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EDMOND HALLEY

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EDMOND HALLEY

Londra, 8 novembre 1656 –

Greenwich, 14 gennaio 1742

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UN GIOVANE ASTRONOMO

• Nasce ad Haggerston, Londra.

Figlio di un ricco commerciante di sapone originario del

Derbyshire.

Frequenta la St. Paul’s

School, mostrando da subito interesse per la matematica e l’astronomia.

• Nato curioso, non teme ciò che tutti temono e osserva con stupore e meraviglia

l’apparizione della cometa del 1664.

Nel 1673 si iscrive al Queen’s College di Oxford.

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I PRIMI ANNI AD OXFORD

Appena arrivato ad Oxford, conosce John Flamsteed, il primo

astronomo reale della storia inglese (1675), e diventa il suo assistente all’Osservatorio Reale

di Greenwich

Egli aveva sviluppato un sistema di numerazione per catalogare le stelle.

Compito di Halley era appunto utilizzare queste regole per stilare un

catalogo delle stelle dell’emisfero Nord. Quello che poi verrà pubblicato nel 1712 come «Historia

coelestis Britannica».

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SA N T ’ E L E N A

Nel 1675 decide di lasciare Oxford per intraprendere un viaggio verso l’isola di Sant’Elena, nell’Atlantico

Meridionale. Il suo intento è quello di catalogare per la prima volta le stelle dell’Emisfero Australe.

Dopo un viaggio di 3 mesi arriva sull’isola nel febbraio 1677

Munito di un sestante di 1.7 m di raggio e di cannocchiali telescopici per misurare la distanza angolare fra coppie di stelle. Si costruisce il suo osservatorio sull’isola.

Si trattiene per 12 mesi a causa delle condizioni metereologiche avverse.

Osserva i transiti di Marte (7 novembre) e Venere, realizzando che quest’ultimo può essere utilizzato per stimare la distanza tra Terra e Sole.

Osserva anche 3 “nebulose”, compreso l’ammasso stellare aperto nello Scorpione (oggi M7) e l’ammasso di Omega Centauri. Scrive nei resoconti che le Nubi di Magellano

”riproducono esattamente il biancore della Via Lattea e osservate al telescopio mostrano qua e là piccole nubi e qualche stella, che ritengo siano responsabili del bagliore bianco, come nel caso della Galassia”.

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«THE SOUTHERN TYCHO»

Halley fa ritorno nel Regno Unito e il suo lavoro attira l’attenzione di molti uomini di scienza e non solo. Flamsteed paragona il suo lavoro a quello di Tycho Brahe.

Pubblica il resoconto della sua spedizione, il Catalogus Stellarum Australium, che

raccoglie informazioni di posizione di 341 stelle fino ad allora sconosciute in Europa.

Grazie a questo suo meticoloso lavoro riesce a conseguire il Master a Oxford e viene eletto membro della Royal Society a soli 22 anni. E’ il membro più giovane, e viene subito incaricato di recarsi a Danzica per risolvere una disputa che coinvolgeva Johannes Hevelius e Robert Hooke.

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LE C ARTE

METEOROLOGICHE

• Nel 1686 Halley pubblica la

seconda parte del resoconto della sua spedizione: un saggio e una carta sugli alisei e i monsoni.

• I simboli usati per rappresentare l’andamento dei venti esistono ancora nella maggior parte delle rappresentazioni di carte

meteorologiche di oggi.

• Identificò nel riscaldamento solare la causa dei moti atmosferici.

• Stabilì anche la relazione fra la pressione barometrica e l'altezza sul livello del mare.

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IL MOTO DEI PIANETI

• Nel 1682 Halley sposa Mary Tooke, insieme avranno 3 figli e con loro vivrà a Islington, un borgo a nord di Londra

• In quel periodo trascorre maggior parte del suo tempo a effettuare osservazioni sul moto lunare, ma nei caffè

londinesi, centri culturali e di scambio di idee del tempo, il confronto con i colleghi è inevitabile. (gennaio 1684)

Edmond Halley, Christopher Wren e Robert Hooke

«LA SCOMMESSA DEL MOTO DEI PIANETI»

Le leggi di Keplero non avevano formulazione matematica rigorosa, derivavano dalle osservazioni.

Wren e Halley ammettono di aver tentato per anni senza approdare a nessun risultato.

Hooke afferma di aver risolto il problema da tempo, ma si rifiuta di mostrare i calcoli.

