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Paesaggio : didattica, ricerche e progetti : 1997-2007

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Academic year: 2021

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Luoghi e paesaggi

Collana del Dottorato di Ricerca in progettazione paesistica

dell’università degli studi di Firenze

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Luoghi e paesaggi

Collana del Dottorato di Ricerca in progettazione paesistica dell’università degli studi di Firenze

Comitato scientifico

giulio g. Rizzo (Coordinatore) paolo Bürgi Vittoria Calzolari Christine Dalnoky guido Ferrara Roberto gambino Jean-paul Métailié Mariella Zoppi Volumi pubblicati:

1. Luoghi e paesaggi in Italia, a cura di giulio g. Rizzo e antonella Valentini, 2004

2. L’opportunità dell’innovazione, a cura di Claudia Cassatella, enrica Dall’ara, Maristella storti, 2007

(5)

paesaggio: didattica,

ricerche e progetti

1997-2007

a cura di

guido Ferrara

giulio g. Rizzo

Mariella Zoppi

Firenze university press

2007

(6)

© 2007 Firenze university press università degli studi di Firenze Firenze university press

Borgo albizi, 28, 50122 Firenze, italy http://epress.unifi.it/

Printed in Italy Coordinatore:

prof. arch. giulio g. Rizzo Collegio docenti:

prof. arch. antonello Boatti, politecnico di Milano prof. arch. augusto Boggiano, università di Firenze prof. arch. Carlo Buffa Di perrero, politecnico di Torino prof. arch. gabriele Corsani, università di Firenze prof. arch. pompeo Fabbri, politecnico di Torino prof. arch. guido Ferrara, università di Firenze prof. arch. Carlo alberto garzonio, università di Firenze prof. paolo grossoni, università di Firenze

prof. arch. Carlo Natali, università di Firenze prof. arch. Danilo palazzo, politecnico di Milano prof. arch. attilia peano, politecnico di Torino prof. arch. giulio g. Rizzo, università di Firenze prof. arch. Maria Cristina Treu, politecnico di Milano prof. arch. Lorenzo Vallerini, università di Firenze prof. arch. paolo Ventura, università di Firenze prof. arch. Mariella Zoppi, università di Firenze

Dottori di ricerca: Dott. arch. adele Caucci Dott. arch. Luigi Latini Dott. arch. gabriele paolinelli Dott. arch. Claudia Cassatella Dott. arch. alessandra Cazzola Dott. arch. enrica Dall’ara Dott. arch. Yuritza Mendoza garcia Dott. arch. Maristella storti Dott. arch. Laura Ferrari Dott. arch. emanuela Morelli Dott. arch. sabrina Tozzini Dott. arch. antonella Valentini Dott. arch. Michele ercolini Dott. arch. anna Lambertini

Dott. arch. giorgio Costa Dott. arch. silvia Mantovani Dott. arch. Francesca Finotto Dott. arch. Tessa Matteini Dott. arch. paola Marzorati Dott. arch. simona olivieri Dott. arch. Michela saragoni

Dottorandi:

Dott. arch. Claudia Bucelli Dott. arch. Lucia Boanini Dott. arch. isabella Caciolli Dott. arch. Chiara Lanzoni Dott. arch. Lucia elli Dott. arch. Chiara Quintarelli Dott. arch. Valeria Romagnoli Dott. arch. giulia Tettamanzi Dott. arch. Debora agostini Dott. arch. enrica Campus Dott. arch. Marco Cillis Dott. antonio Costa Dott. arch. Fulvio De Carolis Dott. arch. Maria Felicia Della Valle Dott. arch. Chiara pellizzaro Dott. urb. saveria Daniela Quattrone Dott. arch. eleonora Berti

Dott. ing. ilaria D’urso

Dott. arch. Michela emilia giannetti Dott. arch. Matteo pierattini Dott. arch. anna Rachele solimando

università associate politecnico di Milano politecnico di Torino università di parma

si ringraziano per la preziosa collaborazione alla raccolta dei materiali ed alla organizzazione del volume: Debora agostini, Claudia Bucelli, enrica Campus, Felicia Della Valle, Michele ercolini, anna Lambertini, Tessa Matteini, antonella Valentini.

Dottorato di Ricerca in progettazione paesistica

Dipartimento di urbanistica e progettazione del Territorio università degli studi di Firenze

<http://www.unifi.it/drprogettazionepaesistica>

paesaggio : didattica, ricerche e progetti : 1997-2007 / a cura di guido Ferrara, giulio g. Rizzo e Mariella Zoppi . – Firenze : Firenze univer-sity press, 2007. (Luoghi e paesaggi; 4) http://digital.casalini.it/9788884535498 isBN 978-88-8453- 645-7 (print) isBN 978-88-8453- 646-4 (online) 711 (ed. 20)

(7)

I

ndIce

Dieci anni in un libro 11

Mariella Zoppi

aspetti culturali, istituzionali, organizzativi del dottorato,

nella scuola e del master

Cosa si muove in europa? 17

Guido Ferrara

La via italiana all’architettura del paesaggio: dal Convegno di Bagni di Lucca

alla Convenzione europea dell’anno 2000 25

Mariella Zoppi

Cronaca di una esperienza fondativa di transizione

La scuola di specializzazione post-laurea in architettura dei giardini

e progettazione del paesaggio 33

Mariella Zoppi

Finalità, struttura, strumenti del Dottorato di progettazione paesistica 39

Giulio G. Rizzo

Dalla scuola al Master in paesaggistica (1997-2007) 55

Guido Ferrara

La produzione scientifica del dottorato: le tesi

Pianificazione e gestione delle risorse naturali

il progetto di paesaggio nei piani parco 65

Adele G. Caucci

autogestione delle risorse naturali. persistenze e trasformazione nel paesaggio

nella Comunità indigena di Nuevo san Juan parangaricutiro 77

Yuritza Mendoza Garcia

il paesaggio nei territori contigui ai parchi naturali. interpretazioni e riferimenti

progettuali nel contesto del parco nazionale d’abruzzo 91

Simona Olivieri

Criteri per la progettazione paesaggistica: tre applicazioni metodologiche

La frammentazione del paesaggio periurbano. Criteri progettuali per la

riqualificazione della piana di Firenze 105

Gabriele Paolinelli

Disegnare linee nel paesaggio. Metodologie di progettazione paesistica delle grandi

infrastrutture viarie 115

Emanuela Morelli

paesaggi di limite: una categoria progettuale per i paesaggi periurbani 127

Antonella Valentini

guido Ferrara, giulio g. Rizzo, Mariella Zoppi, Paesaggio: didattica, ricerche e progetti: 1997-2007, isBN 978-88-8453- 646-4 (online), isBN 978-88-8453- 645-7 (print), © 2007 Firenze university press

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La trasformazione dei paesaggi agrari

Roma e la sua Campagna: quale ruolo e quale identità per il paesaggio agrario? 139

Alessandra Cazzola

La struttura del paesaggio agrario:strumento operativo e metodo di progettazione 149

Francesca Finotto

Le trasformazioni del paesaggio rurale contemporaneo in contesti di bonifica.

