• Non ci sono risultati.

Questa grande quantità di tessuto adiposo ha come conseguenza l'aumento di

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Questa grande quantità di tessuto adiposo ha come conseguenza l'aumento di "

Copied!
14
0
0

Testo completo

(1)

136 2.4 DISCUSSIONE

Per quanto riguarda il sesso e la sterilizzazione, osservando il campione dei 122 gatti nella sua totalità, è possibile notare che sono stati selezionati una quantità pressochè simile tra i due sessi: 60 maschi (49,2%) e 62 femmine (50,8%).

E' stata riscontrata una differenza tra il sesso dei gatti e, più nel dettaglio, tra quei soggetti che hanno subito un intervento di sterilizzazione/castrazione. Infatti su 99 (81,1%) soggetti sterilizzati, 55 (55,6%) di questi sono risultati in sovrappeso.

Innumerevoli studi sono stati condotti sul rapporto che intercorre tra sterilizzazione e obesità. Alcuni di questi hanno dimostrato come la castrazione riduca il metabolismo basale ed il fabbisogno energetico (Harper 2001). Anche Martin (2006) ha dimostrato che, a seguito di una gonadectomia, si instaurano rapidi aumenti nelle concentrazioni plasmatiche dell'IGF-1 (Fattore di crescita insulino-simile) e prolattina, causando un aumento della formazione del tessuto adiposo, incremento del peso ponderale ed intolleranza al glucosio.

Questa grande quantità di tessuto adiposo ha come conseguenza l'aumento di

produzione di leptina (Yaguiyan-Colliard L., Diez M., German A., Lloret A., 2008,

p.10), ormone che di per sé inibirebbe il senso di fame, ma è stato ipotizzato che alte

concentrazioni, possano in qualche maniera instaurare una sorta di resistenza all'azione

di questa sostanza (Appleton D.J., Rand J.S. and Sunvold G.D., 2000).

(2)

137 Che con la gonadectomia si abbia un incremento del peso ponderale, è confermato anche da un altro studio (Scott K.C. et al, 2002), nel quale è stato preso in esame un gruppo di 14 gatti a cui è stato praticato un intervento di sterilizzazione e, a distanza di un anno, tutti hanno avuto un notevole incremento del peso ponderale. Anche Stubbs e colleghi (1996) con un'analoga ricerca, hanno comparato un gruppo di gatti sterilizzati rispetto ad uno di gatti interi, ed hanno osservato, dopo un periodo di un anno, un notevole aumento di peso dei gatti castrati rispetto a quelli interi.

In un'altra fonte, sono riportate risposte simili a quanto detto finora (Fettman et al, 1997), in quanto, comparando gatti sterilizzati tra 18-24 mesi con un gruppo di controllo di gatti interi, quelli castrati dopo 3 mesi dall'intervento chirurgico, avevano guadagnato peso 2 - 3 volte di più rispetto al gruppo di controllo, con una quantità maggiore di grasso corporeo.

Questo è stato riscontrato anche in un altro studio (Nguyen P.G. et al, 2004), in cui gatti sterilizzati, rapportati ad un gruppo di gatti interi, hanno guadagnato sensibilmente più peso.

Ulteriori indagini hanno confermato la sterilizzazione come fattore di rischio nell'incidenza dell'obesità (Colliard L. et al. 2008; Allan F.J. et al.,2000; Robertson I.D.

1999).

A discapito di quanto affermato precedentemente, in un altro studio (Kienze, Bergler,

2006), non è stato possibile trovare una concordanza con questo fattore, per il semplice

(3)

138 fatto che il campione preso in esame era costituito per la maggior parte (>90%) da soggetti castrati/sterilizzati, pertanto, i ricercatori, non hanno ritenuto attendibile questo risultato.

In un altro studio ancora (Kienzle E. & Moik K., 2011) invece, non è stata proprio riscontrata una sostanziale differenza tra soggetti castrati/sterilizzati e soggetti interi.

