FULMINI E PARAFULMINI: "GABBIE DI FARADAY" PER DIFENDERSI
Oggi si parla poco di fulmini e parafulmini. Invece nel Settecento e nell'Ottocento l'interesse era vivissimo per la curiosità che si aveva verso tutti i fenomeni elettrici, la cui natura era ancora misteriosa. I Romani e i Greci pensavano che fossero scagliati da Giove e che il tuono fosse il rumore prodotto dal rotolare del carro con cui il Nume irato percorreva il cielo.
Nel Cinquecento il grande Cartesio immaginava che il tuono si producesse quando le nubi poste più in alto cadevano su quelle sottostanti, comprimendo l'aria tra loro interposta. Da allora sino alla metà del Settecento l'opinione prevalente fu che si trattasse dell'esplosione di sostanze emanate dalla terra e accumulatesi nelle nuvole.
I fisici del Settecento cominciarono a pensare che il fulmine fosse una scarica elettrica simile, ma molto più in grande, alle scintille che ricavavano dai loro esperimenti. Fu l'americano Beniamino Franklin a indirizzare le ricerche decisamente verso l'elettricità, anche se le prove più rigorose furono fatte in Europa. Si usavano aste di ferro più o meno lunghe da cui si facevano scoccare scintille quando l'aria temporalesca era piena di cariche elettriche. Le aste erano in parte o del tutto isolate elettricamente da terra e gli esperimenti potevano essere pericolosi. Altre prove si facevano con un aquilone trattenuto da una corda di rame; si usava l'aquilone perchè i palloni sono stati inventati solamente nel 1783. Nel 1760, Franklin costruì il primo parafulmine e l'installò a Filadelfia.
Oggi il parafulmine sembra privato del suo interesse di novità e non se ne vedono più le aste sui tetti.
Ciò non significa che il fulmine abbia perso la sua pericolosità. Ogni anno diverse migliaia di persone in tutto il mondo perdono la vita fulminate. Una legge recente prescrive l'obbligo del parafulmine per gli edifici a più alto rischio. Esistono formule complesse per stabilire la probabilità della folgorazione. Sono usate insieme a mappe ricavate da macchine contafulmine.
I parafulmini moderni non usano l'asta verticale che, più che parare i fulmini, li attira. Sono piuttosto simili a una gabbia di Faraday. Si tratta di una gabbia di materiale conduttore che scherma dall'elettricità ciò che si trova al suo interno. Un'autovettura o un aereo ne sono due buoni esempi. Nel caso dell'aereo il pericolo viene dai disturbi che la folgore può provocare negli strumenti di controllo del volo.
I parafulmini attuali si dividono in tre categorie secondo il grado di protezione che forniscono. Nella prima è sufficiente un tondino o un conduttore messo orizzontalmente per tutta la lunghezza dell'edificio. Nelle altre due si usano maglie di conduttori con lati sino a 16 metri che danno una protezione del 99,8%. Una protezione così elevata è indispensabile solamente per casi molto particolari. Ad esempio per le fabbriche di
glicerina esplosiva. Per gli escursionisti, un consiglio sempre utile: lasciar perdere il cappello parafulmine ed evitare di ripararsi sotto gli alberi durante i temporali.
CERVINI GIAN CARLO (Tratto da Tuttoscienze - La Stampa)