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Osservazioni sulla riforma universitaria in Sardegna nell'età del ministro Bogino: il ca so di Cagliari

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Pierpaolo Merlin

OSSERVAZIONI SULLA RIFORMA UNIVERSITARIA IN SARDEGNA NELL’ETA’ DEL MINISTRO BOGINO: IL CASO DI CAGLIARI.

La riorganizzazione dell’istruzione superiore in Sardegna durante il governo di Carlo Emanuele III di Savoia, è stata in anni recenti ampiamente trattata dagli storici, che ne hanno sottolineato l’importanza all’interno delle riforme portate avanti nell’isola dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino.1 A questo proposito, non essendo uno specialista di storia della cultura e dell’Università in particolare, mi limiterò ad alcune riflessioni, sviluppate mentre curavo l’edizione di una raccolta di documenti conservati nell’Archivio di Stato di Torino, che ora fa parte di una collana di fonti inerenti la storia sarda diretta da Maria Rosa Cardia e Luciano Marrocu.2

Mi interessa qui segnalare certi aspetti della questione, magari secondari rispetto a quelli della struttura didattica e dell’offerta formativa, ma certo non marginali se si considera, come credo sia giusto, la riforma delle Università sarde parte integrante della politica sabauda nell’età boginiana. Il valore eminentemente politico dell’intervento nel campo dell’istruzione era del resto ben presente ai governanti piemontesi fin dagli anni trenta del settecento, quando erano stati chiamati a risolvere i contrasti scoppiati a Sassari tra l’arcivescovo Bernardino Roero, l’ordine dei Gesuiti e il

1 Cfr. ANTONELLO MATTONE-PIERO SANNA, Settecento sardo e cultura europea, Milano, Franco Angeli, 2007, p.13-106. Un quadro complessivo è offerto dal recente FABIO PRUNERI, L’istruzione in Sardegna, 1720-1848, Bologna, Il Mulino, 2011, p.25 sgg. In generale sulle riforme boginiane cfr. GIUSEPPE RICUPERATI, Il riformismo sabaudo e la Sardegna.

Appunti per una discussione, «Studi storici», (1986), p.57-92, saggio ripubblicato con aggiornamenti in GIUSEPPE

RICUPERATI, I volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Torino, Meynier, 1989, p.159-202. Si vedano inoltre ANNA GIRGENTI, La storia politica nell’età delle riforme, in Storia dei Sardi e della

Sardegna, IV, L’età contemporanea, a cura di MASSIMO GUIDETTI, Milano, Jaca Book, 1989, p.25-112. ANTONELLO

MATTONE, Istituzioni e riforme nella Sardegna del Settecento, in Dal trono all’albero della libertà. Trasformazioni e

continuità istituzionali nei territori del Regno di Sardegna dall’antico regime all’età rivoluzionaria, I, Roma, Ministero

per i Beni Culturali e Ambientali, 1991, p.325-419. Nuove indicazioni per la ricerca emergono nei saggi raccolti in

Governare un Regno. Viceré, apparati burocratici e società nella Sardegna del Settecento, a cura di PIERPAOLO MERLIN,

Roma, Carocci, 2005.

2 Cfr. PIERPAOLO MERLIN, Progettare una riforma. La rifondazione dell’Università di Cagliari (1755-1765), AIPSA, Cagliari, 2010.

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Comune, in merito alla gestione del locale Studio universitario.3 La difficile situazione sassarese aveva fornito ai funzionari sabaudi lo spunto per esortare il sovrano ad intervenire energicamente non solo a Sassari, ma anche a Cagliari, suggerendo altresì di creare nell’isola un apposito Magistrato degli studi a somiglianza di quello già istituito a Torino da Vittorio Amedeo II.4