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HOOKE

Riteneva che la Terra non solo attraesse il Sole e la Luna e ne fosse attratta, ma che facesse lo stesso con tutti gli altri pianeti e questa forza fosse la stessa che manteneva unite le varie parti della Terra.

Riteneva che la forza di attrazione tra i corpi diminuisse al crescere della distanza, non sapendo però affermare con certezza o chiarezza se si trattasse di distanza o distanza al quadrato. Non lo sapeva e considerava la distanza relativamente poco importante,

semplicemente una questione marginale lasciata in sospeso.

Esprime le sue idee sul moto dei pianeti nelle 3 supposizioni nell’appendice del suo Attempt to Prove the Motion of the Earth (1674): «tutti i corpi celesti indistintamente

hanno un'attrazione o forza che gravita verso i propri Centri», «essi attirano anche tutti gli altri Corpi Celesti che si trovano nella sfera della loro influenza», «tutti i corpi di qualsiasi tipo che vengono messi in un moto diretto e semplice, continueranno il loro moto rettilineo e uniforme, fino a quando non verranno deviati e piegati da qualche altra forza efficace..», «queste forze attraenti sono tanto più potenti nell'operare, quanto più vicino ai propri Centri si trova il corpo sul quale agiscono».

Hooke stesso dichiara nel 1674: «Finora, ciò che questi diversi gradi [di attrazione] sono, non ho ancora verificato sperimentalmente», e per tutta la sua proposta: «Al

momento questo è solo un accenno», «avendo io sottomano molte altre cose che vorrei prima completare, e pertanto non posso troppo prendermi cura».

Solo dopo essersi confrontato probabilmente con i colleghi della Royal Society, il suo pensiero fece un passo avanti, in una lettera inviata ad Isaac Newton nel 1679 scrive: «la mia supposizione è che l’attrazione sia in proporzione duplicata all’inverso della

distanza».

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LA DOMANDA DI HALLEY E WREN

Nell’opera Horologium oscillatorium, edita nel 1673, il fisico olandese Christiaan Huygens, aveva dimostrato che l’attrazione di un oggetto rotante (fionda del fromboliere) verso l’esterno era proporzionale alla velocità al quadrato divisa per il raggio.

Considerando la terza legge di Keplero e approssimando a orbite circolari:

!" = $%&

(2)%)

+"

"

= $%&

+

%

"

∝ 1

%"

La forma più probabile per la legge di attrazione era quella dell’inverso del quadrato. Ma le orbite descritte da Keplero non erano traiettorie circolari percorse a velocità costante, bensì ellissi con velocità variabili.

La domanda cruciale di Wren e Halley era: una legge dell’attrazione verso il Sole che varia con l’inverso del quadrato della distanza avrebbe potuto dare origine alle orbite ellittiche descritte da Keplero?

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AGOSTO 1684

Halley decide di partire per Cambridge, per incontrare un brillante matematico, insegnante da più di 15 anni, che aveva teorizzato la natura della luce a soli 22 anni e che però si era praticamente ritirato dalla vita pubblica in

seguito a una disputa con Hooke proprio sulle teorie della luce, vivendo quasi recluso.

• Una volta arrivato a Cambridge lo trova rinchiuso nel suo studio, isolato e immerso in studi che lo avevano distolto dalle questioni più in luce dell’epoca.

E’ Isaac Newton, colui che ha ormai da ben 5 anni la risposta alla domanda di Halley e dei suoi colleghi: il Sole, la Luna, la Terra e tutti gli altri pianeti sono soggetti a una forza di attrazione gravitazionale proporzionale all’inverso del quadrato della distanza e ciò effettivamente porta questi corpi a orbitare su traiettorie ellittiche.

• Halley si definisce «colpito da immensa gioia e stupore» e chiede di poter vedere «senza indugio» i calcoli eseguiti da Newton. Questo non riesce a trovarli nel suo studio, ma promette di farglieli avere dopo il suo ritorno a Londra.

Halley riceve un

abbozzo di trattato di sole nove pagine sul moto dei corpi nello spazio vuoto

La nascente opera subirà molte modifiche e

integrazioni continue, diventando quasi

un’ossessione per Newton.

Egli lo vede più come un importante compito affidatogli da un amico, il suo fine non è la

pubblicazione.

