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Il fenomeno transgender. Una comparazione tra l'ordinamento italiano e quello statunitense

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Indice

CAPITOLO I: IL SESSO, IL GENERE, E IL FENOMENO TRANSGENDER

1. Panoramica del fenomeno transgender: il rapporto variabile tra sesso e genere... 5

2. Nozione e confini del fenomeno transgender... 9

2.1.1 Transgender vs stati interesessuali... 12

2.2 La nozione di transessualismo... 16

3. Dalle sale psichiatriche, a quelle operatorie, alle aule di tribunale... 19

4. L'emersione dell'interesse giuridico nell'ordinamento italiano... 21

5. … e in quello degli Stati Uniti... 22

6. Le finalità di questo elaborato... 23

CAPITOLO II: IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLA NUOVA IDENTITÀ Sezione I - LA RETTIFICA ANAGRAFICA IN ITALIA 1.La modifica del sesso nell'ordinamento italiano... 25

1.1 Il fenomeno transgender secondo la dottrina etica dello Stato: la rettificazione dei registri dell'ordinamento civile per “errore” alla nascita... 25

1.2 L'art. 2 Cost.: l'identità sessuale come componente del diritto della personalità?.. 28

1.3 Prima regolamentazione normativa domestica destinata ai soggetti transgender: la legge n. 164 del 1982... 30

1.4 La Corte costituzionale sulla legge n. 164/1982: la sentenza n. 161 del 1985... 33

1.5 La riforma di semplificazione dei riti civili ex d.lgs. n. 150/2011... 38

1.6 La cessazione del matrimonio o lo scioglimento dei suoi effetti civili: l'intervento della Corte costituzionale del 2014 e conseguenze normative dello stesso – primi cenni... 42

2. La transizione del soggetto transgender: teoria e pratica... 45

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Sezione II - LA RETTIFICA ANAGRAFICA NEGLI STATI UNITI

1. Breve premessa... 55

2. I documenti identificativi... 59

3. La modifica del nome... 60

4. I Birth Certificates e la possibilità di emendatio... 63

4.1 Idaho e Puerto Rico, gli ultimi “aggiornati”... 65

4.2 Kansas, Ohio, Tennessee: gli Stati in cui non è ancora ammesso il riconoscimento ufficiale del genere di elezione... 70

5. Le Driver's Licenses... 73

6. I Passports... 76

7. Conclusioni... 77

CAPITOLO III: LA DIMENSIONE RELAZIONALE PRIVATA Sezione I - IL DIRITTO ALLA VITA FAMILIARE, IL PARADIGMA ETEROSESSUALE, IL RAPPORTO COI FIGLI 1. Vita familiare e transessualismo... 80

2. Il matrimonio dopo la rettificazione del sesso e il paradigma eterosessuale... 82

3. Il matrimonio antecedente alla rettifica del sesso... 83

3.1 Il caso Bernaroli e il divorzio imposto. Il cambiamento di sesso e il matrimonio same-sex... 85

3.1.1 Il giudizio di secondo grado e lo scioglimento “automatico” del matrimonio... 86

3.1.2 In cosa il caso Bernaroli è da ritenersi speciale... 90

3.1.3 Possibili soluzioni raggiunte per via interpretativa... 91

3.1.4 Successivi sviluppi... 92

3.1.5 Profili ricostruttivi del rinvio alla Corte costituzionale... 93

3.1.6 Previsioni sulle potenziali risposte della Consulta... 97

3.1.7 La situazione europea al tempo dell'ordinanza di remissione – le indicazioni tracciate dalla Corte di Strasburgo e dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea... 98

3.1.8 La situazione europea al tempo dell'ordinanza di remissione – la risposta di altri ordinamenti... 102

(3)

3.2 La pronuncia della Corte Costituzionale... 104

3.3 Le conseguenze della pronuncia della Corte... 108

4. I rapporti verticali nella dimensione familiare del soggetto transessuale... 111

5. Conclusioni... 115

Sezione II – LA VITA PRIVATA E FAMILIARE DEI SOGGETTI TRANSGENDER NEGLI STATI UNITI 1. Breve introduzione... 117

2. Il caso M.T. contro J.T. e la presa di distanza dal caso inglese Corbett... 118

3. Il caso Littleton contro Prange... 124

4. In re Estate of Gardiner e la de-sessualizzazione delle persone transessuali... 130

5. Il caso Obergefell v. Hodges... 140

6. La genitorialità... 149

7. Conclusioni... 155

CAPITOLO IV: LA DIMENSIONE RELAZIONALE PUBBLICA: LA DISCRIMINAZIONE IN RAGIONE DELL'IDENTITÀ DI GENERE NELLE RELAZIONI SOCIALI Sezione I - LA COPERTURA ANTIDISCRIMINATORIA IN ITALIA 1. Premessa... 157

2. Le normative statali antidiscriminatorie con riferimento all'ambito lavorativo... 158

3. La legislazione regionale a tutela dell'identità di genere... 160

3.1 Gli ambiti di intervento del legislatore regionale... 161

3.2 La Corte costituzionale sulle leggi antidiscriminatorie regionali... 166

3.3 Gli strumenti di tutela contro le discriminazioni fondate sull'identità di genere.. 168

3.4 L'intervento regionale può considerarsi davvero effettivo?... 169

4. La tutela fornita dalla normativa di matrice euro-unitaria e internazionale... 171

5. L'atteggiamento delle corti sovranazionali con riguardo all'identità di genere... 177

6. L'atteggiamento delle corti italiane e le difficoltà di bilanciamento con riferimento al fenomeno del travestitismo... 183

6.1 Le possibili opzioni di bilanciamento... 187

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8. L'influenza delle buone prassi... 189

9. L'impossibilità di servire la patria. Lo sbarramento all'arruolamento nell'esercito... 191

Sezione II - LA TUTELA ANTIDISCRIMINATORIA NEGLI STATI UNITI 1. Premessa... 194

2. La normativa a livello federale e locale... 195

3. L'atteggiamento delle corti... 202

3.1 In Re Grossman e il transgenderismo valutato alla stregua di una causa di invalidità... 202

3.2 Il caso Ulane v. Eastern Airlines, Inc... 205

3.3 Il caso Price Waterhouse e il sex-stereotyping... 209

3.4 Il caso Smith v. City of Salem e gli stereotipi di sesso applicati agli uomini... 211

3.5 Il caso Glenn v. Brumby et al... 213

4. Le best practices... 216

5. Lo status di transgender e la sua compatibilità con l'Esercito degli Stati Uniti... 219

6. Conclusioni... 225

CAPITOLO V: CONCLUSIONI... 227

BIBLIOGRAFIA... 234

SITOGRAFIA... 241

(5)

I

IL SESSO, IL GENERE, E IL FENOMENO TRANSGENDER

Sommario: 1. Panoramica del fenomeno transgender: il rapporto variabile tra sesso e genere – 2. Nozione e confini del fenomeno transgender – 2.1.1 Transgender vs stati interesessuali – 2.2 La nozione di transessualismo – 3. Dalle sale psichiatriche, a quelle operatorie, alle aule di tribunale – 4. L'emersione dell'interesse giuridico nell'ordinamento italiano... – 5. … e in quello degli Stati Uniti – 6. Le finalità di questo elaborato

1. Panoramica del fenomeno transgender: il rapporto variabile tra sesso e genere

“Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”1

Per un quisque de populo, esistono solo due sessi – una persona può essere uomo o donna, Adamo o Eva. Una maggiore conoscenza è accompagnata da maggiori dubbi. I più sofisticati si rendono conto che ogni Adamo contiene elementi di Eva, e che ogni Eva presenta tracce di Adamo, sia da un punto di vista fisico che psicologico2.

L'ambito del sesso e del genere è fortemente controverso e ha portato a una proliferazione di termini il cui significato varia non solo nel tempo, ma anche all'interno di una stessa disciplina e tra una disciplina e l'altra.

Secondo Benjamin, autore di uno dei primi e più importanti articoli scientifici sul transessualismo3, sebbene nel dizionario “sesso” e “genere” siano sinonimi, ciò non corrisponde alla realtà delle cose4, in quanto “sesso” è maggiormente

1 Bibbia, Genesi, I, 27.

2 H. BENJAMIN, The transsexual phenomenon, New York, 1966.

3 Nel 1952, l'International Journal of Sexology chiese al dottor Benjamin di scrivere un articolo su quella sindrome quasi sconosciuta; egli la chiamò transessualismo, e definì coloro che ne erano affetti transessuali, mentre altrove venivano definiti con termini alternativi quali

transessualisti, transessisti, e contro-sessisti.

