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INDICAZIONI E LICEITÀ DELLA TERAPIA LASER IN IGIENE ORALE

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TAGETE 3-2009 Year XV

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INDICAZIONI E LICEITÀ DELLA TERAPIA LASER IN IGIENE ORALE

Dr. Fabrizio Montagna*, Dr. Alfred Resch*, Dr. Alessandra Piras**, Dr. Livia Montagna**, Dr. Annarita Spedicato ***

ABSTRACT

In base alla interpretazione condivisa dell’attuale legislazione italiana la terapia laser viene considerata lecita per le igieniste dentali limitatamente alle seguenti applicazioni: sbiancamento, desensibilizzazione dentale, decontaminazione di tasche parodontali e perimplantari.

L’articolo analizza le modalità d’uso per le singole indicazioni e affronta le problematiche giuridiche e medico-legali che rappresentano la base per l’identificazione dei limiti, della potestà di cura, inerente il profilo professionale di igienista dentale.

* Prof. a c. CLOPD, Cagliari

** Università degli Studi di Cagliari

*** Libero professionista, Verona

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221 Introduzione

L’introduzione di nuove tecnologie innesca periodicamente dispute sulla logica che presiede alla delega, ossia i criteri in base a cui fissare i confini professionali tra odontoiatri e igienisti dentali.

Conflitti che trovano terreno fertile nel fatto che i profili delle professioni sanitarie non mediche focalizzano ambiti generici di competenza, senza riportare una elencazione precisa delle attribuzioni, tipica dei mansionari del personale non laureato.

La riflessione sociologica suggerisce che molte delle argomentazioni addotte in termini di esercizio abusivo della professione medica, non appaiono fondate su una logica puramente tecnica, cioè fondata su criteri interni a un sistema di conoscenze, quanto al peso di strategie adottate dalle occupazioni coinvolte, che agiscono volata per volta in base ai propri interessi.

Lo scopo di questo articolo è analizzare le applicazioni laser compatibili con il profilo di igienista dentale, indicandone le modalità applicative e proponendo alcune considerazioni normative di riferimento.

Cenni di fisica e tecnologia

Laser è l’acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, definizione con cui si intende una radiazione ottica, che proviene dall’eccitazione di atomi ad uno

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222 stato semistabile; il cui al livello energetico originario (orbitali) causa l’emissione di onde elettromagnetiche (fotoni).

Il raggio ottico presenta caratteristiche particolari rispetto alla luce policromatica:

- monocromatismo, cioè con lunghezza d’onda unica tipica del mezzo laser attivo, generalmente situata nell’infrarosso e, quindi, invisibile (figura1)

- coerenza per uguale e costante lunghezza d’onda (sincronia di fase delle vibrazioni degli elettroni)

- uni direzionalità o collimazione, cioè radiazioni focalizzate parallele e prive di divergenza

- brillanza o densità di energia, caratterizzata da elevata potenza Un’apparecchiatura è formata dalle seguenti parti (figura 2):

- mezzo laser attivo (solido, liquido o gassoso) i cui atomi stimolati emettono fotoni;

in odontoiatria sono utilizzati i diodi, il neodimio, l’erbio e l’anidride carbonica - meccanismo di eccitazione che rappresenta la sorgente di energia (sistema di

pompaggio) necessaria per stimolare gli atomi; può essere costituita da una lampada flash, un altro laser, una scarica elettrica, un sistema chimico

- risuonatore ottico, composto da specchi concavi, che riflettono e amplificano la potenza dei raggio sino a raggiungere stabilità energetica

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223 - meccanismo di uscita (apertura) costituito da uno specchio parzialmente riflettente

dotato di un foro di uscita

- sistema di trasmissione (fibra ottica)

Il raggio fotonico viene emesso con tre principali metodi (3):

- onda continua (diodi, CO2)

- emissione pulsata (Nd:YAG, Er:YAG)

- emissione pulsata di onda continua (diodi, CO2 superpulsato); gestito da un software che apre e chiude l’emissione, in coincidenza con il tempo di rilasciamento termico del tessuto (5 millisec.), durante il quale può raffreddarsi e ricondizionarsi.

