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18-01-2020

LA STAMPA 1+27

Europa Un "Calendario civile"

con le tappe dell'integrazione

MICHELE VALENSISE - P. 27

UNA RACCOLTA DI SAGGI CRONOLOGICI DA SARAJEVO A SARAJEVO

Stagioni d'Europa Un "Calendario civile"

per seguire il cammino della sua integrazione

MICHELE VALENSISE

n Europa il Novecento ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue e vio- lenze, di incubi e speran- ze, di idee, progetti, tra- sformazioni. Nel solo ar- co di tre generazioni, tutto si è accavallato avelocitàinau- dita, mentre la vita e la mor- te di milioni di persone si in- seguivano sotto la pressione spesso indecifrabile della storia. Il tempo e la distanza aiutano a mettere a fuoco fat- ti e misfatti, a ordinarli nella memoria e a renderci più consapevoli di quanto abbia- mo alle spalle. Il che può ser- vire anche a guardare avan-

Occorre un nuovo patto di solidarietà

nell'Ue tra Nord e Sud, tra Est e Ovest

ti, specie per i più giovani.

Una raccolta di dense ri- flessioni di quaranta autore- voli personalità della cultu- ra italiana ed europea (Ca- lendario civile europeo, Don- zelli, a cura di Angelo Bolaffi e Guido Crainz, pp. 523, €

35) congiunge ora, al pari di tanti punti uniti da una li- nea, alcuni passaggi decisivi per il nostro continente, in un calendario ragionato che scorre come un fiume tra le gole del secolo scorso. E la di- versità degli autori si stem- pera nella uniforme, alta qualità dei contributi, pietre intarsiate con cura in un ric- co mosaico.

Le date di quel calendario, scelte con criterio storico e inevitabilmente non esausti- ve, scandiscono eventi etero- genei sul filo di un racconto dell'Europa da Sarajevo a Sa- rajevo, dall'uccisione di Francesco Ferdinando e So- fia d'Asburgo (1914) all'as- sedio della capitale bosnia- ca nella guerra balcanica (1992-1995), chiudendodo- lorosamente il cerchio del se- colo breve. Rotture e trage- die si alternano con momen- ti fondativi, nei quali gli eu- ropei respirano aria fresca e accarezzano la fiducia, per poi ricadere in basso. Nell'al- talena della storia, quando lo sguardo supera le sue ma- cerie, si intravede un filo sot- tile che lega corsi e ricorsi nello spazio e nel tempo.

Con il nazionalismo d'ini- zio secolo esplode il mito del-

la guerra rigeneratrice, che però non aveva fatto i conti con la potenza devastante delle nuove tecnologie mili- tari, artiglieria e mitragliatri- ci. Né bastò il sacrificio di mi- lioni di militari e civili per ri- costruire l'ordine internazio- nale su una base di coopera- zione multilaterale. Spazza- to via l'esperimento di Wei- mar, nato dalla revisione del- la dottrina marxista e da una pragmatica collaborazione tra socialdemocratici e parti- ti borghesi, la Germania per- corse la strada del nazionali- smo fino alle estreme conse- guenze. Di fronte all'onda nera del nazismo mancò un'idea di internazionali- smo democratico, estranea a Paesi liberal-democratici come Francia e Regno Uni- to, allora poco propensi a complicati raccordi, che rea- girono - tardi - solo a titolo nazionale. Per nazioni e po- poli c'è una forma di convi- venza pacifica o sono con- dannati all'antagonismo frontale?

È l'Europa, creata a Roma nel1957, con il suo progetto visionario, a riconciliare sog- gettività nazionale e integra- zione sovranazionale con l'a- spirazione a una unione sem-

pre più stretta tra i popoli eu- ropei. La costruzione progre- disce bene per trenta anni, poi metabolizza con qual- che affanno la riunificazio- ne tedesca e l'allargamento a Est e dopo ancora, dalla cri- si del 2008, deve registrare il sopravvento delle spinte na- zionali.

Il metodo comunitario per- de terreno, si scivola verso l'intergovernativo: la Com- missione si indebolisce, gli interessi degli Stati non si compongono, si giustappon- gono, in mancanza di fidu- cia reciproca. Oggi occorre un nuovo patto di solidarie- tà in seno all'Ue tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. È da lì che bisogna ricominciare, te- nendo a mente anche Brexit e l'unilateralismo degli Usa, con una riorganizzazione di competenze a tutela dei Pae- si meno forti, penalizzati dal- la rinazionalizzazione delle politiche. Da soli, i deboli soccombono, al di là di ogni semplificazione nazional-so- vranista.

Ma non è solo questione di norme, ci vuole un'Europa capace di decisioni rapide da adottare con l'urgenza im- posta dal mondo globalizza- to, evitando appelli ormai lo-

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Quotidiano

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gora a un «astratto imperati- vo categorico europeista».

Non fermiamoci, allora, di- nanzi alla fatica di spiegare

h

che culture, tradizioni e usi nazionali possono convive- re proficuamente, senza con- traddizioni o limitazioni,

con un'identità europea fat- ta di differenze e di plurali- tà. Per noi, che insieme sia- mo il primo mercato del

1. L'attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914.2. Caschi blu dell'Onu francesi a Sarajevo negli anni 90.3. La sede dell'Europarlamentoa Strasburgo

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LA STAMPA ~I

mondo e la terza potenza de- mografica del pianeta, è una ricchezza da riconoscere e ri- valutare. —

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