Criteri per la progettazione 161

Paola Marzorati

Letture e interpretazioni di paesaggi d’acqua

L’acqua nel paesaggio urbano: letture esplorazioni scenari 169

Laura Ferrari

Difesa del suolo e progettazione del paesaggio fluviale, tra esigenze e opportunità 183

Michele Ercolini

Nessuna isola è un’isola. ipotesi di definizione di criteri e metodi di progettazione

paesistica per le isole minori 195

Giorgio Costa

Il progetto dei paesaggi contemporanei: parchi e spazi aperti urbani

spazi aperti urbani. percorsi progettuali e metodo di lavoro di tre paesaggisti

contemporanei 209

Luigi Latini

appunti per il progetto dei parchi del divertimento a tema 213

Enrica Dall’Ara

Fare parchi per la città contemporanea. il giardino come metafora etica 227

Anna Lambertini

Temi per una cultura del piano e del progetto di paesaggio

global change: affrontare il cambiamento del paesaggio. Ragionamenti intorno al

paesaggio vegetale e al concetto di “specie esotica” nella progettazione paesistica 239

Claudia Cassatella

percezione e concezione del paesaggio nel processo di piano per un nuovo rapporto

con la popolazione 253

Michela Saragoni

Tra ordine e caos. Regole del gioco per una urbanistica paesaggista 265

Silvia Mantovani

La dimensione storica nel disegno del paesaggio

il paesaggio storico delle Cinque Terre. i “luoghi detti” condivisi 277

Maristella Storti

Tra azione museologica e azione programmatica: sinergie da inseguire nel progetto

paesaggistico per i parchi archeologici 291

Sabrina Tozzini

paesaggi del tempo. Documenti archeologici e rovine artificiali nel disegno del paesaggio 303

(9)

Breve viaggio nella tradizione moderna della cultura

del paesaggio in Toscana e in altri luoghi d’italia

il paesaggio (e la sua difesa) nella legislazione italiana dei primi del Novecento:

origini, principi, protagonisti 315

Michele Ercolini

strumenti operativi per il paesaggio 325

Pompeo Fabbri

pianificazione dei paesaggi e responsabilità di progetto 333

Danilo Palazzo

Qualità del paesaggio e progetto tra relazioni virtuose e regressione demagogica 343

Lorenzo Vallerini

paesaggio e infrastrutture viarie: interventi sulla “viabilità minore” 355

Carlo Buffa di Perrero

il paesaggio agrario nella pianificazione della città in estensione. interpretazioni

e criteri per la conoscenza e per il progetto di paesaggio 369

Maria Cristina Treu

il contributo delle analisi geologiche alla ricerca sul paesaggio e lo studio dei paesaggi

geologici 379

Carlo Alberto Garzonio

architettura e paesaggio nella tradizione toscana 385

Gabriele Corsani

piani e paesaggio: alcune considerazioni sulla “questione” paesaggio negli strumenti

di pianificazione territoriale in italia 399

Antonella Valentini

Lo sguardo “moderno” sul paesaggio toscano. porcinai e la cultura progettuale

del xx secolo 407

Luigi Latini

giardini scomparsi. Note per un itinerario toscano 415

Tessa Matteini

il giardino dell’arte contemporanea. Riflessioni intorno al parco di pinocchio a Collodi 427

Anna Lambertini

Le acque artificiali strutturano il paesaggio: identità e principi per la tutela

di un paesaggio toscano 441

Carlo Natali

Riflessioni sulle vie d’acqua e sulle trasformazioni del paesaggio agrario

della pianura padana tra la fine dell’ottocento e l’inizio del Novecento 455

Antonello Boatti

appunti di paesaggio tra garda e sebino: cultura dei luoghi e pianificazione urbanistica 463

Paolo Ventura

Dottorato: profili bio-bibliografici

Docenti

479

Dottori

483

(10)

il master in paesaggistica: esiti e attività di un percorso formativo

Dalla scuola di specializzazione al Master, dieci anni di attività: brevi curricula

di docenti e diplomati 493

a cura di Claudia Bucelli

I laboratori di progettazione: dal giardino al paesaggio

Giardini dell’illusione: il percorso di una idea progettuale 517

Anna Lambertini

un laboratorio interdisciplinare e sperimentale di tesi di diploma. sei autori per un

progetto di riconfigurazione del sistema degli spazi aperti dell’isolotto vecchio a Firenze. 521

Tessa Matteini

I concorsi di idee: reinventare i luoghi del tempo e della memoria

ortus artis: ripensare il giardino del monaco 525

Anna Lambertini

il restauro del giardino di Villa Trossi uberti a Livorno 529

Tessa Matteini

il giardino immaginato 533

(11)

d

IecI annI In un lIbro

Mariella Zoppi

una raccolta di saggi come questa vuole essere soprattutto la testimonianza di un percorso disci-plinare, un cammino simile peraltro a quello compiuto in altre università italiane e tuttavia unico nella sua evoluzione e particolare come ogni esperienza lo è. Dieci anni di lavoro scientifico e didat-tico sul paesaggio meritavano una riflessione e noi l’abbiamo fatta nell’unico modo che conosciamo: scrivendo. Non c’è, dunque, né potrebbe esserci nessuna volontà celebrativa, è solo un modo, fra i tanti, di compiere una sorta di autoanalisi, di comprendere più approfonditamente noi stessi e di far meglio conoscere agli altri la nostra vicenda, quello che abbiamo prodotto, come l’abbiamo fatto e quali risultati sono stati conseguiti, al fine di poterlo confrontare e mettere a disposizione di quanti si occupano della stessa area disciplinare o di problematiche ad essa vicine.

il progetto del giardino, dei parchi o del paesaggio, inscindibile da quello della loro gestione, del loro restauro o della loro riqualificazione, si colloca in un quadro che non può non tener conto della complessità della città e del territorio, così come della conservazione della biodiversità, dell’eco-logia umana e della gestione sostenibile delle risorse naturali fino all’assunzione dei grandi scenari di cambiamento cui siamo testimoni. un campo di studi che è stato, in questo scorcio del terzo millennio, oggetto di attenzione crescente sia da parte dei cosiddetti addetti ai lavori, che ne hanno seguito l’evoluzione, sia da parte dei molti osservatori esterni che si sono trovati di fronte ad un cambiamento radicale del concetto di paesaggio, che ha avuto una sua evidenza ed una sua concretiz-zazione nella Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000) e nel Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2002. Due provvedimenti importanti: il primo un documento di indirizzo condiviso a livello europeo ed il secondo un atto legislativo a carattere nazionale, che hanno definitivamente e felicemente dilatato le “bellezze” paesaggistiche fino a farle coincidere con il territorio nella sua interezza, traendole dal ghetto dorato dall’eccezionalità riconosciuta e implicita in alcune porzioni pregiate e particolari di aree geografiche ben definite, identificabili principalmente dai vincoli appo-sti. un sistema complesso quello del paesaggio, riconoscibile attraverso la molteplicità degli aspetti e dei fattori che lo compongono e lo connotano, dalla morfologia alla storia dei luoghi, dalle attività economiche e dagli insediamenti umani, come dalle razioni sociali che giungono fino a quelle “aspi-razioni” degli abitanti (gestori e custodi del territorio) che tendono a ricercare ed ottenere una sempre maggiore qualificazione funzionale e formale, quindi estetica, del territorio stesso. Non a caso nella Convenzione europea si fa riferimento alla “percezione” (oggetto di molte discussioni e controversie) da parte delle popolazioni come un punto centrale, cardine della conoscenza del paesaggio, che altro non vuol significare che il riconoscimento del diritto di quanti abitano in un dato luogo a sentirlo accogliente ed amico o ad adoperarsi con azioni mirate per farlo diventare tale. È l’espressione della ricerca di uno standard ambientale, sociale ed estetico diffuso che, indipendentemente dalla localiz-zazione geomorfologica di una data area – sia essa montagna, mare, città d’arte o colline, zone di pianura, aree in deindustrializzazione – deve trovare pieno soddisfacimento nei requisiti di qualità ipotizzati o previsti. in tal modo, ogni territorio come ogni cittadino può e deve poter godere delle stesse opportunità nel presente come nel futuro e, dunque, essere depositario di una particolare, unica e riconoscibile bellezza. un concetto noto fin dagli anni ottanta, quello dell’equipotenzialità estetica di tutto il territorio, che tuttavia era rimasto sempre appannaggio di gruppi di studio e di qualche frangia politica, applicato in alcune significative esperienze, ma che non era mai riuscito ad imporsi nei documenti ufficiali, nelle prassi urbanistiche generalizzate e negli apparati legislativi. Non solo, ma il rapporto diretto fra la percezione non più solo estetica, ma sociale, storica, stratificata, collettiva e soprattutto non più esterna alle singole realtà territoriali ha fatto diventare la politica del paesag-gio un fatto collettivo, che chiama in causa direttamente le responsabilità delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli ed impone la formazione di tecnici consapevoli e preparati. si torna così al grande tema della formazione e alla necessità di tecnici e strumenti per affrontare le nuove dichiarate responsabilità. in questo quadro appropriarci totalmente di una decennale esperienza, di vederne gli esiti nella didattica e valutarli sia dalla parte dei docenti che da quella degli allievi significa, per chi ne ha vissuto a qualsiasi titolo le vicende, riappropriarsi dell’iter evolutivo che ha visto nella scuola di specializzazione la creazione del suo primo nucleo di professionisti del verde, peraltro rafforzato

guido Ferrara, giulio g. Rizzo, Mariella Zoppi, Paesaggio: didattica, ricerche e progetti: 1997-2007, isBN 978-88-8453- 646-4 (online), isBN 978-88-8453- 645-7 (print), © 2007 Firenze university press

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p a e s a g g i o : d i d a t t i c a , r i c e r c h e e p r o g e t t i

dalla formazione parallela nello stesso ambito e nella stessa sede dei dottori di ricerca. significa capire il passato e progettare il futuro della disciplina ed i nuovi professionisti.