Quell’invito non ebbe seguito, tuttavia è possibile anticipare l’emergere di una volontà riformatrice almeno alla metà degli anni Cinquanta, se si considerano le osservazioni sviluppate a Cagliari dalla giunta appositamente riunita per ordine sovrano nel gennaio 1755.5 La presiedeva un viceré particolarmente dotato dal punto di vista politico, il conte Giambattista Cacherano di Bricherasio, figura che meriterebbe di essere studiata in modo approfondito.6 Del resto, nella commissione erano presenti altri personaggi destinati ad avere una funzione di rilievo

3 A proposito si veda EMANUELA VERZELLA, Dispute giurisdizionali, privilegi del re, convenzioni, bozze di leggi e norme

approvate: gli ordinamenti dell’Università di Sassari dalle sue origini al 1765, in Le Università minori in Europa (secoli XV-XIX), Atti del Convegno Internazionale di Studi (Alghero, 30 ottobre-2 novembre 1996), a cura di GIAN PAOLO

BRIZZI-JACQUES VERGER, Catanzaro, Rubbettino, 1998, p.759-761. Sulla figura del prelato, figlio del conte di Cortanze Ercole Tommaso Roero, viceré di Sardegna dal 1727 al 1731, cfr. ANTONIO VIRDIS, Rovero Bernardino Ignazio, in Dizionario

Biografico dell’Episcopato sardo, II, Il Settecento, a cura di FRANCO ATZENI-TONINO CABIZZOSU, Cagliari, AM&D

Edizioni, 2005, p.210-218. Sulla vicenda esiste una copiosa documentazione conservata in ARCHIVIO DI STATO DI TORINO (AST), Corte, Paesi, Sardegna, Politico, cat.10, Università di Sassari, m.3, in particolare fasc.5, 1734 e 1736,

Copia delle informazioni prese ad istanza del Promotor Fiscale delle Curia Ecclesiastica Turritana sovra la competenza del Foro dell’Università di Sassari eretta nel Collegio Massimo di San Giuseppe de’Padri Gesuiti; fasc.6, Varie carte concernenti le pendenze tra l’Arcivescovo di Sassari ed i Gesuiti di quel Collegio Massimo di San Giuseppe a riguardo della giurisdizione sopra quell’Università; fasc.7, Varie carte concernenti le differenze tra i Gesuiti del Collegio Massimo di San Giuseppe in Sassari e quella Città a cagione della sopraintendenza da questa pretesa sopra l’Università, coi documenti hinc inde prodotti, e pareri relativi.

4 Si veda a riguardo MERLIN, Progettare una riforma, p.39, documento n.1. La bozza del regolamento per il nuovo organismo si trova in AST Corte, Paesi, Sardegna, Politico, cat.10, Università di Sassari, m.4, fasc.8, 4/3/1738. Progetto

di Regia Patente per l’erezione del Magistrato della Riforma degli Studi dell’Università di Sassari, con istruzioni per lo stesso Magistrato.

5 MERLIN, Progettare una riforma, p.42-52, documento n.3. Sull’importanza dell’anno 1755 per l’avvio delle riforme in Sardegna, cfr. MATTONE, Istituzioni e riforme, p.380 sgg.

6 Il ruolo del viceré viene ampiamente sottolineato nella relazione di un funzionario piemontese, Antonio Bongino, scritta nel 1758 poco prima che a Bogino fosse assegnata la direzione degli Affari di Sardegna. Lo stesso Bongino verrà inviato nell’isola in qualità di intendente generale. (cfr. MARCO RODARI, La Sardegna nell’età di Bogino attraverso le

corrispondenze degli Intendenti generali, tesi di laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino,

relatore Prof. Donatella Balani, a.a. 2000-200. Ringrazio Donatella Balani per avermi fatto leggere il dattiloscritto). Anche Antonio Canova, un altro collaboratore del ministro, nella sua inedita Relazione della Sardegna (scritta dopo il 1773), rileva l’importanza di Bricherasio, alle cui idee non a caso si richiamerà l’economista Michele Angelo Ignazio Donaudi delle Mallere, nel suo piano per sviluppare il commercio sardo, abbozzato tra 1788 e 1789 (cfr. GIORGIO MONESTAROLO, Negozianti e imprenditori nel Piemonte d’Antico regime, La cultura economica di Ignazio Donaudi delle

