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ASPETTI STRATEGICI E VALUTATIVI DEGLI INVISIBLE ASSETS. I CASI BREMBO E GRUPPO SOLVAY

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

In questo elaborato si cerca di dare uno sguardo il più possibile esaustivo su quello che è il ruolo delle risorse immateriali nella generazione del valore d’impresa.

La prima parte di questa tesi vuole riportare tutte quelle nozioni necessarie per poter creare un quadro esplicativo del tema trattato, un quadro che sia generale e al contempo dettagliato e che possa far comprendere, anche a chi non ha mai affrontato questo aspetto, quale ruolo rivestono gli Invisible Assets all’interno di ogni tipologia di impresa.

In particolare il primo capitolo riporta definizione e caratteristiche di questo tipo di risorse ed il ruolo che esse rivestono nel comportamento d’impresa. Non si può certo prescindere, quando si affronta qualsiasi tipo di argomento, dalla definizione degli elementi trattati, dalla loro collocazione ed evoluzione storica e dalle caratteristiche che, nel caso delle risorse immateriali, sono molte e complesse. Vengono anche affrontate le diverse classificazioni utilizzate (non a caso, su questo tema, si sono confrontati molti studiosi, a volte con pareri contrastanti) per giungere a quella che sarà la linea guida nell’evolversi dell’elaborato.

Nel secondo capitolo si affronta una tematica che non può essere trascurata quando ci si riferisce ad elementi e valori che contribuiscono alla formazione del reddito d’esercizio, ovvero le diverse normative di riferimento. In particolare si introducono i principi internazionali che hanno cambiato, negli ultimi anni, le modalità di definizione, valutazione e contabilizzazione delle risorse immateriali cercando di far avvicinare il modello europeo di bilancio a quello anglo-sassone. Vengono introdotte le principali differenze e tutte quelle modifiche (i principi di valutazione, i criteri da applicare, i soggetti tutelati, i risultati d’esercizio da evidenziare ecc..) che i principi internazionali hanno portato nel sistema normativo italiano e, più in generale, europeo (basta pensare al cambiamento più eclatante di tutti: il passaggio dal principio del costo a quello del Fair Value). Successivamente si specificano nel dettaglio i tre principi contabili internazionali (in particolare l’IFRS 3, lo IAS 36 e lo IAS 38) che più influenzano il tema degli Invisible Assets e che comportano, con le loro specifiche, significativi

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8 cambiamenti nell’individuazione, valutazione e contabilizzazione delle risorse immateriali.

Il terzo capitolo si pone come un punto di passaggio tra i capitoli già introdotti, più teorici e di definizione del tema trattato, ed i capitoli successivi che comprendono l’illustrazione dei metodi valutativi del patrimonio di risorse immateriali (oltre ai due casi pratici riportati relativi a Brembo S.p.A e al Gruppo Solvay). Si inserisce, in questo capitolo, la definizione del ruolo delle risorse immateriali nella generazione del valore d’impresa. Si cerca di comprendere come queste risorse (la loro creazione, il loro incremento o decremento, i loro cambiamenti e l’evoluzione in genere) si inseriscono nel contesto economico d’impresa e siano effettivamente in grado di generare valore. Si analizza il loro rapporto con lo sviluppo economico, con l’innovazione e con l’equilibrio aziendale, si inseriscono nella prospettiva più ampia di generazione del vantaggio competitivo aziendale e si introduce quello che è il principale filone teorico sostenitore della crucialità delle risorse immateriali nell’impresa: la Resource – Based Theory.

L’ultimo capitolo della prima parte illustra i diversi metodi di valutazione dell’insieme delle risorse immateriali, ovvero del capitale intangibile. Dopo una prima illustrazione relativa alle finalità della misurazione degli intangibili che possono essere diverse e non necessariamente legate ad aspetti di natura legislativa, si introducono i diversi modelli di valutazione. Questi ultimi vengono divisi in: modelli che si riferiscono alla valutazione di tutto il complesso delle risorse immateriali (e quindi al capitale intangibile nella sua interezza) con la particolare spiegazione dei due modelli usati da Brembo S.p.A. e dal Gruppo Solvay, e modelli che si riferiscono alla valutazione dei singoli intangibili specifici. Tutto questo conclude la prima parte dell’elaborato.

Per ciò che riguarda la seconda parte, essa è relativa alla verifica concreta e pratica di tutti gli elementi specificati fino a questo momento, ovvero comprende i due casi pratici presentati: il “Bilancio del Valore Economico, Ambientale ed Intangibile 2006” di Brembo S.p.A. ed il “Bilancio di Sostenibilità 2006” del Gruppo Solvay (in particolare delle tre Società: Solvay Chimica Italia S.p.A., Solval S.p.A. e Sol Mare S.r.l.).

