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SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA CENTRO DI CULTURA MEDIEVALE

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SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA CENTRO DI CULTURA MEDIEVALE

LETTERE ORIGINALI DEL MEDIOEVO LATINO

(VII-XI SEC.) I

ITALIA

a cura di

ARMANDO PETRUCCI, GIULlA AM MANNATI, ANTONINO MASTRUZZO, ERNESTO STAGNI

)

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La redaz ione di ques to vo lum e è stata cu rata da G iulia Amm ann at i.

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LETTERE ORIGINALI DEL MEDIOEVO LATINO

ITALIA

)

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9. F I RENZE, ARC IIIVIO DI STATO

Dipl omatic o, Firenze, S. Ma ria della Badia, 1059

[1057 in.-1059 se tt embre lO (pr ima ciel)]

IIl/ lOnaco T eg rill/o, rettore del/a clliesa di S. Ma rtino di Firenz. e, si rivolge al I/lCIrchese G{offi'eelo} perché giudichi se l 'a l/Illlini st/'O zione di esso sp etti a lui o ai .figli del vescovo {Ragelll.baldo di Fiesole}: ricorda la fOllda zion e della chiesa da parte di UII allt enoto COll/lIn e e le condizioni poste /) er la sua al/llni- nistra zione; accel/na quindi al rettoroto del vescovo, suo predecesso re; ri chia- I/ICI I//W serie di atti cOll/piuti o sllOIavore dai parellti più stretti, CIIi spettavano diritli di pmprietà sulla chiesa, che , 'hanllo co/(j'eunat o nell 'all/Illinistra zione di essa, addirittllra tra.\ferenc/o glielle successi valli ente il pi eno possesso; espone infin e i ferll/illi della qu estione contro i figli adulterini del vescovo, rettori ill eg ittillli di S. Martillo e responsabili di abL/si di og ni genere.

Originale (A) . Membrana piuttos to spessa, sc amosciata e biancastra al rec to, li- sc ia e giall a al verso; tag li o abbastanza regolare, tendente al trapezoicla le: mm. 200- 1 95 x 172-187; non ri gat a, tes to s u 2 1 1'1'. disposte secondo il lato co rto, con allin ea- mento molto regolare, a di stan za di ca. 7-8 mm. ; margin e sini stro dai 12 a i 5 mm. (co n ri entro de ll a prima ri ga di ca . 17 I11IT1.), des tro in es iste nte, s uperiore ca. 8 111m. , infe ri o- re 35-40 mm.; in chi os tro bruno.

Minu sco la caro lin a libra ria, 1110lto elegante , a quanto pare di due mani diverse (la prima sembra di aspetto legg erm ente piLI arcai co), con camb io (forse anche d' in chio- st ro) all ' ini z io di r. 4. La sc rittura non è autografa di Tegr imo, no n co rri sponue ndo a ness una delle du e so ttosc rizioni che si co nservano del personagg io (peraltro piuttos to di ss imili l'l'a loro, di cui l'orse so lo la prima è autog rafa: cfr. Fi renze, Arch ivio di Stato, Diplomatico, F ire nze, S. Maria della Badia, 1 034 maggio, due pergamene cucite, edite in SCIIIAI'ARELLI, Le co rt e, n i 38 e 39) . È verosimile che le mani possa no essere qu e ll e di du e monaci di S. Fedele di Strul11i, in Casentin o, dove appunto Teg rim o s i era fatto monaeo (c fr. 1'1'. 2 e 20). Ne lla sc rittura della mano pr inc ipale, estre mamente regolare, l 'as ta di a è dritta o app ena in clinata , le aste alte di b, d, li, l quas i se mpre ritoccate , la d so lo clrilta ,fe s piuttos to sc hiacciate e appena sporge nti sotto il ri go, come talvolta l',

