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Verifiche di letteratura e tabella dei punteggi

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Academic year: 2021

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(1)

T

ABELLE DEI PUNTE

GGI LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

13.1 Le tabelle dei punteggi –

Letteratura italiana

Unità 1 – Le origini e il Duecento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-16 17-19 20-22 23-25 26-27 28-29

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Unità 2 – Il Trecento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-25 26-29 30-33 34-37 38-41 42-43

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Verifica delle competenze (I)

Punteggio ottenuto 0-13 14-16 17-19 20-21 22-23 24-25

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Verifica delle competenze (II)

Punteggio ottenuto 0-15 16-18 19-21 22-23 24-25 26-27

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Unità 3 – Il Quattrocento e il Cinquecento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-18 19-21 22-24 25-27 28-29 30-31

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Unità 4 – Il Seicento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-8 9-10 11 12 13-14 15

(2)

GGI LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Unità 5 – Il Settecento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-9 10-11 12 13-14 15-16 17

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Unità 6 – La prima metà dell’Ottocento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-19 20-23 24-26 27-30 31-32 33-34

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Verifica delle competenze Punteggio ottenuto 0-12 13-14 15-16 17-18 19-20 21-22

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Unità 7 – La seconda metà dell’Ottocento

Verifica delle conoscenze Punteggio ottenuto 0-18 19-22 23-25 26-28 29-30 31-32

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Verifica delle competenze (I)

Punteggio ottenuto 0-10 11-12 13-14 15-16 17-18 19

Voto Non sufficiente 6 7 8 9 10

Verifica delle competenze (II)

Punteggio ottenuto 0-9 10-11 12-13 14-15 16-17 18

(3)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Unità 1 – LE ORIGINI E IL DUECENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche della letteratura italiana delle origini.

Verifica delle conoscenze

1. In quale lingua erano scritti i testi sacri nell’Italia del Duecento?

A

latino

B

greco

C

italiano

D

volgare

punti

. . . . .

/1

2. Perché le prime lingue si definiscono “volgari”? Che caratteristiche hanno?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

3. Qual è e a quando risale il primo documento scritto in cui si osserva il passaggio dal

latino al volgare italiano?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

4. Che cos’è il Plàcito Capuano?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

5. Che cos’è la lauda?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

6. Completa le seguenti frasi, riguardanti il dolce stil novo.

a. È un movimento letterario sviluppatosi tra il

. . . .

e il

. . . .

a

. . . .

, del quale fanno parte

. . . .

b. La definizione dolce stil novo viene usata per la prima volta da

. . . .

. . . .

. Il termine dolce indica

. . . .

, invece l’aggettivo

novo

. . . .

c. Gli stilnovisti considerano la persona amata come

. . . .

punti

. . . . .

/8

(4)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

7. Che cos’è e quali temi tratta la poesia comico-realistica?

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

8. Indica se le seguenti frasi sono VERE o FALSE.

V

F

a. Rispetto alla poesia, la prosa è destinata a un pubblico più colto e raffinato.

b. Notevole successo riscuotono le raccolte di novelle e i libri di viaggio.

c. Il più importante libro di viaggio di questo periodo fu il Novellino.

d. Il più importante libro di viaggio di questo periodo fu Il Milione

di Marco Polo.

e. Il Milione fornisce informazioni e descrizioni di luoghi fino ad allora

sconosciuti.

f. Il Milione è un racconto completamente inventato, ricco di avventure

fantastiche.

punti

. . . . .

/6

9. In base ai brani che hai letto in questa unità, quale genere letterario, se fossi vissuto

nel Duecento, avresti letto e preferito? Perché?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

(5)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Unità 2 – IL TRECENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche della letteratura italiana del Trecento.

Verifica delle conoscenze

1. Le figure letterarie più importanti del Trecento furono Dante, Petrarca e Boccaccio.

Fornisci qualche accenno sulle loro vite, le loro opere e il loro stile letterario.

Vita

Opere

Stile letterario

Dante

Petrarca

Boccaccio

punti

. . . . .

/18

2. Com’è strutturata La Divina Commedia? Qual è lo schema metrico utilizzato da Dante?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

3. Qual è il significato della Divina Commedia?

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

4. Perché Dante viene considerato il padre della lingua italiana?

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

(6)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

5. Racconta in breve l’argomento e la struttura dei tre libri della Divina Commedia.

Inferno:

. . . . . . . . . . . . . . . .

Purgatorio:

. . . . . . . . . . . . . . . .

Paradiso:

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/9

6. Spiega brevemente l’argomento, la struttura e lo stile delle due più importanti opere

di Petrarca e Boccaccio.

Il Canzoniere

. . . . . . . . . . . . . . . .

Il Decamerone

. . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

7. Quale brano, che hai letto in questa unità, ti ha colpito maggiormente? Perché?

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

(7)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Verifica delle competenze (I)

Giovanni Boccaccio

Le mutande del giudice marchigiano

Nell’ottava giornata del

Decameron, interamente dedicata alle beffe, il giovane Filostrato

rac-conta lo scherzo organizzato da Maso del Saggio e dagli amici Ribi e Matteuzzo ai danni di un

giudice marchigiano rozzo e stupido, che si copre di ridicolo dinanzi a tutti.

Adorabili donne, saprete forse che i podestà

1

della nostra città vengono quasi sempre dalle

Mar-che e sono gente generalmente gretta, avida e avara. È per colpa di questa taccagneria genetica

che si portano dietro giudici e notai che sembrano strappati alla zappa o usciti da una fabbrica

di suole da scarpe invece che da una facoltà di legge.

Dunque, uno di questi podestà ci portò qui, fra altri magistrati, anche un tale che si faceva

chiamare dottor Nicola da Sant’Elpidio (ma dall’aspetto si sarebbe detto un lattoniere)

2

e lo

piazzò tra i giudici della sezione penale. Come è noto, i cittadini vanno spesso a ficcare il naso

nel Palazzo per ammazzare solo il tempo, e così una mattina anche Maso del Saggio capitò

casualmente in tribunale per cercare un amico: appena lo sguardo gli cadde sul dottor Nicola,

capì al volo che si trattava di un babbeo con le nappe

3

e perciò si dilettò a squadrarlo da capo a

piedi: portava un tocco

4

di raso lercio e bisunto, una cintura con il nécessaire da scrivere

penzo-loni, una toga troppo corta dalla quale avanzavano due pedalini, due polpacci pelosi e non un

orlo di calzoni, e insomma tutto il suo modo di vestire indicava una sciatteria assai poco degna

di un magistrato, ma ciò che più ferì gli occhi di Maso furono i mutandoni a mezza coscia ben

visibili sotto la toga, troppo striminzita per non restargli aperta sul davanti quando si sedeva.

