Rassegna
Dieci domande su:
sindrome metabolica e diabete mellito di tipo 2 dell’adolescente
RIASSUNTO
La prevalenza dell’obesità infantile sta aumentando molto rapi- damente in tutto il mondo e anche in Europa e in Paesi mediter- ranei come l’Italia che sembravano, invece, essere protetti da abitudini alimentari e fattori culturali. L’obesità gioca un ruolo pa- togenetico importante nello sviluppo della sindrome metabolica e, in pazienti predisposti geneticamente, nella comparsa del diabete di tipo 2 dell’adolescente, patologia, quest’ultima, che era addi- rittura sconosciuta in Italia fino a pochi anni fa.
In questo articolo, oltre a ricapitolare la patogenesi e la terapia della sindrome metabolica e del diabete di tipo 2 in età pedia- trica, presentiamo dati originali e assolutamente inediti di una sur- vey nazionale che il Gruppo di Studio sul Diabete della SIEDP ha intrapreso nel 2008 sulle caratteristiche fenotipiche dei primi casi di diabete mellito di tipo 2 dell’adolescente in Italia.
SUMMARY
Metabolic syndrome and type 2 diabetes mellitus in adoles- cents
The prevalence and magnitude of childhood obesity are in- creasing dramatically around the world, including Europe and Mediterranean countries such as Italy which seemed somehow to be protected by their eating habits and cultural factors. Obe- sity plays an important pathogenic role in the metabolic syn- drome and in type 2 diabetes in adolescents; this latter was virtually unknown in Italy until a few years ago. Here we briefly de- scribe the pathogenesis and treatment of metabolic syndrome and type 2 diabetes mellitus in children and adolescents, and also present original data collected during a survey by the ISPED National Study Group on Diabetes on the phenotypic charac- teristics of the first cases of type 2 diabetes mellitus in adoles- cents in Italy.
D. Iafusco 1 , F. Cardella 2 , F. Prisco 1
1
Dipartimento della Donna, del Bambino e della Chirurgia Generale e Specialistica, Seconda Università di Napoli, Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica
“G. Stoppoloni”, Napoli;
2Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica, Ospedale dei Bambini “Di Cristina”, Palermo
Corrispondenza: dott. Dario Iafusco, Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica “G. Stoppoloni”,
via S. Andrea delle Dame 4, 80138 Napoli e-mail [email protected]
G It Diabetol Metab 2014;34:117-123 Pervenuto in Redazione il 09-07-2014 Accettato per la pubblicazione il 14-07-2014 Parole chiave: sindrome metabolica, diabete mellito di tipo 2
Key words: metabolic syndrome, type 2 diabetes
mellitus
Cos’è la sindrome metabolica in età pediatrica?
Come nell’adulto con il termine sindrome metabolica si intende un insieme di segni clinici e laboratoristici: obesità addominale, ipertrigliceridemia e bassi livelli di HDL colesterolo (dislipide- mia aterogenica), ipertensione, resistenza all’azione insulinica con iperinsulinismo e, talvolta, iperglicemia. La definizione “sin- drome” è in realtà inadeguata non essendo nota una patoge- nesi univoca delle sue componenti, ma la sua utilità nella pratica clinica è notevole essendo questa condizione prodro- mica di aterosclerosi coronarica e diabete mellito di tipo 2.
La necessità di una definizione condivisa della sindrome ha portato alla proposta di diversi metodi classificativi, dei quali i più utilizzati, sia per l’età adulta sia per l’età pediatrica, sono quelli della International Diabetes Federation IDF
(1,2). Entrambe le definizioni prevedono come segno cardine l’aumento della circonferenza addominale associato ad almeno due altri segni fra aumento dei trigliceridi, bassi livelli di colesterolo HDL, au- mento della pressione arteriosa e iperglicemia. Nell’età com- presa fra 6 e 10 anni l’unico segno preso in considerazione è l’aumento della circonferenza addominale.
Un segno diagnostico di semplice rilievo ed elevata significa- tività diagnostica in età pediatrica è il rapporto fra circonfe- renza addominale e statura, parametro ritenuto patologico per valori ≥ 0,5
(3)o = 0,6
(4). La praticità di questo calcolo sta nel non necessitare di tabelle dei valori normali per età o popola- zione.
