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numero numero 3 2 trimestre - DRIVEN COMPANIES

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Academic year: 2022

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F I N A N C I A L S E R V I C E S

2

°

trimestre

2018

13 numero

T R A S F O R M A Z I O N E N E L L E A S S I C U R A Z I O N I

F I N A N C I A L S E R V I C E S

3° trimestre

2019

18 numero

S P E C I A L E E X TO N U N I V E R S I T Y P U R P O S E - D R I V E N C O M PA N I ES

(2)

PURPOSE - DRIVEN COMPANIES

Intorno al mese di marzo, ogni anno, decidiamo l’argomento da sviluppare durante la Exton University che teniamo a fine estate a Parigi. Quest’anno avevamo posto la nostra attenzione sulle “Purpose - Driven Companies”, un tema che tocchiamo spesso data la natura di molti nostri clienti, banche popolari, credito cooperativo, mutue.Abbiamo successivamente avuto conferma dell’attualità della nostra scelta quando a luglio

“The Business Roundtable” ha sottoscritto lo “Statement on the Purpose of a Corporation” che afferma come lo scopo dell’impresa vada ben oltre la creazione di valore per gli azionisti e debba occuparsi di creare valore per la società.

Abbiamo così riunito attorno al tavolo studiosi, politici, grandi industriali, start-up e gruppi del mondo dei servizi finanziari per cercare una risposta a queste domande: quale dovrebbe essere l'obiettivo di un'azienda? Quali aziende fanno della ricerca di significato un focus strategico? Quali sono le direzioni verso le quali le aziende perseguono il proprio purpose e quale forma assume? Come possono le aziende combinare tale direzione con risultati economici sostenibili nel medio lungo termine?

Nelle pagine che seguono troverete i messaggi chiave di questi momenti unici di confronto e le linee guida su cui Banche e Compagnie di Assicurazione possono riflettere nella ricerca del proprio purpose. Quando sviluppato correttamente, il purpose permette di offrire maggior valore ai propri stakeholder e creare con loro connessioni più profonde e più significative, sviluppando modelli di business resilienti. Le aziende purpose-driven attraggono i migliori talenti, hanno clienti fidelizzati, ottengono maggior successo e trasformano il contesto economico e sociale in cui operano.

Un grazie particolare vogliamo riservare a Ruggero Frecchiami, Direttore Generale del Gruppo Assimoco, per il contributo che ha fornito al dibattito condividendo con noi la visione che sta guidando l’azione del Gruppo.

Abbiamo il piacere di condividere con voi, in questa pubblicazione, alcune delle principali riflessioni emerse da questo evento.

Buona lettura Salvo Vitale | Managing Director

SOMMARIO

Per maggiori informazioni

contatti@extonconsulting.com

3 6

DA PROFIT-DRIVEN A PURPOSE-DRIVEN

7 8

INTERVISTA a RUGGERO FRECCHIAMI  Direttore Generale Gruppo Assimoco

9 12

LA PURPOSE DRIVEN COMPANY NEI FINANCIAL SERVICES

13 15

FINTECH FOR GOOD

(3)

MARCO

BERNASCONI Principal

DA

PROFIT-DRIVEN A

PURPOSE-DRIVEN

Eppure, sempre più imprese, spesso leader nei propri settori, stanno orientandosi verso il cosiddetto modello di “purpose-driven company”, assumendosi responsabilità ad ampio spettro verso il “prossimo”, oltre che nei confronti degli azionisti: eclatante a tale proposito è il passo intrapreso da “the Business Roundtable”, una delle principali lobby negli Stati Uniti, composta da 181 large corporate americane tra cui spicca il nome di JPMorgan, che a luglio 2019 ha condiviso e sottoscritto uno "Statement on the Purpose of a Corporation" che sancisce l’impegno dei partecipanti su cinque temi: offrire prodotti o servizi di valore al cliente, investire sui dipendenti, trattare in modo equo ed etico i fornitori, supportare le comunità dove lavorano e generare valore di lungo termine per tutti gli stakeholder.

Cosa determina queste ormai frequenti conversioni? Ma soprattutto c’è lo spazio per le purpose-driven company e per la loro sostenibilità nel lungo termine?

Potrebbe sembrare utopico pensare che in un futuro prossimo le aziende possano allontanarsi dal tradizionale modello di impresa descritto da Friedman nel 1970, basato sulla misurazione del successo di un’impresa attraverso il profitto generato per gli azionisti, e mettano nel mirino una rosa di obiettivi più ampia e soprattutto legati a più stakeholder: l’ambiente, i clienti, i dipendenti dell’azienda stessa.

DAVIDE

CESAREO

Consultant

(4)

COSA È UNA PURPOSE - DRIVEN COMPANY?

Anzitutto è opportuno definire il “purpose”, la finalità: è un valore intrinseco che può essere descritto come la base su cui poggia un’organizzazione di individui. Dalla finalità discende il collante sociale che permette a tutti gli individui che compongono l’organizzazione di interagire per un obiettivo comune.