legge rmente in clinata a de stra; caratteri stica la g, eon pesante occhie llo infe ri ore; le gambe di /II e Il fini sco no cii norma se nza trattini di stacco; il legame nto st, alto e stret- ) to, è chiuso dall ' asta orizzontal e di I (mentre nella prima man o è aperto, cfr. r. 3). II dittongo , non sistematico, è espres so co n e cedigliata; il lega me nto & è adop erato per la cong iun zione (ma non sempre) e anche in fine di parola (l'I'. 5, 6, 7). Fra le abbrev ia- zio ni s i notino in parti co lare fR(atre)S e ep(is)c(op" s) a l'. 15 (ma la c di episcopus potrebbe a nche ess ere interpretata com e un s ig ma final e) e lie re(s) a r. 17 ; la mano pr ine ipal e accos ta un eve ntua le trattino abbreviativo dopo d all'asta (per ese mpi o r. 4 Ide( I71) , cllida (III), r. 5 ibiele(III), r. 7 d(e)i, r. 8 eode( lII) ecc.); si noti l'u so per b(IlS) final e di un seg no a l'orma di se tte da parte clelia prima mano e di una virgo la stondata da parte de lla seco nda . Grandi ed e leganti le maiu seole, di tipo cap ital e (tranne la A a r.

18).11 primo ri go è ri e ntrato. La se parazione dell e parole è abbastanza buona, ma con

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alcu ne eccez ion i, per lo piLI monos ill ab i uniti all a parola seguente o sin tag mi . La pun- teggiatura, che svo lge un ' articol ata fun zione pau sativa, è rappresentata da l punto cii nurm a sollev ato s ul rigo; unica occorreni'.n d i un punto e virgo la a r. 2 1. Le maiusco le contrmldistinguono non solo l ' inizio di periodo, ma spes so anc he le part izioni interne ciel les to, seg uendo quas i semp re la punteggiatura; non sono in vece impi cga te per i nomi propri (ecceno l ' iniziale per il nome del marchese a r. l).

So no be n visibili, specia lmente al verso, le tracce di set te pi egat ure orizzontali a interva lli rego lar i. Particolarmente so ll ec itate appa io no la III e la V. Poiché la piegatu - ra mediana è pe rfe ttamente cent rale e se mbr erebbe dunque esse re stata fatta pe:' prima, p uò darsi che le piegat ure eseg uit e or ig in ariamente per la conseg na della lette ra fo sse- ro, o ltre appunto a lla IV, la II e la VI e c he quindi la perga me na s ia stata chiu sa in orizzo nta le seco nd o il sis tema co nsueto , co n le due fasce s up eri o re e inferi ore ripi ega- te all' in terno ( la lettera no n venne ch iu sa a nche in verti cale, giacc hé non fu propria- mente sped ita; anch e in questo caso la peti zione venne poi restituita al mittente, pas- su ndo infi ne neg li arc hi vi di Badia). Le a ltre piegature potrebbero esse re sta te aggiunt e in seg uito, a fini cii conservazione. Certo è che ag li inizi del Trecento, epoca c ui ri sal e la nota dorsa le de s(an)c (t)o mortino, la pe rgame na do veva esse re conservata ripi egata in success ione da l basso verso l'alto fino all a Il piega tura, mentre la I ( la dista nza fra la I e la Il è in fatt i minore cii quella fra la Il e la III ) richiudeva il le mbo sup eri ore de ll a perga mena ve rso l'i nte rn o, proteggendo la sc rittura. Rimaneva no dunque es tern e la seco nda e la terza fa sc ia sul verso e app un to sulla se conda s i legge la nota dorsa le; ta le modo cii conservazione spiega in oltr e la prese nza di tre e ros ion i s imm etrich e lun go il marg in e sin istro (c he s i corri spond evano a docume nto chiu so), nonc hé il logo ri o s ubi - to sia dalla III piegatu ra, che s i trov ava all'este rn o s ull a costola , s ia dalla sottostante V, entrambe lacerate su l lato destro .

