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CAPITOLO II LA ROTTURA DEL SISTEMA: DAGLI ANNI SESSANTA A OGGI

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CAPITOLO II

LA ROTTURA DEL SISTEMA: DAGLI ANNI SESSANTA A OGGI

2.1 Red Emma

Emma Goldman (1869-1940), pensatrice anarchica di origine russa, si pone ai margini del Femminismo; tra le sue idee, fu la netta posizione antisuffragista a renderla invisa al movimento e alle anarchiche che lottavano precisamente per quello scopo.1 La Goldman, infatti, non riteneva che il diritto di voto fosse risolutivo; più importante della partecipazione politica era la liberazione da sovrastrutture ormai interiorizzate e la successiva creazione di una identità autonoma. Nei suoi scritti si parlava di servitù volontaria, ovvero di una predisposizione al sacrificio e alla subordinazione non naturale ma sviluppatasi con la società:

La donna ancor più dell’uomo è una adoratrice di feticci e benché i suoi idoli possano cambiare, è sempre in ginocchio, sempre con le mani levate, sempre cieca al fatto che il suo dio ha i piedi di argilla. Così la donna è da tempo immemorabile la più grande sostenitrice di tutte le divinità. Di conseguenza ha anche dovuto pagare il prezzo che solo gli déi possono esigere: la sua libertà, il sangue del suo cuore, la sua stessa vita. 2

Alle attiviste rimproverava di aver escluso gli uomini e di averli catalogati come nemici da combattere. Al contrario, nessun progresso poteva provenire dall’impoverimento dei rapporti umani e della vita affettiva; i due generi non sono stati concepiti per duellare o sottomettersi l’un l’altro, quanto per collaborare e trarre il meglio reciprocamente. La richiesta del diritto di voto non si basava solo sul principio dell’ uguaglianza tra i sessi, quanto su una presunta superiorità morale femminile. Tuttavia in Nuova Zelanda, in Australia, negli stati scandinavi, nell’Idaho, nel Colorado,

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Emma Goldman (1869-1940) è una pensatrice anarchica russa, trasferitasi negli Stati Uniti nel 1874. Fu soprannominata Red Emma per le sue posizioni progressiste.

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21 nel Wyoming e nello Utah, la partecipazione al voto non aveva contribuito a migliorare le condizioni di vita dei più deboli, a differenza di quanto si erano proposte le votanti. Le donne non riuscirono a cambiare il mondo laddove gli uomini avevano fallito poiché la morale è personale e non ascrivibile al sesso, quindi ogni pretesa di superiorità risulta del tutto infondata. L’analisi della diversità di genere e della difesa delle peculiarità femminili propugnata da un’ala del movimento, non trovava l’appoggio di Red Emma che, al contrario, si concentrava sulla decostruzione delle stesse per creare una società veramente paritaria:

La donna esige gli stessi diritti dell’uomo ma si indigna se la sua presenza non ha su di lui un effetto fulminante: se lui fuma, se non si toglie il cappello e non scatta in piedi come un lacchè. Queste cose possono sembrare futili, rappresentano tuttavia la chiave di lettura per comprendere la natura delle suffragiste americane.3

Nella storia, gli schiavi avevano ottenuto la libertà dai loro oppressori tramite la lotta, allo stesso modo il “secondo sesso” poteva ottenere una reale emancipazione solo lottando per essa. Altro punto di distanza con le suffragiste stava nella loro estrazione sociale borghese: la Goldman si sentiva più vicina alle sofferenze delle proletarie e alla loro duplice discriminazione come donne e come lavoratrici. Queste vivevano in condizioni di miseria, tormentate da fame e malattie, costrette a lavorare in condizioni durissime o a prostituirsi per sopravvivere. Per la madre di famiglia la vita era assai più dura: era costretta a sfamare i molti figli, a sopportare un marito spesso violento e a portare avanti numerose gravidanze senza nessun tipo di assistenza medica. La Goldman sostenne il controllo delle nascite e l’uso dei contraccettivi per affrancare le donne dalla schiavitù delle maternità non desiderate. Una componente importante della liberazione femminile, infatti, passava dal pieno controllo del corpo e delle sue pulsioni. Il suo modello era Mary Wollstonecraft, pioniera della causa femminista, presto dimenticata poiché si temeva che la sua aperta sfida alle convenzioni potesse nuocere all’obiettivo. I suoi ideali furono testimoniati da

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22 una vita romantica e appassionata che non si chiuse alla vita e all’amore per un uomo. Lo spirito critico e tuttavia fiducioso nelle potenzialità del genere umano delle due pensatrici è stato raccolto dal Nuovo Femminismo nell’intento di rompere con la classe borghese e le sue tradizioni.

