• Non ci sono risultati.

Progetto per complesso turistico produttivo "Marble Inside"

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Progetto per complesso turistico produttivo "Marble Inside""

Copied!
252
0
0

Testo completo

(1)

1

Sommario

Introduzione: il comune di Carrara. Pag. 3

La nascita e lo sviluppo della città. Pag. 5

La nascita dello sfruttamento dei bacini: l’epoca Romana. Pag. 5

La crisi dell’attività e la ripresa: l’epoca Medievale. Pag. 7

L’età florida: il Rinascimento e il Barocco. Pag. 8

Il 1800 secolo di novità: la nascita delle segherie e dei laboratori. Pag. 9

La Ferrovia Marmifera Pag. 10

Il 1900: il secolo delle innovazioni. Pag. 12

Altri aspetti del cambiamento. Pag. 13

Sviluppo urbanistico della città. Pag. 14

Lo stato attuale. Pag. 20

Una passeggiata in centro. Pag. 20

Analisi delle criticità. Pag. 24

Prospettive future. Pag. 26

Proposte di intervento. Pag. 27

Valorizzazione dei paesi a monte. Pag. 28

Valorizzazione del turismo alle cave. Pag. 29

Fossacava. Pag. 32

Il progetto. Pag. 37

Da dove nasce il progetto. Pag. 38

Descrizione del progetto globale per il Complesso Marble Inside Pag. 39

La parte museale Pag. 40

Relazione tecnica di calcolo e verifica delle strutture. Pag. 41

Descrizione sintetica dell’opera. Pag. 42

Normativa di riferimento. Pag. 43

Analisi dei carichi. Pag. 44

Calcolo centri di massa della struttura. Pag. 71

(2)

2

Modellazione Struttura. Pag. 90

Solai. Pag. 92

Travata. Pag. 146

Pilastrata. Pag. 204

Fondazioni. Pag. 238

(3)

3

-

Introduzione: il comune di Carrara

Sull’estrema punta nord della regione Toscana, al confine con la regione Liguria, in un territorio delimitato dal mare a sud e dalla catena montuosa delle Alpi Apuane a nord, troviamo un piccolo comune di circa 63.000 abitanti, che nonostante le sue modeste dimensioni (circa 71 Km2) riesce a farsi conoscere ed a far parlare di sé in tutto il mondo. Stiamo parlando naturalmente del comune di Carrara (Fig.1), celebre capitale mondiale della produzione e della lavorazione del marmo, che offre ai sui cittadini non solo questa grande risorsa, ma un territorio ricco di potenzialità.

A soli 7 Km circa di distanza infatti, troviamo sia le spiagge sabbiose, con stabilimenti balneari attrezzati e meta di molti turisti nel periodo estivo, sia il parco naturale delle Alpi Apuane, che assieme ai suoi splendidi paesaggi, offre un insieme di piante ed animali rari, tanto da essere dichiarato nel 2012 patrimonio naturale dell’UNESCO.

Proprio perché solo 7 Km separano la costa dalla base delle sue montagne, all’interno territorio del comune di Carrara possiamo trovare un clima che risente dell’influenza benefica di entrambi, mite, con un terreno ricco d’acqua e di vegetazione.

Oltre alla valle dove si è sviluppata nei secoli tutta la parte abitata del comune, troviamo anche una serie di dolci rilievi che, sempre grazie all’influenza del clima, possono oggi essere sfruttati per la coltivazione dell’olivo e della vigna, producendo rinomati prodotti come il vino e l’olio delle colline del Candia (Fig.2).

Dalla tradizione millenaria di questi luoghi deriva poi un prodotto che in molti nel mondo cercano tutt’oggi di replicare

1 - Immagine satellitare del territorio del comune di Carrara

(4)

4

ma che può essere realizzato unicamente qui, in mezzo alle montagne di Carrara: il lardo di Colonnata (Fig.3.

Si tratta di un particolare salume, realizzato con grasso di maiale e aromi, che viene composto utilizzando una tecnica che nel paese di Colonnata è ben conosciuta e custodita gelosamente.

Oltre alla tecnica tuttavia, quello che rende questo prodotto non riproducibile in altri luoghi, è il fatto che viene realizzato utilizzando animali cresciuti solo in quei territori e ponendo il composto a riposare all’interno di conche di marmo, dentro grotte che hanno specifiche condizioni di umidità,

dettate ancora una volta dalla particolare posizione del luogo.

Scendendo dai paesi a monte verso valle, possiamo facilmente notare come sia possibile ad oggi suddividere il territorio comunale in tre grandi frazioni: la frazione di Carrara centro, la frazione intermedia stretta e lunga di Avenza e la più recente frazione di Marina di Carrara sulla costa (Fig.4).

A dividere poi il comune di Carrara con quello di Massa poi, sorge la cosiddetta “Zona Industriale”, ovvero una striscia di terreno lunga quasi come tutta la zona di Avenza e Marina, atta ad ospitare unicamente stabilimenti industriali o artigianali, assieme ad attività di servizio e sede dell’impianto di termovalorizzazione che serve tutta la provincia.

4 - Collocazione da immagine satellitare delle tre grandi frazioni in cui è suddiviso il comune 3 - Lardo di Colonnata

(5)

5

Il comune di Carrara può indubbiamente definirsi un territorio “di confine”.

Esso separa infatti non solo la città di Massa da quella di Ortonovo, ma anche la provincia di

Massa Carrara da

quella di La Spezia e la regione Toscana dalla regione Liguria (Fig. 5); per questo possiamo trovare nel suo dialetto, nella sua cultura e nelle sue tradizioni, alcuni dei caratteri tipici di tutti questi luoghi, talvolta anche molto differenti tra loro.

Nonostante questo

aspetto tuttavia, l’identità e la storia del popolo carrarese (o carrarino, come ama farsi chiamare) sono molto ben definite e radicate, tanto da farne una delle popolazioni più antiche di Europa.

-

La nascita e lo sviluppo della città

La nascita e lo sviluppo della città di Carrara sono strettamente legati alle vicende del suo prodotto più prezioso: il marmo. E’ grazie alla sua scoperta che questi luoghi divennero famosi ed è tutt’oggi la maggior fonte di sostentamento per la popolazione locale.

Vediamo dunque nel dettaglio le vicissitudini che Carrara e il suo marmo hanno attraversato nella storia, per arrivare ad assumere l’attuale conformazione.

La nascita dello sfruttamento dei bacini: l’epoca Romana.

L’uomo fa la sua comparsa sulle Alpi Apuane circa quarantamila anni fa, quando gruppi di cacciatori trovano rifugio nelle grotte e proseguono il popolamento di queste zone fino all’età del ferro, in cui si hanno i primi veri e stabili insediamenti con la nascita del popolo dei Liguri-Apuani. Questi tuttavia vivevano di pastorizia e agricoltura e probabilmente non si accorsero neppure (o quantomeno non ci sono giunte testimonianze in tal senso) del grande tesoro che giaceva sotto i loro piedi: il marmo. È con gli Etruschi che inizia il primo tentativo di sfruttamento degli immensi bacini ancora del tutto inesplorati. Si assiste in questo periodo alla nascita di un artigianato finalizzato alla lavorazione di statue ed are votive.

(6)

6

6 -Schema della città di Luni in epoca romana

Nel 177 a.C. i Romani fondano la città di Luni (Fig. 6), dopo aver combattuto per oltre un secolo e poi sconfitto i Liguri-Apuani;è da questo momento che comincia la vera e propria storia del marmo di Carrara, conseguenza della progressiva aggressione ed antropizzazione da parte dell’uomo nei confronti delle Alpi Apuane. Molti sono i letterati, storici e filosofi Greci e Romani che sovente si soffermano a descrivere le caratteristiche e le meraviglie dei marmi di Luni, adoperati in primo luogo dalle famiglie più facoltose per rivestire le loro dimore con preziose lastre di marmo. Soltanto in un tempo successivo usarono la pietra bianca per scopi artistici, religiosi e soprattutto per dare maggio lustro alla città di Roma. La lavorazione in cava, che non superava i 600 metri sul livello del mare, veniva fatta con largo uso di schiavi che, a fine lavoro, trovavano riposo in abitazioni costruite in prossimità delle cave stesse. Questi stessi alloggi costituirono i primi nuclei abitativi sviluppatisi poi in borghi durante il medioevo, come ad esempio Colonnata o Torano. Il metodo estrattivo dei Romani era piuttosto semplice anche se sicuramente molto faticoso (ma a loro poco importava, visto che la manodopera era decisamente “a basso costo” dal momento che era costituita quasi totalmente da schiavi) consisteva nel seguire le linee di frattura naturali presenti nella roccia. Queste fratture erano poi allargate con impiego di martelli e cunei di ferro di dimensioni sempre maggiori fino al momento in cui non si procedeva al distacco del blocco vero e proprio. Ciò spesso avveniva con l’inserimento di cunei di legno nelle fratture create in precedenza; questi venivano poi bagnati in continuazione con acqua, in modo che la pressione così esercitata dall’ingrossamento del legno fosse sufficiente a provocare il distacco del masso (cosa che talvolta avveniva improvvisamente, con la conseguente discesa

