3. IL PASCOLO NELL'ALLEVAMENTO BOVINO
3.1 L'allevamento del bovino al pascolo
I sistemi di allevamento possono essere differenziati sulla base di numerosi criteri, tra questi i più significativi sono: il sistema di allevamento degli animali (brado, semibrado e stallino), la dipendenza dalle condizioni ambientali, il rapporto tra l'allevamento e le altre attività agricole, la disponibilità delle risorse idriche, le possibilità economico finanziare.
Si possono riconoscere anche altri principali sistemi di produzione animale che variano essenzialmente nella quantità di energia apportata:
l'allevamento su pascoli estensivi in presenza di una vegetazione spontanea o semi-naturale, con bestiame allo stato brado;
l’allevamento sulla base di colture foraggere coltivate appositamente pascolate per buona parte dell'anno, con il bestiame allo stato semi- brado;
l’allevamento che si affida alla produzione di foraggio e di mangimi concentrati, generalmente cereali, tuberi, leguminose ed erbai, con il bestiame tenuto stabilmente in stalla.
L’allevamento brado è tipico di tutte quelle zone dove il fattore terra non è limitante, come le pianure del nord e sud america. Basta ricordare gli immensi pascoli degli U.S.A. dove avvengono i grandi spostamenti di mandrie (dal Texas o dal New Messico al Montana); oppure nel Sud America (Argentina, Brasile, Uruguay) dove il 90% del territorio è utilizzato per il bestiame, qui i pascoli estensivi prendono il nome di pampas, e le aziende sono organizzate con il sistema dei ranch.
In Europa le produzioni di foraggio su grandi superfici si trovano nelle
classiche regioni europee "pastorali", dove i cereali crescono con difficoltà,
in particolare nelle zone occidentali del continente come Irlanda, Gran Bretagna, nelle regioni atlantiche, e nelle zone montane di tutta Europa.
In Italia, tale sistema d'allevamento riveste un ruolo marginale a causa delle limitate estensioni dei nostri territori, ma sopratutto per la mancata disponibilità di foraggio pascolabile per tutta la durata dell'anno; tale sistema risulta diffuso solo nelle pianure costiere dell'Italia Centrale, come in Maremma e nell'Agro-Pontino.
Nel nostro paese le zone pascolive hanno particolare importanza nelle aree montane e collinari centro-meridionali, caratterizzate da un clima mediterraneo favorevole; infatti le abbondanti piogge autunnali e primaverili e la disponibilità di terreni utilizzabili come seminativi o terreni abbandonati, nei quali risulta difficile praticare interventi meccanizzabili, rende possibile l'allevamento semi-brado.
Con questo sistema gli animali sono mantenuti al pascolo nel periodo che va da inizio primavera a fine estate, mentre sono tenuti in stalla nel corso del periodo invernale.
In alcune zone, le fattrici non rientrano in stalla neanche nel periodo invernale, e vengono alimentate con foraggi conservati e concentrati solo nei periodi più difficili dell'anno. (Università di Perugia-CESAV, 1999) Numerosi sono i fattori che determinano la durata della stagione di pascolo, in generale, comunque, il pascolamento ricopre un periodo di tempo compreso tra un minimo di 150 gg fino a 240-250 giornate in condizioni favorevoli. (A. Falaschini, 1999)
Quando il pascolo non è sfruttabile in inverno per le avverse condizioni meteo e per la bassa produttività dei cotici, gli animali dispongono di apposite strutture di ricovero, che oltre a proteggere dalle intemperie, assicurano loro integrazioni alimentari.
Il sistema semi-brado caratterizzato da superfici più ridotte a disposizione
degli animali ha il problema di definire il giusto carico animale per
preservare la produttività dei pascoli. Risulta, per questo, assolutamente
necessaria la corretta recinzione dei terreni destinati al pascolo; infatti, se
gli appezzamenti risultano troppo vasti, rispetto al numero degli animali
pascolanti, portano ad uno spreco di foraggio; se troppo piccoli,
comportano la distruzione del cotico a causa dell'eccessivo calpestamento
degli animali.
3.2 L' allevamento del bovino da carne
Nel nostro paese, le tecniche di allevamento per la produzione di carne bovina sono legate ai sistemi di allevamento che vengono effettuati in azienda e in base alla destinazione finale del prodotto. Genericamente i sistemi d'allevamento prevedono una prima fase estensiva, che coincide con la produzione del vitello da ristallo, che nelle razze bovine da carne italiane (in primis la Chianina), si svolge secondo la linea vacca vitello.
