• Non ci sono risultati.

Fenologia, dannosita e controllo della tignola rigata in vigneti italiani.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Fenologia, dannosita e controllo della tignola rigata in vigneti italiani."

Copied!
59
0
0

Testo completo

(1)

Università di Pisa

Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali

Corso di Laurea Magistrale in Produzioni agroalimentari e gestione degli agroecosistemi Tesi di Laurea Magistrale

Fenologia, dannosità e controllo della tignola rigata

in vigneti Italiani

Relatore: Prof. Andrea Lucchi Correlatore: Prof. Michele Raffaelli Candidato: Andrea Nonnis Anno accademico 2018-2019

(2)

2 Sommario Riassunto ... 3 Prefazione ... 4 Introduzione ... 6 Cryptoblabes gnidiella (Milliere) ... 11 Tassonomia e distribuzione ... 11 Adulto ... 12 Uovo ... 12 Larva ... 13 Pupa o crisalide ... 14 Ciclo biologico ... 15 Dannosità ... 16 Controllo ... 18 PARTE SPERIMENTALE ... 20 Scopo dell’attività di tesi ... 21 Tenuta Lorenese ... 21 Materiali e metodi ... 23 Risultati ... 29 Fattoria Lohsa ... 31 Materiali e metodi ... 32 Risultati ... 34 Rocca di Montemassi ... 37 ... 38 Materiali e metodi ... 39 Risultati ... 41 Tormaresca ... 43 ... 45 Materiali e metodi ... 46 Risultati ... 49 Monteverro ... 50 Materiali e metodi ... 51 Risultati ... 53 Conclusioni ... 55 Bibliografia ... 57

(3)

3

Riassunto

Sebbene la tignola rigata della vite e degli agrumi, Cryptoblabes gnidiella non sia mai stata considerata un importante fitofago della vite nell'area mediterranea, recenti osservazioni hanno portato a considerare questa specie come un insetto carpofago di primaria importanza, come da sempre ritenuto in Sud America. La nutrizione larvale causa un progressivo decadimento dell'uva dovuto all'erosione superficiale del rachide e dei peduncoli delle bacche, con rottura del sistema vascolare e proliferazione di agenti patogeni che ne provocano la progressiva degenerazione. Il presente lavoro ha lo scopo di fornire, sulla base di ricerche ad hoc, informazioni utili riguardanti la fenologia, l’ecologia e il controllo di C. gnidiella. Gli studi e le osservazioni condotte nel 2019 hanno confermato l’esistenza di quattro periodi di volo, con gli ultimi due parzialmente sovrapposti, con catture relativamente basse dall'inizio di maggio alla fine di luglio e un aumento graduale ma significativo dall'inizio di agosto in poi. La presenza sui grappoli di una popolazione preimmaginale estremamente bassa di tignola rigata in maggio, giugno e luglio, suggerisce l'esistenza di ospiti alternativi per l'ovideposizione e lo sviluppo della popolazione in questo lasso di tempo. Il lavoro è suddiviso in due parti: la prima in cui vengono descritte a fondo la diffusione, la biologia, la dannosità e il controllo di C. gnidiella, mentre nella seconda parte vengono illustrate e descritte le prove sperimentali effettuate nei vigneti di alcune aziende toscane e pugliesi condotte

(4)

4

Prefazione

Negli ultimi quindici anni, anche a causa di evidenti fenomeni di cambiamento climatico, i consumatori e di conseguenza i mercati hanno sviluppato un sempre maggior interesse nei confronti della sostenibilità della filiera agroalimentare, partendo dalla materia prima per arrivare al prodotto finito. La Comunità Europea si è dunque mossa e ha legiferato per far sì che le aziende produttrici prestassero particolare attenzione a questo aspetto. Le azioni comunitarie hanno portato all’erogazione di fondi volti a promuovere e sostenere modelli agricoli più sostenibili dei precedenti, con una serie di misure che hanno favorito lo sviluppo di modelli di agricoltura “green”, in cui si collocano fra tutti l’agricoltura biologica e quella biodinamica. Oltre a questo, negli anni sono stati progressivamente ritirati dal commercio numerosi formulati antifungini e insetticidi tradizionali a causa del loro pesante impatto ambientale.

Le aziende agrarie hanno di conseguenza aderito a queste misure e si sono avvicinate ad una “nuova” gestione del campo coltivato, che comprende non solo l’aspetto delle lavorazioni agronomiche ma anche il controllo degli organismi nocivi come funghi e insetti. In viticoltura tutto ciò ha portato a quella che oggi viene definita lotta integrata. La lotta integrata è un modello di gestione delle colture agrarie che non esclude a priori l’uso di prodotti chimici di sintesi ma cerca appunto di integrare differenti tecniche disponibili prediligendo quelle più sostenibili e meno impattanti dal punto di vista ambientale. Nell’ambito dell’entomologia viticola per esempio, quando si parla di lotta integrata o IPM (Integrated Pest Management) si fa riferimento all’uso di insetticidi selettivi, di feromoni o di insetti antagonisti, che possono essere predatori o parassitoidi dell’insetto dannoso. Una tecnica che si è diffusa con risultati molto incoraggianti e che oggi è largamente utilizzata per il controllo di alcuni insetti è quella della confusione sessuale. Le prime esperienze

(5)

5

sono state effettuate contro la tignoletta della vite Lobesia botrana e i risultati sempre più incoraggianti hanno portato all’impiego di questa strategia anche nella lotta contro la cocciniglia farinosa Planococcus ficus.

Un altro insetto che in passato veniva spesso sottovalutato, il piralide ficitino Cryptoblabes gnidiella, ha ormai assunto notevole importanza in numerosi areali viticoli, Italia compresa. Per questo motivo, è necessario studiarne e comprenderne in modo più approfondito la biologia e la dannosità, al fine di individuare e sviluppare strategie efficaci per il suo controllo.

(6)

6

Introduzione

Quadro generale sulle avversità biotiche dei vigneti toscani Fra le avversità della vite rientrano tutte quelle causate da insetti, funghi, batteri, fitoplasmi e virus. Virosi e fitoplasmosi possono provocare danni ingenti e spesso è difficile diagnosticarne l’effettiva presenza e tanto più elaborare un’efficace strategia di difesa. Particolare preoccupazione proviene dalla minaccia della Flavescenza Dorata, una fitoplasmosi appartenente al gruppo dei giallumi della vite. L'agente causale della malattia è un fitoplasma, a localizzazione floematica, che blocca il circuito linfatico, inducendo uno squilibrio dell’attività fisiologica dalla pianta stessa. La malattia è endemica per l’Europa, ma non ha mai causato problemi prima dell’introduzione accidentale del suo insetto vettore, Scaphoideus titanus Ball (Hemiptera Cicadellidae), una cicalina originaria del continente Americano. Questo cicadellide è giunto in Europa, più precisamente in Francia, nella seconda metà del 1900, e da lì è poi arrivato in Italia attraverso la Liguria. A partire dal 2000 un decreto di lotta obbligatoria definisce le linee guida per contenere la diffusione dell’insetto e, conseguentemente, della malattia. Tra i funghi, i danni maggiori sono attribuibili a due ascomiceti e un oomicete: l’oidio (Erysiphae necator), la botrite (Botrytis cinerea) e la peronospora (Plasmopora viticola). Botrite e Peronospora sono importanti dal punto di vista economico, ma la loro dannosità nella costa toscana è decisamente ridotta rispetto ad altre aree della regione. Si tratta di due fitopatie per le quali l’acqua gioca un ruolo determinante, in quanto la Peronospora necessita di un velo d’acqua per diffondersi, così come la Botrite, che si sviluppa in areali con elevati tassi d’umidità. Il clima caldo arido e l’assenza di precipitazioni durante quasi tutto il periodo estivo che caratterizzano la costa toscana, agiscono da deterrenti allo sviluppo delle due malattie. Le elevate

(7)

