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N Donne stranierenel mercato del lavoro

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Academic year: 2021

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14 3-4/2020

senza frontiere

di GLORIA ALBERTINI

Gruppo 1: donne in coppia che non lavorano o lavorano poco, con basso titolo di studio (27,9% del totale delle donne).

Gruppo 2: donne single che lavorano, anche in mansioni diri- genziali e anche con titoli di studio alti (11,5%).

Gruppo 3: donne in coppia che lavorano con mansioni e titoli di studio simili al gruppo precedente (37,9% del totale).

Gruppo 4: donne, in prevalenza giovani, che non lavorano, spesso per motivi di studio, e che sono figlie all’interno del pro- prio nucleo familiare (22,8% del totale).

SEMPLIFICAZIONI DA EVITARE

Nel grafico è possibile osservare che 14 nazionalità, esclusa quella italiana, si distribuiscono tra il primo e il terzo quadrante.

Ciò significa che i gruppi nazionali che si trovano nel primo qua- drante, e in particolare le donne ucraine, filippine e peruviane, hanno più spesso le caratteristiche del gruppo 2, cioè sono sin- gle e lavorano.

Sempre nel primo quadrante, nella parte in basso troviamo le filippine, che sono molto presenti anche nel gruppo 3 (donne in coppia che lavorano), insieme a srilankesi, ecuadoriane e cinesi.

Tutti i Paesi che sono nel terzo quadrante, cioè Marocco, Alba- nia, Ghana, India, Tunisia, Egitto, Pakistan e Bangladesh, vedono una prevalenza di donne del gruppo 1, cioè in coppia che non

lavorano: si va dal 40,7% delle ghanesi all’80,6% delle bangla- desi.

Le donne italiane vivono soprattutto in coppia e si dividono tra lavoratrici e inattive.

Questo ci mostra che parlare genericamente di donne stranie- re extra-Ue costituisce un’eccessiva semplificazione: prenden- do in considerazione la provenienza della persona emergono realtà molto diversificate tra un Paese e l’altro, che peraltro non spiegano tutta la diversità.

Rimane però importante, a nostro avviso, conoscere meglio i vari modelli migratori, perché ciò può facilitare la comprensione dell’altro e dell’altra.

n

Mino Cerezo Barredo

Donne straniere

nel mercato del lavoro

riducibili che possono natu- ralmente essere diverse da quelle qui descritte.

Detto ciò, come si presenta la donna straniera inattiva?

La fotografia offerta dal Rap- porto è quella di una donna piuttosto giovane (età me- dia 35 anni), sposata, spesso madre e, quindi, con carichi di famiglia, con un basso titolo di studio e che non ha mai lavorato prima. Un ulteriore fattore di rischio è il luogo di residenza: vivere nel Mezzogiorno aumenta il rischio di esclu- sione dal mercato del lavoro, e questo avviene, come noto, anche per le donne italiane.

Come si presenta la donna straniera lavoratrice?

Più spesso è single, tendenzialmente senza figli, con bassi titoli di studio, anche se vi è una parte di queste donne che sono lau- reate (16,1%).

Rispetto alle lavoratrici italiane, l’inserimento delle lavoratrici straniere è piuttosto faticoso: come dipendenti ricevono retri- buzioni più basse (le cittadine extra-Ue percepiscono in media 852 euro netti, le cittadine Ue 959 e le italiane 1.230), anche per il ricorso, spesso involontario, al lavoro part-time. Come tipo- logia di professione, esse svolgono lavori impiegatizi o lavori manuali non qualificati.

OCCHIO ALLE NAZIONALITÀ

Quando parliamo di donne extra-comunitarie in Italia, par- liamo di donne che provengono da circa 170 Paesi diversi, con traiettorie migratorie anche profondamente differenti. È dunque utile approfondire cosa avviene per i 14 Paesi presi in considerazione nel Rapporto.

Con la tecnica statistica dell’analisi delle corrispondenze multi- ple, i ricercatori hanno identificato quattro gruppi che possano spiegare la condizione lavorativa delle donne (asse orizzontale nel grafico), considerando sia le italiane che le straniere e os- servando, in particolare, la tipologia di famiglia in cui vivono (sull’asse verticale nello stesso grafico: nella parte in alto, le donne single; nella parte in basso, le donne in coppia).

I gruppi che emergono sono:

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ei processi di integrazione un aspetto rilevante è l’inclusione lavorativa delle donne straniere, che permette loro di avere a disposizione denaro da spendere in maniera autonoma. Ciò può favorire processi di emancipazione, oltre che il miglioramento della stima nelle proprie capacità.

Il fatto di non lavorare e di non cercare un lavoro, quindi di esse- re, in termini tecnici, “inattive”, può essere una scelta, ma per mol- te donne può anche essere una condizione senza alternative.

TRATTI EMERGENTI

Alcuni degli aspetti più evidenti che condizionano i percorsi la- vorativi delle donne straniere in Italia sono il peso della cura dei familiari, in particolare di marito e figli, il titolo di studio e l’età.

Questo è quanto emerge dal IX Rapporto annuale sugli stranieri nel mercato del lavoro in Italia redatto dal ministero del Lavoro:

la condizione di madre con figli è fortemente connessa con l’inattività. 3 su 4 donne inattive provenienti da Paesi extra-Ue (74,4%), infatti, vivono in una famiglia formata da una coppia con figli, più spesso di quanto avvenga per le italiane e le citta- dine di Paesi Ue.

TIPOLOGIE DI DONNE

Precisiamo che si tratta di una semplificazione statistica: ogni persona ha un proprio percorso di vita con le sue specificità ir-

PER APPROFONDIMENTI

• Ministero del Lavoro – DG Immi- grazione e politiche di integra- zione, IX Rapporto annuale. Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia (bit.ly/2vbrsnJ)

UE

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