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La violenza sulle donne nel lavoro

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La violenza sulle donne nel lavoro

di Maria Teresa Mura

-

24/11/2013

- La disparità spiegata da AlmaLaurea

La violenza sulle donne passa anche attraverso le disparità nel lavoro: lo ricorda AlmaLaurea, consorzio di 64 atenei italiani, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Nella classifica mondiale sulle disparità uomo-donna l’Italia è all’80/o posto, dopo Perù e Cipro: dati del Gender Gap Index, l’indice del World Economic Forum che misura le differenze fra sessi in 135 paesi.

LA DISPARITÀ NEL LAVORO – Se come tutela della salute e istruzione la parità tra i generi si può dire

raggiunta, sulla situazione politica, economica, professionale la strada da percorrere è ancora molto lunga. Il quadro non cambia se le donne sono più istruite degli uomini. Fra la popolazione dai 30 ai 34 anni le giovani con laurea sono il 24,2% contro il 15,5% dei maschi: quasi nove punti che contano assai poco. Tra i

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laureati specialistici biennali, già a un anno dalla laurea lavorano 55,5 donne e 63 uomini su cento, 7,5 punti di handicap al femminile. A un anno dal titolo, i laureati uomini possono contare più delle colleghe su un lavoro stabile (39 a 30%) e guadagnano il 32% in più (1.220 euro contro 924 euro mensili netti). A cinque anni dalla laurea lavorano 83 donne e 89 uomini su cento (6% di differenza). Il posto stabile è prerogativa tutta maschile. A cinque anni può contare su un’attività stabile l’80% degli occupati maschi e il 66% delle femmine. Tra uno e cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di guadagno aumentano ulteriormente: il divario cresce al 30%, 1.646 contro 1.266 euro.

LE MADRI LAUREATE – Le laureate con figli lavorano e guadagnano meno rispetto alle colleghe senza

prole. Se lavora l’89% dei padri e solo il 72% delle madri, la differenza di genere scende da 17 a 7 punti tra uomini e donne senza figli: 61% contro 54. Anche nel confronto tra laureate, chi ha figli risulta penalizzata: a cinque anni dal titolo lavora l’81% delle laureate senza prole e 69 di quelle con figli (differenziale di 12 punti). Il differenziale retributivo è del 14% a favore delle laureate senza figli: 1.247 euro contro 1.090. La percentuale vale per tutte le categorie sociali: fra i 24 e i 55 anni le donne lavoratrici con figli sono il 55%. «E’ il segnale del persistere di un ritardo culturale e civile del Paese – commenta Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea – È una situazione che contribuisce anche a svalutare gli investimenti nell’istruzione

universitaria femminile. Sono forti le responsabilità politiche per il mancato sostegno alle famiglie e alle madri-lavoratrici». (ANSA).

2 Commenti

invasione di k corruttone circonvenzionante cagnoleso scrive:

24 novembre 2013 alle 22:40

sono contro la violenza delle donne sole sempre più prese di mira in questo mondo che è sempre più maschilista che razzista e contro il rutto!

Rispondi

sansone dai muscoli di cartone e dal rutto facile ora scrive:

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