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Evoluzione storico-giuridica della situazione della donna in Spagna

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Academic year: 2021

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Università di Pisa

Dipartimento di Scienze Politiche

Corso di Laurea Magistrale in

Scienze delle Pubbliche Amministrazioni

Tesi di Laurea

Evoluzione storico-giuridica della

situazione della donna in Spagna

Relatore:

Chiar.ma Prof.ssa Marcella Aglietti

Candidato:

Nicola Abbinante

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INDICE

Introduzione p.3

Capitolo I

Storia di Spagna, storia di donne

1.1 La donna spagnola: dalla Dittatura di Primo de Rivera alla II

Repubblica di Spagna p.9

1.2 La donna spagnola: dalla Guerra civile alla Dittatura di Franco p.27

1.3 La donna spagnola: la Dittatura di Franco p.34

1.4 La donna spagnola: la Transición democratica p.42

Capitolo II

L’Instituto de la Mujer

2.1 La nascita dell’Instituto de la Mujer p.47

2.2 La ley 16/1983 de 24 de octubre p.52

2.3 Instituto de la Mujer y para la Igualdad de oportunidades p.57

2.4 Gli osservatori dell’Instituto de la Mujer y para la Igualdad de

oportunidades p.75

2.5 Conclusioni p.80

Capitolo III

I Planes de Igualdad come strumento di cambiamento político e sociale

3.1 Introduzione p.82

3.2 Primer plan para la Igualdad de oportunidades de las mujeres

1988-1990 p.86

3.3 II Plan para la Igualdad de oportunidades de las mujeres

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3.4 III Plan para la Igualdad de oportunidades entre mujeres y

hombres 1997-2000 p.99

3.5 IV Plan de Igualdad d oportunidades entre mujeres y hombres

2003-2006 p.105

3.6 Plan estratégico de Igualdad de oportunidades entre mujeres y

hombres 2008- 2011 p.114

3.7 II Plan estratégico de Igualdad de oportunidades 2014-2016 p.124

3.8 Plan Gallego para la Igualdad entre mujeres y hombres

2013-2015 p.131

3.9 Los planes de igualdad de empresa: Impresa GAMESA p.133

Bibliografia p.135

Sitografia p.140

Appendice

Documento 1: Primer plan para la Igualdad de oportunidades de las mujeres 1988-1990

Documento 2: II Plan para la Igualdad de oportunidades de las mujeres 1993-1995

Documento 3: III Plan para la Igualdad de oportunidades entre mujeres y hombres 1997-2000

Documento 4: IV Plan de Igualdad d oportunidades entre mujeres y hombres 2003-2006

Documento 5: Plan estratégico de Igualdad de oportunidades entre mujeres y hombres 2008- 2011

Documento 6: II Plan estratégico de Igualdad de oportunidades 2014-2016 Documento 7: Ley 16/1983

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Introduzione

La ricerca alla base di questo lavoro di tesi nasce dalla volontà di approfondire la storia di una delle più importanti istituzioni pubbliche del Regno di Spagna dell’epoca democratica, istituto che ha avuto un ruolo fondamentale nella lotta per l’affermazione delle pari opportunità e della parità tra uomini e donne, cioé: l’Instituto de la Mujer.

Nel primo capitolo si sono raccolte, in una pur breve sintesi diacronica, l’evolversi della situazione delle donne spagnole da un punto di vista storico e giuridico. A tal fine, sono state prese in esame le fasi più significative della storia della Spagna contemporanea, utili a mettere in luce i profondi cambiamenti che hanno segnato la condizione femminile: la dittatura di Primo de Rivera, avviata nel 1923; l’avvento della II Repubblica, con la promulgazione della Costituzione del 1931, con la quale si è tentato di garantire un’uguaglianza giuridica tra donne e uomini nei diversi ambiti sociali; la tragica parentesi della guerra civile, durante la quale pare esser stata riproposta una concezione duale di femminilità che rifletteva la contrapposizione tra repubblicani e nazionalisti in lotta per il potere; il lungo e oscuro periodo della dittatura di Francisco Franco e la successiva ricostruzione di un ordine giuridico e sociale di natura tradizionale e patriarcale; e, infine, l’avvento dello Stato di diritto, con la Transición e il compiuto avvento della democrazia.

Durante la dittatura di Primo de Rivera, la società era dominata da un pervasivo sistema duale che impose la divisione drastica e irriducibile tra ambiti sociali reputati prettamente maschili rispetto ad altri femminili. Ciò si concretizzò in una distribuzione del lavoro e dei compiti sociali su base sessuale: gli uomini erano legittimati a ruoli attivi della sfera pubblica, e di rilievo in ambito economico, culturale, politico e sociale; mentre le donne conducevano un’esistenza relegata all’ambito privato. Il compito principale del soggetto femminile era quello di essere una «ama de casa» e il matrimonio restava la sua unica aspirazione: in esso si consumava inesorabile la relazione di dominio-subordinazione. Le normative in

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vigore, così come il codice civile e penale spagnoli, disciplinavano e legittimavano l’inferiorità giuridica della donna. Se pur era presente una concezione dicotomica del vivere, si deve dare merito a Primo de Rivera di aver introdotto nell’agenda politica il tema dei diritti politici delle donne e del loro ruolo all’interno della società spagnola.

Finché, il 12 aprile del 1931, gli spagnoli furono chiamati a scegliere se continuare a vivere in un paese retto dalla monarchia o passare alla Repubblica. Ebbe così inizio la II Repubblica di Spagna.

La nuova forma di Stato si dotò di una legge fondamentale propria, la Costituzione portava un’apertura nei confronti delle donne: l’articolo 36 sanciva per loro l’acquisizione della cittadinanza politica, in quanto garantiva ai cittadini di entrambi i sessi gli stessi diritti elettorali, mentre l’articolo 9 apriva al suffragio universale; inoltre, nell’articolo 25 della Costituzione vedeva garantito il principio di uguaglianza tra uomini e donne, eliminando ogni forma di privilegio giuridico basato sul sesso. L’innovazione della Repubblica toccava anche altri ambiti, fra cui quello familiare e del lavoro. Veniva riconosciuta l’uguaglianza di genere tra i coniugi e l’autorizzazione alla dissoluzione del matrimonio attraverso mutuo consenso. Anche la sfera sessuale fu regolamentata, incoraggiando l’uso di prodotti contracettivi e migliorando l’educazione. Il principio di uguaglianza fu sancito anche in campo lavorativo attraverso diverse leggi, ma alcune di queste non trovarono alcun riscontro nella prassi quotidiana, come ad esempio il dovere di garantire un’uguaglianza salariale tra i sessi.

Tuttavia, l’egualitario sistema giuridico realizzato dalla Spagna repubblicana subì una brusca interruzione con lo scoppio della guerra civile. Per le donne, quello scontro fratricida significò il combattimento tra due schieramenti antitetici, ciascuno portatore di una opposta visione della società: da una parte i repubblicani, con la volontà di mantenere vivo lo Stato democratico e repubblicano, e dall’altra il fronte nazionale, formato dalla destra e dai monarchici. La polarizzazione della Spagna su due fronti comportò, anche, una modalità di vivere differenziata tra le donne: da una parte vi era la donna della zona repubblicana e dall’altra la donna della zona nazionalista. Le prime

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iniziavano ad occupare posizioni importanti in ambito sociale e politico, e nuovi ruoli, anche se per un breve periodo, come quello della miliciana; le seconde svolgevano funzioni nettamente differenti: dovevano difendere il senso della famiglia e il pudore, alzare il morale dei soldati, aver cura dell’ambiente domestico.

Conclusa l’esperienza della guerra civile, vinta dal fronte nazionalista guidato da Francisco Franco, le donne furono catapultate in una nuova fase storica della

Spagna –il Franchismo– durante la cui cappa repressiva i progressi ottenuti dalla

II Repubblica vennero demoliti sistematicamente: la sottomissione della donna divenne il peggior vessillo della dittatura. Il regime franchista demonizzava i cambiamenti culturali favorevoli all’emancipazione femminile. A riguardo furono ripristinate norme discriminanti in materia di lavoro, educazione e famiglia, per

garantire la supremazia dell’uomo sulla donna; inoltre vennero creati luoghi di

ricostruzione della identità femminile sulla base dei principi conservatori: la Sección feminina de falange española e il Servicio social de la mujer.