Le imprese sono un vero e proprio “computer sociale”, descritto da Friedman come un insieme di contratti che impegnano i dipendenti, i fornitori, i clienti e gli azionisti: in esse, le interazioni e il perseguimento del purpose avvengono pertanto su quattro livelli: (i) nel rapporto con i clienti, (ii) nel rapporto umano tra i dipendenti, (iii) nella mutualità di interessi tra società e impresa e (iv) nella contribuzione al miglioramento sociale.

UNIVERSALIZZATORI

INNOVATORI

"STATUS QUO CHALLENGER"

ECCELLENZE

RESPONSABILI A LIVELLO GLOBALE

EMPATICI

Categoria Definizione del "Purpose"

Vogliono erogare servizi universali, garantendo la democratizzazione di un bene o un servizio

Mettono l’innovazione al centro delle loro attività, diventando promotori della crescita tecnologica e scientifica

Si fanno carico di rivoluzionare le istituzioni o introducono modelli che cambiano profondamente la nostra società

Ricercano l’eccellenza nel prodotto o servizio che erogano, come se fosse un’opera d’arte

Vogliono sviluppare il loro business in un modo sostenibile ed etico

Riconoscono i valori umani e mettono la felicità dei lavoratori prima di tutto

Alcuni Esempi

Google, IKEA, Tata, Walmart

Samsung, Tesla, Illumia, ARM

Uber, Under Armor, Ovo

Apple, BMW, HBO, BBC

GSK, Nestlé, Statoil, Centrica

Lewis, Starbucks, Toyota, Lush

Una purpose-driven company è quindi un’organizzazione sociale che ha definito un valore fondante, e che cresce e si sviluppa perseguendolo esplicitamente in modo condiviso.

Nei suoi studi sulle purpose - driven companies, Will Hutton (nella foto, alla Exton University 2019), economista politico, scrittore e professore presso la Oxford University propone una classificazione utile per comprendere le direzioni attraverso le quali tali aziende sanciscono e perseguono il proprio fine.

La classificazione prevede sei categorie e permette di accostare in ogni categoria società appartenenti a settori e geografie molto diversi tra loro.

Fonte: Ricerca Osservatori.net

WILLIAM HUTTON

Oxford University

(5)

LA SOSTENIBILITÀ DEL MODELLO

Al di là delle valutazioni etiche, la sostenibilità di tale modello di impresa riguarda la capacità di competere nel lungo termine, generando profitti accettabili per gli azionisti: sono tre i punti di vista sotto cui la risposta può essere affermativa.

Da un punto di vista gestionale l'autentica condivisione degli obiettivi aziendali e la loro coerenza con gli intenti individuali di dipendenti e stakeholder esterni (clienti, fornitori, comunità di riferimento), rendono la governance e l’operatività aziendale più efficaci e immediate. Non servono incentivi, policy o procedure per garantire l’allineamento dei comportamenti, ma è sufficiente la “stella polare” del purpose condiviso, in quanto tutti i membri dell’organizzazione conoscono il percorso che deve essere compiuto per raggiungere l’obiettivo prefissato ed è possibile minimizzare ogni attività non utile a tale scopo.

A titolo esemplificativo, Lavazza ha sviluppato un meccanismo di inclusione nella propria integrazione verticale che permette a tutti i coltivatori e fornitori di caffè di beneficiare di condizioni lavorative ed economiche vantaggiose nella vendita della materia prima al Gruppo. Anche Toyota punta sulla inclusione dei propri lavoratori, allineando gli obiettivi di produzione alle mansioni degli addetti, così da renderli partecipi dei risultati raggiunti.

Dal punto di vista reputazionale, aziende con una immagine innovativa, eticamente condivisibile, “clean”, diventano riconoscibili e identificabili da parte dei consumatori, oppure ancora possono divenire partner privilegiati di altre aziende purpose - driven.

Si parla di purpose - driven brand nei casi di imprese che riescono a comunicare identità e scopo attraverso il proprio brand. Essere riconosciuti come innovatori, società green o attente alle proprie

SU...

LA CERTIFICAZIONE B CORP

Una B Corp soddisfa volontariamente i più alti standard di responsabilità sociale d'impresa, responsabilità ambientale e trasparenza e integra questi principi nei propri documenti statutari come impegno verso tutti gli stakeholder (i dipendenti, la comunità, l'ambiente, i fornitori, i clienti e gli azionisti).

In tutto il mondo, 2.600 aziende sono certificate B Corp, di cui oltre 80 in Italia. Secondo B LAB, l'organizzazione non governativa che rilascia la certificazione, “queste aziende, attraverso il loro modello di business, non hanno come obiettivo di essere le migliori del mondo ma le migliori PER il mondo!”

Come diventare una B Corp?

Un assessment di 200 domande in cinque aree tematiche:

governance, dipendenti, comunità, ambiente e clienti permette di misurare il B impact di un’azienda.

