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Anno II n. 2 marzo-aprile Associazione Italiana Maestri Cattolici - Sez. Maglie

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Anno II n. 2 marzo-aprile 2019

Associazione Italiana Maestri Cattolici - Sez. Maglie

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La Redazione di Maestri in… Cammino

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SOMMARIO

EDITORIALE

VITA

ASSOCIATIVA

DIDATTICA E SCUOLA

LETTERATURA E POESIA Maestri in… Cammino

Anno II - n. 2

Fondatore Editore Antonio Gnoni

Direttore responsabile Rocco Aldo Corina

Condirettore Giuseppina Agrosì

Caporedattore Giovanna Pappaccogli

Settore cultura Marisa Maraschio

Settore didattica Maria De Donno Giovanna Pappaccogli

Vita Associativa AIMC Ester Cancelli

Settore scienza ed etica Roberto Muci

Redazione grafica Giuliana Merola Sarah Urso

Giovanna Pappaccogli

Registrazione del Tribunale di Lecce n. 8/2018 del l’11 giugno 2018 Tutti i diritti sono riservati

Manoscritti, foto e altro materiale, anche se non pubblicati non si restituiscono

La Redazione non è responsabile delle opinioni espresse dagli autori degli articoli pubblicati

Maestri in… Cammino è su internet www.aimcmaglie.it

Email

giornaleaimcmaglie@gmail.com

POESIA

Una nuova via per la Storia di Aldo Rocco Corina - p. 3

Quaresima a Maglie di Ester Cancelli - p. 6

Commemorazione - di Raffaele Coppola p.10 ATTUALITÀ

Il coding per i più piccoli - di Maria Dolores Borlizzi p. 17 Verso un ecosistema disciplinare : una lezione di letteratura comparata - di Tina Cesari p. 21

Mappa riassuntiva di Michela Leuzzi -p. 25 TEOLOGIA La Sindone - di Bruno Barberis p. 13

La Divina Commedia - Infiernu di Orlando Piccinno - p. 28

Nasce a Maglie l’Osservatorio Poetico Salentino di Rosaria Rita Pasca - p. 39

La poesia di Alberto Signore di Tina Cesari - p. 41

Poesie di Alberto Signore, Luigi Liaci, Cosimo renna, Giusy Agrosì, Lucia Maria Amato Piscopo, Antonio Piscopo, Rocco Aldo Corina - p. 43

RICEVIAMO E

PUBBLICHIAMO Lettera di Antonio Sabetta - p. 61

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Editoriale

Rocco Aldo Corina

M aestri in… c ammino

Una nuova via per la Storia

La necessità dell’obiettività storica per la verità nella modernità

Non fidarsi della critica se non si è convinti che sia giusta. Un invito a leggere attentamente opere e documenti per dare

autenticità al messaggio formulato.

Rocco Aldo Corina

La storia può cambiare le sorti della nostra vita e del mondo con l’attuazione di un progetto che non faccia ricorso a ideologismi di varia natura ma alla voglia esigente di interpretare la realtà con il tocco della modernità. Questo vuol dire che il giudizio sui fatti storici non deve compromettere la verità da essi narrata, senza la quale non è assolutamente possibile pensare al progresso.

L’analisi obiettiva dei documenti oggettivi, posta in essere nella considerazione d’un modello espositivo attrattivo, è la via che permette l’oggettività storica nel rifiuto di pregiudizi e scontri d’opinione azzardati. Si avrà così una sorta di storicismo sistematico, e non dogmatico, integralmente percettibile come arte del vivere, una sorta insomma di criticismo estetico in grado di dominare le intuizioni nel linguaggio particolareggiato e incisivo non privo di concettualismi moralistici. Una storia, in fondo, che procuri diletto al discente e insegni al tempo stesso a scrivere, come la novella e il romanzo.