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ATTRAZIONE RECIPROCA E UNIVERSALE

• E’ la fine della visione del mondo cartesiana per Newton: il mondo stipato di materia, un pieno in cui tutti i corpi entrano in collisione senza soste contro i corpi vicini, si trasforma in un mondo vuoto. In esso corpi isolati vengono deviati dai loro percorsi dall’attrazione di altri corpi isolati, e la loro azione l’uno sull’altro agisce attraverso lo spazio vuoto.

Dall’abbozzo ai Philosophiae naturalis principia mathematica:

• Non è solo il Sole che attrae i pianeti ma anche viceversa

• Teorema del guscio sferico

• Spiegazione delle maree: differente reazione all’attrazione della Luna e del Sole di Terra solida e Terra fluente.

• Rigonfiamento equatoriale della Terra, spiegazione della precessione degli equinozi

• Anomalie nella posizione angolare della Luna riscontate da Tycho Brahe.

• Gravitazione Universale: la teoria delle comete

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LA PUBBLIC AZIONE DEI PRINCIPIA

Nel dicembre 1684, Halley comunica

ufficialmente alla Royal Society che la risposta a tutte le domande sulla gravitazione è stata

trovata da Isaac Newton

La Royal Society attraversava un periodo di difficoltà economica, a causa della pubblicazione del De Historia Piscium dell’ornitologo e ittiologo inglese Francis Willughby.

Nel consiglio del 2 giugno dell’anno seguente si decide che la pubblicazione deve essere a carico dell’autore, così Halley si offre di finanziarla completamente.

Newton era ancora scettico riguardo la pubblicazione a causa delle controversie con Hooke.

Alexis Clairaut, uno dei primi e più eminenti successori di Newton nel campo degli studi gravitazionali (diede per primo una soluzione approssimata del problema dei tre corpi), dopo aver recensito gli scritti di Hooke, scrisse intorno al 1760 che essi manifestavano

“quale distanza ci sia tra la verità intuita e la verità dimostrata”.

Forse al fine di incoraggiarlo, Halley compone una serie di poesie in esametri in Latino, in onore di Newton, una delle quali fa da

prefazione a tutte le prime tre edizioni latine dell’opera (1687, 1713 e 1726), ma non compare nella prima edizione inglese del 1729.

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Gli Argomenti che irritavano le menti degli antichi Sofisti, e che frustavano le accese e vane dispute dei nostri Dottori sono ora evidenti; alla luce della Ragione le nubi dell’ignoranza sono disperse dalla Matematica. Coloro sui quali

la delusione getta il suo cupo manto funebre, rinati ora sulle ali che il Genio presta loro possono penetrare nelle dimore degli Dei e scalare le altezze dei Cieli. O uomini mortali!

Alzatevi! E, gettando via le vostre cure terrestri, apprendete la potenza della Mente celeste,

il suo pensiero e la vita lontana dal gregge rinchiuso!

Colui che con le tavole delle leggi una volta bandì il furto e l’omicidio, che soppresse l’adulterio e i Crimini di spergiuro;

e mise i popoli vaganti nelle città cinte da mura fu il Fondatore dello stato. Mentre colui

che con i doni di Cerere benedisse la razza umana,

o colui che pigiando l’Uva ottenne un medicamento per la cura, o colui che mostrò come sul tessuto fatto dalle canne

che crescono lungo il Nilo si possano scrivere simboli

di suoni e così esporre agli Occhi le Voci; l’umana sorte illuminò, bilanciando così le miserie della vita con qualche felicità.

Ma ora siamo ammessi al banchetto degli Dèi, gli alti affari dei Cieli ci è concesso trattare, e ora

l’immutabile ordine della Terra e delle cose ci è chiaro, e tutti i tempi prima nascosti della sua storia ci appaiono.

Grazie a Talia celebrate con me cantando, voi che ora vi nutrite del nettare celeste,

NEWTON che ha aperto con la chiave lo scrigno della verità, NEWTON caro alle Muse, nel cui puro cuore Febo

è presente, con tutta la sua radiante mente Divina, né più vicino è lecito a un mortale avvicinarsi agli Dei.

E. HALLEY Evviva! Tu osservi la legge dei Cieli,

& ciò che bilancia la Massa divina,

e computi anche le leggi generali che Giove, Creatore dell’universo, non volle violare,

ma pose a eterno fondamento della sua opera.

Gli intimi recessi dei cieli conquistati sono ora palesati, né più nascosta è la Forza che fa girare i Pianeti più lontani.