Mallere (1744-1795), Firenze, Olsckhi, 2006. ID., Un frontiera interna: il commercio fra il Piemonte e la Sardegna alla fine del secolo XVIII, in Lo spazio sabaudo. Intersezioni, frontiere e confini in età moderna, a cura di BLYTHE ALICE

RAVIOLA, Milano, Franco Angeli, p.309-340). Si veda inoltre ANNA GIRGENTI, Memorie di funzionari nel periodo del

riformismo boginiano in Sardegna, in La memoria, i Lumi, la Storia, Materiali della Società di Studi sul XVIII secolo,

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nell’elaborazione della successiva politica universitaria, come i magistrati Paolo Michele Niger e Ignazio Arnaud.7

Un altro aspetto che vorrei trattare è costituito dai tempi del processo. Se le prime avvisaglie si possono far risalire alla metà del secolo, in seguito è ravvisabile un rallentamento dei propositi riformatori. Esiste una fase di preparazione e di discussione, a cui appartengono per esempio le sintesi preparate da funzionari come Antonio Bongino e da Michele Antonio Gazano, ma è circoscritta agli organi burocratici torinesi (segreterie di Stato e di Guerra, ufficio delle Finanze, Consiglio Supremo di Sardegna).8 E’ il modo di procedere delle giunte, secondo un sistema che sarà perfezionato proprio da Bogino e che diventerà caratteristico di una prassi di governo, come ha ben descritto Giuseppe Ricuperati.9

I risultati di tale lavoro di ampio respiro e che coinvolge larghi settori dell’apparato amministrativo centrale, sono però ancora limitati nella pratica da un eccesso di cautela, che caratterizza i vari progetti discussi. Questa prudenza ha varie cause: timore di spese eccessive e di investimenti rischiosi, desiderio di non turbare le consuetudini locali, poca fiducia nella possibilità di incidere in un contesto socio politico ritenuto ostile e difficile da cambiare. Si tratta di opinioni piuttosto diffuse tra gli ufficiali piemontesi.

L’azione riformatrice alla fine degli anni cinquanta ristagna; probabilmente ci si misura con la dura realtà dei fatti: una cosa è progettare a tavolino, un’altra operare sul campo. Inoltre, ci sono

7 Niger, nativo di Bra in Piemonte e figlio di un medico, era stato in precedenza sostituto procuratore generale e conservatore generale delle gabelle. Dopo l’esperienza sarda terminò la carriera ai vertici dell’amministrazione, diventando anche primo presidente del Senato di Torino. Nel 1774 gli venne assegnato il feudo di Oulx nella Valle di Susa con il titolo di conte (cfr. ANTONIO MANNO, Patriziato subalpino, ad vocem, PIETRO GAETANO GALLI DELLA LOGGIA, Cariche del Piemonte e paesi uniti colle serie cronologica delle persone che le hanno occupate ed altre notizie

di nuda istoria dal fine del secolo decimo sino al dicembre 1798, II, Torino, Onorato Derossi Stampatore, 1798,

appendice, p.31, p.41-42). Arnaud, piemontese di Chieri aveva esordito come sostituto avvocato dei poveri. In Sardegna ebbe l’ufficio di avvocato fiscale e giudice presso la Reale Udienza, quindi divenne reggente. Tornato in patria fu nominato presidente del Senato di Torino e nel 1771 fu creato conte di San Salvatore (cfr. MANNO, Patriziato

subalpino, ad vocem). Il ruolo di entrambi è rilevato da ANNA GIRGENTI, Il ministro Bogino e i viceré: un rapporto complesso, in Governare un Regno, p.233-275.