Senza indugiare troppo nella contemplazione, Maso lasciò perdere la ricerca dell’amico e si

mise su altre tracce, finché non trovò due compari suoi, l’uno di nome Ribi e l’altro Matteuzzo,

anche loro gran burloni come Maso:

«Se siete amici miei» gli disse «venitemi dietro fino al tribunale, perché vi voglio far vedere

l’ultimo grido in fatto di imbecilli».

Quelli lo seguirono nel Palazzo, dove si videro additare questo giudice e i suoi mutandoni.

Cominciarono a riderne già da lontano, e quando si avvicinarono al banco dove era seduto il

signor giudice, notarono che non sarebbe stato difficile sgattaiolare fin là sotto, e videro anche

che nella pedana sulla quale il giudice poggiava i piedi c’era un buco grande abbastanza da

po-terci infilare una mano e tutto un braccio. Allora Maso disse ai soci:

«Che ne dite di fargli calare le mutande? È facilissimo: ci riuscirebbe chiunque».

Infatti bastava avere gli occhi per capire come fare: i tre amici stabilirono il piano d’azione

e tornarono la mattina dopo. Approfittando del pigia pigia in aula, Matteuzzo strisciò carponi

sotto la pedana fino a che si trovò sopra la testa i piedi del giudice; intanto, Maso da una parte e

Ribi dall’altra presero in mezzo il giudice, gli afferrarono i lembi della toga e Maso prese a dire:

«Vostro onore! vostro onore! in nome della legge e prima che questo tagliaborse

5

che le sta a

1. podestà: capo del comune medievale, che spesso proveniva da un’altra città per evitare di essere coinvolto nei conflitti tra le famiglie più potenti e garantire un’applicazione imparziale della legge. La sua carica era temporanea e di solito non superava un anno.

2. lattoniere: operaio che lavora lo stagno e altri metalli.

3. babbeo con le nappe: stupido con i fiocchi.

4. tocco: berretto di panno rotondo indossato da magistrati e avvocati.

(8)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

fianco se la dia a gambe, gli faccia restituire il paio di stivaletti che mi ha rubato! Lui nega, ma

l’ho visto io che se li faceva risuolare neanche un mese fa!»

Dall’altra parte Ribi gridava a tutto fiato:

«Non è vero, signor giudice, non dia retta a quel magliaro

6

lì! Siccome sa che sono venuto

a denunciarlo perché mi ha portato via la valigia, ha tirato fuori questa frottola degli stivaletti,

che io mi sono comprato da me un secolo fa, e se non mi crede le posso citare come testimoni

la mia vicina fruttivendola, la Grassa che vende la trippa e un operatore ecologico che raccoglie

la spazzatura a Santa Maria delle Verze e lo ha visto mentre tornava dai campi!»

Maso dall’altro lato dava sulla voce a Ribi urlando, e Ribi urlava pure lui. E mentre il giudice

stava ritto in piedi e si piegava ora di qua ora di là per cercare di sentirli meglio, Matteuzzo

pi-gliò l’attimo giusto, ficcò la mano nel buco dell’asse, afferrò l’orlo delle mutande e le tirò. Dato

che il giudice era secco come un’asta, le mutande calarono senza intoppi: lui sentì il freddo che

gli saliva per le gambe ma non capì perché e cercò di tirarsi la toga sul davanti per coprirsi,

ten-tando di mettersi a sedere ma Ribi e Maso lo tiravano a destra e a sinistra gridando a tutto

spia-no. «Vostro onore! non è così che si fa rispettare la legge! Perché non ci dà udienza e se ne vuole

andare? Non c’è bisogno di tante scartoffie per sistemare una pendenza piccola come questa!» e

continuarono a sballottarselo così fino a che tutte le persone in aula non ebbero avuto modo di

accorgersi che era stato smutandato. Matteuzzo, che continuava a tenere le mutande in pugno,

dopo un po’ le mollò, se ne uscì da sotto la pedana e schizzò via senza essere visto.

A Ribi sembrò che lo scherzo fosse durato quel tanto che bastava e perciò disse:

«Peggio per lui, mi rivolgerò ai giudici superiori».

Maso lasciò andare anche lui la toga e disse:

«Io invece continuerò a venire qui, e chissà che un giorno non la trovi meno occupato di

oggi» e, uno da una parte, uno dall’altra, uscirono.

Il signor giudice automaticamente si tirò su le mutande, come se si fosse appena alzato dal

letto davanti a tutti, e solo a questo punto si rese conto del fattaccio. Chiese subito dove erano

andati quello degli stivaletti e quello della valigia, ma siccome nessuno li scovò cominciò a

imprecare che gli sarebbe proprio piaciuto sapere se a Firenze ce l’avessero per abitudine di

to-gliere le mutande ai giudici nell’esercizio delle loro funzioni.

Quando il podestà lo seppe, cominciò a schiamazzare, ma poi gli amici gli spiegarono che

quello scherzo era sicuramente inteso a dimostrargli che i fiorentini sapevano benissimo che

per risparmiare lui non aveva ingaggiato dei giudici ma degli imbecilli: e allora, convinto che il

silenzio gli conveniva, in men che non si dica insabbiò l’incidente.

Adatt. da G. Boccaccio e A. Busi, Decamerone – Da un italiano all’altro, Rizzoli

(9)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

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ALIANA

Competenza testuale e di analisi

1. Quale attività svolge Nicola da Sant’Elpidio?

A

zappatore

B

lattoniere

C

podestà

D

giudice

punti

. . . . .

/1

2. Chi è l’ideatore dello scherzo?

. . . .

punti

. . . . .

/2

3. Perché i tre burloni non vengono puniti per il loro gesto?

A

Perché nessuno si accorge di ciò che è successo.

B

Perché il giudice preferisce far finta di nulla.

C

Perché il podestà non vuole che si sappia in giro quello che è successo.

punti

. . . . .

/2

4. Dove si svolge la storia narrata nella novella?

A

a Firenze

B

nelle Marche

C

in un luogo imprecisato

punti

. . . . .

/1

5. Sottolinea nel brano tutti gli elementi relativi all’aspetto fisico e al carattere del

giudi-ce, poi fai una descrizione completa del personaggio.

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

6. Rileggi con attenzione le accuse che si rivolgono reciprocamente Ribi e Maso davanti

al giudice: se questi non fosse uno sciocco, da quali elementi potrebbe comprendere

che i due lo stanno prendendo in giro?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

(10)

VERIFICHE LETTER

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TUR

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ALIANA

7. Qual è, secondo te, il vero scopo della burla? Motiva brevemente la tua risposta con

riflessioni personali.

A

Mostrare a tutti che i funzionari pubblici sono imbecilli.

B

Mettere in ridicolo un uomo sporco e trasandato.

C

Dimostrare che i fiorentini sono più furbi dei marchigiani.