Cosa significa?

All'inizio: un processo di certificazione complesso ed impegnativo per tutta l’organizzazione.

Dopo la certificazione: un impatto positivo su organizzazione, practice e comportamenti aziendali... da confermare e consolidare con una valutazione ogni 3 anni.

risorse umane diventa così un importante vantaggio competitivo, che permette di reclutare i migliori collaboratori e perfino di vedere accettati pricing superiori dai propri clienti.

(6)

È questo il caso di GSK e Nestlè che hanno inserito all’interno dei loro valori aziendali l’attenzione alle tematiche ambientali senza sacrificare il progresso tecnologico e la qualità dei prodotti.

Infine, rilevante è la prospettiva finanziaria: sempre più investitori istituzionali - fondi, compagnie assicurative, società di gestione del risparmio - dedicano linee di investimento alle purpose-driven company o addirittura orientano l’intera strategia di prodotto su tematiche ad esse affini.

È questo il caso di Banca Generali che di recente ha intrapreso una nuova strategia attenta alle dinamiche ambientali e sociali, con linee d’investimenti dedicate. Ci riferiamo ai cosiddetti socially responsible investment , ovvero a investimenti compiuti nel rispetto dell’ambiente e a favore di realtà che hanno a cuore i propri stakeholder. Ambienta SGR è un altro esempio, capace di raggiungere la Certificazione B-Corp proprio negli scorsi mesi, in quanto volontariamente rispettosa dei più alti standard di scopo, responsabilità e trasparenza.

È ancora presto per affermare che le performance delle purpose - driven companies siano superiori rispetto alle imprese focalizzate sulla massimizzazione del profitto, tuttavia un primo studio condotto dall’Hertford College di Oxford ha misurato nelle imprese considerate “best place to work” incrementi nell’ordine del 2% dei ricavi. I dati, certo, sono ancora preliminari, ma lasciano ben sperare per la sostenibilità e la performance delle purpose - driven company: la partita di queste aziende si gioca infatti nel medio-lungo termine.

In attesa di una conferma empirica, giova però riflettere che ben prima dell’attenzione accademica e di business oggi riservata alle purpose - driven company, molte storie di successo del passato sono state capaci di creare valore attraverso un’attenzione per l’intero sistema di appartenenza.

Sono storie spesso nate dall’acume di imprenditori illuminati come Brunello Cucinelli o ancora di William Lever, il fondatore di UniLever nel 1890, attraverso l’intuizione che un valore chiaramente comunicato e condiviso con tutti i partner di un’azienda è in grado di portare lontano.

(7)

INTERVISTA

INTERVISTA A RUGGERO FRECCHIAMI Direttore Generale

del Gruppo Assimoco

B-CORP E ASSIMOCO, QUAL È LA RELAZIONE?

Interpretare il nostro ‘mestiere’ in modo differente, ricercando uno sviluppo profittevole nel lungo periodo ed un contestuale impatto positivo su persone e territorio fa parte della nostra natura, fin dalla creazione di Assimoco nel 1978. Siamo la compagnia assicurativa di riferimento del mondo cooperativo, tra i nostri azionisti vi è il gruppo assicurativo tedesco R+V, un gigante con quasi 9 milioni di clienti e 16 miliardi di raccolta, e a sua volta riferimento del mondo cooperativo tedesco, Fondo Sviluppo – società non a scopo di lucro per la promozione e lo sviluppo della cooperazione – di Confcooperative e il sistema di Banche Raiffeisen della provincia di Bolzano, da sempre caratterizzate per il fortissimo legame con il territorio. L’appartenenza al mondo cooperativo ci ha sempre portato ad essere più attenti alle differenti esigenze delle comunità nei territori, a sviluppare la nostra attitudine all’ascolto e a mettere in atto un approccio che fosse inclusivo delle necessità di tutti i nostri portatori di interesse.

Inoltre a partire da 10 anni fa, in reazione ad una situazione di perdite, la società ha iniziato a ripensare la sua strategia competitiva mettendo al centro dell’attenzione i propri dipendenti, consapevoli che solo attraverso delle persone motivate e soddisfatte sia possibile effettuare un servizio di eccellenza, e quindi conquistare la fiducia di partner intermediari e clienti finali.

Come ricordato dagli altri articoli vi è un’ampia riflessione in atto sul ruolo sociale dell’impresa privata, meno scontato è che questa riflessione coinvolga anche il settore dei servizi finanziari ed in particolare le assicurazioni. Assimoco è tra le prime società italiane e in assoluto la prima - e al momento unica – compagnia assicurativa ad avere conseguito la certificazione B-Corp.

Abbiamo chiesto al Direttore Generale della compagnia, dott. Ruggero Frecchiami, di raccontarci perché e le finalità.