La cultura del fare finalizzato alla professione e la cultura della ricerca e dell’approfondimento, insieme, costituiscono le due componenti essenziali della vita universitaria: formare tecnici ed opera-tori preparati e avanzare nei processi del sapere. e questo, per Firenze, è stato un dato di fatto che ha connotato gli studi fin dal loro inizio. Le relazioni internazionali hanno fatto il resto, hanno permesso di connettere il lavoro di studenti e docenti attraverso una rete di scuole ed università all’europa e in oriente: uno scambio di esperienze, incontri, lavori indispensabili per conseguire posizioni di buona qualificazione e, mi sia consentito, anche di eccellenza.

in un momento in cui, in italia, si discute con passione sugli ecomostri, sugli scempi e le ferite al paesaggio e si demonizzano i passati e disinvolti condoni edilizi, è opportuno avere un quadro artico-lato dello stato della disciplina e delle sue prospettive, della sua capacità di incidere e delle possibilità che essa può e deve esprimere, potenzialità che non sono relegabili soltanto alla sfera – nobile, ma non esaustiva – della conservazione “parziale” (ovvero, per parti) del territorio. Non si tratta più di stare al balcone contemplando una veduta magnifica e non curandosi di quanto avviene alle nostre spalle, in nome di un sacrificio di consumo banale di suolo considerato inevitabile in nome di un malinteso sviluppo economico. ogni sviluppo, infatti, non può essere tale se non tiene conto dei limiti in esso impliciti o meglio del limite di sostenibilità connaturato ad ogni operazione e ad ogni trasformazione. siamo consapevoli che il quadro legislativo nazionale attuale, purtroppo, non è di aiuto: la mancanza di una legge urbanistica nazionale che fissi regole generali, criteri e principi ha lasciato campo libero ad interpretazioni non sempre lineari delle politiche da attuare sul territorio che hanno nel paesaggio la loro drammatica evidenza. si sono poi aggiunte normative regionali basate più su una generica adesione a principi ambientalisti che su chiara articolazione di direttive, compiti e ruoli da affidare agli enti locali. a complicare questo incerto sistema si è sovrapposta, da un lato, la pressoché totale mancanza di qualità dell’edilizia corrente, un compito al quale vanno richiamate anche le scuole di architettura, che troppo spesso hanno privilegiato l’eccezionalità geniale del prodotto a scapito di una solida ed estesa preparazione di base, dall’altro la difficoltà – e non staremo qui ad appro-fondire le cause – di un dialogo continuativo e costruttivo fra apparato statale preposto alla tutela (soprintendenze) e amministrazioni locali. e ancora, su tutto questo come se non bastasse, grava il peso della particolarità – tutta italiana – del primato assoluto e prepotente della rendita fondiaria che ha reso e rende vischiosi e conniventi interessi pubblici e privati, generando confusioni di ruoli e molteplici conflitti di interessi. un sistema di questo tipo può essere gestito responsabilmente solo se si dispone di tecnici ferrati disciplinarmente ed eticamente preparati ad affrontare i complessi e talvolta oscuri meandri del governo del territorio, che non significa elargire metri cubi e recepire interessi esterni, concedendo, concertando o facendo finta di non vedere, ma significa poter disporre ed operare all’interno di un processo continuo di pianificazione trasparente e realmente partecipato.

La storia narrata nel libro raccoglie le esperienze di ieri e di oggi e, come si è già detto, non è dissi-mile da altre esperienze maturate in altre facoltà di agraria e di architettura. Tuttavia noi abbiamo sentito la necessità di oggettivizzarla, riscrivendola, per poter andare oltre, per poter proseguire con le ipotesi future (laurea e laurea specialistica) che stiamo maturando, in un momento di transizione (l’ennesimo) degli ordinamenti universitari, e per poter aprire una discussione documentata con quanti, in italia, colleghi, studenti o appassionati del tema abbiano interesse a discutere per trovare sempre soluzioni positive in grado di rispondere alle difficili problematiche che attengono al terri-torio ed al paesaggio. Risorse naturali, paesaggio antropizzato, approfondimenti sulle trasformazioni delle aree agricole in relazione alle più moderne tecniche di coltivazione, così come la transizione dei paesaggi d’acqua legata ai cambiamenti di destinazione d’uso o ai fenomeni naturali (esempio erosione delle coste) sono stati grandi campi di lavoro e ricerca che si sono affiancati al tema della città (dall’ecosistema urbano alla qualità della vita) e alla lettura storica del territorio stretto fra conserva-zione e sviluppo. Come emerge dai contributi di questo volume la Toscana ha costituito, anche per la ricchezza e la varietà dei suoi paesaggi, un grande campo di applicazione di studio, ma non in modo autoreferenziale, bensì come entità da confrontare, da vedere in parallelo ad altri “casi”: la pianura padana, il Veneto, i laghi del Nord italia così come i paesaggi del Lazio o le aree archeologiche del sud del nostro paese.

accanto ai campi di studio di cui si dà conto, a completamento di questo ritratto di comunità, dei profili scientifici di quanti hanno vissuto la vita del dottorato come docenti e discenti; sono meno

(13)

p r e f a z i o n e

13

presenti (ed è un vero dispiacere) i riferimenti ai nostri più vecchi specializzati rispetto ai quali si dà

conto solo dei lavori di tesi. essi, tuttavia, costituiscono un nucleo qualificato di tecnici che stanno operando con competenza e successo nelle amministrazioni pubbliche o come liberi professionisti, portando nella quotidianità corrente la loro esperienza e quella saggezza di saper vedere, in parallelo, la profondità della storia dei luoghi nella loro dinamica complessità attuale, coniugando le azioni di protezione e conservazione con le previsioni dello sviluppo, progettando o pianificando un futuro di armonia e di sostenibilità.

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(15)

A s p e t t i c u l t u r A l i , i s t i t u z i o n A l i ,

o r g A n i z z A t i v i d e l d o t t o r A t o ,

n e l l A s c u o l A e d e l m A s t e r

(16)
(17)

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Guido Ferrara



In Firenze, il giorno ventisei maggio duemilasette presso villa Careggi, in viale Pieraccini n. 17, si sono riunite le seguenti persone (seguono i nominativi di 34 rappresentanti di Università europee) che, di comune accordo, stipulano e convengono quanto segue:

Art. 1 – I suddetti comparenti, che assumeranno la qualifica di Soci fondatori, manifestano concordemente la volontà di addivenire alla costituzione di una libera Associazione denominata “UNISCAPE” - Ente non commercia-le di tipo associativo, senza scopo di lucro. Saranno considerati soci fondatori anche tutti coloro che entro il termine del 30 giugno 2007 invieranno al Presidente Provvisorio di cui al successivo articolo 9 formale adesione mediante lettera inviata per posta elettronica, al seguente indirizzo: rettore@iuav.it.

Art. 2 – L’Associazione sarà una libera aggregazione di Università, o parti a queste appartenenti, nonché aggre-gazioni di università o parti di esse, regolarmente stabilite nel territorio di uno degli Stati Membri del Consiglio d’Europa. Tutti gli associati dovranno essere muniti della necessaria autonomia patrimoniale e delle necessarie autorizzazioni amministrative.