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

8. Il narratore mostra di condividere con i tre protagonisti del brano diversi pregiudizi

nei confronti di chi non è fiorentino: da che cosa te ne accorgi?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

Competenza comunicativa

9. Un noto proverbio sostiene che l’abito non fa il monaco: ti pare che questa

afferma-zione si possa adattare alla novella che hai letto? Esponi le tue riflessioni in un testo di

almeno 15 righe.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/5

(11)

VERIFICHE LETTER

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Verifica delle competenze (II)

Dante Alighieri,

Inferno XXXIV (vv. 37-57; 61-69)

Davanti a Lucifero

Giunti al termine del loro viaggio nell’Inferno, Dante e Virgilio si imbattono in una figura

gi-gantesca e mostruosa conficcata nel ghiaccio del fiume Cocito: è Lucifero, simbolo supremo del

male, che con le sue enormi ali da pipistrello produce un vento gelido e con le sue tre bocche

sbrana i corpi di Giuda, Bruto e Cassio, colpevoli di aver tradito i loro benefattori.

Oh quanto parve a me gran maraviglia

quand’io vidi tre facce a la sua testa!

1

L’una dinanzi, e quella era vermiglia;

l’altr’eran due, che s’aggiugnieno a questa

2

sovresso ‘l mezzo di ciascuna spalla;

3

e sé giugnieno al loco de la cresta;

4

e la destra parea tra bianca e gialla;

la sinistra a vedere era tal, quali

vegnon di là onde ‘l Nilo s’avvalla.

5

Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,

quanto si convenia

6

a tanto uccello:

vele di mar non vid’io mai cotali.

7

Non avean penne, ma di vispistrello

era lor modo;

8

e quelle svolazzava,

sì che tre venti si movean da ello:

9

quindi Cocito tutto s’aggelava.

10

Con sei occhi piangëa, e per tre menti

gocciava

11

‘l pianto e sanguinosa bava.

Da ogne

12

bocca dirompea co’ denti

13

un peccatore, a guisa di maciulla,

sì che tre ne facea così dolenti.

Oh quanto mi meravigliai quando

. . . . . . . .

Quella davanti era di colore

. . . .

,

le altre due si aggiungevano alla prima a

metà di ciascuna spalla e si congiungevano

nel punto in cui gli animali hanno la cresta;

. . . .

mentre la sinistra sembrava del colore di

quel-li che provengono

. . . .

. . . .

adatte a un uccello così enorme: non ho mai

visto in mare vele di tali dimensioni.

Le ali

. . . .

ma

assomigliavano a quelle di un pipistrello; e lui

le muoveva tanto da provocare

. . . .

per questo motivo

. . . . . . .

e il pianto e la bava

insanguinata scorrevano lungo i tre menti.

In ogni bocca egli

. . . . . . .

come una macina, in modo da farne

soffrire tre contemporaneamente.

39 42 45 48 51 54 57

1. a la sua testa: sulla testa di Lucifero.

2. s’aggiugnieno a questa: si aggiungevano alla prima faccia.

3. sovresso... spalla: partendo dalla metà delle due spalle.

4. e sé giugnieno... la cresta: e si univano al centro, nel punto in cui si trova la cresta degli animali.

5. vegnon... s’avvalla: vengono dal luogo da cui il Nilo comincia a scendere a valle, cioè è scura come quella degli abitanti dell’Africa.

6. quanto si convenia: di grandezza adeguata.

7. cotali: simili.

8. di vispistrello era lor modo: avevano la forma di quelle dei pipistrelli (vispistrello). 9. e quelle svolazzava... da ello: e Lucifero le agitava tanto da provocare tre correnti d’aria.

10. quindi... s’aggelava: e per questo motivo il fiume Cocito si congelava tutto. 11. gocciava: scorreva.

12. ogne: ogni.

(12)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

«Quell’anima là sù c’ha maggior pena,»

14

disse ‘l maestro, «è Giuda Scarïotto,

15

che ‘l capo ha dentro

16

e fuor le gambe mena.

De li altri due c’hanno il capo di sotto,

quel che pende dal nero ceffo

17

è Bruto:

18

vedi come si storce, e non fa motto

19

e l’altro è Cassio, che par sì membruto.

20

Ma la notte risurge,

21

e oramai

è da partir, ché tutto avem veduto.»

22

«Il dannato lassù che ha la

. . . . . . . .

, che ha la testa nella

bocca di Lucifero e agita le gambe di fuori.

Degli altri due che sono a testa in giù, quello

. . .

è

Bruto: lo vedi come si agita senza lamentarsi,

e

. . . .

, che appare così robusto.

Ma

. . .

e ormai

bisogna

. . . .

»

Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di S. Jacomuzzi,

A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, SEI

63

66

69

14. maggior pena: la pena più dolorosa.

15. Giuda Scarïotto: Giuda Iscariota, l’apostolo che tradì Gesù.

16. dentro: nella bocca di Lucifero.

17. dal nero ceffo: dal volto scuro.

18. Bruto: insieme a Cassio, Bruto organizzò una congiura per uccidere Giulio Cesare, di cui era figlio adottivo.

19. non fa motto: non dice una parola.

20. membruto: robusto.

21. risurge: ritorna.

22. avem veduto: abbiamo visto.

Competenza testuale e di analisi

1. Completa la parafrasi del testo aiutandoti con le note (le parti da parafrasare sono

sottolineate).

punti

. . . . .

/6

2. Chi è il maestro che si rivolge a Dante spiegandogli la scena che sta osservando?

. . . .

punti

. . . . .

/2

3. Ricostruisci lo schema delle rime dei versi che hai letto, poi indica il nome di questa

struttura metrica che Dante utilizza in tutto il suo poema.

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

(13)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

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ALIANA

4. Quali sono le caratteristiche fisiche che rendono spaventoso Lucifero?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

5. Per quale motivo il fiume Cocito è sempre ghiacciato?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

6. Oltre a Lucifero, nella scena compaiono tre personaggi minori: chi sono? Per quale

peccato vengono puniti?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

7. In che cosa consiste la loro punizione?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

8. Perché, secondo te, a Giuda tocca la pena più dura?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

(14)

VERIFICHE LETTER

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ALIANA

Unità 3 – IL QUATTROCENTO E IL CINQUECENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche dei testi letterari del Quat tro cen to e del Cinquecento.

Verifica delle conoscenze

1. Perché nel Quattrocento le corti dei principi ebbero un ruolo centrale nella

produzio-ne e produzio-nella diffusioproduzio-ne della cultura?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

2. Elenca i centri culturali più importanti del Quattrocento.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

3. Scrivi le definizioni dei seguenti termini.

a. Umanesimo:

. . . . . . . . . . .

b. Rinascimento:

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

4. Come sono gli artisti del Cinquecento?

A

liberi di esprimere le proprie idee

B

legati alla volontà del signore

C

legati al volere della Chiesa

D

legati alle richieste del pubblico

(15)

VERIFICHE LETTER

A

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5. Qual è il genere tipico del Cinquecento e quali erano gli argomenti da esso trattati?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

6. Per ognuno dei seguenti scrittori, che hai studiato in questa unità, scrivi qualche riga

sulla loro vita, sul loro stile, sui temi trattati nelle loro opere, facendo riferimento ai

brani letti.