Il regime durò quarant’annie quando Franco morì, nel 1975, iniziò la storia della

liberazione di tutti gli spagnoli, uomini e donne.

Negli anni successivi il paese ha saputo mettere in pratica una progressiva e significativa liberazione del soggetto femminile, affermandone i diritti politici, sociali e sessuali in precedenza negati. Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione democratica del 1978 si è sancito il principio di uguaglianza tra i sessi e si è condannata ogni forma di discriminazione. Per favorire questo processo, lo Stato costituì attraverso la ley 16/1983, l’Instituto de la Mujer, un

organismo – descritto nel capitolo secondo – incaricato di promuovere

concretamente politiche di genere e di riformare una identità comune all’insegna dell’uguaglianza tra uomo e donna. L’organo autonomo è stato capace, nel tempo, di ridisegnare i lineamenti del diritto spagnolo sulla base del principio del femminismo di Stato. Carlota Bustelo ebbe l’intuizione di creare all’interno dell’amministrazione spagnola una struttura che promuovesse il ruolo della donna nella società. Il 4 maggio del 1983 venne pubblicato il progetto per la creazione dell’Instituto, e nello stesso anno fu promulgata la legge di creazione che gli

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conferiva piena operatività giuridica. Per svolgere in maniera efficiente le proprie funzioni, l’Instituto de la mujer si avvale, anche, dell’Observatorio de la imagen de la mujer, avente il ruolo di monitorare i contenuti pubblicitari al fine di sanzionare quelli ritenuti discriminanti perché rappresentano la donna in ruoli stereotipati, denigranti o lesivi e in caso che utilizzano in modo inappropriato il corpo femminile.

Nel terzo capitolo è stato dato spazio all’analisi degli strumenti utilizzati dall’Instituto per attuare tale trasformazione con azioni positive di forte impatto: i Planes para la Igualdad de oportunidades entre mujeres y hombres, promulgati a partire dal 1988. Con la emanazione della legge organica 3/2007 è stata inoltre predisposta la realizzazione di Planes estrategicos in continuità con i precedenti piani.

Infine, a titolo di esempio, sono stati analizzati il piano di uguaglianza redatto dalla comunità autonoma di Galizia e il piano dell’azienda spagnola GAMESA.

Prendendo in considerazione la struttura político- territoriale di tipo semifederale della Spagna l’articolo 21.1 della Legge Organica del 2007 esplicita la necessità di una cooperazione tra amministrazione centrale e comunità autonome per integrare e condividere nel rispetto delle proprie competenze il diritto alla uguaglianza tra i sessi, così facendo ciascuna delle Comunità Autonome realizza dei propri piani di uguaglianza che restano in vigore in concomitanza con quelli nazionali. Nella fattispecie verrà considerato il VI Plan Gallego 2013-2015; tale strumento è necessario per contribuire alla realizzazione di un contesto favolevole alla proliferazione dei principi d’uguaglianza tra generi, inoltre il Governo di Galizia attraverso di esso cerca di costruire una società basata sulla democrazia ovvero incentivare la riduzione dei disequilibri sociali tra le galiziane e i galiziani.

La legge organica 3/2007 presenta disposizioni dirette alle imprese per la promozione della uguaglianza di opportunità tra cui la creazione di planes de igualdad. L’articolo 45.2 obbliga le imprese con più di 250 dipendenti a produrre e applicare un piano di uguaglianza, mentre per le imprese che non dispongono

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del requisito numerico stabilito dall’articolo citato, la creazione e implementazione del piano è volontaria. Nel lavoro di tesi è stato preso in considerazione il II piano dell’impresa spagnola GAMESA. L’impresa venne fondata il 28 gennaio 1976 con il nome di Grupo Auxiliar Metalúrgico; in partenza si occupava di attività di costruzione e commercializzazione di macchinari e installazioni industriali così come lo sviluppo di nuove tecnologie per settori quali la robotica e ambiente. Con il passare del tempo, in particolare dagli inizi degli anni novanta, l’azienda iniziò a concentrarsi in due ambiti quali le energie rinnovabili e l’aeronautica. Nel 2001 la compagnia iniziò a focalizzarsi maggiormente sulla produzione di tecnologie riguardanti le energie rinnovabili con un occhio di riguardo a quella eolica. La volontà di prendere in esame questa azienda è da ricondursi a due motivi: è un’impresa spagnola che supera i 250 dipendenti, si occupa di tecnologia ovvero un settore in cui la presenza delle donne è ancora molto scarsa. L’impresa GAMESA è l’emblema di numerose aziende in cui la presenza femminile è ancora deficitaria e questo conferma le preoccupazioni dell’Instituto de la Mujer così come del Governo spagnolo. Nel 2015 su 7.271 dipendenti solo il 21% era composto a donne.

I piani di uguaglianza nazionali, così come quello galiziano e di GAMESA, sono legati da un unico filo conduttore: la volontà di creare un perfetto equilibrio tra uomini e donne in tutti gli ambiti sociali. In effetti molti obiettivi presenti nei diversi piani si ripropongono come la riduzione della segregazione occupazionale orizzontale e venrticale, la parità salariale, una maggiore corresponsabilità tra i sessi nel contesto familiare e la riduzione della violenza sulle donne e delle molestie sessuali sul luogo di lavoro.

Attualmente, pur dovendo riconoscere i numerosi successi conseguiti in tema di libertà, le donne si trovano ancora oggetto di discriminazioni in ambito familiare, educativo e lavorativo, ma la Spagna mantiene con fermezza l’obiettivo di garantire loro una completa conquista della libertà e dell’uguaglianza di opportunità.

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Questa volontà di garantire l’uguaglianza effettiva tra i sessi ha reso l’ordinamento giuridico del Regno di Spagna uno dei più avanzati d’Europa in materia di politiche di genere.

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9 CAPITOLO 1

STORIA DI SPAGNA, STORIA DI DONNE

1.1. La donna spagnola: dalla dittatura di Miguel Primo de Rivera alla II Repubblica di Spagna

Il 13 settembre del 1923 Miguel Primo de Rivera si impossessò del potere in Spagna attraverso un colpo di stato, azione che determinò il passaggio da un sistema politico liberal-parlamentare ad una dittatura di impronta militare.

Il regime, inizialmente, si definì come transitorio ma, in realtà, durò fino al 1930. Il regime si caratterizzò per l’ emanazione di norme e strumenti che avrebbero contribuito alla formazione di una nuova forma di governo, in primo luogo

costituendo un Directorio inspector militar1, e successivamente sospendendo la

Costituzione monarchica che reggeva il sistema politico dal 18762.

Lo stesso giorno del golpe, Primo de Rivera, diffuse il Manifiesto3, un documento

rivolto all’esercito e a tutta la popolazione, nel quale vennero elencati i numerosi problemi della Spagna che la dittatura avrebbe dovuto risolvere riportando il Paese al suo antico splendore politico e sociale.

In questo documento egli afferma:

No tenemos que justificar nuestro acto, que el pueblo sana demanda y impone. Asesinatos de prelados, ex gobernadores agentes de la autoridad, patronos, capataces y obreros; audaces e impunes atracos; depreciación de moneda; francachela de millones de gastos reservados; sospechosa política arancelaria por la tendencia, y más porque quien la

1P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

Dictadura, Republica, Guerra (1923-1939) IX, Barcelona, Editoral Labor. S.A., 1982, p. 35.

2Ibidem p. 40. 3Ivi, p. 35.

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maneja hace alarde de descocada inmoralidad; rastreras intrigas políticas tomando por pretexto la tragedia de Marruecos; incertidumbre ante este gravísimo problema nacional; indisciplina social, que hace el trabajo ineficaz y nulo, precaria y ruinosa la producción agrícola e industrial; impune propaganda comunista; impiedad e incultura; justicia influida por la política…4 .