Art. 3 – L’associazione avrà la propria sede legale in Firenze, viale G. Pieraccini n. 17, presso Villa Careggi. Art. 4 – Lo scopo dell’Associazione sarà quello di stimolare la cooperazione universitaria in materia di paesaggio, con riferimento ai principi e ai valori contenuti nella Convenzione europea del paesaggio (di seguito: CEP) - trattato internazionale adottato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 19.07.2000 ed aperto alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa, a Firenze, (Italia) il 20.10.2000.

Nel quadro della suddetta cooperazione, un’attenzione specifica è rivolta agli Articoli 5 e 6 della CEP2.

Rispetto alla ricerca, l’Associazione promuoverà lo studio degli aspetti tecnico-scientifici e la sperimentazione con riferimento ai processi decisionali che, fondandosi su progetti di paesaggio, conducono ad un intervento materiale sul territorio (con riferimento all’Articolo 6. C/D/E della CEP);

Rispetto alla didattica, l’Associazione promuoverà insegnamenti che consentano, nell’ambito di diversi settori disciplinari, di formare esperti in grado di contribuire all’applicazione della CEP ai vari livelli interessati (con rife-rimento all’Articolo 6.B). A tale scopo, l’Associazione potrà assumere tutte le iniziative necessarie ed idonee, conformi con lo statuto associativo e la normativa vigente (…omissis….).

1 Coordinatore del Master in paesaggistica di 2° livello dell’università degli studi di Firenze. 2 “Articolo 5 – Provvedimenti generali

ogni parte si impegna a: a) riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità; b) stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l’adozione delle misure specifiche di cui al seguente articolo 6; c) avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche menzionate al precedente capoverso b; d) integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.

Articolo 6 - Misure specifiche A Sensibilizzazione

ogni parte si impegna ad accrescere la sensibilizzazione della società civile, delle organizzazioni private e delle autorità pubbli-che al valore dei paesaggi, al loro ruolo e alla loro trasformazione.

B Formazione ed educazione

ogni parte si impegna a promuovere : a) la formazione di specialisti nel settore della conoscenza e dell’intervento sui paesag-gi; b) dei programmi pluridisciplinari di formazione sulla politica, la salvaguardia, la gestione e la pianificazione del paesaggio destinati ai professionisti del settore pubblico e privato e alle associazioni di categoria interessate; c) degli insegnamenti scolastici e universitari che trattino, nell’ambito delle rispettive discipline, dei valori connessi con il paesaggio e delle questioni riguardanti la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione.

C Individuazione e valutazione

1) Mobilitando i soggetti interessati conformemente all’articolo 5.c, e ai fini di una migliore conoscenza dei propri paesaggi, ogni parte si impegna a: a) i) individuare i propri paesaggi, sull’insieme del proprio territorio; ii) analizzarne le caratteristiche, nonché le dinamiche e le pressioni che li modificano; iii) seguirne le trasformazioni; b) valutare i paesaggi individuati, tenendo conto dei valori specifici che sono loro attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni interessate.

2 i lavori di individuazione e di valutazione verranno guidati dagli scambi di esperienze e di metodologie organizzati tra le parti, su scala europea, in applicazione dell’articolo 8 della presente Convenzione.

D Obiettivi di qualità paesaggistica

ogni parte si impegna a stabilire degli obiettivi di qualità paesaggistica riguardanti i paesaggi individuati e valutati, previa consultazione pubblica, conformemente all’articolo 5.c.

E applicazione

per attuare le politiche del paesaggio, ogni parte si impegna ad attivare gli strumenti di intervento volti alla salvaguardia, alla gestione e/o alla pianificazione dei paesaggi.

guido Ferrara, giulio g. Rizzo, Mariella Zoppi, Paesaggio: didattica, ricerche e progetti: 1997-2007, isBN 978-88-8453- 646-4 (online), isBN 978-88-8453- 645-7 (print), © 2007 Firenze university press

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p a e s a g g i o : d i d a t t i c a , r i c e r c h e e p r o g e t t i

Questo inizio di verbale, redatto e sottoscritto alla presenza di un notaio, costituisce qualcosa di più di un semplice fatto di cronaca della vita universitaria. in verità, alcuni elementi propri di questa iniziativa devono essere presi in attenta considerazione proprio nel merito dei contenuti del presente volume3.

Dopo gli interventi del Dott. Riccardo Conti, assessore della Regione Toscana alle infrastrut-ture, viabilità e trasporti, urbanistica e programmazione territoriale, e dei Rettori dell’università Mediterranea di Reggio Calabria e dell’iuaV di Venezia, la riunione è stata introdotta nel merito da alcune riflessioni del prof. gian Franco Cartei dell’ateneo fiorentino4, che ha illustrato il salto di qualità che la Cep introduce nei nostri ordinamenti e, in maniera diretta o indiretta, sull’attività formativa che l’università è tenuta a promuovere.

Di fatto, diceva Cartei, abbiamo convissuto da almeno mezzo secolo con la concezione del paesag-gio quale valore estetico-culturale che, costituendo un patrimonio eccezionale che si eredita, non si progetta, propone a priori solo interventi di conservazione che evitino o almeno riducano il più possi-bile le trasformazioni: in conseguenza è apparso opportuno riservare allo scopo un intervento diretto dall’autorità dello stato centrale, ostacolando di fatto le dirette responsabilità nel campo degli enti locali che il territorio lo governano giorno dopo giorno. e faceva esplicito richiamo ad una sentenza recente della Corte Costituzionale5 che si riferiva proprio a questi concetti.

Ma il 20 ottobre del 2000 è arrivata la Cep, che propone in tutta evidenza una piccola rivoluzione copernicana, affermando che paesaggio non è solo quello dove si concentrano le “bellezze natura-li”, ma è anche quello dove la gente passa la vita di tutti i giorni, magari a contatto con il degrado delle periferie e dei fattori di conflitto ambientale. se è così, oltre al paesaggio che si eredita (e che probabilmente ha trovato e trova più di un motivo per avviare forme di cambiamento che vanno bene al di là degli ordinari nulla osta), bisogna prendersi cura del paesaggio che si progetta, passando da una politica di mera conservazione ad una di gestione e trasformazione, dove quest’ultima è data non per eccezionale, ma per evento atteso, per regola quotidiana. C’é anche da considerare il fatto che il paesaggio – di norma – è la casa di qualcuno, che in buona misura partecipa in modo diretto alla sua definizione e non solo perché è una “componente essenziale del contesto di vita”, ma perché le reali protagoniste dei processi di manutenzione ed amministrazione dello spazio abitato sono le popolazioni stesse: ne consegue che gli enti substatali, fino ad ieri osteggiati ed esclusi da questa responsabilità, si configurano quali interlocutori privilegiati della “dimensione sociale del paesaggio”. e da qui, concludeva Cartei durante la riunione di fondazione della uNisCape, ci si avvia lungo un “percorso di sensibilizzazione della società civile al valore del paesaggio che postula in primo luogo un processo di formazione cui le università sono per loro natura preposte”.

Ma l’europa su questo tema mandava a dire qualcosa di molto specifico già diversi anni prima: ad esempio l’EFLA Education Committee6 già dal 1989 aveva messo a disposizione delle scuole di paesaggistica europee il seguente vademecum sintetico:

L’architetto paesaggista pianifica e progetta paesaggi urbani e rurali nello spazio e nel tempo, basandosi sulle caratteristiche naturali e sui valori storici e culturali. Ciò interessa principi estetici e funzionali, riguarda aspetti gestionali e di carattere scientifico, con un appropriato uso di tecniche e di materiali naturali e artificiali.