Vita

Opere

Stile letterario

Niccolò Machiavelli

Ludovico Ariosto

Torquato Tasso

punti

. . . . .

/18

7. Quale brano, che hai letto in questa unità, ti ha colpito particolarmente? Motiva la tua

risposta.

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

(16)

VERIFICHE LETTER

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Unità 4 – IL SEICENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche dei testi letterari del Sei cen to.

Verifica delle conoscenze

1. Che cos’è e perché nasce l’Accademia della Crusca?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

2. Quale di queste affermazioni è falsa?

A

Nel periodo del Barocco vennero prodotte opere architettoniche e pittoriche grandiose.

B

Il Barocco celebra i valori del popolo.

C

Il Barocco nasce per il desiderio di suscitare meraviglia nel pubblico.

D

Il Barocco si afferma in tutte le arti, anche quelle figurative.

punti

. . . . .

/2

3. Completa le seguenti frasi.

a. L’aspetto più rilevante della cultura del Seicento è

. . . .

b. Riprendendo Leonardo da Vinci, Galileo elabora e applica

. . . .

c. La principale conseguenza di questo procedimento è

. . . .

d. Grazie al cannocchiale, Galileo dimostra la nuova teoria

. . . .

dell’astronomo polacco

. . . .

punti

. . . . .

/5

4. Scrivi qualche riga sulla figura di Galileo Galilei, facendo anche riferimento al brano

che hai letto.

. . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/5

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ALIANA

Unità 5 – IL SETTECENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche dei testi letterari del Set te cento.

Verifica delle conoscenze

1. Dove e quando si sviluppa l’Illuminismo?

A

tra il 1750 e il 1780 in Italia

B

tra il 1750 e il 1780 in Francia

C

tra il 1780 e il 1800 in Italia

D

tra il 1780 e il 1800 in Francia

punti

. . . . .

/1

2. Quali sono i principi e gli obiettivi dell’Illuminismo?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

3. Che cos’è l’Enciclopedia?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

4. Dove e con chi si afferma l’Illuminismo in Italia?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

5. Scrivi qualche riga sulle figure di Carlo Goldoni e di Giuseppe Parini, facendo anche

riferimento ai brani che hai letto.

Carlo Goldoni

. . . . . . . . . . . .

Giuseppe Parini

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

(18)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Unità 6 – LA PRIMA METÀ DELL’OTTOCENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche del testo letterario del primo Ottocento.

Verifica delle conoscenze

1. Dove nasce il movimento del Romanticismo?

A

Italia

B

Francia

C

Inghilterra

D

Germania

punti

. . . . .

/1

2. In che cosa il Romanticismo si contrappone all’Illuminismo?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

3. Quali sono i generi letterari che si affermano?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

4. Qual è la nuova concezione della storia dei romantici?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

5. Sul tema della lingua ci fu uno scontro tra classicisti e romantici. Qual era il differente

punto vista di queste due correnti di pensiero?

Per i classicisti

. . . . . . . . . . . .

Per i romantici

. . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

(19)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

6. Per ognuno dei seguenti scrittori, che hai studiato in questa unità, scrivi qualche riga

sulla loro vita, sul loro stile, sui temi trattati nelle loro opere, facendo riferimento ai

brani letti.

Ugo Foscolo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giacomo Leopardi

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Alessandro Manzoni

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/9

7. Completa la seguente tabella, riguardante I promessi sposi di Alessandro Manzoni.

Il tempo

Il luogo

Il genere

La funzione

I protagonisti

La trama

punti

. . . . .

/12

(20)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

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ALIANA

Verifica delle competenze (I)

Alessandro Manzoni

I consigli di Perpetua

Dopo l’incontro con i bravi, don Abbondio giunge a casa, dove lo attende la fedele serva

Perpe-tua, una donna di mezz’età, chiacchierona e pettegola ma sinceramente affezionata al curato,

che dopo avergli fatto confessare l’accaduto tenta inutilmente di convincerlo a informare

l’arci-vescovo di Milano delle minacce ricevute.

Giunto, tra il tumulto di questi pensieri,

alla porta di casa sua, ch’era in fondo del paesello,

mi-se in fretta nella toppa

2

la chiave, che già teneva in mano; aprì, entrò, richiuse diligentemente; e,

ansioso di trovarsi in una compagnia fidata, chiamò subito: «Perpetua! Perpetua!,» avviandosi

pure verso il salotto, dove questa doveva esser certamente ad apparecchiar la tavola per la cena.

Era Perpetua, come ognun se n’avvede,

3

la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele,

che sapeva ubbidire e comandare, secondo l’occasione, tollerare a tempo il brontolìo e le

fan-tasticaggini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie,

4

che divenivan di giorno in giorno

più frequenti, da che aveva passata l’età sinodale dei quaranta,

5

rimanendo celibe,

6

per aver

rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane

che la volesse, come dicevan le sue amiche.

«Vengo,» rispose, mettendo sul tavolino, al luogo solito, il fiaschetto del vino prediletto di

don Abbondio, e si mosse lentamente; ma non aveva ancor toccata la soglia del salotto, ch’egli

v’entrò, con un passo così legato,

7

con uno sguardo così adombrato,

8

con un viso così stravolto,

che non ci sarebbero nemmen bisognati

9

gli occhi esperti di Perpetua, per iscoprire a prima

vi-sta che gli era accaduto qualche cosa di straordinario davvero.

«Misericordia! cos’ha, signor padrone?»

«Niente, niente,» rispose don Abbondio, lasciandosi andar tutto ansante sul suo seggiolone.

10

«Come, niente? La vuol dare ad intendere a me? Così brutto com’è?

11

Qualche gran caso

12

è

avvenuto.»

«Oh, per amor del cielo! Quando dico niente, o è niente, o è cosa che non posso dire.»

«Che non può dir neppure a me? Chi si prenderà cura della sua salute? Chi le darà un

pare-re?…»

«Ohimè! tacete, e non apparecchiate altro: datemi un bicchiere del mio vino.»

«E lei mi vorrà sostenere che non ha niente!» disse Perpetua, empiendo

13

il bicchiere, e

te-1. questi pensieri: lungo la strada don Abbondio ha continuato a pensare alle parole dei bravi e a come fare per

evitare di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.

2. toppa: serratura.

3. come ognun se n’avvede: come ciascuno può capire.

4. tollerare... tollerar le proprie: Perpetua sopporta i brontolii e le bizzarrie (fantasticaggini) del padrone, che a sua

volta deve tollerare quelle della donna.

5. da che aveva... dei quaranta: da quando aveva superato i quarant’anni. Il Concilio di Trento aveva stabilito che

quarant’anni fossero l’età minima per diventare governante di un parroco.

