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PROGETTO POESIA

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Academic year: 2021

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PROGETTO POESIA

Il PROGETTO POESIA ha come scopo il tracciare un percorso per docenti e studenti che conduca all'interno del testo poetico.

L'idea nasce dalla constatazione che la proposta letteraria poetica che attualmente viene affrontata nella scuola italiana non interesssa affatto il pubblico dei ragazzi. Il testo poetico infatti, ancor più di quello narrativo, diventa per gli studenti decisamente antipatico, in molti casi assolutamente opaco, anacronistico, quindi incomprensibile. Il problema non è solo linguistico, anche i temi affrontati sono sovente lontanissimi dalla realtà quotidiana dei giovani. Dover insistere sull'insegnamento di concetti che non destano alcun interesse, come sappiamo bene, è molto complesso, mentre è praticamente impossibile riuscire ad indicare con precisione l'utilità di tanta fatica.

Ho allora immaginato un'attività diversa, dissacratoria. Ho provato a considerare il testo poetico come un insieme di vocaboli, di suoni, da maneggiare come fossero materia, ancor prima che portatori di senso. L'ispirazione viene dal rap, dalla capacità di infilare citazioni in contesti apparentemente o realmente non inerenti.

Il materiale prodotto è nato per la necessità di capire se il percorso fosse realmente praticabile e non solo una simpatica immagine mentale. La raccolta completa dei brani è reperibile sul sito

www.monicamonici.it alla pagina SCRITTI, con il titolo BURLE.

Ho iniziato per scherzo, poi mi sono divertita e ho realizzato diversi brani. Ad un lettore esperto richiameranno sicuramente l'autore e l'opera, mentre ad una lettura superficiale potrebbero sembrare vere poesie. L'intento non è, ovviamente, screditare l'opera di autorevoli poeti, o ridicolizzarne l'espressione, bensì quella di afferrare lo spirito dello scritto poetico, apprezzarne le sfumature, le pieghe, cogliere le differenze tra gli autori, tra le epoche storiche.

Plasmare la materia parola, renderla duttile e con essa creare nuove entita', nuovi pensieri.

Ho scelto di realizzare componimenti dotati di senso logico, ma nulla vieta di affrontare la strada del nonsense, che è forse persino più divertente.

Inutile precisare che l'intero processo di disfacimento e di ricollocazione delle espressioni presuppone che il ragazzo abbia innanzitutto letto il componimento originale e inoltre colto il significato , almeno di alcune parti. In molti casi è un traguardo ragguardevole. Ho io stessa

rivalutato opere da me considerate obsolete, alla luce di un nuovo modo di lettura e interpretazione, dovendo affrontare testi che abitualmente non mi sono congeniali. La poesia ermetica, ad esempio, si presta assai poco a questo esperimento, mentre sono da preferire componimenti molto estesi, come le odi di Parini, che sono un fiume di materiale verbale da riconsiderare e riassemblare.

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COME SI PROCEDE?

Ho scelto i testi in base agli autori, seguendo una logica tipicamente scolastica. Ad esempio LEOPARDI, oppure D'ANNUNZIO, o PASCOLI. Volendo proporre l'attività in classe si può decidere di valutare i brani proposti dall'antologia in dotazione. In questo caso si dovrà utilizzare un metodo manuale di copiatura delle parti interessanti, quindi l'operazione necessiterà di tempi più lunghi. Nulla vieta comunque di ricorrere a quel vastissimo repertorio di testi che sono disponibili su internet. Se l'attività viene svolata dai ragazzi con un computer, si può procedere col copia- incolla su un foglio di Word. In questo secondo caso i tempi di copiatura si riducono

sensibilmente . Per la prima esperienza suggerisco di considerare un solo testo originale alla volta:

le composizioni tratte da più testi sono ovviamente più interessanti, ma anche più complesse da realizzare. Per esemplificare l'attività cominciamo con un'ode di Parini. In questo caso l'ho scaricata da internet, sul sito https://it.wikisource.org/. Con un semplice copia/incolla otteniamo il testo seguente

GIUSEPPE PARINI – ODI – IL PERICOLO In vano in van la chioma

Deforme di canizie, E l’anima già doma Dai casi, e fatto rigido Il senno dall’età

Si crederà che scudo

Sien contro ad occhi fulgidi A mobil seno a nudo

Braccio e all’altre terribili Arme della beltà.