Si sa che dalla teoria alla prassi c’è molta via da seguire, ma la volontà di dare un nuovo corso alla storia può determinare quanto prima il cambiamento. Ma credo ciò sia possibile solo se la storia si lega a poesia, voglio dire allo spirito del poeta fanciullo. Logicità storica, dunque, per un risultato di profonda sintesi contenutistica nei quadri del pensiero come evoluzione di scienza connessa a indagine positivistica nella presupposta continuità tipicamente conoscitiva. Perciò rifiuto di ogni relativismo che elimini il problema dell’unità nella continuità, a salvaguardia dello sviluppo scientifico e fiducia in una metodologia che tenga conto di una filosofia analitica la cui visione del mondo non contrasti con il valore autonomo dell’indagine storica e al tempo stesso implichi, come elemento vitale, l’utilizzo delle risorse di cui la ricerca ha bisogno nelle varie fasi del processo storico umano, unitario e razionale.

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Editoriale M aestri in… c ammino

STORIA

Pensiamo che la Storia debba soprattutto tendere alla verità delle cose nell’obiettività e nell’oggettività mediante seria indagine e al di là del compromettente pesante gioco ideologico.

Perché non attribuire, ad es., ai Liberali la responsabilità del devastante piano politico che doveva portare al Fascismo? E poi, è vero che Mussolini aspirava a un’Italia repubblicana?

Una nuova via per la Storia Rocco Aldo Corina

ITALIANO

La Scuola, per il ben degli altri, deve far uso del messaggio dei poeti che non è ancora trasmesso in modo giusto per effetto d’una critica non sempre oggettiva perché legata a interpretazioni il più delle volte crociane pedissequamente dai più seguite.

FILOSOFIA

Deve trasmettere il giusto messaggio che è nel pensiero dei filosofi per il cambiamento della vita del Paese mediante la Scuola.

Si attribuisca perciò ai Presocratici – questo è solo un esempio – il ruolo di far conoscere all’uomo la verità ricercata nella spiritualità per il bene del mondo e delle cose tutte, vedi Talete per il quale il Dio che agisce per plasmare con l’acqua il mondo, è fatto di solo spirito (CICERONE, La natura degli dèi).

Rocco Aldo Corina

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Quaresima a Maglie

Nei paesi del territorio salentino e da quasi un decennio anche a Maglie, dopo il mercoledì delle Ceneri si susseguono i riti religiosi della nostra tradizione.

Ogni mercoledì, per tutta la Quaresima, si snoda lungo le strade del territorio parrocchiale la Via Crucis.

È sera. Dopo la messa e la celebrazione dei Vespri, i partecipanti seguono in gruppo la Croce, avvolta da un panno bianco pendente su bracci laterali. Si procede lentamente dalla chiesa per le vie della cittadina verso le «stazioni», distribuite in quattordici luoghi dello stradario parrocchiale.

Durante il percorso si leggono le meditazioni, si recitano preghiere riflettendo sul mistero pasquale, si cantano i mesti inni della Passione. Ogni stazione è rappresentata da un quadro che racconta il cammino di Cristo verso il Calvario.

Le famiglie, per devozione, curano l’allestimento dell’altarino, un tavolinetto adorno di una tovaglietta bianca su cui posare tra fiori e piante ornamentali il quadretto della stazione affidata.

È bello accorgersi di un’improvvisa intesa e di un certo fervore che invadono le relazioni tra condomini e vicini. È un fervore che unisce e riavvicina proprio in questo periodo di invito alla pace interiore e alla rinascita spirituale. Preparare la via e allestire la «stazione» richiamano i parrocchiani a collaborare, a passare parola, ad avvisare... Dopo aver letto la comunicazione del parroco, ogni famiglia si appresta nel disporre dinanzi alla propria abitazione piante e lanterne. Ogni strada al passaggio della processione si accende di una miriade di fiammelle che fuoriescono dalle ciotoline ben distanziate, disposte con cura sui marciapiedi, nelle verande, agli angoli dei crocevia. Segnalano il percorso della «Croce» e denotano tanta partecipazione e tanta sensibilità al mistero che si compie in quei tre giorni prima di Pasqua.

Ester Cancelli

Via Crucis rionale

Riti e tradizioni Vita associativa

Ester Cancelli

M aestri in… c ammino

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Come segno di devota pietà per la sofferenza di Cristo, al passaggio del corteo vengono aperte porte e finestre delle abitazioni, lasciando intravedere soggiorni e saloni, ingressi condominiali pienamente illuminati. Ed è la luce che contrasta le tenebre, la vita che trionfa sulla morte. Quaresima non è solo sofferenza, privazione, lutto . E’ soprattutto annuncio di rinascita, speranza per il rinnovamento dello spirito, fede nella riconciliazione con il Padre.