L’obiettivo dell’educazione in architettura del paesaggio è quello di preparare i professionisti per questo specifico compito da svolgere nella società. I paesaggisti devono possedere capacità di:

3 Va ricordato peraltro che Firenze non è nuova ad ospitare iniziative di livello internazionale riguardanti documenti d’indirizzo

per il paesaggio. a parte le sedute preparatorie e la presentazione della stessa Cep, avvenuta a palazzo Vecchio il 20 ottobre 2000, già nell’ottobre 1996 circa un migliaio di esperti provenienti da oltre cinquanta paesi di tutto il mondo erano convenuti per il 33° Congresso mondiale dell’international Federation of Landscape architects (iFLa) e, prima ancora, il 21 maggio 1981 il Comitato internazionale dei giardini storici iCoMos-iFLa elabora e divulga la “Carta di Firenze” relativa alla salvaguardia dei giardini storici. infine, per restare al caso italiano più recente, i corsi di laurea delle classi L21 e LM48 (ex 7 e 54s) di Venezia, Firenze, Roma (i Ludovico Quaroni), Milano e Torino hanno promosso l’8 giugno 2007 a empoli un seminario nazionale di riflessione sui progetti di riassetto dei corsi di laurea nelle classi L21 e LM48 (ex 7 e 54s) in attuazione del DM 270/2004 e relativi aggiornamenti.

4 Cfr., fra l’altro, gian Franco Cartei (ed.): Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio, il Mulino, Bologna,

2007.

5 La sentenza n. 182 del 2006.

6 L’eFLa (european Federation of Landscape architecture) è l’organizzazione professionale dell’architettura del paesaggio in

europa a cui aderiscono le associazioni nazionali di professionisti che operano nel campo nei paesi membri del Consiglio d’eu-ropa, italia compresa, che risulta peraltro fra i soci fondatori. Dal 1° gennaio 2007 l’eFLa costituisce la Regione europea della Federazione internazionale degli architetti del paesaggio (iFLa), fondata al King’s College di Cambridge nel 1948 da un ristretto numero di paesaggisti di tutto il mondo, fra cui pietro porcinai. L’eFLa collabora con la Commissione europea delle scuole di architettura del paesaggio (eCLas) e con l’associazione europea degli studenti in architettura del paesaggio (eLasa).

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a) creare e mantenere i paesaggi che soddisfino i requisiti e le necessità umane e naturali, estetiche e tecniche, al

tempo stesso dando opportuna considerazione alle necessità di preservare l’ambiente naturale e l’eredità culturale; b) identificare e sostenere le necessità delle commesse dei loro clienti entro le difficoltà proposte dai fattori econo-mici.

Il loro lavoro è la sintesi delle conoscenze disponibili entro:

1. la storia e le teorie del paesaggio e delle arti correlate, le tecnologie e le scienze umane e naturali con le loro relazioni reciproche;

2. le belle arti e la loro influenza sulla qualità ed estetica del progetto paesistico;

3. l’ecologia e l’impiego degli elementi naturali come base per la conservazione, pianificazione, progettazione e gestione del paesaggio;

4. le necessità dei manufatti architettonici e ingegneristici associabili al paesaggio; 5. i problemi fisici e le tecnologie afferenti l’ambiente esterno;

6. le relazioni fra l’uomo e l’ambiente;

7. la tutela, conservazione e restauro dei paesaggi storici;

8. il ruolo dell’architettura del paesaggio come parte dei processi di progettazione e pianificazione internazio-nale, naziointernazio-nale, regionale e locale;

9. i metodi di indagine e preparazione del compendio di informazioni per un progetto paesaggistico e un’ana-lisi ambientale;

10. la capacità di comunicazione e le tecniche di presentazione;

11. le attività, organizzazioni, procedure e regolamentazioni concernenti il riferimento al paesaggio delle tecni-che di piano, progetto e gestione;

12. lo stato di diritto concernente l’ambiente e la pratica dell’architettura del paesaggio.

e la Commissione europea delle scuole di architettura del paesaggio(eCLas)7 a sua volta precisa:

L’architettura del paesaggio è la disciplina che riguarda la consapevole configurazione degli ambienti all’aperto propri del genere umano. Coinvolge piano, progetto e gestione del paesaggio per creare, mantenere, proteggere e migliorare i luoghi in modo che siano al tempo stesso funzionali, belli, sostenibili (in tutti i sensi della parola) e appropriati ai diversi bisogni umani ed ecologici.

La storia moderna di questo campo di attività ha una particolare dimensione europea. Può essere descritta fin dai primordi entro i chiostri dei monasteri medioevali e dei giardini di piacere secolare, con le loro radici nelle tradizioni romane, bizantine e arabe, tramite i giardini umanistici del Rinascimento italiano, i magnifici giardini barocchi di André Le Notre in Francia, fino alla tradizione del paesaggio inglese nel XVIII secolo. Durante il secolo XX idee provenienti dai paesi scandinavi, dalla Germania, dall’Olanda e dalla Spagna hanno giocato un ruolo importante nel definire l’architettura europea del paesaggio. Negli ultimi decenni la disciplina si è espansa ai temi di più vasto interesse ambientale, combinando gli approcci delle scienze naturali con quelli delle discipline della pianificazione, delle strategie di sviluppo, dei metodi e tecniche per l’analisi e le misure di ottimizzazione degli impatti ambientali ed anche per affrontare temi di sostenibilità e di conservazione dell’eredità dei paesaggi storici e culturali.

La natura straordinariamente complessa del paesaggio comporta che il campo di attività possiede un’ampiezza non usuale, fondendo ed integrando materiali e cognizioni da sponde tradizionalmente separate, come quelle delle arti creative e delle scienze naturali da un lato o delle discipline antropologiche e di quelle tecnologiche dall’altro. Questa complessità si riflette in modo diretto nelle diversità degli approcci che si possono rintracciare attraverso l’Eu-ropa, diversità che sono chiaramente dovute all’ampia gamma dei diversi tipi delle istituzioni educative di più alto livello in cui è stato predisposto l’insegnamento dell’architettura del paesaggio. Questi spaziano dalle Università che offrono una formazione finalizzata alle belle arti a quelle dedicate all’agricoltura e alla silvicoltura, e caratterizzano sia le Università tecniche che quelle di carattere più generalista.

e ancora:

l’architettura del paesaggio è tanto un’attività professionale quanto una disciplina accademica. Comprende il campo della pianificazione del paesaggio, la gestione del paesaggio e la progettazione del paesaggio, in area urbana e rurale, a livello locale e regionale. È coinvolta con la conservazione e con il miglioramento del paesaggio e dei valori da esso derivati, a favore delle generazioni correnti e future.

• Il campo operativo dell’architettura del paesaggio spazia in scala dalla pianificazione dei parchi nazionali fino al progetto di dettaglio dei piccoli spazi esterni.

7 aderiscono all’eCLas circa un centinaio di scuole, corsi di laurea, master e dottorati operanti in europa nel campo

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• L’architettura del paesaggio riguarda la gestione degli spazi aperti urbani e il recupero delle aree degradate. • L’architettura del paesaggio fa uso di tecniche e procedure diverse, dall’ecologia alla psicologia ambientale,

avvicinandosi alla land art nell’intento di creare nuovi spazi.

• L’architettura del paesaggio ha per finalità l’analisi delle risorse paesistiche e la preparazione degli studi di impatto ambientale.