Gode assalir nel porto La contumace Venere;

E, rotto il fune e il torto Ferro, rapir nel pelago Invecchiato nocchier;

E per novo periglio Di tempeste, all’arbitrio Darlo del cieco figlio,

(3)

Esultando con perfido Riso del suo poter.

Ecco me di repente, Me stesso, per l’undecimo Lustro di già scendente, Sentii vicino a porgere Il piè servo ad amor:

Benchè gran tempo al saldo Animo in van tentassero Novello eccitar caldo Le lusinghiere giovani Di mia patria splendor.

Tu dai lidi sonanti

Mandasti, o torbid’Adria, Chi sola de gli amanti Potea tornarmi a i gemiti E al duro sospirar;

Donna d’incliti pregi Là fra i togati principi, Che di consigli egregi Fanno l’alta Venezia Star libera sul mar.

Parve a mirar nel volto E ne le membra Pallade, Quando, l’elmo a sè tolto, Fin sopra il fianco scorrere Si lascia il lungo crin:

Se non che a lei dintorno Le volubili grazie

(4)

Dannosamente adorno Rendeano ai guardi cupidi L’almo aspetto divin.

Qual, se parlando, eguale A gigli e rose il cubito Molle posava? Quale, Se improvviso la candida Mano porgea nel dir?

E a le nevi del petto, Chinandosi da i morbidi Veli non ben costretto, Fiero dell’alme incendio!

Permetteva fuggir?

In tanto il vago labro, E di rara facondia E d’altre insidie fabro, Gìa modulando i lepidi Detti nel patrio suon.

Che più? Da la vivace Mente lampi scoppiavano Di poetica face,

Che tali mai non arsero L’amica di Faon;

Nè quando al coro intento De le fanciulle Lesbie L’errante vïolento Per le midolle fervide Amoroso velen;

Nè quando lo interrotto

(5)

Dal fuggitivo giovane Piacer cantava, sotto A la percossa cetera Palpitandole il sen.

Ahimè quale infelice

Giogo era pronto a scendere Su la incauta cervice, S’io nel dolce pericolo Tornava il quarto dì!

Ma con veloci rote

Me, quantunque mal docile, Ratto per le remote

Campagne il mio buon Genio Opportuno rapì.

Tal che in tristi catene Ai garzoni ed al popolo Di giovanili pene Io canuto spettacolo Mostrato non sarò.

Bensì, nudrendo il mio Pensier di care immagini, Con soave desìo

Intorno all’onde Adriache Frequente volerò.

E' indispensabile leggere tutto il componimento. Si tenga presente che in questo caso l'ode è molto lunga, quindi si presta a molteplici interventi di modificazione. Quello presentato qui è solo uno dei molti possibili. Si procede a scegliere le parti che si ritengono interessanti. Avremo dunque una riduzione dei versi. Non è importante al momento la punteggiatura o la grammatica: entrambi gli aspetti verranno definiti più tardi.

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Amoroso velen;

Nè quando lo interrotto Dal fuggitivo giovane Piacer cantava, sotto A la percossa cetera Palpitandole il sen.

Tal che in tristi catene Ai garzoni ed al popolo Di giovanili pene Io canuto spettacolo Mostrato non sarò.

Bensì, nudrendo il mio Pensier di care immagini, Con soave desìo

Frequente volerò.

Selezioniamo le frasi che ci sembrano più significative e che hanno un senso accostate le une alle altre. Questo ultimo aspetto è trascurabile se si decide di creare dei nonsense.

Realizziamo un'ulteriore raffinamento dell'espressione, eliminiamo le frasi incomprensibili, semplifichiamo e sistemiamo l'ortografia. Otterremo un testo di questo genere

Amoroso velen, tal che in tristi catene di giovanili pene io canuto spettacolo mostrato non sarò.

Bensì, nudrendo il mio pensier di care immagini, con soave desìo

frequente volerò.

Infine possiamo stabilire un titolo e aggiungere in calce l'indicazione dell'autore originale e del titolo dell'opera. Qualora si decida di lavorare su più testi, andranno indicati tutti i titoli.

(7)

VECCHIAIA Amoroso velen, tal che in tristi catene di giovanili pene io canuto spettacolo mostrato non sarò.

Bensì, nudrendo il mio pensier di care immagini, con soave desìo

frequente volerò.

liberamente tratto da PARINI – ODI – IL PERICOLO

Come si vede l'esempio proposto è molto elementare. Proviamo con un altro esempio e scegliamo stavolta l'ode ALLA MUSA, che scarichiamo da internet come sopra.