(8)

Negli ultimi 5 anni Assimoco è stata costantemente riconosciuta come “Great place to work in Italy” ed ha visto migliorare il proprio Net Promoter Score nei confronti della propria rete di intermediari di ben 25 punti negli ultimi 7 anni. In sintesi, per noi intraprendere il percorso B-CORP ha rappresentato da un lato riconoscere una nostra naturale vocazione, dall’altro un incitamento a migliorare, energizzando le risorse. Aggiungo che oltre ad esserci un mercato per società impegnate nel sociale, i problemi ambientali e sociali sono così grandi che non possiamo astenerci dal fornire ogni nostro possibile contributo.

PERCHÉ LA CERTIFICAZIONE E CHE IMPATTI HA RICHIESTO E STA AVENDO?

Nel nostro percorso di attenzione al sociale ci siamo resi conto che uno dei principali rischi a cui eravamo esposti era l’autoreferenzialità delle soluzioni, avevamo bisogno di confrontarci con qualcuno che condividesse la nostra visione ma ci stimolasse. Abbiamo trovato questo qualcuno nel B-Impact Assessment. E’ un processo particolarmente selettivo, a riprova della validità dello strumento: di oltre 70.000 società nel mondo che hanno fatto domanda, solo 4.000 hanno conseguito la certificazione.

Il programma di cambiamento che abbiamo intrapreso è su 5 dimensioni e forse la difficoltà principale è assicurare la coerenza tra di esse:

„ Trasformazione culturale. Abbiamo affinato il nostro scopo, la nostra missione, i nostri valori.

La sfida come management è dare l’esempio e trasferire ogni giorno comportamenti concreti e coerenti rispetto all’organizzazione che vogliamo essere e le finalità di beneficio specifico che vogliamo perseguire

„ Trasformazione organizzativa. Abbiamo rivisto la nostra struttura organizzativa appiattendola e creando la Business Unit Terzo Settore e Consumo Critico, il cui obiettivo è rivolgerci con una soluzione integrata a quei profili di clienti – quali ad esempio millenials, volontari di associazioni, dipendenti – particolarmente attenti ai temi di sostenibilità e non considerarli semplicemente come un cluster di clienti ai fini del marketing. In continuità con la finalità di crescita delle risorse abbiamo avviato la sperimentazione del metodo di lavoro Agile, per adesso su due pilota

„ Trasformazione tecnologica. Anche l’infrastruttura tecnologica è permeata dal cambiamento in atto, qui solo alcuni dei più importanti requisiti come driver del cambiamento: architettura aperta, sistema connesso, la possibilità di integrare il nostro sistema d’offerta con componenti di servizio, la riduzione del time to market, la volontà di concentrare l’effort delle persone sulle attività a più alto valore aggiunto

„ Trasformazione ambientale. Abbiamo adottato pratiche di riduzione dell’impronta ambientale dei nostri uffici e specialmente abbiamo cambiato edificio. La nuova soluzione con spazi di lavoro aperti, condivisi e sullo stesso piano favorisce la comunicazione e lo scambio di idee

„ Trasformazione nella governance. Desideriamo che il cambiamento sia strutturale e non legato allo stile di una singola persona. Per questo abbiamo avviato l’iter della trasformazione di Assimoco in Società Benefit e qui vogliamo ricordare che l’Italia è uno dei pochi paesi che fin dal 2015 lo consente

Il processo di adeguamento è ancora giovane ma di sicuro è già riuscito a ridare slancio a tutte le energie della compagnia e farci affrontare tutti i temi con una visione più ampia.

(9)

Quando sviluppato correttamente, il purpose permette alle aziende di offrire maggior valore ai propri stakeholder e di creare con loro connessioni più profonde e più significative; i modelli di business diventano pertanto più resilienti e i risultati di business migliorano.

Non è solo il mercato ad aspettarsi che le aziende si attivino nell’interesse del bene collettivo. Anche la normativa ha iniziato a riconoscere il ruolo cruciale delle grandi organizzazioni per le implicazioni verso la società e verso l’ambiente. Negli ultimi 10 anni nel mondo anglosassone e più recentemente in Europa, sono state sancite norme come la Direttiva europea 95 del 2014 sulla Corporate Social Responsibility recepita in italia con il D.lgs 245 del 30 dicembre 2016.

ANTONELLA ZULLO

Senior Manager

CHIARA LOIODICE Senior Consultant

LA

PURPOSE - DRIVEN COMPANY NEI

FINANCIAL SERVICES

SU...

DECRETO LEGISLATIVO 245 DEL 30 DICEMBRE 2016 SULLA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA

Il 10 gennaio 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo 30 dicembre 2016, n. 254, relativo all’attuazione della Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante modifica alla Direttiva 2013/34/UE “per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni”.

Il decreto, entrato in vigore nel gennaio del 2017, impone l’obbligo per le società di inserire nella Relazione sulla Gestione una dichiarazione di carattere non finanziario che descriva le politiche adottate dall’impresa in merito agli aspetti ambientali, sociali, la gestione del personale, le politiche di diversità, il rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione con indicazione degli strumenti adottati.