Un dato interessante è quello riportato da uno studio di Fettman e colleghi (1997), in cui è emerso che il declino dell'attività metabolica a digiuno, a seguito della sterilizzazione, è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi (German A. , Martin L. , 2008, p.6).

Nel nostro caso, tra i 55 soggetti castrati/sterilizzati che risultano essere in sovrappeso non c'è una grossa distinzione tra i due sessi, in quanto le femmine sterilizzate sono risultate essere 28 (50,9%), ed i maschi castrati 27 (49,1%), contrariamente da quanto ci si sarebbe potuto aspettare anche dai risultati di un altro studio (Hoenig M. e Ferguson D.C., 2002), in cui i fabbisogni calorici sono risultati significativamente diminuiti nelle femmine dopo 8-16 settimane dalla sterilizzazione.

Sembrano però in disaccordo i risultati riportati da un'altra ricerca (Kienzle et all, 2006), in cui è stato osservato che i gatti maschi castrati avevano un fabbisogno energetico più basso.

Queste differenze nei risultati sono state riscontrate anche in un altro studio (Nguyen

P.G. et al, 2004), osservando una discordanza tra quanto affermato da Fettman,

Stanton, Banche e Hamar, (1997) ed altri due studi di Martin L. et al. (2001) e Scarlett

(4)

139 J.M. et al (1994). Queste discrepanze potrebbero essere dovute a differenze nelle metologie, negli animali campionati e nella dstribuzione geografica degli studi, aspetti considerati anche dagli stessi Nguyen et al.

Ad ogni modo, da altri studi (Harper E.J. et al, 2001), è stato riscontrato che con un'attenta dieta, anche con gatti sterilizzati è possibile mantenere un peso corporeo ideale. Quindi l'aumento di peso in gatti sterilizzati non è inevitabile e può essere controllato dalla restrizione di energia alimentare, è per questo che con la castrazione è più corretto indicare una "predisposizione" all'ingrassamento e non una "causa"

dall'ineluttabile destino.

Sul cambiamento comportamentale dei gatti, a seguito della sterilizzazione, quello che è stato registrato è una notevole diminuzione dell'attività da parte dell'animale, infatti dei 33 proprietari tra quelli che hanno effettuato la castrazione ed hanno notato cambiamenti nell'atteggiamento dei loro animali, ben 29 (87,9%) hanno indicato una maggiore tranquillità e minore aggressività del soggetto; questo dato trova anche un riscontro ed una concordanza con quanto verificato da altri studi (Scott K.C. et al, 2002;

Nguyen P.G. et al, 2004).

Per quanto riguarda l'età come fattore predisponente all'obesità, dei 57 soggetti

sovrappeso presi in esame, la maggior parte, 23 per l'esattezza (40,4 %), aveva un'età

compresa tra 1-7 anni, 16 soggetti (28,1%) avevano un'età che andava dai 7 ai 10 anni e,

15 (26,3%) avevano più di 10 anni. Si può quindi ritenere che ci sia una certo grado di

(5)

140 predisposizione da parte di quei gatti considerati adulti ed anziani. Mano a mano, però, che l'età aumenta, diventa più difficile riscontrare la patologia nei soggetti. Questi dati sono confermati anche da altri studi (Nguyen et al, 2004; Donoghue S. & Scarlett J.M., 1998; Kienzle & Bergler, 2006; Robertson I.D., 1999).

Nguyen e colleghi (2004) identificano come fattore di rischio l'età compresa tra i 3 ed i 9 anni o i 4 ed i 6 anni, facendo riferimento ad altri spunti bibliografici (Sloth C., 1992;

Kronfeld D.D. et al,1994).

Donoghue e Scarlett (1998) nella loro ricerca hanno fatto riferimento ad un altro studio, condotto sempre da Scarlett nel 1994 in cui i gatti di età adulta sono risultati maggiormente predisposti all'obesità.

Anche Kienzle e Bergler (2006) hanno esaminato un campione di 120 gatti e, nei loro risultati, hanno potuto osservare come i gatti adulti fossero particolarmente inclini nell'andare incontro ad obesità.

