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Cronaca di Cagliari – Pag. 21 10 luglio 2009

Le ricercatrici imparano a far rete

CAGLIARI. Il 7 luglio si è tenuto a Pula, nel parco scientifico, un convegno sulla ricerca genetica dove la novità non è stata soltanto il lancio di una collaborazione permanente fra vari istituti di ricerca perché uno verifichi una volta di più ciò che l’altro ha scoperto. La novità era che i ricercatori erano tutte donne. Signore che venivano da Turchia, Tunisia, Francia, Spagna, Italia. L’incontro aveva lo scopo di far conoscere gli argomenti trattati e proprio di promuovere una relazione stabile per un travaso costante di informazioni. Ma c’era anche un’altra «mission»: andare incontro alle esigenze di studio delle ricercatrici più giovani. Fare rete, in altre parole, per trattenere nel mondo della ricerca quante più donne possibile, ben avviate verso studi importanti, ma statisticamente destinate alla rarefazione delle presenze, soprattutto quando in ballo ci sono posti di gerarchia elevata. Assieme a Marina Masala, animatrice dell’evento è stata Patricia Rodriguez-Tomé, matematico, contrattista di bioinformatica col Crs4, un curriculum messo insieme tra Francia e Giappone, che spiega la non casualità del convegno al femminile. Ci sono due binari: un progetto europeo che si chiama «Set Routes, Women in Science», dove Set sta per scienza e tecnologia, e la sua amicizia di laboratorio con due scienziate turche che l’hanno invitata a tenere una conferenze a Istanbul alle giovani colleghe più promettenti e che a sua volta ha organizzato un seminario in Italia (in Sardegna) con lo stesso scopo, rivolto a ricercatrici locali. Si è scelto di promuovere gli incontri fra donne scienziate sulla base di una informazione offerta dall’Unione Europea quando decise di varare il progetto Set Routes: le donne impegnate nel mondo della ricerca non fanno rete tra loro, gli uomini sì. Naturalmente questo non può che favorire una scienza tutta al maschile: «Si parte dallo stesso punto e in numero uguale - spiega Patricia Rodriguez-Tomé - ma nella crescita le donne si perdono, basta guardare le gerarchie dei centri di ricerca. Ecco perché non c’è ragione di non promuovere incontri al femminile, anche se è evidente che la ricerca scientifica è neutra, serve per aiutare le donne a crescere anche in questo settore». I professori discriminano in base al sesso? «No. Direi che se succede è solo un caso singolo, non la regola». La famiglia tiene le donne lontane dalla ricerca? «La famiglia in sé no. E’ il mondo esterno alla famiglia: non dà servizi alle famiglie e, in generale, si aspetta che le donne tornino presto a casa».

(as)

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