Economia Applicata all’Ingegneria Economia Applicata all’Ingegneria
a.a. 2014-2015 dott.ssa Lorella Cucit, Ph.D
I costi per le decisioni aziendali
Introduzione ai cost
La rilevazione dei cost
Le decisioni operatve
I costi rappresentano le informazioni fondamentali dell’attività di direzione nelle imprese; essi permettono di analizzare ed assumere le decisioni, che a loro volta costituiscono l’elemento essenziale per la scelta tra più alternative.
Essi coincidono con il valore monetario delle risorse utilizzate per le varie attività di un’impresa per un qualche scopo.
il costo misura l’impiego di risorse
la misura del costo è espressa in termini monetari
le risorse sono utilizzate nei processi
la rilevazione del costo ha sempre a riferimento uno scopo Finalità della determinazione dei costi:
assumere decisioni
controllare l’efficienza economica
determinare il redditoI cost
Criterio di classificazione Classi di costo
secondo la natura dei costi: in base alla tipologia del fattore produttivo che ha dato origine al costo
• costi delle materie prime
• costi della manodopera
• ammortamenti
• oneri finanziari
• etc secondo la modalità di attribuzione
all’oggetto di costo • diretti o speciali
• indiretti o comuni secondo la loro variabilità: si basa
sul comportamento dei costi al variare di un fattore determinante
• variabili
• fissi
• misti secondo la loro effettiva
manifestazione • effettivi, detti anche «storici» o «consuntivi»: sono quei costi commisurati agli effettivi esborsi; queste misure di costo servono per registrare le transazioni avvenute.
• ipotetici, detti anche «standard»: costi che si prevede di dover sostenere in avvenire; essi vengono impiegati per formulare il budget.
secondo la loro controllabilità • «controllabili»: costi influenzabili dal comportamento di un certo responsabile,
• «non controllabili»: costi che il responsabile non può influenzare con i poteri decisionali di cui dispone.
Classificazione dei cost
La classificazione tra costi diretti ed indiretti è relativa alle modalità di imputazione (o attribuzione) dei costi agli oggetti di costo, dove con oggetto di costo (OdC) si intende il prodotto, l’unità organizzativa, il cliente, il progetto o altra attività/scopo per il quale i costi sono misurati.
costi diretti: imputabili mediante «misurazione oggettiva» direttamente all’oggetto di costo in quanto causati dall’oggetto del costo:
− moltiplicando la quantità del fattore effettivamente impiegata per il suo prezzo unitario (es. materie prime e manodopera diretta rispetto al prodotto)
− considerando il valore dei fattori produttivi i cui servizi sono impiegati in modo esclusivo dall’oggetto di costo (es.
ammortamento di un macchinario specializzato).
costi indiretti o comuni: imputabili mediante una «ripartizione soggettiva» in proporzione ad una grandezza nota assunta come base di imputazione. Essi sono
− riconducibili a o causati da due o più oggetti di costo
− non oggettivamente riconducibili a nessun singolo oggetto separatamente
(esempio: costi amministrativi rispetto ai reparti produttivi e costi generali di produzione rispetto ai diversi prodotti fabbricati da un’azienda).