2.2 Il Nuovo Femminismo

Negli anni Sessanta del Ventesimo secolo la contestazione delle donne tornò a farsi sentire dopo anni di silenzio: già alla fine del decennio si era trasformata in un movimento di massa con eco internazionale. Nel pieno della ripresa post-bellica c’erano tutti i presupposti per la nascita di una grande organizzazione come lo era stata quella per il suffragio. Già nel 1945, grazie alle pressioni delle delegate presenti, furono accolte nella Carta delle Nazioni Unite sia l’equiparazione tra i sessi che la condanna per le discriminazioni razziali. Tre anni dopo, grazie agli sforzi di Eleanor Roosevelt e Bodil Begtrup, la Universal Declaration of Human Rights fissò la parità all’interno del matrimonio, la protezione della famiglia e l’uguaglianza della retribuzione.4 Il primo articolo era stato riformulato per non dare adito a fraintendimenti: l’espressione “all men are created equal” fu sostituita con “all human beings are born free and equal in dignity and rights”.5 Grazie all’uso della comunicazione massiva e a gesti eclatanti, le attiviste seppero attirare sin da subito l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica. Nel 1968, alcune di loro interruppero lo svolgimento di Miss America incoronando una pecora e gettando reggiseno, bigodini e cosmetici in una metaforica “pattumiera della libertà”; un altro gesto simbolico fu quello di seppellire nel cimitero nazionale di Arlington degli orpelli simbolo della femminilità tradizionale.6 Altre

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Eleanor Roosevelt (1884-1962), attivista e first lady statunitense sostenne per tutta la vita la causa delle donne e dei diritti civili, collaborò alla creazione delle Nazioni Unite e alla pubblicazione della Universal Declaration of Human Rights. Nel 1905 sposò Franklin Delano Roosevelt, futuro presidente degli Stati Uniti. Bodil Begtrup (1903-1987) attivista danese si occupò, come la Roosevelt, di diritti civili e della questione femminile.

5

Gisela Bock, Le donne nella storia europea, Bari, Laterza, 2008, p.392.

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23 esponenti assalirono gli autobus pretendendo di pagare solo l’ottanta per cento del biglietto, in conformità con il loro salario, oppure appoggiarono apertamente gli scioperi delle operaie, manifestarono di notte per ottenere città più sicure e la fine del conflitto in Vietnam. In pochi anni, si creò un nuovo clima di coscienza e di ricerca, laddove prima c’erano stati silenzio e ignoranza. Al centro del dibattito stava la liberazione del corpo della donna, sia dal punto di vista sessuale che dal punto di vista decisionale. L’aborto, in particolare, era una delle grandi questioni degli anni Settanta: l’obiettivo generale era quello di depenalizzarlo, per quanto vi fossero opinioni discordanti in merito. Se per alcune era fondamentale garantire il diritto di scelta, per altre esso

rappresentava un salvacondotto per maschi irresponsabili; la diffusione dei contraccettivi e l’educazione sessuale ottennero, invece, un consenso pressoché unanime. Al di là delle singole posizioni, l’intento della maggioranza era quello di rivalutare il concetto di maternità come scelta e non come destino ineluttabile. Nel 1963 uscì “The Feminine Mystique” di Betty Friedan, testo cardine del movimento, in cui si descriveva la mancanza di identità della sposa americana e la sua completa dedizione alla religione-famiglia e al tempio-casa.7 La prima associazione, la National Organization for Women (N.O.W), fu organizzata dalla stessa Friedan nel 1966 per chiedere più diritti e opportunità. A questa prima alleanza pacifica e rispettosa della legge, seguì l’anno dopo il ben più agguerrito Women’s Liberation Movement. Lo scopo era l’emancipazione da tutte le sovrastrutture culturali rafforzatesi nel tempo grazie alla morale comune e all’ignoranza: ciò che gli uomini definivano naturale (come la remissività o il desiderio di essere protetta) era, invece, frutto di condizionamenti sociali. L’unica soluzione poteva essere una grande rivoluzione nei costumi che smantellasse opinioni fallaci e creasse una nuova identità femminile. Si definirono subito tre tendenze:

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24 1. L’orientamento marxista: interessato all’interconnessione tra la lotta di classe ed il

genere, definiva la lavoratrice come “proletariato del proletariato”;

2. l’orientamento psicanalitico: partiva dalle considerazioni di Reich e si interessava di liberare la donna dalla condizione di oppressione sessuale in cui versava;

3. il terzo orientamento è quello che ha goduto di maggior successo. Partendo dalle opinioni di Margaret Mead, Simone de Beauvoir e Betty Friedan, si proponevano obiettivi concreti e immediati che potessero dare subito una maggiore libertà d’azione al “secondo sesso”.