L’interazione tra laser e tessuto dipende da diversi fattori: lunghezza d’onda, potenza, tempo di esposizione, superficie trattata, caratteristiche del tessuto irradiato (Tabella 1).

In generale gli effetti prevalenti (termici) sul tessuto biologico sono dovuti all’interazione delle lunghezze d’onda con i tre maggiori componenti del tessuto (acqua, emoglobina, melanina).

Le proprietà ottiche dei tessuti biologici nell’interazione con le radiazioni ottiche sono le seguenti:

- riflessione, per cui un raggio, che incontra un tessuto non affine alle sue caratteristiche, viene riflesso senza effetti

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224 - diffusione (dispersione), in cui il raggio si disperde nel tessuto determinando la

profondità dell’azione

- assorbimento e realizzazione del risultato terapeutico

- trasmissione e attraversamento del tessuto senza danneggiamento fino a un bersaglio profondo

Gli effetti dell’interazione tra radiazione laser e tessuti biologici sono i seguenti (6):

- effetti fototermici, che risultano prevalenti (figura 4); l’effetto dipende dalla conduttività termica dei tessuti e dalle modalità di emissione dei raggi

- effetti fotodistruttivi, che determinano l’esplosione di cellule per azione di urto meccanico di onde di pressione (azione simile agli ultrasuoni)

- effetti di fotoablazione (scissione dei legami molecolari) - effetti fotochimici, che producono reazioni chimiche - biostimolazione, con effetti favorevoli sulla guarigione - effetti antimicrobici (figura 5)

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225 Figura 1 – Spettro elettromagnetico

Microonde Onde Radio Onde TV Microonde Microonde Onde OndeRadioRadio Onde OndeTVTV

Eccimeri Eccimeri

Argon

Argon Nd:YAGNd:YAG Er:YAG Er:YAG

COCO22

190 -390 488 -514 532 577-630 755694 1064 2940 10600

Ultravioletti

Ultravioletti Spettro visibileSpettro visibile InfrarossiInfrarossi DIODI

DIODI 810 nm 810 nm

400 nm

400 nm 700 nm700 nm

Lo

Lo SpettroSpettro ElettromagneticoElettromagnetico

Figura 2 – Parti di apparecchiatura laser

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226 Tabella 1 – Relazione ottimale tra assorbimento e penetrazione in profondità – Laser a DIODI massimo assorbimento nell’emoglobina – Laser Nd-YAG massimo assorbimento nella melanina – Laser Er-YAG massimo assorbimento nell’acqua

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227 Tabella 2 - Effetti foto termici dei raggi laser

Effetto Alterazione istologica Aspetto macroscopico Riscaldamento

37-60°C

Nessuna alterazione patologica

Nessuna variazione

Denaturazione del tessuto 60-65°C

Necrosi delle proteine e fluidificazione del tessuto

Tessuto contratto, colorito bianco grigiastro.

Dispersione dei raggi in aumento

Essicazione 80-100°C Perdita di liquido, coagulazione

Essicazione, contrazione del tessuto, raggrinzimento Carbonizzazione >100°C Disintegrazione, taglio,

ablazione, iniziali effetti di vaporizzazione

Emostasi, colorazione nera, Aumento dell’assorbimento dei raggi

Combustione >400°C Ablazione, vaporizzazione del tessuto

Sviluppo di fumo e gas

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228 Figura 3 – Effetto antimicrobico del laser su Escherichia coli (ATCC 25922) prima

dell’irradiazione (a) e dopo irradiazione con 1 ciclo con potenza di 1,5w e 15 hz (b,c,d,e) con comparsa alterazioni della membrana e del corpo cellulare

a b

c d

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229 e

Indicazioni terapeutiche in igiene orale

I vantaggi della tecnica laser assistita nei confronti delle tecniche alternative classiche, sono rappresentati da:

- modificazioni positive dei tessuti (ricondizionamento dentinale, ablazione di tessuti, decontaminazione batterica)

- riduzione di trauma, dolore e anestesia

- biostimolazione e accelerazione della guarigione tissutale

- ridotto rischio di eventi avversi con esiti permanenti, che risultano virtualmente assenti applicando le corrette procedure.

