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Nuova nozione di oggettività È possibile la conoscenza? R K

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Academic year: 2021

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(1)

R

IMETTEREINSIEME I PEZZIDI

K

ANT

Rielaborazione parziale delle scalette delle lezioni 52 – 55, da tenere comunque di conto.

È

possibile la conoscenza?

rappresentazione – percezione – conoscenza

Il genere è la rappresentazione in generale (raepresentatio) (B376 [379]).

Sotto ad esso sta la rappresentazione con coscienza (perceptio) (B376 [379]).

Una percezione oggettiva è conoscenza (cognitio) (B376 [380]).

scienza (vera conoscenza): universale e necessaria

ragione (in senso lato): complesso delle risorse conoscitive del soggetto

critica, criticismo: 'tribunale' della ragione, esame delle possibilità e dei limiti delle risorse conoscitive del soggetto

Per i predecessori di Kant (in particolare Leibniz e Hume) le conoscenze acquisibili dall'uomo erano di due tipi:

A) verita di ragione (Leibniz), relazioni fra idee (Hume): Kant le avrebbe dette giudizi analitici apriori: p.es. verità per definizione, verità aritmetiche.

B) verita di fatto (Leibniz), matters of fact (Hume): Kant le avrebbe dette giudizi sinteti aposteriori: verità di esperienza.

Kant è consapevole che sono in gioco due tipi di opposizioni:

• di tipo logico: giudizi analitici vs giudizi sintetici

O il predicato B appartiene al soggetto A come qualcosa che è contenuto (nascostamente) in questo concetto A; oppure B si trova completamente al di fuori del concetto A, sebbene sia in connessione con questo. Nel primo caso, chiamo il giudizio analitico, nell’altro caso, sintetico (intr.4 A :6-7, B10 [54]).

• di tipo gnoseologico (o epistemologico): giudizi a priori vs giudizi a posteriori

Necessità e rigorosa universalità sono i sicuri segni caratteristici di una conoscenza a priori (intr.2 B :4 [48]).

Con questa articolazione le possibilità teoriche sono non più due ma quattro.

E per Kant una delle due nuove caselle, dei giudizi sintetici apriori, non è vuota.

giudizi sintetici (ampliativi del sapere) ma anche a priori (necessari e universali)

Nuova nozione di oggettività

nuovo utilizzo della coppia di concetti materia – forma in chiave gnoseologica (Aristotele l'aveva utilizzata in chiave ontologica)

La materia di ogni apparenza ci viene data, è vero, soltanto a posteriori, ma la forma di tali apparenze deve trovarsi pronta per tutte quante nell'animo, a priori (A20, B 34 :[76]).

nelle conoscenze risultanti, non è possibile distinguere i due fattori: materia e forma, se non nel contesto di una riflessione filosofica

l'uomo comune (nella misura in cui non fa filosofia) è un realista ingenuo.

rivoluzione copernicana: esplictazione del contributo soggettivo entro la conoscenza oggettiva In ogni conoscenza sono all'opera fattori soggettivi

ma

la conoscenza, in quanto si riferisce ad un soggetto, è anche oggettiva

oggettività come intersoggettività: ugual modo di operare del sistema delle forme a priori sul materiale della conoscenza

l'ambito delle forme apriori, che pur non facendo parte dell'esperienza la rendono possibile, si dice trascendentale

Chiamo trascendentale ogni conoscenza che in generale si occupa non tanto di oggetti, quanto invece del nostro modo di conoscere gli oggetti, nel senso che tale modo di conoscenza deve essere possibile a priori (:67).

trascendentale: da non confondere con trascendente

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Complementarità del conoscere

Nella tradizione filosofica si è distinto fra due momenti del conoscere:

inuizione: l'oggetto è presente al soggetto in modo diretto (Platone: nous, Cartesio: evidenza;

Locke: idee semplici)

ragionamento tramite concetti: l'oggetto è pensato, compreso per quello che è (Platone:

dianoia, Cartesio: deduzione; Locke: idee complesse e loro confronti)

[L'intuizione] si riferisce immediatamente all'oggetto ed è singolare; [il concetto] si riferisce mediatamente all'oggetto, attraverso un segno distintivo, che può essere comune a parecchie cose (:[380]).