Lo stato di conse rvazione ciel te sto patisce nume rose abra s ioni, s pecialmente in co rri spondenza de ll e piegature e lun go tutto il lato des tro clelia memb rana. La perdi ta più significativa è a r. 9, le altre, anche quand o piuttosto estese, paiono tuttav ia ri sa na - bili con bu ona ap pross ima zione. Sul margine sini stro tre eros ion i cii forma lun ata, sen- za danno per il testo ; piccola lace razione all'altezz a di r. 7 . Altro piccolo strappo a ca . tre qu arti del margine superi ore. S ul lato destro du e tagli sotto le rr. 9 e 17 , che in tacca- no parzialmente il te s to .

Sul verso al centro ci el margine sup eri ore la seg nat ura, composta eia «N» e da un nu mero non piLI legg ibil e a denominatore, che ne ll' arch ivio di Bad ia di stin gueva la se ri e delle ca rte di S . Martino (cfr. SCH IAPARELLI, Le carIe, p. XI). Di mano ottocentesca «Badia cii Fi r. Se nza data» e sop ra, se mpre ottocentesco, «1059». Qua si comp letamente deleta e rico pe rta da ll e note posteriori una scritta tard o-c inquecen tesca che ricorre a tergo di altri docum enti di Bad ia e di cui si legge ancora, a ri dosso del margine destro, «[ ... 1 Ecc lesia

I s. Mortini de F lorenlia»; della stessa mano, co me si ricava da note ana loghe, «133»

e ntro riquadro, so rmo ntato dalla «1» di ill strU/n ellt1l/11. Q uas i al ce ntro clelia sez ione fra la [ e la JI pi egatura, d i mano trece ntesca, «de SOl7cto martin o»; sulla sini stra «K» e un timbro archi vistico ottocentesco. A ll a pergamena è cuc ito un ta ll oncino otloce ntesco co n la seg na tura, cui è uni to altro ta ll onc ino mod ern o con il cod ic e a barre.

* * *

La petizione è attribuibil e al periodo co mpreso fra gli ini z i del 1057, q uand o il marchese Go ffredo fa rientro in Italia (cfr. M. G. Berto lini in DBI, VI I, p. 356 e M.

Marrocchi , ibid., LV Il , p. 536), e il lO se tte mbre 1059, data del plac ito co n il qual e

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Goffredo stesso dirime la co ntrove rs ia (SC III A P ARELLl, Le carte, nO 5 1 e MANAREsl, l piaciti , IlI. I , nO 409).

Il vescovo cui la lette ra allude più volte è Ragembaldo di Fieso le, rettore della chiesa di S. Ma rtin o (detta quindi del Vescovo) prima di Tegrimo. Q uest' ultim o e ra figlio di un fratel lo lai co di Ragembaldo, Giovanni, e si poneva dunque come legitt imo erede e successo re; ma po iché anche il vescovo aveva avuto diversi figli adult erini, scopp iò una co ntesa c he oppose Tegrim o a due di essi, che detenevano in g iu stam ente l'ammini straz io ne della chies a.

Ri spe tto al tes to pubblicato da Sc hiapare lli , qui si propone un tentati vo di integ ra- z ione molto diverso a r. 9. Sch iaparel li stampava: «!'vlortui s uero istis ordinat ore et ordinato et alii s pluribu s, quidam ex nos tri s pare nt i bu s e pi sco pu s, ab s iu e predicto modo ordin atos, rm e ideml po st se [in omlnibu s sim[ili] mod o ordin auit». Questa let- tura è però contestab il e se non altro perché la scia irri solto l'inc ompre nsibil e inci so ab .vill e-ordill atos (Schiapare lli chiosava in nota: «Così A») . B isog na poi dire che l' ultima lettera di ordinCit os è in co mpl eta; Sc hi apare lli non pone la s fra parentesi quadre, ma ciò non significa necessariamente che all'epoca la leggesse chiaramente, dato che i suo i crit eri ed itor ia li non preve deva no l'uso de l punto so ttoscritto. Può dunqu e trattar- si anche di una r .