7

temperature portano inoltre a vendemmie generalmente precoci che talvolta consentono agli agricoltori di adottare una strategia di “avoidance” nei confronti della Botrite che non riesce materialmente a diffondersi sulle uve. Lungo tutta la zona costiera l’oidio o mal bianco trova invece un terreno più fertile rispetto ai due funghi precedentemente citati. L’alta umidità che caratterizza le prime ore del mattino e spesso della sera rappresenta una condizione molto favorevole allo sviluppo di questo fungo. Tuttavia esistono ormai diversi modelli previsionali basati su dati climatici che consentono di affrontare l’oidio attraverso strategie preventive con prodotti di copertura a base di zolfo, sia bagnabile sia polverulento. Ad oggi, sempre meno frequentemente le infezioni del mal bianco possono diventare tanto ingenti da dover intervenire con prodotti sistemici con effetti curativi. Nonostante ci sia sempre grande attenzione nei confronti delle malattie fungine, dal punto di vista economico il problema maggiore che affligge la vite in tutta la zona costiera sono gli attacchi dovuti ad artropodi. Se un tempo la gestione degli insetti e degli acari era quasi esclusivamente affidata all’uso indiscriminato di insetticidi ed acaricidi generici, privi di selettività e fortemente nocivi anche nei confronti dell’uomo, attualmente le aziende si stanno muovendo verso una gestione più integrata e consapevole, che prevede una commistione fra un uso più attento e moderato degli insetticidi e il ricorso a tecniche alternative per il controllo degli insetti. Questo, anche grazie ad una legislazione europea in materia di agrofarmaci che si è fatta via via più severa, portando al ritiro dal mercato di diversi principi attivi; dall’altro lato la richiesta da parte del consumatore di prodotti agroalimentari rispettosi dell’ambiente in cui vengono prodotti ha portato le aziende a rivedere i loro processi produttivi in favore di sostenibilità e impatto ambientale. All’interno di questo contesto, il pool di insetti nocivi nei vigneti si è andato via via modificando. Il parziale abbandono degli insetticidi generici ha infatti portato alla comparsa di nuovi “pest” secondari, che un tempo erano considerati specie minori o non significative

(8)

8

dal punto di vista economico. Per quanto riguarda la vitivinicoltura della costa toscana si può affermare che i fitofagi chiave, quelli cioè maggiormente diffusi e che raggiungono con maggior frequenza soglie economiche di danno, sono senza dubbio la tignoletta, Lobesia botrana (Denis & Schiffermüller), la cocciniglia farinosa Planococcus ficus (Signoret), e infine la tignola rigata della vite e degli agrumi Cryptoblabes gnidiella (Millière). Tuttavia, la grande variabilità dei fattori ambientali legati alle specifiche aree di coltivazione della vite (andamento climatico, caratteristiche geo-pedologiche) e colturali, come tipo di vitigno, gestione agronomica, eventuali interventi irrigui e/o concimazioni, possono determinare l’insediamento di una nuova specifica entomofauna in intere aree e perfino in ciascuna realtà aziendale. Tra questi fattori, quello climatico ha un ruolo fondamentale. Dando uno sguardo ai dati metereologici si nota che, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso, la temperatura media del pianeta è aumentata di quasi 0,5°C e in questo breve lasso di tempo si sono registrati molti degli anni più caldi dell’intero secolo. I cambiamenti interessano anche le precipitazioni e i periodi di siccità; proprio questi ultimi tendono ad essere sempre più lunghi con delle ripercussioni dirette sulla fenologia della vite, che possono ovviamente coinvolgere anche le avversità legate a questa pianta. In alcune aree viticole è previsto un aumento della pressione della peronospora nelle prime fasi vegetative, in seguito al verificarsi di condizioni favorevoli per le infezioni nei mesi primaverili (Salinari et al., 2006). L’aumento della temperatura potrà determinare anche profonde modificazioni nella fenologia degli insetti, un aumento del numero di generazioni e un ampliamento degli areali di alcune specie. Alcuni fenomeni appaiono confermare gli scenari previsti. Nel 2003 L. botrana è riuscita a completare quattro generazioni nell’Italia settentrionale (Marchesini e Dalla Montà, 2004). Nel 2004, è stata registrata un’incidenza anomala dell’acariosi in Trentino-Alto Adige e in alcune regioni della Germania, forse in conseguenza delle elevate temperature

(9)

9

riscontrate nell’estate precedente (Varner et al., 2006). Alcune problematiche che hanno sempre interessato aree meridionali potranno coinvolgere regioni centro-settentrionali. Tuttavia tali eventi non sono prevedibili con sicurezza, poiché le relazioni tra cambiamenti climatici e incidenza dei fitofagi sono caratterizzate da un elevato grado di complessità che coinvolge anche i rispettivi antagonisti naturali. Come riportato in precedenza gli insetti che preoccupano maggiormente i viticoltori Toscani sono L. botrana, P. ficus e C. gnidiella. Il primo è un lepidottero appartenente alla famiglia dei Tortricidi. Può essere considerato come un fitofago polifago, anche se la vite è il suo ospite d’elezione soprattutto in aree in cui la pianta è fortemente diffusa. Se pur presente da sempre nella zona litoranea, l’avvento di questa area viticola come ambiente di elezione per la vitivinicoltura Toscana e il conseguente incremento esponenziale di vigneti ha portato alle condizioni ideali per l’esplosione di questo fitofago. L’utilizzo di insetticidi neurotossici non ha portato a grandi risultati mentre forte interesse proviene dalle nuove tecniche di gestione integrata, in particolare dal metodo della confusione sessuale. Spesso associata alla lobesia nei vigneti della Bolgheri Doc vi è la cocciniglia farinosa P. ficus. L’importanza economica di questo Emittero, appartenente alla famiglia degli Pseudococcidi, è drasticamente aumentata negli ultimi anni tanto lungo la costa quanto in altri contesti viticoli sia nazionali che internazionali. Le femmine di questa specie, cosparse di cera candida, imbrattano con la melata diverse parti vegetali della pianta e portano cosi alla comparsa di fumaggini. La loro presenza talvolta massiccia porta a grappoli devastati al loro interno che riducono notevolmente la qualità del prodotto alla raccolta.

Infine un secondo Lepidottero appartenente alla famiglia dei Piralidi, Sottofamiglia Ficitini e conosciuto con il nome di tignola rigata degli agrumi e della vite è la C. gnidiella. Questo lepidottero era considerato fino a una decina di anni fa come un

(10)

10

“pest” di importanza secondaria, non in grado di provocare attivamente danni sulla vite se non in rari casi di co-presenza con L. botrana. Ad oggi la situazione è notevolmente mutata in quanto si osservano sempre più casi di attacchi diretti di questo ficitino, anche in assenza di altri insetti fitofagi. In anni recenti C. gnidiella è salita sempre più alla ribalta causando ingenti danni in vigneti di Puglia, Abruzzo, Toscana, Lazio e anche delle due isole maggiori, su cultivar a maturazione tardiva come Aglianico, Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Senza alcun dubbio possiamo oggi affermare che le popolazioni larvali di questo insetto sono in grado di danneggiare grappoli integri. Inoltre la natura gregaria delle sue larve induce una tale degenerazione dei grappoli interessati da comprometterne irrimediabilmente la vinificazione. Un tempo gli insetticidi usati contro la tignoletta erano sufficienti a tenere sotto controllo le popolazioni di C. gnidiella, ma attualmente il progressivo ridursi dell’uso di insetticidi ha portato a dover valutare nuove strategie specifiche nei confronti del ficitino. La sua presenza nel vigneto, che a differenza di quanto succede per la lobesia, non è costante per tutta la stagione vegetativa ma si manifesta solamente a partire dalla fine di luglio, è motivo ulteriore di difficoltà nella gestione di questo insetto. Se dunque da un lato si riducono per gli agricoltori le armi “chimiche” per difendersi dalla minaccia degli insetti nocivi, dall’altro si aggiunge il problema della comparsa di nuove specie di cui spesso si sa troppo poco per poterle affrontate efficacemente, come nel caso di C. gnidiella. Appare dunque evidente come sia fondamentale acquisire una conoscenza più dettagliata possibile di questo “nuovo” nemico del vigneto, studiare e comprendere a fondo il suo ciclo biologico, il suo comportamento e la sua effettiva dannosità, oltre a definire una efficace strategia di controllo.

(11)

11

Cryptoblabes gnidiella (Milliere)

Tassonomia e distribuzione C. gnidiella appartiene alla famiglia dei Pyralidae, sottofamiglia Phycitinae. È una specie mediterranea distribuita principalmente nell’Europa meridionale ma anche in altre regioni del mondo quali Africa, Asia, Nuova Zelanda, Malesia nonché in zone tropicali e sub-tropicali dell’America (figura1). In Brasile e Uruguay ad esempio, è considerato il lepidottero chiave per i danni causati sui grappoli in maturazione (Sellanes et al., 2010). Sul territorio nazionale le popolazioni di questo fitofago sono distribuite prevalentemente nelle regioni centro-meridionali, dove raggiungono elevate densità nei vigneti delle aree litoranee. Si tratta di una specie polifaga: le sue larve sono state rinvenute su oltre 50 ospiti differenti e appartenenti a 30 famiglie botaniche: Fra queste possono essere citate Pyrus, Daucus, Malus, Vitis, Tamarix, Daphne gnidium, Citrus auranticus. Nella maggior parte dei casi

Cryptoblabes gnidiella condivide l’ospite vegetale con altri insetti, trovandosi spesso associato ad altri lepidotteri come L. botrana o anche a Rincoti Omotteri produttori di melata come P. ficus (Zhang, 1994). Figura 1. Distrubuzione di C. gnidiella nel mondo. In rosso i paesi in cui è accertata la presenza, in blu i paesi in cui è probabilmente presente.

