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Dichiarazione congiunta del Presidente della Repubblica di Croazia e del Presidente della Repubblica Italiana

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Dichiarazione congiunta del Presidente della Repubblica di Croazia e del Presidente della Repubblica Italiana

Pola, 03/09/2011

Cari amici, cari concittadini,

siamo davanti a voi questa sera in nome dei nostri Stati e dei nostri popoli. Intendiamo testimoniare, come gia' a Trieste lo scorso anno, la ferma volonta' di far prevalere il tanto che ci unisce su quello che ci ha dolorosamente diviso in un tormentato periodo storico, segnato da guerre tra Stati ed etnie.

La Repubblica di Croazia e la Repubblica Italiana hanno abbracciato valori comuni, innanzitutto i valori delle libertà e dei diritti della persona, la pari dignità e uguaglianza davanti alla legge dei cittadini, la libertà di impresa, i valori della cooperazione e solidarietà tra i popoli.

Oggi i nostri Paesi e le nostre società sono liberi da ogni ideologia fondata sulla discriminazione. Oggi, a seguito della chiusura dei negoziati di adesione per l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, i popoli croato e italiano hanno un futuro comune nell'Europa unita su basi democratiche. Fra breve non vi saranno confini fra i nostri due Paesi.

I nostri popoli sono uniti da più di mille anni di convivenza in una comune civiltà e cultura. Su queste fondamenta storiche possiamo costruire una pace stabile e prospera.

Condividendo gioia e fiducia davanti alle future opportunità, sentiamo il dovere di ricordare anche i lati oscuri della nostra storia comune.

Nel passato sono stati commessi gravi errori ed ingiustizie. Nel secolo scorso, il secolo horribilis della storia dell'umanità, questi errori e queste ingiustizie sono stati pagati con i tragici destini di centinaia di migliaia di innocenti.

Questa è l'occasione per ricordare la tragedia delle vittime del fascismo italiano che perseguitò le minoranze e si avventò con le armi contro i vicini croati, e sempre operò contro la libertà e la vita degli stessi italiani.

Questa è l'occasione per ricordare le vittime italiane della folle vendetta delle autorità postbelliche dell'ex Jugoslavia. Gli atroci crimini commessi non hanno giustificazione alcuna. Essi non potranno ripetersi nell'Europa unita, mai più.

Condanniamo ancora una volta le ideologie totalitarie che hanno soppresso crudelmente la libertà e conculcato il diritto dell'individuo di essere diverso, per nascita o per scelta.

In nome dei nostri popoli e per il futuro di tutti noi e dei nostri figli, ci inchiniamo davanti alle vittime che hanno perso la propria vita o il proprio radicamento famigliare.

In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come e' giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci

reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all'avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni piu' giovani vogliamo e possiamo edificare in un'Europa sempre piu' rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre piu' saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione.

Le nostri minoranze, la numerosa minoranza italiana in Croazia e quella piccola benché vitale croata in Italia, incarnano l'intrecciata profondità delle nostre radici. La Croazia e l'Italia, insieme ed individualmente, opereranno senza riserve in favore dei diritti e della dignita' umana, della fratellanza dei popoli e degli individui nella comune casa europea.

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INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI CON I PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE "OLTRE LA CRISI.

QUINDICI PUNTI PER LA POLITICA EUROPEA DELL'ITALIA", IN OCCASIONE DEL 40°

ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL'ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI Palazzo del Quirinale, 23 gennaio 2006

Signor Presidente, Illustri Accademici, Signore e Signori,

sono lieto di accogliere al Quirinale i partecipanti alla Conferenza "L'Europa oltre la crisi", organizzata dall'Istituto Affari Internazionali. Esprimo il mio apprezzamento per la qualità del documento predisposto per la Conferenza e del dibattito che avete avviato oggi.

L'Unione Europea è di fronte ad un bivio:

- la stasi e quindi, inevitabilmente, l'arretramento;

- o il progresso.

Dalla via che imboccheremo dipenderà, non solo il futuro dell'integrazione europea, ma anche quello dell'Italia, che da essa ha sempre tratto straordinari benefici.

Tutti voi avete conosciuto tappe significative dell'integrazione europea. Sapete quanto il contributo del nostro Paese sia stato sovente determinante per assicurare l'avanzamento del processo unitario.

Vorrei ricordare in particolare tre eventi. Nel 1975, la proposta italiana di procedere all'elezione diretta del Parlamento europeo, nei soli Paesi che vi erano favorevoli, riuscì a superare le resistenze degli altri Stati membri. Contribuimmo così a realizzare un passo decisivo per il rafforzamento della legittimità

democratica: i cittadini vennero coinvolti più direttamente nella vita delle Comunità; nacquero i partiti europei. Il Parlamento Europeo poté acquisire progressivamente veri poteri legislativi, a parità con il Consiglio.