Dopo duemila anni dal compimento della Passione, il ricordo e la commemorazione dei fatti evangelici, ancora oggi coinvolgono allo stesso modo sia i partecipanti sia gli spettatori occasionali. Attirati dallo sfiaccolare tremulo delle lampade disposte lungo i marciapiedi, incuriositi dal brusìo delle preghiere, anche i passanti sostano a gruppetti sulle piazzole o lungo le pareti, si genuflettono al passaggio della Croce.

La sera marzolina accenna nell’aria un timido saluto primaverile, smentito ogni tanto dal grecale che a sorpresa lancia l’ultima sfida invernale.

Al termine della commemorazione delle quattordici stazioni, la Croce viene issata al centro della piazzetta che segna il termine del tragitto. Sarà ripresa il mercoledì successivo per un percorso diverso e altrettanto caratterizzato dalla partecipazione commossa e devota di tanti.

Riti e tradizioni

M aestri in… c ammino

Ester Cancelli Riti e tradizioni Vita associativa

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L’altare della Reposizione, infatti, la sera stessa del venerdì viene dismesso per ricordare con austerità la morte di Gesù. Le ostie consacrate durante i riti dell’ultima Coena e reposte nell’urna testimoniano Gesù vivo e risorto, perciò la definizione sepolcro è da ritenersi impropria.

Terminata la messa del giovedì in cui si rievoca l’istituzione dell’’Eucarestia e

dell’ordine sacerdotale, i fedeli in gruppo si prostrano ai piedi del «Sepolcro» , sostano immersi nella preghiera, mentre per le navate inizia il viavai di giovani, adulti, famiglie, anziani…

Al visitatore che sosta per la preghiera si apre lo scenario della Reposizione: Gesù tra Maria e Giovanni sullo sfondo di un

cenacolo a cielo aperto. L’allestimento quest’anno raffigura l’istituzione

dell’Eucarestia nello spazio del Getsemani tra gli ulivi.

Suggestiva la scena che viene rappresentata. I rami frondosi, perso l’argenteo luccichio del fogliame, proiettano sulla parete e sul pavimento un’ombra cupa creata dal fioco lume delle lucerne. Accanto alle palme d’ulivo simbolo del Cristo in orazione e sofferente, si elevano lunghi e delicati steli di pesco in fiore, simbolo della rinascita e della speranza per una vita nuova. Una vita di riconversione e di cammino verso un Credo più forte e una fede stabile.

Ester Cancelli

Sin dal mattino del giovedì prima di Pasqua i devoti e le confraternite sono soliti

ornare, in ogni chiesa, la Reposizione o Sepolrco, disponendo ai lati e sulla gradinata dell’altare laterale fronde di ulivo, rametti di pesco e di mandorlo, mazzi di fresie, ranuncoli, gelsomini. Ogni gesto denota la sacralità dell’evento nel rispetto del silenzio. Osservando la scena in preparazione ci si accorge della

maestria nella sistemare vasi e anfore, boccali e ciotole, fasci di anturium e lilium, persino, elegantemente distribuiti in alti calici lunghi steli di papiro… Tutto lo scenario richiama nella cronologia il periodo storico durante il quale accaddero gli avvenimenti. La sera, dopo la

celebrazione della messa «in Coena Domini» viene riposto nell’urna detta Repositario il SS.Sacramento e vi rimane fino al giorno successivo. La comunione verrà distribuita ai fedeli il giorno

seguente, il venerdì Santo durante i riti della Passione. Successivamente le particole consacrate saranno conservate non in chiesa, ma in luogo diverso.

Riti e

tradizioni In Coena Domini

M aestri in… c ammino

Vita associativa

M aestri in… c ammino

Riti e tradizioni

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Riti e tradizioni Ester Cancelli

Vita associativa

In tempi lontani la tradizione magliese voleva che si visitassero almeno cinque o sette chiese con i Sepolcri, a simbolo delle Cinque piaghe di Gesù sulla croce, e dei Sette

dolori della Vergine Addolorata. Ancora oggi si rinnova questa religiosa usanza. La sera del Giovedì Santo le vie della cittadina si animano sino alle ore tarde della notte, del viavai dei pedoni e delle auto che circolano per visitare le chiese con gli altari della

Reposizione traboccanti di fiori e di lumi.