6. celibe: nubile. 7. così legato: incerto.

8. adombrato: preoccupato.

9. non ci sarebbero ... bisognati: non sarebbero nemmeno serviti.

10. seggiolone: poltrona.

11. Così brutto com’è: con questa brutta espressione.

12. gran caso: grande disgrazia. 13. empiendo: riempiendo.

(21)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

nendolo poi in mano, come se non volesse darlo che in premio della confidenza che si faceva

tanto aspettare.

«Date qui, date qui,» disse don Abbondio, prendendole il bicchiere, con la mano non ben

ferma, e votandolo

14

poi in fretta, come se fosse una medicina. «Vuol dunque ch’io sia costretta

di domandar qua e là cosa sia accaduto al mio padrone?» disse Perpetua, ritta

15

dinanzi a lui,

con le mani arrovesciate sui fianchi, e le gomita appuntate davanti,

16

guardandolo fisso, quasi

volesse succhiargli dagli occhi il segreto.

«Per amor del cielo! non fate pettegolezzi, non fate schiamazzi: ne va la vita!»

«La vita!»

«La vita.»

«Lei sa bene che, ogni volta che m’ha detto qualche cosa sinceramente, in confidenza, io non

ho mai…»

«Brava! come quando…»

Perpetua s’avvide d’aver toccato un tasto falso;

17

onde,

18

cambiando subito il tono, «Signor

padrone,» disse, con voce commossa e da commovere, «le sono sempre stata affezionata; e, se

ora voglio sapere, è perché vorrei poterla soccorrere, darle un buon parere, sollevarle l’animo…»

Il fatto sta che don Abbondio aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo doloroso segreto,

quanta ne avesse Perpetua di conoscerlo; onde, dopo aver respinti sempre più debolmente i

nuovi e più incalzanti assalti di lei, dopo averle fatto più d’una volta giurare che non fiaterebbe,

finalmente, con molte sospensioni,

19

con molti ohimè, le raccontò il miserabile caso. Quando

si venne al nome terribile del mandante, bisognò che Perpetua proferisse

20

un nuovo e più

so-lenne giuramento; e don Abbondio, pronunziato quel nome, si rovesciò sulla spalliera della

seggiola, con un gran sospiro, alzando le mani, in atto insieme di comando e di supplica, e

dicendo: «per amor del cielo!»

«Delle sue!»

21

esclamò Perpetua. «Oh che birbone! oh che soverchiatore!

22

oh che uomo

senza timor di Dio!»

«Volete tacere? o volete rovinarmi del tutto?»

«Oh! siam qui soli che nessun ci sente. Ma come farà, povero signor padrone?»

«Oh vedete,» disse don Abbondio, con voce stizzosa: «vedete che bei pareri mi sa dar costei!

Viene a domandarmi come farò, come farò; quasi fosse lei nell’impiccio, e toccasse a me di

le-varmela»

23

«Ma! Io l’avrei bene il mio povero parere da darle; ma poi...»

«Ma poi, sentiamo.»

«Il mio parere sarebbe che, siccome tutti dicono che il nostro arcivescovo

24

è un sant’uomo, e

un uomo di polso, e che non ha paura di nessuno, e, quando può fare star a dovere un di questi

prepotenti, per sostenere un curato, ci gongola;

25

io direi, e dico che lei gli scrivesse una bella

lettera, per informarlo come qualmente...»

26

14. votandolo: vuotandolo, cioè bevendone il contenuto. 15. ritta: dritta.

16. le gomita appuntate davanti: con i gomiti sporgenti in avanti.

17. s’avvide... falso: si accorse di aver commesso un errore, poiché più volte si era trovata coinvolta in pettegolezzi.

18. onde: per cui.

19. finalmente,... sospensioni: alla fine, dopo molte interruzioni.

20. proferisse: pronunciasse.

21. Delle sue!: un altro dei crimini di don Rodrigo!

22. soverchiatore: prepotente.

23. quasi fosse lei... levarmela: come se si trovasse lei nei guai e io dovessi aiutarla.

24. il nostro arcivescovo: l’arcivescovo di Milano Federigo Borromeo (1564-1631), un personaggio storico noto per

la sua onestà e intransigenza.

25. ci gongola: è contento.

(22)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

«Volete tacere? volete tacere? Son pareri codesti da dare a un pover’uomo? Quando mi fosse

toccata una schioppettata nella schiena, Dio liberi! l’arcivescovo me la leverebbe?»

«Eh! le schioppettate non si danno via come confetti: e guai se questi cani dovessero

mor-dere tutte le volte che abbaiano! E io ho sempre veduto che a chi sa mostrare i denti, e farsi

stimare, gli si porta rispetto; e, appunto perché lei non vuol mai dir la sua ragione,

27

siam ridotti

a segno

28

che tutti vengono, con licenza,

29

a...»

«Volete tacere?»

«Io taccio subito; ma è però certo che, quando il mondo s’accorge che uno, sempre, in ogni

incontro, è pronto a calar le...»

«Volete tacere? È tempo ora di dir codeste baggianate?»

30

«Basta: ci penserà questa notte; ma intanto non cominci a farsi male da sé, a rovinarsi la

sa-lute; mangi un boccone.»

«Ci penserò io,» rispose, brontolando, don Abbondio: «sicuro; io ci penserò, io ci ho da

pen-sare.» E s’alzò, continuando: «non voglio prender niente; niente: ho altra voglia: lo so anch’io

che tocca a pensarci a me. Ma! la doveva accader per l’appunto a me.»

«Mandi almen giù quest’altro gocciolo,» disse Perpetua, mescendo.

31

«Lei sa che questo le

rimette sempre lo stomaco.»

«Eh! ci vuol altro, ci vuol altro, ci vuol altro.»

Così dicendo, prese il lume, e, brontolando sempre: «una piccola bagattella!

32

a un

galan-tuomo par mio! e domani com’andrà?» e altre simili lamentazioni, s’avviò per salire in camera.

Giunto su la soglia, si voltò indietro verso Perpetua, mise il dito sulla bocca, disse, con tono

lento e solenne «per amor del cielo!» e disparve.

A. Manzoni, I Promessi Sposi, a cura di A. Longobardi, S. Jacomuzzi, SEI

27. non vuol... ragione: non vuole mai esprimere il suo punto di vista. 28. a segno: al punto.

29. con licenza: con il vostro permesso. 30. baggianate: sciocchezze.

31. mescendo: versando.

32. una piccola bagattella!: una cosa da niente. Don Abbondio si sente vittima di ciò che è successo e non vuole assumersi alcuna responsabilità.

(23)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Competenza testuale e di analisi

1. A che cosa pensa don Abbondio nel ritornare a casa?

. . . .

punti

. . . . .

/2

2. Da quali segnali fisici Perpetua si accorge che è accaduto qualcosa di grave al suo

pa-drone?