Nel 1985 fu ancora la Presidenza italiana a vincere le contrarietà di alcuni Paesi membri alla convocazione della Conferenza intergovernativa che portò alla trasformazione del mercato comune in un vero mercato interno unificato. Si crearono così le premesse per il completamento del mercato interno con la moneta unica; si avviò l'Europa dei cittadini; si estese considerevolmente il voto a maggioranza, consentendo anche di dare finalmente attuazione ad alcune importanti politiche comuni, rimaste sino ad allora largamente inapplicate. Cito, tra le altre, quella dei trasporti.

Nel 1990, l'impulso della Presidenza italiana consentì di trasporre nelle conclusioni del Consiglio Europeo gli elementi essenziali del Rapporto Delors, almeno per quanto riguarda l'unione monetaria, e di realizzare successivamente la moneta unica: un disegno perseguito dagli europeisti sin dall'inizio degli anni '60.

Ancora una volta la costruzione europea attraversa oggi una fase cruciale. Come per il passato, l'Italia ha il dovere - che corrisponde a vitali e concreti interessi nazionali - di contribuire a far sì che i progressi

compiuti siano il preludio di nuovi e più ambiziosi traguardi. Dobbiamo dare all'Europa un assetto istituzionale più coeso, più chiaro ed efficace e liberarla, per quanto possibile, dalle costrizioni del voto all'unanimità. Il progetto costituzionale lanciato a Roma il 29 ottobre 2004 va sostenuto con tenacia.

Dobbiamo contestualmente restituire all'Unione Europea visione strategica e progettualità, per far fronte alle sfide del presente che minacciano la nostra civiltà: stagnazione economica; esclusione sociale; immigrazione illegale; terrorismo internazionale; moltiplicarsi delle aree di crisi; proliferazione delle armi di distruzione di massa.

Per far fronte a queste sfide, occorre lanciare nuovi progetti per il XXI secolo, con questi obiettivi:

- il governo dell'economia;

- la salvaguardia del modello sociale europeo, nel rispetto degli equilibri di bilancio;

- lo sviluppo delle straordinarie potenzialità dell'Europa nella scienza e nella tecnologia;

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- la sicurezza dei cittadini, sul piano esterno come su quello interno;

- un'Europa capace di incidere sugli equilibri del mondo; - il consolidamento dell'identità europea.

Anzitutto, il completamento del mercato unico è la via per sostenere la concorrenza del mercato globale. In Italia, esso contribuirà anche a rendere più competitivi alcuni settori dell'economia: sulla base di regole certe, trasparenti, in grado di garantire gli interessi dei cittadini.

I Paesi della Zona Euro devono coordinare maggiormente le loro politiche economiche e raccordarle con quelle sociali. Su queste basi l'euro potrà sviluppare appieno le proprie potenzialità: garantire, grazie a una azione coordinata della Banca Centrale e dei Governi, con la stabilità, una crescita economica duratura;

promuovere il ruolo internazionale dell'Europa nelle istituzioni economiche mondiali. Nel rafforzamento dell'Unione Economica e Monetaria, i Paesi della Zona Euro troveranno le ragioni di una rinnovata coesione, polo di attrazione per tutti i Paesi dell'Europa.

Il modello sociale europeo è una conquista inestimabile. L'Europa di oggi si fonda sulla centralità della persona umana, assunta come obiettivo della politica e come punto di riferimento di uno sviluppo economico che coniughi competitività e solidarietà.

L'Unione Europea ha le potenzialità per essere un attore internazionale di prima grandezza, come le viene chiesto con sempre maggiore insistenza. In un mondo che ci appare sempre più turbolento, l'Unione Europea deve dotarsi di più efficaci strumenti unitari di politica estera, di sicurezza e di difesa: un Ministro europeo degli Affari Esteri; accresciute capacità di prevenzione e gestione delle crisi; forze armate più moderne e mobilitabili con rapidità; strumenti di difesa aggiornati per garantire la nostra sicurezza a fronte delle nuove minacce. I popoli europei potranno così affermare una concezione delle relazioni internazionali basata sull'osservanza del diritto, sul rispetto della dignità di ogni essere umano e sul dialogo. Ne consegue il ripudio di ogni estremismo e di ogni aggressione alla pace.

Sul piano della sicurezza interna, un'accresciuta cooperazione è elemento essenziale per contrastare efficacemente il terrorismo, la criminalità transnazionale, l'immigrazione clandestina; per garantire meglio gli approvvigionamenti energetici e l'ambiente.

Ove nel settore della politica estera e di difesa e in quello della sicurezza interna non si potesse procedere speditamente a venticinque, ci si potrà ispirare all'esempio dell'Eurogruppo, come si è già fatto con gli Accordi di Schenghen e ora con quelli di Prüm, creando avanguardie, tese a nuovi avanzamenti: aperte a tutti, ma che non richiedano la partecipazione sin dall'inizio di tutti i Paesi membri.

Per rafforzare la coesione interna i Paesi europei devono consolidare la comune identità; promuovere nei cittadini la consapevolezza di appartenere ad una sola comunità di valori. Condivido i suggerimenti contenuti nel documento di base della Conferenza, coerenti con la finalità di rendere i cittadini più consapevoli dell'identità europea e quindi più coinvolti nella vita dell'Unione e delle sue istituzioni:

- attenzione accresciuta alla qualità della scuola e alla ricerca scientifica e tecnologica;

- insegnamento dei principi, della storia e delle istituzioni dell'integrazione europea;

- promozione della mobilità di studenti e lavoratori.