Un altro importante segno clinico della sindrome, legato al- l’iperinsulinismo, è l’acantosis nigricans. Essa è caratterizzata da ispessimento e iperpigmentazione dello strato corneo della cute particolarmente a livello di ascelle, regione posteriore del collo, piega anticubitale e inguine dovuto a presenza sui che- ratinociti di recettori per l’insulina e per l’IGF-1.
Qual è la prevalenza della sindrome metabolica in età pediatrica?
Una recente metanalisi della letteratura inerente la prevalenza della sindrome metabolica in età pediatrica riporta in Europa un valore fra 8,9 e 50%, con una mediana di 21% in pazienti sovrappeso od obesi. È da ribadire che, pur essendo la sin- drome metabolica di norma associata a obesità o sovrap- peso, essa è riscontrabile in circa il 5% dei casi anche in soggetti non obesi, essendo non il sovrappeso, bensì l’au- mento della circonferenza addominale e gli altri segni clinici e biochimici la sua caratteristica diagnostica. Nella pratica quo- tidiana è quindi necessario discriminare, all’interno dei pazienti pediatrici con sovrappeso od obesità, quelli definibili come af- fetti da sindrome metabolica. Questi ultimi necessitano di par- ticolare attenzione diagnostica e terapeutica rispetto ai pazienti obesi che non ne sono affetti a causa dello specifico rischio di diabete mellito di tipo 2 e patologia ischemica co- ronarica.
Studi clinici dimostrano la tendenza alla trasmissione eredita-
ria della sindrome e alla sua connessione patogenetica con il diabete mellito di tipo 2. I figli di genitori con diabete di tipo 2 presentano, infatti, fin dall’età prepubere fattori di rischio in- quadrabili nella sindrome metabolica. L’evoluzione dei para- metri di rischio sarebbe quindi più veloce rispetto ai figli di genitori non affetti da diabete. Vi è, inoltre, correlazione diretta fra presenza del diabete di tipo 2 nei genitori e obesità addo- minale in età prepubere. Questi dati clinici sono confermati da più recenti genome-wide association studies (GWAS) che riportano numerosissime varianti genetiche associate con obesità e sindrome metabolica. In ogni caso, nonostante que- ste osservazioni, non esistono attualmente dati che indichino la modalità di trasmissione ereditaria o la causa della diffe- rente severità del decorso fra gli individui affetti.
Qual è la patogenesi della sindrome metabolica e delle sue complicanze in età pediatrico-adolescenziale?
La patogenesi della sindrome appare primariamente legata a una resistenza all’azione dell’insulina a livello di fegato e tes- suto adiposo dove l’ormone esercita la sua azione rispettiva- mente glicogeno-sintetica e liposintetica.
L’aumento della lipogenesi de novo epatica induce un au- mento del flusso intraepatico di FFA (free fatty acid) e un au- mento dei livelli circolanti di trigliceridi VLDL e di colesterolo HDL (pattern caratteristico della sindrome). L’accumulo in- traepatico di lipidi, dovuto sia alla sintesi de novo sia all’au- mento dei lipidi circolanti, peggiora la resistenza insulinica ed è alla base della steatosi epatica non alcolica (non alcoholic fatty liver disease, NAFDL). Essa è caratterizzata da infiltra- zione lipidica degli epatociti, con quadro istologico da steatosi a steatosi/fibrosi, e costituisce la più frequente causa di au- mento delle transaminasi in bambini obesi e di insufficienza epatica cronica in età pediatrica.
Anche a livello del tessuto muscolare aumenta la resistenza all’azione insulinica per effetto del deposito degli FFA circo- lanti. Il muscolo tende, infatti, a utilizzare gli FFA come fonte energetica iniziale lasciando al binomio insulina-glucosio la necessità di energia per prestazioni flash. L’eccesso di FFA accumulati tende, quindi, a ridurre l’utilizzazione di insu- lina.
Va infine ricordato il fondamentale contributo patogenetico del
grasso viscerale, la cui massa è aumentata nella sindrome me-
tabolica e nel diabete mellito di tipo 2, alla patogenesi del ri-
schio cardiovascolare. La funzione di tale tessuto non è
completamente nota, considerando anche che la sua colloca-
zione (connessione al sistema venoso splancnico) non sembra
assegnargli funzioni di deposito energetico ma, apparente-
mente, non ben conosciute funzioni regolatorie. In corso di sin-
drome metabolica risulta notevolmente aumentata la
produzione di citochine infiammatorie. Di queste, le principali
sono il TNF α e l’IL6. Il primo è prodotto in quantità proporzio-
nali alla percentuale di grasso addominale e i suoi livelli sono
correlati al grado di resistenza insulinica. L’Il-6 è un precursore
della proteina C-reattiva a livello epatico ed è un precursore del fibrinogeno a livello epatico. L’attività protrombotica delle cito- chine prodotte dal grasso viscerale è ulteriormente aumentata dalla produzione di PAI-1 (plasma activating inhibitor-1). Esso è il principale inibitore della fibrinolisi e le sue concentrazioni sono direttamente correlate alla quantità di adipe viscerale, ai livelli di insulina, trigliceridi e al grado di ipertensione.