8 Si tratta della Relazione dei vari progetti sovra diverse materie che riflettono la Sardegna, conservata nella Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti di Storia patria, 858, e della Relazione delle rendite demaniali della Sardegna, presente in AST Corte, Paesi, Sardegna, Politico, serie K, volume unico.

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resistenze interne e non mancano tentativi di insabbiare il piano di rinnovamento.10 Comunque sia, nel 1759 la situazione è bloccata, tanto che un anonimo testimone poteva allora osservare che a Cagliari esisteva sì l’università, ma «di nome solamente».11 La decadenza dell’istituzione veniva però avvertita anche dal ceto dirigente cittadino, che nel 1758 si era fatto promotore di un esposto al sovrano, in cui lamentando la situazione, chiedeva che venissero rispettate le antiche costituzioni per l’Università del 1626.12

Come osservava tuttavia a riguardo il reggente Paolo Michele Niger, le denunce della municipalità sugli abusi commessi nella gestione universitaria, fornivano un’occasione opportuna per un intervento diretto del governo torinese, al fine di portare avanti una riforma radicale, destinata ad affermare la piena sovranità regia sopra l’università, sottratta una volta per tutte al controllo dei poteri locali: Comune, arcivescovo, clero regolare (gesuiti e scolopi), collegi professionali.13

Un deciso mutamento della situazione avviene nei primi anni sessanta, grazie tra l’altro ad un fatto di enorme importanza in una realtà come quella sarda, vale a dire il coinvolgimento della Chiesa nella trasformazione civile e politica della società, le cui parole d’ordine sono educazione, ordine, disciplina, nel quadro di un più generale rinnovamento etico e culturale delle classi dirigenti locali. In questo senso l’interesse governativo non è più soltanto rivolto alle istituzioni universitarie, ma in primo luogo all’istruzione inferiore e a quella del clero in particolare. Il ruolo svolto a proposito dall’episcopato piemontese è di grande rilevanza, come è testimoniato dalla presenza,

10 Antonio Bongino, uno degli stessi funzionari incaricati di tracciare un quadro delle situazione sarda ad uso del ministro Bogino, osservava che la relazione inviata dalla giunta cagliaritana nel 1755 era arrivata a Torino, ma poi non si sapeva «quale esito abbia sortito. Non si sa se, in seguito a questo parere, siasi poi formata la Giunta progettata e tanto meno se questa abbia preso ad esaminare l’affare, dato il suo sentimento e quello trasmesso alla segreteria di Stato o se la cosa sia rimasta in sospeso, in aspettativa alle volte di notizie ulteriori»(la citazione è tratta da Il

riformismo settecentesco in Sardegna, a cura di LUIGI BULFERETTI, Cagliari, Fossataro, 1966, p.364-370).

11 Questa è la testimonianza di un anonimo viaggiatore, riportata in Descrizione dell’isola di Sardegna, a cura di FRANCESCO MANCONI, Comune di Cagliari, Pizzi, 1985, p.15 e nota.

12 AST Corte, Paesi, Sardegna, Politico, cat.10, Università di Cagliari, m.1, fasc.6, 19/2/1758. Raccorso a S.M. del

Dottor e Canonico Guiso, Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, a cui vanno unite le Costituzioni di essa fatte dai Giurati di Cagliari in data del primo febbraio 1626, e parere del Reggente Niger relativo.

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fin dall’inizio delle riforme, di personaggi di spicco quali Giulio Cesare Gandolfi e soprattutto Giuseppe Agostino Delbecchi.14

Il processo di rinnovamento subisce però un’accelerazione decisiva con l’arrivo nell’isola dell’uomo di fiducia di Bogino, Pietro Giuseppe Graneri, creato giudice della Reale Udienza nel 1761, il quale può essere considerato un vero e proprio gran commis.15 L’intervento demiurgico del ministro si rivela fondamentale nell’orientare le scelte e nell’imporne l’esecuzione ad un ceto di ufficiali locali non sempre disposti a collaborare con il governo centrale, come hanno messo in luce gli studi più recenti.16