Modalità di attribuzione all’oggetto di costo
COSTI DIRETTI attribuzione OGGETTO DI COSTO
COSTI INDIRETTI allocazione OGGETTO DI COSTO
Questa classificazione richiede che vengano definiti:
il fattore rispetto al quale la variabilità è studiata: il volume di produzione Q è il classico driver di variabilità dei costi aziendali, in quanto l’aumento del volume di produzione implica un aumento della quantità di risorse necessarie per svolgere l’attività economica
l’intervallo di variazione del cost driver o area di rilevanza: l’intervallo di variazione del livello di attività entro il quale si mantengono valide le ipotesi di andamento dei costi relativi all’oggetto di analisi (per un impianto l’area di rilevanza si collocherà all’interno della capacità produttiva dell’impianto stesso)
il periodo di tempo preso a riferimento: quanto maggiore è l’orizzonte temporale, tanto più i costi tenderanno alla variabilità, fino al limite del lungo periodo, in cui tutti i costi sono variabili
Variabilità rispetto ad un fattore determinante
Funzione aziendale Esempi di cost driver Ricerca e sviluppo • numero di progetti
• complessità tecnica dei progetti • ore di personale impegnato su un progetto Produzione • numero di unità prodotte
• numero di attrezzaggi degli impianti • numero di ordini di modifica del prodotto
• costo della manodopera diretta Marketing • numero dei cicli pubblicitari
• valore delle vendite • numero del personale addetto alle vendite Distribuzione • numero di articoli distribuiti
• numero di clienti • peso degli articoli distribuiti Amministrazione • numero dei membri del consiglio di
amministrazione • numero di nuovi adempimenti governativi
Rispetto ad un cost driver, nell’ambito di una definita area di rilevanza e nel breve periodo si distinguono:
costi fissi, che non variano al variare del volume di attività (equazione C=K, dove C:costo e K: costante)
costi variabili, che variano rispetto a tale volume. Essi possono essere proporzionali (C=CVu Q), progressivi e degressivi, i quali rispettivamente aumentano in misura più ⋅ e meno che proporzionale rispetto all’aumento del volume del driver
costi misti, i quali comprendono i costi semivariabili – che si compongono a loro volta, di una quota fissa ed una variabile (C = K + CVu Q) - ed i costi a scalini - che ⋅ prevedono incrementi nei costi ad intervalli di variazione del driver. Relativamente ai costi fissi e variabili è importante distinguere fra
costo totale: dato dalla somma dei costi totali fissi e dei costi totali variabili
costo unitario: dato dal rapporto tra costo totale e volume di produzioneVariabilità rispetto ad un fattore determinante
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A livello concettuale, la struttura di un sistema di rilevazione di costi è composta da alcuni «archivi» e da alcune «regole»
Gli archivi sono:
il piano dei conti: l’elenco delle risorse, il costo delle quali deve essere associato a unità organizzative e/o prodotti,
il piano dei centri di costo: l’elenco degli OdC intermedi dei quali si vogliono rilevare i costi
l’elenco dei prodotti, dei quali si vogliono rilevare i costi. Le regole sono le modalità da seguire per:
attribuire i costi delle risorse ai Centri intermedi che ne fanno uso;
suddividere i costi degli OdC tra i prodotti che li utilizzano. Il sistema per la rilevazione dei costi è l’insieme delle regole attraverso le quali la contabilità analitica ripartisce i costi complessivi dell’impresa tra i prodotti, eventualmente tramite l’impiego di OdC intermedi.
La rilevazione dei cost
La metodologia di calcolo a costi pieni attribuisce all’oggetto di calcolo dei costi (prodotto/fase produttiva) sia i costi diretti, sia i costi indiretti relativi alla produzione (costo pieno industriale), alla commercializzazione e amministrazione (costo pieno aziendale)
Si utilizzano dunque due diverse modalità di attribuzione dei costi all’oggetto di calcolo:
il costo della MdO diretta impiegata per la realizzazione del job, valorizzandola al costo orario del lavoro (quantità di ore di MdO utilizzata e costo orario della MdO)
il costo dei materiali diretti, determinato sulla base del valore di contabilizzazione in magazzino (quantità di materiale usato e prezzo unitario)
i costi indiretti, ripartiti tra i prodotti proporzionalmente all’utilizzo di una o più basi di allocazione.Calcolo del costo di prodotto
COSTI DIRETTI
OGGETTO DI COSTO
COSTI INDIRETTI BdR
Individuazione degli elementi di costo diretti rispetto al prodotto
Scelta degli elementi di costo indiretto (X) da includere nel calcolo: relativi alla produzione (c.pieno industriale), alla commercializzazione e amministrazione (c.pieno aziendale)
Scelta della modalità di trattamento dei costi indiretti (globali o centri di costo)
Scelta della tecnica di ripartizione dei costi indiretti:
Full costing su base unica: una unica base di ripartizione per diverse categorie di costi indiretti
Full costing su base multipla: si individuano diverse basi di ripartizioni per diverse categorie di costi indiretti
Scelta della/e base/ii di ripartizione (Y) e determinazione dei coefficienti d’imputazione CdR = X (tot.costi indiretti da ripartire) /Y (tot. valore della base)
Determinazione della quota dei costi indiretti da attribuire all’oggetto di calcolo costo indiretto oggetto di calcolo = CdR · valore della base per l’oggetto di calcolo
Calcolo del costo pieno di prodotto
Calcolo del costo di prodotto
I centri di costo (CdC) possono essere definiti come unità organizzative elementari dotate di fattori produttivi, le quali impiegano input – materie, lavoro, servizi – per la produzione di output (beni e servizi) destinati ad altri centri di costo e/o ai consumatori finali.