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230 Nell’identificare gli interventi di pertinenza dell’igienista dentale si è considerato l’esclusione di interventi di chirurgici e/o che richiedano somministrazione di farmaci sistemici che risulterebbero in contrasto con le competenze dell’odontoiatra. I settori di applicazione risultano 4: ipersensibilità dentale, sbiancamento, decontaminazione di tasche parodontali e perimplantiti.

Ipersensibilità dentale

L’indicazione al trattamento è data da lesioni minime (difetti dello smalto, recessioni gengivali, fratture, abrasioni), che non richiedano interventi di conservativa o di parodontologia.

Il trattamento laser risulta più rapido e duraturo del trattamento classico con soli gel e vernici a base di fluoruri (ossalato ferrico e di fluoruro di sodio o stannoso), soprattutto per quanto riguarda la persistenza dell’impermeabilizzazione allo spazzolamento prolungato e ripetuto.

L’effetto fototermico del laser provoca il ricondizionamento dentinale che consiste:

- nella chiusura dei tubuli mediante fusione superficiale e cristallizzazione della idrossiapatite (melting)

- nella coagulazione dei fluidi tissutali contenuti nei tubuli dentinali, riducendo la permeabilità e la conduttanza idraulica.

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231 L’osservazione al SEM evidenzia un sottile strato di pseudovetrificazione, con alterazioni che testimoniano un avvenuto processo di fusione e successiva rapida solidificazione dello strato superficiale: tubuli dentinali obliterati (non visibili o parzialmente visibili);

zone di sollevamento tissutale; agglomerati tissutali (sferoliti) e crepe (figura 3).

La procedura riduce anche il rischio di progressione cariosa a seguito dell’aumento della resistenza alla decalcificazione della dentina vetrificata di prodotti acidi del metabolismo batterico.

Se si prevede di utilizzare sigillanti è consigliabile non procedere al ricondizionamento dentinale con laser; in quanto l’alterazione del tessuto (pseudovetrificazione) diminuisce l’adesione; inoltre l’applicazione di un mordenzante rimuove parzialmente la strato vetrificato, annullando i benefici che si desideravano ottenere.

Sono utilizzati i laser a diodi e al neodimio.

Il laser a diodi è meno efficace a causa della minima interazione con l’idrossiapatite e richiede l’ausilio di desensibilizzanti; rappresenta l’applicazione più frequente per maneggevolezza e ridotti costi di acquisto (Tabella 3).

Il laser Nd:Yag modifica efficacemente il reticolo cristallino dello smalto e sigilla i tubuli dentinali sino a una profondità di 4 micron; i parametri raccomandati sono 0,3W, 10 Hz, 30 mJ

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232 Il laser CO2 presenta un effetto sovrapponibile al Nd:Yag ma, a causa dell’effetto fototermico, presenta un maggior rischio di necrosi pulpare.

Il laser all’erbio non è utilizzabile poiché determina ablazione del tessuto (etching) e una blanda azione di vetrificazione, in quanto non è assorbito dall’idrossiapatite.

Il rischio di evento avverso insito nella procedura laser consiste nell’accumulo di calore locale, che rischia di danneggiare la vitalità pulpare; è necessario rispettare i parametri d’uso consigliati, procedendo per applicazioni brevi e intervallate, con raffreddamento d’aria per dissipare la temperatura elevata.

Tabella 3 - Desensibilizzazione con laser a diodi Fibra ottica 300-600 micron

Potenza 1-2 W

Tempo 3 applicazioni di 20-30 sec, con pause di 20-30 sec nella stessa seduta Anestesia Non necessaria

Procedura Pulizia con pomice e acqua ossigenata 3%

Applicazione del manipolo a contatto o a distanza di 2-3 mm (defocalizzato)

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233 Pause intermedia tra le applicazioni (rischio di danni pulpari)

Trattamento ripetibile in base alla sintomatologia (1 volta alla settimana per 1 mese)