(12)

12 Adulto Gli adulti raggiungono una lunghezza di circa 15 mm, possiedono ali anteriori di color grigio scuro velate di bianco e cosparse di squame rossastre, che formano fasce più chiare indistinte. Le ali posteriori invece sono bianco lucenti, venate con linee terminali grigiastre. Testa e torace sono di colore grigio, e sono più scuri rispetto all’addome, che è invece più chiaro e lucido (Lucchi, 2014). Le antenne sono semplici, cigliate nella parte finale e costituite da 45 articoli. Un’importante caratteristica specie-specifica è rappresentata da un processo corniforme localizzato nella metà inferiore del terzo antennomero dei maschi e assente nelle femmine. Questo ne permette una facile identificazione, anche se tale carattere non è apprezzabile ad occhio nudo. Inoltre la femmina è mediamente appena più grande del maschio e presenta un’estremità addominale caratteristica che la differenzia nettamente dal primo.

Uovo L’uovo, di forma sub-circolare, presenta uno dei due poli leggermente più schiacciato dell’altro e ha una dimensione di circa 0,70 x 0,45 mm. Appena deposto ha una colorazione bianco candida che poi vira al giallastro divenendo più o meno scuro e

(13)

13

lucente fino a rendere visibile la testa della larva al suo interno. Il corion è caratterizzato da una superficie ruvida in quanto la sua struttura è costituita da linee microscopiche formanti poligoni irregolari. Le uova schiuse assumono una colorazione più chiara e presentano un foro di uscita, ben visibile, in corrispondenza di uno dei due poli. Larva Le larve hanno una dimensione variabile che va da 1 mm in quelle neonate a 5 mm in quelle di terza età e a 10 mm nelle larve mature di quinta età. La forma è allungata e leggermente assottigliata alle due estremità; durante le diverse fasi di sviluppo il colore può variare dal giallo al verde scuro, con comparsa progressiva di due strette

Figura 3. Uova di C. gnidiella sul peduncolo dell’acino dopo 1 e 3 giorni dalla deposizione (Foto di R. Ricciardi)

(14)

14

fasce longitudinali di colore più scuro ai lati del vaso dorsale, ben visibili nella larva di quinta età e da cui discende il nome di tignola rigata. La capsula cefalica ha una colorazione marrone tendente al rossiccio. Nella larva di prima età, che presenta un colore giallo uniforme, sono facilmente visibili due anelli cuticolari simmetrici presenti in posizione latero dorsale sul secondo segmento toracico e sull’ottavo segmento addominale, che permangono in tutti gli altri stadi larvali. Nelle larve immature (2°-4° stadio) le due fasce longitudinali possono essere meno evidenti e nel complesso la larva può assumere una colorazione grigiastra scandita da numerose linee sottili di colore grigio scuro-nerastro. Figure 4 e 5. Larve di V età di C. gnidiella. (Fig. 5 da agrimag.info)

(15)

15

Pupa o crisalide

La pupa è obtecta e presenta inizialmente un colore verdastro che virerà nel tempo verso riflessi aranciati e rossastri. Il suo addome è fortemente appuntito, color crema, e si caratterizza per la presenza di un cremaster costituito da due uncini appaiati e molto angolati all’apice. Ciclo biologico La specie sverna allo stato di larva e durante la stagione vegetativa della vite compie da tre a quattro generazioni, in stretta dipendenza con l’andamento climatico. In Italia il suo ciclo biologico prevede solitamente un primo volo nel mese di maggio-giugno e un secondo in luglio (Bagnoli and Lucchi 2001). Questi primi due voli danno origine a generazioni che non provocano danni evidenti su fiori e sui grappoli verdi in quanto queste larve si nutrono per lo più di essudati fiorali e di tessuti superficiali particolarmente teneri presenti all'estremità del picciolo. Sono due generazioni a bassa densità di popolazione, difficilmente riscontrabili visivamente sulla pianta se non per la presenza di tela sericea rada ed escrementi. Per queste due generazioni la vite non sembra essere un ospite d'elezione per la tignola rigata. Diverso impatto hanno la terza e la quarta generazione, la cui presenza si registra rispettivamente in agosto e settembre/ottobre, in concomitanza quindi della maturazione dei grappoli: da un lato la loro densità è via via maggiore rispetto alle prime due generazioni, dall'altro la dannosità aumenta per il fatto che le larve, pur mantenendo un regime dietetico glicofilo, possono attaccare anche grappoli sani. A 24 ore dall'accoppiamento le femmine depongono alcune decine di uova sulle parti verdi del grappolo come rachide, racimolo, pedicello e cercine. La dieta larvale è molto vasta e comprende sostanze dolci come melata o parti secche dei fiori, succo di acini e parti verdi del grappolo (rachidi, pedicelli e cercini). I danni derivanti dall’attività trofica delle larve, che manifestano solitamente un comportamento aggregato,

(16)

16

comportano un deterioramento veloce e progressivo del grappolo. Dopo circa una settimana dalla deposizione le larve fuoriescono dalle uova e inizialmente si nutrono di melata prodotta dalle cocciniglie. Successivamente iniziano a nutrirsi di residui fiorali o grappoli danneggiati, ma talvolta possono attaccare anche acini sani. Il numero di larve per grappolo può essere anche consistente, soprattutto se queste si trovano associate a colonie di cocciniglie. La larva di V età passa attraverso uno stadio prepupale in cui smette di nutrirsi per poi iniziare a tessere il bozzolo in cui si impupa (Salama, 2008). Talvolta lo svernamento può avvenire anche allo stadio larvale (Carter, 1984).

Dannosità

Fino a poco tempo fa C. gnidiella era considerata un fitofago secondario, soprattutto in ragione della sua tendenza alla glicofagia anche allo stato larvale. Ancora oggi non vi è una dimostrazione chiara della modalità di nutrizione delle larve all’interno di un grappolo, anche perché molto spesso viene rinvenuta su grappoli già attaccati da altri insetti (in

special modo Tortricidi e Pseudococcidi). Da tempo è stato osservato come C. gnidiella possa avvantaggiarsi di grappoli già attaccati da altri lepidotteri fitofagi come L. botrana (Harari et al., 2007), ma se un tempo il danno apportato dalla tignola rigata era considerato pressoché nullo, oggi questi attacchi secondari sono assai più consistenti e spesso portano alla definitiva compromissione del grappolo anche a Figura 6. Escavazione sull’acino centrale provocato dalle erosioni larvali di C. gnidiella (Foto di Renato Ricciardi).

(17)

17 causa dell'inevitabile sviluppo di marciumi e altri processi degradativi (Botton e al., 2003). Una consociazione simile e altrettanto dannosa pare essersi instaurata fra la larva della tignola rigata e le colonie della cocciniglia P. ficus (Zhang, 1994). In alcuni paesi dell'America Latina C. gnidiella è considerato un insetto dannoso di primaria importanza (Sellanes et al., 2010) e anche in Europa sono stati registrati casi di attacchi della tignola rigata su grappoli non necessariamente attaccati in precedenza da altri insetti fitofagi. Andando oltre gli attacchi primari o secondari, il forte gregarismo di tale insetto unito all'aumento della densità delle popolazioni lo ha gradualmente portato ad essere tra gli insetti più temuti del vigneto nell’areale mediterraneo (Lucchi et al 2011, 2019). Figura 7. Danno provocato dall’attività trofica di C. gnidiella su grappolo di Cabernet Sauvignon. Figura 8. Larva di C. gnidiella rinvenuta all’interno del grappolo durante i controlli.

(18)

18 Controllo Essendo le sue infestazioni spesso associate a quelle di L. botrana, una buona difesa contro la tignola rigata deve anzitutto fondarsi su un'efficace azione di monitoraggio e contenimento del tortricide (Lucchi, 2017). In tal senso particolare attenzione va posta alla tempistica del ricorso ai trattamenti insetticidi adottati per il controllo della tignoletta. Infatti, i trattamenti adottati per il controllo della seconda generazione della lobesia a fine giugno-inizio luglio, non mostrano alcun effetto sulle popolazioni di criptoblabe che, nel detto periodo non trova nel grappolo un substrato trofico idoneo. Diverso è il caso degli interventi adottati contro la terza generazione del tortricide, generalmente effettuati nella Toscana litoranea a fine luglio-inizio agosto, periodo in corrispondenza del quale la tignola rigata inizia ad ovideporre nei grappoli. Da quel momento in poi, tuttavia, gli eventuali interventi insetticidi devono essere necessariamente rivolti contro la criptoblabe, obbligando i viticoltori ad utilizzare insetticidi con tempi di carenza molto ridotti, come i formulati a base di B. thuringiensis, man mano che ci si avvicina alla data di raccolta delle uve (Lentini et al 2015). Per questa specie non disponiamo di conoscenze sufficienti per definire delle esatte soglie di intervento, ciononostante una soglia del 10% di grappoli con uova o larve giovani appare ragionevole.
Per quanto concerne il monitoraggio si possono anche in questo caso utilizzare trappole a feromoni che però presentano il limite di catturare solo esemplari maschili e dunque portano ad un dato unicamente qualitativo (Anshelevich et al 1993), che non ci consente l’esatta previsione del livello di infestazione basato sul numero di catture, specialmente quando il numero di catture è ridotto, mentre fondamentale può essere un campionamento delle uova o delle giovani larve presenti all’interno del grappolo (Lucchi et al 2019). I rilievi sul grappolo risultano essere piuttosto complicati rispetto a quelli effettuati per la lobesia in quanto nel caso della tignola rigata le uova non

(19)

19 sono deposte sulla superficie degli acini, ma nelle parti più interne del grappolo, sul rachide, sui racimoli o sui cercini, rendendo la loro individuazione sicuramente più complicata.