La bellezza della tradizione

Intorno alla gradinata del Sepolcro, si dispongono le «Cene», vasi in cui sono germogliati i semi del grano o di altri cereali interrati settimane prima del Giovedì

Santo. Tenuti al buio, i germogli danno vita ad esili filamenti bianchi per la mancanza di clorofilla. Una volta erano i piccoli della famiglia a seminare e curare le

pallide piantine che depositavano con i propri cari ai piedi della Croce adagiata sui gradini dell’altare.

Riti e tradizioni

Ester Cancelli

M aestri in… c ammino

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Commemorazione

Attualità

M aestri in… c ammino

Raffaele Coppola

COMMEMORAZIONE DI ALDO MORO CATTEDRALE DI SAN SABINO

BARI 23.09.2017

Saluto tutti i presenti e le autorità, in particolare l’on.le Giuseppe Fioroni, Presidente della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

È questa la più significativa delle celebrazioni che oggi si susseguono per la nascita del Medesimo (il 101° compleanno se fosse ancora tra noi), svolgendosi nel maggior tempio della Chiesa di Puglia, la Cattedrale di San Sabino in Bari.

Sono stato attento perciò al peso delle parole, che leggerò per essere più fedele al mio pensiero.

Il 15 giugno del corrente anno ho avuto un breve colloquio in Roma, da tempo preordinato, con l’on.le Gero Grassi, qui presente. Alcuni momenti di quel colloquio sono rimasti impressi nella mia mente e nel cuore. Mi interessava sapere da un grande esperto come lui cosa principalmente emergesse dagli atti di inchiesta sulla statura del Nostro. Durante la prigionia Moro fu abbandonato da tutti per l’intersecarsi di compromissioni politiche interne o facenti capo a servizi segreti, ai vertici degli Stati Uniti e della Russia.

Emergono altresì, chiaramente e in ogni momento, la testimonianza cristiana di un politico lungimirante e grande statista, la sua coerenza, la prova cruenta di un laico coerente e sempre presente a se stesso, paragonabile, come ho asserito in

Raffaele Coppola

Direttore del Centro di Ricerca "Renato Baccari"

Dipartimento di Giurisprudenza - Università di Bari "Aldo Moro"

Promotore di Giustizia Corte d'Appello dello Stato Città Vaticano

Avvocato di Santa Sede, della Curia romana e del Tribunale Apostolico della Rota Patrocinante in Cassazione e nelle altre Giurisdizioni Superiori dello Stato.

Aldo Moro

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Commemorazione

Attualità

M aestri in… c ammino

Raffaele Coppola

del Cinquecento, che come lui patì il supplizio di una mortificante prigionia prima di essere barbaramente ucciso, per giunta da condannato a una morte ingiusta.

Ebbi a chiedere a Gero Grassi, infaticabile estimatore di Moro, che cosa potesse ricavarsi in due parole dal complesso della sua opera, come scaturente specialmente dalle testimonianze degli uomini delle Brigate Rosse, a cui rivolse il noto, accorato e straziante appello Paolo VI perché gli fosse conservata la vita.

L’amico Gero mi rispose in un modo del tutto imprevisto, che mi fece sobbalzare.

Furono effettivamente solo due parole, anzi tre: “Sradicare la povertà” … proprio quello che è il mio stesso obiettivo quale Promotore di Giustizia e Avvocato della Santa Sede ma, ancor prima, come Professore nella sua Università di Bari, salentino d’origine e barese di adozione al pari di Lui.

È il caso di porre brevemente in evidenza che la gravissima crisi dei mercati e l’evidente finanziarizzazione dell’economia mondiale hanno generato un’impressionante dilatazione del debito dei Paesi poveri o a rischio default, come in Europa la Grecia, la Spagna, l’Irlanda e la stessa Italia. La questione è rilevante ed esige la riaffermazione del diritto sullo strapotere di un’architettura dell’economia globale in flagrante violazione dei diritti delle persone, contro cui si erge un manipolo di studiosi ben noti a livello nazionale e internazionale, che ho l’onore di coordinare e da oltre vent’anni si batte con passione e abnegazione per la “ricostruzione”, o meglio per la “ricognizione” del quadro giuridico del debito, interno ed estero.