Per poter comprendere le motivazioni dell’instaurazione del nuovo regime è necessario avere un quadro del contesto storico precedente. Nel 1894 venne posto fine al breve esperimento repubblicano proclamando la forma di governo monarchica nella figura di Alfonso XII di Borbone. Iniziò un lungo periodo di apparente stabilità politica concessa da una serie di fattori e in particolar modo la creazione di un sistema bipartitico elaborato da Antonio Cánovas del Castello basato sull’alternanza pacifica al potere dei repubblicani e liberali. Queste due forze politiche insieme elaborarono la Costituzione del 1876. Il ruolo del re in questo periodo fu quello di garantire il buon funzionamento delle Istituzioni e del meccanismo dei turni, inoltre la Costituzione gli assicurò poteri quali la capacità di sciogliere il Parlamento, sanzionare leggi approvate dalle Corti e nominare il capo del Governo. I partiti di questo periodo non vennero concepiti come di massa ma come gruppi di dirigenti provinciali che per vincere le elezioni cercavo appoggio attraverso i caciques, figure che agivano come intermediari tra il Governo e gli elettori, instaurando un rapporto sinallagmatico con quest’ultimi e promettendo favori in cambio di voti. In definitiva la democrazia non era reale ma bensì fittizia. Nel 1902 fu proclamato re Alfonso XIII. L’incoronazione coincise con una forte crisi politica in quanto i due partiti non riuscirono più a sostenere il vecchio sistema elettorale basato sui caciques. Nel 1907 Antonio Maura divenne presidente del Governo e promulgò una serie di riforme volte a dissolvere la pratica della politica clientelare se pur con estrema difficoltà. Nel 1909 avenne la così detta Semana trágica catalana ovvero una serie di proteste realizzate a

4P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

Dictadura, Republica, Guerra (1923-1939) IX, Barcelona, Editoral Labor. S.A., 1982, pp.

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Barcellona con il fine di contestare contro l’invio di truppe in Marocco; l’esercito agì con estrema durezza nel tentativo di fermare il dissenso. Nel 1910 salì al potere il liberale José Canalejas. L’obiettivo del nuovo presidente fu quello di dotare lo stato della funzione di riformare la società promuovendo una politica attiva di educazione e di aiuti sociali; tuttavia nel 1912 Canalejas fu assassinato. Dopo la sua morte il sistema della Restaurazione iniziò il suo epilogo. Durante questo periodo le forze marginali si riorganizzarono, in più sorse un nuovo repubblicanismo di tipo riformista e anti- clericale. La maggiore opposizione alla vecchia struttura politica fu svolta dalle forze nazionaliste come quelle della Catalogna e dei Paesi baschi, e dai movimenti operai.

Gli inizi del Novecento furono contraddistinti da una serie di scioperi e manifestazioni guidati dalla UGT (Unión general de trabajadores) e dalla CNT (Confederación nacional del trabajo) per richiamare l’attenzione sulle condizioni di lavoro precarie degli operai nelle fabbriche; inoltre si susseguirono numerosi attentati.

La crisi politica, militare (conseguente al desastre de Annual e dal expediente Picasso) e sociale fecero vacillare il regime della Restaurazione che giunse alla sua fine con il colpo di stato del general Miguel Primo de Rivera nel 1923.

Il nuovo regime non incontrò forti opposizioni e venne appoggiato anche dal re Alfonso XIII; quest’ultimo incaricò Primo de Rivera di formare un governo. Il regime è stato caratterizzato dagli storici come diviso in due periodi: il primo è conosciuto sotto il nome di Directorio militar, caratterizzato da una forte politica repressiva nei confronti non solo delle libertà individuali, ma anche dei movimenti indipendentisti, dalla persecuzione dei movimenti operai radicali, in particolar modo quello anarchico e del PCE, dalla creazione di un governo interamente costituito da militari e nel quale Primo de Rivera concentrava nella propria persona tutti i poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), dalla dissoluzione delle Corti e sospensione della Costituzione e infine la creazione del partito Unión Patriotica che agiva per lo più come una grande macchina propagandistica della dittatura. Il 18 gennaio del 1924, il capo del nuovo regime nominò alla

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subsecretarìa de trabajo il giovane avvocato Eduardo Aunós5: egli ricoprirà negli anni a seguire un ruolo fondamentale promuovendo la promulgazione di normative sociali e giuslaburistiche, che influiranno notevolmente sulla società spagnola. La prima fase di dittatura ruscì a ridurre notevolmente la conflittualità. Con la situazione nel paese più stabile Primo de Rivera formò un nuovo governo a partire dal 1925; questa nuova fase è sancita come il passaggio ad un Directorio civil. Questo secondo periodo fu contraddistinto dall’apparente rientro in vigore della Costituzione del 1876, sospesa nei primi anni di vita del regime.

In questa fase di cambiamenti e di rinnovamento forzato poco sembrò mutare, però, in materia di politiche di uguaglianza tra uomo e donna.

Un consolidato sistema patriarcale dominava la società, producendo una netta divisione tra ambiti sociali ritenuti prettamente maschili e altri indicati come rigorosamente femminili.

L’uomo era ritenuto dotato di superiorità fisica e intellettuale e questa convinzione si convertì in una distribuzione sessuale del lavoro e della divisione dei compiti sociali: gli uomini erano partecipanti attivi della sfera pubblica e ricoprivano ruoli di rilievo in ambito politico, economico, sociale e culturale, mentre nascere di sesso femminile conduceva al confino in un perimetro limitato all’ambito privato.

In uno scritto del 1922, El triunfo de la anarquia, di E. Escartiìn y Lartiga6, si afferma:

El hombre es reflexivo, analizador; la mujer, imaginativa. En el primero obra principalmente la razón, la conciencia; en la segunda, el sentimiento, el afecto. El primero es excepcionalmente apto para la vida pública, para la vida de relación, para el comercio social; la segunda es, por esencia, el ángel del hogar7.

5 P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

Dictadura, Republica, Guerra (1923-1939) IX, Barcelona, Editoral Labor. S.A., 1982, p. 44.

6M. Nash, Mujer, Familia y Trabajo, 1875-1936, Barcelona, Anthropos, Editorial del Hombre, junio 1983, p. 64.

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Il compito principale della donna nella società di quel tempo era quello di essere una «ama de casa»; tutta la sua vita doveva avere come obiettivo diventare moglie e madre perfetta.

Anche l’educazione promuoveva questo principio delle sfere separate, mentre il matrimonio restava il fine e l’aspirazione ultimi della donna e all’interno di questa unione consumava inesorabile la relazione di dominio-subordinazione. In ambito matrimoniale, una volta contratta l’unione, i rapporti tra marito e moglie venivano disciplinati dal codigo civil del 1889 emanato con Real decreto del 24 de luglio del 1889, i cui articoli rendevano evidente l’inferiorità giuridica della moglie nei confronti del marito. La donna doveva obbedire al marito, prendersi cura di lui, della prole e dell’ambiente domestico. Molti pregiudizi, nutriti da una diffusa quanto radicata fede cattolica conducevano alla restrizione sessuale della donna che, così, subiva non solo una censura delle proprie idee, ma anche del proprio corpo; ella aveva il solo compito, sacro, della maternità.

Il código civil del 1889 pone in evidenza con estrema forza dichiarativa la situazione della donna spagnola negli anni che precedono la II Repubblica. La sottomissione della donna-moglie all’uomo-marito esplode a livello giuridico nell’articolo 22 del codice civile spagnolo:

La mujer casada sigue la condición y nacionalidad de su marido.

In questo articolo la donna viene spogliata brutalmente della sua individualità, rendendola schiava della volontà dell’uomo.

Questa concezione derivava dalla convinzione che la donna fosse un essere più fragile rispetto all’uomo, bisognoso di protezione. Questa ipotetica vulnerabilità è stata generata, in particolare, prendendo come riferimento la differenziazione biologica tra i sessi; la diversità fisica, però, col tempo si è tramutata in diversificazione dei ruoli sociali, attribuendo alla donna, anche a causa di alcune sue caratteristiche, ritenute debilitanti, compiti sociali marginali e relegati in pochissimi ambiti. In relazione a quanto detto l’articolo 57 del código civil stabiliva:

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El marido debe proteger a la mujer, y ésta obedecer al marido.