(7)

7

del blocco verso valle che costava la vita a tutti coloro che erano costretti a lavorarvi sotto…). I blocchi così ottenuti venivano riquadrati con scalpello e martello e successivamente tagliati in lastre con rudimentali seghe azionate naturalmente a mano, oppure sbozzati per ottenere successivamente colonne e capitelli. Il tutto era fatto scendere a valle su rudimentali percorsi, o

lungo scarpate del monte col sistema dell’abbrivio (il blocco veniva fatto rotolare verso valle su un letto di detriti ma senza alcun controllo) e notevoli difficoltà oltre che ulteriori grandi rischi per gli uomini. In questo periodo i tre bacini marmiferi di

Torano, Miseglia e Colonnata

impiegavano come manodopera circa

6000 persone, di cui la maggior parte schiavi o condannati a pene detentive, la cui giornata di lavoro non aveva spesso soluzione di continuità. I massi e i semilavorati venivano caricati su carri di legno con ruote di ferro trainati da schiavi, solo più tardi sostituiti da buoi (Fig. 7), e avviati alla volta di Roma, oppure issati su navi nella baia del porto di Luna in località “Seccagna” (grosso modo davanti all’odierno borgo di Ameglia in provincia di La Spezia) o in altri porti della Gallia meridionale.

La crisi dell’attività e la ripresa: l’epoca Medievale

.

L’inizio della decadenza della città di Luni, da collocare nel IV secolo, fu causata principalmente da una forte crisi che interessò proprio le attività di estrazione del marmo. Le

successive invasioni

barbariche e

l’impaludimento dell’area, dovuto alla fine del sistema politico e di governo dei Romani che ebbe come conseguenza la cessazione di tutte le opere di bonifica e regolazione delle acque, costrinsero gli abitanti a cercare riparo in zone più salubri e protette, dando origine ai borghi della fascia costiera oppure ad incrementare quelli già esistenti. A partire dl medioevo, in seguito all’interramento dello stesso porto di Luni, le navi da carico erano costrette ad attendere in rada, in località prossime anche alla foce del torrente Carrione, dove non vi era porto, molo d’attracco o attrezzatura alcuna che aiutasse e semplificasse loro il lavoro di carico. A ciò si aggiunge un fenomeno che nasce in epoca greca ma che ha agli inizi del XII secolo un rinnovato vigore e che merita

7 - Blocco di marmo trainato da coppie di buoi

(8)

8

di essere ricordato. Si tratta del prelievo di materiali o d’interi manufatti appartenenti ad un’opera già costruita in epoca precedente per la costruzione di nuovi edifici, chiese, monasteri e ricche abitazioni. Un esempio significativo ce lo offre la conquista da parte dei Franchi della città di Treviri, durante la quale Carlo Magno si appropria di tutti i marmi della cittadina facendo demolire anche interi edifici, per costruirsi una delle sue dimore. Tutti questi fattori hanno fatto sì che l’attività di estrazione del marmo nell’area apuana andasse via via calando fino alla sua completa cessazione.

È solo dopo il documento del 1185 in cui l’imperatore Federico Barbarossa concede al vescovo Pietro i diritti sulla escavazione del marmo che l’attività comincia una lunga e lenta ripresa. Verso la fine del secolo e gli inizi del successivo di hanno notizie dei primi commerci di marmo verso il porto di Genova. Il vescovo Enrico da Fucecchio instaurò di nuovo la dogana e la tassa marmi e nel 1265 lo scultore e architetto Nicola Pisano venne a Carrara alla ricerca di marmi per la costruzione del pulpito del duomo di Siena.

L’età florida: il Rinascimento e il Barocco.

Il momento è importante e di

intensa attività nei bacini

marmiferi, dovuta soprattutto all’espansione dell’edilizia urbana e ancora di più di quella ecclesiastica. Inizialmente si ha una fase di alti e bassi nella produzione, dovuta ai continui passaggi di mano e alle feroci dispute in atto fra i vescovi, i Malaspina, i lucchesi di Castruccio Castracani, i Visconti di Milano, i Colonna e di nuovo i lucchesi di Paolo Guinigi. Soltanto con l’instaurarsi del lungo dominio

di Alberico I Cybo Malaspina si assiste ad un passaggio lento ma costante da un’economia ancora basata sull’agricoltura ad una produzione ed una lavorazione quasi industriale del marmo che proietterà Carrara in una nuova era. Il principe fece addirittura coniare una moneta in ricordo della prima mina fatta brillare alle cave nell’anno 1570. È in questo periodo che per movimentare i pesanti massi dalla cava e trasportarli più a valle viene impiegata la “lizza” (Fig. 9), ossia una serie di tronchi di legno lunghi alcuni metri (slitte) su cui si posano le “cariche”, cioè i marmi riquadrati. Questo sistema scorreva su parati ingrassati da operai.

Anche durante il periodo Barocco si nota un incremento dell’estrazione nelle cave dovuta ad una maggior richiesta, per l’abbellimento di palazzi e luoghi di culto, di marmi pregiati e variegati. Il bisogno di uscire dalla quotidianità diede ulteriore impulso alla richiesta di marmo con la costruzione di archi e stipiti nelle abitazioni ed immagini religiose sparse per i paesi nelle campagne; i borghi delle Apuane sono ancora oggi fedele testimonianza del

(9)

9

grande sviluppo che ebbe questa cultura. Uno dei primi signori del marmo che si radicò in Carrara fu

Jacopo Diana, abile

direttore dell’”Ufficio del Marmo” che seppe trarre grandi profitti dalla sua attività, acquistò parecchie cave e fece costruire, nella seconda metà del XVI secolo il Palazzo delle Logge nella attuale piazza Alberica (Fig. 10). La famiglia Del Medico si affianca, insieme ad altre, a quella dei Diana nel commercio ed esportazione del prezioso prodotto delle Apuane e costruisce, alla fine del XVII secolo, il proprio sontuoso palazzo sempre in piazza Alberica, facendo di questa area il centro più importante di Carrara. Verso la fine del XVII secolo si scrivono nuove regole per l’estrazione del marmo e della sua commercializzazione; nel 1746 viene approvata una legge che da diritti sul marmo soltanto a coloro che ne hanno titolo, cioè le famiglie più facoltose come i Del Medico, i Lazzoni, i Monzoni. Questo determina una situazione di forte privilegio, ma essendo il mercato in forte espansione, Maria Teresa Cybo Malaspina nel 1772 è costretta a cambiare la legge e liberalizzare tutto il settore.

Il 1800 secolo di novità: la nascita delle segherie e dei laboratori.

Oltre alla legge del 1772, il settore dell’estrazione viene a modificarsi ulteriormente quando, nel 1812, a seguito dell’occupazione francese del territorio, vengono abolite le vicinanze e tutto il territorio delle cave diventa proprietà comunale data solo in gestione ai privati. Fra coloro che sanno approfittare

della nuova situazione legislativa, troviamo la famiglia Fabbricotti che si muoverà subito anche per l’installazione di fabbricati dotati di telai per la segagione dei marmi azionati dall’acqua; proprio per

questo motivo le aree che

costeggiano il fiume Carrione vengono in questo periodo prese d’assalto, facendo sorgere interi nuovi quartieri. Le segherie e i laboratori (Fig. 11) diverranno da

questo momento una delle caratteristiche peculiari del territorio di Carrara. La Banca Elisiana, voluta dai principi Baciocchi, aveva poi istituito un sistema di tassa marmi

10 - Immagine storica di Piazza Alberica

(10)

10

assolutamente moderno: i blocchi venduti interi pagavano il pedaggio massimo, questi diminuiva con il valore aggiunto del lavoro, cioè più il marmo era lavorato in loco meno tasse pagava. Ulteriore impulso produttivo viene dato dall’innovazione tecnologica portata dall’uso dei telai multilama per la segagione dei blocchi. Notevole importanza viene data alla viabilità per consentire al marmo di giungere in tempi più rapidi alla marina. Nel 1845 i Del Medico ottennero in tal senso la concessione per costruire una strada ferrata atta al trasporto dei marmi dalle cave al mare, che diverrà realtà solo a fine secolo, nel 1876. Proprio per la realizzazione di questo metodo alternativo di trasporto dei blocchi (la lizzatura non scomparirà definitivamente fino alla seconda metà del 1900) vengono realizzati sempre alla fine del secolo, imponenti opere di traforo della montagna, viadotti e i celebri Ponti di Vara, famosi oggi in tutto il mondo. Per favorire inoltre l’esportazione e facilitare le operazioni di carico e scarico delle navi, vengono realizzati i primi pontili di caricamento attrezzati per ricevere i vagoni ferroviari a Marina di Carrara. Possiamo affermare che in questo secolo dunque Carrara ha cambiato faccia, segherie e laboratori, officine di scultura e ornato invadono la città, dando lavoro complessivamente a circa 5000 persone.