Concludendo, desidero riaffermare il mio convincimento che rimane ineludibile l'esigenza di assicurare maggiore e crescente governabilità all'Unione ampliata. Le riforme previste dal Trattato costituzionale - che tutti i Paesi membri hanno firmato - sono il minimo indispensabile per il funzionamento dell'Europa a 25. La prosecuzione del processo di ratifica deve essere un principio guida per tutti i Paesi che credono nell'Europa e una premessa per ulteriori progressi.

Ho sempre considerato essenziale il ruolo delle Università e degli Istituti di ricerca per sostenere

l'integrazione e promuovere nei cittadini la coscienza europea. A Voi, amici dello IAI, e a tutti i partecipanti alla Conferenza il rinnovato apprezzamento per la Vostra opera ed il mio incoraggiamento a continuare ad operare per diffondere la consapevolezza dell'essere europei e per affermare le ragioni del convinto sostegno dell'Italia all'unità del nostro continente.

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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI IN OCCASIONE DELL'INCONTRO CON I LETTORI E GLI ITALIANISTI

Berlino, 30 marzo 2006

Ho trovato nei Vostri interventi la conferma che la lingua e la cultura italiana esprimono l'ininterrotto rapporto di civiltà che unisce i nostri due Paesi.

La consistente presenza italiana nelle Università tedesche è, in misura determinante, il frutto della competenza e della dedizione con cui gli italianisti - italiani e tedeschi - svolgono la loro opera. La folta partecipazione ai corsi universitari, a quelli degli Istituti di Cultura e della Società Dante Alighieri è la prova che il pubblico tedesco apprezza la qualità dell'offerta culturale italiana; usufruisce ampiamente dei corsi d'insegnamento, organizzati con efficienza, condotti con professionalità e passione.

Possiamo essere giustamente orgogliosi dell'intensità e dell'originalità degli studi e delle ricerche che si svolgono in questo Paese sull'Italia. Esse si avvalgono dell'impegno di filologi come il Professor Max Pfister, il cui Lessico Etimologico Italiano è stato riconosciuto la più grande impresa di interpretazione storica ed etimologica di una vivente lingua di cultura.

Una sempre maggiore sinergia fra docenti, linguisti e ricercatori contribuirà ad accrescere ulteriormente l'interesse che tradizionalmente la lingua e la cultura italiane suscitano in Germania. In occasione di questa mia visita di Stato, ho promosso la donazione di libri e di materiale audiovisivo, per rafforzare gli strumenti a disposizione degli Istituti Italiani di Cultura e la loro collaborazione con gli Istituti tedeschi di Italianistica.

L'italiano è la chiave di accesso ad un millenario patrimonio di civiltà; è stata espressione di una Nazione, secoli prima che questa diventasse Stato; è sinonimo di libertà, di creatività, di apertura ad altre culture.

Contribuisce a valorizzare le potenzialità del rapporto, fortemente complementare, che unisce la Germania e l'Italia. Sono chiamati ad esserne protagonisti, nei nostri due Paesi, soprattutto i giovani: per costruire il loro futuro come cittadini di Germania e d'Italia, come europei.

L'Ambasciatore d'Italia, nel suo intervento introduttivo, ha illustrato il premio che ho voluto istituire in riconoscimento dei migliori risultati scolastici degli studenti italiani in Germania. È rivolto ad incentivare l'impegno degli alunni e delle famiglie per un percorso di apprendimento di successo. Vuole anche costituire l'occasione per rafforzare nei giovani i valori del dialogo, del confronto costruttivo, della solidarietà. Questi valori sono il tratto distintivo di un'Europa che pone la centralità della persona e il primato del diritto alla base della convivenza fra uomini e popoli.

Oggi più che mai, riconoscersi in una stessa identità è vitale per rafforzare la capacità degli europei di affrontare pressanti sfide comuni: per tutelare, nel mondo globalizzato, il nostro patrimonio culturale e linguistico; per superare le limitazioni di una conoscenza solo utilitarista; per rimuovere definitivamente nazionalismi e protezionismi.

La diffusione dell'italiano fa parte della costruzione di un unico spazio di civiltà dell'Europa, al quale italiani e tedeschi, insieme, sono chiamati ad operare. Abbiamo davanti a noi due scadenze importanti: il 50mo anniversario, nel marzo del prossimo anno, della firma dei Trattati di Roma; il 60mo anniversario, nel maggio del 2008, del Congresso dell'Aja, da cui prese avvio il processo che portò all'istituzione del Consiglio d'Europa.

Entrambe queste date evocano tappe fondamentali del percorso unitario europeo. La consapevolezza delle sue ragioni, oggi più che mai valide, deve spronarci al rafforzamento di un'Europa della cultura capace di affermare, parlando con una sola voce, i valori in cui tutti gli europei si riconoscono profondamente.

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