A quali imprese si applica?

La Direttiva impone l’obbligo di comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario agli Enti di Interesse Pubblico o EIP– per esempio le società quotate sui mercati regolamentati, gli enti creditizi o le compagnie assicurative – che costituiscono un “gruppo di grandi dimensioni”: totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a 40 milioni di euro oppure totale dell’attivo dello stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro e con un numero di dipendenti maggiore di 500.

Tuttavia, nonostante la presenza di business case che ben dimostrano il valore del purpose, la maggior parte delle società ancora non ha intrapreso la trasformazione verso un modello realmente purpose-driven. A questo proposito, Radley Yeldar, che annualmente valuta le migliori società sulla loro capacità di mettere in pratica il concetto di purpose, evidenzia che i Financial Services, ed in particolar modo le banche, sembrano essere ancora agli inizi del percorso. Secondo l’indice Radley Yeldar il settore si attesta mediamente su un punteggio “Fit for purpose” di 53,3%, con ancora pochi player che riconoscono il valore e l’importanza del purpose e con un unico player (Lloyds Banking Group) ad essere nella top ten della classifica con un punteggio di 87,9%.

(10)

Crescita globale delle strategie di investimento sostenibili

Fortunatamente, non mancano nel mondo dei Financial Services le storie di successo di alcuni attori che hanno cercato e trovato il loro purpose e ottenuto risultati molto soddisfacenti, impegnandosi per l’ambiente, nel sociale e per il benessere dei propri dipendenti.

Per meglio comprendere le opportunità ed i rischi di un mondo che cambia velocemente è necessario vedere la finanza da una nuova prospettiva. Ne è convinto Philippe Zaouati, CEO di Mirova, la divisione di investimento responsabile di Natixis Asset Management.

La filosofia di Mirova si ispira alla dichiarazione dei diritti universali dell’uomo, che descrive il benessere economico come il mezzo con cui soddisfare i propri bisogni, attraverso una qualità della vita che consenta di massimizzare il proprio potenziale, mentre l’ambiente dovrebbe essere la principale preoccupazione degli esseri umani, in quanto condizione necessaria per la ricerca e lo sviluppo delle proprie aspirazioni.

La società guidata da Philippe Zaouati ha incentrato la propria attività sull’investimento sostenibile e responsabile.

Secondo la definizione elaborata nel 2014 dal Forum per la Finanza Sostenibile per “Investimento Sostenibile e Responsabile” (SRI) s’intende “una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra OȇDQDOLVLȴQDQ]LDULDFRQTXHOODDPELHQWDOHVRFLDOHHGLEXRQJRYHUQRDOILQHGLFUHDUHYDORUHSHUOȇLQYHVWLWRUHHSHUODVRFLHW¢QHO

suo complesso”. Con gli SRI si cerca quindi di superare l’apparente divergenza tra gli interessi della finanza e quelli della collettività e dell’ambiente.

Per fare ciò Mirova utilizza principalmente tre tipi di strategie:

„ L’Impact/ Community investing: investimenti in imprese, organizzazioni o fondi con l’intento di realizzare un impatto ambientale e VRFLDOHPLVXUDELOHHLQJUDGRDOORVWHVVRWHPSRGLSURGXUUHXQUHQGLPHQWRȴQDQ]LDULRSHUJOLLQYHVWLWRUL

„ Environmental, Social and Governance Criteria (ESG): integrazione di informazioni sull’impatto ambientale, sociale e di buona governance nei processi decisionali per la scelta degli investimenti, in aggiunta ai tradizionali dati di performance finanziaria

„ Il Negative/ exclusionary screening: approccio che prevede l’esclusione esplicita di singoli emittenti, settori o Paesi dall’universo investibile, sulla base di determinati principi e valori. Tra i settori esclusi: le armi, la pornografia, il tabacco, i test su animali

Negli ultimi 2 anni queste ed altre strategie di investimento sostenibile e responsabile sono cresciuti mediamente del 33% a livello globale, diventando sempre più mainstream.

Impact Investing

79%

269%

125%

-24% 17%

69% 31% 33%33%

248 444 276 1.018 818

1.842 6.195

4.679

8.385 9.835 10.353 17.544

15.064 19.771

41.340 55.133

Investimenti

Tematici Positive

Screening Adeguamento a convenzioni internazionali

Engagement ESG Integration Negative

Screening Totale

2016 2018 Crescita 2016/2018

PHILIPPE ZAOUATI

MIROVA

33%

Fonte: Global Sustainable Investment review 2018

(11)

Secondo Eric Campos, a capo della Social and Environmental Responsibility di Crédit Agricole, per meglio comprendere il significato della purpose-driven company, bisogna partire dal concetto della “ragion d’essere”, ossia per definizione

“ciò che è più importante per una persona o per un’organizzazione” e ancora “la ragione per cui una persona o una organizzazione esistono”.