Notevole risalto presso gli organi d’informazione sociale ha avuto, a partire da febbraio, l’attenzione che la Santa Sede e il Governo italiano stanno rivolgendo alla Carta di Sant’Agata de’ Goti (una dichiarazione su usura e debito internazionale del 1997, di cui sono stato uno dei redattori), che esplicita nel dettaglio quattordici principi generali del diritto, inderogabili nel quadro della tradizione giuridica di stampo universalistico costruita sul tronco del diritto romano e del diritto canonico. E’ opinione comune che essi siano forse gli unici, in quanto fonti del diritto internazionale secondo l’art. 38, 1 c dello Statuto della Corte di Giustizia dell’Aja, in grado di allentare la morsa asfissiante del debito, che pesa come un macigno sul destino e sull’esistenza di molti Popoli nella cornice geopolitica della globalizzazione.

La loro ricognizione da parte della Corte internazionale di Giustizia, attraverso l’auspicata richiesta di parere consultivo da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (sostenuta per la Santa Sede dal nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale), segnerebbe appunto come Moro avrebbe voluto

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Commemorazione

Attualità

M aestri in… c ammino

Raffaele Coppola

un cambiamento epocale, in favore della supremazia della forza del diritto, contro il diritto della forza di élites economiche privilegiate e di un mercato senza regole, cioè all’insegna della deregulation. Ebbene, sin dal colloquio romano con Gero Grassi il mio impegno in tale direzione si è rafforzato perché indissolubilmente legato, direi consacrato al nome indimenticabile di Aldo Moro, che oggi con commozione affettuosamente commemoriamo. Rivolgiamo mestamente il pensiero, scevri da qualsiasi tentazione mondana, a questo valoroso testimone della fede nel Signore Gesù.

Raffaele Coppola

Cattedrale di San Sabino - Bari

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La Sindone

M aestri in… c ammino

Teologia

Bruno Barberis

Bruno Barberis

Docente di Fisica Matematica presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino Vicepresidente della Confraternita del SS.Sudario di Torino.

La ricerca sulla Sindone tra scienza e fede

La lettura, lo studio e la meditazione sull’immagine visibile sulla Sindone di Torino conducono sostanzialmente a due livelli di riflessione. Da un lato lo studio dell’immagine presenta un altissimo interesse dal punto di vista scientifico.

Soprattutto in questi ultimi quarant’anni gli scienziati

hanno cercato di comprenderne a fondo le caratteristiche e l’origine, avviando studi nei più disparati settori della scienza: fisica, chimica, biologia, informatica, medicina legale, statistica, ecc. In questi anni la Sindone è stata pertanto al centro di un ampio, articolato e acceso dibattito scientifico a livello multidisciplinare. D’altra parte la tradizione ha sempre identificato la Sindone con il lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth e tale identificazione si è avvalsa dei moderni studi esegetici, con risultati rilevanti. Ciò ha ovviamente interessato il campo della fede cristiana, aprendo così un acceso dibattito sul rapporto tra Sindone e fede. Le ostensioni della Sindone di quest’ultimo ventennio (1998, 2000, 2010, 2013 e 2015) hanno ulteriormente contribuito a mettere in evidenza il significato pastorale e spirituale della Sindone. I due modi di intendere la ricerca sulla Sindone si sono naturalmente spesso incontrati e scontrati, dividendo a volte sia gli addetti ai lavori sia la gente comune: Sindone oggetto di fede e di venerazione o oggetto di interesse scientifico e di studio? Sovente le due modalità di approccio alla Sindone sono state contrapposte, come se l’una escludesse necessariamente l’altra, in quanto incompatibili tra di loro.

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La Sindone

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Teologia

Bruno Barberis

Si è sviluppato così un dibattito notevolmente animato, forse come non mai in passato, favorito sia dai moderni mezzi di comunicazione sia dal grande interesse suscitato a livello mondiale dalle ultime ostensioni. Per approccio scientifico si intende normalmente quello secondo il quale la Sindone è considerata esclusivamente come un oggetto di studio e con il quale ci si pone pertanto l’unico problema di cercare di rispondere alle domande circa la sua origine e autenticità.