• L’architettura del paesaggio progetta l’ambiente urbano e migliora gli effetti dei progetti delle nuove infra-strutture e delle loro aree di pertinenza.

anche grazie ai lavori preparatori della Cep, di cui si era avvertita l’eco, in italia da tempo si era aperta la discussione sui contenuti, le prospettive e le finalità della paesaggistica. in particolare, a seguito dell’iniziativa del Ministero dei Beni e delle attività Culturali di indire la Prima Conferenza

Nazionale sul Paesaggio (Roma, 14-16 ottobre 1999)8 la FeDap (Federazione associazioni professionali ambiente e paesaggio) e l’aiapp (associazione italiana di architettura del paesaggio), convocavano a Napoli un convegno nazionale sul tema La trasformazione sostenibile del paesaggio, a cui partecipavano rappresentanti delle organizzazioni professionali più direttamente coinvolte9. Non appare inopportuno riportare qui alcuni indirizzi della “Carta di Napoli” che in quella sede fu approvata:

La “Carta di Napoli” è stata redatta per accelerare i processi volti a fare del paesaggio una risorsa strategica per il futuro e uno dei fondamenti su cui basare lo sviluppo sostenibile del paese. essi sono riferibili in particolare:

• alla rinascita generale di valori e interessi nei confronti del paesaggio, con aggiornamento e ampliamento del suo significato semantico;

• alla reale centralità del paesaggio in tutti i momenti di confronto con le istanze di trasforma-zione del territorio, nel quadro delle politiche di controllo dell’uso delle risorse.

oltre a questo, essa intende costituire un punto di riferimento in merito all’avvio di nuovi stru-menti procedurali e legislativi, anche in riferimento a iniziative di rilievo quali la prima Conferenza Nazionale per il paesaggio indetta nel 1999 dal Ministero per i Beni e le attività Culturali.

alla Carta hanno dato il proprio apporto competenze disciplinari diverse, con il contributo delle associazioni professionali operanti in italia e riguardanti l’ambiente e il paesaggio, raccogliendo in modo unitario contributi la cui specificità non impedisce il riferimento mirato allo stesso identico tema. Tutto ciò ne determina i contenuti, ne rafforza le istanze e consente di presentarla in sede istituzionale quale punto fermo del dibattito in corso, in quanto espressione unitaria degli specialisti professionalmente coinvolti.

La Carta intende costituire un documento di lavoro utile ad aprire il dibattito, senza alcuna inten-zione di immodificabilità. È concepita in forma di mointen-zione ed è strutturata in venti raccomandazioni strategiche10, per contribuire a superare le ben note difficoltà in cui si dibatte la conservazione del paesaggio italiano, al fine di aprire nuovi scenari per interpretarne le mutazioni in atto e governare al meglio il cambiamento.

i suoi principali aspetti innovativi possono essere sintetizzati come segue:

• definitivo abbandono del concetto di “bellezza naturale” e affermazione del paesaggio come sistema di ecosistemi e permanenza storico-culturale;

• superamento del vincolo autorizzativo e sua sostituzione con adeguati processi di piano e di progetto;

• identificazione del ruolo e della preparazione dei tecnici specialisti;

• precisazione in termini di qualità di principi, criteri e metodi di intervento;

8 Cfr. aa.VV. Conferenza Nazionale per il paesaggio. Lavori Preparatori, Ministero per i Beni e attività culturali, gangemi

editore, Roma 2000, pagg. 70-84.

9 associazione italiana di architettura del paesaggio (aiapp), associazione italiana Naturalisti (aiN), associazione italiana pedologi

(aip), associazione italiana per l’ingegneria Naturalistica (aipiN), associazione italiana scienze ambientali (aisa), associazione per il paesaggio Rurale Tradizionale (apaRT), sezione italiana della international association for Landscape ecology (siep/iaLe), internationale association for environmental Design (iaeD).

10 1- Contenuti e metodi per interpretare il paesaggio, 2.- Tutela, sviluppo sostenibile e gestione, 3.- adattare le politiche

alla diversità dei paesaggi, 4.- La professionalità degli esperti di settore, 5.- La scuola e la formazione, 6.- Diffusione e evoluzione della cultura del paesaggio, 7.- Manufatti e contesto, 8.- il vincolo autorizzativo, 9.- Complessi paesaggistici e giardini storici, 10.- Creazione di nuovi paesaggi, 11.- Recupero di aree degradate, 12.- il paesaggio delle grandi opere nella disciplina del Via, 13.- Rapporti tra pianificazione ordinaria e paesaggio, 14.- Contenuti della pianificazione del paesaggio, 15.- i piani urbanistico territoriali sovraordinati, 16.- i piani dei parchi naturali, 17.- i piani regolatori comunali e i loro strumenti di attuazione, 18.- Difesa del suolo, 19.- aree agricole, 20.- aree metropolitane e urbanizzate.

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• coordinamento e integrazione fra urbanistica ordinaria e paesaggistica, nella definizione dialet-tica dei ruoli.

gli specialisti del settore, facendosi interpreti delle aspirazioni della società civile, chiedono con forza alle istituzioni competenti, anche attraverso l’apporto della presente mozione unitaria, di defini-re a bdefini-reve i termini della riforma degli ordinamenti di tutela del paesaggio in italia a livello legislativo e normativo.

1) Contenuti e metodi per interpretare il paesaggio11

Riconosciuto che il concetto di paesaggio in italia ha attualmente molteplici interpretazioni e che

in questo documento (Carta di Napoli) si fa esplicito riferimento a quella che considera il paesaggio come “un sistema vivente in continua evoluzione” che alle diverse scale:

• ha una forma fisica e un’organizzazione spaziale specifica (struttura);

• possiede una dinamica interna dovuta al movimento e al flusso di energia tramite acqua, vento, piante e animali (funzionamento);

• è soggetto ad evoluzione nel tempo in funzione della dinamica e delle modifiche nella struttura (cambiamento);

considerato che il paesaggio, in conseguenza di quanto sopra:

• è costituito dall’alternanza e dall’interazione tra il sistema degli spazi aperti (naturali e antro-pici) e le strutture insediative;

• è fondato, pur essendo un’entità in trasformazione, su elementi che permettono la distinzione di tipi e di forme relativamente esclusive dipendenti dai diversi siti e dalla loro storia naturale e antropica, e che pertanto è possibile una classificazione dei diversi paesaggi presenti in una regione, stabilendone le caratteristiche strutturali e funzionali, utili anche come indirizzo e riferimento per le trasformazioni e la gestione;

si raccomanda che il paesaggio venga sottoposto anche in italia a studio e valutazione, in modo

che sia identificabile quale specifica risorsa culturale e ambientale, e come tale reso evidente ai diversi operatori, tenendo soprattutto conto delle seguenti caratteristiche che interagiscono fra loro:

• ecologico-ambientali e naturalistiche • storico-insediative e architettoniche • visuali-percettive e dell’aspetto sensibile.

Si raccomanda inoltre che siano messe a punto metodologie quadro che non trascurino nessuna

delle caratteristiche sopra citate. Tali metodologie dovranno riguardare sia le fasi di studio,

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zione e diagnosi, sia le fasi di indirizzo per la pianificazione, la progettazione e la gestione, nonché il controllo e monitoraggio del paesaggio, tenendo conto dei seguenti principi di base:

• la transdisciplinarità, in quanto metodo di lavoro adatto ad integrare i diversi apporti discipli-nari in sintesi costruttive;

• le caratteristiche dinamiche del paesaggio che determinano l’esigenza di studiarlo a diverse scale spazio-temporali, mettendo in evidenza le relazioni e le interdipendenze tra di esse; • la presenza nel paesaggio di una struttura riconoscibile, ciò che richiede analisi appropriate

per individuare gli elementi strutturali e apposite valutazioni per comprenderne il significato nonché l’origine della loro dimensione e forma;

• la possibilità di individuare diversi paesaggi in base alle loro caratteristiche strutturali e dinami-che, sottolineando l’importanza di studi effettuati su unità di paesaggio individuate da confini fisico ambientali e storico-culturali e non da confini amministrativi.

Si richiede che tra gli strumenti idonei alle analisi si individuino opportuni indicatori debitamente

testati e mutuati dalle singole discipline oltre ad indicatori sintetici in grado di descrivere a grandi linee comportamenti complessi, considerato che ad ogni realtà o scala appartengono indicatori propri che devono essere scelti in base alle caratteristiche del paesaggio in esame preliminarmente individuate. Va altresì tenuto conto del fatto che nessuna caratteristica settoriale o disciplinare è comunque di per sé prevalente sulle altre e che i beni considerati rispondono comunque a criteri di qualità controllabili.

Si auspica che le informazioni riguardanti il paesaggio siano correntemente organizzate in banche dati rese permanentemente accessibili e disponibili a operatori, professionisti, funzionari e studiosi.

Le banche dati dovranno essere costituite a livello regionale, provinciale e comunale, come raccolta istituzionalizzata, tenendo conto la basilare esigenza di istituire standard nazionali per la raccolta e classificazione dei dati, affinché essi siano efficacemente utilizzabili e confrontabili.