Per tentare una solu zion e div ersa, è opport un o co ns id erare g li argo me nti che Te- gl'imo usa co ntro i s uoi cugini nella parte conclusiva della peti zione (rr. 14-19); ess i so no sostanzialm ente due: il fatto c he Tegrimo è fi g lio e dunque ered e leg it timo e il fatto che eg li , a differenza de i fig li de l vescovo, è stato ordin ato sec ll/'ldllln legem.

A bbiam o in effetti un docume nto de l 4 ge nnai o 1017 con cui Ra ge mbald o ordina cu- stode de ll a terza parte di S. Martino il nipote Teg rimo ehier ico (SCIIIAPARELLI, Le ca rte, nO 24) . Semb ra però c he i res tanti du e terz i della chiesa e dei s uoi possessi il vescovo li avesse attribuit i a d ue elei suo i fi g li , Ugo e Berardo (q uest' ultimo aveva in seg uito ceduto i propri dir itti al frat e ll o, cfr. ibid., n i 69-70, e in effetti il s uddiaco no e poi diacono Ugo agisce come CIIstos di S . Martino in div ers i docum enti fr a il 1045 e il 1070 : ibid. , n i 44, 46, 56, 67 , 69-70) .

Non se mbra dunqu e probabil e che Tegrim o vog li a puntare sul precede nte eli Ra- gembaldo per dim os trare i propri diritti contr o l' abuso perpetrato dai fig li de l vescovo; è anzi pres umibil e c he intenda piuttos to sc reditare l'operato di Ragemba ld o, de l quale non emerge certo un ritratto positivo dal pro sieguo del testo. Tant'è che la leg ittima ordina- zione su c ui Tegrimo in s iste è qu ell a che g li hann o conferito i propinqlli parentes, no n Ragembaldo (per i docum e nti ricordati a r. 1 4 cfr. SCIIIAPARELLI, Le ca rt e, n i 30-34). C he nella narratio del l' antefatto, subito dopo aver parlato dell e di sposizioni di Ragembaldo , s i accenni a un ri corso ag li illdices ROlllane et Longo varde leg is e si usi un 'es press ione come qlli et me r eo rdin aru nl eodelllt enore sicllt o/l.tiquitlls (rr. 10-11) se mbra suggerire c hiarame nte come Tegrim o giudicasse qu este di spo sizioni del vescovo .

Le origin i de lla controvers ia dov evano rim ontare proprio all e ordinaz ion i di Ra- ge mbaldo, che probabilm ente aveva suddivi so l'amministrazion e di S. Martino fra il nipote Tegrim o e due de i suoi figli ill eg ittimi. Del vescovo fi eso lano s i co nse rv .v a tri ste memoria , in te mpi di riforma, per In condotta s im oni aca e gli scandalo si cos tumi . La fi gura di Rage mbaldo è criticata duram e nte, e non so lo pe r le disposizioni lasciate , ma anche per l' intera sua conduzione di S. Martino; Tegrimo imputa a l vescovo di ave r commesso abu s i durante tutto il suo rettorato .

Proporrei cii legge re (rr. 8-10): «Mortui s vero isti s ord in ato re et o rdinato et aliis pluribus, quidam ex nost ri s parenti bu s e pi sco pu s, ab siv e predi cto modo ordinator, m[orien s l pos t se rin olmnibu s sim[ili] mod o ordina vit». Interprete rei «absiue» co me probabil e errore di cop ia (ovviamente dalla minuta) per oVIIsiv e. Dunqu e Teg rim o di-