Una seconda fase intensiva, che inizia dopo lo svezzamento dei vitelli (a 6- 8 mesi di età), e si protrae fino ai 18-22 mesi, consentendo di raggiungere performance qualitativamente elevate, tipiche di animali giovani che trovano una grande richiesta da parte del mercato.
Dove è possibile, nel periodo presvezzamento e nelle fasi successive, i vitelli hanno a disposizione integrazioni di concentrato e/o foraggi conservati, anche nei primi 6 mesi di vita, pur essendo il latte materno l’alimento principale, una integrazione alimentare permette un miglior sviluppo dei prestomaci e il raggiungimento di pesi più elevati allo svezzamento; dopo lo svezzamento, gli animali vengono suddivisi in gruppi omogenei per quanto riguarda il sesso e il peso.
Il fabbisogno nutritivo degli animali varia con l'età ed il sesso, per le vacche nutrici cambia a secondo del loro stato fisiologico, ad esempio è più elevato nei primi mesi di lattazione per poi calare progressivamente;
per questo spesso la gestione aziendale prevede una concentrazione dei parti in relazione alla disponibilità qualitativa e quantitativa degli alimenti.
Tutto questo influisce sull'organizzazione della mandria destinata al pascolamento, è necessario formare almeno 2 gruppi, le fattrici e i vitelli maschi all’ingrasso ed è opportuno creare dei gruppi omogenei suddivisi per età e peso.
Per il pascolamento della mandria di fattrici o per il gruppo dei vitelli
prevedono l’uso di ampie superfici (generalmente poco produttive), per tutto il periodo di vegetazione.
Altra scelta è il pascolo a rotazione, dove una superficie costituita spesso da cotici artificiali, viene suddivisa in parcelle, il cui utilizzo varia in funzione del periodo stagionale e delle condizioni pedo climatiche.
In questo caso sono previsti anche box coperti e paddock esterni per il ricovero degli animali, che hanno a disposizione spazi variabili, in funzione delle esigenze e del peso.
Il Reg. 1804/99 prevede per l’allevamento biologico dei bovini da carne il ricorso al pascolo, ogni volta che le condizioni pedoclimatiche lo permettono. Anche in questo caso, gli animali, hanno a disposizione dei ricoveri coperti da utilizzare secondo quanto previsto dall’allegato VIII (Tabella 2) del Reg. 1804/99, che impone agli animali di rimanere in stalla, per un periodo non superiore a 1/5 della loro vita produttiva; il regolamento permette tuttavia all’allevatore di mantenere gli animali in stalla nei periodi in cui il pascolo non è praticabile.
Tabella 4: Allegato VIII del regolamento 1804/99.
Superficie coperte (superficie netta disponibile per gli animali)
Superficie scoperte (spazi liberi esclusi i pascoli) Peso vivo minimo
(kg) m2/per capo m2/per capo
Fino a 100 1,5 1,1
Fino a 200 2,5 1,9
Fino a 350 4,0 3
Oltre 350 5 con un minimo di 3,7 con un numero di 0,75 Bovini e equini da
allevamento e destinati all’ingrasso
1 m2/100 kg m2/100 kg
Vacche da latte 6 4,5
Tori da allevamento 10 30
3.3 La linea Vacca - Vitello
Il sistema di allevamento denominato "linea vacca-vitello" si è sviluppato sopratutto nelle zone collinari o montane, comunque nelle aree marginali recuperate attraverso i pascoli. Le razze particolarmente adatte a questo tipo di allevamento sono tra le nazionali la Chianina, la Romagnola, la Maremmana, tra le straniere la Charolaise e la Limousine. Adottando la linea vacca-vitello si perseguono i seguenti obiettivi:
ottenimento del maggior numero di vitelli svezzati per vacca, per anno;
produzione di vitelli richiesti dal mercato per buona qualità, conformazione, stato sanitario;
riduzione al minimo dei costi di mantenimento della mandria.
Quest'ultima esigenza risulta la più importante, visto la limitata potenzialità produttiva realizzabile in montagna e in collina, derivante dalle condizioni pedo-climatiche e territoriali. Infatti, in queste zone, lo sfruttamento delle aree pascolive generalmente non supera i 4-5 mesi specie se si superano gli 800-900 metri di altitudine; mentre risulta più prolungato a 6-8 mesi nelle zone collinari e di bassa montagna.
Il sistema di allevamento "linea vacca-vitello", può essere condotto in modo interamente confinato, con stabulazione in stalle aperte e alimentazione a base di sottoprodotti agricoli e industriali, semi-confinato, con un periodo all'aperto, in cui gli animali sfruttano i pascoli e il sottobosco, ed in stalla, con un 'alimentazione basata su fieni e insilati d'erba.