I limiti imposti dalla legge rendevano la donna incapace giuridicamente di amministrare i propri beni, di stipulare contratti e la rendevano infine impossibilitata a prestare la propria forza lavoro senza permesso esplicito. Inoltre, seppure venisse riconosciuta alla donna la sua importante forza procreatrice, non le veniva riconosciuta la patria potestà dei propri figli; essa, come stabilito dall’articolo 154 del codice civile era garantita difatti solo al padre.

La dittatura di Miguel Primo de Rivera venne caratterizzata dall’imposizione di valori tradizioni quali la religione cattolica, la disciplina sociale e l’onore

militare8. In particolar modo, il cattolicesimo venne rafforzato dalle leggi già

vigenti nel periodo precedente alla dittatura.

Ribadì l’invalidità del divorzio e la santità del matrimonio come sacramento e del rituale canonico come unica modalità di unione; i matrimoni civili erano leciti ma solo per chi non era di fede cattolica. In relazione al primo punto, l’articolo 52 del codice civile spagnolo stabiliva che l’unico avvenimento che poneva definitivamente fine al matrimonio era la morte di uno dei coniugi nonostante nel codigo civil vi siano articoli che regolano il divorzio; il termine assume tuttavia una diversa connotazione giuridica, ovvero non fine ma solo sospensione del matrimonio. Infine, la sacralità del matrimonio trova forza giuridica nell’articolo 42 del codice civile spagnolo del 1889, in cui vengono riconosciute due forme di matrimonio, il canonico, che deve contrarre chi professa la religione cattolica, e il civile, per chi pratica altri culti religiosi.

Tenuto conto della condizione in cui versava la donna dal punto di vista giuridico, si deve dare comunque merito a Primo de Rivera di aver introdotto concretamente nell’agenda politica spagnola il tema dei diritti politici delle donne. Sebbene il dibattito, anche sul diritto al voto delle donne, fosse stato già aperto nel 1865 dal deputato Alejandro Pidal y Mon, solo attraverso il Decreto-ley sobre Organizacion y Administracion Municipal9, promulgato l’8 marzo del 1924, si

8 P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

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conferì il diritto al voto alle donne spagnole e la possibilità di venire elette come consigliere comunali previo raggiungimento del venticinquesimo anno di età.Un’ulteriore carica politica che le donne potevano ricoprire era quella di sindaco, anche se esse erano elette in piccoli centri e rappresentavano un numero limitato; la prima sindaca di Spagna fu Matilde Pèrez Mollá del paese valenciano

Cuatretondeta10.

La forza innovatrice, riguardo la questione femminile, della dittatura, non travolse solo la posizione della donna in ambito politico ma anche in ambito culturale; nel 1927, Primo de Rivera, propose per la prima volta un candidato di sesso femminile per ricoprire un posto nella Real Academia de la Lengua; lei fu Concha Espina11.

Tuttavia, questa apertura, seppur limitata, alle richieste di rivendicazione dei diritti della donna, non era vista positivamente da tutti, suscitando non poche polemiche. Una delle tesi abbracciate da quanti erano contrari alla realizzazione di un nuovo ordine sociale basato sull’uguaglianza dei sessi, fu quella sostenuta dal medico Gregorio Marañón. La teoria proposta si basava sulla differenza tra i sessi: la donna seppur non inferiore all’uomo, era differente; la differenza poneva in essere due funzioni naturali distinte: quella della donna era di essere moglie e madre. Il medico sosteneva che solo in casi eccezionali la donna avrebbe potuto ricoprire ruoli tipici dell’uomo:

La mujer puede en casos excepcionales, como la soltería o la viudez, realizar funciones similares a las que desempeñan los hombres pero su función primordial es la de ser madre y sposa12.

9 http://e-spacio.uned.es/fez/eserv.php?pid=bibliuned:ETFSerie5-7BF14B0E-2B0E-D915-2531-D21212313295&dsID=Documento.pdf [visitato:21 Luglio 2016].

10 http://www.diarioinformacion.com/alcoy/2009/10/19/quatretondeta-recuerda-primera-alcaldesa-espana/942270.html [visitato: 16 Luglio 2016].

11 http://e-spacio.uned.es/fez/eserv.php?pid=bibliuned:ETFSerie5-7BF14B0E-2B0E-D915-2531-D21212313295&dsID=Documento.pdf [visitato: 26 Luglio 2016].

12M. Nash, Mujer, Familia y Trabajo, 1875-1936, Barcelona, Anthropos, Editorial del Hombre, junio 1983, p. 15.

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Questo modo di percepire il mondo si rifletteva, talvolta, anche nell’ambito lavorativo. La sfera extradomestica, ricondotta alla possibilità di accedere ad un lavoro salariato, era precluso alla donna; quest’ultima doveva solo essere una

«perfecta casada». Tuttavia, la seconda rivoluzione industriale generò dei

mutamenti, seppur meno evidenti rispetto ad altre nazioni europee, nella struttura economica e domografica della Spagna. Le donne, lentamente, venivano introdotte nelle fabbriche anche se per ricoprire mansioni ritenute consone al proprio sesso. Inoltre, il lavoro femminile era percepito come secondario e meno importante rispetto a quello maschile e permesso solo se strettamente neccessario. Questa visione diseguale del lavoro era sostenuta dalla Chiesa cattolica. Tuttavia risulta rilevante come molte donne, invece, si siano unite per lottare a favore del riconoscimento dei diritti civili, politici e sociali della mujer española: il 20 ottobre del 1918 venne fondata in Spagna la Asociación nacional de mujeres españolas13. Questa organizzazione femminista sottoscrisse un programma avente lo scopo di convertire il sistema sociale discriminante in un nuovo ordine egualitario. La sua lotta era basata sulla rivendicazione dei diritti politici e sociali, in particolar modo in ambito lavorativo: si batterono per la eliminazione della discriminazione salariale per eguali mansioni. Vi furono resistenze a concedere pieni diritti alla donna, in particolare in ambito lavorativo, perchè già come sostenuto nel 1872 durante il Segundo Congreso de la Federación Regional de la Primera Internacional a Zaragoza, che il mezzo per rendere libera la donna era solo il lavoro «no hay otro más que el trabajo».

In merito alla tematica del lavoro, ed in particolare al suo aumento all’interno delle fabbriche con conseguente maggiori assunzioni di operai, a partire dal Novecento, in Spagna, vennero varate leggi che disciplinavano, seppur parzialmente, il lavoro di questi ultimi; le prime fra queste furono la Ley de Accidentes de trabajo del 1900 e la Ley del 13 marzo del 1900; quest’ultima regolava le condizioni di lavoro delle donne, delle donne in maternità e dei bambini. Successivamente vennero varate ulteriori leggi e decreti sul lavoro rendendo però, nella fattispecie, la legislazione ancora più frammentata.

13http://www.ub.edu/ciudadania/hipertexto/evolucion/introduccion/Edu8.htm [visitato:22 Luglio 2016].

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Nel 1925, con l’avvio della seconda fase della dittatura, Primo de Rivera trasformò lo Stato spagnolo in uno stato di tipo interventista, partecipando alla produzione nazionale, disciplinando e controllando le relazioni di lavoro e riformando tutto il sistema fiscale.

Il 26 novembre del 1926 venne inoltre promulgato il Decreto ley che creava la Organización Corporativa Nacional, costituita da un insieme di comités paritarios, che regolavano i contratti salariali e le relazioni di lavoro14.

Il decreto venne fortemente voluto dal sottosegretario del Ministero del Lavoro, Eduardo Aunós; quest’ultimo percepì l’importanza nell’avere un insieme compatto di normative giuslaburistiche all’interno di uno stesso codice, avendo come fine di eliminare l’alta frammentazione delle stesse; così nel 1926, venne realizzato il «Código de Trabajo».