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rehbe che Rage mbaldo, abusive ordin ator, morendo ordin ò la s ua s ucc ess ione in modo si mile, va le a dire abusivamcntc. Appunto p erché il vescovo, oltre a Teg rim o, doveva avere ord inato anche i suoi figli illeg ittim i (si noti che in e ntrambe le carte con cui Te grimo clo na S. Martino al l'abate di S. Fedele di Strumi s i insi ste su un ordiI/ are lego/ite r: SCIII A P,\Rr:LLI , Le carte, Ili 38 -39). L'espress ione abusive ordin ator non signi- fica che Ragemba ld o non fosse ordin ator (è co nse rvato in copia il doc umento con c ui riceve l' ordin az ione: SC HIAPA RELLI, Le carte, n° 7), ma c he aveva svo lt o la cari ca di o rdinator abu s ivam ente (cfr. anche il comportamento imputato a i suoi fi g li : Iorn ica- tionellì et Cfll icquit contra decre tull1 est in ipso ecclesiafa ciunt , r. 19); il sinta gma pre- dicto modo ordinator ri ch iama le con dizioni a nn esse alla ca ri ca, su cu i s i è diffusa tutta la prima partc dell a petizione. Pe r co nclud e re, il vcscovo Rag emb aldo, che e ra s tato ordino!or commettendo abusi, morendo ordin ò la sua success ione a ll o stesso modo:

abus ive.

Estrail o: F irenze, Bib l ioteca nazio nal e centrale, ms. MagI. XXXV If 305 (PP 1237), pp.

225 ( trascrizi one fino a r. 2 lIlo l/aclllls) e 299 ( fin o a r. 4 cuidCIIII , con pUll tin i sos pensi vi li

indi ca re tes to illegg ibile per la fine cii r. 2 clopo II/odo e pe r l a parola o rchid ioco l/lI s a r. 3), di mano di Carlo St rozz i.

Regesto: F irenze, A rchi vi o di Sta to, Diplomatico, Tomi di Spog li , n° 49, c. 10v.

Ed i zio ne: SCII IAI'ARLLLI, Le carIe, nO 50, pp. 130- 132.

Citaz ioni: CAM IC I, Suppl elllel/li , pp. 16- 17; UCCELLI, Del/a !Jadia, pp. 18 e 11 3; DAV II)- S OIl N, Sloria , I, p. 223, n. I , p. 224, n. l , p. 980, Il. 3; COCCIII, Le chiese, I, p. 120, Il . 5; SCIl I/\- PARELLI, Le ca rI e, pp. 62,98,102; MILO , Tusca ny [1/01/ vidi l ; DAMEIWN, The C/lll , p. 139, n. Il;

W ICKI I/\M, Th e IIlOul//ains, p. 199, Il. 24 (= La II lOillagna, p. 2 1 4, n. 24); NINCI, L e proprielà , p.

328; CORTESE, Il rin oscil/l enlo, p. 13, Il . 15.

(8)

)

(9)

I) NOt UlI1 si t uobis domillc se nior du x praecellentissim e ac marchio (.) G C.) &

o mnibus" uestri s fide li\ )us

2) sap ientibus et nob ilibu s C.) Quocl ego te grimus nunc monachus C.) In meo cle rica- tu tL.J1[.] q10clo [ . .. ±9 .. . 1

3) ecclesi a sa ncIi martini gue sil a est infra ciuitate fiore ntina C.) Fuit guid am arçL ... ]çQn us qui in s ua propi~ta[ .. ]

4) supraclicta co nst ru xit ~cci esi am (.) ldern etiam praefatum orator io tali sub titulo cuiclam ~JS.b nos tri s orc\inauit consa ngu in eo C.)