La Ferrovia Marmifera.

Inaugurata nel 1876 dopo molte peripezie

burocratiche e

finanziarie, la Ferrovia Marmifera (Fig. 12) era lunga circa 21 Km, senza calcolare né gli allacciamenti parziali alle segherie né il tratto tra Carrara e Avenza di proprietà delle Ferrovie dello Stato; la linea, nel

percorso superiore

verso la stazione di Torano, si sviluppava per circa 8 Km di cui più della metà in gallerie (Fig. 13). Di queste la più lunga univa due delle vallate più ricche di marmi, cioè Ravaccione e Fantiscritti e misurava 1200 m, con una pendenza del 38‰. Ovviamente il servizio avveniva tutto o quasi in discesa, col trasporto dei blocchi di marmo al piano, mentre in salita i convogli trasportavano i materiali necessari alla lavorazione in cava e la sabbia per il filo elicoidale che fu applicato per il taglio dei massi negli ultimi due decenni del secolo.

(11)

11

Il funzionamento della

marmifera veniva

effettuato da sei

locomotive e circa 200 vagoni. Non si devono dimenticare,

nell’arredamento della

linea, le grandi e potenti

gru elettriche che

funzionavano alle stazioni

di Fantiscritti e di

Ravaccione. Fino allo scoppio della crisi del

marmo, causata dalla

istituzione nel 1927 del

Consorzio Obbligatorio

Fascista del Marmo, che precedette la grande crisi economica mondiale del 1929, la produzione delle cave e quindi il trasporto a mezzo della Ferrovia Marmifera aumentarono costantemente. Certo la marmifera non poteva eliminare totalmente né la lizzatura né il trasporto su carri trainati da più paia di buoi: alcuni carichi erano trainati anche da dodici o tredici coppie di questi animali. Ciò avveniva perché la ferrovia raccoglieva i blocchi solo presso le stazioni (Fig. 14), dove dovevano essere convogliati a mezzo di lizzatura dai piazzali delle cave e d’altronde la sua “flessibilità” era limitata anche in piano dove non poteva servire tutte le segherie che non fossero state collegate direttamente con la rete ferroviaria. Dall’anno della sua entrata in servizio, il 1876, fino alla metà del 1900 la ferrovia marmifera è stata comunque la spina dorsale del ricco e complesso organismo minerario apuano. Al termine della prima guerra mondiale, si calcolò che, con la riattivazione del mercato mondiale dei materiali lapidei e quindi con la ripresa

della produzione marmifera, si sarebbero raggiunti almeno i livelli d’anteguerra, dato che nel 1912 la produzione aveva raggiunto il livello record di 325.652 tonnellate. Le forze industriali carraresi allora si preoccuparono del

necessario 14 - Blocchi in attesa di carico in una stazione della ferrovia Marmifera 13 - Vista attuale dei Ponti di Vara

13 - Cartografia con ricostruzione del percorso della Marmifera nei primi del '900: in verde i tronconi realizzati, in rosa quelli solo ipotizzati. Le frecce indicano la

(12)

12

potenziamento tecnico dei trasporti marmiferi. Per la ferrovia si prevedeva la elettrificazione della linea, la meccanizzazione della caricazione alle stazioni principali e il raddoppio del binario tra Avenza e Marina, in modo da servire congruamente il porto, di cui si sentiva un’esigenza impellente e non più prorogabile. La floridezza dell’industria marmifera che si accompagnò al periodo di svalutazione della lira, durò però ben poco: la politica della rivalutazione della moneta nel 1926 e la costituzione del Consorzio Obbligatorio del Marmo voluta dal governo fascista nel 1927 stroncarono ogni sforzo di ripresa di questa industria di esportazione e la fecero piombare in una crisi che si aggravò durante i periodi bellici degli anni tra il 1930 ed il 1945 quando la produzione ed il commercio del marmo si ridussero ai minimi termini. Per ciò che concerne la ferrovia marmifera, già negli anni dopo il 1950, malgrado si procedesse al rinnovo dell’armamento e del materiale rotabile, essa appariva un mezzo di trasporto obsoleto e decisamente superato, tenuto conto dei grandi progressi che la tecnica dei trasporti su strada aveva compiuto durante e dopo al seconda guerra mondiale. Già nel 1956 apparve a cura dell’Associazione degli Industriali uno studio per la riforma del trasporto dei blocchi di marmo. In esso si prevedeva la radicale sostituzione della ferrovia marmifera con un sistema di trasporti su appositi autocarri viaggianti sopra una rete stradale in espansione.

Il 1900: il secolo delle innovazioni.

Fin dal 1895 viene introdotto un altro metodo di taglio del marmo, si tratta del filo elicoidale che, con l’ausilio della sabbia silicea, rivoluzionerà tutta l’attività estrattiva, dando notevoli vantaggi come quello di rendere inutile nel tempo lo scoppio delle mine e quindi la frantumazione della parte della montagna, l’accumulo di ingenti quantità di detriti e agevolare la quadratura dei blocchi. Negli anni successivi ancora innovazioni, corone diamantate e pulegge penetranti, e poi martelli pneumatici che consentiranno una

perforazione della roccia molto più rapida che con il martello e lo scalpello. Il progredire della tecnologia dette grandi vantaggi soprattutto ai proprietari di cava e fece sentire ancora più ingiusto e odioso sebbene più sicuro il durissimo lavoro dei cavatori. All’inizio del secolo gli stessi cavatori manifestarono tale disagio con i famosi “moti di Lunigiana”, fomentati anche da una diffusa campagna anarchica. Nonostante le forti repressioni dello stato a questi moti, i cavatori ottennero nel 1911 la riduzione della giornata lavorativa a sei ore e mezza; al piano, nelle segherie e nei laboratori, i turni vengono portati da dodici a otto ore, con l’inserimento di un nuovo turno di lavoro. Successivamente ottennero importanti risultati normativi come pensione, cassa mutua e infortuni sul lavoro. Intanto le anche le tecnologie dei 15 - Moderno telaio per la segagione dei blocchi

(13)

13

trasporti avanzavano, con la costruzione del megalitico impianto della teleferica del Balzone, che era in grado di portare il marmo dalle cave del monte Sagro alle segherie di Monzone. La produzione di marmi risente dei drammatici primi anni del ventesimo secolo, soprattutto con lo scoppio della prima guerra mondiale, ma è dopo il 1926, in pieno regime fascista, che la crisi del marmo diventa preoccupante, tanto che nel 1935 molte aziende vengono messe all’asta e acquistate dalla Società Anonima Marmi d’Italia finanziata dalla Montecatini. Ma passato il periodo delle guerre, una nuova rivoluzione era alle porte: dopo la ferrovia

Marmifera, questa volta è l’inserimento del trasporto su camion a cambiare la storia di Carrara (Fig. 16). Con l’arrivo infatti del trasporto pesante su strada mediante la costruzione delle prime strade d’arroccamento (strade strettissime e molto tortuose che riescono tuttavia ad arrivare fino ai piazzali delle cave) scompaiono gli ormai obsoleti metodi di trasporto come la lizzatura e il trasporto sul carro trainato da buoi. I metodi della tradizione, che avevano ormai compiuto quasi quattrocento anni, vengono sopravanzati e sostituiti dal progresso e dalla tecnologia dei moderni camion da trasporto che, senza bisogno di ulteriori trasbordi e in tempi molto brevi, potevano trasportare blocchi o granulati dal piazzale della cava direttamente al porto. Questa sarà la prima di un’altra lunga serie di innovazioni tecnologiche (telai monolama a diamante, pale meccaniche che sollevano decine di tonnellate, trivelle etc.)che porteranno lo sfruttamento delle cave di Carrara ad un livello incredibile: basti pensare che si è estratto più marmo negli ultimi tre decenni che non in duemila anni di storia.

Altri aspetti del cambiamento.