Se le antenate avevano collaborato con il movimento abolizionista, le discendenti cooperarono con gli attivisti per i diritti civili; gli afroamericani e le donne subivano un trattamento discriminante sulla base di una presunta inferiorità intellettiva sostenuta dall’uomo bianco e perciò si coalizzarono contro di esso. Come già era successo in passato, una certa ala della stampa cercò di sminuirne e ridicolizzarne le iniziative, tuttavia tale opera di demistificazione fu resa molto ardua dalla preparazione intellettuale ed accademica delle aderenti, tra cui possiamo ricordare Kate Millet, Schulamith Firestone, Celestine Ware, Ti-Grace Atkinson, Anna Koedt, Robin Morgan e Roxanna Dunbar. Nella miriade di sottogruppi formatesi negli anni, si ricordano:

Redstockings, fondato a New York nel 1969 da Schulamith Firestone, si fece conoscere

subito per la forza della sua protesta. Le attiviste invasero il Parlamento e reclamarono la parola durante la discussione di un progetto di legge sull’aborto, successivamente organizzarono sessioni e spettacoli sull’argomento con lo scopo di fare informazione. Non si poteva più parlare di una questione personale quando si continuava a morire per le conseguenze di operazioni clandestine;

Le Femministe, gruppo animato da Ti-Grace Atkinson, cercò di strutturarsi come un

organismo democratico in cui le cariche fossero ad appannaggio di tutte le partecipanti. Non accettavano donne sposate o conviventi e questa rigidità le fece oggetto di molte critiche, sia fuori che dentro il movimento;

New York Radical Feminists formato dalle fuoriuscite del primo e del secondo gruppo.

Rifiutavano gli estremismi, interessandosi maggiormente di combattere lo sciovinismo maschile causa della sottomissione femminile. L’obiettivo era estirpare l’atteggiamento androcentrico e le sue ripercussioni di carattere economico (nel campo del lavoro) e sociale (in campo familiare). Si organizzavano in brigate da 5 a 15 ragazze massimo, educate attraverso un periodo di formazione di sei mesi, tre dedicati all’autocoscienza e tre

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25 a letture e discussioni. Ogni brigata, poi, prendeva il nome da una attivista dell’800 e sceglieva un campo d’azione entro cui operare;

Liberazione Femminile fu il più radicale, quello che sosteneva la necessità di difendersi

anche fisicamente dagli uomini e che organizzava corsi di karatè ad hoc. L’orientamento politico a sinistra, poi, metteva in relazione la condizione della donna con quella della lotta di classe e del razzismo;

dal punto di vista politico, il più libertario dei movimenti fu Pane e Rose: prendeva il nome da una vecchia canzone operaia e richiedeva alle proprie militanti una dedizione totale.8

W.I.T.C.H (Women’s International Terrorist Conspiracy from Hell), giocando con l’acronimo

del nome che significa strega, faceva riferimento alle prime vittime dell’arroganza e del pregiudizio maschile. La miriade di sottogruppi che lo componevano erano presenti in tutte le grandi città e attiravano l’attenzione con operazioni di disturbo (come l’attacco alla

Bridal Fair).9

I gruppi continuarono a crescere di numero e a diffondersi, ma poi fu la linea moderata a prevalere, senza che ciò intaccasse la vitalità dell’organizzazione. Essa, infatti, aveva realizzato davvero la rivoluzione culturale a cui si aspirava, ottenendo più spazio per le donne. In America l’anno decisivo è il 1974: fino a quel momento il Neofemminismo era insorto contro un sistema vecchio di millenni e ne aveva criticato ogni aspetto (sociale, economico, giuridico), con lo scopo di rifondarlo a partire da nuove premesse. Questo obiettivo in potenza diventò realtà con le elezioni di metà mandato del novembre ’74, grazie alle 1200 candidate e alle 750 elette alle legislature degli Stati. Si assistette insomma alla trasformazione del movimento da intellettuale a politico, puntando all’obiettivo dell’Equal Rights Amendament. Tale provvedimento intendeva annullare qualsivoglia discriminazione tra i sessi, anche se favorevole, come l’esclusione femminile dal servizio di leva obbligatorio. Le idee contestatorie, i progetti utopici avevano dunque lasciato spazio alle idee applicative e a una mentalità più empirica.10 A partire dagli anni Ottanta, le istituzioni registrarono una maggiore presenza muliebre nelle cariche di potere, un esempio su

8

Pane e rose (bread and roses) è l’appellativo con cui è conosciuto il famoso sciopero dei lavoratori dell’industria tessile di Lawrence del 1912. Pochi mesi prima dello sciopero James Oppenheim aveva composto il poema omonimo che avrebbe dato il nome alla rivolta degli operai. Tale poesia fu messa in musica nel 1974 da Mimi Farina.

9

Gabriella Parca, L’avventurosa storia del femminismo, Milano, Mondadori, 1976, pp. 120-123. Corsivi miei.