Note Applicazione finale di gel a base di fluoruro di sodio o stannoso, attivata con 1-2 W per 20-30 sec per migliorare l’impermeabilizzazione della dentina condizionata con raggio laser

Inutile l’applicazione successiva di sigillanti dopo pseudo vetrificazione

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234 Figura 4 – Desensibilizzazione per ipersensibilità dentinale

Figura 5 – Aspetto della dentina prima del trattamento (a) e dopo pseudo vetrificazione (b,c,d) al SEM

a b

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235

c d

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236 Sbiancamento

Le pigmentazioni dentali sono distinte in base all’eziologia in:

- estrinseche da cibi (tabacco, caffè, tè, vino, liquerizia), da placca e tartaro, da colluttori e dentifrici (clorexidina, sanguinaria, fluoruro stannoso) e da batteri cromogeni; sono trattate prevalentemente con l’igiene e la lucidatura, ricorrendo allo sbiancamento per le forme più tenaci e persistenti.

- intrinseche pre-eruttive (eritroblastosi fetale, tetracicline, fluorosi, amelogenesi imperfetta) e posteruttive (emorragie pulpari, cementi endodontici, amalgame d’argento, traumi, invecchiamento); sono trattate con lo sbiancamento di superficie e/o interno nella camera pulpare (denti devitali).

Lo sbiancamento consiste in una reazione di ossido-riduzione (redox) in cui l’ossigeno, degrada i gruppi cromofori e auxocromi delle molecole di pigmento; il processo è accelerato dalla temperatura.

Sono disponibili diverse procedure, quali le domiciliari con splint o tray, le professionali con lampade alogene o al plasma e le laser assistite (figura 9).

L’effetto fototermico e fotochimico indotti dal laser permettono ai prodotti ad azione ossido-riduttiva di lavorare a maggior profondità, determinando risultati più rapidi e duraturi rispetto le tecniche tradizionali (figura 10, 11).

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237 Si utilizzano i laser a diodi e a Nd:Yag, con manipoli dedicati (de focalizzati, no

conctat), che emettono uno spot di luce sufficiente a irradiare l’intero dente (figura 12).

Le paste specifiche per laser sono a base di perossido d’idrogeno o carbamide e contengono pigmenti rossi associati, per concentrare l’azione a livello della giunzione amelo - dentinale e agire come filtro per ridurre il surriscaldamento pulpare (rischio di necrosi per aumenti di 5° C della temperatura pulpare).

Le controindicazioni al bleaching sono rappresentate da fratture dello smalto, otturazioni infiltrate, ipersensibilità, problemi parodontali

Eventuali eventi aversi sono rappresentati da:

- modesta ipersensibilità dentinale, da trattare con desensibilizzazione

- modeste lesioni gengivali e pirosi, conseguenti all’azione dei perossidi passati oltre la diga, da trattare con abbondanti risciacqui e gel a base di vit. E

- lievi demineralizzazioni dello smalto con aspetto gessoso (withening) per uso di potenze elevate in zone abrase o decalcificate; fenomeno che si attenua

spontaneamente in pochi giorni

- inefficacia su otturazioni e necessità di riesecuzione per adeguare il colore - bleaching prolungato nel tempo può provocare overbleaching dovuto alla

formazione di radicali liberi, in grado di alterare in modo irreversibile la superficie dello smalto (figura ).

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238 Figura 4 - Bleaching con laser a diodi

Fibra ottica 400-600 micron o manipolo da sbiancamento (defocalizzato) Potenza 2-3 W per denti vitali; 3-4 W per denti devitali; modalità continua Tempo 3 applicazioni per 30 sec con manipolo de focalizzato (distanza di 2-3

mm dal dente o no conctat) in movimento

Risciacqui intermedi e intervalli di 2-5 min tra ogni applicazione Ripetere 1-3 sedute a distanza di 20-30 gg in base a struttura e colore del dente e aspettative del paziente

Anestesia Non necessaria

Procedura Eseguire preventivamente igiene professionale (placca batterica e residui della guaina di Hertwig riducono la penetrazione dei perossidi) Isolamento con diga fotopolimerizzabile

