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Academic year: 2021

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I concorsi universitari

Le vie del reclutamento universitario sono da sempre impervie. La ratio del reclutamento deve essere rigorosamente basata sul merito: l’obiet-tivo è quello di selezionare i candidati migliori sotto il profilo scienti-fico. Ma questo obiettivo si trova calato in un sistema in cui giocano inevitabilmente fattori quali gli interessi dei diversi gruppi accademici e le logiche delle varie scuole, e ciò tende a renderne problematica una compiuta realizzazione.

Il dispositivo dei concorsi universitari va perciò giudicato in rela-zione alla sua potenziale capacità di portare al migliore conseguimento possibile di questo obiettivo, limitando l’interferenza di tali fattori. Per dare a tale giudizio un profilo critico ma costruttivo, conviene distin-guere i punti di forza e quelli di debolezza dell’attuale dispositivo, non-ché le sue inevitabili aporie (i punti problematici).

Tra i punti di forza dell’attuale dispositivo, si deve annoverare il ri-torno al concorso nazionale. I concorsi su base locale, infatti, hanno finito spesso col cedere a logiche particolaristiche e a interessi accademici lo-cali, portando non di rado a un indebolimento della qualità della sele-zione. Una valutazione di tenore nazionale appare, almeno in linea di principio, meno esposta a questi cedimenti.

Un altro punto di forza è costituito dal filtro sulla presentazione delle domande degli aspiranti commissari, sebbene l’attuale meccanismo (basato sulle mediane del numero delle pubblicazioni) appaia troppo grezzo. Sembra, infatti, del tutto ragionevole escludere aspiranti la cui produttività scientifica sia stata troppo bassa (benché sarebbe stato allora più coerente scartare coloro che risultano sotto il primo quartile). Ma a questo scopo il mero numero delle pubblicazioni è un riferimento troppo approssimativo (equipara una monografia di centinaia di pagine a un volumetto che raggiunge a stento il centinaio).

Tra i punti problematici, si deve almeno segnalare il meccanismo basato sul sorteggio dei commissari. Da un lato, esso ha il pregio di depotenziare

© Pensa Multimedia Editore srl ISSN 1722-8395 (print) / ISSN 2035-844X (on line) Studium Educationis • anno XIV - n. 3 - ottobre 2013

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il ruolo delle cordate accademiche (talvolta capaci di monopolizzare gli esiti concorsuali), le quali avrebbero campo libero nel caso di pro-cedimento elettivo. Dall’altro, forse, una combinazione di questi due meccanismi (quello elettivo e quello per sorteggio) potrebbe depoten-ziare sufficientemente il ruolo delle cordate, garantendo però la sele-zione di commissari rafforzati dal mandato della comunità accademica.

Veniamo, infine, ai punti di debolezza. La debolezza principale è quel-la di affidare alquel-la medesima commissione quel-la selezione sia dei professori ordinari, sia di quelli associati, per ben due tornate consecutive. Almeno nell’ambito delle scienze umane (e della pedagogia in particolare), vige un marcato pluralismo delle scuole e dei paradigmi. Il fatto di essere cresciuto entro una scuola e/o un paradigma, condiziona la forma mentis dello studioso investito del ruolo di commissario, conferendo un certo grado parzialità al suo giudizio, sebbene egli possa sforzarsi di valutare i candidati nel modo più oggettivo. Questa parzialità, in gran parte in-volontaria e inconsapevole, è inevitabile e prescinde dall’onestà intel-lettuale del commissario. Occorre prendere atto di questo limite epistemico del giudizio, senza illudersi che sia sufficiente la volontà di essere oggettivi per garantire l’affidabilità delle valutazioni. Gli effetti di tale limite possono essere contenuti solo circoscrivendo il campo e la durata delle commissioni: una sola fascia (ordinari o associati) e una sola tornata. Per lo stesso motivo, appare poco ragionevole inibire la possibilità di reiterare la domanda nella tornata successiva ai candidati che non abbiano superato quella precedente (se cambia commissione, può cambiare la valutazione, e questo semplicemente per il suddetto limite epistemico del giudizio). Ci sarebbero altre debolezze sulle quali ragionare: l’istituzione della terza mediana relativa alle riviste di fascia A, per esempio, mentre si deve riconoscere che il meccanismo di va-lutazione delle riviste è ancora troppo imperfetto per potergli dare con-seguenze così forti (e come responsabile della valutazione delle riviste di area pedagogica, ho sempre segnalato questa forzatura). Ma per ra-gioni di spazio ci fermiamo qui.

Assumere un atteggiamento critico ma costruttivo verso questo sta-to di cose, implica che si operi per il consolidamensta-to dei punti di forza e per la rettifica di quelli di debolezza, oltre ad approfondire la rifles-sione su quelli problematici. Auspichiamo che in futuro si vada in que-sta direzione.

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