Robertson (1999) ha trovato un riscontro con quanto affermato da Scarlett nel 1994, in particolare ha osservato che la maggior parte dei gatti risultati sovrappeso, aveva un'età compresa tra i 6 ed i 14 anni.

Inoltre, da altre ricerche, su popolazioni di gatti, sono emersi picchi di obesità registrati

in quei soggetti di età compresa tra i 4 ed i 7 anni (Kienzle E, Moik K., 2011; Russel K,

et al 2000; Scarlett M. et al, 1994).

(6)

141 Questi risultati non sembrano però concordare con un altro studio (Kienzle E., Edtstandtler-Pietsch G & Rudnick R., 2006), in cui non sono state registrate grosse differenze tra i soggetti di diverse età.

Tra le razze, quella riscontrata maggiormente in sovrappeso è risultata quella meticcia (80%), seguita da quella Soriana (15,8%), Certosina (3,5%) e Birmana (1,8%).

Anche se i dati in nostro possesso non sono sufficienti per stabilire con precisione il rapporto che intercorre tra l'obesità ed i gatti di razza, questo aspetto è già stato riscontrato anche in altri studi (Scarlett M., Donoghue S., Saidla J. et al, 1994, Robertson 1999), nei quali è riportato che i gatti meticci o di razza mista, hanno una probabilità approssimativamente doppia di manifestare obesità, secondo un'altro studio, risultano particolarmente predisposti anche i gatti Manx (Lund et al., 2005).

Un'ulteriore ricerca (Kienzle E., Moik K. 2011), ha evidenziato, tra i gatti di razza, un

certo grado di predisposizione da parte di esemplari delle Foreste Norvegesi, invece

basse possibilità di contrarre la patologia, tra i gatti Siamesi e Shorthair Orientali

(German A. , Martin L. , 2008, p.6).

(7)

142 Dai risultati di questo studio, non sembra influire la presenza di bambini nel nucleo familiare nell'incidenza dell'obesità.

Questo dato è stato confermato anche da un altro studio (Kienzle E. & Bergler R., 2006), dove non sono state riscontrate differenze per il numero di persone adulte o minorenni in casa.

In questa ricerca sembra che la presenza di altri animali, nell'ambiente in cui vive il gatto, non influisca sul peso corporeo di quest'ultimo. La quantità dei soggetti sovrappeso e di quelli normopeso che vivevano con altri animali non ha evidenziato grosse differenze. Tra quelli con un peso superiore alla norma, il 68,4%, condivideva l'ambiente con un altro soggetto, tra quelli normopeso, il 78,5%. Questo dato non trova concordanza con quanto riscontrato da Allan F.J. et al. (2000), in quanto la presenza di altri animali, come cani nel caso di quello specifico studio, intimidiva i soggetti al momento del pasto, costringendoli a consumare meno alimento.

Il risultato che è emerso dal presente studio, sembrerebbe più vicino a quello di un'altra ricerca (Colliard et al., 2008), in cui la presenza di altri animali, nell'ambiente dove viveva il gatto, non incide nell'insorgenza dell'obesità, l'autore ha così trovato discordanze con quanto affermavano ulteriori studi (Scarlett J.M. et al., 1994, Russel K.

et al., 2000).

Anche da quanto riportato da Robertson non sembra esserci concordanza con quanto

riscontrato dalla presente ricerca, infatti sembrerebbe che la presenza di altri gatti

(8)

143 sfavorisca l'insorgenza dell'obesità. Interessante è l'ipotesi dello stesso autore, il quale suppone che questo possa essere dovuto dal fatto che maggiore è il numero di gatti in un ambiente, minore è la possibilità che questi vengano viziati dai proprietari (Robertson I.D., 1999).

Tra i 57 soggetti risultati sovrappeso è emerso che l'8,8% ha avuto problemi legati all'apparato urinario. Questo dato non deve sorprendere, visto che studi epidemiologici (Willeberg 1984 e Jones 1997), hanno riscontrato l'alta frequenza delle malattie urinarie nei gatti obesi (Yaguiyan-Colliard L., Diez M., German A., Lloret A., 2008, p.14).