5) Vt q uandiu uiu er& psalrni s & orationibu s iam clict~ ~ecl esi~ deser uiret C.) et an - nualite r paupere s nc sacerçlo~es il;>idern

6) paseer& C .) lpsum uero

C

o ratori ull1 nee non omnia qu~ ibi cl ed it eo nstituit ac fir - mauit ut nec ipse neqlle

7) s uos u sueeesso res ull o modo umqual1l traeret acl saee ularem usum secl se mper maner& ad honC)[ .. ]I1I" &,- ~~ruitium omnipoten li s dei

8) Vti alltern e t perfr ui haberet potestatelll C .) et aliul1l. eo del1l tenore ordi na re C.) Mortll is lI ero istis o rçlinatore et Q rclil) ato

9) et aliis pluribus C.) Q uida m ex nos lris parenti bus episcopus abs iu e predieto mod o o rdil) ator I TJ [ .. . ±6 ... ] post s~ [ ... lq1nibu s

' ~j l!1[ ... 1

lO) modo ord in auit C .) lnsupe r po st h~e per co nsilium iudi cuI7L romane & longoba rc\e legis r~ [ .. luatu s f ui a prop ingu[.] s

11 ) pare ntibus quibus proprietatem eiu sc\em ~cclesie pertinebat C.) qui & me reord i- narunt g ~odem tenore sicut [ .. ]tiqllit~l ~ C .)

12) Poste a autem me lio rem acquis iui con silium a sa pie ntibus iudi cibus lI t non so lum hab ere ipsam ~cc l esia m per decretum sic[ .... ]

13) renoua uerunt si cuti homo qui hab et libe llum et postea se re nouat C.) Veru m etialll per tr~n s fer~ionem e t per 0 [ ... ]

14) moc\um quod illi s pertinebat michi tracliderunt & ca rtul as ex in de fece run t michi C.) M[ .]c\[.] ag l)O~çat uesfr a [ . .. ]m~ [ .. .. ]

15) o domine marc hi o si sint du o fRafreS h unu s episcopus alte r lai cus C.) La ic us ex licito cOI)iugio herec\ em habeat E [ . ... ]

1 6) j'Qrnicatione habea t filios C.) Modo uest ra pr~eo r merced e m C.) ut c1i sce rnati s atq ue iudi ce ti s si ego qui [ . . . ±7 ... ]i

17) heres sum c\ebeo heredita ri qu ~c umqu e fuerunt parentulII meo rw1/. per qualieurnLlue j ITJ odo ~lel titulo aut ipr.] ~[ .. W

18) qui sec undum lege ni ex ea o rdin atus sum C.) Aut illi e piscopi ad ulterini filii q ui nec sec undum çle um nec sec unçlum ! ~g~mj [.]rdi[ .. ]

19) ti sunt C.) & forni cat ione m et quiequit co ntr a c\ecretum est in ip sa ycc lesia l 1\\Ci~111t

C.) Propte rea en irn q[ .. ]g[.]

20) co nfu gi ad del/m &. ad ordin em monaçl)icu/l! ~t ip~é;l /Jl ~çç l esÌ<.I'l1 m~Il!Q q1 ~ liu s ordil)[ .. ]i dicite s i deQ~Q perçl ~r~ .

2 1) ill am C;) pro certo au tem 'sciatis quia omn ia ita est sieut sup er iu s leg itur C.)

" No n pill visibil e il seg no di co mpendio pe r H.

h

Si dist in guono la ba se de ll a e c, so tto , la ri ne de l seco ndo tratto di x (cfr. per ese mpio ex a r. 15).

'o correlta da Il.

dO co rrelta da Il, con ra sura de l trattin o di stacco di Il .

e

Si in travede u n segno d i co mpend io sop ra la fin e de ll a parola.

r Dopo posI se si intra vede la sOlllmilà di du e tratti che potrebbe ro corr ispond ere ag li altacehi di una i e di una

Il.

g

Rasura d i un a lelle ra prim a de ll'inizio de ll a paro la.

(10)

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8 1

(11)
(12)

Il

R e S di tipo cap itale, so rmontate da un punto e dal seg no di compe ndio.

i

S i vede l'o rse parte di una Iclt e ra tonda .

j

No n pill vis ibil e il seg no di comp e ndi o per III.

k

Sono ben vis ibi li l'occ hie llo de ll a jJ e la part e supe rior e cii e e di l ; dopo jJ s i intravede un trattin o ve rt ica le che sce nde legge rme llle solto il ri go, d opo e tracce d i a ltra le tt e ra .