La portata rivoluzionaria della legislazione operaia, iniziò, però, già prima del Directorio civil; effettivamente nel 1923, primo anno della dittatura, venne emanato il 21 Agosto, un Real Decreto, realizzato sulla base di leggi precedenti quali la legge del 13 luglio 1922 e la legge del 13 marzo del 1900, che disciplinava regole a favore della donna lavoratrice, come ad esempio il divieto di lavorare durante le sei settimane successive al parto o il diritto della donna in gravidanza di abbondanare il posto di lavoro una volta compiuto l’ottavo mese mantenendo comunque in ogni caso la propria occupazione e, infine, il rilascio di un sussidio di maternità provvisorio; questo strumento di tutela alla maternità inizialmente veniva erogato dallo Stato, mentre a partire dal 1930 venne rilasciato dal datore di lavoro e dagli enti patronali; l’unica obbligazione della operaia o impiegata era quella di iscriversi al Régimen del Retiro Obrero.

Pur riuscendo ad ottenere un relativo miglioramento sociale, dovuto anche ad una positiva congiuntura economica, il regime iniziò a ricevere duri colpi su altri fronti che da lì a poco lo avrebbero portato alla dissoluzione.

Un esempio di questa forte opposizione riscontrata su altri fronti fu la sollevazione di un gruppo di minatori dell’Asturia che, nel 1927, organizzarono uno sciopero per impedire l’aumento di un’ora dell’orario lavorativo chiedendo di

14P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

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mantenere lo stesso salario. Alla sollevazione sociale, però, Primo De Rivera rispose con una forte repressione della stessa, incarcerando un numero elavato di operai. La risposta violenta da parte del regime non venne vissuta positivamente dal PSOE e dalla UGT che iniziarono a pronunciarsi in favore di un nuovo Stato spagnolo basato sui principi democratici e sulla Repubblica.

Immediatamente successivo a questo fatto si può rimarcare anche una nuova potente ondata di malcontento, che scoppiò nel 1928 sotto forma di protesta studentesca, a seguito della sospensione di un professore universitario che si era espresso positivamente al controllo delle nascite; successive rivendicazioni da parte degli universitari mossero il dittatore a compiere un atto estremo ovvero la

dissoluzione della Federación Universitaria Escolar15. A questa precaria

situazione sociale si aggiunse, tra il 1929 e il 1930, un aggravamento della crisi dell’economia spagnola, in corrispondenza del peggioramento della situazione mondiale, facendo aumentare il tasso di disoccupazione e il tasso di povertà; a questi si aggiunse una ulteriore richesta di democraticità e di cambiamento politico a favore della Repubblica. La dittatura di Primo De Rivera era ormai agonizzante, e il re, per evitare la deriva politica e sociale della Spagna, nel 1930,

lo sospese e incaricò il generale Dámaso Berenguer16, di costituire un nuovo

governo ma gli animi sembravano non placarsi; la sfiducia nei confronti del re e del sistema monarchico, la nuova ondata di manifestazioni operaie e studentesche, la crisi economica e del commercio estero che causarono un deficit nel bilancio dei pagamenti, la crisi del lavoro e le richieste di instaurazione della Repubblica condussero a una nuova crisi nel 1931. Il 14 febbraio dello stesso anno, il re

formò un nuovo governo con a capo José Sánchez Guerra17, ma la nuova

direzione politica soggetta alla difficile situazione sociale ed economica e alle

15P. Malerbe, M. Tunon de Lara, M.C. Garcia-Nieto, J.C. Mainer Baqué, La crisis del estado:

Dictadura, Republica, Guerra (1923-1939) IX, Barcelona, Editoral Labor. S.A., 1982, p. 88.

16 Dámasco Berenguer y Fusté fu un politico e militare spagnolo nato a San Juan de los remedios il 4 agosto del 1873. Fu dato l’incarico a lui di formare il nuovo governo dopo la caduta del regime di Primo de Rivera. Tuttavia durante l’instaurazione della Repubblica fu incarcerato dalle autorità repubblicane. Morì il 19 maggio del 1953 a Madrid.

17 José Sánchez Guerra fu un avvocato, giornalista e politico spagnolo nato a Cordoba il 28 giugno del 1859. Come giornalista diresse La Iberia, Revista de España, El Español. Ricoprì numerose cariche politiche tra cui quella di presidente del governo e durante la II Repubblica quella di deputato. A causa dei suoi problemi di salute fu costetto ad abbandonare la politica. Morì a Madrid il 26 gennaio 1935.

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pressioni antimonarchiche portarono a nuove elezioni politiche. Il 12 aprile del 1931, gli spagnoli, furono chiamati a decidere se continuare a vivere sotto un Paese retto da una monarchia oppure da una repubblica; il 13 aprile, gli spagnoli seppero il risultato delle elezioni: la II Repubblica di Spagna era alle porte.

Con la vittoria del nuovo regime, gli elettori furono chiamati ad eleggere il Parlamento; il 28 giugno del 1931, il 70,14% del popolazione votò, portando alla vittoria la coalizione repubblicano-socialista; di seguito venne chiamato Julián

Besteiro a ricoprire il ruolo di presidente18.

La II Repubblica si dotò di una legge fondamentale: il 29 giugno si riunì una commissione con a capo Jiménez de Asúa, per elaborare la nuova Costituzione. Il nuovo contesto politico consentì cambiamenti rilevanti, in particolare riguardo allo status della donna, generati attraverso l’emanazione della nuova Costituzione e di riforme legislative innovative. In effetti, la forza riformista del nuovo Stato fece sperare le donne, specialmente coloro che lottavano per un' uguaglianza formale, nell’affermazione di una cultura eretta da parità sociale, economica e giuridica. Nel 1931, infatti, la Spagna era ancora radicata ai prototipi tradizionali di genere e di separazione sessuale. L’8 maggio 1931 venne promulgato un decreto che consentiva l’eleggibilità delle donne; ma paradossalmente queste ultime non avevano ancora il pieno diritto di essere elettrici. Il decreto non ebbe i risultati sperati, in effetti, solo tre donne su 470 seggi sedettero nelle Cortes Constituyentes: Clara Campoamor per il partito radicale, Victoria Kent per il

partito radicale socialista e Margarita Nelken per il partito socialista[19][20][21][22].

18 Julián Besteiro Fernández, nato a Madrid il 21 settembre1870, fu un politico spagnolo. Nel corso della sua carriera ricorpì il ruolo di presidente delle corti durante la II Repubblica, inoltre fu presidente del PSOE e della UGT (Unión General de Trabajadores). Nel 1939 fu condannato dal consiglio du guerra a trent’anni di prigione per aver promosso un socialismo moderato. Morì a Carmona il 27 settembre del 1940.

19http://www.insmli.it/pubblicazioni/1/ic_241_aguado.pdf [visitato: il 24 Luglio 2016].

20 Clara Campoamor Rodríguez fu una política spagnola e attivista dei diritti delle donne nata a Madrid il 12 febbraio 1888. Nel 1924 si laureò in diritto diventando all’età di 36 anni una delle poche avvocatesse spagnole presenti in quell’epoca. Nel 1925 divenne la seconda donna dopo Vicotria Kent a far parte del collegio degli avvocati di Madrid. Ella difese sempre il diritto di uguaglianza tra uomini e donne. Nel 1931 fu eletta deputaa per il partito radicale, inoltre nello stesso anno durante il periodo delle corti costituenti prese parte all’elaborazione del progetto della Costituzione; in questo frangente lottò per inserire all’interno della legge fondamentale il principio di non discriminazione per ragioni di sesso e il suffragio universale. Inoltre difese l’istituto del divorzio. Nel 1934 Campoamor abbandonò il partito radicale e tentò unirsi a Izquierda

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Durante la discussione per la realizzazione della carta costituzionale spagnola importanti questioni vennero a galla, specialmente quella del diritto al voto delle donne. In commissione parlamentare fu Clara Campoamor a farsi portavoce della rivendicazione dei diritti politici delle spagnole e in particolare del suffragio universale. Concretamente, quest'ultima chiedeva che il diritto al voto fosse inserito nella nuova Costituzione sin da subito. La sua richiesta venne appoggiata dalle organizzazioni suffragiste. Inoltre vennero distribuiti ai deputati dei pamphlets attraverso i quali si chiedeva il loro appoggio al voto femminile; in queste locandine era inserita una didascalia che recitava:

Signori deputati non macchiate la Costituzione stabilendo in essa privilegi. Vogliamo l’uguaglianza dei diritti elettorali. Viva la Repubblica23.