Per uno sfruttamento razionale del pascolo, è spesso necessario ricorrere
alla suddivisione in parcelle per mezzo di recinzioni (filo metallico posto
all'altezza di circa 80 cm.), che risultano facilmente trasportabili da un
punto all'altro del pascolo, oppure in filo spinato (le più diffuse), consigliate sopratutto per la divisione del pascolo in grandi settori.
Qualunque sia il sistema risulta di importanza fondamentale la scelta della razza da allevare in quanto l’ unico prodotto della linea vacca-vitello è rappresentatiodal vitello, che cresce sfruttando il latte della fattrice, e dalla fattrice stessa, a conclusione della sua carriera.
I criteri da privilegiare per questo tipo di allevamento sono:
¾ l'attitudine alla produzione, intesa come precocità somatica dell'animale e le caratteristiche qualitative della carne;
¾ l'alto grado di fertilità, tale da consentire la produzione di un vitello l'anno;
¾ la predisposizione alla facilità di parto;
¾ la docilità, sia come atteggiamento nei confronti dell'uomo, sia come attitudine a convivere con animali della stessa razza, di altre razze o anche di altre specie.
Tabella 5: Allevamento impostato secondo la linea "vacca-vitello".
Mese Tipo di
stabulazione Eventi riproduttivi Eventi produttivi Gennaio Stalla Coperture
(3)Febbraio Stalla Coperture
(3)Marzo Stalla Coperture
(3)Aprile Stalla o Pascolo
(1)Maggio Pascolo Giugno Pascolo Luglio Pascolo Agosto Pascolo
Settembre Pascolo
(2)Parti Ottobre Pascolo
(2)Parti
Svezzamento e Allevamento
dei Vitelli
Novembre Pascolo o Stalla
(1)Parti
Dicembre Stalla Parti Coperture
(3)(1) In rapporto alle condizioni metereologiche.
(2) Rientro anticipato per le vacche a fine gestazione, per consentire all'allevatore di intervenire durante il parto in caso di necessità.
(3) Fecondando gli animali durante il periodo di permanenza in stalla con la possibilità di effettuare la forzatura alimentare (flushing) e la diagnosi di gravidanza, lasciando uscire al pascolo solo le femmine sicuramente gravide.
3.4 Il benessere animale
La forte spinta verso l’allevamento intensivo, soprattutto per alcune specie, gli orientamenti produttivi (polli, suini, vitelli a carne bianca), hanno suscitato a partire dai Paesi del Nord Europa un crescente interesse nei confronti delle condizioni di allevamento degli animali domestici
Nel 1987 la Svezia ha emanato una legislazione molto severa sul benessere animale, mentre agli inizi degli anni ’90 l’Unione Europea ha predisposto le prime direttive con norme per la protezione degli animali durante il loro trasporto.
Tra gli studiosi della materia non c’è accordo su cosa debba intendersi per benessere animale; secondo il Farm Animal Welfare Council (FAWC), del Regno Unito, l’animale deve essere libero dalla sete, dalla fame, dal disagio, dal dolore, dalla malattia, dalla paura. Per benessere, quindi, s'intende lo stato di un individuo in relazione al suo ambiente.
I tentativi di adattarsi all’ambiente in cui vive, possono avere esito positivo e quindi l’animale si può considerare adattato alle condizioni. Qualche volta l’animale riesce ad adattarsi solo con grandi difficoltà, altre volte i tentativi di rapportarsi all’ambiente possono fallire, con conseguenze negative sullo stato generale dell’animale. I fallimenti e le difficoltà nel rapportarsi al proprio ambiente sono indicatori di scarso benessere.
La sofferenza e lo scarso benessere spesso si manifestano insieme, ma si
può verificare che l’animale non soffra, pur trovandosi in condizioni di
scarso benessere; vale a dire che il termine di benessere ha un’accezione
estesa, basti pensare che un animale ferito, ad esempio, può non provare
dolore se gli vengono somministrati analgesici.
Esistono dei criteri di valutazione del benessere animale che prendono come punti di riferimento:
il significato di benessere in senso lato;
le condizioni di allevamento delle specie per assicurare livelli ottimali di benessere (design criteria) e i sintomi che indicano uno stato di benessere (performance criteria);
livello di benessere nelle situazioni specifiche;
se le condizioni di benessere stimate sono vicine a quelle di grado ottimale di benessere.