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26 tutti quello di Margaret Thatcher come Primo Ministro del Regno Unito. Si diffuse il concetto di liberazione (o women’s lib) come diritto a essere diversa dall’uomo, a coltivare le caratteristiche specifiche del genere, godendo comunque di eguali opportunità. Il processo di equiparazione non doveva mascolinizzare le donne, ma permettere di esprimere la loro vera essenza. Tuttavia, questo processo non fu agevole e Diana Vreeland scriveva in quegli anni:

La donna americana non è sicura di sé, è sempre tesa, preoccupata, ha una vita materialmente più facile della europea ma gode di una minor felicità. L’americana deve essere una buona moglie, una buona madre, una buona donna che lavora, dev’essere troppe cose, e non può far bene tutto, non ci riesce. Per questo ha sempre paura che la ignorino, che non l’apprezzino a sufficienza, come vorrebbe. Credo che le giovani saranno più felici, che il futuro sarà migliore, perché hanno visto nelle loro famiglie, un campionario di errori. Le ragazze non si aspettano che la vita vada a loro, ma sono loro che vanno incontro alla vita. Adesso i matrimoni sono in crisi, perché si sposano senza pensarci abbastanza, non sono disposti a soffrire, a sacrificarsi, e nemmeno i figli li salvano. Nemmeno le esperienze preconiugali li aiutano; ora la promiscuità è accettata, è prevista, è quasi un fatto convenzionale, e questa, a mio parere, non è una conquista, ma qualcosa che si è perduto, perduto per sempre. Perché non c’è uguaglianza fra i sessi, non ci può essere; se esistesse, del resto, il mondo diventerebbe noioso e terribile, ma non c’è neppure uguaglianza tra uomo e donna, la donna resta sempre a un livello inferiore. L’uomo non l’aiuta, non credo che l’uomo sia molto generoso. L’uomo vuol essere curato, ha bisogno di compagnia, ma poi impone che sia rispettata la sua indipendenza. No, l’americana non è contenta.11

L’occupazione “rosa” era in aumento, le condizioni salariali erano migliorate e si stavano lentamente introducendo delle misure di tutela come il congedo retribuito prima e dopo il parto, la possibilità di ferie pagate per assistere figli malati, sussidi economici e nuovi asili nido. Anche le università stavano accogliendo un numero sempre maggiore di studentesse, il che comportava l’accesso delle donne alle professioni superiori. Le differenze a livello lavorativo tra i sessi rimanevano, soprattutto nella definizione dell’occupazione maschile come “tipica” (full time, regolare) mentre quella femminile era part time, spesso irregolare. 12 Il diritto equiparò i due

11

Diana Vreeland (1903-1989) giornalista di moda e direttrice di Vogue (1962-1972). Enzo Biagi, America, Milano, Rizzoli, 1973, p.161.

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27 genitori, affidando ad entrambi in egual misura, la cura della prole. La patria genitoriale cambiava radicalmente l’aspetto giuridico e pratico della famiglia, non più basato sulle figure stereotipate della madre-chioccia e del padre-padrone ma su una diade collaborativa e parificata.

2.3 La mistica della femminilità

Quando nel 1963 uscì The Feminine Mystique la posizione delle americane non era dissimile da quella delle loro nonne, mogli dei pionieri alla ricerca di ricchezza.13 La prima metà del secolo aveva visto le donne impegnarsi e organizzarsi intorno a uno scopo primario: l’ottenimento del diritto di voto. Una volta raggiunto nel 1920, nuove mete furono perseguite tanto da portare il

“secondo sesso” a un grado di autonomia e di indipendenza notevolissimi. La New Woman studiava, lavorava e prendeva il posto dell’uomo negli uffici e nelle industrie durante i due conflitti mondiali.14 Anche il mondo accademico, fino ad allora espressione del più rigido conservatorismo, si apriva alle studentesse. Fino alla fine degli anni Trenta, l’ascesa femminile sembrava inarrestabile ma la depressione, le guerre, il timore di un conflitto atomico fornirono terreno fertile per il fiorire di un diverso ideale di donna, completamente assorbita nel ruolo di moglie e madre. La mistica della femminilità non era che un nuovo modello comportamentale, costruito facendo perno sulle insicurezze muliebri e sui reali bisogni avvertiti al tempo dalla società. La realtà della famiglia, aspirazione a lungo repressa a causa della guerra, divenne un’aspirazione e insieme un miraggio; le coppie vi si aggrappavano considerandola una meta, più che un punto di partenza. Fu così che la vecchia divisione della sfera pubblica e privata fece il suo ritorno sulla scena: agli uomini il lavoro, la carriera, la politica, alle donne la casa, i figli, il volontariato. Nei

13 Betty Friedan, op.cit, New York, W.W Norton & Co., 1963. 14

Negli anni Venti e Trenta del Novecento si diffuse la New Woman, la donna emancipata frutto delle lotte femministe. Ad essa si contrappose polemicamente, la True Woman rimasta attaccata ai valori del focolare e della famiglia.