Il dibattito in Parlamento si divise, però, in due correnti di pensiero; da un lato Clara Campoamor con le sue richieste femministe e talvolta democratiche e dall’altra, chi sosteneva che il momento non fosse opportuno per poter concedere tali diritti. Questa ultima visione era condivisa dai partiti repubblicani, dal partito radicale socialista, dallo stesso partito della Campoamor da Victoria Kent e Margarita Nelken. Secondo la Nelken a causa della forte influenza della Chiesa

corso della sua vita ha scritto numerose opere aventi come filo comune la lotta e conquista dei diritti in particolare politici della donna; si ricordano El derecho de la mujer española del 1931 e

El voto femenino y yo: mi pecado mortal del 1939.

21 Victoria Kent Siano fu un’avvocatessa e politica spagnola nata a Malaga il 6 marzo 1891. Nel 1924 si laureò in diritto e nel 1925 divenne la prima donna a far parte del collegio degli avvocati di Madrid e la prima al mondo ad esercitare la professione di avvocato in un tribunale militare. Nel 1931 divenne deputata nella coalizione repubblicano-socialista. Inoltre si oppose al suffraggio universale in direzione contraria a Clara Campoamor. Durante la II Repubblica fu nominata direttrice generale delle prigoni ponendo in essere diverse riforme aventi il fine di migliorare le condizioni dei detenuti e in particolare delle donne. Dopo la fine della II Guerra mondiale venne esiliata. Morì a New York il 25 settembre 1987.

22 Margarita Nelken Mansberger fu una politica, scrittrice spagnola ed esponente del movimento femministadegli inizi del Novecento, nata a Madrid il 5 luglio 1894. Fece parte dal1931 del PSOE e fu contraria al suffragio universale. Collaborò all’organizzazione di Unión de mujeres

antifascistas. Entrò nel 1936 a far parte del PCE. Nelken fu molto attiva nache in altri settori come

il giornalismo e l’arte; fu anche scrittrice, tra e sue opere si ricordano La condición social de la

mujer en España. Su estado actual: su posible desarrollo del 1919, La mujer antes las cortes constituyentes del 1931. Morì a CIttà del Messico l’8 marzo del 1968.

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sulle donne, concedere loro il voto avrebbe significato «regalare voti alle forze conservatrici». La richiesta di voto per le donne fu approvata il 1 ottobre del 1931. Votarono a favore un elevato numero di socialisti, e contro tutti i gruppi repubblicani.

Il testo costituzionale definitivo venne approvato il primo dicembre e nell’articolo 36 venne sancita appunto l’acquisizione da parte della donna della cittadinanza politica:

Los ciudadanos de uno y de otro sexo, mayores de veintitrés años, tendrán los mismos derechos electorales conforme determinen las leyes.

E poi nell’articolo 9, comma 1, si recita:

Todos los Municipios de la República serán autónomos en las materias de su competencia y elegirán sus Ayuntamientos por sufragio universal, igual, directo y secreto.

Infine, nella Carta costituzionale venne garantito legalmente, nell’articolo 25, il principio di uguaglianza tra uomo e donna:

No podrán ser fundamento de privilegio jurídico: la naturaleza, la filiación, el sexo, la clase social, la riqueza, las ideas políticas ni las creencias religiosas. El Estado no reconoce distinciones y títulos nobiliarios.

È in particolare nell’articolo 2 della Costituzione, che si esplicita la fine della diseguaglianza giuridica:

Todos los españoles son iguales ante la ley.

L’innovazione della Repubblica toccò il ruolo della donna anche in altri ambiti, tra cui quello familiare e del lavoro, promulgando e riformando norme che

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vennero ritenute all’epoca tra le più liberali fra quelle esistenti in altri Stati europei.

Nello specifico, una prima trasformazione giuridica in ambito familiare si ebbe con la dichiarazione nella norma fondamentale dello Stato Spagnolo come Stato laico, non riconoscendo nessuna religione ufficiale. A seguito di ciò, mutarono i rapporti tra uomo e donna nella famiglia. In primo luogo, venne riconosciuta la laicità del matrimonio e l’uguaglianza di genere tra i coniugi e in secondo luogo venne autorizzata la dissoluzione del matrimonio attraverso mutuo consenso; tutto ciò era racchiuso nell’articolo 43, comma 1, della Costituzione:

La familia está bajo la salvaguardia especial del Estado. El matrimonio se funda en la igualdad de derechos para ambos sexos, y podrá disolverse por mutuo disenso o a petición de cualquiera de los cónyuges, con alegación en este caso de justa causa.

L’articolo citato diede una prima regolamentazione sul divorzio che poi venne ampliata attraverso la Ley del 2 marzo 1932 sul divorzio e dalla Ley del 28 giugno 1932 sul matrimonio civile.

Le leggi promulgate non vennero però condivise da tutti; in particolare i partiti di destra e la Chiesa erano contrariati dalla libertà “volgare” della Spagna repubblicana. Non erano solo uomini di mentalità retriva che alzavano la voce a favore di un ripristino del passato ma anche donne cattoliche e di destra. Queste ultime intrapresero campagne per far credere alle altre donne che sarebbe stato più facile per i mariti, con il divorzio, abbandonare il focolare e che, quindi, la distruzione della famiglia sarebbe stata l’immediata conseguenza.

Inoltre il passaggio di competenza del matrimonio, dalla Chiesa allo Stato, lasciò contrariate anche le stampe conservatrici, in particolare il Diario de Barcelona, che si espresse negativamente indicando il divorzio come «tipico di epoche di decadenza».

Antitetica l’opinione della femminista Clara Campoamor che, in seduta parlamentare per la legiferazione sul divorzio pronunciò:

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Il matrimonio è l’accordo di due volontà. Non appena questo accordo si infrange, non appena queste due volontà non possono più convivere, dato che il matrimonio, a giudizio di qualsiasi persona dotata di un po’ di buon senso, ha naturalmente come base l’amore e l’affinità spirituale, esso perde il suo corpo,diventando per i coniugi nient’altro che una tortura, una sofferenza, una fonte di degrado per l’individuo nella sua vita sociale24.

La legge sul divorzio non fu l’unica normativa che influì sull’eliminazione della discriminazione sessuale: a favore delle donne vi fu anche un rinnovamento del codice civile e del codice penale.

Con rispetto alla modifica della normativa civilistica, la moglie poteva scegliere la sua nazionalità in caso avesse contratto matrimonio con un uomo non di cittadinanza spagnola, aveva diritto alla patria potestà nel caso da vedova avesse contratto nuovo matrimonio e, infine, vi furono modifiche di altri articoli che avrebbero contribuito ad accrescere la libertà della donna; tuttavia, il marito possedeva ancora la rappresentanza legale della moglie per gli atti di natura economica e il potere legale di amministrare i beni di quest’ultima.

Il mantenimento di alcune norme patriarcali si dovette in particolar modo ai repubblicani.

Dal punto di vista della normativa penalistica, venne soppresso il reato di adulterio per la donna, venendo così meno la licenza di uccidere del marito la propria moglie in caso di tradimento o del padre la figlia che avesse causato “disonore” alla famiglia. La sfera sessuale degli spagnoli venne, a partire dal codice penale e attraverso una politica di controllo delle nascite, regolamentata dall’intervento dello Stato che si spinse anche in materia di prostituzione. Riguardo a questo argomento, la storiografia individua tre modelli di azione

pubblica: il proibizionismo, la regolamentazione e l’abolizionismo25. Il primo

schema proibisce la prostituzione e sanziona tale comportamento con la reclusione e il pagamento di multe: questo tipo di azione si riscontra in particolare tra il 1623

24http://www.insmli.it/pubblicazioni/1/ic_241_aguado.pdf [visitato: il 26 Luglio 2016].