La rivoluzione tecnologica del secondo dopoguerra, ha coinvolto numerosi aspetti dell’industria del marmo: se un tempo nelle cave vi erano migliaia di uomini e poche macchine, oggi negli stessi luoghi vi sono un’infinità di mezzi meccanici e pochi uomini; sono scomparse intere categorie di lavoratori come i riquadratori, i lizzatori, i tecchiaioli, i ferrovieri della marmifera, e altre ne sono sorte, prima fra tutte quella dei trasportatori su camion. Una classe sociale, quella dei cavatori, è stata radicalmente trasformata, grazie anche ad un miglioramento generale delle condizioni di vita. Vi sono state delle trasformazioni che hanno coinvolto tutti i campi, primo fra tutti quello urbanistico: si assiste infatti ad un abbandono di certe aree urbane in favore di altre (l’area dei paesi a monte, che aveva subito un lenta ma costante crescita nei secoli grazie alla vicinanza delle cave, oggi va pian piano scomparendo in favore dell’area marittima grazie allo sviluppo del settore dei

16 - Un camion carico inizia la discesa per una strada d'arroccamento

(14)

14

trasporti), alla creazione di una rete viaria più complessa (prima, grazie ai vecchi metodi di trasporto, era la rete delle strade tra i bacini marmiferi ad essersi estesa, oggi si è riorganizzata ed ampliata quella in piano ed è stata realizzata la “via dei marmi” che collega direttamente, senza passare per il centro città, le cave con il mare) e alla creazione di aree specifiche per imprese che si occupano della ricerca e lo sviluppo dei macchinari per l’escavazione e la lavorazione del marmo (si pensi alla zona industriale di Carrara o alla fiera “Marmi e macchine” che viene fatta ogni anno presso il complesso fieristico Carrara Fiere). Oggi il marmo non viene più cercato con metodi empirici o sfruttando l’intuito o l’esperienza, ma attraverso studi ed indagini che riescono a trovare giacimenti anche negli angoli più reconditi delle Apuane, il che ha portato ad uno sfruttamento più mirato ma più intensivo del patrimonio marmifero e ad una profonda modificazione del paesaggio Apuano. Nella classe media si è assistito ad una articolazione più diffusa di professioni e specializzazioni delle attività economiche: essendo venuta meno la tassa istituita dalla banca Elisiana sull’esportazione dei blocchi grezzi in favore dei prodotti lavorati in loco, la figura dello scultore e dell’artigiano del marmo è andata scomparendo, in favore di quella dell’imprenditore. Oggi vi sono infatti una miriade di ditte esportatrici di marmi, che fanno arrivare blocchi di marmo grezzo o al massimo segati in lastre in tutto il mondo, mentre di contro vi è al massimo una decina di laboratori di scultura, che riescono a vendere i loro prodotti solo ai collezionisti, agli intenditori o ai turisti di passaggio.

La comunità, che prima viveva compatta attorno all’industria del marmo e vi affondava le proprie radici, la propria cultura e le proprie tradizioni, riponendovi, perché no, le proprie speranze, oggi non sente più questo bisogno e cerca sbocco anche in altri ambiti. Un lento declino è stato avviato in tutto il settore marmifero da quando il progresso e il sistema globale ne sono entrati in contatto. La popolazione di Carrara oggi convive con l’industria del marmo, ma non ne è partecipe. Sebbene questo settore porti discreti proventi nelle tasche del comune, dei proprietari delle cave e degli esportatori, oggi il marmo è visto non come una risorsa per tutta la comunità, ma come un bene a privilegio di pochi. Paradossalmente la città di Carrara risentiva maggiormente dell’influsso benefico del suo patrimonio naturale, quando a sfruttarlo erano le poche famiglie ricchissime dei secoli addietro, che costruivano sontuosi palazzi, monumenti e opere pubbliche, delle quali poteva godere e vantarsi tutta la comunità e che hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Solo negli ultimissimi anni, la pubblica amministrazione si è accorta della perdita da parte della città delle proprie origini e dei propri valori, ed è corsa ai ripari mediante iniziative che possano in qualche modo riportare a galla il ricordo di quello che è stato in passato il punto di forza della città stessa: la coesione della popolazione per portare avanti un progetto comune, la volontà di riscoprire quanto in realtà il marmo possa oggi essere non solo una fonte economica ma soprattutto una risorsa sociale e culturale che ha caratterizzato la storia e l’evoluzione della collettività.

Sviluppo urbanistico della città

Come abbiamo già visto, a partire dal 235 a.C., data d'inizio delle guerre romane-liguri, i Romani crearono stabili insediamenti sul fiume Magra, da cui si sviluppò la città di Luna fondata ufficialmente nel 177 a.C.; tra le rovine della città è stato recentemente rinvenuto il

(15)

15

primo monumento scolpito in marmo, datato 155 a.C., proveniente dal bacino del Polvaccio (nel canale di Torano), dedicato al generale vincitore sui Liguri- Apuani, M.Marcellus. A seguito della conquista di questi territori, dopo la deportazione di tutti i Liguri Apuani, il popolo romano diede quindi inizio, come già trattato in precedenza, alla storia della escavazione del marmo, ma soprattutto mise le basi delle prime comunità di cavatori. Questi erano per lo più schiavi e vivevano in alloggi inizialmente precari poi via via sempre più stabili, collocati direttamente sulle montagne, al fine di essere il più possibile vicine al luogo del lavoro. Fu così che nacquero quelli che oggi sono i paesi di Miseglia, Torano, Codena Colonnata e Bedizzano (Fig. 17). Queste comunità si stabilizzarono fin da subito, iniziando una lenta ma graduale crescita fino all’incirca alla seconda rivoluzione industriale, periodo in cui la tendenza cambiò e questi paesi, piccoli ma caratteristici, cominciarono a spopolarsi.

Dopo la caduta dell'impero romano varie popolazioni si succedettero sul territorio carrarese. Fra queste, la più importante fu quella dei Bizantini, che costruirono una serie di fortificazioni nell’alta Lunigiana e nella stessa zona di Carrara per impedire l’accesso ai barbari. Ecco che nascono allora i paesini di Castelpoggio, Castellaro, Castelbaito etc. I Bizantini furono sconfitti nel 642 dai Longobardi, che preferirono la valle di Carrara, maggiormente difendibile, al centro costiero di Luni. Le classi nobili Longobarde si insediarono dove adesso si trova il quartiere del Cafaggio (da “cafadium” cioè zona riservata ai nobili), località che circondarono con il broilo (zona riservata allo svago e alla caccia); con questi insediamenti la città di Carrara iniziò a costituirsi come centro urbano e da subito conobbe una forte espansione. I Longobardi infatti acquisirono anche alcuni territori in pianura per destinarli all’agricoltura e collocarono il loro cimitero lungo il fiume Carrione, nella località che anche oggi prende il nome di Perticata (dall’usanza longobarda di piantare lunghe pertiche sul luogo di sepoltura). I Longobardi furono sconfitti nel 773 da Carlo Magno che divenne padrone di queste terre, anche se già nel basso Medioevo Carrara fu

17 - Veduta satellitare dell'area montana del comune di Carrara. In evidenza i diversi paesini derivanti dai primi stanziamenti dei Romani.

(16)

16

donata ai vescovi lunensi dagli imperatori carolingi e, in seguito, divenne uno tra i primi Comuni del territorio italico. Alla potenza comunale di Carrara subentrò la signoria dei Pisani, che riaprirono le cave di marmo per avviare la costruzione delle chiese della zona: nel XII secolo iniziò l'edificazione del Duomo (Fig. 18), pregevole esempio di stile romanico. In questo periodo i vescovi di Luni vedono aumentare di molto il loro potere; l'esercizio della loro autorità sul feudo di Carrara incontrerà via via un’opposizione sempre più forte da parte della popolazione locale. Nonostante diverse opposizioni, nel 1151 Carrara diverrà sede vescovile. In seguito ad ulteriori agitazioni il vescovo si trasferirà a Sarzana, spostamento che favorirà non poco le fazioni ghibelline che porteranno la città a costituirsi in Comune. Proprio in questo periodo la città andava sempre più consolidando la sua struttura, espandendosi e riprendendo l’estrazione e il commercio del marmo, grazie soprattutto allo sviluppo delle città vicine, in primis Pisa e Firenze. Nella metà del Duecento fu realizzata la prima cerchia di mura. Alla metà del XIII secolo, realizzate le prime Mura, Carrara assumeva una forma riconoscibile ancora oggi (Fig. 19); sei sono le porte di accesso alla città. Il Circuito delle mura partiva dalla Porta del Bozzo, costeggiava il torrente Carrione fino al Ponte Baroncino, correva lungo il fianco Est di Piazza Alberica, fino a aggiungere la Rocca. Delle sei porte, una attraversava la Rocca, una chiudeva Via Santa Maria, due Via Ghibellina e Via dell'Olivo, una Via Carriona, dove oggi

vediamo la Statua del Cavallo. Tra riprese altalenanti il potere vescovile finì definitivamente nel 1313 quando Carrara passò sotto i lucchesi che mandarono Castruccio Castracani a governare la città ed a lui si deve l'edificazione della fortezza di Avenza, di cui oggi resta il torrione. Nel periodo seguente Carrara passò, attraverso varie vicende, sotto il dominio della Repubblica di Lucca e dei Signori di