. . . .

punti

. . . . .

/2

3. Qual è il consiglio di Perpetua?

. . . . . .

punti

. . . . .

/2

4. Perché il curato confida il suo segreto a Perpetua?

A

Perché sa che ella è molto riservata.

B

Perché la donna è molto insistente.

C

Perché ha deciso che non deve più essere segreto.

D

Perché ha bisogno di sfogarsi con qualcuno.

punti

. . . . .

/1

5. Mettendo il dito sulla bocca e pronunciando le parole per amor del cielo!, che cosa

chiede don Abbondio a Perpetua?

A

Di non fare rumore perché è molto stanco e ha bisogno di dormire.

B

Di non parlare a nessuno dell’accaduto

C

Di pregare in silenzio perché la situazione si risolva

D

Di raccontarlo all’arcivescovo

punti

. . . . .

/2

6. Scegli tra gli aggettivi elencati quelli che meglio definiscono la personalità di

Perpe-tua.

A

ubbidiente

B

fedele

C

silenziosa

D

curiosa

E

pettegola

F

egoista

G

saggia

H

istruita

punti

. . . . .

/3

7. Quali aspetti del carattere di don Abbondio sono messi in luce dalla sua decisione di

non informare l’arcivescovo Borromeo dell’accaduto?

. . . . . .

punti

. . . . .

/3

(24)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Competenza lessicale

8. Spiega con parole tue il significato di queste due espressioni popolari pronunciate da

Perpetua.

a. Le schioppettate non si danno via come confetti

. . . . . .

b. Guai se questi cani dovessero mordere tutte le volte che abbaiano!

. . . . . .

punti

. . . . .

/4

9. Nella frase «le raccontò il miserabile caso», l’autore usa l’aggettivo miserabile nel

sen-so di triste, sfortunato: cerca sul dizionario gli altri significati di questo termine e

com-poni una frase per ciascuno di essi.

. . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

(25)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Unità 7 – LA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO

CONOSCENZE

Conoscere le caratteristiche del testo letterario tra l’Ottocento e il Novecento.

Verifica delle conoscenze

1. Prova a spiegare il pensiero delle due seguenti correnti dell’Ottocento.

Positivismo:

. . . . . . . . . . . .

Decadentismo:

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

2. Una di queste affermazioni è falsa. Quale?

A

Nel 1870 si sviluppa in Francia la corrente letteraria del Naturalismo.

B

I naturalisti considerano il romanzo uno strumento scientifico attraverso cui è

possi-bile conoscere la realtà sociale.

C

Il più rappresentativo scrittore naturalista è Émile Zola.

D

Émile Zola con il ciclo dei Rougon-Macquart racconta le buone condizioni di vita

de-gli operai parigini del tempo.

punti

. . . . .

/1

3. Completa le seguenti affermazioni sul Verismo.

Lo scopo del Verismo è

. . . .

Per ottenere questo risultato lo scrittore verista

. . . .

. . . .

punti

. . . . .

/4

4. Scrivi qualche riga sulle figure di Giovanni Verga e di Giosue Carducci, facendo anche

riferimento ai brani che hai letto.

Giovanni Verga

. . . . . . . . . . . .

Giosue Carducci

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/6

(26)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

5. Indica se le seguenti frasi sono VERE o FALSE.

V

F

a. Il Decadentismo nasce in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento.

b. Il tratto che accomuna gli scrittori decadenti è la convinzione che

l’artista debba

superare i limiti della realtà e giungere all’essenza

profonda delle cose.

c. Gli scrittori decadenti appoggiavano gli ideali dei positivisti.

d. La narrativa e il teatro decadente riflettevano sulla crisi dell’uomo

contemporaneo.

e. Scopo di molti scrittori decadenti era realizzare “la bellezza”.

f. Tutti gli scrittori decadenti vissero in modo esemplare, inclini ai valori

del tempo.

punti

. . . . .

/6

6. Quali sono le caratteristiche del linguaggio della prosa verista?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

7. Quali sono le caratteristiche del linguaggio poetico decadente?

. . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

8. Quale scrittore, letto in questa unità, hai preferito? Perché?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

(27)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Verifica delle competenze (I)

Giovanni Pascoli

Lavandare

1

In un campo arato solo in parte, alcune lavandaie accompagnano il loro faticoso lavoro con

un canto malinconico che parla di una donna abbandonata dal suo uomo. L’aratro lasciato in

mezzo al campo diventa per il poeta il simbolo della solitudine della donna lontana dall’amato.

Metrica

: madrigale (due terzine e una quartina in endecasillabi, con schema della rima

ABA CDC EFEF)

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero

2

resta un aratro senza buoi che pare

dimenticato, tra il vapor leggiero.

3

E cadenzato dalla gora viene

lo sciabordare delle lavandare

4

con tonfi spessi

5

e lunghe cantilene:

6

Il vento soffia

7

e nevica la frasca,

8

e tu

9

non torni ancora al tuo paese!

quando partisti, come son rimasta!

come l’aratro in mezzo alla maggese.

10

G. Pascoli, Myricae, a cura di F. Melotti, Rizzoli

1. Lavandare: lavandaie.

2. mezzo grigio e mezzo nero: nel campo si alternano solchi più chiari (mezzo grigio), e altri più scuri (mezzo nero) dove è già passato l’aratro.

3. tra il vapor leggiero: nella sottile nebbia autunnale.

4. E cadenzato... del le lavandare: e dal canale (gora) proviene il ritmico (cadenzato) rumore dei panni sbattuti dalle lavandaie (sciabordare).

5. spessi: ripetuti.

6. cantilene: canti monotoni che accompagnano il lavoro delle donne.

7. Il vento soffia: nell’ultima strofa il poeta riporta la cantilena delle donne al fiume.

8. nevica la frasca: le foglie secche (frasca) cadono dai rami come se stesse nevicando (nevica).

9. tu: l’innamorato lontano.

(28)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Competenza testuale e di analisi

1. In quale stagione si svolge la scena descritta da Pascoli?

. . . .

punti

. . . . .

/2

2. Che cosa stanno facendo le donne?

. . . .

punti

. . . . .

/2

3. Perché la protagonista della cantilena è triste?

. . . .

punti

. . . . .

/2

4. A chi si riferisce il tu presente nell’ultima strofa della poesia?

A

al poeta

B

a una delle lavandaie

C

ai panni da lavare

D

all’innamorato lontano

punti

. . . . .

/1

5. Individua nelle prime due strofe le espressioni relative ai colori e ai suoni che

caratte-rizzano l’ambiente e ricopiale qui sotto.

Colori:

. . . .

Suoni:

. . . .

punti

. . . . .

/4

6. Qual è l’oggetto simbolo di questa poesia? Che cosa rappresenta?

. . . .

punti

. . . . .

/4

7. Nell’ultimo verso con quale figura retorica il poeta spiega il rapporto tra la donna e

l’aratro?

