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Un filo rosso

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Academic year: 2021

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J AMD 2016 | VOL. 19 | N. 4

Un filo rosso

A red thread

L. Monge

1 amd-to.monge@alma.it

Se dovessimo cercare il filo rosso che unisce gli arti-coli di questo numero, penso proprio che potremmo identificarlo nella “personalizzazione della cura”. L’editoriale di De Micheli (pag. 223), in qualità di Coordinatore del Gruppo Terapia Personalizzata ci introduce, con la puntualità cui ci ha abituato, a un tema di grande attualità e prospettiva, la Medicina di Precisione, ovvero le modalità di fenotipizzazione e genotipizzazione che grazie alle nuove tecnologie renderanno unico per ognuno di noi l’approccio dia-gnostico e terapeutico. Una prospettiva a mio pare-re allo stesso tempo entusiasmante e affascinante, quanto inquietante, e che ci pone alcuni quesiti. La medicina di precisione, in un mondo dove aumen-tano inesorabilmente le disparità, sarà la medicina di pochi? sarà una nuova fonte di discriminazione? e questo spostare sempre di più l’attenzione al singolo individuo ci farà dimenticare che, come dice l’OMS, l’approccio alla malattia e alla sua prevenzione è più efficace se l’intervento, piuttosto che sul rischio del singolo, è in grado di modificare l’ambiente che fa-vorisce le malattie? non è più importante agire sui determinanti sociali delle malattie, attraverso politi-che sanitarie, educazione collettiva, nuove tecnologie comunicative e ambiente delle città?

Forse la sfida maggiore non sarà quella di definire i nuovi percorsi di fenotipizzazione/ genotipizzazio-ne, quanto di renderli sostenibili nei futuri contesti. L’approccio della Medicina di Precisione ci parrà oggi ancora troppo lontano, ma non dobbiamo far-ci cogliere impreparati, e la riflessione che parte da questo intervento vuole essere di stimolo e aprire un dibattito sul tema.

A proposito di determinanti sociali e di discriminanti, la review di Scarpitta, a nome del gruppo AMD Psi-cologia e Diabete (pag. 236), sul problema

dell’alfa-betizzazione sanitaria (health literacy) ci fa cogliere attraverso l’indagine PASSI come questo problema sia rilevante anche in Italia tra la popolazione con diabete e pesantemente influenzi l’aderenza alla cura e il coinvolgimento nella cura, quindi l’efficacia della cura. Il servizio di Diabetologia emerge come luogo per la formazione, il team come mediatore e dispen-satore di cultura sanitaria.

E che dire della personalizzazione in ambito oncolo-gico? La Survey redatta da Gallo per il gruppo Diabete e Tumori di AMD (pag. 267) ci propone uno spaccato della situazione nazionale; i diabetologi di AMD, at-traverso un questionario, ci forniscono le loro consi-derazioni e opinioni su modalità e frequenza di ap-proccio congiunto con altri specialisti, terapie, target glicemici, indicazioni all’autocontrollo. Un punto di partenza per rispondere «alla frammentazione dell’assistenza, a comportamenti talvolta inappro-priati e a una personalizzazione di cura in un conte-sto di particolare fragilità clinica».

L’articolo di Ferrari (pag. 248) affronta poi un tema complementare, spesso ignorato (ma non dai nostri Standard di Cura), come quello delle cure palliati-ve nel paziente diabetico. Attrapalliati-verso quattro parole chiave - comorbilità geriatrica, cancro, dolore e care giver - vengono analizzate situazioni cliniche tipiche del diabete in cui vi è un preciso ruolo dei percorsi di cure palliative.

Tornando all’approccio farmacologico persona-lizzato, Tuccinardi e Ceriello (pag. 228) affronta-no con una completa rassegna le prospettive dei glicosurici, i farmaci più recenti come immissione in commercio tra gli antidiabetici, e tra i più pro-mettenti alla luce degli studi clinici su safety ed efficacia. La proposta degli autori è di un approc-cio farmacologico che evolva da quello tradizionale

stepwise, che ci vede aggiungere un farmaco nuovo

alla volta quando il precedente non sia più

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ciente, a un approccio fisiopatologico che tenga conto della compresenza di plurimi “difetti” alla base del diabete e che anche qui con gli strumen-ti di fenostrumen-tipizzazione attualmente a disposizione, personalizzi la terapia associando il prima possi-bile, anzi da subito, due o più farmaci nel tratta-mento del diabete. Una riflessione, completata dal Commentary di Russo e Cucinotta (pag. 263), da portare nell’ambito degli Standard di Cura (e ma-gari della commissione dell’AIFA).

Abbiamo, inoltre, in questo numero un graditissimo intervento slow (pag. 254). Bonaldi e Pezzana – Pre-sidente di Slow Medicine, il primo, e responsabile dell’area Cibo e Salute di Slow Food, il secondo, So-cietà alle quali AMD è legata da amicizia e da rappor-ti di intensa collaborazione – ci presentano le loro riflessioni su cosa c’è di vero in termini “scientifi-ci” sul tema alimentazione e salute. In un piacevole

excursus gli autori toccano temi di grande attualità – i grassi, le carni, gli zuccheri, gli integratori, le al-lergie alimentari – e ci forniscono «consigli basa-ti, oltre che sulle conoscenze scientifiche, sul buon senso e sulla loro applicabilità». Spero che da questo lavoro nasca un “contenitore”, a cui vorremmo con-tribuire anche noi, che si potrà arricchire di volta in volta di seri e ponderati contributi scientifici, senza dimenticare il piacere del cibo, e i valori alla base del rispetto dell’ambiente.

Il filo rosso mi porta alla chiusura di questo mio pri-mo anno da Direttore di JAMD, un anno pri-molto im-pegnativo, soprattutto per un neofita come me, ma ricco di dialogo, relazioni, emozioni, e anche soddi-sfazioni. Ringrazio la Redazione tutta per l’enorme lavoro svolto, con competenza e dedizione. Auguro a tutti voi un felice e mai noioso 2017.

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