Genova, Parma, Verona, Milano. All'inizio del sec. XV, sorsero abitazioni-botteghe con facciate in marmo o bifore e trifore marmoree lungo Via Santa Maria, vennero costruite case-torre, come la Torre del Piccino, adiacente alla Porta del Bozzo, e furono aperte le Vie dell'Arancio e Ghibellina, lungo il tracciato del Borgo Medievale. Nel 1473 la dominazione della dinastia Cybo Malaspina diede impulso alla rinascita della città attraverso l'ampliamento delle Mura, la creazione di piazza Alberica (che divenne il centro culturale ed economico della città) e l'edificazione del palazzo del principe (Fig. 20), divenuto nel 1769 sede dell'Accademia di Belle Arti ad opera di Maria Teresa d'Este. La stessa codificò il diritto sugli agri marmiferi per la concessione e l'usufrutto delle cave. Tra '600 e '700, Carrara si trasformò in città Barocca: residenze popolari e attività produttive si insediano nella zona

18 - Prospetto principale del Duomo di Carrara

(17)

17

Grazzano-Cafaggio mentre la nobiltà costruì dimore lungo Piazza Alberica - Palazzi del Medico e Orsolini, via Alberica - Palazzi Pisani e Luciani, via del Plebiscito - Palazzo Lazzoni, via Carriona - Palazzi Monzoni e Schizzi ai lati della Chiesa delle Lacrime, di fronte al Ponte delle

Lacrime del 1736. In epoca

napoleonica, il principato di Massa e Carrara rimase diciotto anni sotto i Francesi fino al governo di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, che costruì la strada della Foce che unisce le due città. Sotto la dominazione francese furono abbattute le Porte Medievali (tranne la Porta del Bozzo) e vennero realizzate nuove strade come la via Foce e la via Postale, odierna via Rosselli (Fig. 21). La stessa Elisa Bonaparte Baciocchi iniziò le opere di bonifica del litorale.

21 - Cartografia di Carrara nel 1822 20 - Palazzo del principe Malaspina, attualmente Accademia delle

(18)

18

Dal 1830 in poi vengono abbattute le Mura Cinquecentesche, premessa al notevole sviluppo urbanistico della città, conseguenza dell'espansione delle attività lapidee dalla metà del sec. XIX. Le nuove costruzioni furono realizzate lungo Via Postale - Palazzo Fabbricotti e lungo lo Stradone di San Francesco, oggi via Verdi - Palazzo Binelli (ex sede della Banca d'Italia). Furono gli stessi Fabbricotti a dare il via all’espansione della città lungo il fiume Carrione, grazie alla scoperta dei telai per la segagione dei blocchi azionati ad acqua. Da questo momento in avanti, cessa la crescita dei paesi a monte e lo sviluppo si concentra tutta verso il mare, ed in particolare trova la sua colonna portante nell’unico torrente che attraversa tutta la valle. Dopo i moti del 1848, in cui Carrara si distinse per lo spirito rivoluzionario, la città aderì al Granducato di Toscana e, dopo il 1861, all'Italia unificata. Dopo l'Unità d'Italia due importanti eventi caratterizzanti la storia locali furono la costruzione della Ferrovia Marmifera (1871- 1890) e la redazione del piano regolatore di Leandro Caselli, con cui furono edificate le maggiori piazze cittadine, il Teatro Politeama Verdi, la caserma di cavalleria Dogali, la scuola elementare Saffi e l'asilo Finelli. Il malcontento sociale ed il disagio economico tuttavia sfociarono nei moti del 1894, repressi con la violenza e conclusi con centinaia di condanne. Agli inizi del Novecento, la città ebbe un nuovo sviluppo: furono realizzati il Viale XX Settembre (1904-1915), la linea tranviaria che collegava la città con la Marina e la viabilità litoranea con la Versilia; vennero potenziati i pontili caricatori ed iniziò nel 1922 la costruzione del porto di Marina di Carrara. In questi anni, l’espansione della città fu esponenziale (Fig. 22). Grazie alla ferrovia, che correva tra il fiume Carrione

(19)

19

e Viale XX Settembre lungo tutto il percorso che va da monti a mare, vennero a delinearsi quelle che saranno le odierne aree di Fossola e di Avenza, mentre contemporaneamente il porto favorirà la crescita dell’area marittima che diverrà l’odierna Marina di Carrara. Con l’avvento delle nuove tecnologie, l’utilizzo dell’acqua corrente per il funzionamento dei macchinari per la lavorazione del marmo non è più stato necessario. Questo ha fatto sì che la parte produttivo-industriale si decentrasse ed uscisse dall’asse che il fiume Carrione creava naturalmente. Oggi la zona industriale si trova nel mezzo dell’area che separa la città di Carrara da quella di Massa che, sempre intorno alla metà del 1900, aveva sviluppato la stessa necessità per ciò che riguarda gli spazi produttivi. I depositi di marmi e le segherie inoltre sono stati pian piano smantellati e portati il più vicino possibile all’area marittima (per facilitare i trasporti ed abbassare i costi), facendo sì che le zone che costeggiano il fiume siano oggi in stato di degrado ed abbandono.

(20)

20

-

Lo stato attuale

Come descritto precedentemente, lo sviluppo della città di Carrara è stato un graduale avvicinamento alla zona costiera, che culminerà con la costruzione dell’attuale area portuale e con la crescita dell’area di Marina di Carrara. Questo fenomeno di “migrazione” verso l’area costiera è tutt’oggi in atto; tuttavia, mentre nella seconda metà del 1900 era supportato da una contestuale crescita della popolazione, generando e riempiendo il bacino dell’area di Marina di Carrara, il fenomeno in atto oggi è profondamente diverso. Attualmente la città non sta più allargando i propri confini, ma li sta spostando, favorendo la crescita di una zona del comune a discapito di un’altra.

Questo fenomeno di continua ricerca della vicinanza del mare, ha fatto sì che l’area di Carrara centro subisse un forte spopolamento, con una serie di problemi e criticità dovute in parte anche ad altre cause che andremo in seguito ad analizzare singolarmente.

Una passeggiata in centro

Come testimonianza a quanto affermato precedentemente si è provveduto ad effettuare quanto di più semplice sia possibile fare per vedere con i propri occhi il fenomeno di cui si sta discutendo, ossia una semplice passeggiata nel Centro Storico della città.

Siamo al venerdì dell’ultima settimana di Agosto, alle ore 16:30 circa e si parte da quella che è una delle tre maggiori piazze di Carrara: piazza Matteotti. Il lato monti di questa bellissima piazza è quasi interamente occupato dallo storico teatro “Politeama Verdi”, ad oggi in ristrutturazione con il cantiere che occupa all’incirca metà dello spazio globale (da quasi dieci anni!) e la restante parte lasciata a parcheggio. Da qui inizia il perimetro della ZTL, ovvero l’area in cui è possibile transitare unicamente a piedi. Imbocchiamo dunque la storica Via Roma (Fig. 24 - 25), un tempo una strada sempre molto popolata, tanto da presentare la bellezza di sei bar e due pasticcerie lungo il suo corso - e stiamo

parlando di neanche

trecento metri! - Qualche anno fa, questo era il luogo prediletto dai giovani, in particolare il sabato, per incontrarsi, stare insieme e magari fare quelle che

all’epoca venivano

chiamate “vasche”, ovvero

passeggiate avanti e

indietro che permettevano un’ampia socializzazione con altri gruppi di giovani 24 – Tratto centrale di Via Roma

(21)