(20)

20

PARTE SPERIMENTALE

(21)

21

Scopo dell’attività di tesi

Al fine di individuare e definire con maggiore accuratezza alcuni aspetti riguardanti la fenologia, la biologia e il controllo di C. gnidiella per fornire utili indicazioni ai viticoltori per una più attenta difesa, il più possibile rispettosa della sostenibilità ambientale, come previsto dalla normativa europea sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (in cui rientrano anche gli insetticidi), sono state svolte diverse ricerche e prove sperimentali in differenti contesti viticoli. Sulla base dei dati derivanti dall’attività di monitoraggio sono state applicate diverse strategie di lotta basate sia su insetticidi che sul metodo della confusione sessuale, la cui applicazione è ad oggi possibile solo a livello sperimentale. Le ricerche sono state condotte in aziende situate in differenti aree viticole toscane e pugliesi secondo un disegno sperimentale che verrà di seguito descritto nei dettagli, azienda per azienda.

Tenuta Lorenese

Presso questa azienda le prove sono state svolte in collaborazione con Certis Europe. La Tenuta Lorenese, ubicata nella provincia di Livorno, al confine con quella di Pisa, è stata acquisita nel 2002 dalla famiglia Frescobaldi e dalla famiglia Marchi. L’azienda si compone di 110 ettari di superficie vitata e circa 50 ettari di superficie a seminativi, comprendendo sia terreni pianeggianti che collinari ubicati nelle diverse località di Cerreta, Nugola, Vicarello e Belvedere, in provincia di Livorno. Le principali varietà di vite allevate sono Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Petit Verdot. La forma di allevamento prescelta è il cordone speronato ad alta densità di impianto (circa 5000 ceppi per ettaro). Il cordone speronato è tra le forme di allevamento a controspalliera più moderne, completamente meccanizzato, e che si basa sull’impiego di cordoni permanenti con potatura corta a sperone. Nella versione più

(22)

22

moderna e adottata dall’azienda, il cordone speronato è rigorosamente monolaterale e presenta alcune caratteristiche strutturali che riguardano l’altezza dei pali fuori terra non superiore ai 2 m, per consentire il passaggio delle macchine semoventi scavallatrici, ed un’altezza di circa 0,8-0,9 m del cordone dal suolo, per lasciare almeno 1,2-1,3 m di palo sopra il cordone stesso e dare quindi spazio allo sviluppo della parete fogliare. Sono inoltre presenti dei fili “mobili” secondari per il contenimento della vegetazione. Tali fili consentono infatti di posizionare verso l’alto i germogli uviferi fin dall’inizio della loro crescita, permettendo così non soltanto un più agevole passaggio all’interno dei filari, ma anche permettendo di limitare la potatura verde, facilmente meccanizzabile, ai soli tagli sui fianchi e al di sopra della parete fogliare. Generalmente le distanze di impianto sulla fila e tra le file del cordone speronato sono piuttosto ridotte (1m x 2,3 m circa), con circa 4-6 speroni di 2-3 gemme per pianta (uno sperone per centro vegetativo). In inverno, il cordone speronato viene pre-potato con macchine a dischi o a barre falcianti e successivamente “rifinito a mano”, per ridurre adeguatamente il carico di gemme in

(23)

23

quanto, per la densità di impianto adottata dall’azienda, si è reso necessario ridurre il carico produttivo a vantaggio dell’ottenimento di una migliore qualità. Per la vendemmia invece il cordone speronato è perfettamente adeguato all’utilizzo di macchine a scuotimento orizzontale, i cui battitori agiscono direttamente a livello della fascia produttiva. Materiali e metodi Cryptoblabes gnidiella è stata monitorata mediante l’impiego di trappole a feromoni (Figura 2.) utilizzando nove punti di rilievo in alcuni vigneti della Tenuta Lorenese (Figura 3). Le trappole sono state installate il 27 marzo 2019 e controllate settimanalmente fino al 4 dicembre 2019. I risultati del monitoraggio sono dettagliati in Figura 4. Figura 10. Trappola a feromoni a “pagoda” utilizzata per il monitoraggio dei maschi di C. gnidiella.

(24)

24 Come concordato con CERTIS, il fitofago è stato oggetto di tre diverse strategie di controllo, messe in atto presso la Tenuta Lorenese nel corso della stagione viticola 2019, come dettagliato in Tabella 1. Per ragioni di studio si è preferito procedere al monitoraggio della tignola rigata prendendo in esame solo alcune varietà, tenendo presente la particolare suscettibilità del Cabernet Sauvignon e del Cabernet Franc alle infestazioni di C. gnidiella a confronto con altre varietà coltivate in azienda, essendo le prime due tra quelle raccolte più tardivamente.

Figura 11. I vigneti monitorati per C. gnidiella con le relative trappole a feromoni disposte in nove appezzamenti della Tenuta Lorenese.

(25)

25

TESI TRATTAMENTO DOSI DATE

1 MIMIC prechiusura 720 ml/ha 2/07/2019 e

18/07/2019 2 COSTAR prechiusura + COSTAR invaiatura 1 kg/ha 2/07/2019 e 9/07/2019 2/08/2019 e 9/08/2019 3 COSTAR invaiatura 1 kg/ha 2/08/2019 e

9/08/2019 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 27/ 03/ 19 03/ 04/ 19 10/ 04/ 19 17/ 04/ 19 24/ 04/ 19 01/ 05/ 19 08/ 05/ 19 15/ 05/ 19 22/ 05/ 19 29/ 05/ 19 05/ 06/ 19 12/ 06/ 19 19/ 06/ 19 26/ 06/ 19 03/ 07/ 19 10/ 07/ 19 17/ 07/ 19 24/ 07/ 19 31/ 07/ 19 07/ 08/ 19 14/ 08/ 19 21/ 08/ 19 28/ 08/ 19 04/ 09/ 19 11/ 09/ 19 18/ 09/ 19 25/ 09/ 19 02/ 10/ 19 09/ 10/ 19 16/ 10/ 19 23/ 10/ 19 30/ 10/ 19 06/ 11/ 19 13/ 11/ 19 20/ 11/ 19 27/ 11/ 19 04/ 12/ 19 Ca tt u re p e r tr a p p o la ( n ) Figura 12. Catture settimanali medie di C. gnidiella utilizzando trappole a feromoni disposte nei nove appezzamenti della Tenuta Lorenese. Le barre a T grigie indicano la relativa deviazione standard per ogni valore medio. Tabella 1. Strategie di difesa attuate per il controllo di C. gnidiella presso la Tenuta Lorenese nel corso della stagione viticola 2019.

(26)

26

Come dettagliato in Tabella 1, la prima strategia di controllo ha fatto riferimento all’impiego dell’insetticida MIMIC per due trattamenti in prechiusura; la seconda strategia ha utilizzato COSTAR in due date in prechiusura e all’invaiatura, rispettivamente; infine la terza strategia ha fatto riferimento all’impiego del solo COSTAR all’invaiatura. In ciascun appezzamento sono stati campionati 100 grappoli. Non soddisfacendo i principali requisiti per l’analisi statistica di tipo parametrico (in questo caso ANOVA ad un fattore, la strategia di gestione del fitofago applicata) a causa della distribuzione non normale (test di Shapiro-Wilk, p<0.05), i dati (parametro “Grappoli infestati (%)”) sono stati analizzati mediante analisi non parametrica, col test di Wilcoxon. Come valore soglia di significatività per rilevare le differenze tra le diverse strategie di gestione è stato utilizzato un p-value di 0.05. Differenze significative superiori a p=0.05 sono evidenziate da un “*” nel testo che segue, per rendere più snella la lettura.

(27)

27 Strategia di controllo e sito Strategia attuata Grappoli infestati (%) Blocco G (Tesi 1) MIMIC in prechiusura (2/07/2019 e 18/07/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 1) MIMIC in prechiusura (2/07/2019 e 18/07/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 1) MIMIC in prechiusura (2/07/2019 e 18/07/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 2) COSTAR in prechiusura (2/07/2019 e 9/07/2019) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 2) COSTAR in prechiusura (2/07/2019 e 9/07/2019) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 2) COSTAR in prechiusura (2/07/2019 e 9/07/2019) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 3) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 3) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Blocco G (Tesi 3) COSTAR all'invaiatura (2/08/2019 e 9/08/2019) 0,0% Tabella 2. Risultati ottenuti con le diverse strategie di difesa attuate per il controllo di C. gnidiella presso la Tenuta Lorenese nel corso della stagione viticola 2019. L’asterisco “*” indica una differenza significativa tra il controllo non trattato e le altre strategie (test di Wilcoxon, p<0.05).

