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Il Pedagogista – Dialogo essenziale ed impegnativo tra l’area pedagogica e l’area medico - chirurgica

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Academic year: 2021

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Franco Blezza

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el fascicolo precedente (a. 24 n. 3, lug-set 2018 pag. 15) abbiamo evidenzia-to come la legge 205/17 avesse !nalmente dato veste legale alla professione di pedagogista, ri-marcando come il medico chirurgo e qualunque altro professionista di vertice, anche in campo sanitario, potesse !nalmente contare su un collega con il quale condividere i problemi che si presentano sempre più evidentemente e misura sempre maggiore con un componente edu-cativo, relazionale, sociale, comuni-cativo essenziale.

La stessa legge, o meglio i com-mi 294-301 dell’art. 1, stabiliva al-trettanto per gli educatori profes-sionali, “socio-pedagogici” (L19) e “socio-sanitari” (snt02), categoria quest’ultima che aveva già avuto un suo riconoscimento (D 520/98 da ul-timo) e si era cominciata a dare un apicale speci!co, l’Educatore sanita-rio specializzato LM SNT/02). Nell’e-sclusione di decreti attuativi, tutto quanto riguarda le abilitazioni e le quali!cazioni a queste professioni di cultura pedagogica rimane incarico

all’università, e il fatto che comporti un dialogo essenziale ed impegna-tivo tra l’area pedagogica e l’area medico – chirurgica costituisce una opportunità per entrambe e un’oc-casione di crescita e di arricchimen-to reciproco: che non sia vista come una coincidenza il fatto che i due sa-peri sono nati entrambi nella Grecia classica all’incirca 2500 anni fa.

Esiste da lungo tempo una peda-gogia medica, e il bisogno di intera-zione tra i due saperi è responsabil-mente avvertito più dagli operatori sanitari che non dà ampi strati della cultura pedagogica che seguitano a guardare alla scuola in via priorita-ria: e pure, che i problemi scolastici non si risolvano per linee interne alla scuola, ma inquadrandoli en-tro problematiche più generali alle quali molto può apportare la sanità, è di tutta evidenza. In queste pagi-ne, negli anni, ne abbiamo dato una testimonianza minima minima.

Un vero problema può essere po-sto dal mansionario per linee oriz-zontali, più che non verticali. Dalla legge 509/98 nessuno ha avuto se-rie dif!coltà ad articolare le compe-tenze tra triennalisti e specialisti poi magistrali, e proprio medicina chi-rurgia ha dato l’esempio più

cospi-cuo, e a nostro avviso anche quello maggiormente signi!cativo, Per troppo tempo si è insistito sul trien-nalista tanto in medicina quanto in scienze della formazione, ignoran-do l’evidenza seconignoran-do la quale un complesso di professioni si afferma solo se è solida la !gura di vertice.

Ora l’Università è in grado di qua-li!care in modo pieno tutte queste !gure, e la suddivisione dei compiti e delle mansioni tra quinquenna-li visti e triennaquinquenna-listi sarà il risultato di una serie di assestamenti che richiederanno il tempo necessario, ma non presentano la benché mi-nima dif!coltà di principio. Se, ad esempio, la direzione di un convit-to viene attualmente af!data ad un triennalista in carenza del quin-quennalista speci!co, questo va affrontato nelle norme transitorie, come se ne presentano sempre nell’occasione dell’affermazione di nuove professioni.

D’altra parte, non esiste né può esistere qualche cosa che neppure lontanamente assomigli all’eserci-zio abusivo dell’arte pedagogica. Non possiamo precludere il Pro-blem solving o il dialogo, l’esercizio normato della creatività o il vaglio dell’esperienza futura, a profes-sionisti non di cultura pedagogica, come invece giustamente si proibi-scono l’impiego della ricetta medi-ca e del bisturi al non medico chi-rurgo, e i calcoli in cemento armato a non architetto né ingegnere civile.

In conclusione, c’è un’enorme opportunità di rinnovata interazio-ne tra scienze più che millenarie. Gli aggiustamenti problematici, di fronte ad una occasione così fertile, sono davvero poca cosa.

* Ordinario di Pedagogia gene-rale e sociale - Università di Chieti - franco.blezza@unich.it

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