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9 Il quinto capitolo si riferisce al “Bilancio del Valore Economico, Ambientale ed Intangibile 2006” di Brembo S.p.A., la famosa azienda italiana leader nella progettazione e produzione di sistemi frenanti per auto e moto ad elevate prestazioni e per veicoli commerciali. Brembo è stata la prima azienda italiana a sviluppare un bilancio che evidenziasse la composizione del proprio Capitale Intellettuale e questo nel 1999 ed è stata poi seguita da tante altre aziende italiane che hanno evidentemente riconosciuto il valore dello strumento utilizzato e si sono impegnate, in misura sempre maggiore, nell’evidenziazione delle componenti immateriali del proprio capitale.

Dopo una breve introduzione (necessaria ad inquadrare l’impresa) si riportano, in maniera sintetica, i risultati economici che Brembo ha conseguito nell’anno economico 2006 per poi arrivare alla parte di maggiore interesse ai fini di questa tesi: l’illustrazione del Capitale Intangibile e dei diversi indici utilizzati per la sua definizione. Brembo suddivide il proprio Capitale Intellettuale nelle tre macro – categorie illustrate in dettaglio nei capitoli che precedono la parte applicativa: il Capitale Umano, il Capitale Relazionale ed il Capitale Strutturale. Per ogni categoria si riportano numerosi indici e commenti al sistema adottato da Brembo.

Infine l’ultimo capitolo, il più significativo di tutto l’elaborato, si riferisce all’illustrazione del “Bilancio di Sostenibilità 2006” del Gruppo Solvay. Questo importante documento è stato realizzato, per la prima volta, da Solvay nel 2001 (in particolare dagli stabilimenti Solvay di Rosignano, San Carlo e Ponteginori, tre località in provincia di Livorno nelle quali operano le tre Società di riferimento: Solvay Chimica Italia S.p.A., Solval S.p.A. e Sol Mare S.r.l.) e viene riportato in questa sede perché ottimo esempio dell’attenzione e del forte impegno che Solvay ripone nella creazione e nel mantenimento di una forte relazione con i propri stakeholders (non a caso Solvay è stata premiata, il 23 Ottobre 2007, con l’”ICV Award” , il premio per l’Intellectual Capital Value per il suo Capitale Relazionale, dalla società di consulenza internazionale Summit, istitutrice del premio).

Dopo una prima illustrazione della storia di questa impresa e del livello di espansione mondiale che è riuscita a raggiungere, si passa alla definizione dei tre punti più salienti del bilancio in questione: la Performance Economica, la Performance Sociale e la Performance Ambientale.

Nella sezione dedicata alla Performance Economica vengono riportati i prospetti di Conto Economico e di Stato Patrimoniale relativi alle società in questione in modo da

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10 poter individuare l’andamento economico Solvay nell’esercizio 2006. Ovviamente in questa tesi non si intende operare una valutazione critica delle performance economiche e dei risultati di gestione ottenuti da Solvay, ma i prospetti riportati sono comunque utili per evidenziare l’impegno economico che sta dietro alla creazione di tutti quelli aspetti che a noi interessano ai fini di questa tesi, in primis la creazione dei rapporti con i portatori di interesse.

La parte relativa alla Performance Sociale è sicuramente quella più interessante in quanto comprensiva di tutti quegli indici di natura quali-quantitativa adatti ad illustrare il ruolo e l’importanza che il Capitale Intellettuale riveste all’interno dell’azienda. Non a caso la sezione è proprio strutturata in modo da specificare i rapporti Solvay con tutti i suoi stakeholders (collaboratori, azionisti e finanziatori, clienti, fornitori, Stato ed Istituzioni e collettività) ed evidenziare il forte impegno e la forte rilevanza di questo complesso di relazioni.

Infine la Performance Ambientale è un altro punto cruciale in quanto Solvay, essendo un’industria chimica, deve necessariamente porre la massima attenzione all’aspetto ecologico del proprio lavoro e questo compito viene assolto da Solvay in maniera non semplicemente legata agli aspetti normativi ed obbligatori, quanto attenta e responsabile, con la voglia di cercare il dialogo con il territorio per far sì che tutti i processi aziendali vengano svolti nella massima trasparenza possibile e con il massimo appoggio (almeno nei limiti del possibile) da parte della comunità e di tutti i portatori di interesse nei confronti dell’azienda. Anche da come si comporta Solvay nel rispetto dell’ambiente, nella volontà di comunicare le proprie attività, nella spinta al coinvolgimento di tutti coloro che ruotano intorno all’azienda, si può individuare la voglia di una gestione responsabile ed attenta, e tutto questo si trasforma in valore aggiunto di natura immateriale che contribuisce allo sviluppo continuo dell’azienda.

Infine le conclusioni, doverose come in ogni tesi che si rispetti, che illustrano il punto di approdo di un cammino lungo e molto spesso complicato ma necessario ad illustrare la forza e l’importanza degli Invisible Assets in qualsiasi realtà aziendale odierna.

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