Inoltre in un altro studio (Lund et al., 2005), è stato confermato che i gatti in sovrappeso avevano una probabilità più elevata di contrarre affezioni del tratto urinario.

Un'altra ricerca sottolinea il rischio di contrarre patologie a carico delle basse vie urinarie per gatti sovrappeso (German A.J et al. 2010).

Ad ogni modo, per determinare l'esatto rischio per questo apparato saranno necessari ulteriori approfondimenti, come sostengono altri autori (German A., Martin L. 2008).

Nel nostro studio, un solo soggetto sovrappeso è risultato essere affetto anche da

patologia articolare, nel dettaglio, una sofferenza a carico dell'articolazione del

ginocchio a seguito dell'eccessivo peso gravante sull'arto. Questo dato trova il suo

riscontro con quanto affermato da altri autori (NyugenP.G. et al, 2004; Little.S, 2005 e

German A.J et al. 2010).

(9)

144 I suddetti ricercatori ed altri studiosi (Yaguiyan-Colliard L. et al, 2008, p.7;

Wolfsheimer K.J., 2001 p.70-72) riportano la presenza di altre patologie tra i gatti in sovrappeso, tra le quali soprattutto il diabete mellito, le patologie respiratorie ed i disturbi circolatori.

Per quanto riguarda l'ambiente in cui il soggetto vive, sorprendentemente, in questo studio, non è risultato influire significativamente sull'incidenza dell'obesità.

Questo aspetto non coincide con quanto riscontrato da altri ricercatori (Lund E.et al, 2005, Donoghue S. and Scarlett J.M., 1998; Nguyen P.G. et al., 2004; Russel K, Sabin R., Holt S., et al 2000), che affermano la significativa importanza che assume, per un gatto, il trascorrere la vita segregato tra le mura di una casa, nella comparsa di questa malattia.

Ulteriori ricerche si trovano in contrasto con questo risultato (Scarlett J.M., 1994;

Robertson I.D., 1990) in quanto hanno evidenziato una maggiore incidenza dell'obesità in quei soggetti che passavano gran parte del loro tempo dentro casa.

La discrepanza con quanto affermato da altri autori, potrebbe dipendere dal limitato numero di soggetti che vivono esclusivamente in casa che sono stati esaminati in questo studio.

Come riportato da Mertens e Schar (1998), non è tanto la quantità, più che altro la

qualità dello spazio destinato al gatto.

(10)

145 Se il gatto convive e divide l'ambiente domestico con altri soggetti, sembra avere

particolare importanza garantire almeno 3 metri quadri di spazio per soggetto come affermato da Bernstein e Strack (1996). Questo potrebbe limitare anche la comparsa di aggressività, come è stata riscontrata anche da un altro studio (Barry & Crowell-Davis, 1999).

Per limitare lo stress, secondo numerosi studi (Rochlitz, 1999 e 2005; WSAVA Congress, Sydney 2007; The North American Veterinary Conference, Orlando 2005;

Jongman, 2007; Seksel, 2008, Buffington, 2002; Dehasse “Tutto sulla psicologia del gatto”, 2005; Griffin e Hume 1997), sembra avere una particolare importanza, per quei gatti che vivono in ambienti domestici piuttosto ristretti, la presenza di aree elevate, raggiungibili, con una certa facilità, solo dal gatto. Quindi mensole, pali, pedane, terrazzi, amache, bordi dei divani e qualunque altra struttura che permetta al gatto di sfruttare lo spazio in tutte e tre le dimensioni, possono aiutarlo a ridurre lo stress a cui può andare incontro vivendo in un ambiente non conforme alle proprie esigenze.

Nel questionario che è stato distribuito per questa indagine, è stata sottoposta a particolare attenzione la manifestazione di comportamenti indesiderati da parte di gatti obesi e la modificazione dell'attività ludica manifestata dall'animale.