21

e magari anche qualche nuova conoscenza (più o meno un antenato dei moderni social network). Resta il fatto che mentre all’epoca lo spazio della strada era talmente gremito di persone da sembrare talvolta troppo stretto per contenerle tutte, ad oggi esso appare forse eccessivamente largo a causa del totale svuotamento della stessa. Le attività, che all’epoca facevano le corse per accaparrarsi un fondo commerciale in questa strada pur con affitti alle stelle, oggi non ci sono più. Moltissimi fondi sono sfitti, così come possiamo trovare diversi appartamenti in vendita. Proseguendo la nostra passeggiata in direzione monti, arriviamo al

culmine di Via Roma (Fig. 26), ovvero in piazza Gramsci (Fig. 27) (ex piazza D’Armi), la seconda piazza per importanza di Carrara, di forma ellittica, con la celebre fontana in marmo con la sfera rotante nel mezzo. Questa piazza, come testimonia il suo antico nome, veniva usata in epoca Napoleonica per radunare

le truppe, che potevano

raggiungerla dalla caserma,

scendendo le lunghe scalinate anche a cavallo. Qui è presente anche il palazzo del principe Malaspina, trasformato da Maria Teresa D’Este in Accademia delle Belle Arti e patrimonio storico della città. Facendo il giro della piazza, possiamo notare come sia stata recentemente restaurata in quanto una delle sedi principali di esposizione delle opere d’arte durante l’evento “Marble Week” che si tiene ogni anno nei mesi estivi. Nonostante ciò, e nonostante l’ombra rinfrescante di cui si può godere a quest’ora all’interno del suo giardino centrale, la piazza 25 - Tratto iniziale di Via Roma

26 - Vista da via Roma verso Piazza Gramsci

(22)

22

appare semi deserta. Scendiamo

dunque nella sottostante

piazzetta detta “dell’Accademia”

(Fig. 28), proprio perché

prospicente al retro del palazzo Malaspina. Anche qui, ci si aspetterebbe di trovare qualcuno, essendo all’ingresso della parte più antica della città, quella medioevale, dove si trova il Duomo e l’ultima porta delle antiche mura cittadine. Invece anche questa parte di Carrara si presenta deserta, con negozi chiusi e case sfitte. Il viaggio surreale continua, arrivando nella piazza più importante di Carrara: piazza Alberica (Fig. 29). Questa fu la sede delle principali famiglie tra i signori del marmo, che facevano a gara per

avere la dimora più lussuosa. La particolare pavimentazione, il palazzo Del Medico e le logge nella parte orientale ne sono la più evidente testimonianza. Anche qui tuttavia, non si riesce a scorgere anima viva, e quello che rende ancor più irreale la situazione è il silenzio, rotto solo dal rumore del traffico lontano e dal verso dei piccioni che circolano liberamente nella piazza. Concludiamo il nostro

piccolo tour attraversando la deserta piazza del Teatro Animosi (Fig. 30), recentemente ristrutturata così come il teatro stesso, ed uscendo dalla ZTL per arrivare in piazza 2 Giugno, sede del municipio ed unica area possibile di sosta per chi necessita di un parcheggio in centro (a pagamento anche per i residenti). Da qui, attraversando la galleria coperta sotto il cosiddetto “grattacielo” (il palazzo più alto di Carrara ma in realtà composto da soli dieci piani) è possibile tornare al punto di partenza.

28 - Piazza Dell'Accademia

29 - Piazza Alberica

(23)

23

Come testimoniato dalle

fotografie riportate, per quanto piacevole possa essere stata la

nostra passeggiata, non

possiamo che uscirne rattristati e preoccupati, perché quella che è la zona pedonale del centro storico, ovvero quella

attraversata dal maggior

numero di pedoni, siano essi residenti o turisti, nel bel mezzo del pomeriggio di una giornata di fine estate, in una giornata di sole, è risultata pressoché deserta.

32 - Itinerario seguito e indicazione del perimetro della ZTL 31 - Piazza 2 Giugno

(24)

24

Analisi delle criticità.

33 - Titoli di testa quotidiano "Il Tirreno" del 09/08/ 2017 34 - Titoli di testa quotidiano "Il Tirreno" del 21/09/ 2017 1) Come abbiamo detto in precedenza, la prima grande criticità è dovuta al fatto che sussiste questa ricerca da parte della popolazione, della vicinanza con il mare. Sebbene anche il paesaggio delle Alpi Apuane farebbe la felicità di molti, oggi a Carrara tutti cercano di abitare e lavorare il più possibile vicino all’area costiera. Questo spostarsi del baricentro dell’area abitativa, porta conseguentemente ad uno spostamento delle aree commerciali, che seguono necessariamente il flusso della clientela. A sua volta però ciò comporta una maggior attrazione dell’area con più attività commerciali sulla popolazione, che vuole avere sempre il maggior numero di confort a portata di mano. Si crea così un circolo vizioso che porterà gradualmente al totale svuotamento della zona centrale di Carrara, in favore di un’area costiera che diverrà sovrappopolata.

2) Un’altra grande criticità che ha portato alla migrazione dal centro cittadino di Carrara è stata indubbiamente lo spostamento e la parziale chiusura del polo ospedaliero centrale detto “Monoblocco”.

Fin dal dopoguerra, è stato presente all’interno del tessuto della città almeno un ospedale. Dagli anni settanta in poi, furono addirittura due gli ospedali presenti, con una struttura interamente dedicata al reparto nascite. La possibilità di avere quanto più possibile vicino una infrastruttura così importante, era fondamentale per alcuni membri della comunità come anziani e famiglie con bambini piccoli. Dunque, l’aver prima delocalizzato alcuni reparti presso l’Ospedale Pediatrico Apuano, e dopo poco aver trasferito interamente il polo ospedaliero al Nuovo Ospedale Apuano, ha fatto sì che chiunque si fosse stanziato nei pressi del vecchio ospedale per necessità di cure costanti, abbia obbligatoriamente dovuto adattarsi, cercando una nuova sistemazione nei pressi di Marina di Massa.

(25)

25

Ciò naturalmente è valido anche per gli abitanti del comune di Massa, che avevano anch’essi la loro propria struttura nelle vicinanze del centro città. Possiamo dunque affermare che la Regione Toscana, promotrice del progetto del NOA, è riuscita forse per la prima volta nella storia a mettere d’accordo i cittadini di Carrara e quelli di Massa: con un’unica mossa ha reso scontenti entrambi.

3) La graduale chiusura dei teatri e dei cinema, avvenuta attorno ai primi anni del nuovo millennio, ha portato la città dall’avere una discreta scelta a non averne alcuna. Se infatti prima i carrarini potevano scegliere tra ben tre diversi teatri in centro e tre cinema (due facevano la doppia funzione) oggi non è presente sul territorio alcun teatro o cinema in attività. I due maggiori teatri cittadini infatti sono ormai da decenni in ristrutturazione e se uno (il teatro “Animosi”) è stato reinaugurato ad Aprile 2017, salvo poi richiudere il giorno seguente per problemi di inagibilità, dell’altro (il teatro “Politeama Verdi”) che necessitava di consolidamenti strutturali, non si conosce ad oggi la data di fine lavori.

4) Un altro grave problema che porta in particolare i liberi professionisti del nostro settore a cercare sede altrove, è la mancanza di uffici tecnico-amministrativi. Tutti gli uffici come Catasto (o Agenzia del Territorio), Conservatoria, Genio Civile, Sede direzionale dell’USL, Vigili del Fuoco, Provincia, Polizia Forestale, Archivio Notarile etc. sono tutti situati nel comune di Massa. Questo porta, oltre ad un afflusso non trascurabile di ricchezza al di fuori dei territori comunali, anche alla necessità, per i professionisti che intendono comunque stanziarsi nei pressi di Carrara centro, di posti auto in abbondanza, cosa che invece non è assolutamente garantita.

5) Come anticipato nel discorso di introduzione iniziale al capitolo, le attività tendono a seguire il flusso migratorio della popolazione verso il mare. Questo comprende anche i locali e i pub, ovvero i punti di ritrovo per molte persone di qualunque età. Senza più alcuno di questi punti focali, i giovani in particolare non avranno alternativa sia nelle calde serate estive, in quelle fredde invernali, se non andare a cercarli altrove, spostandosi lungo il litorale.

6) Escludendo i Bed and Breakfast, che al giorno d’oggi spuntano fuori ad ogni angolo di strada, nella città di Carrara è presente un unico vero e proprio Hotel: lo storico Hotel Michelangelo. Fatta eccezione per questo storico monumento (per altro recentemente ristrutturato ma anch’esso già in aria di chiusura) l’unica possibilità per i turisti di soggiornare nel comune è presso le strutture presenti lungo il litorale. Ciò, oltre a non favorire il turismo nel centro storico, sposta naturalmente anche l’attenzione dei locali notturni verso quelle zone, come descritto al punto precedente.

7) Senza dubbio è un problema diffuso in moltissime città al giorno d’oggi, ma quello della mancanza di parcheggi risulta in questo caso forse la goccia che fa traboccare il vaso. Attraverso la realizzazione di una Zona a Traffico Limitato in pieno centro infatti, sarebbe dovuto essere compito dell’amministrazione comunale anche quello di reperire il corretto numero di parcheggi per sopperire allo spazio eliminato. Oggi invece a Carrara, oltre ad avere una necessità di spostamento dovuta alla mancanza di servizi come analizzato nei punti precedenti, ed oltre a non aver avuto alcun esito positivo dalla realizzazione della ZTL nel

(26)

26

centro storico, è presente una mancanza di posti auto talmente gravosa che anche per i residenti con un unico mezzo risulta molto difficile poter posteggiare l’auto vicino casa.