(28)

28 Blocco G (Tesi 4) Testimone non trattato 0,0% Blocco G (Tesi 4) Testimone non trattato 0,0% Blocco G (Tesi 4) Testimone non trattato 0,0% PRATO (Blocco 40) Testimone non trattato 1,0% Blocco F Testimone non trattato 1,0% Figura 13. Grappoli danneggiati da C. gnidiella presso la Tenuta Lorenese, stagione 2019: effetto significativo delle diverse strategie di gestione attuate se comparate al controllo non trattato (test di Wilcoxon, p<0.05).

(29)

29 Risultati Le tre strategie messe in atto hanno garantito un controllo efficace di C. gnidiella nel corso della stagione viticola 2019, senza mostrare differenze rilevanti tra le diverse tesi (p>0.05 n.s.). I dati del controllo non trattato potrebbero indurre un occhio inesperto a non considerare il successo delle strategie adottate, in quanto in alcuni controlli l’infestazione è risultata assente. Tuttavia, un vigneto testimone non trattato ha mostrato un’infestazione statisticamente significativa, superiore al 15%. Tale evidenza sottolinea, ancora una volta, l’importanza di effettuare controlli multipli nelle zone aziendali più a rischio (es. zone di bordo, si veda Lucchi et al., 2019) così come la necessità di acquisire ulteriori dati mediante studi più approfonditi nel contesto aziendale di riferimento (Lucchi & Benelli, 2018). Nel complesso, le strategie di controllo n. 1 e n. 3 possono essere considerate entrambe efficaci per il contenimento del fitofago in oggetto. Tuttavia, alla luce dei risultati

Figura 14. Aspetto del danno dovuto all’attività trofica di larve di

(30)

30

conseguiti e sulla base delle numerose osservazioni svolte nel contesto aziendale di riferimento, nella generalità dei casi, le prime uova e larve della specie sono comparse a partire dalla prima settimana di agosto suggerendo come periodo migliore per l’intervento quello coincidente con l’invaiatura. Il danno sui grappoli diviene particolarmente evidente nel mese di settembre (Figura 4).

(31)

31

Fattoria Lohsa

Le ricerche sotto riportate si sono svolte in collaborazione con LA Di.Pr.A. presso l’azienda Lohsa situata a Magliano in Toscana. Lohsa è una sezione distaccata dell’azienda Poliziano, di proprietà della famiglia Carletti, che ha sede a Montepulciano. L’azienda si compone di oltre 120 ettari vitati, 15 dei quali iscritti per la produzione di vino nobile e 12 per la produzione di Morellino. Le varietà allevate partono dal Sangiovese, che occupa piu della metà degli ettari e proseguono con Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Alicante e Mourvedre. I vigneti di Lohsa sono immersi nelle colline della Maremma, nel comune di Magliano in Toscana, in un’area collinare posta all’interno della denominazione Morellino di Scansano. I vigneti in cui sono state condotte le prove sono coltivati a Sangiovese e Cabernet Sauvignon.

Figura 15. I vigneti monitorati per C. gnidiella con le relative trappole a feromoni disposte in nove appezzamenti della Fattoria Lohsa.

(32)

32 Materiali e metodi Nella prima settimana di marzo 2019, sono state installate 16 trappole a feromoni. Nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno il controllo delle trappole è stato a cadenza settimanale, in stretta collaborazione con i tecnici de LA.DI.PRA e del personale aziendale. Nei mesi di luglio e agosto i controlli delle trappole sono stati bisettimanali, seguendo le modalità indicate sopra, mentre nei mesi di settembre e ottobre sono avvenuti di nuovo con ritmo settimanale. Gli erogatori feromonici delle trappole sono stati sostituiti ogni 21 giorni. Le catture riscontrate sono riportate nella Figura 16. Le fasi fenologiche di prechiusura e chiusura grappolo sono critiche per poter comprendere l’inizio dell’attacco con l’insediamento del lepidottero all’interno dei grappoli. In base alle catture rilevate, nella prima settimana di luglio, in entrambe le realtà aziendali di riferimento, sono stati condotti controlli sui grappoli per valutare l’eventuale presenza di uova e/o di larve di prima età. A partire dal 30 di

Figura 16. Catture medie di Cryptoblabes gnidiella utilizzando 16 trappole a feromoni disposte nei vigneti dell’Azienda Lohsa. Le barre a T grigie indicano la relativa deviazione standard per ogni valore medio. 0 5 10 15 20 25 30 01/ 04/ 19 08/ 04/ 19 12/ 04/ 19 16/ 04/ 2019 24/ 04/ 19 29/ 04/ 19 03/ 05/ 19 07/ 05/ 19 13/ 05/ 19 17/ 05/ 19 22/ 05/ 19 28/ 05/ 19 03/ 06/ 19 07/ 06/ 19 12/ 06/ 19 17/ 06/ 19 25/ 06/ 19 01/ 07/ 19 08/ 07/ 19 15/ 07/ 19 22/ 07/ 19 29/ 07/ 19 06/ 08/ 19 12/ 08/ 19 19/ 08/ 19 21/ 08/ 19 26/ 08/ 19 30/ 08/ 19 03/ 09/ 19 07/ 09/ 19 10/ 09/ 19 14/ 09/ 19 21/ 09/ 19 28/ 09/ 19 05/ 10/ 19 14/ 10/ 19 22/ 10/ 19 05/ 11/ 19 13/ 11/ 19 19/ 11/ 19 26/ 11/ 19 03/ 12/ 19 In di vi du i c at tu ra ti (n )

(33)

33

luglio sono proseguiti poi i controlli settimanali con dissezione dei grappoli fino al 22 di agosto.

In corrispondenza con i primi picchi di volo della generazione estiva sono state condotte osservazioni sull’eventuale presenza di uova e larve su ospiti alternativi (erbacei, arbustivi e arborei) presenti nei vigneti e nelle loro adiacenze. Su queste piante non è mai stata rilevata la presenza della specie (Tabella 3).

Possibili piante ospiti (germogli/infiorescenze/frutti) Campioni raccolti Esemplari di C. gnidiella

rinvenuti (n) 30 luglio 2019 Daucus carota 100 0 Rubus ulmifolius 100 0 Smilax aspera 50 0 Phillyrea spp. 50 0 Carduus spp. 50 0 Inula viscosa 100 0 Pyrus pyraster 50 0 Allium sativum 20 0 8 agosto 2019 Rubus ulmifolius 1000 0 Pyrus pyraster 100 0 Tabella 3. Rilievi condotti in data 30 luglio e 8 agosto 2019 su potenziali ospiti alternativi presenti nei vigneti e loro adiacenze alla ricerca di uova o larve di C. gnidiella.

(34)

34 La gestione di C. gnidiella è stata effettuata valutando l’efficacia di quattro diverse strategie insetticide: • TRACER in prechiusura + TRACER in preraccolta; • FIDELITY in prechiusura + TRACER in preraccolta; • FIDELITY all’invaiatura; • TRACER all'invaiatura.

Le strategie sono state replicate in diversi vigneti all’interno dell’azienda (con l’eccezione di FIDELITY all’invaiatura e TRACER all’invaiatura). L’efficacia di tali strategie è stata comparata con il testimone non trattato (replicato in tre diversi siti). I dati relativi alla percentuale di grappoli infestati da C. gnidiella sono stati analizzati mediante ANOVA a un fattore (la strategia di controllo attuata) seguita da test di Tukey-Kramer. D’altra parte, non soddisfacendo in principali requisiti per l’analisi statistica di tipo parametrico (ANOVA ad un fattore) a causa della distribuzione non normale (test di Shapiro-Wilk, p<0.05), i dati relativi al parametro “media della % di grappolo danneggiato” sono stati analizzati mediante analisi non parametrica, col test di Wilcoxon (si veda Lucchi et al., 2019). Per ambo i parametri, come valore soglia di significatività per rilevare le differenze tra le diverse strategie di gestione è stato utilizzato un p-value di 0.05. Differenze significative superiori a p=0.05 sono evidenziate da un “*” nel testo che segue, per rendere più snella la lettura (n.s.=non significativo, p>0.05). Risultati Le diverse strategie di controllo di C. gnidiella attuate presso l’Azienda Lohsa hanno mostrato un effetto significativo in termini di riduzione della percentuale di grappoli infestati, se comparate al testimone non trattato (F3,58=6.781; p=0.021 *) (Figura 3), mentre le dette strategie non hanno influenzato il dato relativo alla media della % di

(35)

35

grappolo danneggiato (X2=2.041, df=3, e p=0.728 n.s.). Nel dettaglio, le quattro strategie messe a confronto hanno mostrato differenze significative tra di loro, con TRACER in prechiusura + TRACER in preraccolta e FIDELITY in prechiusura + TRACER in preraccolta, risultate significativamente più efficaci rispetto al testimone non trattato per quanto riguarda la % di grappoli infestati, (0-1% nelle due strategie sopra menzionate contro valori che hanno raggiunto anche il 10% nel testimone non trattato (Tabella 2). È rilevante notare che le due strategie più efficaci, TRACER in prechiusura + TRACER in preraccolta e FIDELITY in prechiusura + TRACER in preraccolta, non hanno dato risultati significativamente diversi (p>0.05 n.s.) tra loro per quanto riguarda il parametro grappoli infestati (%) (Tabella 4). Sulla base dei risultati ottenuti, si evidenzia l’utilità in questo caso del duplice trattamento insetticida in prechiusura e preraccolta, benché l’opportunità del primo trattamento sembrerebbe cozzare col fatto che nei rilievi condotti fino al mese di agosto, non è stata rinvenuta nei grappoli la presenza della specie.