Molti studi hanno riconosciuto la comparsa di comportamenti indesiderati come sintomi

di stress o come effetti di eventi post traumatici; fanno da esempio l'eliminazioni

inappropriate di urine e feci, identificate come un problema che affligge soprattutto

(11)

146 gatti che hanno sofferto l'abbandono, hanno avuto cambiamenti nell'ambiente in cui vivono (lavori di ristrutturazione, traslochi) o sono stati sottoposti ad altri stressogeni (Herron M.E., 2010).

E' anche vero anche che una maggiore aggressività del soggetto può identificare problemi di socializzazione da parte dell'animale (Overall K.L.,2004), anche se più semplicemente, si può trattare di animali non sterilizzati ed il loro può essere un fisiologico effetto ormonale dato da testosterone ed estrogeni (Health S., 2008).

E' vero che situazioni stressanti possono indurre l'animale ad alimentarsi in maniera irregolare (Russel K. et al., 2000) quando confinato in casa; ma dai risultati pervenuti da questo studio, non ci sono state correlazioni, statisticamente significative, tra l'obesità, l'eliminazioni inappropriate ed una maggiore aggressività dei soggetti.

Tuttavia, questo studio ha riscontrato che l'obesità sembra influenzare notevolmente l'attività ludica del gatto. Infatti il campione di gatti sovrappeso è risultato meno giocoso rispetto ai cospecifici normopeso.

Questo è un dato che trova conferma anche in altri studi, come in quello di Donoghue e Scarlett nel 1998, in cui è risultato che solo pochi gatti obesi avevano la possibilità di accedere all'esterno per praticare qualche sessione di caccia.

In altri studi (Zoran D.L., 2009; Kienzle E. e Bergler R., 2006), viene sottolineata

l'importanza che l'esercizio fisico ha per il mantenimento di un corretto peso corporeo

(12)

147 nel gatto, come ovviamente anche in tutte le altre specie, e come una sua mancanza possa favorire l'insorgenza dell'obesità.

In un altri due studi (Nguyen P.G. et al., 2004), la riduzione di attività è stata correlata alla sterilizzazione, in quanto la gonadectomia riduce i livelli di estradiolo e testosterone che, tra i molteplici effetti, stimolano proprio l'attività fisica dell'animale.

Anche Sloth (1992) e Robertson I.D. (1999), hanno riscontrato la medesima correlazione.

Questo quindi concorderebbe con quanto riscontrato dal presente studio.

Da questo studio è emerso che i gatti che ricevono cibo da tavola sono più spesso in sovrappeso rispetto a quelli che non lo ricevono. In realtà è difficile parlare della somministrazione di bocconcini come di un fattore predisponente; infatti, i gatti obesi, potrebbero ricevere un surplus alimentare in quanto più affamati, quindi per cause organiche, potrebbe trattarsi quindi più che altro di un effetto e non di una causa.

Quindi il legame tra questi due fattori resta da stabilire.

Confrontando questo dato con altri studi, non è stata riscontrata una concordanza con

quanto affermato da Donoghue S. e Scarlett J.M. (1998), i quali sostengono che non ci

siano differenze sostanziali nelle condizioni corporee in più del 60% dei gatti che, nel

loro studio, ottenevano cibo da tavola.

(13)

148 In un'altra ricerca (Russel K. et al., 2000), non è stato riscontrato, tra le possibili cause di sovrappeso, il surplus alimentare ottenuto dai gatti tramite l'attività di caccia, probabilmente per la maggiore attività fisica che queste alimentazioni straordinarie richiedono. Ad ogni modo, nello stesso studio, l'assunzione di spuntini è risultata avere una forte correlazione con l'obesità, per quei gatti a cui veniva somministrato un surplus alimentare circa 2 o 3 volte a settimana e non di più. Fatto alquanto curioso che l'autore

giustifica con 2 possibili ipotesi:

1) La prima riguardante la possibilità che la somministrazione di bocconcini superiore alle 4 volte alla settimana, possa indurre il gatto a consumare una minor quantità della propria razione ordinaria, per l'eccesso di energia introdotta con gli spuntini. Dato che si trova in contrasto con quanto riportato da Wolter (1983, p.156), il quale sottolinea quanto i glucidi presenti in zuccheri, confetti, cioccolatini, torte ecc., stimolino la lipogenesi ed inducano un senso di sazietà molto passeggero, che non appena superato porterà l'animale ad alimentarsi anzitempo.