Tutti i generi di conoscenza, ossia, tutte le rappresentazioni connesse ad un oggetto in modo conscio, sono intuizioni o concetti. L'intuizione è una rappresentazione singolare (repraesentatio singularis), il concetto una rappresentazione generale [repraesentatio per notas communes) o riflessa (repraesentatio discursiva) ([1800a] 1).

conoscenza = dato (intuizione) + pensiero (concetto)

Pensare qualcosa non equivale a conoscere un oggetto. Per la conoscenza si richiedono due elementi: in primo luogo, il concetto mediante cui un oggetto viene in generale pensato (la categoria) e in secondo luogo l'intuizione mediante cui l'oggetto è dato (B146 [176]).

Intuizioni solo sensibili

per noi esseri umani l'intuizione avviene solo passivamente, tramite la sensibilità

La capacità di ricevere rappresentazioni (recettività), attraverso il modo con cui noi siamo modificati dagli oggetti, si chiama sensibilità (A19, B33 [75]).

l'uomo, per sua natura, è sprovvisto di intuizione intellettuale (una intuizione 'divina', che anziché essere modificata dal dato, lo crei)

L'intelletto … per sé non conosce nulla, e si limita piuttosto a congiungere e a ordinare la materia per la conoscenza, cioè l'intuizione, che deve essegli data dall'oggetto (:175).

ricevere un dato (passività) – rielaborarlo (attività)

La nostra conoscenza emana da due fonti basilari dell'animo: la prima di queste consiste nel ricevere le rappresentazioni (recettività delle impressioni) e la seconda è la facoltà di conoscere un oggetto mediante queste rappresentazioni (spontaneità dei concetti).

Attraverso la prima di queste fonti, un oggetto ci è dato; attraverso la seconda, tale oggetto è pensato in rapporto a quella rappresentazione (come semplice determinazione dell'animo) (A50-1, B74-5 [108]).

l'attività connessa all'uso dei concetti consiste nell'ordinare e unificare il materiale della conoscenza (il cuoco che opera sugli ingredienti)

Tutte le intuizioni, in quanto sensibili, si basano su affezioni [modificazioni subite: cf l'etimo latino]; i concetti si basano su funzioni. Con funzione, per altro, io intendo l'unità dell'atto di ordinare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune (A68, B93 [123]).

complementarità di intuizione sensibile e pensiero concettuale

Senza sensibilità nessun oggetto ci sarebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto sarebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche. La conoscenza non può scaturire se non dalla loro unione. (A51, B75 [109]).

la mera sensibilità non produce conoscenza

Si può certo dire rettamente che i sensi non sbagliano, ma si può dire questo non per il fatto che essi giudichino sempre rettamente, bensì per il fatto che essi non giudicano affatto (:359).

Esperienza di fenomeni

si ritorna in modo più articolato su quanto visto sopra a proposito di rivoluzione copernicana e di oggettività

esperienza come risultato della rielaborazione del dato

L'esperienza è il primo prodotto che il nostro intelletto costituisce mentre elabora la materia greggia delle impressioni sensibili (A1 :[45]).

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Ogni esperienza, oltre all'intuizione dei sensi con cui qualcosa è dato, contiene anche un concetto dell'oggetto che è dato o appare nell'intuizione (:148).

oggetto d'esperienza è ciò che risulta o appare a noi a seguito dell'intervento delle forme a priori del soggetto sul materiale del conoscere

perciò l'oggetto d'esperienza è detto anche fenomeno, ossia ciò che appare a noi

altro non ci è dato di conoscere: la cosa in sé (quella che presume di cogliere il realista ingenuo) non è afferrabile conoscitivamente: essa rimane tutt'al più un qualcosa di solamente pensabile, un noumeno, ossia qualcosa che ragionando possiamo anche

pensare che esista, quale origine, distinta da noi e rispetto a cui siamo passivi, della stimolazione dei nostri sensi (cf la riflessione di Locke sull'idea di sostanza)

ma che non siamo in grado di

conoscere che cosa sia.