Te il mercadante, che con ciglio asciutto Fugge i figli e la moglie ovunque il chiama Dura avarizia, nel remoto flutto,

Musa, non ama.

Nè quei, cui l’alma ambizïosa rode5 Fulgida cura; onde salir più agogna;

E la molto fra il dì temuta frode Torbido sogna.

Nè giovane, che pari a tauro irrompa Ove a la cieca più Venere piace:

Nè donna, che d’amanti osi gran pompa Spiegar procace.

Sai tu, vergine dea, chi la parola Modulata da te gusta od imita;

Onde ingenuo piacer sgorga, e consola15 L’umana vita?

(8)

Colui, cui diede il ciel placido senso E puri affetti e semplice costume;

Che di sè pago e dell’avito censo Più non presume.

Che spesso al faticoso ozio de’ grandi E all’urbano clamor s’invola, e vive Ove spande natura influssi blandi O in colli o in rive.

E in stuol d’amici numerato e casto, Tra parco e delicato al desco asside;

E la splendida turba e il vano fasto Lieto deride.

Che a i buoni, ovunque sia, dona favore;

E cerca il vero; e il bello ama innocente;

E passa l’età sua tranquilla, il core Sano e la mente.

Dunque perchè quella sì grata un giorno Del Giovin, cui diè nome il dio di Delo, Cetra si tace; e le fa lenta intorno Polvere velo?

Ben mi sovvien quando, modesto il ciglio, Ei già scendendo a me giudice fea

Me de’ suoi carmi: e a me chiedea consiglio:

E lode avea.

Ma or non più. Chi sa? Simile a rosa Tutta fresca e vermiglia al sol, che nasce, Tutto forse di lui l’eletta Sposa

L’animo pasce.

(9)

E di bellezza, di virtù, di raro45 Amor, di grazie, di pudor natìo L’occupa sì, ch’ei cede ogni già caro Studio all’oblìo.

Musa, mentr’ella il vago crine annoda A lei t’appressa; e con vezzoso dito A lei premi l’orecchio; e dille: e t’oda.

Anco il marito.

Giovinetta crudel, perchè mi togli

Tutto il mio d’Adda, e di mie cure il pregio, E la speme concetta, e i dolci orgogli D’alunno egregio?

Costui di me, de’ genj miei si accese Pria che di te. Codeste forme infanti Erano ancor, quando vaghezza il prese De’ nostri canti.

Ei t’era ignoto ancor quando a me piacque.

Io di mia man per l’ombra, e per la lieve Aura de’ lauri l’avviai ver l’acque, Che al par di neve

Bianche le spume, scaturir dall’alto65 Fece Aganippe il bel destrier, che ha l’ale:

Onde chi beve io tra i celesti esalto E fo immortale.

Io con le nostre il volsi arti divine Al decente, al gentile, al raro, al bello:

Fin che tu stessa gli apparisti al fine Caro modello.

(10)

E, se nobil per lui fiamma fu desta Nel tuo petto non conscio: e s’ei nodrìa Nobil fiamma per te, sol opra è questa Del cielo e mia.

Ecco già l’ale il nono mese or scioglie Da che sua fosti, e già, deh ti sia salvo, Te chiaramente in fra le madri accoglie Il giovin alvo.

Lascia che a me solo un momento ei torni;

E novo entro al tuo cor sorgere affetto, E novo sentirai da i versi adorni Piover diletto.

Però ch’io stessa, il gomito posando85 Di tua seggiola al dorso, a lui col suono De la soave andrò tibia spirando

Facile tono.

Onde rapito, ei canterà che sposo Già felice il rendesti, e amante amato;

E tosto il renderai dal grembo ascoso Padre beato.

Scenderà in tanto dall’eterea mole Giuno, che i preghi de le incinte ascolta.

E vergin io de la Memoria prole Nel velo avvolta

Uscirò co’ bei carmi; e andrò gentile Dono a farne al Parini, Italo cigno, Che a i buoni amico, alto disdegna il vile Volgo maligno.

(11)

E' indispensabile nuovamente leggere tutto il componimento. Teniamo presente che anche in questo caso l'ode è molto lunga, quindi si presta a molteplici interventi di modificazione. Quello presentato qui è solo uno dei molti possibili. Selezioniamo le frasi che ci sembrano più significative e che hanno un senso accostate le une alle altre. Questo ultimo aspetto è trascurabile se si decide di creare dei nonsense. Riduciamo quindi il materiale a disposizione.