Applicazione e attivazione di paste o gel a base di perossido d’idrogeno o di carbamide specifica per il laser

Lasciare agire il laser per un massimo di 3 minuti

Note Al termine di ciascuna seduta applicare un gel di fluoruro di sodio o

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239 stannoso e attivare con laser 0,5-1 W (desensibilizzazione)

In caso di pigmentazione dentinale profonda e risultato insoddisfacente abbinare trattamento di home bleaching per circa 15-30 gg

Controllare il colore prima e dopo la procedura con scala colori da protesi, per verificare il risultato

Figura 5- Sbiancamento con acqua ossigenata al SEM osservata a situazione iniziale (a), dopo 6 e 12 minuti di applicazione (b,c), a 24 minuti (d) con comparsa di lesioni dello smalto

a b

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240 c d

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241 Figura 6 – Confronto al SEM tra sbiancamento tradizionale (a) e laser assistito (b)

Figura 7 - Risultati clinici di bleaching laser assistito

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Decontaminazione di tasche parodontali

Il laser trova indicazione nella terapia parodontale iniziale e di mantenimento, permettendo di raggiungere zone difficilmente trattabili con strumenti e collutori

antisettici, ottenendo guarigioni più rapide ed efficaci del solo trattamento meccanico e ultrasonico (figura 12).

E’ possibile trattare tasche parodontali sino a un profondità di 6 mm in assenza di anestesia, lembi chirurgici e dolore postoperatorio.

La bassa potenza e i brevi tempi di applicazione indicati (rispetto le applicazioni

chirurgiche) sono finalizzati ad ottenere i seguenti effetti: la decontaminazione batterica e il rammollimento del tartaro; l’evaporazione e la rimozione del tessuto di granulazione;

l’emostasi; la biostimolazione di fibroblasti e osteoblasti con conseguente riduzione delle profondità di sondaggio.

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243 Si deve evitare di indugiare in singoli punti con potenze e tempi eccessivi (maggiori 1 sec per mm2), per non trasmettere una elevata quantità di calore ai tessuti determinandone la necrosi per carbonizzazione e disidratazione.

Il laser a diodi risulta maggiormente diffuso per facilità d’uso della fibra ottica flessibile (figura 13).

Il laser Nd:Yag si utilizza con procedure e risultati simili al diodi mediante fibra ottica da 300 micron, 1,5 W con ampiezza d’impulso media (150-200 msec).

Laser all’erbio e CO2 si avvalgono di bracci articolati di difficile utilizzazione per scarsa maneggevolezza.

Figura 5 - Decontaminazione di tasche parodontali con laser a diodi Fibra ottica 300-400 micron

Potenza 1-1,5 W con modalità continua; 2-2,5 W con modalità pulsata

Tempo Applicazioni di 20-30 sec seguita da pause di 20-30 sec, raffreddando e reidratando con acqua

Anestesia Non necessaria, raramente richiesta

Procedura Scaling e root planning preventivo nella stessa seduta, per arrivare con la fibra in profondità

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244 Inserimento delle fibra nella tasca a contatto con la parete molle;

muovere la fibra attivata in uscita (1sec/mm2)

Ripetere il trattamento sino a irradiare tutta la parete molle della tasca Note In caso di applicazioni prolungate, asportare i tessuti carbonizzati con

strumenti meccanici e lavare con antisettici Trattamento ripetibile con cadenza settimanale

Figura 8 – Trattamento laser di gengivite (a) e parodontite (b)

a b

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245

c d

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246 Decontaminazione di superfici implantari e difetti perimplantari

L’utilizzazione del laser a diodi è indicato nel trattamento di mucositi e di perimplatiti infettive; sia come terapia di mantenimento in difetti di lievi entità (2-5 mm) in assenza di mobilità dell’impianto, che come preparazione iniziale in prospettiva di un intervento chirurgico per rigenerazione perimplantare.

Si utilizzano i laser a diodi 810-980 nm, che non alterano le superfici implantari e determinano un’efficace azione di decontaminazione profonda perimplantare e una rapida guarigione (biostimolazione). Le modalità di applicazione sono simili a quelle utilizzate per la decontaminazione delle tasche parodontali (figura 14).