Le basi su cui lavorare in effetti erano già state gettate: si trattava delle conclusioni della giunta del 1755, arricchite dalle successive raccolte di documenti e informazioni. A questo si aggiungeva il lavoro si sintesi svolto da Graneri, ma la novità era costituita dalla volontà di mettere finalmente in pratica i piani elaborati a livello di organi burocratici. Non a caso la determinazione dimostrata dalla monarchia sabauda suscitò nel 1763 la reazione del Consiglio comunale di Cagliari, preoccupato del fatto che la città perdesse i privilegi relativi al governo dell’Università.17

Fu proprio nell’ambito dell’affermazione dell’autorità sovrana sui vari poteri cittadini, che venne avvertita la necessità di distinguere anche fisicamente l’università di fondazione regia rispetto alla vecchia istituzione, grazie alla costruzione di un nuovo edificio universitario e l’allestimento di altri spazi ad esso pertinenti, come l’orto botanico, il teatro e la biblioteca, così da realizzare una vera e

14 Sul primo si veda la voce curata da FRANCESCO CARBONI nel Dizionario biografico dell’episcopato sardo, p.129-137. Cfr. inoltre MARIA TERESA SILVESTRINI, La politica della religione. Il governo ecclesiastico nello Stato sabaudo del XVIII

secolo, Firenze, Olschki, 1997, p.336 in nota. Sulla famiglia di provenienza ANTONIO MANNO, Patriziato subalpino, ad vocem. Sul secondo prelato, ligure di Oneglia, ma suddito sabaudo, si veda l’esauriente profilo tracciato da GIORGIO

PUDDU nel Dizionario Biografico dell’episcopato sardo, p.95-103.

15 Graneri proveniva da una famiglia di funzionari, che nella prima metà del XVII secolo si era legata al servizio di Cristina di Francia, duchessa di Savoia, moglie di Vittorio Amedeo I e prima Madama Reale (cfr. MANNO, Patriziato

subalpino, ad vocem). Cavaliere e quindi commendatore gran croce dell’Ordine mauriziano, prima di venire in

Sardegna Graneri era stato senatore a Nizza. Rientrato in Piemonte, nel 1768 divenne avvocato generale e quindi fu impegnato in missioni diplomatiche a Roma, Vienna e Madrid. Creato conte nel 1781, fu nominato titolare della Segreteria degli Interni nel 1789 e infine ministro di Stato (cfr. GALLI DELLA LOGGIA, Cariche di Piemonte, III, p.61-62). Sulla sua attività politica cfr. GIUSEPPE RICUPERATI, Il Settecento, in Il Piemonte sabaudo. Stato e territori in età

moderna, t.1, vol.VIII della Storia d’Italia, diretta da GIUSEPPE GALASSO, Torino, UTET, p.671 sgg. Un profilo esauriente

del personaggio è tracciato da ANDREA MERLOTTI nel Dizionario Biografico degli Italiani, LVIII, Roma, 2004, p.538-540. 16 Si veda a proposito GIRGENTI, Il ministro Bogino e i viceré, passim.

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propria «cittadella del sapere».18 Tra dicembre 1763 e gennaio 1764 venne convocata un’apposita giunta, presieduta dal viceré Balio della Trinità, col compito di «prendere in disamina i mezzi, coi quali portare a compimento la luminosa erezione dell’Università de’Studij».19 Il municipio cagliaritano dal canto suo decise alla fine di cedere al regio patrimonio l’antico fabbricato dello Studio, così che i lavori di ristrutturazione poterono iniziare nel 1765 sotto la direzione dell’ingegnere militare Saverio Belgrano di Famolasco.20 Nel giugno 1764 erano intanto state promulgate le Regie Costituzioni che decretavano ufficialmente la «ristaurazione della Regia Università di Cagliari».21