Dura avarizia, nel remoto flutto, Musa, non ama.

Nè quei, cui l’alma ambizïosa rode Fulgida cura; onde salir più agogna;

E la molto fra il dì temuta frode Torbido sogna.

Nè giovane, che pari a tauro irrompa Ove a la cieca più Venere piace:

Nè donna, che d’amanti osi gran pompa Spiegar procace.

A questo punto possiamo ordinare i versi , scegliere il titolo, sistemare la punteggiatura e limare le espressioni troppo ottocentesche. Ricordiamo di aggiungere in calce l'indicazione dell'autore originale e del titolo dell'opera: qualora si decida di lavorare su più testi, andranno indicati tutti i titoli

MUSA, NON AMA

Dura avarizia, nel remoto flutto, nè quei, cui l’alma ambizïosa rode e la molto temuta frode

torbido sogna.

Nè giovane, che pari a tauro irrompa nè donna, che d’amanti osi gran pompa spiegar procace.

liberamente tratto da PARINI – ODI –ALLA MUSA

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Le schede proposte differenziano i due percorsi illustrati sopra, in modo che ognuno possa decidere quale preferisce. Nella scheda progetto 1 è contenuto il percorso su IL PERICOLO, nella scheda 2 quello su ALLA MUSA. Altri e forse più graziosi esempi di testi che si possono ottenere con questa tecnica sono reperibili, come già indicato precedentemente, sul sito www. monicamonici.it alla pagina SCRITTI. La raccolta si chiama BURLE.

NONSENSE

Il NONSENSE è un un componimento che può essere breve, in versi o in prosa, costruito attorno ad un contenuto paradossale o assurdo, spesso con finalità comiche o ironiche. Per esemplificare l'idea della creazione di nonsense ne propongo qui di seguito esempi molto semplici, che trovate nella scheda NONSENSE. Ogni docente sarà in grado di valutare quale percorso preferire in relazione al contesto in cui opera e ai destinatari dell'attività. Il testo di partenza proposto nella scheda nonsense 1 è nuovamente IL PERICOLO ( vedi sopra). Stavolta anziché privilegiare il senso delle parole prestiamo attenzione al suono. E' indispensabile leggere tutto il componimento. Si procede a scegliere le parti che si ritengono interessanti: avremo dunque una riduzione dei versi. Non è importante al momento la punteggiatura o la grammatica: entrambi gli aspetti verranno definiti più tardi. Il criterio che ho scelto è quello della rima: seleziono quindi i versi che abbiano tra loro affinità. Il senso logico non è una priorità. Nuovamente le idee qui sotto sono solo due delle tantissime possibili.

In vano in van la chioma E l’anima già doma Il senno dall’età Arme della beltà.

Si crederà che scudo A mobil seno a nudo

Sien contro ad occhi fulgidi Rendeano ai guardi cupidi Gode assalir nel porto E, rotto il fune e il torto Invecchiato nocchier;

Riso del suo poter.

E per novo periglio Darlo del cieco figlio, Ecco me di repente,

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Lustro di già scendente, Il piè servo ad amor:

Di mia patria splendor.

Benchè gran tempo al saldo Novello eccitar caldo Tu dai lidi sonanti Chi sola de gli amanti Donna d’incliti pregi Che di consigli egregi Si lascia il lungo crin:

L’almo aspetto divin.

Se non che a lei dintorno Dannosamente adorno E a le nevi del petto, Veli non ben costretto, In tanto il vago labro, E d’altre insidie fabro, Chinandosi da i morbidi Gìa modulando i lepidi Amoroso velen;

Palpitandole il sen.

Ahimè quale infelice Su la incauta cervice, Ma con veloci rote Ratto per le remote Tal che in tristi catene Di giovanili pene Ai garzoni ed al popolo Io canuto spettacolo Mostrato non sarò.

Frequente volerò.

Selezioniamo le frasi che ci sembrano più significative, che ci suggeriscono un'immagine, un'idea.