4 Nella sua autobiografia, Jan Morris scrive di percepire il genere come «l'essenza di se stessi, la psiche, il frammento dell'unità. Maschio e femmina sono il sesso, maschile e femminile sono il genere, e per quanto i termini ovviamente si sovrappongano, sono ben lontani dall'essere sinonimi. Come scrisse una volta C.S.Lewis, il genere non è la mera estensione immaginativa del sesso. Il genere è una realtà – una realtà più fondamentale del sesso. Il sesso, infatti, altro non è che l'adattamento alla vita organica della polarità fondamentale che divide tutti gli esseri viventi. Il sesso femminile è semplicemente una delle cose che hanno genere femminile; ce ne sono molte altre, e maschile e femminile si incontrano su piani della realtà dove maschio e

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riferibile alle situazioni che implicano sessualità, libidine, e attività sessuale, mentre “genere” è il lato “non sessuale” della medaglia del sesso. In altre parole, «il genere è localizzato sopra la cintura, il sesso sotto».

In aggiunta, è necessario far presente come ci sia anche la reazione psicologica al sesso, la quale si manifesta in aspetti anche molto differenti a seconda della persona. Un biologo, un medico, uno psicologo, un giurista, un sociologo, e infine un prete e un teologo sono tutti soggetti a osservare e a studiare il sesso da diverse angolazioni e sotto luci diverse. In alcuni casi, il sesso significa genere; in altri, significa sessualità, relazioni sessuali, e, talvolta, “vizio” o qualcosa di “osceno” e pornografico. L'oggetto e lo scopo delle relazioni sessuali varia a seconda delle persone e delle circostanze5.

Da sempre, la compagine sociale ha visto la presenza di individui che non si riconoscono nel sesso assegnato loro alla nascita, anche in culture che hanno istituzionalizzato categorie di genere diverse da maschio o femmina6; in altre

femmina sarebbero del tutto privi di significato».

J. MORRIS, Conundrum, Harcourt Brace Jovanovich, 1974; edita in Italia come Enigma, Milano, A. Mondadori, 1974.

5 H. BENJAMIN, The transsexual phenomenon, cit.

6 In Enigma, Morris scrive: «la mitologia e la storia erano piene, se non di precedenti, per lo meno di situazioni parallele – uomini che vivevano come donne, donne che vivevano come uomini, ermafroditi, travestiti, narcisisti, per non parlare degli omosessuali o dei bisessuali. Nessuna norma regola la costituzione sessuale, e quasi nessuno si è mai strettamente adeguato ai principi convenzionali del maschio e della femmina. In tutte le epoche l'idea della sovrapposizione sessuale ha affascinato i poeti e i creatori di miti, ed ha avuto la sua parte anche nelle grandi religioni. Dio, ha detto il cronista ebreo, creò androgino l'uomo a sua immagine - “maschio e femmina li creò” perché in Lui erano entrambi uniti. E la leggenda islamica dice che Maometto quando verrà per la seconda volta, nascerà da un maschio. Tra i Cristiani, Paolo assicurò ai Galati traviati che non esisteva distinzione tra maschio e femmina -“tutti una sola persona in Gesù Cristo”. Il Pantheon degli Indù è popolato di divinità maschili e femminili al tempo stesso, e la mitologia greca è piena di equivoci sessuali, rappresentati da quelle figure divine che accogliendo in sé forza e tenerezza, gentilezza e orgoglio, violenza e grazia, riuniscono splendidamente tutto ciò che pensiamo come maschile o femminile. Anche altre culture, antiche e contemporanee, hanno tranquillamente riconosciuto l'esistenza di una terra di nessuno tra maschio e femmina, e hanno permesso di abitarci senza ignominia. I Frigi dell'Anatolia, ad esempio, castravano l'uomo che si sentiva femmina, e gli permettevano di sostenere da quel momento il ruolo femminile, e Giovenale, osservando alcuni dei suoi concittadini, pensava che la stessa usanza si poteva adottare a Roma - “Perché aspettano? Non è ora, per loro, di provare la moda frigia e completare l'opera – di prendere un coltello e tagliare quel pezzo di carne superfluo?”. Ippocrate riferì dell'esistenza di “non-uomini” tra gli Sciti: si comportavano come donne, facevano i lavori femminili ed era generale credenza che fossero diventati femmine per intervento divino. Leggiamo di uomini vissuti nell'antica Alessandria, “che non si vergognavano di usare ogni mezzo per cambiare artificialmente la loro natura maschile in quella femminile” - persino l'amputazione delle loro parti maschili. [...] Se agli occidentali moderni l'idea del cambiamento di sesso è sembrata, almeno fico a poco tempo

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parole, tali individui credono fermamente di essere di un certo sesso, mentre la scienza e il buon senso dicono loro di appartenere all'altro.

Solo nei secoli più recenti si è però aperta la strada per una transizione medico-chirurgica dei caratteri sessuali che, «superando le più elementari barriere della creazione»7, vada il più possibile a riallineare in questi soggetti la percezione del proprio sé interiore con ciò che viene presentato all'esterno (non è ancora infatti possibile impiantare gli organi genitali nell'individuo che ha cambiato sesso), così da vivere pienamente – non ope naturae, sed artis – nell'identità di genere di elezione.

Tale transizione avviene tramite un processo che ricomprende un percorso di riassegnazione sessuale, preceduto da una fase di cross-dressing e un momento di

coming out. Questo fa sì che la condizione transgender sia stata spesso

sovrapposta e confusa con quella del travestitismo e dell'omosessualità, che presentano tuttavia particolari sfumature che li rendono apprezzabili in modo autonomo. Già Benjamin aveva tentato di esplicare queste sfumature il più chiaramente possibile, attraverso una semplificazione che, seppur non recente, resta tutt'ora valida, quantomeno nelle sue linee generali.

Innanzitutto, egli aveva affrontato il rapporto intercorrente tra il travestitismo e il transessualismo: entrambi potevano essere considerati sintomi o sindromi della stessa condizione psicopatologica latente, e cioè «a sex or gender role

disorientation and indecision». Ancora oggi, la pratica di indossare indumenti del

sesso opposto esiste (con poche eccezioni) praticamente in tutti i transgender, mentre i desideri transgender non si manifestano nella maggior parte dei soggetti

cross-dresser. Il quadro del transessualismo a prima vista può apparire quello di

un mero travestitismo, ma non è certo se ciò indichi una caratteristica destinata ad evolversi8.

fa, mostruosa, assurda, o empia, fra i popoli più semplici è stata più spesso considerata come un evento dovuto alla onniscienza divina, un segno di particolare favore. Stare a cavallo tra i due sessi non era una vergogna ma un privilegio, spesso accompagnato da poteri soprannaturali e da funzioni sacerdotali».

7 D. HOLDEN, James & Jan, in The New York Times, 17 marzo 1974. Consultabile a

https://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/books/97/11/23/home/morris-interview.html.

8 Il travestitismo sfocia nel transessualismo quando si ha una mera gratificazione del ruolo sociale, senza eccitamento sessuale.

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Con riferimento all'ulteriore rapporto con l'omosessualità, invece, Benjamin aveva ritenuto utile suddividere questa dagli altri due fenomeni, considerandone le condizioni di esistenza. Secondo il medico, il travestitismo è un problema sociale con implicazioni sessuali e di genere, e il travestito non ha bisogno di alcun partner sessuale per praticare il cross-dressing

9; il transessualismo è un problema sessuale e di genere, e il transessuale è principalmente focalizzato solo su se stesso, facendo sì che, in questo caso, un partner sessuale sia solo raramente di vitale importanza, la maggior parte delle volte ricoprendo un ruolo secondario e meramente eventuale; l'omosessualità, infine, è considerata un problema

10 sessuale che interessa due persone, e che prevede come prerequisito primario e generalmente indispensabile la presenza di un partner sessuale dello stesso sesso. Né l'omosessuale, né il bisessuale presentano un disorientamento col proprio ruolo sessuale o di genere.