Quali sono i dati della survey italiana sul diabete mellito di tipo 2
dell’adolescente?
Il diabete di tipo 2 in età pediatrica è un fenomeno emergente, per fortuna non ancora entrato nella quotidianità della cultura pediatrica e di difficile diagnosi, considerando il più o meno lungo periodo di compenso glicemico instabile che può pre- cederne l’evidente esordio clinico.
Ciò ha indotto il Gruppo di Studio di Diabetologia della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) a promuovere una prima indagine fra i Centri italiani di Diabeto- logia Pediatrica destinata a delineare, nel tempo, la situazione nazionale in termini epidemiologici e creare un approccio dia- gnostico e terapeutico condiviso. Dal gennaio 2008 è stato chiesto a tutti i Centri italiani di Diabetologia Pediatrica che fanno parte del Gruppo di Studio di inviare dati clinici e di labo- ratorio dei pazienti obesi, italiani, di razza caucasica, nati in Ita- lia e non appartenenti a minoranze etniche, con diabete mellito (glicemia a digiuno superiore a 125 mg/dl) con marker autoim-
muni del diabete negativi. I dati inerenti i pazienti sono stati ac- quisiti mediante un modulo on-line accessibile sul sito web della SIEDP. La casistica, qui per la prima volta descritta, si riferisce ai casi segnalati nei primi 4 anni fino al 30 ottobre 2011 (Fig. 1).
Caratteristiche generali (Tab. 1)
Numero di casi individuati n. 124 (81 F- 43 M) Età alla diagnosi 2,4 ± 2,8 anni
Anamnesi familiare (padre e/o madre e/o almeno due nonni)
– Positiva per diabete mellito in 81/124
– Positiva per obesità in 60/124
– Positiva per ipertensione in 56/124 – Positiva per accidenti cardiovascolari in 43/124
Modalità di diagnosi
In 74 casi la diagnosi è stata posta per il riscontro occasionale di iperglicemia a digiuno (> 125 mg/dl) in un soggetto obeso, in 26 per il riscontro di poliuria e polidipsia, in 11 casi per iper- glicemia e chetoacidosi (pH ≤ 7,2) e 13 durante il follow-up per ipertensione.
Pattern metabolico e C-peptide alla diagnosi
L’emoglobina glicata (HbA
1c) alla diagnosi era compresa tra 5,3% e 14% e in 90/124 era superiore a 6,5% (47 mmoli/moli).
Figura 1 Casi di diabete mellito di tipo 2 dell’adolescente inseriti nel database nazionale della SIEDP.
• Napoli (SUN) Pirisco-Iafusco 14 casi
• Napoli (Federico II) Franzese-Buono 6 casi
• Milano (HSR) Meschi-Bonfanti 10 casi
• Milano (Ist. Auxol.) Grugni 8 casi
• Torino Cerutti-Rabbone 12 casi
• Messina Lombardo 11 casi
• Palermo Cardella 11 casi
• Pavia Calcaterra 6 casi
• Firenze Toni 6 casi
• Genova Lorini-D’Annunzio 4 casi
• Cagliari Frongia 3 casi
• Ferrara Banin 3 casi
• Chieti Chiarelli-Tumini 5 casi
• Bari Cavallo-Del Vecchio 8 casi
• Catania Caruso Nicoletti-Lo Presti 2 casi
• Cosenza De Marco 2 casi
• Catanzaro Citriniti 2 casi
• Locri Lazzaro 4 casi
• Novara Bona-Cadario 2 casi
• Padova Monciotti 1 caso
• Roma Bambin Gesù 3 casi
• Bologna Zucchini 4 casi
• Caltanissetta La Loggia 3 casi
Dati aggiornati al 30/10/2011
Totale 124 casi
Il C-peptide basale alla diagnosi (valutato in 94/124 pazienti) era sempre superiore a 1,5 ng/ml e compreso in un range tra 1,6 e 12,3 ng/ml.