2) La seconda ipotesi, in linea con quanto riportato da Houpt (2009, p 391), sottolinea i difficili gusti del gatto, che, se viziato ed abituato ad alimenti molto appetibili, si rischia di non riuscire più ad alimentarlo con la sua ordinaria razione.

Un altro studio (Kienzle E. e Bergler R., 2006), ha riscontrato la stretta correlazione tra i

soggetti sovrappeso e la somministrazione di bocconcini e surplus alimentari al di fuori

dei normali pasti, confermando i risultati del presente studio.

(14)

149 Per quanto riguarda la percezione della condizione corporea da parte del proprietario è stato un aspetto su cui questo studio si è particolarmente incentrato.

Il risultato di questa ricerca ha rivelato che la valutazione dei proprietari con il reale sovrappeso ha una concordanza modesta: i proprietari sono poco in grado di valutare la condizione corporea del soggetto, se però aiutati con una figura di riferimento accompagnata da descrizioni relativamente dettagliate, la percezione migliora.

Questo è un dato che già in altri studi è stato valutato.

Concorda con quanto riportato da Kienzle E., Bergler R. (2006), secondo i quali, i proprietari consideravano il loro gatto più magro di quello che in realtà fosse.

L'incapacità dei proprietari nel riconoscere lo stato di obesità che affligge il proprio gatto è sicuramente il primo problema da risolvere per scongiurare la malattia. Anche Little (2005), si trova in accordo sulla non obbiettività dei proprietari. In un altro studio (Colliard et al., 2008), la sottostima del peso corporeo dei proprietari del gatto è stata identificata come uno dei più grandi fattori di rischio nell'incidenza dell'obesità. Questo suggerisce l'importanza di una guida attenta e scrupolosa da parte del veterinario, nell'aiutare ed insegnare al proprietario, troppo spesso poco obbiettivo, quale sia l'ottimale condizione corporea del proprio animale.

Un ulteriore studio (Allan et al. 2011), ha riportato questa sottostima da parte dei

proprietari come un fattore di rischio per l'obesità felina.

Riferimenti

Documenti correlati

• Se viaggi in aereo porta con te per precauzione i farmaci nel bagaglio a mano.. Se sei in terapia con farmaci salvavita porta con te le prescrizioni mediche, anche perché

Per la formazione delle graduatorie, è previsto un sistema articolato di punteggi e priorità; i punteggi sono determinati dal possesso di specifiche caratteristiche, quali ad

L’obesità è attualmente considerata uno stato infiam- matorio di basso grado, indotto da numerosi media- tori, chiamati adipocitochine o adipochine, prodotte dal tessuto adiposo

La lipoproteina lipasi è essenziale nell’uptake dei lipidi da parte degli adipociti, i componenti della matrice extracellula- re determinano e sostengono la morfologia

La lipolisi non controllata del WAT causa un incremento del rilascio degli acidi grassi che conduce a insu- lino-resistenza e lipotossicità, mentre l’alterazione della lipogenesi

Il trattamento delle cellule endoteliali isolate dal SAT di donne sane non obese con mezzo di coltura provenien- te da adipociti viscerali di soggetti obesi produceva uno stimolo

Tuttavia, è stato dimostrato nell’animale sperimentale che l’uso dei gli- tazoni si traduce in una modificazione qualitativa del tessuto adiposo con la comparsa di adipociti più

Ad esempio, in un recente studio di coorte condotto su oltre 4.000 adulti americani con anamnesi negativa per malattia cardiovascolare e malattia epatica nota, è stato