Il desiderio di cambiare sesso è stato affrontato dagli psicologi per secoli; tuttavia, prima del secolo scorso, i pazienti affetti da tale condizione erano rari, e la loro anormalità veniva descritta in riviste scientifiche in vari modi, come una “inversione sessuale totale” o una “inversione del ruolo sessuale”. Al di là di qualche (vano) tentativo di curare queste inusuali richieste attraverso la psicoterapia, non c'era niente che si potesse fare dal punto di vista medico. Il quadro è cambiato solo grazie alle recenti scoperte nell'endocrinologia e nelle tecniche chirurgiche a partire dalla prima metà del XX secolo11, sebbene

Altre ragioni e contesti in cui viene praticato il travestitismo sono: in spettacoli di intrattenimento o teatrali; per provocare un eccitamento eterosessuale erotico come parte di un rituale masturbatorio, feticistico o coitale; in relazioni omosessuali, per interpretare una parodia burlesca dell'immagine del sesso opposto; travestitismo esibizionistico in cui un uomo in parte vestito da donna si mostra a una donna (con l'intento di esprimere un messaggio ostile nel contesto di una difficoltà di rapporto con le donne); travestimento usato come strumento, per esempio per sfuggire a una prigione.

A. SIMS, F. OYEBODE, Introduzione alla psicopatologia descrittiva, 4 ed., 2009, p. 365. 9 I cross-dresser puri sono individui nei quali il comportamento di travestimento genera

un'eccitazione sessuale e causa sofferenza e/o compromissione.

10 Pare opportuno sottolineare che il fatto che Benjamin considerasse l'orientamento sessuale

same-sex un “problema” è connaturato al contesto in cui le sue riflessioni erano maturate; è

bene ricordare, infatti, che al tempo l'omosessualità veniva ancora considerata una patologia. 11 Il primo intervento di conversione dei caratteri sessuali risale al 1930 – caso di Lili Elbe, The

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quest'ultime abbiano sperimentato una vera e propria diffusione a partire dalla seconda metà del secolo.

Inizialmente, infatti, molti medici erano scettici riguardo all'uso di ogni trattamento che non fosse la psicoterapia per curare una condizione che appariva di natura psicopatologica; l'operazione era giudicata una cosa sconveniente, e la maggior parte dei chirurghi la considerava una cosa a mezzo tra un imbroglio, un'oscenità e un costosissimo palliativo. Negli anni Cinquanta, un medico inglese scrisse che era come se a un uomo che diceva di essere Nelson si dovesse tagliare un braccio per soddisfare la sua illusione12.

2. Nozione e confini del fenomeno transgender

Dato l'ambito di sviluppo degli studi sul tema, la nozione del fenomeno

transgender – più conosciuto come transessualismo – non scaturisce direttamente

dalle scienze giuridiche, ma è piuttosto da ricercarsi in quelle mediche e psicologiche, e comporta necessariamente un richiamo al concetto di genere. In prima battuta, è possibile dire che il genere si riferisce alla percezione individuale della propria persona in quanto uomo o in quanto donna, il ruolo

pubblico vissuto, che è la risultante dell'interazione di fattori biologici, psicologici

e sociali – quali il contesto, la società di riferimento, il periodo storico, eventuali disturbi dello sviluppo sessuale, ecc.

Il fenomeno psico-sociale del genere si può riscontrare pressoché in ogni contesto storico-culturale, con varie differenze nel tempo e nello spazio. Tuttavia, fintanto che esso non è stato concettualizzato come separato da quello di “differenza sessuale”, fintanto che il concetto “genere” non è divenuto disponibile per essere pensato, il fenomeno è stato per lo più dato per scontato, naturalizzato. I contenuti comportamentali e psicologici delle categorie maschile e femminile (nonché le stesse categorie) erano cioè considerati un fatto letteralmente “naturale”, indiscutibile ed immutabile: sia che la natura fosse concepita come un ordine cosmico e spirituale, sia che fosse rappresentata come una summa di dati biologici

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e fisiologici13'14.

Il termine “genere” con riferimento alla categorizzazione maschile-femminile (e neutro) è da ricondurre alla linguistica, che se ne serve per descrivere una categorizzazione grammaticale o lessicale delle parole – secondo la testimonianza di Aristotele nella Retorica, già il greco Protagora classificava i nomi come maschili, femminili o inanimati15, mentre i grammatici latini usavano il termine

genus (stante per “tipo, specie, sorta”) con riferimento al genere grammaticale

(distinto da sexus, il sesso), evolutosi con la stessa accezione nell’antica parola francese gendre. È significativo, dunque, che in alcune civiltà più che in altre si intenda la combinazione femminile-neutro (a volte, solo maschile-femminile) come “la categorizzazione” per antonomasia nell'elaborazione linguistica della descrizione-costruzione della realtà16.

Il trasferimento del concetto di genere dall’ambito puramente linguistico a quello della psicologia si deve al sessuologo americano John W. Money, che nel 1955 delineò una prima suddivisione dei “concetti sessuali di base” in cui distingueva il ruolo di genere dal sesso biologico. «By the term, gender role, we mean all those

things that a person says or does to disclose himself or herself as having the status of boy or man, girl or woman, respectively. It includes, but is not restricted to sexuality in the sense of eroticism. Gender role is appraised in relation to the following: general mannerisms, deportment and demeanor, play preferences and recreational interests; spontaneous topics of talk in unprompted conversation and casual comment; content of dreams, daydreams, and fantasies; replies to oblique inquiries and projective tests; evidence of erotic practices and, finally, the person's own replies to direct inquiry»17.

13 F. FERRARI, Pensare il genere e parlare di genere: distinguere livelli, obiettivi e contesti, in

GenIUS, anno III, n. 2, dicembre 2016.

14 Rispetto al dibattito tra Natura e Cultura, che pure è centrale nel discorso sul genere, Ferrari si limita a ribadire che nell’unità tra corpo e mente, nel rapporto di interdipendenza tra fisiologia e psicologia, un’analisi del singolo a fini di generalizzazione non può distinguere il contributo culturale-relazionale da quello naturale-biologico. «Da un lato, la “natura” è una concezione culturale, e la biologia stessa si sviluppa in un contesto relazionale e culturale che la plasma, dall’altro, la cultura è prodotta nelle relazioni tra quelle stesse strutture biologiche che generano il pensiero».

15 ARISTOTELE, Retorica, II, B 24, 1402a 23 ss.

16 F. FERRARI, Pensare il genere e parlare di genere: distinguere livelli, obiettivi e contesti, cit. 17 J. MONEY et al., An Examination of Some Basic Sexual Concepts: The Evidence of Human

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L'introduzione del termine “genere” in campo medico e sociale è stata necessitata dalla constatazione che per alcuni individui l'associazione tra indicatori biologici classici e ruolo vissuto nella società come maschio o femmina non è sempre automatica, sia per quanto riguarda casi di individui con indicatori biologici sessuali contrastanti o ambigui, sia per individui che, pur possedendo un set uniforme di indicatori biologici tradizionali, sviluppano un'identità in contrasto con esso.

Lo studio medico psicologico e sessuologico delle identità sessuali vede infatti apparire negli anni Cinquanta nuovi dati scientifici sull’omosessualità, sulle intersessualità e la transessualità, e in generale un nuovo interesse “oggettivo” per quei particolari individui che non riescono a rientrare nel binarismo genderista18. Il nuovo approccio scientifico parte dal trattamento e dallo studio di quelle che fino ad allora erano state considerate “abnormità” e “patologie” della sessualità (intersessualità, transessualità e omosessualità), traendo da ognuna di queste condizioni esistenziali la dimostrazione scientifica necessaria per articolare il costrutto dell’identità sessuale in un’ulteriore dimensione capace di presentare delle forme alternative19.

Negli individui transgender, in particolare, la percezione del proprio sé non risulta corrispondente alle aspettative che la società di riferimento attribuisce al sesso biologico assegnato alla nascita; in altre parole, coloro che alla nascita vengono contrassegnati come “maschio” o “femmina”, crescendo non si sentono tali. Sotto questo termine “ombrello” vengono fatte ricadere sia le persone MtF20 o

FtM21 che si sono sottoposte a trattamento medico e chirurgico di riattribuzione Hermaphroditism, in Bull. Johns Hopkins Hosp., Johns Hopkins University, 1955.