Estetica trascendentale

"estetica" viene qui inteso etimologicamente (dal greco αἴσθησις): studio della sensibilità.

l'estetica sarà affiancata dalla logica (analitica + dialettica) quale studio delle facoltà che usano i concetti

si distingue fra senso esterno e senso interno (cf Locke: idee semplici di sensazione e di riflessione)

spazio e tempo come forme a priori della sensibilità (risultato cui Kant era già pervenuto nel 1770) ciascun dato, per poter essere poi rielaborato concettualmente, deve essere indivuato dal 'quando' e 'dove' è stato ottenuto

[considera p.es. il fatto ogni dato nella memoria di un PC ha un suo indirizzo]

da distinguere:

• empirico: contenuto proveniente dal dato sensibile; giudizio fondato sul dato sensibile

• apriori: giudizio non fondato sul dato sensibile

• puro: contenuto non proveniente dal dato sensibile; giudizio non fondato sul dato sensibile (cioè apriori)

In effetti: ci può essere un giudizio apriori su materiale empirico: p.es. "due mele più due mele fanno quattro mele".

Le conoscenze indipendenti dall'esperienza sono chiamate a priori, e vengono distinte dalle conoscenze empiriche, le quali hanno le loro fonti a posteriori, ossia nell'esperienza (intr.1 B : [46]).

Intuizione e concetti …sono empirici quando in essi è contenuta una sensazione (la quale presuppone la presenza reale dell'oggetto); sono invece puri quando nessuna sensazione è mescolata alla rappresentazione (A50, B75).

spazio e tempo come intuizioni pure

Quando io separo dalla rappresentazione di un corpo ciò che l'intelletto pensa in proposito, come sostanza, forza, divisibilità, ecc. e similmente, ciò che al riguardo appartiene alla sensazione, come impenetrabilità, durezza, colore, ecc., in tal caso mi rimane ancora qualcosa di questa intuizione emprica, cioè estensione e figura. Queste appartengono alla intuizione pura (A20-1, B35 [76]).

[considera p.es. il progetto o schema geometrico di un oggetto fisico]

maggiore fondamentalità del tempo: le impressioni spaziali sono registrate nella coscienza come successione temporale

[considera p.es. la scansione informatica, tramite cui i segni su una pagina (spaziale) sono tradotti in una sequenza (temporale) di bit]

La matematica è possibile come scienza

le verità significative della matematica non sono analitiche, ma sintetiche: non basta sapere il significato dei termini, ma bisogna p.es. contare, dividere, tracciare un cerchio, condurre una perpendicolare per un punto, ecc..

[la verità "tutti i quadrilateri hanno quattro lati" non è certo di questo genere: è una normale definizione, quindi è analitica]

le verità della matematica sono anche apriori, giacché le costruzioni e relazioni che le dimostrano come compiute entro le forme a priori della sensibilità, lo spazio e il tempo:

• geometria: studio delle relazioni spaziali

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• aritmetica: studio delle relazioni temporali (lo scandirsi di istanti successivi è il corrispettivo sensoriale della successione di unità nel contare)

le verità della matematica, nella misura in cui si fondano su operazioni e costruzioni mentali, sono allora sintetiche a priori, e dunque la matematiche è legittimamente da considerarsi una scienza

Logica trascendentale

pensiero come facoltà dei concetti

logica come studio delle leggi del pensiero, dell'uso generale dei concetti: come usare i concetti per pensare

In quanto logica generale, essa astrae da ogni contenuto della conoscenza dell'intelletto e dalla diversità dei suoi oggetti, e non si occupa di null'altro se non della semplice forma del pensiero (A54, B78 [111]).

logica trascendentale come studio del ruolo conoscitivo dei concetti: come usare i concetti per conoscere

Una scienza siffatta, che determinasse l'origine, l'estensione e la validità oggettiva di tali conoscenze, dovrebbe chiamarsi logica trascendentale: in effetti essa ha soltanto a che fare con le leggi dell'intelletto e della ragione, ma unicamente in quanto tali leggi sono riferite a priori a oggetti (A57, B81-2 [113-4]).