Prospettive future

L’effetto globale derivante dalle criticità sopraindicate sarà indubbiamente quello di un lento ma inesorabile diradamento della popolazione residente nel centro storico di Carrara, con conseguente impoverimento della città, degrado di edifici e strade fino ad arrivare alla vera e propria degenerazione, con quartieri fantasma e aumento della microcriminalità diffusa (processo per altro già in atto negli antichi sobborghi di Caina e Vezzala, attualmente occupati per lo più da immigrati abusivi e senzatetto, dove i pochi residenti in regola rimasti sono costretti a barricarsi in casa anche nelle calde notti estive).

A testimonianza di quanto sopra è stata fatta un’analisi dei valori degli immobili ad uso residenziale nella zona del Centro Storico di Carrara, utilizzando le quotazioni presenti nell’archivio dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare fornite telematicamente dall’Agenzia delle Entrate.

35 - Tabella Valori OMI primo semestre 2014 per Carrara Centro Storico

36 - Tabella valori OMI secondo semestre 2016 per Carrara Centro Storico

Da tale analisi è emerso che solo negli ultimi due anni, vale a dire dal primo semestre 2014 (Fig. 35) al secondo semestre 2016 (Fig. 37), gli immobili di qualsiasi natura, siano essi abitazioni di tipo economico o signorile, hanno avuto una svalutazione al metro quadro di circa il 15%. Considerando che tale svalutazione degli immobili va avanti da quasi un

(27)

27

decennio, si può ben comprendere la portata di tale fenomeno.

Questa svalutazione economica degli immobili, secondo le leggi di mercato, dovrebbe in teoria essere compensata da un conseguente aumento della richiesta di immobili, ovvero dal momento che gli immobili sono scesi di prezzo, dovrebbero risultare più appetibili sul mercato, facendo così ridurre l’offerta e facendone salire il valore. Questo purtroppo non è evidentemente sempre valido. Se infatti le condizioni del contesto in cui si trova l’immobile continuano a non essere soddisfacenti per nessuna categoria di acquirenti, tale svalutazione si protrarrà nel tempo. Anche in questo caso, si creerà un effetto domino per cui coloro che posseggono attualmente un immobile a Carrara (magari acquistato qualche anno fa ad uso investimento), tenderanno a disfarsene il prima possibile, per poterne ricavare il maggior profitto possibile, andando ancora una volta ad aumentare l’offerta sul mercato.

Come si può dunque invertire questa tendenza? Come è possibile bloccare in qualche modo questi meccanismi, questi effetti domino che continuano far degenerare una situazione che risulta già oggi assai gravosa?

Proposte di intervento

Vediamo dunque quali potrebbero essere delle possibili proposte per risolvere alcune delle problematiche precedentemente descritte:

1) La riapertura del polo ospedaliero, o quantomeno, di alcuni reparti fondamentali come il pronto soccorso o la ginecologia. Oltre a fornire un servizio in più per tutta la cittadinanza, scongiurerebbero gli incidenti avvenuti nei mesi scorsi in cui alcune persone hanno perso la vita o l’hanno generata lungo il tragitto per arrivare al Nuovo Ospedale Apuano. Si creerebbe inoltre maggior confort per i residenti, in particolare per gli anziani o le famiglie con bambini. Va considerato inoltre che la vecchia sede dell’ospedale civico è ad oggi un’area quasi completamente abbandonata, e rischia di diventare col tempo un peso più che una risorsa per il Comune di Carrara.

2) La riapertura di teatri e cinema, ultimando finalmente i lavori in esecuzione da anni. Il costo per il mantenimento dei cantieri aperti starà ormai superando quello delle opere previste per il risanamento ed il restauro delle due strutture che porterebbero nuovo prestigio e nuova linfa vitale al centro cittadino. I giovani potrebbero così trovare più conveniente passare una serata nel centro cittadino, magari supportati dall’apertura di nuovi locali o pub in qualcuno dei vari fondi commerciali che sono oggi sfitti, piuttosto che spostarsi sempre lungo il litorale o nelle città vicine.

3) Acquisizione e trasformazione dell’ex “Area Montecatini”: si tratta di un’area ai margini del centro, che alla fine degli anni ‘90 era utilizzata come piazzale di arrivo dei trasporti pubblici, in seguito delocalizzati nell’area antistante il “Monoblocco”. Tale area è stata acquistata da una cordata di privati che l’hanno profondamente trasformata, realizzando una serie di palazzi residenziali, con fondi commerciali a piano terra e tre piani di parcheggio interrato, il tutto legato da una bella piazza centrale interamente rivestita in marmo bianco (Fig. 37). A causa dell’eccessivo protrarsi dei lavori dovuto ad alcuni problemi riscontrati in

(28)

28

fase realizzativa, il progetto è stato ultimato in piena fase di crisi del mercato immobiliare. Questo ha fatto si che, dovendo i costruttori comunque coprire per lo meno le spese di

realizzazione, gli

immobili siano stati messi in vendita a prezzi eccessivi per le condizioni dell’epoca (i lavori sono stati ultimati circa una decina di anni fa) portando al completo fallimento del progetto. Ad oggi infatti l’intero complesso risulta quasi interamente disabitato, pur trovandosi in una zona particolarmente favorevole e con il vantaggio dei parcheggi privati. Attraverso iniziative convenzionate o particolari accordi con i privati, il Comune potrebbe puntare sul rilancio di quest’area, utilizzando parte degli immobili come possibile sede ulteriore degli uffici tecnici e amministrativi che attualmente si trovano solo nel comune di Massa.

4) Apertura degli spazi pubblici per iniziative di natura privata, ovvero mettere a disposizione le bellissime piazze del centro storico, non solo per eventi organizzati dalla pubblica amministrazione, ma anche per iniziative di organizzazioni private, scuole etc. che attualmente utilizzano unicamente spazi privati. Ciò porterebbe i cittadini a legarsi e ad affezionarsi maggiormente ai luoghi simbolo della città, che guarderebbero con occhi diversi, imparando a prendersene cura ed a rispettarli come meriterebbero.

Valorizzazione dei paesi a monte

Questa proposta merita un discorso a parte, in quanto non si tratta solo di porre in opera un singolo intervento, che potrebbe funzionare o meno a seconda delle condizioni e del contesto in cui viene eseguito. La valorizzazione dei paesi a monte è una prima pietra di un processo che dovrebbe avere un respiro più ampio. Come visto nei capitoli precedenti infatti, è proprio da questi piccoli villaggi che nasce la storia dell’intera città; è da questi luoghi che partivano fino a metà del 1900 la maggior parte dei cavatori per estrarre il prezioso marmo dalle montagne e sono questi i luoghi che hanno dato rifugio a tutta la popolazione durante le due guerre mondiali e le invasioni tedesche. È in questi luoghi dunque che è scritta l’intera storia di Carrara e tutt’oggi

37 - Piazza ex area "Montecatini"

(29)

29

è qui che è custodita la sua tradizione. Oggi purtroppo però questi luoghi sono invece trascurati sia dalla pubblica amministrazione ma anche dagli stessi cittadini di Carrara, poiché, sebbene talvolta immersi in contesti meravigliosi, non rispecchiano più i gusti e il trend del momento. Paesini storici, da cui prendono il nome interi bacini marmiferi come Miseglia (Fig. 38) e Torano, oggi restano quasi del tutto isolati dal resto del contesto urbano pur essendo poco distanti da esso, essendo poco serviti dai mezzi di trasporto pubblici, con rare attività commerciali al loro interno e con una popolazione per lo più formata da immigrati o anziani. Tuttavia sugli abitanti di questi luoghi c’è da registrare un dato confortante: i giovani che nascono nei paesi, tendono a risiedervi per il resto della vita, oppure a tornarvi appena possibile. Un dato che la dice lunga sulle condizioni di vita di questi luoghi, nonostante l’abbandono del resto della popolazione. Colonnata (Fig. 39) addirittura, riesce a far parlare di sé tutto il mondo grazie alla sua specialità culinaria, e stiamo parlando di un paesino di non più di 400 abitanti. Questo per dire che è proprio dai paesi a monte che i cittadini di Carrara dovrebbero iniziare a recuperare il loro rapporto con la città, riscoprendo le tradizioni e l’amore per il proprio paese, esattamente come è conservato in questi luoghi. Ai turisti, prima ancora della città e delle cave di marmo, andrebbero mostrati questi luoghi come vanto dell’intera comunità, per indicare da dove tutto è iniziato e da dove tutto potrebbe anche ricominciare.

