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We are all Americans

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Academic year: 2021

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Testo completo

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JCOM 2 (2), June 2003

Siamo tutti americani

di Paola Coppola e Giancarlo Sturloni

tratto dal libro “Armageddon Supermarket” (Sironi Editore, maggio 2003)

“Armi di distruzione di massa” è l’espressione dell’anno 2002. Almeno secondo l’American Dialect Society, un’associazione che da oltre un secolo si dedica allo studio della lingua inglese nel Nord America e che ogni anno vota l’espressione che ha avuto maggior peso sulla società e sull’informazione statunitense1. Nel 2001 aveva vinto

“Nine eleven”, 11 Settembre. E il passaggio di testimone non è privo di significati.

L’11 settembre ha infatti segnato uno spartiacque mediatico straordinario nel dibattito sulla pericolosità delle armi di distruzione di massa. La minaccia bioterroristica, per esempio, sembra essere entrata nelle pagine dei giornali e nei palinsesti televisivi - e da questi nelle case delle gente - insieme alle lettere all’antrace che hanno terrorizzato l’America. Ma se la polverina letale è rimasta confinata al di là dell’Atlantico, la paura ha fatto rapidamente il giro del mondo, senza risparmiare l’Italia.

Lo dimostra una semplice analisi quantitativa degli articoli dedicati alle armi di distruzione di massa e al bioterrorismo che abbiamo condotto sull’archivio elettronico del Corriere della Sera 2 (vedi grafico). Nel corso di circa un decennio, e

1 “Words of the year”, American Dialect Society, 6 gennaio 2003, http://www.americandialect.org/woty.html

2 Il Corriere della Sera è il giornale italiano a maggiore diffusione, cioè quello che vende di più (ha una tiratura media di circa 700 mila copie). L’archivio elettronico permette di consultare tutti gli articoli pubblicati sull’edizione cartacea a partire dal 1 gennaio 1992 fino a oggi. La ricerca può essere effettuata per parole chiave: noi abbiamo usato

“bioterrorismo” e “armi di distruzione di massa”.

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precisamente nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1992 e il 31 marzo 2003, il Corriere della Sera ha dedicato al bioterrorismo 122 articoli. Di questi, 120 sono stati pubblicati dopo l’11 settembre, mentre nei nove anni precedenti il quotidiano ha parlato di bioterrorismo soltanto in due occasioni. Il picco è centrato intorno al mese di ottobre del 2001, in cui cadono ben 77 articoli (il 63 per cento del totale), in coincidenza con le missive all’antrace.

Un discorso analogo vale per le armi di distruzione di massa. Tra il 1° gennaio del 1992 e il 31 marzo del 2003, il Corriere della Sera ha pubblicato 577 articoli sull’argomento, e di questi 437 (più del 75 per cento del totale) sono usciti dopo l’11 settembre 20013. Il numero di pezzi sulle armi di distruzione di massa tocca un primo picco nel mese di settembre del 2002, in corrispondenza dell’anniversario degli attentati alle Torri Gemelle, del dibattito negli Usa sull’opportunità di una guerra all’Iraq e delle ispezioni dell’Onu. Il secondo picco è proprio a ridosso dell’intervento militare in Iraq.

Nell’ambito della stampa nazionale il Corriere della Sera è considerato un mezzo di informazione opinion-leading, che funziona cioè come fonte di informazione privilegiata per gli altri media, per il pubblico, per i politici, per gli imprenditori e, più in generale, la classe dirigente del paese. Analizzando la stampa opinion-leading, si può quindi avere una valutazione ragionevole e affidabile di come la società elabora il

3 Tra l’11 settembre 2001 e il 31 marzo 2003 sull’archivio elettronico del Corriere della Sera si trovano 441 articoli relativi all’argomento “armi di distruzione di massa”, ma nell’analisi dei dati 4 di questi sono stati scartati perché erano in realtà lettere dei lettori.

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Numero di articoli Armi di distruzione di massa

Bioterrorismo

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significato delle questioni più importanti, e aprire una finestra sul modo in cui queste percezioni evolvono nel tempo4. In altre parole, il Corriere della Sera è uno specchio dei desideri e delle paure della società che li ha prodotti.

Dall’analisi si può indurre che non cresce solo il numero di articoli sulle armi di distruzione di massa, cresce anche la preoccupazione che questa tecnologia possa finire nelle mani sbagliate. Il grafico che abbiamo ricavato in parte rappresenta ciò che fa notizia in un dato periodo di tempo, in parte invece è il termometro della paura all’italiana. E dimostra che anche alle nostre latitudini la febbre non fa che salire.

4 Martin W. BAUER e G. GASKELL, Qualitative researching with text, image and sounds. A pratical handbook, Sage Publication, London 2001.

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3 As far as the period between September 11, 2001 and March 31, 2003 is concerned, the electronic archives of the Corriere della Sera carry 441 articles relating to “weapons of