• intelletto: facoltà dell'uso (legititmo) dei concetti entro i limiti dell'esperienza possibile

• ragione (in senso stretto): facoltà dell'uso (illegittimo, o quanto meno problematico) dei concetti oltre i limiti dell'esperienza possibile

• concetti puri dell'intelletto: categorie

• concetti puri della ragione in senso stretto: idee trascendentali (ambiti classici della metafisica:

Anima, Mondo, Dio)

• analitica trascendentale: parte della logica trascendentale che studia l'uso delle categorie

• dialettica trascendentale: parte della logica trascendentale che studia l'uso delle idee trascendentali

Analitica trascendentale

come le intuizione, dunque, anche i concetti sono distinti in empirici e puri.

• Concetti empirici, si formano in particolari contesti empirici: p.es. cane, tavolo, stella, ecc.

• Concetti puri, detti categorie: disponibili per ogni genere di conoscenza: p.es. sostanza, causa, l'analitica trascendentale si occupa solo di questi ultimi.

quali sono le categorie? Il loro sistema compiuto è ricavato dalla tavola logica dei giudizi (ricordarsi il quadrato logico di Aristotele: giudizi universali o particolari, affermativi o negativi; ora viene allargato appropriatamente). (Deduzione metafisica delle categorie).

le categorie, che di fatto presiedono al nostro pensiero, sono anche valide, ossia capaci di garantire una conoscenza oggettiva?

risposta affermativa tramite un percorso dimostrativo molto complesso (Deduzione trascendentale delle categorie).

[il significato di "deduzione", qui, non è logico ma giuridico: legittimazione]

in primo luogo, la nostra autocoscienza è un punto di sintesi; se così non fosse, non potremmo riconoscere come nostri i pensieri che successivamente abbiamo, compresi i dati non ancora concettualizzati. Siamo autorizzati a parlare del nostro Io, anche se non ne sappiamo la natura ultima (è un'anima immortale? è un prodotto del funzionamento del cervello?), perché sappiamo come funziona: tiene insieme i nostri diversi pensieri: ed è per questo che Kant lo denomina funzionalmente, chiamandolo "Io-penso".

[cf per contrasto la concezione di Hume: l'io si risolve in un fascio di percezioni (= contenuti mentali consci)]

essa è quell'autocoscienza che, col produrre la rappresentazione: io penso – la quale deve poter accompagnare tutte le altre, ed è una ed identica in ogni coscienza … le molteplici rappresentazioni, che sono date in una certa intuizione, non sarebbero tutte quante mie rappresentazioni, se non appartenessero tutte quante ad una sola autocoscienza; ossia, in quanto mie rappresentazioni (sebbene io non sia cosciente di esse come tali), esse debbono comunque essere necessariamente conformi all'unica condizione sotto cui possono coesistere in una autocoscienza universale, poiché altrimenti non apparterrebbero tutte quante a me (B132-3).

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ma questo prodursi di una sintesi per quanto riguarda il soggetto conoscente si riflette in ciò che riguarda l'oggetto conosciuto, perché l'oggetto, in quanto fenomeno, è una costruzione del soggetto a partire dal dato sensibile, ha consistenza nella misura in cui l'Io-penso unisce in sé, in una sintesi (di cui le categorie sono le funzioni specializzate) i diversi aspetti conoscitivi che attribuiamo a quel medesimo oggetto: l'unificazione nel soggetto conoscente è specchio dell'unificazione dell'oggetto conosciuto.

quindi la rappresentazione, realizzata tramite le categorie, che il soggetto ha è oggettiva perché l'oggetto di tale conoscenza è esso stesso costituito tramite quelle stesse categorie.

Prosegue con la scaletta 55.

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