18 A. C. KINSEY, W. B. POMEROY, C. E. MARTIN, Sexual Behavior in the Human Male, Philadelphia, Saunders, 1948; A. C. KINSEY, W. B. POMEROY, C. E. MARTIN, P. H. GEBHARD, Sexual Behavior in the Human Female, Philadelphia, Saunders, 1953; E. HOOKER, The adjustment of the male overt homosexual, in Journal of Projective Techniques, 1953, 21, 1, pp. 18-31; C .S. FORD, F. BEACH, Patterns of sexual behavior, New York, Harper and Row, 1951; A. BERUBE, Coming out under fire: The history of gay men and

women in world war two, New York, The Free Press, 1990; J. MONEY, An Examination of Some Basic Sexual Concepts: The Evidence of Human Hermaphroditism, cit.; MONEY J., Gender role, gender identity, core gender identity: Usage and definition of terms, in Journal of the American Academy of Psychoanalysis, 1973, 1, pp. 397-402.

19 F. FERRARI, Pensare il genere e parlare di genere: distinguere livelli, obiettivi e contesti, cit. 20 Male-to-Female: individui nati maschi che vogliono diventare femmine.

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del sesso, sia quelle ancora “in transito”, sia quelle che non intendono affatto sottoporvisi (per ragioni mediche o per scelta – il termine transgender, coniato nel 1970, fu introdotto da Virginia Price proprio in opposizione al termine

transsexual, al fine di indicare coloro che non desideravano sottoporsi

all'intervento chirurgico di modifica dei caratteri sessuali e che rivendicavano la possibilità di “scivolare” liberamente tra i generi)22.

In senso lato, vengono anche ricompresi i soggetti che presentano una qualunque dissonanza fra sesso assegnato e genere percepito – come i bi-gender (soggetti che sentono di appartenere a entrambi i generi), i gender questioning (soggetti che sono incerti sul genere di appartenenza e si interrogano su di esso), i gender queer (soggetti che mettono in discussione le regole sociali e culturali riferite al genere, senza potersi definire unicamente uomini o donne), mentre non vi rientrano i

non-conforming gender (soggetti nei quali l'identità, il ruolo, o l'espressione di genere

differiscono in modo più o meno ampio rispetto a quanto previsto dalle “norme culturali” riferite alle persone di un determinato sesso; solo una parte delle persone di genere non conforme finisce poi col manifestare una disforia di genere) e gli stati intersessuali.

2.1 Transgender vs stati interesessuali

Sull'ultima condizione menzionata pare opportuno aprire una piccola parentesi, in quanto a primo impatto i termini “transessualismo” e “intersessualismo”

potrebbero confondere e apparire sinonimi – ma così non è.

La differenza trova la sua radice nella condizione medica dei soggetti: per i

transgender, la discrepanza tra genere “assegnato” e genere “eletto” risiede a

livello psicologico; per gli intersessuali, la discrepanza è a livello meramente fisico e, detta in modo semplicistico, è una questione di DNA. In breve, si può dire che lo sviluppo sessuale inizia nella vita intrauterina e continua fino all'età adolescenziale, durante la quale l'individuo acquisisce la maturità sessuale e la capacità riproduttiva. È necessario distinguere tre tipi di sesso: il sesso

22 Vedi V. PRICE, Charles to Virginia: sex research as a personal experience, in V. L. Bollough (ed.), The Frontiers of Sex Research, Buffalo, NY, Prometheus Books, 1979.

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cromosomico, definito dalla composizione dei cromosomi sessuali (X e Y); il sesso gonadico, definito dal tipo di gonade (ovaio o testicolo); il sesso fenotipico, definito dall'aspetto macroscopico generale dell'individuo (e in particolare dai genitali esterni e interni e dai caratteri sessuali secondari, come mammella, peluria, baffi, barba, pomo d'Adamo, forma del bacino, ecc.) e il cui sviluppo è determinato dall'azione combinata di specifici ormoni. Fra questi tre tipi, è il sesso cromosomico a descrivere il sesso effettivo; in altre parole, è la composizione dei cromosomi sessuali dell'individuo a informare se l'individuo stesso è maschio o femmina: 46,XY per i maschi, 46,XX per le femmine. Talvolta la coppia di cromosomi sessuali non è così ben definita, e si possono avere variazioni nel numero dei cromosomi X, Y, o la presenza di mosaicismi, che fanno sì che il sesso gonadico e il sesso fenotipico differiscano da caso a caso in relazione a diversi fattori, fra cui la percentuale di cellule che esprimono un certo corredo cromosomico rispetto a quelle che esprimono l'altro corredo cromosomico, andando a causare uno “stato intersessuale”.

Medicalmente indicati come “Disordini dello sviluppo sessuale” (DSD), gli stati intersessuali sono quindi disturbi di tipo cromosomico o genetico che fanno sì che i soggetti che ne sono affetti nascano con caratteri sessuali non riconducibili alla classica summa divisio tra corpi maschili e femminili, cosicché «intersex people

are born with sex characteristics (including genitals, gonads and chromosome patterns) that do not fit typical binary notions of male or female bodies»23'24. Generalmente si fa riferimento all'ermafroditismo25 o allo pseudo-ermafroditismo26, ma tra i DSD vengono anche incluse determinate sindromi nelle

23 Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in Free & Equal Campaign Fact

Sheet: Intersex, 2015, e in End violence and harmful medical practices on intersex childen and adults, UN and regional experts urge, 24 Ottobre 2016.

24 Per alcuni individui intersessuali questi tratti sono manifesti sin dalla nascita, mentre per altri emergono diversi anni più tardi, spesso con la pubertà.

25 Rara disgenesia gonadica, condizione di soggetti che presentano contemporaneamente caratteri sessuali maschili e femminili.

26 Condizione per cui un individuo presenta un aspetto sessuale esterno opposto al sesso cromosomico e al sesso gonadico. Si distingue tra uno pseudo-ermafroditismo maschile (o androginoide) e uno pseudo-ermafroditismo femminile (o ginoandroide). Nel primo caso, nonostante la presenza di testicoli, gli organi genitali esterni sono simili a quelli femminili; nel secondo caso, nonostante la presenza delle ovaie e dell’utero, l’aspetto degli organi genitali esterni è maschile.

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quali il patrimonio cromosomico presenta anomalie tali per cui non si ha corrispondenza tra l'aspetto esteriore del soggetto e il suo sesso biologico o cromosomico – come esempi troviamo la sindrome di Klinefelter27, la sindrome di Turner28, la sindrome di Morris29.

Questo “terzo genere” è già attualmente riconosciuto come categoria giuridica in alcuni Paesi del mondo – quali Australia, Nepal, India, e Nuova Zelanda –, ma non in Europa, dove però è occasionalmente consentito ai medici di lasciare in bianco la casella corrispondente al sesso biologico in caso di neonati intersessuali. Pare comunque opportuno far presente che lo scorso novembre 2017 si è avuta nel nostro continente una vera e propria spinta ufficiale a modificare la legislazione in senso maggiormente comprensivo del complesso fenomeno del genere: il

27 Sindrome caratterizzata dalla presenza di un cromosoma sessuale X in più nei soggetti di sesso maschile (47, XXY). Questa condizione prende il nome dal medico statunitense Harry Klinefelter, del Massachusetts General Hospital di Boston, che nel 1942 pubblicò i risultati delle sue ricerche su uomini che manifestavano testicoli ipotrofici, aumento del volume delle mammelle e diminuzione/mancanza di peli sulla superficie corporea. Attualmente, sembra che l’incidenza di XXY sia relativamente alta (circa uno su 1000 neonati maschi); in realtà, solo una bassa percentuale di questi individui sviluppa una vera e propria sindrome, cioè un insieme di disturbi correlati al loro particolare assetto cromosomico. Per questo motivo, molti autori hanno preferito abbandonare la vecchia denominazione di sindrome di Klinefelter, e indicano i soggetti in questione semplicemente come “maschi-XXY".

Per maggiori informazioni, http://klinefelterclub.it/la_sindrome_di_klinefelter.html.