Decidiamo, nel caso in cui utilizziamo come criterio quello della rima, quale schema metrico adottare. In questo caso scelgo uno schema ABAB. Realizziamo un'ulteriore raffinamento

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dell'espressione, eliminiamo le frasi incomprensibili, semplifichiamo e sistemiamo l'ortografia. I versi possono essere scambiati e spostati a piacimento. Infine possiamo stabilire un titolo e aggiungere in calce l'indicazione dell'autore originale e del titolo dell'opera. Qualora si decida di lavorare su più testi, andranno indicati tutti i titoli.

ASSALTO

In vano in van la chioma rotto il fune e il torto l’anima già doma gode assalir nel porto.

liberamente tratto da PARINI – ODI – IL PERICOLO

Nel caso seguente invece lo schema è lievemente più complesso: ABAB CDCD. La base di

partenza è sempre la selezione di rime che ho realizzato precedentemente. Come si vede le soluzioni possibili sono innumerevoli.

VELENO Di novo periglio dannosamente adorno darlo al cieco figlio, se non che a lei dintorno.

Amoroso velen, dai lidi sonanti palpitandole il sen, sola tra gli amanti.

liberamente tratto da PARINI – ODI – IL PERICOLO

La seconda scheda sul nonsense propone un percorso su un'altra ode di Parini: ALLA MUSA . Per il testo vedi sopra. E' come sempre indispensabile leggere tutto il componimento. Si procede a scegliere le parti che si ritengono interessanti. Avremo dunque una riduzione dei versi. Non è importante al momento la punteggiatura o la grammatica: entrambi gli aspetti verranno definiti più tardi. Il criterio che ho scelto è quello della rima: seleziono quindi i versi che abbiano tra loro affinità. Il senso logico non è una priorità.

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Te il mercadante, che con ciglio asciutto Dura avarizia, nel remoto flutto,

Fulgida cura; onde salir più agogna;

Torbido sogna.

Nè giovane, che pari a tauro irrompa Nè donna, che d’amanti osi gran pompa Che spesso al faticoso ozio de’ grandi Ove spande natura influssi blandi E in stuol d’amici numerato e casto, E la splendida turba e il vano fasto E cerca il vero; e il bello ama innocente;

Sano e la mente.

Dunque perchè quella sì grata un giorno Cetra si tace; e le fa lenta intorno

Ben mi sovvien quando, modesto il ciglio, Me de’ suoi carmi: e a me chiedea consiglio:

Amor, di grazie, di pudor natìo Studio all’oblìo.

E di bellezza, di virtù, di raro L’occupa sì, ch’ei cede ogni già caro Musa, mentr’ella il vago crine annoda A lei premi l’orecchio; e dille: e t’oda.

A lei t’appressa; e con vezzoso dito Anco il marito.

Pria che di te. Codeste forme infanti De’ nostri canti.

Io di mia man per l’ombra, e per la lieve Che al par di neve

Io con le nostre il volsi arti divine Fin che tu stessa gli apparisti al fine Al decente, al gentile, al raro, al bello:

Caro modello.

E, se nobil per lui fiamma fu desta Nobil fiamma per te, sol opra è questa

(16)

Selezioniamo le frasi che ci sembrano più significative, che ci suggeriscono un'immagine, un'idea.

Decidiamo, nel caso in cui utilizziamo come criterio quello della rima, che schema metrico adottare.

In questo caso scelgo uno schema ABAB. Realizziamo un'ulteriore raffinamento dell'espressione, eliminiamo le frasi incomprensibili, semplifichiamo e sistemiamo l'ortografia. I versi possono essere scambiati e spostati a piacimento. Infine possiamo stabilire un titolo e aggiungere in calce l'indicazione dell'autore originale e del titolo dell'opera. Qualora si decida di lavorare su più testi, andranno indicati tutti i titoli.

NOBILTA'

Nobil fiamma per te, sol opra è questa al decente, al gentile, al raro, al bello e, se nobil per lui fiamma fu desta, caro modello.

liberamente tratto da PARINI – ODI –ALLA MUSA

Nel caso seguente invece lo schema è lievemente più complesso: ABAB CDCD. Nulla ci vieta di tagliare i versi, di scambiare le parole, di sostituirle con termini più appropriati. Come si vede le soluzioni possibili sono innumerevoli.

INCUBO

Torbido sogna

chi con ciglio asciutto sempre salir più agogna nel remoto flutto.

Il giovane che pari a tauro irrompa, modesto il ciglio,

e d’amanti osi gran pompa e a me chiedea consiglio.

liberamente tratto da PARINI – ODI –ALLA MUSA

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