Vigneto Strategia attuata infestati (%) Grappoli grappolo danneggiato Media della % di

Perotto sodi vecchi (Tesi 1) TRACER in prechiusura il 02/07/2019 TRACER in preraccolta il 23/08/2019 1,0% 20% Perotto sodi vecchi (Tesi 1) FIDELITY in prechiusura il 01/07/2019 TRACER in preraccolta il 23/08/2019 1,0% 25,0% Tabella 4. Controllo di C. gnidiella secondo criteri di Integrated Pest Management presso

l’Azienda Lohsa (Poliziano) nel corso della stagione viticola 2019 (rilievo in data 16 settembre 2019): efficacia nei diversi vigneti oggetto della sperimentazione.

(36)

36 Perotto sodi vecchi (Tesi 1) TRACER all'invaiatura 5/08/2019 1,0% 5,0% Perotto sodi vecchi (Tesi 1) Testimone 7,0% 22,1% Perotto (Tesi 2) FIDELITY in prechiusura 01/07/2019 TRACER in preraccolta 23/08/2019 0,0% 0,0% Perotto (Tesi 2) TRACER in prechiusura 02/07/2019 TRACER in preraccolta 23/08/2019 0,0% 0,0% Perotto (Tesi 2) Testimone 10,0% 14,5% Perotto (Tesi 3) FIDELITY all'invaiatura 05/08/2019 3,0% 25,0% Perotto (Tesi 3) FIDELITY in prechiusura 01/07/2019 TRACER in preraccolta 23/08/2019 1,0% 5,0% Perotto (Tesi 3) TRACER in prechiusura 02/07/2019 TRACER in preraccolta 23/08/2019 0,0% 0,0% Perotto (Tesi 3) Testimone 4,0% 15,0%

(37)

37

Rocca di Montemassi

Le prove si sono svolte in collaborazione con LA Di.Pr.A. presso la tenuta Rocca di Montemassi, un’azienda di proprietà della famiglia Zonin che si trova nel cuore della Maremma all’interno della denominazione Monteregio di Massa Marittima. L’azienda si estende su 430 ettari di cui 180 dedicati alla vigna, a suggellare l’ampliamento aziendale in Toscana dove già possiede Castello d’Albola, nel cuore del Chianti classico e la fattoria Abbazia di Monte Oliveto, nel terroir della Vernaccia di San Gimignano. Questa particolare zona del Monteregio ha un microclima unico. Le peculiarità della composizione minerale dei terreni,

siamo ai piedi delle Colline Metallifere, il clima della costa toscana, l’escursione termica tra il giorno e la notte e la brezza fresca e temperata del mare che mitiga le calde temperature estive sono i massimi valori del “Vigneto Maremma”. Non per ultima la luce, che qui ha uno straordinario influsso benefico sulla perfetta maturazione delle uve. I vigneti sono allevati a cordone speronato o a Guyot, a

(38)

38

seconda della varietà, con densità di 5000 ceppi/ettaro. La gestione del vigneto, ispirata dalla tradizionale manualità contadina, mira a far captare dalle viti la massima energia luminosa possibile, a mantenere in perfetta efficienza il loro apparato fogliare e a ricercare l'equilibrio vegeto-produttivo per garantire l’elevata qualità delle uve. Gli oltre 180 ettari di vigneto a Rocca di Montemassi sono dedicati alla produzione di due grandi autoctoni di Maremma, il Sangiovese (Rosso) e il Vermentino (bianco) e alla produzione di uve di grande caratura qualitativa: il Merlot, il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon e il Syrah che in Maremma, grazie alla luce peculiarissima di queste terre, dà esiti fantastici così come il Viognier, un bianco di eccezionale eleganza. Figura 18. Alcuni vigneti aziendali di Rocca di Montemassi.

(39)

39 Materiali e metodi Nella prima settimana di marzo 2019, sono state installate 11 trappole a feromoni sia nei vigneti che nelle aree circostanti. Nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno il controllo delle trappole è stato a cadenza settimanale, in stretta collaborazione con i tecnici de LA.DI.PRA. Nei mesi di luglio e agosto i controlli delle trappole sono stati bisettimanali, seguendo le modalità indicate sopra, mentre nei mesi di settembre e ottobre sono avvenuti con ritmo settimanale. Gli erogatori feromonici sono stati sostituiti ogni 21 giorni. Le catture riscontrate sono riportate nella Figura 20.

Le fasi fenologiche di prechiusura e chiusura grappolo sono critiche per poter comprendere l’inizio dell’attacco con l’insediamento del lepidottero all’interno dei grappoli. Perciò in base alle catture rilevate, nella prima settimana di luglio, sono stati condotti controlli sui grappoli per valutare l’eventuale presenza di uova e/o di Figura 19. I vigneti monitorati per C. gnidiella i nell’azienda Rocca di Montemassi.

(40)

40 larve di prima età. A partire dal 30 di luglio sono proseguiti poi controlli settimanali con dissezione dei grappoli fino al 22 di agosto. La gestione di C. gnidiella è stata effettuata valutando l’efficacia di diverse strategie insetticide che qui vengono riportate nel dettaglio: • FIDELITY in prechiusura (replicato in due diversi siti); TRACER in prechiusura+ TRACER fine agosto (replicato in due diversi siti); • FIDELITY all'invaiatura + TRACER fine agosto; • TRACER all'invaiatura + TRACER fine agosto; • FIDELITY in prechiusura + TRACER fine agosto; • TRACER in prechiusura. I dati relativi alla percentuale di grappoli infestati da C. gnidiella ed alla media della % di grappolo danneggiato sono stati raccolti negli appezzamenti soggetti alle

Figura 20. Catture medie di Cryptoblabes gnidiella utilizzando 11 trappole a feromoni disposte nei vigneti dell’Azienda Rocca di Montemassi. Le barre a T grigie indicano la relativa deviazione standard per ogni valore medio.

(41)

41 diverse strategie di controllo, di cui due replicate in due siti, il testimone non trattato replicato in tre siti, e le rimanenti strategie replicate in singolo sito. Pertanto a causa delle limitate fonti di variabilità dovute alle repliche in ciascun sito non è possibile condurre appropriata analisi statistica. Risultati Le strategie messe a confronto hanno garantito una efficace gestione di C. gnidiella. L’efficacia delle stesse è stata comparabile, con valori percentuali relativi all’abbondanza di grappoli infestati sempre al di sotto del 1-3% (Tabella 5), mentre nel testimone non trattato tali valori hanno raggiunto anche l’8% (Tabella 5).

Vigneto Strategia di controllo danneggiati (%) Grappoli Media della % di grappolo danneggiato

Marceti 1 (1) FIDELITY in prechiusura (28/06/2019) 1,0% 50,0% Marceti 1 (2) TRACER in prechiusura (28/06/2019) TRACER fine agosto (23/08/2019) 3,0% 18,3% Marceti 1 (3) Testimone 3,0% 6,7% Marceti 1 (4) FIDELITY all'invaiatura (7/08/2019) TRACER a fine agosto (23/08/2019) 1,0% 5,0%

Tabella 5. Controllo di C. gnidiella secondo criteri di Integrated Pest

Management presso l’Azienda Rocca di Montemassi nel corso della stagione

viticola 2019 (rilievo in data 5 settembre 2019): efficacia nei diversi vigneti oggetto della sperimentazione.