In un sistema di determinazione dei costi di prodotto, gli elementi di costo, che non risultano attribuibili al prodotto, sono accumulati in una prima fase ai centri di costo e, in una seconda fase, sono assegnati ai prodotti. Per questa ragione un centro di costo è spesso definito come oggetto di costo intermedio, per distinguerlo da quell’oggetto di costo finale che nei sistemi di Cost Accounting è il prodotto.
I sistemi a centri di costo
Definizione di un piano dei centri di costo ossia un elenco ordinato secondo il criterio gerarchico dei centri di costo. Ciascuna unità organizzativa può essere disposta secondo un criterio che evidenzia il contributo più o meno diretto offerto da ciascun centro all’ottenimento del prodotto e alla sua collocazione sul mercato
CdC produttivi: operano il processo di trasformazione dei materiali in prodotto o un’attività strettamente funzionale alla trasformazione;
CdC ausiliari: unità operative che, svolgendo una funzione di supporto alla produzione (manutenzione, magazzino, centrale elettrica, ecc.), sono strettamente connessi all’attività di produzione;
CdC di servizi (o comuni o di struttura o funzionali): svolgono le attività necessarie per il funzionamento dell’azienda, anche se non direttamente riferibili all’attività di trasformazione. Esempi sono l’amministrazione (contabilità, finanza, controllo di gestione), l’area commerciale (direzione commerciale, marketing) e i servizi generali (personale e organizzazione, elaborazione dati).
Attribuzione diretta ai prodotti dei costi diretti
Attribuzione dei costi ai centri di costo. Mentre i costi diretti rispetto al prodotto possono essere immediatamente attribuiti ad esso, i costi costi indiretti rispetto a questo possono essere a loro volta diretti o indiretti rispetto adeterminati CdC, nel qual caso occorre individuare un opportuno parametro di localizzazione.
Ribaltamento dei costi localizzati nei centri comuni sui centri ausiliari e/o produttivi e quindi dei costi dei centri ausiliari sui centri produttivi previa definizione di opportune basi di ripartizione
Imputazione dei costi dei centri produttivi (finali) ai prodotti
Le fasi della contabilità a centri di costo
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Il sistema Direct costing (o sistema a costi variabili) muove dalla premessa fondamentale secondo la quale i costi attribuibili ad un dato prodotto sono costituiti solo dalla sintesi di quei costi elementari che si modificano al variare del volume della produzione.
Esso determina il «margine di contribuzione», cioè la capacità di copertura dei costi fissi aziendali.
MdC unitario di prodotto = ricavi unitari - cv complessivo unitario
MdC totale di prodotto = MdC unitario x Q venduta
MdC aziendale = ΣMdC di prodotto
Direct costng e Margine di contribuzione
Una prima configurazione di direct costing (DC) è il DC semplice, in cui si evidenziano:
i costi variabili riferibili ai singoli prodotti (costi variabili diretti),
il margine di contribuzione unitario e complessivo. Il margine di contribuzione in questa configurazione nasce dalla differenza tra ricavi di vendita e costi variabili. Dalla differenza tra il MDCT e i CF si ottiene il risultato netto.