I performance criteria sono parametri fisiologici e produttivi che indicano lo stato di benessere di un animale, questi possono essere un valido strumento nei casi in cui si vogliono confrontare due o più sistemi, e nella soluzione di quei problemi attribuibili allo scarso benessere. Non è auspicabile il loro utilizzo nei casi in cui si è chiamati a dare una risposta negativa o affermativa su un qualsiasi sistema, in quanto le variabili che intervengono sono numerose.
La valutazione diretta del benessere animale può passare attraverso numerosi indicatori fisiologici, etologici e patologici; questa metodologia presenta alcuni limiti, tra cui la grande variabilità dei parametri, a causa dell’influenza di numerosi fattori come razza, stato di produzione e variabilità individuale.
Inoltre, la mancanza di un sistema generale di riferimento provvisto di valori soglia, non permette di stabilire correttamente, quali disturbi possano essere considerati normali.
Le misure dirette del benessere animale necessitano di molto tempo,
attrezzature specifiche, personale qualificato; infine, la generalizzazione
dei risultati e delle conclusioni è limitata ai soli sistemi confrontabili, vale
a dire a quei sistemi di allevamento che operano in condizioni standard, come nell'allevamento di suini o polli.
Un approccio scientifico per valutare il benessere animale è stato preparato in Germania denominato l’Indice-200 e riguarda le produzioni bovine in aziende biologiche; questo indice tiene conto dei fattori comportamentali, igienici e del management considerati come singoli fattori in un sistema di indici.
Tra gli aspetti positivi del sistema vi sono la rapidità d'esecuzione e
l’elevata riproducibilità; la valutazione complessiva attraverso l'indice-200
consiste in un numero-indice finale che permette di confrontare più
aziende.
3.5 La riforma PAC e la Condizionalità
Il nuovo Regolamento CE 1782/2003, riferito alla riforma della P.A.C., conferisce all'agricoltore un premio disaccoppiato. Il pagamento non è più vincolato alla produzione come avveniva in passato, ma tiene conto delle produzioni medie, effettuate in un periodo di tempo stabilito dal legislatore, con l'obbligo, inoltre, di dover rispettare criteri di gestione obbligatori e buone condizioni agronomiche e ambientali per poter usufruire dei premi.
Nel caso delle aziende zootecniche, il calcolo degli aiuti si determinano in base al numero dei capi che hanno originato pagamenti diretti nel triennio 2000-2002, suddivisi per gli ettari aziendali «eleggibili», che hanno generato pagamenti diretti (mais, orzo, altre colture, foraggere permanenti, pascoli), così da ottenere il «diritto di premio per ettaro».
Come riferisce il regolamento, il diritto all’aiuto può essere trasferito nell’ambito nazionale e anche regionale, a discrezione di ogni Stato membro con o senza terra, mentre i diritti specifici, non sono trasferibili salvo successione.
La direttiva impone all'agricoltore di perseguire norme in materia di salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare, sanità e protezione degli animali. Si seguono i Criteri di Gestione Obbligatori (C.G.O.), inoltre, vi è l'obbligo di mantenere la terra in buone condizioni agronomiche ed ecologiche, la cosiddetta condizionalità.
I Criteri di Gestione Obbligatori (C.G.O.) scaturiscono direttamente da
norme comunitari, e hanno durata di tre anni (entrate in vigore nel 2005).
Tabella 6: I Criteri di Gestione Obbligatori (C.G.O.)
dal 1°gennaio 2005 dal 1°gennaio 2006 dal 1°gennaio 2007 Conservazione degli uccelli
selvatici (A)
Immissione in commercio dei prodotti fitosanitari (S)
Norme minime per la protezione dei vitelli (Z)
Protezione acque sotterranee (A)
Divieto d'utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze ß-agoniste (Z)
Norme minime per la protezione dei suini (Z)
Utilizzazione fanghi di depurazione in agricoltura (A)
Legislazione e sicurezza alimentare (S)
Protezione degli animali negli allevamenti (Z)
Protezione acque da inquinamento nitrati (A)
Controllo e radicazione di
alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili i (Z)
Conservazione degli habitat (A)
Lotta contro l'afta epizootica (Z)
Identificazione e registrazione degli animali
(Z)
Lotta contro alcune malattie degli animali nonché misure specifiche per la malattia vescicolare dei suini (Z) Marchi auricolari, Registro e
passaporti di identificazione e di registrazione dei bovini (Z)
Lotta e radicazione della febbre catarrale degli ovini (Z)
Identificazione e registrazione e etichettatura
carni bovine (Z)
(A) - settore Ambiente (Z) - settore Zootecnia
(S) - settore Sicurezza alimentare