Il Sole seduto sul suo trono comanda a tutte le cose di tendere verso di lui, né consente che il corso

delle stelle sia retto, poiché attraverso il vuoto smisurato si muovono, ma con Egli stesso al centro che dà loro velocità lungo Ellissi immobili. Ora conosciamo quanto rapido

sia il moto delle temute Comete; né più siamo presi dal panico di fronte all’apparire di Stelle barbute.

Finalmente apprendiamo perché l’argentea Febe sembrava una volta procedere con passo irregolare, come se disprezzasse di adattare il suo cammino ai numeri degli Astronomi antichi; perché regrediscono i Nodi, e perché progrediscono gli Equinozi.

& apprendiamo con quali Forze la vagante Cinzia costringe i flussi e riflussi delle onde ribelli del Mare,

come ritrae le acque, come asciughi le rive sospette ai marinai;

che si guardano dalle pericolose rive sabbiose;

e come invece porti i suoi frangenti alti sui litorali.

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LA C AMPANA SUB ACQUEA

Nel 1691 Halley inventa

una campana subacquea, una camera a tenuta stagna sostenuta da un cavo, aperta sul fondo, che veniva calata sott'acqua e

permetteva a chi si trovava

all’interno di respirare e rimanervi per lungo tempo.

La camera, che veniva riempita d’aria attraverso tubi di pelle collegati alla superficie ed era

zavorrata con barili pieni di piombo, era completa anche di una finestra per l’esplorazione.

Halley è ricordato anche come uno dei primi casi documentati di

trauma all’orecchio medio per una prova che fece con 5 compagni nella campana. (4 ore nel Tamigi a 18 m di profondità)

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IL MAGNETISMO TERRESTRE

Lo stesso anno Halley diventa professore Saviliano di Astronomia a Oxford (Nel 1703 lo diventerà anche di Geometria) e presenta alla Royal Society un modello funzionante di bussola magnetica riempita di liquido per smorzare l’oscillazione dell’ago magnetico.

Nei Philosophical Transactions of Royal Society of London (1692) propone l'idea che la Terra sia formata da un guscio esterno spesso 800 km, con due altri gusci interni concentrici e un nocciolo centrale. Questi gusci hanno le dimensioni dei pianeti Venere, Marte e

Mercurio, e sono separati da atmosfera.

Ogni guscio ha i suoi poli magnetici, e i vari gusci ruotano a velocità differenti.

Halley propone questa teoria per cercare di spiegare alcuni risultati anomali ottenuti dalla bussola, per poi spingersi a teorizzare che l'atmosfera interna sia luminescente, che i continenti interni siano abitati e che i gas sfuggiti dai passaggi ai poli siano la causa dell'aurora boreale. “Auroral rays are due to particles, which are affected by the magnetic field, the rays parallel to Earth’s magnetic field.”

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LA SPEDIZIONE PARAMORE

Per i suoi studi sulle declinazioni magnetiche nella Manica, Halley aveva ottenuto il titolo di capitano della Royal Navy.

Nel 1698 riceve l'incarico di capitano della His Majesty's Ship Paramore per fare approfondite osservazioni sulle condizioni del magnetismo terrestre.

La prima partenza fallisce così viene riorganizzata per il settembre dell’anno successivo. Il viaggio nell’Oceano Atlantico dura due anni, si estende da 52 gradi di latitudine nord a 52 gradi sud: dall'Europa al Brasile, da Antigua al Sud Africa, al Nord America.

I risultati vengono pubblicati nella Carta Generale delle Variazioni della Bussola nel 1701. E’ la prima carta di questo tipo ad essere pubblicata e la prima su cui appaiono le isogone, o linee Halleiane, che congiungono i punti della Terra che hanno uguale declinazione magnetica.

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DEMOGRAFIA, FILOLOGIA E STORIA

Nel 1693 pubblica un articolo sulle rendite vitalizie, un'analisi dell'età di morte a partire dagli archivi di una città tedesca nota per tenere una documentazione meticolosa. (Breslau) Questo permise al governo britannico di vendere le rendite vitalizie ad un prezzo adatto, basato sull'età dell'acquirente. Il lavoro di Halley influenzò fortemente lo sviluppo della demografia.

L'interesse di Halley per la scienza greca ne fece anche un filologo ed editore di antichi trattati. Nel 1706 cura l'edizione del De sectione rationis di Apollonio di Perga.