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e il 1845. Il secondo modello regolamenta la prostituzione attraverso la depenalizzazione ma non la sua abolizione: questa politica era utilizzata nella antichità e venne poi ripresa nel Franchismo; infine, l’abolizionismo pose fine alla regolamentazione e rese definitivamente illecita la prostituzione, restando vigente in Spagna a partire dal decreto 28 giugno 1935 fino alla guerra civile. Nel decreto l’abolizione della prostituzione venne giustificata sulla base di due considerazioni: la maggior parte di coloro che praticavano la prostituzione erano di sesso femminile e quindi bandirla avrebbe garantito ľagognata uguaglianza tra donna e uomo, e in secondo luogo questa pratica portava a un’elevata diffusione di malattie sessualmente trasmissibili; allo scopo di contenerne ľinsorgenza furono inoltre avviate delle campagne di sensibilizzazione a favore dell’uso del profilattico accompagnate da una maggiore attenzione verso l’educazione sessuale.

Per alcune femministe, però, la prostituzione non era frutto di una semplice deriva morale ma si poteva attribuire anche alla grossa crisi del lavoro. Come sostenevano Margarita Nelken e Claudina Garcìa, molte donne, specialmente quelle sole e vedove, avendo difficoltà nel trovare un lavoro e spinte dall’esigenza

di dover soddisfare i bisogni primari della vita, si trovano costrette a prostituirsi26.

Prima della II Repubblica la percentuale di donne che accedevano al lavoro era molto bassa anche a causa dell’alto grado di analfabetizzazione e da quasi inesistenti strutture di servizi sociali. Il numero limitato di lavoratrici, infatti, era composto da vedove e donne non sposate. La maggior parte delle donne lavoratrici occupavano mansioni ritenute consone al proprio sesso come ad esempio l’aiutante domestica, l’insegnante di scuola primaria, la cuoca o nel settore tessile e del vestiario. Fu a partire dal 1931 che iniziò a soffiare il vento del cambiamento contemporaneamente all'avvicendarsi dell'industrializzazione. Si ebbe quindi un aumento dell’occupazione femminile nel settore secondario e terziario e una diminuzione della manodopera nel settore agricolo, nonostante comunque l’incorporazione della donna nei primi due settori sia stata lenta, con

26 M. Nash, Mujer, Familia y Trabajo, 1875-1936, Barcelona, Anthropos, Editorial del Hombre, junio 1983, pp. 255-263, pp. 266-268.

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delle eccezioni in alcune province come Barcellona: questa presentava una percentuale attiva di donne nel lavoro pari o superiore alla media nazionale. Questo era causato nello specifico dalla maggioranza numerica di donne rispetto

agli uomini27, e grazie a diverse normative che incentivavano il tasso di attività

femminile. Esempi emblematici in relazione al secondo punto furono la Ley del 20 giugno del 1934 promulgata dal Gobierno de la Generalitat de Catalunya, secondo la quale il marito non aveva la rappresentazione legale della moglie, la Ley de asociaciones profesionales dell’8 aprile 1932, dove si concedeva il diritto alle donne di formare associazioni dei lavoratori senza il permesso del marito e infine la promulgazione della legge che legalizzava l’aborto il 25 dicembre del 1936, proprio in una comunità dove il tasso di partecipazione femminile in ambito lavorativo era molto elevata.

Prendendo in esame la legislazione nazionale, già nella Costituzione spagnola un articolo, il 46, gettava le basi per una legislazione sociale a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici:

El trabajo, en sus diversas formas, es una obligación social, y gozará de la protección de las leyes.

La República asegurará a todo trabajador las condiciones necesarias de una existencia digna. Su legislación social regulará: Los casos de seguro de enfermedad, accidente, paro forzoso, viejez, invalidez y muerte; el trabajo de las mujeres y de los jóvenes y especialmente la protección a la maternidad; la jornada de trabajo y el salario mínimo y familiar; […], y todo cuanto afecte a la defensa de los trabajadores.

Sulla base delle indicazioni fornite dalla Carta costituzionale, vennero promulgati leggi e decreti volti a disciplinare le questioni elencate nell’articolo anteriore, come il decreto del 26 maggio 1931 sul seguro de maternidad, che garantiva alla madre lavoratrice anche un’assistenza al parto, un’assistenza complementaria e altre agevolazioni. Inoltre dal punto di vista delle mansioni ricoperte dalle donne,

27https://revistas.ucm.es/index.php/CRLA/article/viewFile/CRLA9393220013A/32659 [visitato: il 27 Luglio 2016].

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venne data loro la possibilità di ricoprire incarichi quali notaio e procuratori, carriere prima inaccessibili, tuttavia, rimaneva preclusa alla donna la possibilità di accedere a posizioni lavorative presso l’esercito, la polizia e altri uffici pubblici militari, ai lavori notturni, pericolosi o semplicementi ritenuti maschili e quindi

riservati agli uomini28. Al di là di ciò, ulteriori passi avanti furono posti in campo

lavorativo come l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore e la legge sul riposo domenicale per tutti i lavoratori. L’innovazione giuridica, però, non fu in grado di eliminare le problematiche relazionate al genere nella sfera lavorativa; queste ultime prerogative di legge non valevano per il lavoro domestico, infatti le impiegate in questo settore non avevano diritto ad una giornata lavorativa di otto ore, al riposo domenicale, alle prestazioni di assicurazione sociale quali il sussidio di disoccupazione, di maternità e non erano soggette alla Ley de accidentes de trabajo29, e inoltre, seppur garantita costituzionalmente la parità salariale, questa

non veniva assicurata. Quest’ultimo problema risulta ancora presente nella Spagna contemporanea nonostante i governi susseguitosi dalla transición fino ai giorni nostri, abbiano promulgato normative e campagne politiche e sociali al fine di eliminare tale discriminazione.

Nel settore primario, la situazione femminile non era del tutto diversa da quella descritta per coloro occupate nel lavoro domestico; infatti molte delle spagnole che lavoravano nei campi lo facevano spesse volte, addirittura, senza una remunerazione e nessun tipo di diritto lavorativo, dal momento che veniva visto come un aiuto all’interno del contesto familiare. Questa situazione causò scioperi e manifestazioni ai quali le donne parteciparono attivamente per chiedere maggiori diritti.

L’aumento del numero delle donne nel contesto lavorativo e in particolare nel settore industriale incoraggiò anche una maggiore presenza politica, in particolare nei sindacati; ad esempio l’UGT, vedendo il coraggio delle donne e intuendo la loro forza nella lotta ai diritti dei lavoratori, abbassarono le quote per le donne,

28https://revistas.ucm.es/index.php/CRLA/article/viewFile/CRLA9393220013A/32659 [visitato: il 27 Luglio 2016].

29https://revistas.ucm.es/index.php/CRLA/article/viewFile/CRLA9393220013A/32659 [visitato: il 27 Luglio 2016].

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incrementando così le iscrizioni. Oltretutto l’UGT introdusse nel suo programma, per la prima volta, il diritto di uguaglianza retributiva tra uomini e donne.

La forza rivoluzionaria della Repubblica sulla questione dell’uguaglianza di genere fu di grande rilievo.