28 Anche nota come sindrome di Ullrich-Turner, monosomia X o 45, X, è un disordine genetico che interessa esclusivamente i soggetti di sesso femminile, con un'incidenza di 1 su 2000. Nella maggior parte dei casi, un individuo con la sindrome di Turner presenta un solo cromosoma sessuale X, al posto della tipica coppia; più raramente l'analisi genetica svela forme a mosaico, in cui il "secondo" cromosoma è assente solo in alcune cellule. I sintomi più comuni sono la statura - più bassa della media - e ovaie sottosviluppate - che risultano in un assenza di ciclo mestruale e infertilità, nonché in una menopausa precoce (ipofunzione ovarica o fallimento ovarico prematuro) è molto comune.

29 Anche detta Sindrome da Insensibilità agli Androgeni (Androgen Insensitivity Syndrome, AIS) nota in precedenza come “Femminilizzazione Testicolare”, provoca un’interruzione dello sviluppo dell’apparato riproduttivo nel feto, cosicché soggetti con corredo cromosomico 46, XY, a cui solitamente corrisponde un fenotipo maschile, sviluppano caratteri sessuali femminili a causa dell'insensibilità agli androgeni. Può essere considerata una forma intersessuale in quanto c’è un disaccordo tra il sesso genetico e gonadico e la formazione dei genitali esterni. La forma più frequente e meglio conosciuta è la Sindrome da Insensibilità Completa agli Androgeni (CAIS); tutte le altre forme sono meno frequenti e spesso ancora in corso di studio. Molte diagnosi degli anni passati sono state modificate in seguito ai progressi della genetica. Ad esempio sono numerosi i casi di diagnosi di PAIS (Sindrome da Parziale Insensibilità agli Androgeni) che, riesaminati successivamente, sono risultati essere dovuti a cause diverse dall’insensibilità agli androgeni. L’AIS è una condizione poco frequente e perciò è inclusa nella lista delle Malattie Rare del Ministero della Sanità.

In ogni caso, le persone affette da questa sindrome sono dal punto di vista anatomico, psicologico, legale e sociale delle donne.

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Tribunale costituzionale federale tedesco ha imposto al legislatore l'approvazione entro la fine del 2018 di una legge sul “terzo sesso”, per far sì che le persone intersessuali possano (ma non debbano) essere registrate con un “termine positivo” diverso da “maschio” e “femmina”30. A seguito della sopracitata futura legge, la Germania sarebbe il primo Paese europeo a riconoscere legalmente il terzo genere.

La Cour de cassation francese, al contrario, si è dimostrata avversa a una tale apertura istituzionale, negando nel maggio 2017 il “genere neutro” a Gaëtan Schmitt, una psicoterapeuta di 66 anni intersessuale registrata all'analisi come maschio. La decisione è stata argomentata affermando che la distinzione tra maschio e femmina è un elemento fondamentale dell'organizzazione sociale e giuridica francese, e che riconoscere un terzo genere avrebbe «profonde ripercussioni» sul diritto francese e implicherebbe «numerosi cambiamenti legislativi di coordinamento»31. In un parere dell'avocat général è stato affermato che non «è compito del giudice creare nuove categorie legali di persone», ma che questioni sociali di questo tipo necessitano di un «large débat démocratique et

une expertise approfondie et diversifiée»32, in quanto, come espresso nella sentenza della Cour de cassation, si tratta di «questions délicates relevant de la

seule appréciation du législateur».

Seppur si tratti di condizioni diverse, transessualismo e intersessualismo possono essere accomunati dal fatto che entrambi mettono in discussione il presupposto, caratteristico e assunto quasi come assioma dalle scienze giuridiche, per cui le regole giuridiche sono pensate in funzione dell'essere umano come alternativamente uomo (M) o donna (F) – dato peraltro non incontestato a livello scientifico e che non rappresenta fedelmente le varie sfaccettature che l'essere umano può presentare, cosicché tali regole non risultano sempre e comunque applicabili alle persone intersessuali, a meno che non si imponga loro un

30 Comunicato stampa n. 95 di data 8 novembre 2017.

31 Arrêt n. 531 du 4 mai 2017 (16-17.189) - Cour de cassation - Première chambre civile –

ECLI:FR:CCASS:2017:C100531.

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intervento invasivo e irreversibile e in nome di non ben precisati interessi contrapposti33.

2.2 La nozione di transessualismo

Tornando alla nozione del termine “transessualismo”, sebbene essa si riferisca a un fenomeno presente da secoli, la sua coniazione è relativamente recente. Tale espressione venne usata per la prima volta a inizio '900, quando Hirchfield distinse la condizione transessuale – per l'appunto – da quella di coloro affetti dai sopra richiamati stati intersessuali.

Il dottor David O. Cauldwell, nel suo Psychopathia Transexualis – pubblicato nel 1949 – , riprese il termine per indicare un quadro clinico caratterizzato dall'ansia che deriva dal rifiuto del proprio sesso anatomico propria di quanti, non identificandosi con il sesso assegnato loro alla nascita, desiderano essere membri del sesso (opposto) a cui non appartengono34.

La sensazione di angoscia è ancora presente tra i criteri richiesti per soddisfare la diagnosi di disforia di genere, che secondo il Manuale diagnostico dei Disturbi Mentali35 V richiede “un forte desiderio di appartenere al genere opposto o insistenza sul fatto di appartenere al genere opposto” (o a un genere alternativo purché diverso dal genere assegnato) associato “a sofferenza clinicamente significativa o a compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo

33 A. LORENZETTI, La problematica dimensione delle scelte dei genitori sulla prole: il caso

dell'intersessualismo, su Dibattito aperto sul Diritto e la Giustizia Costituzionale, pubblicato il

26 febbraio 2014 su www.intersexioni.it.

34 Nel caso di specie, Cauldwell si trovò a trattare un paziente di sesso femminile che si identificava come uomo e che richiedeva un trattamento chirurgico e ormonale per ottenere un corpo di sesso maschile. Cauldwell riteneva un atto criminale il modificare un corpo sano da un sesso all'altro; sebbene tenesse un atteggiamento piuttosto liberale nei confronti dell'omosessualità e del travestitismo, ciò non si estendeva alla transessualità, che egli considerava una malattia mentale: «[a]mong both sexes are individuals who wish to be members of the sex to which they do not properly belong.(…) This means, simply, that one is mentally unhealthy and because of this the person desires to live as a member of the opposite sex». D. CAULDWELL, Psychopathia Transexualis, in Sexology, 16, 1949.

35 AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION, Diagnostic and Statistical Manual of Mental

Disorders.

Si tratta di uno dei maggiori testi di riferimento per la psichiatria occidentale, utilizzato in alternativa al più giovane International classification of mental and behavioural disorders dell'International classification of diseases and related problems (in sigla, ICD), elaborato nel 1992 dall'Organizzazione mondiale della sanità.

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o in altre aree importanti”36.

I primi casi di modifica per via chirurgica dei caratteri sessuali, nel 193037 e nel 195238, attrassero l'attenzione della scienza sulla materia e una sua maggiore diffusione mediatica, a cui seguì nei successivi decenni un acceso dibattito interdisciplinare tra scienze sociali, medicina, antropologia, sociologia – dibattito che crebbe di pari passo con gli sviluppi della chirurgia e della tecnologia.

Fu però solo negli anni Settanta che il transessualismo venne codificato come

36 Inoltre, mentre la prevalenza dei problemi legati alla salute mentale differisce tra le culture, è stato osservato che l'ansia è relativamente comune persino in culture con attitudini di accettazione verso i comportamenti varianti rispetto al genere.

37 Si fa riferimento alla vicenda di Mogens Einar Wegener, divenuta Lili Elbe, primo identificabile caso di riassegnazione chirurgica di sesso MtF.

Identificata alla nascita come biologicamente maschile, fu un illustratore paesaggista di successo formato alla Scuola d'arte di Copenaghen, dove conobbe la futura moglie Gerda, illustratrice di riviste di moda. Dopo vari viaggi in Italia e in Francia, nel 1912 i due presero residenza a Parigi. Sebbene Einard avesse già iniziato a manifestare una propensione per gli abiti femminili, la vera epifania arrivò quando un giorno, mancando una modella, la moglie chiese al marito di posare per lei in abiti femminili. L'esperimento ebbe rilevanti conseguenze sia sul piano lavorativo - Gerda divenne famosa per i suoi dipinti di donne - sia soprattutto a livello psicologico di Einard, che in quegli abiti scoprì di trovarsi a suo a agio e di sentirsi finalmente se stesso. Dal 1920 al 1930 Einar/Lili visse nella sua vera identità come donna, venendo accettata come tale e ricevendo persino una proposta di matrimonio molto prima della sua transizione chirurgica. Solo la moglie e le conoscenze più intime erano a conoscenza della sua condizione di transessuale, mentre agli altri la donna veniva presentata come la sorella di Einar. Nel 1930 Einar si recò in Germania per sottoporsi al primo intervento chirurgico di cambiamento di sesso, fino ad allora solo teorizzato. Una serie di cinque operazioni furono effettuate in un periodo di due anni.