Poiché l'opera di Apollonio si era conservata solo in traduzione araba, egli aveva imparato l'arabo per poterla tradurre. Nel 1710 pubblica un'edizione delle Coniche, alla quale aggiunge il De sectione cylindri et coni di Sereno di Antinoe. La sua

traduzione dall'arabo in latino degli Sphaerica di Menelao di Alessandria apparve solo postuma, nel 1758.

Nel 1720, Halley si occupa insieme all’amico William Stukeley di stimare la datazione di Stonehenge, convinto che i vari componenti del monumento fossero stati disposti utilizzando una bussola magnetica e controllando le variazioni magnetiche ottengono tre possibili date: 460 BC, 220 AD, 920 AD. Anche se sono date che oggi sappiamo essere sbagliate di migliaia di anni, si tratta in effetti di una delle prime applicazioni del metodo scientifico alla datazione dei monumenti storici.

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L’UNITA’

ASTRONOMICA E LE STELLE «FISSE»

Nel 1716 Halley mette a punto un metodo sperimentale per misurare in modo accurato la distanza media della Terra dal Sole. Il metodo proposto si basava sul fenomeno della parallasse che può essere misurata in occasione del transito del pianeta Venere davanti al Sole quando

l’osservazione viene compiuta da due punti molto distanti in latitudine sulla superficie terrestre.

Halley propose di cronometrare i tempi T e T’

impiegati da Venere durante il transito da A a B e da A’ a B’. I segmenti AB e A’B’ hanno diversa lunghezza e quindi saranno diversi anche T e T’ . Si può dimostrare che la differenza tra i tempi è collegata alla distanza angolare tra AB e A’B’ dalla quale poi è possibile ricavare la misura dell’Unità Astronomica. L’idea di Halley era estremamente ingegnosa poiché una differenza di tempo si poteva misurare in modo molto accurato con i cronometri a disposizione nella sua epoca.

Halley è anche il primo a scoprire il moto proprio delle stelle "fisse", comparando le sue misurazioni astrometriche con quelle riportate nell'Almagesto.

Arturo e Sirio in particolare si erano spostate in modo significativo, quest’ultima avanzando di circa 30 arcmin

verso sud in 1800 anni.

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LE COMETE

Già durante il suo periodo di assistenza a Flamsteed, Halley si era preoccupato della questione delle comete. I primi calcoli d’orbita erano stati fatti sulla Kirch Comet nel 1682, ma si erano rivelati inaccurati. La cometa era stata scoperta per la prima volta da Göttfried Kirch il 14 novembre 1680. I calcoli di Halley avrebbero indicato una periodicità di 575 anni. Oggi sappiamo che invece la cometa di Kirch ha un periodo di circa 9400 anni.

Si sapeva ben poco sulla natura del moto delle comete a quel tempo, esse erano ancora strettamente legate a eventi catastrofici e a calamità.

Hooke, nel libro Cometa aveva ipotizzato che la materia che formava le comete potesse perdere la sua forza di attrazione a causa di un «rimescolamento» della sua materia interna.

Era molto difficile immaginare in tre dimensioni orbite del genere solo attraverso le osservazioni dalla Terra: si pensava che gli «archi massimi» descritti dalle comete non fossero altro che proiezioni

apparenti sulla sfera celeste di moti rettilinei. La cometa diretta verso il Sistema Solare si avvicinava con moto accelerato in linea retta e dopo aver leggermente deviato il suo percorso in prossimità del Sole proseguiva in linea retta uscendo dal Sistema Solare.

Flamsteed era stato il primo a pensarla in modo diverso: il 10 dicembre era stata vista per la prima volta una cometa che si allontanava in direzione opposta dal Sole. Egli affermò che si trattasse della stessa cometa respinta dal vortice solare per effetto della «relazione magnetica» tra i due corpi.

Newton in risposta alla lettere di Flamsteed affermava che la cometa fosse la stessa, ma fosse invece passata dietro il Sole. Nei Principia Newton aveva mostrato che le comete obbedivano a regole precise e si muovevano su sezioni coniche, anche se le loro orbite non erano paragonabili a quelle dei pianeti.

Erano cosi ellittiche che in prossimità del Sole erano approssimabili a parabole. Una volta transitata vicino al Sole una cometa si sarebbe allontanata su un orbita che però l’avrebbe riportata all’interno del sistema planetario un giorno, con traiettoria modificata, ma con caratteristiche comunque simili (6 parametri orbitali costanti).

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LA COMETA DI HALLEY

Esistevano esempi storici di questa conservazione?