I

Si intravede appena l'attacco d e lla cedi glia di e.

83

)

(13)

,I

Nolum sit vobis, domine senior dux praecell e n tis sime ac marchio G [ottefrede],1 et o mnibu s ve stri s fid e libu s sa pientibus et n ob ilibus, quo d ego Teg rimu s 2 nun c monachus in meo clericat u t[a]l[i] m odo [conqueror dc] " ecc lesia Sanc ti Marti ni ,' qu e si ta es t in fra civitate F ioren tin a . F uit qu id am arc[hidialconu s'\ qui in s ua propi eta[te ] supra- dicta cO llst ru x it aeec les iam; id em et iam praefatllll1 o ratorio ta l i sub titu lo euidam ex nostri s ordi navi t co nsan g uin eo, ut q uanJiu viveret psa lmi s et orationibu s iam di e ta c aeeele sia e deservi re t e t annualiter pa upe res <le sacerclotes ibid em paseeret; ip sllm ve ro o rator iull1 nec n o n om ni a q uae ibi dedit eO ll stituit ae firll1avit, ut nec ipse neque suos s uceesso res u ll o m odo umquall1 trae ret ad saeeu larel11 Lls u m sed se mpe r mane ret ad ho no [re]m e t se rvitium omn ipotenti s Dei, uti au tem et perfru i habe ret potestatem e t alium eode m ten ore o rdinare . Mo rtui s ve ro isti s o rd inato re et o rd inato et a lii s pluribu s, quidam ex nost ri s parentibu s ep iscopu s,5 absive b p red icto modo o rdin ator," m[ori e nsl d post se [in o]mnibu s" sim[ili] f mo d o ordinavit. In sup e r po st ha ec per co n silium illdi- c u m Roma ne et Longobarde legis re[ no]vatus fu i a pro pinqu[i] s pare ntibu s quib us pro- prie tatem e iu sd e m aecc lesie pe rtine bat, q ui et m e reo rclinarunt eo d e m te nore sie ut [an]ti q ui tus . Postea a ute m m e li o re m acqui s iv i cons ilium a sapi e nti b us iudi c ibu s, ut non so lull1 habere ip sa m aecc lesia m pe r dec re tu m sic[ut me ]g renovavcru nt, s ic uti homo qui habe t li be llu m et pos tea se re novat, ve ru m c ti a m pe r tra ns fer sioncm e t per o [mne m]

m o dum quod illi s pe rti nebat mi c hi trad id e run t e t cart ul as 6 ex ind e fccerunt mi c hi . M[o] d[ol agno scat vestra [cl e ]me [nti a ],h o dom in e m a rc hi o, s i s int du o fratI'es unu s e pi scop us a lter la ic us;7 la icu s ex li c ito co niu g io he reclem h abeat, e !pi sco pu s ex ]i fo rni - cation e habeat fili o s . x Modo vestra praeco r me rce dem , ut discernati s atq ue iu clicet is si ego, qu i [ex iure]j h e res s um , de b eo he reditari quaec umqu e fu erunt pa re ntum l11eo rum pe r qual ic ul11que m o do vel t itu lo, aut ip[s] e[l11 elt,k qui secundum lege rn ex ea o rdinatu s sum, aut iII i e pi sco pi ad ult e rini filii, qui nec secunclum Deum nec sec undum legc m [o]rdi[na]ti sunt et fo rnicatio nem et qllicquit co ntra d ec re tum es t in ipsa aeccles ia fa - c illnt. Propte rea enim, q[uia e ]g [o] l confllgi ad De um et ad orcl in em m o n ac hi c um et ipsam aecclesiam multo me liu s o rdin[av]i, dieite s i debeo perde re ill am; pro certo au- te m sc iat is quia omnia ita es t SiCllt sup e rill s leg itur.

a

Così Schi aparelli .

h

Poss ibi le erro re (d i co pia da minuta) per abusive ; ab siu e Se hi aparelli (crr. in troduzio ne).