(42)

42 Marceti 1 (5) FIDELITY in prechiusura (28/06/2019) 3,0% 43,3% Marceti 1 (6) TRACER in prechiusura (28/06/2019) TRACER fine agosto (23/08/2019) 1,0% 5,0% Marceti 1 (7) Testimone 4,0% 20,0% Marceti 1 (8) TRACER all'invaiatura (07/08/2019) TRACER a fine agosto (23/08/2019) 2,0% 40,0% Marceti 1 (9) FIDELITY in prechiusura (28/06/2019) TRACER a fine agosto (23/08/2019) 2,0% 30,0% Marceti 1 (10) TRACER in prechiusura (28/06/2019) 3,0% 25,0% Marceti 1 (11) Testimone 8,0% 25,0%

(43)

43

Dalle larve di C. gnidiella raccolte durante i rilievi condotti in azienda in data 8 agosto 2019 sono state ottenute tre specie di parassitoidi, dei quali due appartenenti agli imenotteri braconidi (Phanerotoma leucobasis e Apanteles tedellae) ed una appartenente agli imenotteri icneumonidi (Diadegma fenestrale). Figura 22. Parassitoidi ottenuti da larve di C. gnidiella raccolte durante i rilievi condotti presso l’Azienda Rocca di Montemassi: in alto Apanteles tedellae, in basso

(44)

44

Tormaresca

L’azienda Tormaresca è costituita da due tenute situate in due delle aree più vocate alla tradizione vitivinicola della Puglia: la Tenuta Bocca di Lupo nella DOC Castel del Monte, immersa nella selvaggia murgia barese e la Masseria Maime nella zona del Salento, il cuore pulsante della Puglia. La tenuta di Bocca di Lupo sorge in agro di Minervino Murge, nell’area DOC Castel del Monte, a circa 250 m sul livello del mare. La vicinanza dell’antico vulcano Vulture, il clima caratterizzato da una notevole escursione termica tra giorno e notte e la composizione dei terreni hanno una notevole influenza sui vigneti. Masseria Maime sorge in una delle zone più belle dell’alto Salento. L’azienda, che si estende per una superficie di circa 500 ettari di cui 350 piantati a vite e 85 ad uliveto, si sviluppa lungo la costa adriatica, creando così

Figura 23. Alcuni dei vigneti dell’azienda Bocca di Lupo (Tormaresca - Antinori)

(45)

45

un paesaggio unico di vigneti che nascono tra boschi e pinete e si perdono a vista d’occhio fino a confondersi con il mare. Nella tenuta è presente una Masseria seicentesca al centro della quale si trova un ampio cortile anticamente utilizzato per l’ammasso del grano e per le attività di vinificazione. All’ esterno delle mura si scorge una piccola cappella gentilizia, denominata S. Pasquale a Maime e risalente al XVII secolo. Il cuore della tenuta è costituito dalla “Cantina Tormaresca”, una struttura dalle caratteristiche innovative, che reinterpreta in stile contemporaneo le forme tipiche della vegetazione del Salento, come le curve sinuose delle foglie d’agave e degli alberi di ulivo. Figura 24. Barriccaia dell’azienda Bocca di Lupo (Tormaresca)

(46)

46 Materiali e metodi Nella terza settimana di marzo 2019, sono state installate le trappole a feromoni per C. gnidiella (27 trappole) sia nei vigneti che nelle aree ad essi contigue comprendenti altri fruttiferi. Dal mese di marzo a quello di novembre 2019 il controllo delle trappole è stato a cadenza settimanale, in stretta collaborazione con i tecnici di Bocca di Lupo. Gli erogatori feromonici sono stati sostituiti ogni 21 giorni. Le catture riscontrate nella realtà aziendale di riferimento sono dettagliate nella Figura 26. I dati sono poi stati analizzati in termini di catture medie settimanali di C. gnidiella nei vigneti di Aglianico, vigneti di altre varietà (Merlot, Syrah, Chardonnet, Cabernet Sauvignon e Uva di Troia) ed aree attigue a fruttiferi (pesco, mandorlo, melograno e perastro) presenti nell’Azienda. I risultati sono riportati in Figura 27. Figura 25. I vigneti monitorati per C. gnidiella nell’azienda Tormaresca.

(47)

47 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 22/ 03/ … 05/ 04/ … 19/ 04/ … 03/ 05/ … 20/ 05/ … 04/ 06/ … 18/ 06/ … 02/ 07/ … 17/ 07/ … 30/ 07/ … 06/ 08/ … 13/ 08/ … 20/ 08/ … 27/ 08/ … 03/ 09/ … 10/ 09/ … 17/ 09/ … 24/ 09/ … 02/ 10/ … 16/ 10/ … In di vi du i c at tu ra ti (n ) Data Figura 25. Catture totali settimanali di Cryptoblabes gnidiella utilizzando 27 trappole a feromoni disposte nei vigneti ed aree attigue a fruttiferi dell’Azienda Bocca di Lupo. Figura 26. Catture medie settimanali di Cryptoblabes gnidiella ottenute mediante trappole a feromoni disposte nei vigneti di Aglianico, altre varietà (Merlot, Syrah, Chardonnet, Cabernet Sauvignon e Uva di Troia) ed aree attigue a fruttiferi (pesco, mandorlo, melograno e perastro) dell’Azienda Bocca di Lupo. Le barre a T rappresentano la relativa deviazione standard per ogni valore medio.

(48)

48 Non soddisfacendo in principali requisiti per l’analisi statistica di tipo parametrico (in questo caso ANOVA ad un fattore, la strategia di gestione del fitofago applicata) a causa della distribuzione non normale (test di Shapiro-Wilk, p<0.05), i dati sono stati analizzati mediante analisi non parametrica, col test di Wilcoxon. Come valore soglia di significatività per rilevare le differenze tra le diverse strategie di gestione è stato utilizzato un p-value di 0.05. Differenze significative superiori a p=0.05 sono evidenziate da un “*” nel testo che segue, per rendere più snella la lettura. N. Trattamento Grappoli danneggiati (%) (media±DS) Area danneggiata del grappolo/50 grappoli (%) (media±DS) Larve/grapp olo (n) (media±DS) 1 Controllo non trattato 21,80±11,09 a 10,05±8,08 a 0,36±0,26 a 2 Isonet CGX111 (Aprile) 3,20±4,24 b 0,941,27± b 0,09±0,13 b 3 Isonet CGX111 (Luglio) 1,80±1,48 b 0,16±0,15 b 0,02±0,02 b 4 Isonet CGX111 (Aprile + Luglio) 4,60±6,26 b 1,18±1,71 b 0,05±0,06 b Tabella 7. Comparazione di diverse strategie di gestione di Cryptoblabes gnidiella su Aglianico presso l’azienda Bocca di Lupo; rilievi effettuati in data 24 settembre 2019. All’interno di ogni singola colonna, lettere diverse dopo ogni media±DS indicano differenze significative relative ai danni da C. gnidiella rilevati nei vigneti soggetti a diverse strategie di gestione (test di Wilcoxon, p<0.05).

(49)

49 Risultati Come si può osservare, le strategie di gestione impiegate hanno garantito valori di grappoli infestati (%), area infestata/50 grappoli (%) e numero di larve/grappolo significativamente inferiori (p<0.05*) al controllo non trattato (Tabella 7).

Inoltre, non sono state osservate differenze rilevanti (p>0.05 n.s.) fra le varie strategie di gestione basate su l’impiego del prodotto per confusione sessuale Isonet CGX111 e il Grower’s standard (B. thuringiensis, AG 2002), ciò evidenzia l’affidabilità e l’efficacia della confusione sessuale, che è risultata comparabile a trattamenti di riferimento basati sull’impiego di B. thuringiensis. L’impego congiunto di Isonet CGX111 e B. thuringiensis non ha dato risultati superiori a strategie di gestione basate sull’impiego singolo di uno dei due prodotti (Tabella 7). 5 Grower's standard (Bt, AG 2002) 1,40±1,65 b 0,32±0,53 b 0,01± b 3+ Bt Isonet CGX111 July + Bt 2,50±2,52 b 0,55±0,62 b 0,05±0,04 b 6 Bt, no confusione sessuale (AG 2008) 2,50±1,91 b 0,43±0,31 0,01±0,01 b

(50)

50

Monteverro

La tenuta di Monteverro si trova ai piedi del borgo medievale di Capalbio, nella parte più meridionale della Toscana, in Maremma. La tenuta si estende su tre colline, su una superficie di circa 60 ettari, a un’altezza tra 30 e 80 metri sul livello del mare. Dai vigneti è possibile vedere il Mar Tirreno: distante soli cinque chilometri, garantisce una brezza costante per tutto l’anno. A Ovest si staglia all’orizzonte l’imponente profilo del Monte Argentario, mentre a Sud-Est, a una decina di chilometri, si trova il confine con il Lazio. Salendo sulle colline i vigneti cedono il passo alla “macchia mediterranea”, la tipica vegetazione costituita da numerosissimi arbusti sempreverdi ed erbe aromatiche tra cui la lavanda, la ginestra, il rosmarino e il timo. Per permettere alla natura di svilupparsi il più possibile liberamente e favorire la biodiversità, solo 35 dei 60 ettari totali sono stati coltivati a vigneti, mentre i restanti sono stati lasciati agli ulivi e, appunto, alla macchia mediterranea. La tenuta comprende inoltre un lago naturale circondato da antiche querce da sughero.

ogni vigneto è un piccolo microcosmo sottoposto all’influenza di molteplici fattori. Il primo è l’argilla rossa di cui il terreno abbonda, un terreno peraltro particolarmente ricco di minerali per la presenza di numerosi ciottoli e che proprio per questo esercita una funzione di drenaggio naturale. Questo fa sì che le viti siano costrette a radicare in maggiore profondità per attingere appieno al loro nutrimento nel sottosuolo. Le varietà coltivate sono Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Petit Verdot per le uve a bacca rossa e Vermentino, Viogner, Sauvignon Blanc per le uve bianche.