. . . .

punti

. . . . .

/2

8. Quale parola onomatopeica utilizza il poeta per riprodurre il rumore dei panni immersi

nell’acqua del canale?

. . . .

punti

. . . . .

/2

(29)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

Verifica delle competenze (II)

Luigi Pirandello

Il corvo di Mìzzaro

I protagonisti di questo racconto sono un contadino siciliano piuttosto superstizioso e un corvo

che svolazza sui campi facendo tintinnare un campanellino legatogli intorno al collo da alcuni

pastori. I due si trovano coinvolti in un’assurda sfida che si concluderà inaspettatamente in

modo tragico e violento.

Pastori sfaccendati,

1

arrampicandosi un giorno su per le balze di Mìzzaro,

2

sorpresero nel nido

un grosso corvo, che se ne stava pacificamente a covar le uova.

«O babbaccio,

3

e che fai? Ma guardate un po’! Le uova cova! Servizio di tua moglie,

4

babbac-cio!»

Non è da credere che il corvo non gridasse le sue ragioni: le gridò, ma da corvo; e

natural-mente non fu inteso.

5

Quei pastori si spassarono a tormentarlo un’intera giornata; poi uno di

loro se lo portò con sé al paese; ma il giorno dopo, non sapendo che farsene, gli legò per

ricor-do una campanellina di bronzo al collo e lo rimise in libertà:

«Godi!»

Che impressione facesse al corvo quel ciondolo sonoro, lo avrà saputo lui che se lo portava

al collo su per il cielo. A giudicare dalle ampie volate a cui s’abbandonava, pareva se ne beasse,

6

dimentico ormai del nido e della moglie.

«Din dindin din dindin...»

I contadini, che attendevano

7

curvi a lavorare la terra, udendo quello scampanellìo, si

riz-zavano sulla vita; guardavano di qua, di là, per i piani sterminati sotto la gran vampa del sole:

«Dove suonano?»

Non spirava alito di vento; da qual mai chiesa lontana dunque poteva arrivar loro quello

scampanìo festivo?

Tutto potevano immaginarsi, tranne che un corvo sonasse così, per aria.

«Spiriti!» pensò Cichè, che lavorava solo solo in un podere a scavar conche attorno ad alcuni

frutici di mandorlo

8

per riempirle di concime. E si fece il segno della croce. Perché ci credeva, lui,

e come! agli spiriti. Perfino chiamare s’era sentito qualche sera, ritornando tardi dalla campagna,

lungo lo stradone, presso alle Fornaci spente, dove, a detta di tutti ci stavano di casa. Chiamare? E

come? Chiamare: «Cichè! Cichè!» così. E i capelli gli s’erano rizzati sotto la berretta.

Ora quello scampanellìo lo aveva udito prima da lontano, poi da vicino, poi da lontano

ancora; e tutt’intorno non c’era anima viva: campagna, alberi e piante, che non parlavano e

non sentivano, che con la loro impassibilità

9

gli avevano accresciuto lo sgomento. Poi, andato

per la colazione che la mattina s’era portata da casa, mezza pagnotta e una cipolla dentro al

1. sfaccendati: oziosi, che non hanno nulla da fare.

2. per le balze di Mìzzaro: per i pendii che circondano Mizzaro, una località in provincia di Agrigento.

3. babbaccio: sciocco.

4. Servizio... moglie: lavori al posto di tua moglie.

5. inteso: capito.

6. se ne beasse: ne fosse felice.

7. attendevano: stavano.

8. lavorava... di man dorlo: scavava buche (conche) intorno alle giovani piante (frutici) di mandorlo.

(30)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

tascapane

10

lasciato insieme con la giacca un buon tratto più là appeso a un ramo d’olivo,

sis-signori, la cipolla sì, dentro al tascapane, ma la mezza pagnotta non ce l’aveva più trovata. E in

pochi giorni, tre volte, così.

Non ne disse niente a nessuno, perché sapeva che quando gli Spiriti prendono a bersagliare

uno, guai a lamentarsene: ti ripigliano a comodo

11

e te ne fanno di peggio.

«Non mi sento bene,» rispondeva Cichè, la sera ritornando dal lavoro, alla moglie che gli

domandava perché avesse quell’aria da intronato.

12

«Mangi però!» gli faceva osservare, poco dopo, la moglie, vedendogli ingollare due e tre

sco-delle di minestra una dopo l’altra.

«Mangio, già!» masticava Cichè, digiuno dalla mattina e con la rabbia di non potersi confidare.

Finché per le campagne non si sparse la notizia di quel corvo ladro che andava sonando la

campanella per il cielo.

Cichè ebbe il torto di non saperne ridere come tutti gli altri contadini, che se n’erano messi

in apprensione.

13

«Prometto e giuro,» disse, «che gliela farò pagare.»

E che fece? Si portò nel tascapane, insieme con la mezza pagnotta e la cipolla, quattro fave

secche e quattro gugliate

14

di spago. Appena arrivato al podere, tolse all’asino la bardella

15

e lo

avviò alla costa a mangiar le stoppie

16

rimaste. Col suo asino Cichè parlava, come sogliono

17

i

contadini; e l’asino rizzando ora questa ora quell’orecchia, di tanto in tanto sbruffava, come per

rispondergli in qualche modo.

«Va’, Ciccio, va’,» gli disse, quel giorno, Cichè. «E sta’ a vedere, ché ci divertiremo!»

Forò le fave; le legò alle quattro gugliate di spago attaccate alla bardella, e le dispose sul

ta-scapane per terra. Poi s’allontanò per mettersi a zappare.

Passò un’ora; ne passarono due. Di tratto in tratto Cichè interrompeva il lavoro credendo

sempre di udire il suono della campanella per aria; ritto sulla vita, tendeva l’orecchio. Niente. E

si rimetteva a zappare.

Si fece l’ora della colazione. Perplesso, se andare per il pane o attendere ancora un po’, Cichè

alla fine si mosse; ma poi, vedendo così ben disposta l’insidia

18

sul tascapane, non volle

gua-starla: in quella, intese chiaramente un tintinno lontano; levò il capo:

«Eccolo!»

E, cheto e chinato, col cuore in gola, lasciò il posto e si nascose lontano.

Il corvo però, come se godesse del suono della sua campanella, s’aggirava in alto, in alto, e

non calava.

19

«Forse mi vede», pensò Cichè; e si alzò per nascondersi più lontano.

Ma il corvo seguitò a volare in alto, senza dar segno di voler calare. Cichè aveva fame; ma pur

non voleva dargliela vinta. Si rimise a zappare. Aspetta, aspetta; il corvo, sempre lassù, come se

glielo facesse apposta. Affamato, col pane lì a due passi, signori miei, senza poterlo toccare! Si

rodeva dentro, Cichè, ma resisteva, stizzito, ostinato.