“La ragion d’essere del nostro gruppo è quella di lavorare ogni giorno nell’interesse dei nostri clienti e della collettività” afferma Eric Campos, denotando la volontà di giocare un ruolo attivo nelle sfide sociali. Ed infatti il Gruppo ha intrapreso un percorso di green finance pro-decarbonizzazione, adottando una Group Climate Strategy che consiste nella graduale riallocazione di prestiti, investimenti e asset gestiti a favore della transizione energetica.

Con quest’obiettivo, il gruppo si sta impegnando su vari fronti:

„ L’accompagnamento dei propri clienti business sul percorso della transizione energetica. A partire dal 2020, la valutazione dei business case delle grandi imprese avverrà anche sulla base di un “punteggio di transizione”, in aggiunta ai tradizionali indicatori finanziari, che misura la capacità di adattarsi alle sfide della lotta al cambiamento climatico

„ La riduzione dell’esposizione dei propri portafogli all’industria del carbone, in linea con l’accordo di Parigi che prevede l’eliminazione del carbone entro il 2030 per i paesi dell'UE e dell'OCSE, entro il 2040 per la Cina ed entro il 2050 per il resto del mondo

„ La cessazione a partire dal 2020 delle relazioni commerciali con le società che generano oltre il 25% del fatturato nel settore del carbone termico, con l'esclusione di prestiti dedicati a progetti di sviluppo delle energie rinnovabili o di riduzione delle emissioni di gas serra per le imprese che generano oltre il 25% del fatturato nel settore carboniero

Anche un altro attore bancario, La Banque Postale, consociata del Gruppo La Poste, è risolutamente impegnato nella finanza sostenibile, infatti, entro il 2020 tutti i fondi proposti saranno certificati SRI.

Ma il vero spirito del purpose, come ci ha raccontato Mouna Aoun Director of Mass Market and Specific Customers de La Banque Postale, risiede nelle azioni messe in atto per il sociale, facendo dell’accessibilità ai servizi bancari da parte delle persone socialmente più deboli la propria mission.

Oltre a distinguersi sul mercato bancario per aver reso accessibile il libretto di risparmio a oltre 1,5 milioni di persone in Francia, la banca ha sviluppato altre iniziative, tra cui:

„ Il club “Initiative against banking exclusion”: un’azione collettiva con la collaborazione di 20 associazioni che aiuta le persone finanziariamente più deboli, tramite servizi di microcredito professionale e personale

„ La “Simple Account Formula”: l’offerta rivolta a chi ha necessità di una gestione semplificata e sicura del proprio conto corrente

„ La piattaforma telefonica "L'Appui", un servizio gratuito di assistenza, che offre supporto ai clienti in difficoltà, mettendoli in contatto con associazioni che possano rispondere al meglio alle loro richieste e ai loro bisogni. Dal 2013 sono più di 150.000 i clienti che hanno usufruito e beneficiato del servizio

„ Il piano di inclusione bancaria digitale, che supporta all’interno della filiale l’adozione degli strumenti digitali come l’App della banca

„ L'integrazione delle persone con disabilità, rendendo accessibili le agenzie e i distributori ATM alle persone con mobilità ridotta e creando, per gli ipovedenti, estratti conto audio o in Braille o digitali in audio per gli ipovedenti

ERIC CAMPOS

Crédit Agricole

MOUNA AOUN

La Banque Postale

(12)

La ricerca e il perseguimento di un purpose da parte delle aziende, per essere efficace, deve avere un impatto positivo sulla collettività, a partire dai dipendenti dell’azienda stessa. Ne è convinto Ruggiero Frecchiami (vedi intervista riportata in questa edizione), Direttore Generale del Gruppo Assimoco, prima Compagnia in Italia certificata B Corp, che ha messo le persone al cuore della strategia del gruppo.

La compagnia si prende cura dei propri dipendenti, mettendo in atto una serie di interventi volti al benessere della vita lavorativa di tutti i giorni, come ad esempio una sede di lavoro smart e funzionale, l’assegnazione di posti auto non in base alla gerarchia, ma in funzione di priorità oggettive e di personali esigenze dei lavoratori, che cambiano nel tempo e che vengono quindi periodicamente aggiornate.

Di per sé, il purpose è un potente motore che coinvolge profondamente i dipendenti di un’organizzazione, facendo convergere gli sforzi di tutti per lo stesso fine ed innescando un effetto a cascata virtuoso che impatta anche sui risultati di business dell’azienda.

Come dimostra un recente studio di Harvard Business Review, i dipendenti che traggono significato dal proprio lavoro dichiarano quasi il doppio della soddisfazione lavorativa e hanno tre volte più probabilità di rimanere nella propria organizzazione per alimentare il successo dell'azienda.

Di fatto, le organizzazioni purpose-driven diventano sempre più attraenti nel mercato del lavoro, come si evince da uno studio di LinkedIn sul ruolo del purpose nel mondo del lavoro: secondo il sondaggio, che ha coinvolto 26.000 iscritti di 40 paesi, il 37% dei membri sono purpose-oriented, attribuendo quindi un valore molto alto alle posizioni lavorative in aziende con una forte cultura del purpose.