Valorizzazione del turismo alle cave

40 - Veduta di un paesaggio tipico delle cave di Carrara

Carrara, capitale mondiale dell’escavazione e della lavorazione del marmo. 39 - Vista della parte antica del paese di Colonnata

(30)

30

Così recita il cartello di presentazione all’uscita del casello autostradale di Carrara. Una città che si distingue dalle altre grazie al suo prodotto unico ed invidiato nel mondo. Certo, abbiamo visto in precedenza come questo non sia l’unico punto di forza di questo

territorio, ma solo una sua singolarità; tuttavia ciò non spiega come mai ogni anno vengano più turisti per usufruire delle spiagge sul litorale di quanti ne vengano a visitare il

paesaggio unico e suggestivo delle cave di marmo, oppure come mai vi siano persone residenti nel comune di Carrara che non sono mai state a vedere le cave. Sarebbe come se i turisti andassero a Maranello per mangiare le tagliatelle alla bolognese, anziché visitare la fabbrica della Ferrari. Che un buon piatto di tagliatelle alla bolognese meriti di essere provato non ci sono dubbi, ma lo si può trovare in tutta l’Emilia Romagna, non solo a Maranello, mentre di fabbriche della Ferrari ce n’è una sola, e dunque sarebbe impensabile andare fino a Maranello senza visitarla. Perché questo principio non viene applicato anche a Carrara? Certo, le spiagge del litorale non sono male, ma dalle Cinque Terre passando per Pisa e Livorno e giù sino a Grosseto se ne possono trovare moltissime di eguali se non di migliori. È il paesaggio delle cave ad essere unico. Cosa c’è dunque di sbagliato?

Per rispondere a queste domande è sufficiente mettersi nei panni di un turista che voglia per la prima volta fare un tour organizzato per poter ammirare appieno tutta la bellezza delle cave di marmo di Carrara.

La prima cosa che si fa oggi, con le moderne tecnologie a disposizione, è quella di andare online e digitare su un motore di ricerca qualsiasi qualcosa tipo “Tour cave Carrara”. Ebbene, tra i risultati della ricerca che emergeranno troviamo solo tra il settimo e l’ottavo posto, la pagina del Comune di Carrara. I primi risultati trovati riguardano tutti tour organizzati da società private o al più convenzionate con il comune di Carrara, che, come emerge dalla propria pagina internet, non è in grado di fornire un servizio proprio di visita alle cave. Il comune fornisce al più una brochure con i luoghi di maggior interesse e degli itinerari consigliati.

La seconda cosa che nei panni del turista potremmo fare a questo punto, non volendo partecipare a tour organizzati da società private, che potrebbero mirare a farci vedere solo luoghi legati ad un proprio interesse, potrebbe essere quella di recarci con mezzi propri alle cave, sperando di trovare qualche tipo di struttura ricettiva che ci dia informazioni in merito a ciò che dovremmo visitare. A tale scopo, il comune di Carrara si è attivato negli ultimi anni, creando dei punti informazione sparsi nel territorio (Fig. 41), dotati a richiesta di guide esperte. La pecca in questo caso sta nel fatto che questi punti informazioni sono aperti solo poche ore nei giorni infrasettimanali e nei weekend e non sarebbero in grado di far fronte ad un’affluenza importante di turisti.

Bypassando questo problema, sempre nei panni del turista, decidiamo allora di fare da soli questo tour, nella speranza di riuscire a

(31)

31

vedere comunque qualche scorcio o qualche paesaggio particolare, magari trovando aree di sosta o strutture dedicate durante il tragitto. Ebbene rimarremmo delusi anche questa volta, poiché qualsiasi percorso decideremmo di intraprendere, vedremmo sì paesaggi spettacolari e talvolta mozzafiato, ma senza mai scendere dall’auto, se non per visitare qualche negozio di souvenir, la maggior parte dei quali aperto solo nei mesi estivi.

Tutto questo, in aggiunta alla totale assenza di strutture alberghiere nei pressi delle aree montane, fa capire facilmente come il settore del turismo alle cave sia ad oggi totalmente trascurato da parte dell’amministrazione comunale, la quale perde così moltissime risorse che potrebbe ottenere a costi relativamente ridotti, senza contare il numero di posti di lavoro che potrebbe generare, sfruttando al meglio questa opportunità.

(32)

32

Fossacava

42 - Individuazione del sito di Fossacava

Un’ex cava romana, situata in un punto strategico, a metà strada tra il paese di Colonnata, quello di Bedizzano e quello di Torano, a soli 5 minuti dal centro di Carrara. Attualmente si accede al grande piazzale di arrivo pensato per i pullman, attraverso un’ex strada “di arroccamento” appositamente risistemata per agevolarne l’utilizzo anche ai grandi mezzi di trasporto da turismo. Dal grande piazzale di arrivo, è possibile accedere sia alla passeggiata che porterà a visitare la cava romana, sia al bar-centro informazioni situato all’interno del pendio che sovrasta il parcheggio.

Si tratta di un sito di particolare valore, innanzi tutto a livello paesaggistico, poiché siamo nel bel mezzo del bacino delle cave di Colonnata e dunque è possibile osservare da qui diverse cave, in attività e non, ognuna con il caratteristico “ravaneto” ai propri piedi. Inoltre, l’apertura del sito verso mare permette una vista stupenda (Fig. 43) verso un panorama tutto naturale, che digrada verso valle con il mare a far capolino sullo sfondo.

(33)

33

La singolarità di Fossacava risiede tuttavia principalmente nella sua storia.

Una parte del sito infatti fu un tempo una cava romana ed è tutt’oggi sotto la tutela della Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici di Lucca e Massa Carrara. Il comune di Carrara, utilizzando fondi regionali, ha recentemente terminato un intervento per la valorizzazione di questo importante sito archeologico (Fig. 44) e la realizzazione in loco di un nuovo punto informazioni. In una parte

della relazione

paesaggistica datata 25 Giugno 2010, a corredo dell’intervento effettuato, troviamo scritto:

“Il sito di Fossacava … si presenta come un contesto ben conservato e ricco di una varietà e complessità di tracce che ne fanno un caso unico in Italia.

Era stato definito dalle fonti ottocentesche “Cava Antica la Fabbrica” (Fig. 45) e con questo nome compare nel disegno n.18 di Saverio Salvioni, un accurato vedutista, che nel realizzare la serie di “Vedute delle cave di Carrara” tra il 1812 ed il 1813, rappresentò anche alcuni siti di grande interesse archeologico quali Fantiscritti, Polvaccio e Fossacava.

45 - Disegno n. 18 di Saverio Salvioni

Nel disegno di Fossacava oltre alle tracce di antica escavazione raffigurate con molta precisione, compaiono alcuni personaggi intenti a misurare con un regolo alcune antiche tagliate. Il disegno rivela la caratteristica forma ad anfiteatro che la cava aveva assunto nell’ultima fase dello sfruttamento antico. Negli stessi anni in cui S. Salvioni disegnava le sue vedute delle cave, viene pubblicato un volume su Carrara e i marmi delle Alpi Apuane, curato dal grande naturalista carrarese Emanuele Repetti. Allo scritto viene allegata una carta topografica delle cave in cui vengono segnalati cinque siti di antica escavazione romana, e

Riferimenti

Documenti correlati

Mi hanno enormemente colpita le azioni che le madri hanno intrapreso per salvare i propri figli durante la Shoah, la perdita dell’identità e della dignità di coloro che

Grazie ai finanziamenti del Piano Corilicolo Nazionale disposti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è stato realizzato il Programma di ricerca,

Si effettueranno gratuitamente: controllo pressione arteriosa, colloquio individuale e consegna provetta ed impegnativa per controllo microalbuminuria. Giornata

L’obiettivo, infatti, era non solo l’istituzione della Giorna- ta Mondiale, seppure rivesta un’im- portanza notevole, ma anche di av- viare una capillare diffusione di

Musica e canti sono stati nel tempo e presso tutti i popoli espressione viva della storia, della cultura, delle condizioni sociali, spesso della sofferenza dei ceti subalterni. Tutti

Milenaudisio è un  piccolo  vivaio  specializzato  nella  coltivazione  di  piante  succulente  particolari  e    rare,  riprodotte  da  seme.  Gli  esemplari 

Per rispondere a questa grave situazione, già in occasione del sisma di Lesbos, anche il Santo Padre aveva espresso la sua solidarietà alla popolazione locale con una offerta

Invitata all’incontro anche l’onore- vole Irene Tinagli – economista, par- lamentare europea, presidente della Commissione per i problemi econo- mici e monetari – che per impegni