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28 sobborghi delle città grandi case con giardino furono popolate da famigliole sempre più numerose, e le madri scoprirono che le loro vite erano meno perfette di quanto credessero:

Just what was this problem that has no name? What were the words women used when they tried to express it? Sometimes a woman would say “I feel empty somehow…incomplete”. Or she would say, “I feel as I don’t exist”. Sometimes she blotted out that feeling with a tranquilizer. Sometimes she thought the problem was her husband, or her children, or that what she really needed was to redecorate her house, or move to a better neighborhood, or have an affair, or another baby.15

Risale a questi anni il boom demografico, dovuto in parte alla crescita economica e in parte al ritorno alla domesticità. Abbassandosi l’età degli sposi, cresceva il numero dei figli e diminuiva quello delle lavoratrici: nel 1940 meno di un quarto delle americane aveva una occupazione

extradomestica e solo il 2 per cento delle madri svolgeva una professione.16 Anche quelle che erano riuscite a emanciparsi e a costruirsi una carriera caddero vittima dei loro sensi di colpa e della paura di mascolinizzarsi. I racconti pubblicati sulle riviste femminili nel 1939 promuovevano un tipo di donna volitiva, impegnata in un lavoro che la soddisfaceva e in una relazione sentimentale paritaria.

In 1939 the heroines of women’s magazine stories were not always young but in a certain sense were younger than their fictional counterpart today. They were young in the same way that the American hero has always been young: they were New Women, creating with a gay determined spirit a new identity for women- a life of their own. 17

L’impegno nella vita e la fiducia nelle proprie capacità le rendevano individui maturi e soddisfatti. Nonostante lo scarso valore letterario, queste pubblicazioni mostravano il modello comportamentale delle americane; nel giro di un solo decennio, tale modello era stato sostituito da quello della casalinga perfetta, la cui realizzazione passava attraverso quella del marito e della

15

Betty Friedan, op. cit, p. 8.

16

Ibidem, pp. 221-222.

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29 prole. Perdendo la propria dignità personale, si identificava con il ruolo riproduttivo, l’unico che aveva diritto di esercitare. La sofisticazione della mistica della femminilità stava proprio nel presentarla indaffaratissima, competente in mille campi (tutti domestici) e capace di pensare al benessere dei suoi congiunti. In definitiva, non c’era ruolo più importante che quello della massaia; il valore della sua missione, troppo spesso sottovalutato in passato, soverchiava quello di qualsiasi soddisfazione lavorativa. Le maggiori riviste rosa del tempo (“Ladies Home Journal”, “Redbook” e “McCall’s”) presentavano articoli sulla gestione della casa e del giardino, consigli su come pulire la tappezzeria o fare piccoli opere di passamaneria, cucire i vestiti e fare dell’ottimo

pane. L’intento era quello di professionalizzare le casalinghe, di dare loro l’illusione di essere delle vere esperte nel loro campo, in modo da mettere a tacere qualsiasi spinta verso delle attività lavorative. Il modello della togetherness fu introdotto dalla rivista “McCall’s” nel 1954 e riscosse da subito successo presso pubblicitari, sacerdoti, giornalisti e redattori. 18 Non stupisce che in quel particolare lasso di tempo, la maggioranza dei redattori e dei giornalisti fossero uomini e che alimentassero coscientemente l’esaltazione della femminilità. Tra le poche direttrici di giornale rimaste, alcune si rammaricavano di aver incoraggiato tale dottrina, giustificandosi con le difficoltà che una lavoratrice era costretta ad affrontare, in primis il senso di colpa. Non si parlava più di emancipazione o parità, ma di diversità; in nome di quest’ultima, le donne erano tenute a rispettare il ruolo che la biologia aveva affidato loro. La ricerca di uno spazio proprio, che era stata frequente fino a pochi anni prima, risultava imbarazzante e anacronistica. Si diffuse un malessere generale, stanchezza, spossatezza e depressione erano all’ordine del giorno tra le coniugate; indagando sulla vita nei sobborghi, Friedan scopre un mondo fatto di alcool, psicoterapia e tranquillanti. Il problema “senza nome” nasceva dal senso di vuoto delle loro vite, dall’esigenza

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30 inespressa di essere vive e autonome.19 La casalinga doveva essere madre, moglie, arredatrice, infermiera, giardiniera e, non ultimo, amante; si assisteva in questi decenni ad una spinta verso una più decisa sessualità femminile, incanalata all’interno del matrimonio. Non un mezzo di espressione personale e di padronanza del proprio corpo, solo un modo per soddisfare le voglie dei mariti e impersonare al meglio il ruolo della massaia perfetta. Di fronte a questo disagio, gli esperti seppero ancora una volta manovrare l’opinione pubblica: scambiando la conseguenza con la causa, affermarono che l’eccessiva istruzione e indipendenza erano negative per le spose, che poi faticavano ad adattarsi alla vita di casa. Queste donne avevano generalmente completato gli

studi superiori e intrapreso quelli universitari, abbandonandoli per sposarsi. Il college rappresentava un intrattenimento, nell’attesa di trovare l’uomo giusto. Così, ancora infantili, si sposavano e cominciavano ad avere figli, perché per loro questa era la sola cosa che legittimasse l’esistenza. Dalle ricerche svolte da Friedan tra le studentesse dei college, emergeva il conformismo dilagante, il disinteresse alle materie di studio, l’incapacità di applicarsi e riflettere, la mancanza di aspirazioni diverse dal matrimonio. Essere troppo serie nello studio rendeva automaticamente poco femminili e ciò non poteva essere accettato. Gli educatori della vecchia guardia, dapprima stupiti, presero atto della cosa e quasi la assecondarono, istituendo corsi di economia domestica, di ceramica, di gestione del matrimonio. Altri insegnanti, invece, erano profondamente convinti della bontà di questi mutamenti sociali, che rispecchiavano la loro fede funzionalista.20 I cosiddetti “educatori sessuo-diretti” hanno contribuito a spegnere nelle giovani qualsiasi interesse intellettuale in nome dell’adattamento alla funzione biologica di moglie-madre:

A subtle and almost unnoticed change had taken place in the academic culture of American women in the last fifteen years: the new sex-direction of their educators. Under the influence of the feminine mystique, some college presidents and professors charged with the education of

19

Betty Friedan, op. cit, p. 60.

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31 women had become more concerned with their students’ future capacity for sexual orgasm than with their future use of trained intelligence. 21

Dopo dieci, quindici anni di matrimonio si rendevano conto di non aver coltivato le loro capacità, di non aver colto occasioni importanti, di aver rinunciato a se stesse: da qui il sentimento di vuoto e di malessere diffuso. Il pensiero freudiano ha influenzato tutto il Novecento con la scoperta dell’inconscio e delle pulsioni ad esso legato; la grandezza del medico viennese risiede principalmente nell’aver fatto luce su un terreno ancora sconosciuto. 22 Per quanto ad oggi le sole ragioni sessuali non possano spiegare la totalità dei fenomeni psichici, dagli anni Quaranta in là, la mistica della femminilità aveva fatto propri alcuni dei precetti freudiani come quello per cui “l’anatomia è il destino”. La volgarizzazione della psicanalisi aveva così offerto il proprio sostegno ideologico alla controrivoluzione culturale, relegando le donne come uomini incompleti, invidiose del potere maschile. La scienza sociale, insomma, anziché distruggere i vecchi pregiudizi, aveva dato loro nuova vitalità e questo era particolarmente vero per il funzionalismo che aveva mutuato dalla biologia l’idea di studiare le istituzioni dal punto di vista della loro funzione nel corpo sociale. Il nobile intento di analizzare senza pregiudizi i fenomeni nel loro contesto si trasformò in una ipersemplificazione della realtà; la donna fu ridotta alla sua funzione biologica, in nome della complementarietà dei sessi, del principio di adattamento e del mantenimento dello status quo.

The real joke that history played on American women is not the one that makes people snigger, with cheap Freudian sophistication, at the dead feminists. It is the joke that Freudian thought played on living women, twisting the memory of the feminists into the man-eating phantom of the feminine mystique, shriveling the very wish to be more than just a wife and a mother. Encouraged by the mystique to evade their identity crisis, permitted to escape identity altogether in the name of sexual fulfillment, women once again are living with their feet bound in the old imageof

21 Betty Friedan, op. cit, p. 179. 22

Sigmund Freud (1856-1939) neurologo viennese fondatore della psicanalisi. A partire dallo studio di pazienti isterici, formulò la teoria per cui la mente umana si compone essenzialmente di tre forze: es (istinto), io (ragione cosciente) e super-io (morale).

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32 glorified femininity. And it is the same old image, despite its shiny new clothes, that trapped women for centuries and made the feminists rebel. 23

Altro aspetto caratterizzante del movimento era la cosiddetta “protesta femminilista”; alle attiviste rispondevano le spose, che si trinceravano dietro la loro grazia per proteggersi dai rischi che comportava una reale indipendenza. Agli uomini, cresciuti in contesti iperaffettivi, fu promessa una moglie-madre che non li contraddicesse mai e che si prendesse cura di loro. La realtà che si celava sotto gli occhi degli americani, ma che nessuno aveva il coraggio di palesare, era che le donne compravano di più se mantenute nella loro condizione domestica. Friedan incontrò un persuasore occulto che aveva lavorato e lavorava per la pubblicità e questi aveva svelato la vera ragione della mistica della femminilità:

But the perpetuation of housewifery, the growth of the feminine mystique, makes sense (and dollars) when one realizes that women are the chief customers of American business. Somehow, somewhere, someone must have figured out that women will buy more things if they are kept in underused, nameless-yearning, energy-to-get-rid-of state of being housewives. 24

Si individuavano tre tipi di acquirente: la “ vera casalinga”, la “professionista o aspirante tale” e la “massaia equilibrata”. Le prime erano poco inclini all’utilizzo degli elettrodomestici e trovavano soddisfazione nella fatica provata per pulire; le seconde avrebbero fatto volentieri a meno di quelle incombenze e le loro attività extradomestiche le rendevano troppo inclini alle critiche verso i prodotti utilizzati, mentre le ultime rappresentano la clientela ideale. Questa donna manifestava interessi propri, aveva avuto una occupazione in precedenza e perciò accettava volentieri un aiuto nello svolgimento delle sue mansioni. Cibi pronti e macchine pulenti erano ben accetti, purché alla casalinga fosse possibile esprimere comunque la propria creatività. I cibi in scatola erano rielaborati, le miscele per torte servivano a provare nuove ricette e agli elettrodomestici si univa

23

Betty Friedan, op. cit, pp. 108-109.