In conclusione, le aziende purpose-driven attraggono le migliori menti, hanno i clienti più appassionati, ottengono maggior successo e cambiano il mondo.

La strada da fare per i player del settore dei Financial Services è ancora lunga e non priva di sfide, ma proprio il ruolo cruciale che Banche e Assicurazioni giocano per lo sviluppo del mondo di domani e per la protezione ed evoluzione di individui e organizzazioni, determina l’esigenza di vedere un sempre maggior coinvolgimento di questi attori sul fronte della Green Economy, della sostenibilità sociale e del benessere dei singoli individui.

"Il profitto non è uno scopo. È un risultato. Avere uno scopo significa che le cose che facciamo hanno un valore reale per gli altri. " (Simon Sinek)

1. Global Report on purpose at work 2016 1

(13)

FINTECH FOR GOOD

Lo scandalo Lehman Brothers, il fenomeno del credit crunch, ecc. hanno provocato nei consumatori una sensazione di abbandono da parte delle proprie banche, non percepite più al centro del progetto di sviluppo della loro comunità e non più impegnate a supporto del territorio e dell’economia reale. Nonostante una diffusa disaffezione verso il sistema bancario tradizionale, non risulta però essere in discussione il ruolo dei servizi finanziari a supporto dello sviluppo familiare, aziendale e della comunità/Paese. Il dilemma da risolvere riguarda maggiormente il modello di erogazione dei servizi finanziari, la sua sostenibilità e la “ragion d’essere”

degli istituti stessi.

Per questo motivo negli ultimi anni sono nati player innovativi operanti nei servizi finanziari che mettono al centro della propria missione un indirizzo sociale e di supporto al territorio. Nello specifico le così dette Fintech for Good, grazie alle nuove tecnologie, stanno migliorando la qualità della vita delle persone offrendo soluzioni innovative e ad alto impatto sociale. La definizione “Fintech for Good” è stata usata da David Reiling, imprenditore sociale e CEO di Sunrise Banks, nel suo omonimo libro Fintech4GOOD.

All’interno di esso sono citati e studiati 5 esempi di fintech che stanno avendo un impatto positivo e concreto sulla società fornendo servizi legati all’accesso al credito:

„ TrueConnect, Earnup e Peanut Butter: assistono, in collaborazione con i datori di lavoro, i lavoratori dipendenti, gli studenti ed altre categorie in difficoltà a gestire e ripagare i loro debiti esistenti e a trovare fonti di credito alternative ai classici prestiti bancari

„ Nova e Self Lender: aiutano coloro che sono sprovvisti di una storia creditizia (ad esempio. immigrati e giovani) ad ottenere condizioni migliori

Durante l’edizione di quest’anno della Exton University, è stata condivisa la storia di successo di due fondatori e CEO di società europee innovative operanti nei servizi finanziari che a tutti gli effetti possono essere qualificate come “Fintech for good”:

I recenti eventi relativi alle principali Istituzioni Finanziarie italiane ed europee hanno alimentato un sentimento di sfiducia nei confronti del sistema bancario tradizionale.

VINCENZO FERRAIOLI Manager

MARCO STOPPINI Consultant

„ Julien Benayoun, fondatore di Lita.co „ Diana Brondel, fondatrice di Xaalys

(14)

LITA.CO

Lita (Live, Impact, Trust & Act) è una piattaforma di equity crowdfunding europea specializzata nell’impact investing nata nel 2014 e operante in tre paesi (Francia, Belgio e dal 2018 anche in Italia).

La missione di Lita.co è quella di “riavvicinare i cittadini al mondo della finanza” selezionando aziende con elevato impatto sociale ed ambientale sul territorio e facilitandone, attraverso la propria piattaforma digitale, l’investimento diretto da parte sia della clientela Retail (con somme a partire da 100€), che Istituzionale. Oltre all’agevolazione degli investimenti, Lita.co supporta i Social Entrepreneurs nella fase di pre-investimento mettendo a disposizione le proprie competenze. Ad oggi, la società ha raccolto intorno ai 20 milioni di euro e supportato la creazione e consolidamento di oltre 1.400 posti di lavoro.

In Italia, al momento, sono attivi 3 progetti che ambiscono a rafforzare il tessuto imprenditoriale locale:

„ Humus: progetto piemontese per costruire la prima rete di Job Sharing agricolo con l’obiettivo di contrastare il lavoro sommerso e promuovere lo sviluppo socialmente sostenibile delle imprese agricole sul territorio nazionale

„ Music Innovation Hub 2: dopo il successo della prima campagna di raccolta fondi e la creazione a Milano nel maggio 2018 della prima impresa sociale italiana nel mondo della musica, si vuole espandere ulteriormente questa realtà. In particolare, l’obiettivo è quello di lavorare sull’innovazione per rafforzare l’industria musicale italiana tramite attività di promozione, educazione e formazione

„ Waycap: realtà torinese, reduce da campagne di reward crowdfunding per 500 mila euro, produce capsule per caffè in acciaio ricaricabili e compatibili con le principali macchine per far fronte al problema dell’inquinamento dell’alluminio

DEFINIZIONI

Per equity crowdfunding si intende il finanziamento diretto da parte di una moltitudine di investitori ad una qualsiasi attività imprenditoriale. Gli investitori, in cambio di qualsiasi entità investita, ricevono azioni della società.