Si osserva infine che gli aspetti estetici del paesaggio, per loro natura non sottoponibili a specifica

misurazione e ponderazione mediante indicatori, siano considerati dagli autori degli interventi entro l’esplicitazione della loro professionalità analogamente a quanto accade per tutte le altre attività di tutela, conservazione e trasformazione dirette ad altri contesti culturali (aree archeologiche, centri storici, patrimonio edilizio, eccetera).

2) Tutela, sviluppo sostenibile e gestione12

Considerato che la tutela del paesaggio deve essere adeguata alle caratteristiche evolutive del

paesaggio stesso, e che pertanto non può limitarsi a misure vincolistiche e di limitazione, ma deve svolgere un ruolo attivo in riferimento alle necessarie azioni di conservazione, potenziamento, riqualificazione e gestione delle sue componenti riproducibili, molte delle quali strettamente dipen-denti dalla presenza umana, si sottolinea l’importanza fondamentale delle azioni di prevenzione, che intendono evitare o ridurre il più possibile i danni ambientali derivanti dagli interventi sul paesaggio prima della loro manifestazione. Queste devono integrarsi con quelle mirate al controllo dinamico

delle trasformazioni.

Si sottolinea inoltre l’urgenza di mettere in campo strategie di intervento di lungo periodo e di

carattere il più possibile integrato al fine di attuare le opportune politiche che consentano di esplicare la più efficace prevenzione nei confronti delle minacce e delle pressioni che incombono sul paesaggio, prevenzione la cui carenza costituisce in italia una delle cause principali del degrado e della distruzio-ne del patrimonio paesistico-ambientale.

Si riafferma che un’azione preventiva in senso stretto, ossia diretta soltanto ad impedire il

veri-ficarsi dei danni, è necessaria ma non è sufficiente, perché l’insieme delle misure da prendersi per il risanamento del degrado prodotto nel passato e per il modellamento dell’ambiente per le generazioni future costituisce un compito irrinunciabile di qualunque società passata, presente e futura, che richiede azioni finalizzate ad un decisivo miglioramento della situazione paesistico ambientale.

Riconoscendo inoltre con crescente preoccupazione che le istituzioni preposte alla tutela del nostro

paese si sono dimostrate disarmate e impotenti nei confronti dell’enorme crescita delle aree urbane e

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industriali, della inarrestabile proliferazione delle infrastrutture a rete e delle trasformazioni

struttu-rali dell’agricoltura, che complessivamente hanno raggiunto un livello tale da minacciare globalmente il quadro paesistico e l’equilibrio ecologico si raccomanda di adottare specifiche strategie di intervento

di lungo periodo nei confronti dell’implementazione del paesaggio, al fine di prevenire gli effetti

negativi dei programmi di sviluppo socioeconomico e di trasformazione del territorio che, per lo più imposti nel breve e medio periodo, possono comprometterne il tessuto storico e i processi evolutivi con perdite spesso irreversibili; si rinvia in proposito al punto 1 dell’appendice della Convenzione europea del paesaggio13.

Si raccomanda altresì di non limitarsi ad adottare disposizioni isolate, ma di passare con urgenza

da una mera difesa selettiva ad una strategia di gestione totale del territorio, mediante la messa a punto di nuovi strumenti di informazione, pianificazione e regolamentazione del paesaggio.

3) adattare le politiche alla diversità dei paesaggi14

Prendendo atto che i vincoli ai sensi delle L. 1497/39 e 431/85 non sono scaturiti da un esame

sistematico delle varie condizioni di stato fisico-ambientale del territorio e dall’analisi delle risorse richiamate precedentemente, ma hanno seguito un processo di selezione caso per caso, appoggiandosi a mere descrizioni dello stato dei luoghi che si è in gran parte modificato; riconoscendo che le aree sottoposte a vincolo paesistico comprendono al loro interno situazioni molto diverse, ivi comprese situazioni gravemente danneggiate, o in presenza di processi di sviluppo irreversibile, che da tempo non si trovano più nella condizione di prevenire e contenere le trasformazioni, ma in quella opposta di essere sottoposte a specifiche politiche di recupero e intervento; riconoscendo altresì che anche al di fuori delle aree vincolate esistono condizioni di stato ambientale di alto pregio che possono suggerire l’adozione di adeguate misure di tutela o che comunque appaiono interessanti per le argomentazioni proposte precedentemente.

Si raccomanda, anche in riferimento all’art. 6 punto iii della citata Convenzione europea del

paesaggio, di procedere ad una ricognizione, identificazione e localizzazione dei paesaggi presenti

sull’in-tero territorio nazionale (atlante dei paesaggi).

Si suggerisce che detta classificazione sia da affidare agli enti provinciali e/o regionali, previa

indi-viduazione di criteri e metodi coordinati per la classificazione dei paesaggi ai quali gli enti preposti si debbano adeguare.

Si raccomanda altresì che analisi, valutazioni e diagnosi ambientali divengano normale prassi per

mettere in luce a priori le caratteristiche strutturali e funzionali dei sistemi e le effettive compatibilità ambientali e possibilità di trasformazione ogni volta che si intenda procedere ad azioni di pianifica-zione o progettapianifica-zione paesistico-ambientale. La congruenza tra le componenti geo-morfologiche e quelle biologiche alle diverse scale spaziali è alla base di un’evoluzione equilibrata dei sistemi paesi-stici. Ciò comporta verifiche multidisciplinari nelle fasi di studio, di progetto e di controllo ad ogni scala d’intervento, dalle più sintetiche a quelle di dettaglio.

Si auspica in conseguenza di quanto sopra che i livelli di vincolo non vengano graduati al loro interno,

perché la condizione della tutela preventiva deve essere unitaria e riguardare lo “status speciale per i paesaggi che necessitano di specifiche misure di protezione o di altro tipo di azione in considerazione della loro qualità, rarità storica e/o naturale e/o di altri specifici significati”15.

Si auspica altresì che sia rimessa alla diretta responsabilità delle istituzioni di pianificazione

espres-se ai vari livelli il compito di individuare le politiche di sviluppo e di trasformazione graduata sulla base delle diverse tipologie di paesaggio precedentemente individuate sulla base di specifiche analisi diagnostiche.

Si fa appello in particolare affinché l’attribuzione di valore alle tipologie di paesaggio operata in sede

di piano non abbia come conseguenza solo l’imposizione di servitù, obblighi, e soggezioni (vincoli, divieti), ma debba sempre scegliere in positivo le migliori opportunità per una conservazione sosteni-bile, anche in riferimento all’interesse socio-economico (sviluppo) del territorio e dei suoi abitanti.

13 si fa riferimento alla European Landscape Convention, nella versione resa disponibile dal Council of europe, Congress of

Local and Regional authorities of europe: Fifth session, strasbourg 1998.

14 Carta di Napoli, op. cit., Napoli 1999.

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Definire i contenuti, gli ambiti di applicazione e le principali azioni regolative del futuro del paesaggio significa riferirsi di norma a tre diversi obiettivi convergenti, ovvero: TuTeLa / ReCupeRo / iNNoVaZioNe, da perseguire in modo integrato e trasversale, mediante un forte impegno progettuale e un’opera articolata e diversificata di governance territoriale, di cui è necessario rendere partecipi le comunità insediate. e non è possibile, di norma, distinguere questi tipi di azioni mediante una semplice perimetrazione ed un azzonamento, perché esse costituiscono parti distinte ma sinergiche di uno stesso modus operandi sul territorio.

Queste azioni necessitano comunque di comunicazione, promozione e incentivazione.

Comunicazione per la creazione di orizzonti collaborativi e comunicativi con le comunità insediate

e sensibilizzazione nei confronti del paesaggio quale patrimonio collettivo, per il coinvolgimento delle associazioni culturali e ambientali a scala locale, regionale e nazionale, per il sostegno dei processi formativi al fine di valorizzare le risorse umane e mobilitare le energie locali, e qualificazione del sistema di informazione e professionalizzazione degli operatori.