Gli effetti sulle superfici implantari dei laser CO2 e all’erbio sono ancora poco indagati e i bracci articolati impiegabili con difficoltà.

Il laser Nd:Yag non viene utilizzato in quanto determina danni alle superfici implantari in titanio e trasmissione di calore ai tessuti perimplantari (figura 15).

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247 Figura 6 - Decontaminazione di perimplantiti e mucositi con laser a diodi 810 nm Fibra ottica 400 micron

Potenza 1-1,5 W per 20-30 sec in emissione continua

Tempo 20 sec ad applicazione; eseguire 2 ripetizioni raffreddando e

reidratando con spray di aria e acqua (1 secondo per mm2 per evitare surriscaldamenti).

Anestesia Non necessaria, talvolta richiesta (dolore per effetto termico)

Procedura Levigatura delle superfici implantari con curettes di plastica e detartrasi con strumenti a ultrasuoni mediante inserti rivestiti di teflon.

Curettaggio e asportazione del tessuto di granulazione e infiammatorio perimplantare

Applicazione a diretto contatto della fibra ottica con l’impianto nella profondità della lesione perimplantare, attivare in uscita.

Trattare tutte le superfici della fixture e della tasca.

Note La decontaminazione va eseguita 7-10 gg prima di un intervento chirurgico resettivo o rigenerativo

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248 Figura 9 – Danneggiamento di superfici implantari causate da laser N:Yag : a) prima del trattamento; b)con potenza 0,4 w e 10 hz; c, d) con potenza 3 w e 10 hz

a b

c d

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249 Considerazioni

Le considerazioni di questo articolo intendono affrontare il problema delle indicazioni e della liceità del trattamento laser da parte degli igienisti dentali compendiando ragionamenti clinici, giuridici e sociologici (4,5).

Attualmente in Europa la formazione universitaria per igienisti dentali è prevista in più di 25 paesi con percorsi formativi sovrapponibili; mentre sussistono differenze rilevanti sulla interpretazione dell’autonomia e responsabilità professionale di tale categoria.

In questo senso non sussiste attualmente in Italia una visione condivisa inerente la liceità e i limiti di applicazione della terapia laser da parte degli igienisti dentali.

Si tratta di un aspetto marginale di un problema più ampio, che trova origine nel rapporto storico tra medici e figure sanitarie non mediche (definite in passato paramediche o ausiliarie).

Si pensi ad esempio alle diatribe sui confini professionali sorte tra medici e levatrici nel IXX secolo, medici e dentisti nel XX secolo e nella attuale difficoltà di trovare un inquadramento legislativo condiviso del profilo di odontotecnico, unica figura di personale sanitario non medico ancora inquadrata nell’artigianato.

Il concetto di dominanza medica indica appunto la relazione di potere, che la professione medica ha instaurato nei confronti di altre occupazioni sanitarie, esercitata

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250 nel corso del diciannovesimo secolo con strategie di controllo diretto e nel ventesimo di controllo indiretto (figura 16).

Un buon punto di partenza per analizzare la questione sotto l’aspetto sociologico è il seguente: lo scopo delle professioni non è quello di detenere conoscenze, ma di usarle, ossia di trasformarle in servizi vendibili sul mercato (1).

Ne deriva, quindi il problema, dopo avere delegato compiti “sgradevoli” ad altre occupazioni, di fissare i confini, secondo una logica di interessi, piuttosto che tecnica.

A questo atteggiamento si contrappongono le richieste di maggiore autonomia da parte dei paramedici (in ambito odontoiatrico da parte degli igienisti dentali), definite come offensiva delle occupazioni sanitarie nei confronti delle dominanza medica (1).