'o rdinatos Schi aparelli (crr. introduzione) .

C.A.

cl

{l11e idel11} Sc hiaparelli . Co n l' int egrazione qui proposta non contrastan o le traece residu e di scrittura : olt re all a prima lettera che è qua si sicuramente una 111 , si intr avedono la metà superiore di que lla ehe potrebbe essere una i, la so mm iù di una probab il e e, seguita da ll ' attacco del primo tratto di una po ss ibil e n (forse anche Sch iaparelli vedeva qualcosa di simile proponend o idel11 ); infin e l' ingrossa- mento cen tral e e legge rm ent e ri curvo verso s in istra de ll 'as ta di un 'eve ntuale s (crr. introduzione) .

' {in ol11}nibus Sc hiap are lli.

f

Così Sc hiapare lli .

g

sic{lII} l11e Schiaparelli.

lo

Così Sehiaparelli.

i

Così Sc hi aparel li.

j

Così Schiap arelli .

k

ipse (l11 er l Sc hi aparcll i.

'Così Sc hi apare lli .

(14)

1

Go ffr edo ii Barbuto, duca di Lotaring ia e marehese di Toscana (sul pe rso naggio cfr. M. Marrocchi in DB I, LVII, pp . 533-539); Go ffredo si pronune iò in pubb lico gi udizi o sulla questione ne l p lac ito di S.

Genesio de l IO se ttembre 1059 (SCIII AI',\RELI.I , Le carie, n' 5 1 e MANARESI, I placili, 111.1 , n° 409).

2

Attestato come c hi erico nel IO 17, come sudcliacono dal 1 03 1, fatto si in fine monaco ci i S. Fecle le di Strumi in Case ntino (c fr. SCHI APARELLI , Le carIe, n

i

24, 30-34, 38-39). E ra figlio d i un fratel lo de l vescovo Ra ge mbaldo cii Fiesole, Giovanni, detto ill/alllll/ o nel 986 (ibid., n° 7); Teg rimo mo rÌ probab il - mente prima del p laeit o di Go ffredo de l IO settembre 1059 (cfr. ibid., p. 102).

) La ch iesa di S . Martino del Vescovo (attualmente oratorio di S . Martino dci Buonomin i), presso la Bad ia l'io rentin a, l'o ndata nel X seco lo da un arc idiaco no G iova nni , zio ciel paclre de l veseovo Ragembal- do di Fie so le (crr. SCIIIAI'ARELLI, Le ca rIe, n

i

7 e 24 e NINCI, Le p/'Oprielù, pp. 327-329, nO 12).

·1

L'arcidiacono G iovanni (crI'. n. 3).

5

II vescovo Ragcmbaldo di Fieso le (crr. SCII\YARTZ, Die BeselZllllg, p. 205), nomi nato ordinalOr d i S. Martino nel 986 (S C III A I'ARELLI, Le carIe, n° 7); nomin ò a sua vo lta suo i successori sia il nipote Tegr i- mo (ibid., n° 24) sia due de i suoi fi g li , Ugo e Be rardo (crr. ibid., n

i

69-70; crr. anche n

i

44, 46, 56 , 67).

(o

Cfr. SCIIIAP;\REI.I.I, Le ca rI e, n

i

30 -34 (de l 1031). AI primo clocumento sot to sc ri ve anche Hoc/a/ber-

ilLI' il/dex (crr. rr. IO e 12 della lettera), att estat o ampiamente a Firenze clurante la pr ima met il ciel seco lo, prima come nota io e po i come giudice .

"I

II vescovo Rage mbald o, appu nt o, e suo frat ell o G iovanni.

x l contendent i: da una parte Tegrimo e clall'alt ra Ugo e Berarclo, d ue dei fi gli di Ragembaldo (efr. n. 5).

85

, \

)

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