Promozione mediante l’organizzazione di eventi e attività di grande richiamo e di un’offerta

congiunta di archeologia, arte, folklore, gastronomia, artigianato, escursionismo, trekking, in modo da ampliare le fasce di utenza: sollecitazione della domanda con produzione di materiali informativi a larga diffusione (guide, cataloghi, depliant, ecc), pubblicizzazione dei prodotti.

Incentivazione con interventi di tutela e valorizzazione paesistica da realizzarsi coerentemente con

le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo economico e produttivo dell’area: individuazione di progetti mirati e di misure incentivanti e di sostegno per la realizzazione, il monitoraggio e la gestione delle iniziative finalizzate al raggiungimento dei diversi obiettivi.

si comprende perfettamente che questi orizzonti non sono dietro l’angolo, e necessitano di un lungo periodo di sperimentazione. per questo l’università degli studi di Firenze, con gli stru-menti offerti dal Dottorato in progettazione paesistica, dalla scuola di architettura dei giardini e progettazione del paesaggio e dal Master in paesaggistica, ha provato a lavorare in questo campo, come illustrato in modo sintetico nel presente volume. Ma è bene ricordare che si tratta, com’è giusto che sia, solo dell’inizio.

oBieTTiVo 1 saLVaguaRDia Mantenimento delle caratteri-sti-che strutturali del paesaggio e dei suoi valori costitutivi in quan-to deposiquan-to della memoria squan-torica, spazio dei segni e luogo di attività e dell’uso qualitativo del patrimonio archeologico, storico e ambientale.

aZioNi RegoLaTRiCi Tutela dei monumenti e delle emergenze architettoniche, delle sistemazioni paesaggistiche, delle tipologie e delle tecniche costruttive tradizionali. Tutela delle emergen-ze geologiche e geomorfologiche e naturalistiche.

Tutela dell’agrobiodiversità e conservazione di ecosistemi minac-ciati. protezione delle varietà coltu-rali e delle tecniche di coltivazione e allevamento.

………..

oBieTTiVo 2 ReCupeRo

Riqualificazione delle parti compromesse o degradate ai fini del riequilibrio ecologico e del recu-pero del significato culturale del paesaggio e previsione di linee di intervento che ne attualizzino la funzione economica e culturale.

aZioNi RegoLaTRiCi Consolidamento versanti e pendici in dissesto e manufatti in pericolo. Rinaturazione aste fluvia-li. Restauro siti sottoposti a stress ambientali o interessati da detrat-tori. Naturalizzazione dei popo-lamenti di origine artificiale con inserimento graduale delle specie di vegetazione naturale potenzia-le. identificazione di comparti di impianto di unità di restauro paesaggistico.

………….

oBieTTiVo 3 iNNoVaZioNe Creazione di nuovi valori paesi-stici coerenti e integrati ai valori riconosciuti e di elementi di qualità appositamente ricostruiti al fine di ottimizzare il potenziale inespres-so del territorio, previa verifica di compatibilità.

aZioNi RegoLaTRiCi Creazione di una rete di percor-si, beni e servizi diffusa e intercon-nessa a livello territoriale e di forme diversificate di ricettività.

aumento della qualità del terri-torio agricolo in termini di presta-zioni e prodotti con riferimento a quelli dell’agricoltura biologica qualificata e regolamentazione delle colture protette.

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2000

Mariella Zoppi

Nella seconda metà degli anni sessanta e nella prima degli anni settanta, di quello che è ormai il secolo scorso, a Bagni di Lucca, con cadenza biennale, si teneva un convegno su temi attinenti all’anglo-toscanità: storia, politica, cultura e natura si intrecciavano in confronti serrati in una località che era per il suo ambiente e la sua storia una enclave del tutto particolare dove cittadini britannici e cittadini italiani si sentivano egualmente a casa. i tempi, in italia, erano segnati allora da un intenso dibattito sull’urbanistica, in cui la difesa del territorio di fatto coincideva con due concetti: quello della protezione del paesaggio (l’ambiente si stava affacciando allora) e quello della ricerca della soglia di resistenza al consumo del suolo ovvero al contenimento dell’espansione edilizia. C’era passione in quegli anni: si riteneva imminente la riforma della legge urbanistica del 1942, sui giornali si leggeva-no le denunce di scempi o tentati scempi sul territorio segnalate da parte di associazioni come Italia

Nostra e l’istituto Nazionale di urbanistica o da personalità come Bacchelli, Cederna o soldati. era

diffusa l’idea dell’urbanista condotto, un tecnico che si muoveva sul territorio con la missione di far capire a tutti quanto si celava dietro le carte colorate, difficilmente decifrabili, dei piani regolatori, in sintonia con quelle pressoché quotidiane e affollate assemblee sui problemi urbani e la voglia di parte-cipare dei cittadini che, sotto lo slogan “riprendiamoci la città”, si organizzavano spontaneamente o attraverso le prime forme istituzionali per aver voce sulla gestione dello spazio pubblico. Quotidiani come “il Corriere della sera” ospitavano dibattiti intensi1 e “l’espresso” con il suo gigantesco formato era un appuntamento settimanale irrinunciabile. sono gli anni dei governi delle convergenze parallele e del primo centro-sinistra e la questione urbanistica è al centro degli interessi del paese: vengo-no redatti alcuni piani regolatori considerati ancora oggi esemplari. Fra gli altri, assisi, Bergamo, Firenze: si afferma il principio dell’unitarietà del centro storico (non più i singoli monumenti, l’intero contesto) e si allarga il campo della protezione anche a quel “intorno” collinare di pregio che, fino a quel momento, era stato visto come aree agricole con caratteristiche di particolari in attesa di essere oggetto di un’edificazione più o meno intensiva. una serie di esperienze pilota che troverà in Bologna una delle più complete espressioni, in quanto potrà unire al progetto del piano anche la fase di una sua coerente attuazione e gestione.

in questo clima culturale, sociale e politico, va collocato quello che può essere definito il primo convegno sul “paesaggio” o meglio sull’architettura del paesaggio nel nostro paese: un convegno tardivo, perché il tema era già dilagato e maturato ampiamente nel Nord europa, ma maturo e “saggio”, in quanto denso di saperi, di idee e di proposte.

Rileggerne gli atti2, a distanza di oltre trenta anni, sfogliando il libretto rosso mattone edito dalla Nuova italia nell’ottobre del 1974 e presto esaurito, è sorprendente (e amaro) in quanto vi sono conte-nuti tutti quei principi, quelle riflessioni e quelle indicazioni che abbiamo unanimemente apprezzato nella recente Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000). essi sono peraltro additati come punti nodali, fondanti, incontrovertibili. Viene da chiedersi cosa sia successo in questi tre decenni e come sia stato possibile dimenticare (ammesso che di dimenticanza si tratti) quel dibattito, che fin dai discorsi di apertura non presenta niente di rituale. il saluto del sindaco (il nome del sindaco non è pubblicato: anche questo è un segno di tempi in cui l’istituzione prevaleva sulla persona) ha un passaggio in cui dice “non è certamente facile per l’urbanista, ancor meno lo è per amministratori e politici, che le scelte degli urbanisti devono accettare o respingere, trovare il punto giusto di equilibrio tra salvaguardia dell’ambiente naturale e necessità di consentire e promuovere lo sviluppo civile ed economico delle popolazioni interessate”. il sindaco non parlava di questioni generiche o teoriche, ma si riferiva ad un problema specifico sollevato su Bagni di Lucca, proprio da Mario soldati che, al convegno del 1969 sulla Natura, paventava le conseguenze di un progetto di rilancio del settore

1 “il Corriere della sera”, 2-3 aprile 1973, al dibattito parteciparono i maggiori studiosi e politici italiani da L. Benevolo ad

a. predieri, da a. peccei a g. Ruffolo.

2 Architettura del Paesaggio, atti del Convegno di Bagni di Lucca - aprile 1973, Firenze 1974.

guido Ferrara, giulio g. Rizzo, Mariella Zoppi, Paesaggio: didattica, ricerche e progetti: 1997-2007, isBN 978-88-8453- 646-4 (online), isBN 978-88-8453- 645-7 (print), © 2007 Firenze university press

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