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Sono Italo Paolini, sono medico di medicina generale e anch’io sono il Servizio sanitario nazionale.

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Academic year: 2021

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Sono Italo Paolini, sono medico di medicina generale e anch’io sono il Servizio sanitario nazionale.

Da 30 anni faccio il medico di Famiglia nel Piceno, nelle Marche.

Arquata del Tronto, il piccolo centro dove sono nato e risiedo, è stata devastata dal sisma del 24 agosto 2016 e dai successivi eventi tellurici, che hanno coinvolto tutto il Centro Italia e che è costata un carissimo prezzo in termini di vite umane.

In quel frangente disastroso, sin dalle prime ore dopo il sisma, mi sono trovato a vivere personalmente e affrontare professionalmente situazioni di grande bisogno da parte della popolazione.

Ho avuto il privilegio di sentirmi parte di un sistema territoriale capace di reagire con tempestività, in cui ogni parte s’integrava al meglio con le altre per rispondere efficacemente e fornire il giusto sostegno a chi in quei giorni drammatici si sentiva smarrito e aveva bisogno non solo di cure mediche, ma anche di sentirsi accolto e ascoltato.

Un sistema, che fino a quel momento avevo anche a volte considerato inefficiente, all’improvviso in quelle condizioni estreme, è stato in grado di dare il meglio di sé.

Ecco quindi l’intervento delle strutture mobili di urgenza-emergenza, le eliambulanze, la risposta di tutti gli ospedali, le figure della salute mentale (psicologi-psichiatri), la medicina di famiglia, gli infermieri territoriali e ospedalieri, i direttori di distretto, le direzioni generali, le residenze sanitarie sono riuscite a coordinarsi nella risposta del Servizio sanitario regionale e nazionale.

Il territorio ha risposto come forse non riusciamo a immaginare quando le cose vanno bene.

Come medico di famiglia ho cercato di fare la mia parte, da subito, in una

situazione in cui i miei concittadini avevano perso ogni punto di riferimento.

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Quando anziani, malati, famiglie con disabili, fuggono da casa non riescono a portarsi dietro non solo i farmaci, ma anche i dati sanitari. Molti avevano lasciato a casa i medicinali salvavita.

Cogliere le necessità di una popolazione che si conosce profondamente grazie ad un rapporto professionale pluriennale, e partecipare alla risposta variabile in base alle esigenze di ognuno è stato il mio impegno e quello di tutte le figure professionali di volta in volte interessate.

Molti colleghi, medici di famiglia, mi hanno consentito, volontariamente e gratuitamente, di estendere la risposta delle cure primarie tutto il giorno, tutti i giorni per un lungo periodo. Abbiamo fatto rete ed è stata, oltreché appagante in termini umani, la dimostrazione che noi medici possiamo interagire e lavorare al meglio, a maggior ragione anche nella routine, quando non ci sono terremoti a farci correre.

Il nostro SSN è tra i migliori al mondo. Con una similitudine, lo paragono alla salute delle persone. Noi diamo per scontato lo stare bene e comprendiamo l’importanza dello stato di salute solo quando, purtroppo, ci troviamo ad affrontare malattie e problemi.

Lo stesso vale per il nostro SSN: ci rendiamo conto della qualità e della sua importanza solo quando ci manca, magari perché ci troviamo all’estero in paesi che non offrono lo stesso livello di assistenza o lo offrono a caro prezzo.

Mantenere compatibilità economica, qualità e caratteristiche a fronte dell’aumento di vita media e delle patologie croniche è la difficile sfida che attende tutte le componenti del sistema.

I medici sono pronti ad affrontarla con la necessità, inderogabile, di essere messi in condizione di farlo.

Sentirsi parte di un sistema efficiente, che crede nei suoi professionisti, potenzia,

inevitabilmente, l’efficienza di ognuno. Questo vogliono i medici nel primario

interesse della popolazione.

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