La storia suscitò la curiosità della stampa danese e tedesca, al punto che l'allora re di Danimarca, Cristiano X, invalidò il matrimonio tra Einard e Gerda. Einard, ora Lili, riuscì a ottenere il riconoscimento legale del nuovo sesso e il cambio di nome. In seguito smise di dipingere, affermando che tale attività fosse prerogativa di Einard.

Lili morì nel 1931, tre mesi dopo la quinta operazione, un tentativo di trapianto di utero che si ritiene sia finito in un rigetto.

La vicenda, narrata a più riprese, ha acquisito ulteriore fama grazie alla trasposizione cinematografica del romanzo La Danese di David Ebershoff (Guanda, 2001), in originale The

Danish Girl.

38 Caso di George Jorgensen, divenuta Christine. Dopo essere stato dimesso con onore dall'esercito - a cui era stato chiamato a partecipare a causa della Seconda Guerra Mondiale - Jorgensen si iscrisse al New York Medical Technicians Institute per studiare le "ghiandole che stavano facendo scherzi alla sua testa" e poco dopo venne a conoscenza di una "operazione di rassegnazione del sesso", eseguita esclusivamente in Europa (data la sua illiceità e illegalità in quasi tutto il resto del mondo, inclusi gli Stati Uniti). Incoraggiato dalla notizia, Jorgensen iniziò ad assumere autonomamente ormoni femminili, prima di dirigersi in Danimarca dove venne in contatto con Christian Hamburger, un chirurgo danese di fama mondiale specializzato nel tipo di procedura a cui Jorgensen era interessato e che si disse d'accordo ad assumere il suo caso. La sua vicenda, riportata per la prima volta sul New York Daily News, dette avvio a un dibattito pubblico in tema di identità sessuale e possibile dissociazione delle sue componenti. «Fu attraverso un trattamento raro e complicato che George divenne Christine. La conversione – rara quando una donna diventa uomo, e ancor più rara nei casi in cui un uomo diventa donna – coinvolse cinque grandi operazioni, una di portata più piccola, e quasi 2,000 iniezioni che agirono rivoluzionando il corpo di George-Christine sia a livello fisiologico che endocrino.

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condizione clinica – e specificamente come patologia di natura psichiatrica.

Risale infatti al 1971 la definizione di “disforia di genere” o “disturbo dell'identità di genere”, espressione coniata dal chirurgo plastico Donald Laub e dallo psichiatra Norman Fisk per indicare coloro che presentavano problemi correlati all'identità sessuale, con evidente ed espresso disagio – e rifiuto – nei confronti del proprio sesso biologico, accompagnato al desiderio di appartenere al genere opposto.

Nel decennio successivo, tale “Disturbo dell'identità di genere”39 venne inserito nel DSM III40, tra i “Disordini psicosessuali”. Tale inquadramento perdurò fino al 198741, anno in cui suddetta categoria fu soppressa, con conseguente passaggio del transessualismo nella categoria dei “Disturbi dell'identità di genere”; là vi rimase fino alla successiva edizione del DSM (IV), che vide la nuova categoria dei “Disturbi sessuali e dell'identità di genere”42, in cui il DIG era definito come “forte e persistente identificazione con il sesso opposto accompagnata dal persistente malessere riguardo al proprio sesso e al ruolo sessuale del proprio sesso”, per cui il soggetto era spinto a intraprendere trattamenti medici al fine di adeguare il proprio corpo alla psiche.

Nell'ultima edizione del DSM (V)43, la definizione riferita alla condizione dei soggetti transessuali è stata ulteriormente mutata nella meno stigmatizzante […] Il dottor Eugenie Andersen, Ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca, era perfettamente a conoscenza di quello che stava succedendo e all'esito positivo delle operazioni fece sì che l'Amministrazione dell'Esercito e dei Veterani cambiasse i documenti registrati di Christine e che l'Ufficio di immigrazione facesse lo stesso, così che l'uomo che era partito per l'estero tre anni prima potesse essere riammesso come donna.» Nella lettera di spiegazione ai genitori, Jorgensen scrisse: «temevo una molto più orribile malattia della mente». «Fin dall'inizio ho capito che stavo cercando di liberarmi da una vita che sapevo mi sarebbe sempre stata estranea. […] miei cari, la natura ha commesso un errore che io ho corretto, e ora sono vostra figlia». “Ex-GI Becomes Blonde Beauty”, in New York Daily News, 1 dicembre 1952.

39 In sigla, DIG.

40 Washington D.C., 1980.

Nella versione del 1980 del DSM, la categoria dei “Disordini Psicosessuali” presentava quattro sottosezioni: Disturbi dell'Identità di Genere, Parafilie, Disfunzioni Priscosessuali, Altri Disturbi Psicosessuali. La prima sottosezione era ulteriormente suddivisa in Transessualismo, Disturbo di Identità di Genere dell'Infanzia, e Disturbo di Identità di Genere Atipico.

41 DSM III-R.

42 Comprendente tre sottosezioni: Disfunzioni sessuali, Parafilie, Disturbi dell'identità di genere. Nella terza sottosezione veniva inserito il Disturbo dell'identità di Genere(che sostituisce il termine “transessualismo”), a sua volta suddiviso in Disturbo dell'Identità di Genere nei Bambini, Disturbo dell'Identità di Genere nell'Adolescenza e negli Adulti, Disturbo dell'Identità di Genere non altrimenti specificato.

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“Disforia di genere” o “Incongruenza di genere”, e la condizione stessa è stata “elevata” al rango di categoria a sé stante; inoltre, sebbene si rimanga nell'ambito di condizioni psichiatriche, il manuale sottolinea che, per quanto riguarda il genere inteso come ruolo pubblico vissuto (e generalmente riconosciuto dal punto di vista legale), i fattori biologici sono da considerare un mero contributo allo sviluppo dello stesso, in interazione con fattori sociali e psicologici. La disforia di genere può poi accompagnarsi o meno a un disturbo dello sviluppo sessuale (intersessualismo), che come abbiamo visto presenta presupposti e conseguenze diversi e ne è indipendente. In ogni caso, se presente44, il disturbo dello sviluppo sessuale non porta necessariamente a una convinzione di appartenere a un altro genere, quanto tutt'al più a un'incertezza riguardo al proprio.

In ogni caso, seppur sia ancora inquadrata tra le patologie mentali45, ciò è presumibilmente destinato a mutare, in accordo con quanto di recente stabilito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha modificato la classificazione dell'incongruenza di genere all'interno dell'ICD dalla categoria dei disordini mentali a quella delle condizioni legate alla salute sessuale46. L'OMS ha dichiarato che la ratio di tale “trasferimento” risiede nella constatazione per cui, sebbene sia ormai chiaro che non si tratti di un disordine mentale e che continuare a classificarlo all'interno di manuali diagnostici può essere causa di un'enorme stigmatizzazione per le persone transgender, permangono tuttavia dei significativi bisogni di assistenza sanitaria che si ritiene possano essere meglio soddisfatti se la condizione transgender rimane codificata all'interno dell'ICD.

3. Dalle sale psichiatriche, a quelle operatorie, alle aule di tribunale

44 Per la maggior parte degli individui che ricadono sotto questa categoria, i problemi legati all'assegnazione del genere sono sollevati da genitori e medici; questi ultimi sono inoltre più propensi a eseguire trattamenti ormonali, data la frequente infertilità dei pazienti appartenenti a questo gruppo.

La disforia di genere e la transizione di genere possono variare considerevolmente in funzione di un disturbo dello sviluppo sessuale, della sua gravità e del genere assegnato.

45 Tale inquadramento è destinato a durare fintanto che l'Associazione Psichiatrica Americana non si adeguerà alle nuove decisioni dell'OMS.