I dati di laboratorio dei pazienti alla diagnosi di diabete mellito di tipo 2 sono elencati in tabella 2.
Terapia
Alla diagnosi 38 pazienti su 124 sono stati trattati con insulina, 6 pazienti su 124 praticavano ipoglicemizzante orale (metfor- mina) e i rimanenti soltanto dieta ipocalorica. La scelta di pra- ticare insulina alla diagnosi era dettata, soprattutto, dai livelli di HbA
1cdell’esordio.
Quali sono i criteri generali della terapia del diabete mellito di tipo 2
dell’adolescente?
L’approccio terapeutico al diabete di tipo 2 in età evolutiva mira al raggiungimento di un buon controllo metabolico (HbA
1c< 7% con il minore numero di episodi ipoglicemici), alla ridu- zione del BMI e alla prevenzione delle complicanze micro- e macrovascolari.
Come si possono ottenere le modifiche dello stile di vita necessarie alla cura dell’adolescente con diabete di tipo 2?
Al fine di ridurre l’elevato rischio di insuccesso è indispensa- bile mirare a una modifica sostanziale dello stile di vita del pa- ziente attraverso un approccio educativo multidisciplinare e allargato all’intero nucleo familiare e, talvolta, persino agli amici e ai coetanei
(5)(Tab. 3).
Quali sono i principi di una corretta alimentazione nell’adolescente con diabete mellito di tipo 2?
Una corretta alimentazione è fondamentale per ridurre il grado di obesità (sottocutanea e viscerale) o sovrappeso che è sem- pre presente. Con il supporto di un nutrizionista si calcola l’ap- porto adeguato alla spesa energetica del singolo; il consumo dei pasti deve essere regolare, evitando i lunghi periodi di digiuno e frazionando i pasti consumati durante la giornata.
Tabella 1 Caratteristiche cliniche alla diagnosi dei pazienti immessi nel database nazionale della SIEDP.
Gruppo di studio sul diabete - SIEDP
Il diabete di tipo 2 in età pediatrico-adolescenziale in Italia
Principali caratteristiche cliniche alla diagnosi 45% > fra 85° e 97° centile
BMI (sovrappeso)
55% > 97° centile (obesi) Circ. add/Stat. > 0,6 in tutti i pazienti
PAS > 97° centile nel 45% dei casi PAD > 97° centile nel 55% dei casi
> 97° centile entrambe nel 45%
dei casi
Tabella 2 Dati di laboratorio alla diagnosi dei pa- zienti inseriti nel database della SIEDP.
Gruppo di studio sul diabete - SIEDP
Il diabete di tipo 2 in età pediatrico-adolescenziale in Italia
Principali caratteristiche cliniche alla diagnosi
m DS
Glicemia mg/dl 242,9 59
C-peptide ng/dl 3,6 2,1
Colesterolo tot. mg/dl 173,7 45
Colesterolo HDL mg/dl 38 10,8
Colesterolo LDL mg/dl 84 29,8
Trigliceridi mg/dl 167,3 15,2
HBA
1c% 9,5 2,8
Homa R 15,1 2,8
Tabella 3 Regole generali per le modifiche dello stile di vita in un adolescente con diabete mellito di tipo 2.
Regole per favorire il dimagrimento: lo stile di vita
• Eliminare le bevande zuccherate e i succhi di frutta favorendo il consumo di acqua
• Favorire le sane abitudini alimentari di tutto il nu- cleo familiare
• Evitare diete troppo rigorose
• Evitare di consumare i cibi mentre si svolgono altre attività (TV, studio, gioco)
• Esercitarsi al controllo delle porzioni: i cibi dovreb- bero essere serviti nel piatto e non consumati di- rettamente dalle scatole
• Limitare le disponibilità di cibi ad alto contenuto di grassi o ad alto contenuto calorico a casa
• Incoraggiare un rinforzo positivo anche per piccole perdite di peso evitando rimproveri se fallimento
• Evitare la sedentarietà (TV, computer, videogiochi)
• Favorire un programma concordato di attività fisica quotidiano identificando nella famiglia o tra gli amici figure in grado di condividerlo
• Facilitare abitudini più sane di vita (evitare gli
ascensori, andare a scuola o al lavoro a piedi o in
bicicletta)
L’alimentazione, tenendo conto delle differenti abitudini ali- mentari esistenti tra le varie culture, deve avere un apporto bilanciato dei macronutrienti (50-55% carboidrati, 10-12%
proteine, 30-35% lipidi, con un ridotto utilizzo di zuccheri sem- plici e di grassi saturi e trans) e dei micronutrienti (vitamine, fibre e antiossidanti). L’educazione alimentare dovrebbe coin- volgere l’intera famiglia poiché spesso le cattive abitudini ali- mentari sono proprie del nucleo familiare
(6-8).