Halley intraprende subito questa accurata ricerca, consultando registri di

osservazioni astronomiche e raccogliendo testimonianze oculari e presenta i risultati nel Synopsis Astronomia Cometicae, articolo

pubblicato nel 1705, che raccoglieva i parametri orbitali di 24 comete

osservate dal 1337 al 1698.

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Già una decina anni prima, il 3 giugno 1696, nel corso di una

riunione della Royal Society, Halley aveva annunciato che

secondo i suoi calcoli, le comete del 1531, del 1607 e del 1682 avevano orbite del

tutto simili. Le posizioni dei perieli, le inclinazioni dei piani orbitali su quello dell'eclittica e

le distanze dal Sole mostravano come molto probabile che si trattava di una stessa cometa in moto attorno

al Sole su un'orbita ellittica, con un periodo di circa 75

anni. Il sospetto che aveva avuto prima si mostrò così ben

fondato.

I dati raccolti sui tre passaggi documentati della cometa portarono Halley a predirne

il ritorno per il 1758.

Successivi calcoli mostrarono però che nel passaggio del

1682, la cometa si era avvicinata a Giove al punto di

dover modificare la velocità con cui percorreva l'orbita. Il

successivo periodo sarebbe dovuto così essere più lungo del solito. La previsione che la

cometa sarebbe dovuta riapparire verso la fine del 1758 o al principio del 1759.

Per eliminare ogni dubbio si rese così necessario conoscere con

maggior precisione la data del ritorno: il matematico francese A. C.

Clairaut affrontando il problema delle perturbazioni dell'orbita della cometa in modo quantitativo e non solo qualitativo come aveva fatto Halley. Egli tenne conto dell'azione

di Giove e di Saturno. I numerosissimi calcoli necessari furono svolti dai suoi 2 assistenti venticinquenni, Lalande e Lepaute: vi

impiegarono ben sei mesi. Secondo questi calcoli, la cometa sarebbe dovuta passare al perielio attorno

al 13 aprile 1759. L'errore di tale previsione, dovuto a perturbazioni

secondarie, non poteva essere maggiore di un mese.

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IL RITORNO E LE CONSEGUENZE

La cometa tornò la notte di Natale del 1758. A scoprirla fu Johann Georg Palitzsch, un agricoltore appassionato di astronomia che viveva in un paese della Sassonia. Il primo professionista a osservarla fu invece Charles Messier, astronomo cercatore di comete parigino. Scomparve nei raggi del Sole verso la metà del mese di

febbraio, passò al perielio il 13 marzo e riapparve all'inizio di aprile per poi scomparire nuovamente ai primi di giugno.

Furono studi accurati di numerosi astronomi e matematici a svelare che si trattava proprio della stessa cometa apparsa nel 1531, nel 1607 e nel 1682.

Halley aveva avuto ragione e il passaggio al perielio era avvenuto entro l'errore di incertezza annunciato da Clairaut. Da quel momento la Cometa porta il

nome di Halley.

La predizione di Halley ebbe importanti conseguenze:

1. la periodicità aveva dimostrato che le comete sono corpi del sistema solare, proprio come i pianeti.

2. la sua orbita ellittica molto

eccentrica diede un nuovo punto a favore del sistema copernicano.

3. la legge della gravitazione universale si era dimostrata essere realmente universale:

agisce anche a distanze

inaccessibili all'occhio umano e non riguarda solo i maggiori corpi del sistema solare.

4. la precisione della previsione fu il massimo trionfo pubblico di

Halley e di tutto il newtonianesimo.

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GLI ULTIMI ANNI

Halley succede a Flamsteed nella carica di Astronomo Reale il 9 febbraio del 1720.

All'età di 63 anni riprende il suo progetto di osservazioni della Luna sperando di trovare un metodo per il calcolo della longitudine in mare, problema tanto sentito a quel tempo.

Conclude il suo lavoro poco prima di morire, a Greenwich il 14 gennaio 1742.

E’ stato sepolto nella St. Margaret's Church a Lee, nel sud-est di Londra. La lapide originale è stata trasferita in seguito alla ristrutturazione della chiesa ed è ora possibile vederla sulla parete meridionale della Camera Obscura dell’Osservatorio Reale di Greenwich.

Targa dedicata ad Halley nella Westminster Abbey

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PER APPROFONDIRE / PER RIASSUMERE

Great Astronomers:

Edmond Halley – Sir.

Robert S. Ball

Cosmos: A Spacetime Odyssey – puntata n.3 («When Knowledge Conquered Fear»)

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