1.2. La donna spagnola: dalla Guerra civile alla Dittatura di Franco

La proclamazione della Repubblica segnò il passaggio del potere politico dalla oligarchia alla sinistra moderata. Quest’ultima era formata da socialisti, da

repubblicani e dalla parte riformista della classe operaia30. Il programma del

nuovo Stato era costituito da una serie di riforme volte a eliminare l’influenza della Chiesa Cattolica e dell’esercito e creare condizioni di vita più eque tra gli spagnoli. Tuttavia, la nuova forma di Stato non era percepita da tutti nello stesso modo, infatti, molti credevano (Chiesa, esercito, monarchici, partiti di destra ed estrema destra), che prima o poi la Repubblica sarebbe caduta attraverso una sollevazione; come avvenne. Se il malcontento della Chiesa, dei monarchici e dei partiti di destra era prevedibile, l’elemento che scatenò la posizione

contro-repubblicana dell’esercito fu in particolare il Decreto di Azaña31, del 3 giugno del

1931, che aprì una revisione sulla concessione dei meriti, soprattutto dei numerosi generali di destra che avevano guidato la spedizione in Marocco, riducendo la loro posizione nella gerarchia militare. Inoltre, sempre nello stesso anno, il presidente Azaña chiuse l’Academia General Militar di Zaragoza, percepita come covo di militari reazionari; infine, ci fu l’abolizione della giurisdizione dell’esercito nei confronti dei civili. A dispetto di questi cambiamenti, secondo la stampa di destra la Repubblica era causa della depressione economica, della difficoltà nel garantire l’ordine pubblico, e accusava il governo di mancare di rispetto all’esercito e alla

30 P. Preston, La guerra civil española: reacción, revolución y venganza, Barcelona, Debosillo, 2011, p. 162.

31 Manuel Azaña Diaz fu un político spagnolo nato il 10 gennaio 1880 a Madrid. Nel 1931 divenne presidente del Governo provvisorio della II Repubblica spagnola, ricoprendo nuovamente la carica nel 1936; divenne presidente della Repubblica nel 1936 tuttavia con lo scoppio della guerra cvile, nel 1939 si dimise dalla carica venendo sostituito da Diego Martinez Barrio. Azaña dopo la fine della guerra civile visse in esilio in Francia. Morì a Montauban il 4 novembre 1940.

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Chiesa32. La religione cattolica era fortemente difesa dalla destra e di conseguenza

l’introduzione nella Costituzione della prerogativa e della proclamazione di uno Stato laico, era vissuta dai conservatori come una violenza nei confronti della cultura spagnola. Questo elemento contribuirà fortemente allo scoppio della guerra civile, così come lo farà anche la volontà del governo di garantire maggiore autonomia regionale, specialmente alla Catalogna, gesto visto dalla destra come lesivo dell’unità nazionale. Le controversie locali si trasferirono a livello nazionale, creando attriti tra il PSOE e il CEDA (Confederación española de derechas autónomas).

Il CEDA fu fondato da José Maria Gil Robles, che in un discorso a Madrid espresse il suo favore alla realizzazione di un fascismo spagnolo al fine di riportare nel Paese l’ordine sociale e politico e i valori cattolici e nazionalisti. Nelle elezioni del 1933, la destra conquistò il potere. La vittoria portò a una politica di riduzione dei salari e licenziamenti dei lavoratori. Nel 1934 rappresentanti del partito carlista e del partito monarchico alfonsino incontrarono Mussolini per strappargli la promessa di fornire armi e denaro in caso di un’eventuale insurrezione, perchè non pensavano che il governo, nel lungo

periodo, potesse garantire i loro interessi33. Nel frattempo, il ritorno di José Calvo

Sotelo alla guida del partito monarchico fece esultare gli affiliati e le testate giornalistiche monarchiche, che auspicavano, grazie al cambio di leadership, la conquista dello Stato spagnolo e la creazione di un regime autoritario e corporativo; inoltre la speranza dei monarchici e della destra venne riposta, anche,

in José Antonio Primo de Rivera, fondatore della Falange española34. In questo

clima politico già teso, nello stesso anno in Spagna si susseguirono una serie di scioperi, guerriglie, atti terroristici, che destabilizzarono ancor più il paese creando un clima di guerra. Sinistra e destra erano, ormai, in lotta per il potere; i primi difendevano la Repubblica, i secondi lottavano per la ricostruzione del vecchio regime nazional-cattolico, considerando gli anni della II Repubblica indecenti e peccaminosi. In questo vento di guerra, si faceva strada Francisco

32 Ibid., p.198. 33Ibidem, p.277. 34Ibidem, pp. 278-279.

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Franco. Contemporaneamente all’ascesa del ruolo di Franco nella guerra civile, il 16 febbraio ci furono nuove elezioni; queste vennero vinte, anche se per poco, dal Fronte Popolare costituito dalla sinistra, dai socialisti e dagli anarchici; la nuova coalizione mise in atto strumenti per limitare gli atti di terrore esercitati dal movimento falanghista; ad ogni modo la furia devastante della destra non si placò. In aggiunta a ciò, i visionari del nuovo ordine conservatore misero in atto un golpe:la tattica militare prevedeva il dispiegamento delle forze precedentemente impiegate in Marocco e guidate da Franco. Venuto a conoscenza della notizia, il genarale stabilì il suo quartier generale a Santa Cruz, nelle Isole Canarie. Franco iniziò a dirigersi dal Marocco verso la Spagna, grazie anche agli aiuti militari forniti da Hitler e Mussolini. A seguito di questi avvenimenti, ebbe inizio la guerra civile spagnola, più precisamente nel 1936: la guerra intrapresa fu lo

scontro tra il vecchio e il nuovo35.

I ribelli iniziarono a conseguire le prime vittorie e intanto il nuovo governo cercava di trovare un compromesso con loro; tuttavia l’unica soluzione momentanea era quella di combattere armando i lavoratori. Poco tempo dopo, il General Fanjul, aiutato da alcuni falangisti, cercò di entrare a Madrid, ma la sua

azione venne bloccata dai lavoratori armati e dai leali alla Republica36. Al di là del

fallimento di Fanjul sulla Capitale, Mola imponeva la sua marcia distruttiva nella penisola e Franco guidava il suo esercito africano.

La sollevazione aveva colpito e travolto la Galizia, León, Castilla la Vieja37,

Aragón e metà dell’Extremadura, ma l’esercito era stato sconfitto sia a Madrid che

a Barcelona, Valencia, Malaga e Bilbao38. Ad ogni modo, l’obiettivo degli insorti

era conquistare la Capitale; la strategia ideata era un doppio attacco costituito dall’esercito di Mola al nord e al sud dall’esercito di Franco. Nel frattempo, in un incontro tenutosi a Salamanca, Francisco Franco venne eletto comandante unico. L’atto a Madrid non ebbe subito buon esito, prima di tutto perchè Franco decise di non agire immediatamente e poi perchè lo Stato sovietico aveva finanziato la

35 Ibidem, p. 429. 36 Ibidem, p. 438.

37 Ora corrisponde alla comunità autonoma di Castilla y León.

38 P. Preston, La guerra civil española: reacción, revolución y venganza, Barcelona, Debosillo, 2011, p. 453.

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resistenza della Capitale; la guerra civile era il riflesso della divisione europea che si sarebbe poi ritrovata durante la seconda Guerra mondiale; da un lato l’apparente volontà non interventista della Gran Bretagna e della Francia, dall’altra l’Italia e la Germania che finanziavono la guerra civile e speravano nella vittoria di Franco e infine lo Stato sovietico di ideologia comunista, che aiutava la ormai precaria Repubblica spagnola.

Franco sferrò un ultimo attacco e il 28 marzo del 1939, entrò a Madrid. La guerra civile spagnola è da considerarsi un fatto storicamente rilevante anche per il ruolo che ricoprirono le donne all’interno del conflitto.

La guerra civile fu combattuta da due schieramenti ognuno emblematico di una visione della società e le due forze erano antitetiche tra loro.

Da una parte i repubblicani, con la volontà di mantenere vivo uno Stato democratico e repubblicano, e dall’altra, il fronte nazionale, formato dalla destra e dai monarchici. La dissociazione della Spagna in due fronti comportò, anche, una modalità di vivere diversa tra le donne; da una parte si distinse la donna della zona repubblicana e dall’altra la donna della zona nazionalista.

La mujer en la España republicana venne catapultata in una nuova realtà: le repubblicane iniziarono ad occupare posizioni importanti in ambito sociale e politico, con anche nuovi ruoli quali quello della miliciana. La miliziana divenne il simbolo della lotta contro il fascismo. Durante i primi mesi di guerra un numero notevole di donne si arruolarono per combattere il nemico. La figura della donna eroina che lottava per la propria patria, per il mantenimento dei diritti acquistati con la Repubblica e con la volontà di raggiungere l’effettiva uguaglianza nella società veniva immortalata nelle numerose locandine propagandistiche.

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