Tabella 7 – Strategie della dominanza medica nei confronti di altre figure sanitarie non mediche

Controllo diretto Incorporazione

Rivendicazione di monopolio assoluto del medico ed estromissione dal mercato di altre figure sanitarie

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251 Demarcazione

Delega con fissazione di confini tra potestà medica e di altre figure sanitarie, con fissazione di confini professionali

Controllo indiretto

Dominanza gerarchica (grandi organizzazioni, ospedali)

Dominanza funzionale (controllo delle fasi cruciali di diagnosi e di prescrizione della terapia)

Dominanza scientifica (controllo del sapere)

Dominanza istituzionale (controllo di istituzioni chiave, scuole, organi di governo di vario tipo)

In Italia i profili professionali identificati dalla legge n. 42/1999 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie” sono atti normativi che attribuiscono in modo ampio competenze a una determinata figura, del suo ambito autonomo e collaborante.

I laureati in igiene dentale sono operatori delle professioni dell’area tecnico-sanitaria, autorizzati a operare nell’ambito della prevenzione delle affezioni oro-dentali, in autonomia professionale, presso strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero professionale (2).

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252 Il profilo professionale prevede competenze generali e ruoli specifici (L. 137/99):

- rilevazione di dati clinici e statistici mediante cartelle cliniche, fotografie, radiografie e impronte

- prevenzione primaria delle affezioni oro-dentali, mediante interventi di educazione sanitaria (igiene orale, norme alimentari), profilassi della carie (fluoroprofilassi, sigillature), segnalazione di lesioni orali

- prevenzione secondaria finalizzata a bloccare patologie in atto con terapie di supporto e mantenimento (terapia parodontale non chirurgica) e per finalità estetiche (bleaching).

In questo senso la terapia laser a bassa potenza rappresenta un trattamento non chirurgico, contraddistinto da un limitato rischio di eventi avversi; che rientra nelle competenze dell’igienista, in quanto efficace attività nell’ambito dell’estetica, dell’ipersensibilità dentinale, della terapia di supporto e mantenimento parodontale e implantare.

Si può pervenire alle stesse conclusioni attraverso la ratio legis, cioè l’interpretazione dei criteri che hanno guidato il legislatore nel determinare i profili professionali di igienista dentale ai sensi delle leggi 42/1999 e 251/2000 (7-11) riportati nella figura 17.

Figura 8 - Condizioni per il legittimo esercizio professionale di igienista dentale

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Criteri guida Criteri limite

Contenuto dei profili professionali

Contenuto degli ordinamenti didattici dei corsi di diploma e di formazione postuniversitaria

Contenuto del codice deontologico

Atto di competenza odontoiatrica

Competenze di altre figure professionali laureate

Sviluppando tali ordini di considerazioni la liceità del trattamento laser in igiene orale risulta corroborata, fatti salvi alcuni presupposti normativi (4, 5):

- l’attività è subordinata alle indicazioni di odontoiatri

- rimangono estranee agli igienisti competenze inerenti diagnosi, terapie farmacologiche sistemiche (anestesia) e terapie chirurgiche

- corsi specifici attivati in corsi di formazione universitaria e postuniversitaria (master) riconoscono valore abilitante

Le considerazioni giuridiche risultano in armonia con le riflessioni di sociologia del lavoro, secondo cui la maggiore autonomia delle professioni sanitarie laureate non mediche (a scapito della tradizionale dominanza medica) si inquadra in un processo globale di riforma dei sistemi sanitari, che risponde a crescenti domanda di

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254 demedicalizzazione, di facilitata accessibilità ai servizi e di riduzione dei costi, secondo un’ottica di mercato regolato da meccanismi concorrenziali di domanda e di offerta.

Bibliografia

1. Benci L, Le professioni sanitarie non mediche, McGraw-Hill, 2002, Mi

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3. Maiorana C, Salina S, Laser a diodi, ed Ariedue, 2004, Mi

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5. Montagna F, Odontoiatria legale: responsabilità professionale, Quaderno degli amici di Brugg n. 25, Rimini 2008

6. SILO, Laser in clinica odontoiatrica, ed Erre e Erre ADV, 2004, Mi

7. DM 26 gennaio 1988, n. 30 “Identificazione dei profili professionali attinenti a figure nuove atipiche e di dubbia ascrizione ai sensi dell’art. 1, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n.761

8. Legge 26 febbraio 1999, n.42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”

9. DM 14 settembre 1994, n. 669 “ Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale dell’igienista dentale”

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