MDCT = Q(p-Cvu)
Nella configurazione di DC evoluto, si mettono in evidenza due margini:
il margine di contribuzione lordo, che coincide con quello del DC semplice,
il margine di contribuzione semilordo. Questo secondo margine nasce per il fatto che non si considerano più solamente i costi variabili diretti, ma anche i costi fissi diretti, ossia tutti quei costi fissi di fattori produttivi impiegati esclusivamente per l’ottenimento del prodotto oggetto di calcolo (ad esempio quote di ammortamento di impianti esclusivi, spese di pubblicità e vendita relative al prodotto, ecc.); tali costi vengono detratti dal MDCT lordo, per determinare il MDCT semilordo.
Margine di contribuzione
Nell’ambito delle decisioni di breve periodo l’analisi del margine di contribuzione secondo la logica del direct costing trova prevalente impiego a supporto delle seguenti scelte:
analisi del punto di pareggio
valutazione della profittabilità dei prodotti
composizione del mix di produzione in presenza di risorse scarse
eliminazione di linee di prodotto
convenienza a produrre internamente o acquistare all’esterno
accettazione di un nuovo ordineDecisioni operatve
Il modello di analisi costi-volumi-risultati (C-V-R) o breakeven analysis fornisce una visione economica generale del processo di gestione delle variabili aziendali che interagiscono con il mercato
Le ipotesi alla base di questo modello sono le seguenti:
l’andamento lineare dei costi e dei ricavi (semirette);
l’esistenza di un unico prodotto o, alternativamente, l’invarianza del mix di vendita al variare della quantità venduta;
il focus su un orizzonte temporale di breve termine (condizioni di produzione date assunte costanti);
la mancata considerazione degli effetti fiscali e della gestione straordinaria;
l’uguaglianza fra quantità prodotta e venduta.
Analisi del punto di pareggio
Il volume di produzione corrispondente all’intersezione tra le rette RT e CT, definito punto di pareggio o break evenpoint (BEP), separa due zone del volume di affari: quella a sinistra rappresenta un’area di perdite e quella destra un’area di utili.
Per un’unicalineaproduttiva:
R(Q) = CT(Q) p x Q = cvu x Q + CF mdcux Q = CF
Date «N» linee, ogni linea avrà un suo mdci = pi-cvui
Noto il mix produttivo, è nota l’incidenza Ii di ogni linea Ii= Qi/Qt
R(Q) = CT(Q) Σi=1,..,n mdcui x Qi = CF, con Qi = Ii x Qt
(Σi=1,..,n mdcui x Ii ) x Qt = CF
Definito il margine di contribuzione equivalente: mdc* = Qteq = CF / mdc*
Qi= Ii x Qteq
Punto di pareggio in presenza di più linee di produzione
converrebbe arricchire il mix con «A» e «B»
e diminuire «C»
converrebbe arricchire il mix con «A» e «B»
e diminuire «C»
mdc* = = (80-50)x10% +(50-30)x30% +(20-15)x60% = 12
Qteq = CF / mdc* = (65000+35000+40000+25000)/12 =13.751
Qi= Ii x Qteq
Qeq(A)=13.751x10% = 1.375, Qeq(B)= 13.751x30% = 4.125 Qeq(C)= 13.751x60% = 8.251
mdcu(A)= 30 > 12 = mdcu*
mdcu(B)= 20 > 12 = mdcu*
mdcu(C)= 5 < 12 = mdcu*
Esempio
Dati di input (in €) Prodotto A Prodotto B Prodotto C Impresa
Quantità totali vendute e prodotte 20.000
Mix di vendita (%) 10 30 60
Quantità vendute e prodotte 2.000 6.000 12.000 20.000
Costo variabile unitario 50 30 15
Costi fissi diretti di prodotto 65.000 35.000 40.000 140.000
Costi fissi comuni 25.000
Prezzo di vendita unitario 80 50 20
Si tratta di considerare l’opportunità di spingere più o meno le vendite di un articolo rispetto agli altri in portafoglio
A seguito dell’incremento delle vendite di uno dei prodotti della gamma, il risultato Operativo (RO) risulterà incrementato di un’entità pari a:
ΔRO = ΔRT − ΔCV = p ΔQ − CV⋅ u⋅ΔQ = ΔQ ( p − CV⋅ u ) = ΔQ MDC⋅ u
La decisione deve andare a favore del prodotto che presenta il MDCu più alto
Valutazione profittabilità dei prodotti
Si tratta delle scelte relative alle combinazioni delle produzioni (mix) maggiormente convenienti, in presenza di un fattore - si supponga, ad esempio, la capacità produttiva espressa in termini di ore - che funziona da vincolo.