10. tascapane: piccola bisaccia.

11. ti ripigliano a comodo: aspettano il momento giusto.

12. aria da intronato: aspetto stordito, confuso. 13. che se... apprensione: che se ne erano preoccupati.

14. gugliate: piccoli fili. 15. bardella: sella.

16. stoppie: steli di cereali che restano nel campo dopo la mietitura. 17. sogliono: fanno di solito.

18. l’insidia: la trappola.

(31)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

«Calerai! calerai! Devi aver fame anche tu!»

Il corvo, intanto, dal cielo, col suono della campanella, pareva gli rispondesse, dispettoso:

«Né tu né io! Né tu né io!»

Passò così la giornata. Cichè, esasperato, si sfogò con l’asino, rimettendogli la bardella, da

cui pendevano, come un festello di nuovo genere,

20

le quattro fave. E, strada facendo, morsi da

arrabbiato a quel pane, ch’era stato per tutto il giorno il suo supplizio. A ogni boccone, una

mala parola all’indirizzo del corvo: – boja, ladro, traditore – perché non s’era lasciato prendere

da lui.

Ma il giorno dopo, gli venne bene.

21

Preparata l’insidia delle fave, con la stessa cura, s’era messo da poco al lavoro, allorché intese

uno scampanellìo scomposto

22

lì presso e un gracchiar disperato, tra un furioso sbattito d’ali.

Accorse. Il corvo era lì, tenuto per lo spago che gli usciva dal becco e lo strozzava.

«Ah, ci sei caduto?» gli gridò, afferrandolo per le alacce. «Buona, la fava? Ora a me, brutta

bestiaccia! Sentirai.»

Tagliò lo spago; e, tanto per cominciare, assestò al corvo due pugni in testa.

«Questo per la paura, e questo per i digiuni!»

L’asino che se ne stava poco discosto a strappar le stoppie dalla costa, sentendo gracchiare il

corvo, aveva preso intanto la fuga, spaventato. Cichè lo arrestò con la voce poi da lontano gli

mostrò la bestiaccia nera:

«Eccolo qua, Ciccio! Lo abbiamo! lo abbiamo!»

Lo legò per i piedi; lo appese all’albero e tornò al lavoro. Zappando, si mise a pensare alla

ri-vincita che doveva prendersi. Gli avrebbe spuntate

23

le ali, perché non potesse più volare; poi lo

avrebbe dato in mano ai figliuoli e agli altri ragazzi del vicinato, perché ne facessero scempio. E

tra sé rideva.

Venuta la sera, aggiustò la bardella sul dorso dell’asino, tolse il corvo e lo appese per i piedi

al posolino della groppiera;

24

cavalcò, e via. La campanella, legata al collo del corvo, si mise

allora a tintinnire. L’asino drizzò le orecchie e s’impuntò.

25

«Arrì!»

26

gli gridò Cichè, dando uno strattone alla cavezza.

E l’asino riprese ad andare, non ben persuaso però di quel suono insolito che accompagnava

il suo lento zoccolare sulla polvere dello stradone.

Cichè, andando, pensava che da quel giorno per le campagne nessuno più avrebbe udito

scampanellare in cielo il corvo di Mìzzaro. Lo aveva lì, e non dava più segno di vita, ora, la mala

bestia.

«Che fai?» gli domandò, voltandosi e dandogli in testa con la cavezza.

27

«Ti sei addormentato?»

Il corvo, alla botta:

«Cràh!»

Di botto, a quella vociaccia inaspettata, l’asino si fermò, il collo ritto, le orecchie tese. Cichè

scoppiò in una risata.

«Arrì, Ciccio! Che ti spaventi?»

20. come un... genere: come un’insolita decorazione (festello). 21. gli venne bene: riuscì nel suo scopo.

22. scomposto: agitato. 23. spuntate: tagliate.

24. posolino della groppiera: striscia di cuoio fissata dietro alla sella. 25. s’impuntò: si bloccò.

26. Arrì!: forza, avanti!

(32)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

E picchiò con la corda l’asino sulle orecchie. Poco dopo, di nuovo, ripeté al corvo la domanda:

«Ti sei addormentato?»

E un’altra botta, più forte. Più forte, allora, il corvo:

«Cràh!»

Ma questa volta, l’asino spiccò

28

un salto da montone e prese la fuga. Invano Cichè, con

tutta la forza delle braccia e delle gambe, cercò di trattenerlo. Il corvo, sbattuto in quella corsa

furiosa, si diede a gracchiare per disperato;

29

ma più gracchiava e più correva l’asino spaventato.

«Cràh! Cràh! Cràh!»

Cichè urlava a sua volta, tirava, tirava la cavezza; ma ormai le due bestie parevano impazzite

dal terrore che si incutevano a vicenda, l’una berciando

30

e l’altra fuggendo. Sonò per un tratto

nella notte la furia di quella corsa disperata; poi s’intese un gran tonfo, e più nulla.

Il giorno dopo, Cichè fu trovato in fondo a un burrone, sfracellato, sotto l’asino anch’esso

sfracellato: un carnajo

31

che fumava sotto il sole tra un nugolo di mosche.

Il corvo di Mìzzaro, nero nell’azzurro della bella mattinata, sonava di nuovo pei cieli la sua

campanella, libero e beato.

L. Pirandello, Novelle per un anno, Newton Compton

28. spiccò: fece.

29. per disperato: disperatamente. 30. berciando: strillando.

31. carnajo: mucchio di cadaveri.

Competenza testuale e di analisi

1. Dove è ambientata la vicenda?

. . . .

punti

. . . . .

/2

2. Per quale motivo il corvo ha un campanellino legato intorno al collo?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

3. Perché Cichè odia così profondamente l’uccello?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/2

(33)

VERIFICHE LETTER

A

TUR

A IT

ALIANA

4. Quanto tempo dura la sfida tra Cichè e il corvo?

. . . .

punti

. . . . .

/2

5. Perché il contadino è convinto dell’esistenza degli spiriti?

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/3

6. Secondo te, l’asino e il corvo agiscono in modo istintivo e inconsapevole o i loro

com-portamenti sono determinati dalla volontà di fare del male all’uomo? Motiva la tua

ri-sposta.

. . . . . . . .

punti

. . . . .

/4

7. Chi è, secondo te, il principale responsabile dell’incidente mortale con cui si conclude

il racconto? (Scegli una risposta e completala con la spiegazione opportuna.)

Il corvo perché

. . . .

L’asino perché

. . . .

Cichè perché

. . . .

punti

. . . . .

/2

8. Qual è il tema principale del racconto?

A

La crudeltà priva di giustificazioni degli uomini.

B

La superstizione che aiuta a comprendere la realtà.

C

La capacità dei deboli di vendicarsi dei torti subiti con l’astuzia.

D

La superstizione che impedisce di capire con chiarezza ciò che accade.

punti

. . . . .

/1

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