delle mandatarie prescindendo dall’inadeguato sistema PIM 2;
5) di impegnare gli Organi di gestione ad adottare forme concrete, puntuali ed incisive di recupero delle morosità pregresse facendo eventualmente ricorso a strutture specializzate esterne all’Istituto con
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6) di impegnare gli Organi di gestione a perseguire senza indugio le responsabilità derivanti dal mancato recupero delle somme spettanti all’INPDAP quali canoni di locazione e oneri accessori anche sulla base delle gravi conseguenze derivanti dagli effetti della prescrizione;
7) di giudicare in modo decisamente negativo l’andamento delle dismissioni del patrimonio ordinario dell’Ente per l’anno 2000 anche in riferimento alle dichiarazioni e agli impegni assunti dagli Organi di gestione davanti al Consiglio di indirizzo e vigilanza e davanti alla Commissione parlamentare;
8) di giudicare negativamente la gestione complessiva della vicenda relativa al bando di gara per la selezione di nuove società di service invitando la struttura a non prorogare i contratti sia alle società mandatarie convenzionate, senza adeguata verifica dei risultati, sia all’ADVISOR, senza adeguato controllo delle sue eventuali responsabilità nel fallimento della procedura citata.
Il Dirigente Il Coordinatore