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Gli studi innovativi del secolo scorso hanno fatto sì che l'identità dell'individuo sia apprezzata da molteplici punti di vista, ammettendo l'eventualità di una dissociazione fra sesso biologico, cromosomico, psicologico, ovvero la possibilità di un disallineamento tra l'identità di genere (la percezione sociale del proprio sé in quanto uomo o in quanto donna47) e il sesso (il “genere assegnato alla nascita”, inteso come dato biologico e cromosomico che convenzionalmente contrassegna gli individui come maschi o come femmine, e che si basa innanzitutto sugli indicatori biologici considerati nel contesto della capacità riproduttiva). Questi filoni di studio si sono intrecciati ai movimenti per i diritti civili degli individui coinvolti, contribuendo a cambiare la prospettiva dello sguardo scientifico – da un approccio clinico-psicopatologico a uno sempre più psico-sociale – e fornendo le basi per il dibattito che avrebbe portato nel 1973 alla depatologizzazione dell’omosessualità dal DSM e alla sempre maggiore diffusione e accessibilità del trattamento chirurgico della disforia di genere. Questa pratica, iniziata all’alba degli anni Cinquanta, vede nei decenni successivi una fortissima collaborazione con attivisti come Virginia Price e Reed Erickson, i quali ne aiutano la diffusione e portano alla creazione di fondazioni per la ricerca, la cura medica e i diritti delle persone transgender. Il trattamento medico-chirurgico, pur non arrivando a depatologizzare pienamente la disforia di genere, da un lato riconosce l’identità delle persone transgender, e dall’altro favorisce le loro possibilità di integrazione sociale.

In ogni caso, come affermato da Benjamin, «[t]he more sex is studied in its nature

and implications, the more it loses an exact scientific meaning. The anatomical structures, so sacred to many, come nearer and nearer to being dethroned. Only the social and legal significances of sex emerge and remain»48; e così, a seguito dei progressi della chirurgia e della consequente possibilità di modificare i propri tratti somatici e acquisire una nuova identità, sono emerse questioni giuridiche che hanno indotto il diritto a interessarsi al tema del transessualismo. I sempre più frequenti casi di cronaca spingono a una riflessione aggiornata sul tema che vada a

47 Definita dal DSM – V come “categoria di identità sociale come maschio, femmina, o categoria alternativa”.

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verificare e a valutare l'effettività delle garanzie offerte e la loro adeguatezza al panorama moderno.

4. L'emersione dell'interesse giuridico nell'ordinamento italiano...

Per quanto riguarda la dimensione italiana, l'attenzione del mondo giuridico risale agli anni Settanta, e presenta un esordio necessitato da casi giurisprudenziali che portarono nel 1982 a introdurre una normativa regolarizzante la modifica dell'attribuzione del sesso.

In Italia, la soggettività transgender acquista una visibilità politica grazie a un movimento collettivo che affonda le sue radici già nei primi anni Settanta e che si inscrive nell'alveo dei movimenti politici dal basso della sinistra radicale. Dopo il movimento studentesco, le lotte del movimento operaio, e la nascita del femminismo, negli anni Settanta emerge una nuova serie di istanze, le quali articolano e danno voce al tema della liberazione dei “corpi” nella loro sfera privata e pubblica come ulteriore strumento di lotta contro l'alienazione, tema che verrà poi sviluppato nelle varie rivendicazioni del successivo movimento LGBTI. Dopo aver sancito patti federali con uno dei principali movimenti italiani per i diritti degli omosessuali49, in seguito i radicali diventano anche i primi interlocutori politici istituzionali per gli attivisti transessuali nostrani, i quali rivendicano per i soggetti transgender quei diritti base già riconosciuti per qualunque altro cittadino cisgender50, primo fra tutti il diritto all'identità: in una

situazione di vuoto legislativo, le persone transgender risultavano materialmente “fuori legge”, senza che venisse loro riconosciuta alcuna soggettività giuridica. Inizialmente il tema di queste «identità disperse dentro un vasto corpo sociale, persone legate da reti affettive comunque senza riconoscimento e corpi relegati ai margini della sfera pubblica»51 viene affrontato dal punto di vista del diritto

49 Si fa riferimento al Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, cosiddetto FUORI! 50 Questo termine, in opposizione a quello di transgender, indica i soggetti che non presentano un

disallineamento tra il sesso loro assegnato alla nascita e il genere in cui si riconoscono.

51 S. CANGELOSI, Dalla lotta di classe alla 'trans-exploitation', uno sguardo storico, da

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privato e processuale – per questioni riguardanti lo stato civile, le dinamiche vincolate dei rapporti coniugali e di filiazione, e il procedimento finalizzato a modificare il proprio sesso anatomico (e, in modo correlato, quello anagrafico e legale) in accordo col genere percepito. Ottenuto un primo fondamentale riconoscimento con la legge n. 164 del 1982, che sancisce giuridicamente la loro esistenza e riconosce loro specifici diritti, le persone transgender continuano nella propria lotta per tutti gli altri aspetti culturali in cui ancora subiscono discriminazioni, da quello matrimoniale a quello sociale e lavorativo.

5. … e in quello degli Stati Uniti

La presenza di persone transgender sul territorio oggi conosciuto come Stati Uniti d'America è stata documentata già dal XVII secolo: prima del contatto con gli Occidentali, in alcune tribù di nativi americani vivevano persone di un terzo genere i cui ruoli sociali variavano da tribù a tribù – persone che si vestivano diversamente e vivevano diversamente da quanto richiesto dal sesso assegnato loro alla nascita, e che hanno contribuito a vari aspetti della storia e della cultura americana52. Nel XX e nel XXI secolo, gli sviluppi della chirurgia di riassegnazione sessuale e l'attivismo transgender hanno influenzato la vita dei

transgender e come essi sono percepiti dal resto della popolazione statunitense.

Nel 1952, un ex-soldato originario del Bronx diviene il primo cittadino americano a sottoporsi a un'operazione di riassegnazione sessuale dopo essere andato in Danimarca per intraprendere il trattamento medico-chirurgico. Al suo ritorno, Christine Jorgensen – questo il suo nome di elezione – pubblicizza la propria transizione, diventando una sostenitrice dei diritti transgender e una celebrità. Jorgensen non è stata la prima persona a sottoporsi a tale tipo di chirurgia, ma è stata la prima la cui trasformazione è stata pubblicizzata su una così larga scala che la notizia di queste nuove possibilità terapeutiche si è diffusa in tutto il mondo.

Editoriale Scientifica, 2015.

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In seguito a tale diffusione mediatica, il Journal of the American Medical

Association pubblica un articolo scritto dall'equipe medica danese che ha seguito

Christine Jorgensen, nel quale viene spiegato un caso del genere, analizzando la sua storia, la sua natura, e il suo trattamento terapeutico (inclusa la via chirurgica); i medici, inclusi gli psichiatri, continuano però ad avere opinioni divise.

A seguito della sempre maggiore accessibilità alla chirurgia di riassegnazione sessuale, nella seconda metà degli anni Sessanta iniziano a presentarsi negli Stati Uniti questioni e rivendicazioni giuridiche che interessano le persone transgender, e che concernono casi riguardanti l'ottenimento della modifica ufficiale del nome o del sesso indicato sui documenti legali, l'accesso al matrimonio e a quali condizioni, la tutela contro varie forme di discriminazioni (per esempio, sul lavoro o nell'utilizzo dei servizi sanitari), e questioni di diritti civili in generale.

6. Le finalità di questo elaborato

Il tema del transgenderismo e dei suoi eventuali risvolti giuridici presentava e presenta un'importante rilevanza giuridica, in quanto, comportando una “sofferenza clinicamente significativa o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti”53, chiama in causa più diritti e libertà individuali – basti pensare ai diritti della personalità, dell'autodeterminazione, a quelli riferibili alla sfera familiare (sia per quanto riguarda il rapporto di matrimonio che quello di genitorialità), nonché ai diritti espressi nelle relazioni sociali, come il diritto alla non discriminazione, così nei rapporti orizzontali con gli altri concittadini come in quelli verticali nei rapporti di lavoro – facendo inevitabilmente entrare in gioco il principio di uguaglianza e il meta-principio della dignità54.