Quali sono i vantaggi di un adeguato esercizio fisico nella terapia del paziente in età pediatrica con diabete mellito di tipo 2?
L’esercizio fisico contribuisce a ridurre l’insulino-resistenza e favorisce il mantenimento di un adeguato peso corporeo;
deve essere svolto con regolarità da parte dei pazienti diabe- tici in età evolutiva. Secondo le indicazioni di diverse Società scientifiche pediatriche, nel bambino e nell’adolescente è da considerarsi “soddisfacente” un’attività fisica di almeno 20- 30 minuti al giorno; la famiglia dovrebbe impegnarsi nel ridurre le ore che il bambino trascorre davanti alla TV, ai computer o ai videogiochi
(5,6).
Come attuare l’autocontrollo
dell’adolescente con diabete mellito di tipo 2?
L’autocontrollo è fondamentale per il monitoraggio glicemico quotidiano; la frequenza dei controlli va individualizzata in base al compenso e al tipo di terapia prescritta; un maggior nu- mero di valutazioni è sicuramente richiesto per i pazienti trat- tati con insulina, quando si inizia una nuova terapia o in seguito a una modifica di dose, in caso di incremento pon- derale e in corso di malattie intercorrenti.
I target glicemici ideali sono
(9):
– glicemia a digiuno tra 80 e 120 mg/dl;
– glicemia postprandiale (a 2 h dal pasto) tra 100 e 140 mg/dl;
– glicemia al “bed time” tra 100 e 140 mg/dl.
Il successo di tale approccio terapeutico sarà definito dalla ri- duzione del BMI, dal raggiungimento di livelli glicemici a di- giuno < 126 mg/dl e da un valore di HbA
1c< 7%.
Quale può essere l’approccio farmacologico al paziente in età adolescenziale con diabete mellito di tipo 2?
La terapia farmacologica con ipoglicemizzanti orali e con in- sulina costituisce generalmente il secondo step della cura del diabete di tipo 2; vi possono tuttavia essere delle condizioni in cui l’approccio con la terapia farmacologia deve essere im- mediato (Tab. 4)
(7).
La metformina è un farmaco appartenente alla famiglia delle biguanidi, in grado di aumentare la sensibilità insulinica degli epatociti e delle cellule muscolari e di ridurre i trigliceridi pla- smatici, le LDL e le VLDL, e di aumentare i livelli delle HDL
(10). Inoltre, avendo un’azione anoressizzante, può coadiuvare il trattamento dietetico nel raggiungimento del peso corporeo ideale. Il trattamento con metformina può anche normaliz- zare le anomalie ovulatorie delle ragazze con sindrome del- l’ovaio policistico (polycystic ovary syndrome, PCOS), con o senza diabete
(10).Negli USA la metformina è utilizzata come farmaco di prima scelta negli adolescenti con diabete di tipo 2;
alcuni autori hanno suggerito il suo utilizzo in pazienti con al- terata tolleranza al glucosio (impaired glucose tolerance, IGT) e segni di sindrome metabolica, a completamento di un re- gime dietetico
(10). Il protocollo americano (ADA 2003) pre- vede che, se la terapia con metformina (partendo da un dosaggio di 500 mg a pranzo e a cena, fino a un massimo di 1000 mg a pasto) non è sufficiente a ottenere un buon controllo glicemico e a ridurre i valori di HbA
1cal di sotto del 7%, dopo un ragionevole periodo di tempo (3-6 mesi), si può
Tabella 4 Farmaci ipoglicemizzanti orali nella terapia dell’adolescente con diabete mellito di tipo 2.