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33 un po’ di olio di gomito. La cura della casa e dei propri cari era lo scopo che animava le giornate della casalinga, ben felice di provare nuovi detersivi, sempre più specifici, che trasformassero il suo lavoro in una attività altamente specializzata. Gli elettrodomestici però, anziché velocizzare le attività di casa, le rendevano sempre più complesse ed elaborate. Il risultato era che la massaia suburbana degli anni Cinquanta e Sessanta impiegava molto più tempo delle sue antenate a svolgere le mansioni domestiche, tanto che queste arrivavano a occupare tutto il suo tempo; per svolgere le stesse attività, le casalinghe impiegavano fino a cinque-sei volte più tempo rispetto alle lavoratrici. 25 Il suburbio, poi, sembrava rappresentare l’isolamento delle donne, intente a riassettare e pulire mentre il marito era in ufficio e i figli a scuola. Questo schema si riproponeva anche durante le vacanze estive, con i mariti presenti solo nei fine settimana e le mogli che si distraevano con i giovanotti del posto. Lo stesso contesto di matriarcato balneare si trova nel romanzo di Kate Chopin The Awakening, con la differenza che quelle spose erano devote alla famiglia e che solo una di loro, la protagonista, si lasciava andare a una relazione extraconiugale.26 Ciò che alla fine dell’Ottocento rappresentava l’eccezione, era diventato norma un cinquantennio più tardi. La soluzione alla grande menzogna della mistica della femminilità non era indolore, si trattava di rifiutare lo stereotipo della casalinga e tutta la patina di retorica che l’accompagnava. Vedere il lavoro domestico nella sua realtà, ovvero come una necessità e non come una missione salvifica, aiutava a incanalare le energie in altre attività e a non essere facile preda dei manipolatori pubblicitari. Costruire una propria identità e dare ascolto alle proprie ambizioni permette alle donne di maturare ed essere individui completi.

25

Betty Friedan, op. cit., pp. 282-83.

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34 2.4 Lo stereotipo: Mr and Mrs Smith

Nel secondo dopoguerra la superpotenza statunitense esportava in tutto il mondo l’American

way of life, lo stile di vita di chi ha successo. Nel corso degli anni, lo stereotipo ha rivelato la sua

falsità, ma prima di ciò ha convinto milioni di persone in tutto il mondo della bontà del modello a stelle e strisce. Gli elementi indispensabili del quadro erano: una famiglia felice, una bella casa, una carriera di successo (solo per il marito), due o più figli in salute e un’automobile fiammante parcheggiata nel vialetto. Il capofamiglia al mattino si recava al lavoro, i figli a scuola, mentre la signora rimaneva a casa a preparare il pasto serale, a occuparsi del giardino e degli eventi sociali (cocktails, tea party, bridge) che avrebbero avuto luogo tra le quattro mura. Nel fine settimana ci si dedicava allo shopping, alla manutenzione domestica secondo il celebre slogan do-it-yourself, alle partite di baseball dei figli e alla funzione domenicale. Quando possibile, si stava fuori tutto il weekend per pescare o fare gite. Lo spirito patriottico non mancava e si festeggiavano le seguenti ricorrenze: nascita di Washington (22 gennaio), giorno dell’indipendenza (4 luglio), giorno degli anziani combattenti (11 luglio) e, se nordista, la nascita di Lincoln (12 febbraio), altrimenti quella di Robert Lee (19 gennaio). Il capofamiglia era fermamente convinto della superiorità della propria nazione:

Lo dicono del resto, anche i dati, le cifre: il suo è il paese dove si vive meglio. Lo sostiene sempre anche nelle polemiche che ha con John jr che è piuttosto contestatore: davvero, questi ragazzi non è agevole comprenderli. Credono di avere abolite le classi sociali perché vestono tutti nello stesso modo, blue jeans, e più sdruciti sono tanto meglio, magliette, come Marlon Brando in

Fronte del Porto, ma colorate, con scritte e disegni, e Rose indossa certe minigonne che lui,

francamente, trova esagerate. […] Ma il signor Smith non si arrende: ammette, sì, che ci sono anche ventisei milioni di poveri, che devono ricorrere ai food stamps, ai buoni vivere, ma non dimentichiamoci che l’80 per cento della popolazione vive in condizioni soddisfacenti, e anche se c’è della violenza, ebbene fa parte della tradizione: qui si è sempre dovuto lottare contro la natura selvaggia, gli indiani, i fuorilegge, gli inglesi. E adesso Nixon, col suo programma Law and Order, legge e ordine, intende battersi anche contro la miseria, l’inquinamento, il crimine. 27