53 DSM – V.

54 Nei testi costituzionali e nell'interpretazione della giurisprudenza, la dignità è un concetto suscettibile di assumere diversi significati: essa può rappresentare un principio fondativo dal valore “supercostituzionale”, un limite all'esercizio di diritti costituzionali, un autonomo diritto da bilanciare con altri diritti e valori costituzionali, o uno strumento per rafforzare il contenuto di altri diritti. Talvolta intesa come un aspetto del contenuto essenziale e intangibile di tutti i diritti fondamentali, dei quali è una chiave di lettura, può essere altre volte richiamata come

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Il fatto che tali vicende ed esperienze riguardino una minoranza di individui comporta inoltre la necessità di un peculiare bilanciamento fra diritti e interessi contrapposti, e la diffusione geografica del fenomeno offre un importante punto di incontro e confronto tra ordinamenti, sia a livello regionale (statuti e leggi di settore, su cui si è più volte espressa la Corte costituzionale) che a livello statale e internazionale (con particolare riferimento alla giurisprudenza sovranazionale e a quella costituzionale degli altri paesi).

Questo elaborato si pone l'obiettivo di analizzare l'approccio al fenomeno

transgender così come sviluppato dall'ordinamento italiano e da quello

statunitense, selezionando, nella vasta rosa di aspetti di vita quotidiana in cui viene in rilievo tale status, tre ambiti che si ritengono particolarmente rilevanti e adatti alla comparazione – e cioè quello a carattere personalissimo del riconoscimento anagrafico dell'identità di elezione, quello della dimensione privata e familiare, e quello della dimensione pubblica e delle relazioni sociali, e nello specifico lavorative, particolarmente suscettibili di divenire scenario di discriminazioni.

diritto, e in quel caso è tendenzialmente bilanciabile con altri diritti costituzionali ritenuti di pari valore (anche se, quando la dignità entra in gioco, sbilancia verso una certa direzione la decisione finale).

Quello della dignità è un concetto sfuggente da definire nello specifico, e viene generalmente ricondotto a tre significati. Un primo significato intende la dignità come aspetto della persona in quanto tale, e fa sì che tutta l'attività legislativa debba essere finalizzata alla tutela e alla valorizzazione della persona. In questo caso, la dignità è considerata una dote dell'individuo posseduta sin dalla nascita, ed è connessa al principio di uguaglianza: è un rispetto da concedere indiscriminatamente, in quanto se è la dote di un individuo in quanto tale, è dote di tutti gli individui.

Una seconda interpretazione riconduce la dignità alla libertà morale (e non più fisica) della persona, al diritto di fare delle proprie scelte in quanto essere razionale. Diversamente dal primo significato, in questo caso la dignità è un qualcosa che si costruisce e cambia nella vita di un individuo, ed è collegata alla libertà.

Infine, secondo una terza interpretazione, il concetto è da intendersi come pari dignitas sociale, un mutuo riconoscimento delle persone, a prescindere da fattori di discriminazione. Elaborata dalla giurisprudenza canadese e da quella del Sud Africa, questa concezione della dignità è molto presente negli ordinamenti pluralistici e in quelli che hanno subito molte discriminazioni.

Confronta A. SPERTI, Una riflessione sulle ragioni del recente successo della dignità

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II

IL RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLA NUOVA IDENTITA' Sezione I

LA RETTIFICA ANAGRAFICA IN ITALIA

Sommario: 1. La modifica del sesso nell'ordinamento italiano – 1.1 Il fenomeno transgender secondo la dottrina etica dello Stato: la rettificazione dei registri dell'ordinamento civile per “errore” alla nascita – 1.2 L'art. 2 Cost.: l'identità sessuale come componente del diritto della personalità? – 1.3 Prima regolamentazione normativa domestica destinata ai soggetti transgender: la legge n. 164 del 1982 – 1.4 La Corte costituzionale sulla legge n. 164/1982: la sentenza n. 161 del 1985 – 1.5 La riforma di semplificazione dei riti civili ex d.lgs. n. 150/2011 – 1.6 La cessazione del matrimonio o lo scioglimento dei suoi effetti civili: l'intervento della Corte costituzionale del 2014 e conseguenze normative dello stesso – primi cenni. – 2. La transizione del soggetto transgender: teoria e pratica – 3. La legge n. 164/1982 – una prima valutazione

1. La modifica del sesso nell'ordinamento italiano

Per quanto riguarda il diritto nazionale italiano, l'attenzione giuridica per la condizione transgender inizia a porsi a partire dagli anni '70 e trova la prima disciplina normativa nella legge n.164 del 1982, “Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”.

La possibilità di adeguare il proprio soma alla psiche è stata raggiunta attraverso un percorso complesso e ondivago, sia da parte della dottrina che della giurisprudenza, percorso in realtà non ancora concluso (dato che, come vedremo, diverse zone d'ombra permangono sulla materia – costantemente aggiornata e rivista – e sulla sua disciplina).

Nel nostro studio su come questo fenomeno sia stato affrontato dal nostro diritto, è innanzitutto da precisare che il primo e principale approccio è arrivato da parte dell'ordinamento civile, ed è per questo motivo che sembra opportuno prendere quest'ultimo come punto di partenza della nostra analisi.

1.1 Il fenomeno transgender secondo la dottrina etica dello Stato: la rettificazione dei registri dell'ordinamento civile per “errore” alla nascita

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Prima dell'entrata in vigore della sopracitata l. n. 164/1982, la giurisprudenza aveva dovuto affrontare casi di modifica dei caratteri sessuali effettuata all'estero (data l'impossibilità di eseguire l'intervento chirurgico su territorio nazionale). Al tempo, in assenza di specifiche indicazioni del legislatore in materia, l'appiglio giuridico utilizzato era stato l'art. 454 c.c.55, ovvero il procedimento di rettificazione dell'attribuzione originaria di sesso – disposizione che nelle intenzioni originarie era però finalizzata a essere utilizzata solo nei casi di “errore” nell'attribuzione alla nascita o nei casi di sindromi intersessuali del neonato, che vi erano ricondotti attraverso una fictio56 che faceva ricadere sul medico l'errore sul genere assegnato alla nascita.

Nonostante qualche apertura da parte della giurisprudenza di merito, i giudici di legittimità erano fermi nell'ammettere la rettifica del sesso e del nome solo ed esclusivamente nei casi in cui ci fosse una condizione sessuale ambigua e non definita («elementi equivoci del sesso somatico»)57, escludendo tutti i casi in cui la rettifica fosse l'effetto di un fatto volontario e artificiale mediante intervento chirurgico.

Questa immodificabilità dell'attribuzione anagrafica del sesso venne per la prima volta messa in discussione nel 1972 col caso di Romano Cecconi, poi divenuta Romina con un intervento chirurgico effettuato a Losanna (CH). In tale vicenda58,

55 Disposizione abrogata dall'art. 110 del D.P.R. 396/2000. Essa prevedeva la rettificazione degli atti dello stato civile in forza di una sentenza del tribunale passata in giudicato.

56 Si veda Cass., sez. I, 3 aprile 1980, n. 2161, Giust. Civ., 1980, I, 1513 ss., dove fu affermato che il cambiamento dell'attribuzione di sesso poteva ammettersi in caso di correzione chirurgica di «imperfezioni o eventuali elementi equivoci del sesso somatico. In tali casi, infatti, non si tratta di cambiamento di sesso, ma di attribuzione di quello vero, essendosi rivelata erronea quella avvenuta al momento della nascita. Ma, al di fuori di tali ipotesi, non può ammettersi (…) il mutamento di sesso per l'artificiosa e volontaria alterazione dei caratteri sessuali maschili mediante intervento chirurgico e applicazione di elementi femminili posticci» Confronta in Corbett v. Corbett, [1970] 2 All ER 33, l'opinione del giudice Ormrod: «It is

common ground between all the medical witnesses that the biological sexual constitution of an individual is fixed at birth (at the latest), and cannot be changed, either by the natural development of organs of the opposite sex, or by medical or surgical means. The respondent's operation, therefore, cannot affect her true sex. The only cases where the term 'change of sex' is appropriate are those in which a mistake as to sex is made at birth and subsequently revealed by further medical investigation».

57 ibid.

58 Raccontata nella propria autobiografia R. CECCONI, Io, la “Romanina”: perché sono

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