Categoria Principi attivi Uso pediatrico Azione
Biguanidi Metformina > 10 anni Aumenta la sensibilità all’insulina
Sulfoniluree Acetoesamide Non stabilito Aumentano la liberazione di insulina dal pancreas Clorpropamide
Glipizide Gliburide Tolbutamide
Meglitinidi Repaglinide Non stabilito Stimolano la liberazione di insulina a breve termine Inibitori dell’ α-
glucosidasi Acarbose Non stabilito Rallentano l’assorbimento degli zuccheri Tiazolidinedioni Rosiglitazone
Non stabilito Aumentano la sensibilità insulinica
Pioglitazone
associare alla metformina l’insulina, mediante terapia multi- niettiva (Tab. 4). In Italia è l’unico ipoglicemizzante orale che si può prescrivere in età pediatrica nel diabete mellito di tipo 2.
Le sulfoniluree, le glinidi e gli altri farmaci utilizzati nella tera- pia del diabete mellito di tipo 2 dell’adulto non sono attual- mente approvati per l’età pediatrica.
L’acarbosio, introdotto negli anni ’90, è un inibitore delle α-glucosidasi che determina rallentamento della digestione dei carboidrati complessi e conseguente riduzione della gli- cemia postprandiale. Non è ben tollerato a causa dei suoi fa- stidiosi effetti gastrointestinali che ne limitano l’impiego nel bambino e nell’adolescente.
L’insulina come approccio terapeutico iniziale è stata consi- gliata soltanto nei pazienti con livelli glicemici molto elevati (> 300 mg/dl) o in quelli che esordiscono in chetoacidosi. La terapia insulinica precoce, che nel diabete mellito di tipo 1 ha l’effetto di preservare la funzione delle β-cellule residue, probabilmente svolge lo stesso ruolo anche nel diabete mel- lito di tipo 2, tenendo conto degli effetti tossici di una prolun- gata iperglicemia. La dose iniziale raccomandata va da 0,8 UI/kg/die a 1 UI/kg/die anche se il dosaggio può essere ancora più alto in relazione al grado di insulino-resistenza del soggetto. Può essere sospesa se si raggiunge un buon com- penso glicometabolico con metformina e stile di vita e reintrodotta qualora si verifichi un peggioramento delle per- formance.
La figura 2 sintetizza l’algoritmo terapeutico consigliato dal- l’ISPAD per il diabete mellito di tipo 2 in età evolutiva in rap- porto alle condizioni cliniche del paziente.
Quando siano già presenti complicanze può essere utile ini- ziare terapia con ACE-inibitori per controllare l’ipertensione o la microalbuminuria, e valutare l’opportunità dell’uso di resine o di statine qualora la dislipidemia non sia opportunamente controllata dalle opzioni terapeutiche già discusse.
Conclusioni
– La prevenzione dell’obesità infantile rappresenta il più im- portante fattore per evitare l’insorgenza di diabete mellito di tipo 2 o di sindrome metabolica in età evolutiva.
– Nei pazienti già affetti da diabete mellito di tipo 2 la pietra miliare del trattamento è lo stile di vita.
– Laddove necessario l’unico farmaco ipoglicemizzante orale attualmente approvato per l’età pediatrica è la met- formina.
– Un uso appropriato di terapia insulinica può essere ne- cessario.
– Sono necessari ulteriori studi circa l’eventuale utilizzo di altri farmaci (analoghi GLP1, inibitori di DPP-IV già in uso negli adulti).
Conflitto di interessi
Nessuno.
Bibliografia
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4. Santoro N, Amato A, Grandone A, Brienza C, Savarese P, Tarta-
Glicemia > 130-180 mg/dl HbA1c > 7%
Linee guida ISPAD 2009 per il diabete mellito di tipo 2
Diabete mellito di tipo 2 alla diagnosi
Moderatamente sintomatico senza chetosi
Glicemia > 250 ml/dl
HbA
1c> 9%
Sintomi di chetosi o chetoacidosi diabetica
Asintomatico
Dieta ed esercizio
Insulina,
dieta ed esercizio, metformina
Tentare di togliere
l’insulina • Verificare compliance
• Considerare di aggiungere:
sulfonilurea, glitazoni, inibitori di DPP-IV, insulina glargine da sola o + glinidi o amilina o analoghi GLP1
Rivedere mensilmenteOgni 3 mesi HbA1c
Metformina
Rivedere mensilmente Ogni 3 mesi HbA1c
Glicemia a digiuno 90-130 mg/dl Glicemia postprandiale
< 180 mg/dl
Glicemia < 130-180 mg/dl HbA1c < 7%
Glicemia > 130-180 mg/dl HbA1c > 7%
Glicemia < 130-180 mg/dl
HbA1c < 7%