Questo tipo di scelta dovrà tenere conto di quanto MDCu è possibile produrre nell’unità di tempo
È quindi necessario calcolare il margine di contribuzione rispetto alla risorsa scarsa, che, nel caso specifico, si concretizza nel margine di contribuzione orario (MDCh), ottenuto rapportando MDCu alle ore di capacità produttiva impiegate per ottenere una singola unità di prodotto.
Nel mix di produzione, dovrà essere privilegiato il prodotto con il MDCh più elevato: di esso verrà prodotta una quantità pari alla previsioni di vendita; la capacità produttiva residua verrà poi destinata al prodotto che nella gamma ha il MCDhche occupa, nella classifica dei MDCh, il secondo posto, fino ad esaurimento delle previsioni di vendita e così via per gli altri prodotti.
Composizione del mix di produzione in presenza di risorse scarse
Tale analisi consiste nel confronto tra i costi e i ricavi relativi a corsi alternativi di azione, al fine di definire il risultato differenziale scaturente da una decisione rispetto alla situazione di partenza.
Sia i costi variabili che fissi possono essere rilevanti o irrilevanti rispetto ad alternative prese in considerazione, a seconda della loro eliminabilità nelle specifiche circostanze.
Nel calcolo differenziale incidono solamente i costi e i ricavi rilevanti.
Si hanno 2 alternative:
l’articolo non può essere sostituito da altre produzioni che utilizzino la capacità produttiva resasi disponibile
l’articolo può essere sostituito con un altroEliminazione di un artcolo
La società Gamma produce interruttori e sta valutando l’eliminazione dell’Articolo XT25 per il quale sono disponibili i seguenti dati
prezzo di listino: € 0,60
cv unitario: € 0,50
Q vendibile annua: 100.000 unità
Risparmio derivante dallo spostamento del caporeparto su altre lavorazioni: € 7.000 Costi Cessanti – Ricavi Cessanti > 0 conviene eliminare il prodotto
(50.000 + 7.000) - (60.000) = -3.000 perdita aggiuntiva non conviene eliminare
Esempio 1
ANALISI DIFFERENZIALE [€]
Mantenere Eliminare Analisi differenziale Ricavi
CV di produzione MdC
CF di produzione Risultato Economico
60.000 50.000 10.000 22.000 -12.000
0 0 0 15.000 -15.000
-60.000 Ricavi cessanti -50.000 Costi cessanti -7.000 Costi cessanti -3.000
La società VETTA produce rubinetti e sta valutando l’eventuale sostituzione dell’articolo A15 con l’articolo B25 per i quali sono disponibili i seguenti dati
A15 B25
prezzo di listino € 0,80 € 0,50
costo medio unitario € 0,87
cv unitario € 0,65 € 0,40
Q vendibile annua 100.000 200.000 c. cessanti – r. cessanti + r. sorgenti – c. sorgenti > 0 conviene sostituire 65.000 – 80.000 + 100.000 – 80.000 = + 5.000 profitto aggiuntivo
Esempio 2
ANALISI DIFFERENZIALE [€]
Mantenere Sosttuire Analisi differenziale Ricavi
CV di produzione MdC
CF di produzione Risultato Economico
80.000 65.000 15.000 22.000 -7.000
100.000 80.000 20.000 22.000 -2.000
+20.000 +15.000 +5.000 0
+5.000 conviene sostituire
Tali scelte consentono di comprendere se sia preferibile realizzare una determinata attività all’interno dell’impresa (MAKE) o sia piuttosto preferibile approvvigionarsi da un fornitore esterno (BUY)
Scelta di make or buy in ipotesi di capacità produttiva non satura: per valutare l’alternativa migliore vanno compresi nel calcolo i soli costi di produzione risparmiati (cessanti) per effetto della decisione di esternalizzare e confrontati con i costi sorgenti nell’affidare a terzi la produzione/lavorazione.