(51)

51 Materiali e metodi Nella prima settimana di aprile 2019, sono state installate le trappole a feromoni sia nei vigneti che nelle aree circostanti. Nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio il controllo delle trappole è stato a cadenza settimanale, nei mesi di agosto e Figura 28. Il centro aziendale della tenuta di Monteverro. Figura 29. I vigneti di Monteverro monitorati per C. gnidiella e nei quali si sono svolte le prove.

(52)

52 settembre i controlli delle trappole sono stati bisettimanali, mentre nel mese di ottobre sono avvenuti di nuovo con ritmo settimanale. Gli erogatori feromonici delle trappole sono stati sostituiti ogni 21 giorni. La gestione di C. gnidiella è stata effettuata valutando l’efficacia dell’erogatore Isonet CGX111, applicato rispettivamente una volta e due volte e con tempi diversi durante la stagione (dose applicata: 500 dispenser / ha), nel ridurre il danno da C. gnidiella sulla vite rispetto a un controllo non trattato; Negli appezzamenti oggetto delle prove non sono stati utilizzati insetticidi, pertanto non è stato incluso nel disegno sperimentale lo standard aziendale. Isonet CGX111 è stato installato rispettivamente una volta prima dell'inizio previsto del volo in primavera, una volta alla fine di luglio quando le catture nelle trappole sono aumentate e due volte, una volta in primavera e una volta alla fine di luglio. I vigneti oggetti di studio sono circondati principalmente da oliveti e boschi. La principale varietà comune in tutte le prove è Cabernet Sauvignon. Tabella 8. Disegno sperimentale nei vigneti di Monteverro

N. Nome Dose/ha Superficie trattata

1 Non trattato

1.3 ha 2 Isonet CGX111 500 3.6 ha

3 Isonet CGX111 500 5.6 ha

(53)

53

Altre varietà presenti nel trattamento 2, 3 e 4 sono Cabernet Franc, Petit Verdot e Merlot, mentre nell’appezzamento della prova 1 è coltivato esclusivamente Cabernet Sauvignon.

I dati non possono essere analizzati statisticamente a causa del disegno di sperimentazione non replicato e non randomizzato, i dati di valutazione sono stati confrontati tra i trattamenti considerando i subplot come repliche. I dati valutati sono stati confrontati per le varie prove utilizzando ANOVA a unica via, seguiti dal test di Student-Newman-Keuls per confronti post-hoc dei mezzi. Le seguenti procedure statistiche sono state applicate utilizzando il pacchetto statistico "R" (www.r-statistics.com) integrato nel software ARM. Risultati Le catture di trappole di C. gnidiella sono state considerevolmente più elevate nel controllo non trattato rispetto ai trattati con Isonet CGX111 fino alla fine di ottobre. Il numero totale di catture nelle trappole a feromoni nel testimone non trattato ammontava a 175. Nella prova in cui Isonet CGX111 è stato applicato in primavera, sono state registrate alcune catture solamente alla fine della stagione (17 in totale), indicando che il rilascio di feromoni dagli erogatori per confusione sessuale da metà settembre in poi non era più sufficiente per garantire l’efficacia del metodo. Nella prova in cui il Isonet GCX111 è stato applicato a luglio, le catture di trappole sono state registrate solo prima dell’installazione dell’erogatore (tot. N. Catture 3). Isonet GCX111, applicato sia in primavera che a luglio, ha invece comportato l'arresto completo delle catture.

(54)

54 Al momento della vendemmia, la percentuale di grappoli danneggiati, la percentuale di area danneggiata per grappolo e il numero di larve e / o pupe viventi per grappolo erano inferiori per tutti i trattamenti con Isonet CGX111 rispetto al controllo non trattato. N. Prova % grappoli

danneggiati % danno sul grappolo vive/grappolo n. larve

mean s.d. mean s.d mean s.d

1 Non trattato 4,200 4,849 0,936 1,156 0,070 0,161 2 Isonet CGX111 (Aprile) 0,600 1,350 0,070 0,143 0,026 0,055 3 Isonet CGX111 Luglio) 0,600 1,350 0,016 0,044 0,004 0,008 3 Isonet CGX111 (Aprile+ Luglio) 0,000 0,000 0,002 0,006 0,000 0,000 Tabella 9. Risultati: danno di C. gnidiella alla raccolta

(55)

55

Conclusioni

Ad oggi resta difficile, se non impossibile, stabilire delle soglie di intervento ragionevoli, per la carenza di informazioni relative alla fenologia e al comportamento della specie in vigneto. Decisiva è da considerarsi in tal senso la definizione del momento esatto dell’inizio delle infestazioni in vigneto nel periodo estivo, per poter programmare opportuni interventi di controllo in coincidenza con l’inizio delle ovideposizioni. Pur non essendo stata dimostrata, anche per questo lepidottero, una stretta relazione tra numero di adulti catturati nelle trappole a feromoni e densità della popolazione preimmaginale nei grappoli, un attento monitoraggio degli adulti rappresenta uno strumento imprescindibile nella scelta del momento di intervento.

Al momento attuale, per quanto sopra riportato, la strategia insetticida rappresenta l’unica soluzione praticabile per il controllo della criptoblabe. Gli insetticidi registrati su vite per il controllo di tignole ed altri lepidotteri carpofagi ben si prestano anche per questo ficitino. I formulati a base di Bacillus thuringiensis kurstaki o aizawai offrono il vantaggio di poter essere utilizzati in prossimità della raccolta ma richiedono interventi ripetuti a cadenza settimanale per coprire l’intero periodo di rischio.

In tutti i casi, l’efficacia dell’intervento insetticida, indipendentemente dal formulato utilizzato, dipende dalla possibilità che esso raggiunga l'insetto durante gli stadi più suscettibili (uova e larve di prima-terza età, solitamente presenti nelle parti più interne del grappolo). Osservazioni approfondite e costanti condotte nell’ultimo anno in vigneti della Toscana e della Puglia hanno avvalorato la nostra convinzione di far coincidere il primo intervento contro la criptoblabe con quello diretto contro le uova o le larve di terza generazione di L. botrana. Da quel momento in poi, in special modo per uve a maturazione medio-tardiva o tardiva, potrà essere necessario intervenire nuovamente fino ad agosto inoltrato o, quando e ove necessario, fino alla prima settimana di settembre. Indagini da noi iniziate nell’aprile 2017 e volte alla valutazione di efficacia della confusione sessuale nei confronti di questo lepidottero, hanno portato alla definizione di un protocollo

(56)

56 sperimentale che ha consentito una buona ma non completamente soddisfacente riduzione dei danni dovuti al fitofago in assenza di interventi insetticidi. La prosecuzione di tali indagini negli anni a venire ci consentirà di comprendere le effettive potenzialità della tecnica anche per questo importante fitofago.

Riferimenti

Documenti correlati

 Per risolvere definitivamente nella legislazione la distinzione fra spaccio e consumo, è necessario cambiare l’impianto stesso della legge, stabilendo come reato la detenzione

A sostegno di queste cau- se condivise e reiterate da molteplici autori si sono vagliati alcuni tra i più significativi studi sui temi in questione ponendo particolare

“You are just in a dream”: le soglie ermeneutiche e le soglie ontologiche .... Le soglie

Individuare strategie di controllo ecocompatibili contro i principali fitofagi dei vigneti, attraverso la determinazione delle loro soglie di intervento nei diversi tipi

Al contrario soggetti osteoporotici o pazienti che assumono già farma- ci per la cura dell’osteoporosi o al- tre categorie di soggetti significati- vamente più a rischio di carenza di

All’inizio della fase di schiusa la macchina va aperta, si tolgono le uova dal portauova e si appoggiano delicatamente sulla grata di fondo (anch’essa in plexiglass), dopo di che

La Tuta attacca esclusivamente le solanacee e ha come ospite principale il pomodoro, ma si possono avere danni anche su patata, melanzana e peperone, ma attacca chiaramente

maggio, giugno e luglio 2017 sono stati condotti rilievi, oltre che su vite, anche su fruttiferi e piante erbacee e arbustive presenti nel vigneto o nelle sue immediate