Benché non fosse ancora disponibile una sede adeguata, il 3 novembre 1764 con una solenne cerimonia pubblica, destinata ad inaugurare una tradizione, venne aperto l’anno accademico.22 L’evento costituì un notevole esempio del cerimoniale che caratterizzava i rituali del potere monarchico e fu orchestrato con una sapiente regia, che assegnò con precisione i ruoli e i posti occupati sia dai singoli, sia dai ceti. Esso inoltre creò una nuova occasione d’incontro, che insieme ad altre manifestazioni civili e religiose, tenderanno a trasformarsi, come è stato sottolineato, «in momenti di organizzazione del consenso intorno alla politica piemontese».23

Per concludere, vorrei accennare ad un tema controverso, cioè quello dell’efficacia della riforma universitaria. C’è un dato di fatto condiviso ormai dalla storiografia: il carattere limitato dell’innovazione didattica.24 Programmi e metodi di insegnamento, sia pur con differenze tra le varie Facoltà, erano molto tradizionali e conservatori. Ciò tuttavia non impedì che si realizzasse un

18 Ivi, p.87-89, documento n.13. Su questo aspetto molto materiale è conservato in AST Corte, Paesi, Sardegna,

Politico, cat.10, Università di Cagliari, m.2, fasc.22, Memorie e calcoli per la nuova fabbrica dell’Università di Cagliari e i suoi accessori.

19 Cfr. MERLIN, Progettare una riforma, p.27.

20 Sull’attività di tale personaggio si veda AUGUSTO CAVALLARI MURAT, Saverio Belgrano di Famolasco, ingegnere

sabaudo quale architetto in Sardegna, «Atti e Rassegna tecnica della Società Ingegneri e Architetti di Torino», XV, 1961,

p.3-23. Cfr. inoltre ILARIO PRINCIPE, Cagliari, Roma-Bari, Laterza, 1988, p.125-127.

21 Il testo legislativo è riprodotto in MERLIN, Progettare una riforma, p.109-152, documento n.17. 22 Ivi, p.160-164, documento n.21.

23 MATTONE-SANNA, La rivoluzione delle idee, p.50.

24 Si veda ad esempio quanto detto a proposito dell’insegnamento del diritto in ITALO BIROCCHI, Università e riforme:

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positivo impatto sul chiuso mondo isolano e si verificasse un’importante ricaduta culturale, testimoniata dalla diffusione della lettura e dei suoi strumenti: libri e gazzette, nonché dalla formazione di biblioteche, sia pubbliche, sia private. Fenomeno quest’ultimo, che ha suscitato di recente gli interesse degli studiosi.25

Furono così gettate le basi, affinché qualche decennio più tardi, nella Sardegna dei primi anni novanta, la crisi dell’assolutismo trovasse i suoi interpreti proprio nelle elites intellettuali formatesi nelle università restaurate, a contatto della cultura del «rifiorimento» e della riscoperta dell’identità «patria», che le avrebbe portate a rivendicare un nuovo rapporto tra il Regno e la monarchia sabauda. Quello che invece il governo torinese non riuscì a risolvere e che non a caso emerse drammaticamente nelle rivendicazioni del «triennio rivoluzionario», fu la questione degli sbocchi occupazionali ossia del coinvolgimento nella vita politica e sociale sarda delle generazioni di laureati usciti dalle università riformate.

Come già osservava a suo tempo Giuseppe Ricuperati, «la riorganizzazione delle Università di Cagliari e Sassari e dell’intero sistema scolastico sardo, era stata voluta dal Bogino per creare in loco una nuova classe dirigente, capace di collaborare con lo stato. Questo presupponeva un progressivo assorbimento dei laureati nelle cariche civili, militari e religiose non solo dell’isola, ma dell’intero stato».26 Si trattava insomma di favorire un processo, che come sappiamo, purtroppo non si realizzò e le cui contraddizioni erano destinate ad emergere in modo drammatico alla fine del secolo.

25 A proposito mi limito a citare il recente WALTER FALGIO, Libro e Università nella Sardegna del ‘700, Cagliari, AM&D Edizioni, 2011.

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