L’investimento in equity crowdfunding è favorito dalla normativa dello Stato Italiano con agevolazioni fiscali fino al 30% dell’importo investito

Per impact investing si intende l’investimento di capitali privati al fine di ottenere non solo un ritorno economico, ma al contempo produrre un impatto sociale positivo. Chi scegli di fare impact investing è disposto ad accettare un tasso di rendimento anche al di sotto del livello medio del mercato al fine di perseguire un obiettivo sociale

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XAALYS

Xaalys è una Neobank franco-senegalese che ha l’obiettivo di accelerare l’indipendenza finanziaria dei giovani a partire dai 12 anni attraverso una piattaforma educativa e sicura. La soluzione è composta da un conto corrente online e una carta di debito Mastercard abilitati alle principali operazioni di transazionalità di base: prelievi, pagamenti, risparmi, definizioni di budget, ecc..

La piattaforma è realizzata in modalità “specchio”, con la posizione finanziaria che viene co-gestita da genitori e figli in totale sicurezza. La proposta di valore è duplice:

„ Per i giovani è un’occasione di muovere i primi passi nel mondo dei servizi finanziari in un ambiente protetto, gestire i propri risparmi e accedere ad un sistema di education digitale e innovativo. Quest’ultima funzionalità sfrutta i principi di gamification per spiegare il funzionamento del sistema bancario ed è svolta in collaborazione con l’associazione “Finance pour tous”, sostenuta da Banque de France e approvata dal Ministero dell’Istruzione francese

„ Ai genitori, invece, Xaalys fornisce strumenti per aumentare la consapevolezza e l’indipendenza finanziaria dei propri figli personalizzandone l’accesso e l’utilizzo del denaro, gestendo trasferimenti istantanei, impostando limiti e categorie di spesa e monitorando l’utilizzo

Il modello di business di Xaalys offre un servizio gratuito di formazione ed educazione ai servizi finanziari, mentre i servizi di transazionalità di base (conto corrente e carta di debito) prevedono una commissione di apertura di 10 € e una mensile di 2,99 €.

La missione e il successo di Xaalys dipendono fortemente dall’interazione con gli utilizzatori finali e per questo motivo l’offerta, la customer journey, e tutti gli aspetti più significativi vengono validati periodicamente da focus group comprendenti sia genitori che teenager. L’obiettivo di questi focus group è duplice: da un lato generare nei propri utilizzatori un sentimento di fiducia attraverso il coinvolgimento e la co-creazione delle funzionalità e dall’altro assicurare servizi ottimali e reattività alle esigenze della customer base.

Un aspetto che maggiormente contraddistingue le Fintech for Good è quello di aver fin da subito stabilito la propria ragion d’essere nell’impegno a sostegno della comunità trascendendo il semplice motivo economico finanziario. Allo stesso modo, nel corso della Exton University 2019, un altro eccellente speaker, Tim Tamashiro, ha parlato dell’importanza di trovare il proprio “Ikigai” (生 き 甲 斐).

Questo termine giapponese letteralmente può essere tradotto come “vita (“iki”) meritevole (“gai”)” ed è l’equivalente del nostro concetto di ragion d’essere. Il termine è stato coniato a Okinawa, una delle sole 5 “blue zones” al mondo, ovvero quei luoghi dove la maggior parte degli abitanti ha una aspettativa di vita di 100 o più anni.

Il percorso di ricerca per l’individuazione del proprio “Ikigai” presuppone l’individuazione dell’elemento comune che risponda contemporaneamente a quattro domande la cui risposta non necessariamente è sempre univoca o immutabile nel tempo:

1. Che cosa mi motiva ad alzarmi la mattina?

2. Cosa sono bravo a fare?

3. Cosa mi può portare uno stipendio adeguato?

4. Che impatto significativo posso avere?

Secondo Tamashiro il percorso di individuazione dell’Ikigai è applicabile anche alle imprese: l’esplicitazione e la chiara rappresentazione ai propri stakeholder della propria ragione d’essere è fondamentale poiché rappresenta il motore dell’azienda, ciò che quotidianamente la anima e la distingue dalle altre.

Ottenere una risposta unica e coerente alle quattro domande è la tua ragione d’essere:

il tuo Ikigai

TIM TAMASHIRO

Autore di "How to Ikigai"

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www.extonconsulting.com

PARIS · CASABLANCA · MILAN · MUNICH

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