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35 Questa è l’immagine di sé che l’America voleva esportare e far prendere a modello; in questo ritratto, il personaggio femminile era quello che si faceva carico della perpetuazione dei riti come una sorta di vestale. Ricopriva inoltre il ruolo di motore dell’economia: come già visto nel precedente paragrafo, le casalinghe erano oggetto delle lusinghe dei pubblicitari, che vendevano loro l’illusione di essere delle vere esperte del campo domestico. Lo stereotipo celava una realtà molto diversa da quella propagandata: le avventure extraconiugali erano all’ordine del giorno, specialmente tra le mogli; ridotte a meri esseri riproduttivi, potevano trovare solo nel sesso la consolazione per una vita inappagante.28 Lo stesso presidente Kennedy dietro l’immagine di marito e padre perfetto nascondeva una serie infinita di amanti, la cui esistenza è stata resa nota solo anni dopo la sua morte. Da una parte si osannava la famiglia tradizionale, dall’altra si incentivava il mercato del sesso, divenuta una vera e propria industria in ascesa. La percezione della discrepanza tra gli insegnamenti ricevuti e il reale comportamento tenuto dagli adulti è stata una delle molle scatenanti la ribellione dei ragazzi a partire dagli anni Sessanta. La rottura delle convenzioni fu sistematica e non risparmiò nessun ambito: vestiario, musica, morale, religione, istruzione, istituzioni. La rivolta giovanile fu contemporanea al risveglio femminista e, insieme a questo, sfidò apertamente le abitudini del tempo. I contestatori, cresciuti durante la repressione maccartista, risposero con violenza ai ruoli che la società, nelle figure di genitori, insegnanti, datori di lavoro, voleva imporre loro. Il loro modo di rivendicare la libertà decisionale passa dal corpo; in pochi anni si passò dagli educatori sessuo-diretti (quelli che formavano le donne a essere solo

femmine) all’amore libero inteso come possibilità di darsi all’altro anche senza vincolo

matrimoniale o affettivo. Alla fine degli anni caldi delle contestazioni, il sistema vigente era stato scardinato ed uno nuovo era in fase di costruzione.

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36 2.5 Liberazione o emancipazione?

Una volta passata l’ondata del femminismo prorompente, quello degli anni Sessanta e Settanta, la lotta fu portata avanti con piglio più moderato ma non per questo meno determinato. La forza esuberante che aveva permesso una rottura nel sistema non poteva rappresentare l’atteggiamento più proficuo per risolvere la questione. Una volta calato il sipario sulle manifestazioni, si aprì la fase del bilancio dei risultati ottenuti e di quelli da raggiungere. Due erano gli scopi principali che motivavano il movimento sin dai suoi albori: l’emancipazione e la liberazione. Col primo termine si intendeva la volontà di raggiungere un perfetto stato di parità in tutti i contesti, partendo dal presupposto ontologico che non esiste alcuna inferiorità o superiorità legata al genere. Alla base di questa convinzione, stava la profonda fiducia nelle possibilità evolutive della donna, rimasta fino ad allora nell’ombra, ma capace di rivendicare il proprio spazio. Avendo l’obiettivo di ottenere equità di trattamento, si affermava che le differenze esistenti fossero dovute a fattori culturali. La liberazione, invece, si muoveva in senso esattamente contrario, riconoscendo l’esistenza di una natura specificamente femminile a cui dare voce. La totale equità non era più una meta, perché la si poteva raggiungere solo snaturando l’essenza del “secondo sesso”. I due generi sono tra loro profondamente diversi e non potrà mai realizzarsi una totale parità tra di essi se non a costo di mascolinizzare le donne.29 La società, la cultura e le istituzioni erano state create dagli uomini per gli uomini; era perciò necessario rivoluzionare l’intero sistema per adattarlo alla visione muliebre. Dal liberazionismo sono nate le esperienze più radicali del movimento e il rifiuto dei principi presenti e passati poiché creati dal maschio. Esplicativo del periodo è il manifesto dello SCUM (Society Cutting Up Man), pubblicato da Valerie Solanas nel 1967, un pamphlet iconoclasta contro il patriarcato e chi lo accettava supinamente.30

29

Maria Corona Corrias, Alle origini del femminismo moderno: il pensiero di Poullain De La Barre, Milano, Angeli, 1996, pp. 36-56.

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37 L’emancipazione era lo scopo delle prime attiviste, convinte che dimostrare l’assenza di differenze cognitive tra i sessi avrebbe aperto le porte della vita pubblica alle donne. La seconda ondata di attiviste chiedeva una società a immagine di tutti, che affrancasse l’essenza femminile nella vita comune. L’intento di fondare un nuovo umanesimo con basi del tutto diverse si rivelò utopistico; il Neo Femminismo si trovò a dover mediare tra il fronte interno e una società poco intenzionata a cambiare in modo così radicale. Non si possono cancellare secoli di storia e forse non sarebbe nemmeno così utile. Il Femminismo, in tutte le sue forme, ha dimostrato di poter ottenere molto nonostante l’opposizione della maggioranza. A partire da questa consapevolezza, si possono

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