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e del Dott. Gianmario Gazzi, Presidente del Consiglio nazionale Ordine Assistenti Sociali (CNOAS) nell’ambito dell’affare assegnato sulla riqualificazione e il potenziamento della medicina territoriale.

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Analisi

Si sono svolte questo pomeriggio le audizioni in 12

a

Commissione al Senato della Dott.ssa Marta Branca, Direttore Generale Istituto nazionale Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani"

e del Dott. Gianmario Gazzi, Presidente del Consiglio nazionale Ordine Assistenti Sociali (CNOAS) nell’ambito dell’affare assegnato sulla riqualificazione e il potenziamento della medicina territoriale.

Dott.ssa Marta Branca – DG Malattie Infettive Spallanzani

La Dott.ssa Branca ha suddiviso il suo intervento in due parti: rilevazione delle criticità del territorio e spunti per una riforma complessiva.

Proposte di riforma: ha suggerito i seguenti spunti:

Digitalizzazione delle procedure: creare le condizioni per prenotare test e screening, cambiare medico e ricevere istruzioni online. Occorre inoltre investire in telemedicina, sistemi di protezione, attrezzature nuove per gli ambulatori e reti informative

interconnesse;

Sistemi di competenze: efficientare le relazioni tra distretti sanitari ed enti locali e rivedere il sistema delle competenze per ridurne la frammentazione;

Assunzione personale: puntare sull’assunzione di nuovi medici e infermieri giovani, da formare appositamente per prestare assistenza sul territorio. Si deve anche provvedere all’assunzione di MMG e PLS giovani che siano più propensi ad utilizzare le nuove

tecnologie e che siano pronti anche ad adattarsi a un cambiamento contrattuale, passando magari a una forma di dipendenza con le Asl, al pari di tutti gli altri medici e infermieri;

RSA e strutture semi-residenziali: investire su RSA e strutture analoghe, così come sulla assistenza domiciliare, poiché in Italia si contano in media 16 ore all’anno di assistenza domiciliare, che è un dato molto basso. Sarebbe importante anche pensare al tema badanti, cercando di formulare un sistema in cui le Asl e gli ospedali li formino per provvedere meglio alla cura del malato e formare magari un albo di professionisti competenti;

Connessione ospedale-territorio: creare centrali operative di raccordo tra ospedale e territorio, come per esempio strutture apposite per persone dimesse dall’ospedale ma che necessitano ancora di cure e supervisione.

Criticità del territorio: ha sottolineato i seguenti punti:

Aumento età media e pazienti fragili: l’età media della popolazione è aumentata, così come il numero di persone con co-morbidità e fragilità. Si calcola che il numero di anziani over 65 non autosufficienti ammontino a quasi 3 milioni, mentre il tasso di copertura che i servizi socio-sanitari regionali riescono a raggiungere si aggira intorno al 37%, con il dato che scende al 10% se si considera il tasso di copertura delle RSA. Si evidenzia inoltre anche una forte polarizzazione tra nord e sud proprio nella capacità di presa in carico della popolazione;

Aumento assistiti nei distretti sanitari: si è assistito negli anni alla riduzione del numero di Asl nelle Regioni che hanno dovuto quindi iniziare a prendersi cura di un numero di cittadini più elevato, arrivando anche a 300.000 assistiti per distretto sanitario nelle città più grandi;

Eccessiva frammentazione delle competenze: le competenze sono troppo diversificate.

Infatti, gli aspetti sociali fanno capo ai comuni/municipi, mentre gli aspetti sanitari fanno capo alle Regioni e alle Asl. Questo scollamento indebolisce la sinergia che deve esserci tra i vari pezzi del sistema e spesso non gli consente di funzionare;

Mancata assunzione personale socio-sanitario: il problema del fabbisogno di personale socio-sanitario impiegato rimane, anche a distanza di anni, ancora presente. Si è assistito a un trend di riduzione senza sostituzione del personale sanitario e sociosanitario, che si può

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affrontare riorganizzando le strutture mediche ma fino a un certo punto. Occorre poi anche rendersi conto di quale sia l’effettivo fabbisogno reale. In particolare, l’audita ha sottolineato come nuove assunzioni siano arrivate solo in ambito ospedaliero, ma non nei presidi territoriali e che il personale impiegato in questi ultimi è spesso anziano (ultra cinquantenne), mal equipaggiato, e quindi incapace di gestire il numero sempre maggiore di pazienti che gli vengono assegnati;

MMG e PLS: sono mediamente anziani, lavorano ancora in maniera isolata e poco integrata con gli altri professionisti e soprattutto, in virtù del loro particolare status di convenzionati con le Asl, si sentono poco parte della realtà sanitaria complessiva, il che complica l’obiettivo di creare una compenetrazione di ruoli e professioni.

Dott. Gianmario Gazzi, Consiglio nazionale Ordine Assistenti Sociali

Il Dott. Gazzi ha dichiarato che è un errore considerare la salute solo in termini medici, poiché, stando anche alla definizione dell’OMS, la salute è uno stato complessivo di benessere psicologico e sociale, oltre che fisiologico. Da qui l’esigenza di riportare la componente sociale al centro del SSN dopo una stagione di quasi completa estinzione.

L’audito ha ricordato come in passato i professionisti del sociale, attraverso strutture come i consultori, lavoravano gomito a gomito con il territorio, ma ormai nelle regioni questa rete si è sfibrata completamente ed è stata sostituita da un insieme di ambulatori isolati e indipendenti.

Il Dott. Gazzi ha poi toccato tre temi rilevanti:

Caregiver: ha affermato che i caregiver famigliari non possono contare solo sulla figura del medico, ma di una rete multidisciplinare sul territorio che li aiuti. Purtroppo – ha proseguito il relatore – i Livelli Essenziali di Prestazione (Lep), che comprendono la cura e l’assistenza del malato, non si sono mai realizzati in Italia ma l’idea è che servono assistenti sociali e psicologi che affianchino i medici perché altrimenti si determina una lesione di un diritto fondamentale per ogni cittadino;

Valorizzazione della componente sociale: ha rilevato come il 75% degli assistenti e professionisti sociali che operano in Italia siano assunti tramite contratto a termine, che genera disagio perché per definizione la pratica dell’assistenza richiede una prospettiva di lungo periodo. Occorre quindi valorizzare queste figure professionali e uscire dalla logica del singolo ambulatorio. Ha poi fatto riferimento anche all’esperienza delle USCA, sostenendo che laddove essa si è avverata ha portato a risultati postivi in termini di dimissioni e diminuzione delle ricadute;

Sostenibilità del sistema: ha infine anche toccato l’aspetto economico, evidenziando come puntare sulla sfera psicologica e sociale sia utile per diminuire le eventuali ricadute o peggioramenti e quindi porti a un concreto risparmio per il SSN.

Durante il Q&A non sono emersi spunti di stretto interesse.

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