Se Q < Q ind conviene l’alternativa BUY; Se Q > Q ind conviene l’alternativa MAKE
Scelta di «make» or «buy» (fare o acquistare)
COSTI CESSANTI
Continuando a produrre all’interno il componente quali costi aggiuntivi si sosterranno in futuro? (quali costi di produzione vengono eliminati scegliendo l’ipotesi “buy”?)
cvumake x Q + CFdir cessanti
COSTI SORGENTI
Quali costi aggiuntivi si sosterranno per effettodell’ipotesi “buy” ? cubuy x Q
Punto di indifferenza = Qind =
La società ZEFIR produce guarnizioni; nel reparto 2 viene prodotto il componente X25, in 10.000 unità annue. Si può acquistare il componente al prezzo di € 8,50. il capo reparto può essere spostato altrove, le macchine non possono essere utilizzate alternativamente
MAKE BUY
Materiali diretti € 20.000
MdO diretta € 50.000
Stipendio capo reparto € 10.000
Costo d’acquisto € 85.000
Costo totale € 80.000 € 85.000c.Make < c.buy Conviene continuare a produrre all’interno il componente
Esempio
Scelta di make or buy in ipotesi di capacità produttiva satura e in presenza di produzioni alternatve: nell’ipotesi «buy» si può destinare la capacità produttiva liberata ad altra produzione.
Bisogna valutare i costi di produzione cessanti e ricavi e costi sorgenti con la nuova produzione Esempio:
La società META vuole produrre il componente ABC e, a tale scopo, deve esternalizzare ad un fornitore la produzione di XY15. La sostituzione non comporta costi fissi aggiuntivi.
XY15 ABC
prezzo di listino 50 70
costo variabile di produzione -20 -50
costo lavorazione esterna 40
Quantità 10.000 20.000
Scelta di «make» or «buy» (fare o acquistare)
MAKE c. cessant BUY c/r sorgent
CvuxQ = 20x10.000 =200.000 Cu buy x Q= 40x 10.000 = 400.000 cvuABC x QABC = 50x 20.000 = 1.000.000
RABC = 70x20.000 = 1.400.000
+200.000 0
IPOTESI: situazione congiunturale di sottoutilizzo della capacità produttiva
E’ sempre conveniente accettare un ordine purché il prezzo sia maggiore del CVu (dato che i CF rimangono costanti)
mdc = p – cvu > 0
Esempio:
La società Alfa S.p.A. produce scarpe:
Capacità produttiva annua = 12.000 paia (attualmente sottoutilizzo)
Vendite previste = 7.000 paia Prezzo = 10 €/ paio
cv unitario di produzione = 5,00 €/ paio Conto economico preventivo [€] :
Ricavi 70.000
CV di produzione 35.000
CF di produzione 16.000
CF di commercializzazione 6.000
Risultato Economico 13.000
Si riceve un ordine da un cliente per la produzione di 1.000 paia, al prezzo offerto di 8 €/paio.
Conviene accettare o no?
E’ sufficiente verificare se p>cvu: p=8€/u > cvu=5€/u convenienza MDC aggiuntivo = (p-cvu)·Q = (8-5)1000 = 3 m€
Accettazione o rifiuto di un nuovo ordine (aggiuntvo)
Esempio (analisi del risultato economico complessivo)
+3 16
13 Risultato economico (M€)
0 6
6 c.fissi di commercializz. (M€)
0 16
16 c. fissi di produzione (M€)
+3 78 – 40 = 38
70 – 35 = 35 Margine di contribuzione (M€)
+5 40
35 c. var. di produzione (M€)
+8 78
70 Ricavi(M€)
8000 paia 7000 paia
Quantità prodotta
Analisi differenziale Accettazione
dell’ordine Rifiuto
dell’ordine