Per approccio pastorale si intende la lettura della Sindone alla luce del suo messaggio intrinseco che, a partire dal suo stretto ed indiscutibile rapporto con le Sacre Scritture, giunge ad essere un prezioso ed unico ispiratore della vita di fede ed il suggeritore di quelle opere di carità che ne sono il vero grande frutto, come affermò San Giovanni Paolo II al termine del suo discorso davanti alla Sindone del 24 maggio 1998: «Lo Spirito di Dio, che abita nei nostri cuori, susciti in ciascuno il desiderio e la generosità necessari per accogliere il messaggio della Sindone e per farne il criterio ispiratore dell’esistenza».

Più volte mi è capitato di sentirmi interpellare sulla possibilità che prima o poi si possa giungere ad una conclusione definitiva e assolutamente certa sull’autenticità della Sindone, ovvero sul fatto che si tratti con assoluta certezza del lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth oppure che lo si possa sicuramente escludere. È evidente e logico che qualsiasi ricercatore che stia indagando su un fenomeno, un fatto, un oggetto abbia come traguardo primario quello di giungere a conclusioni certe ed inoppugnabili che consentano di conoscere la verità relativamente all’argomento in questione. Purtroppo non sempre è possibile pervenire a risultati definitivi e universalmente condivisi anche perché spesso i risultati raggiunti sono frutto dell’utilizzo di tecnologie e di conoscenze che possono essere implementate e approfondite nel futuro o addirittura sostituite da nuovi metodi, da nuove apparecchiature, da nuove conoscenze. È per questi motivi che a domande del genere si preferisce rispondere in termini probabilistici, esprimendo qual è la probabilità che, in base alle conoscenze attuali, tale risultato corrisponda alla verità, ben sapendo però che nuove scoperte o nuove conoscenze potranno modificare o addirittura ribaltare i risultati a cui fino ad oggi si è pervenuti. La verità è naturalmente una e una sola e quando, seguendo due piste diverse, si giunge a risultati tra di loro contraddittori, è evidente che almeno uno dei due è errato.

Ma tali considerazioni permangono valide anche quando sono a confronto studi di tipo scientifico e riflessioni di carattere religioso? Evidentemente sì se tali studi hanno gli stessi scopi. Ma se le finalità sono diverse o stanno addirittura su piani tra loro non confrontabili, le cose cambiano radicalmente. È proprio quello che accade nel campo degli studi sulla Sindone.

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La Sindone

M aestri in… c ammino

Teologia

Bruno Barberis

L’approccio religioso non potrà mai avere lo scopo di indagare sull’autenticità storico- scientifica del lenzuolo e della sua immagine. Ha invece il fine di leggere la Sindone in profondità, con l’intento di cogliere il messaggio essenziale che da quell’immagine promana, grazie alla sua stretta relazione di similitudine con la vicenda di Gesù di Nazareth, in particolare con la sua passione, morte e resurrezione. “Questa immagine impressa nel telo parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore” ha affermato a tale proposito Papa Francesco nel suo videomessaggio in occasione dell’ostensione televisiva del sabato santo 2013. È evidente che tale approccio religioso può appoggiarsi ai risultati delle indagini storico-scientifiche, ma in realtà non dipende affatto da esse poiché non ha lo scopo di cercare risposte sull’autenticità della Sindone.

Pertanto, porre in antitesi l’approccio scientifico a quello religioso non ha senso, anzi è assai pericoloso perché da un lato si rischia di ridurre la Sindone ad un “oggetto morto”, ad un’immagine che ha significato solo in sé e per sé e che non interpella affatto la nostra vita e dall’altro di trasformare la Sindone in una specie di idolo asservito a tesi aprioristiche e strumentali.

Ma sono poi veramente in antitesi i due modi di rapportarsi all’immagine?

Personalmente ritengo che i due tipi di approccio siano non solo compatibili, ma anzi tra loro complementari, costituendo le due parti, entrambe indispensabili, di una corretta, efficace e completa presentazione della Sindone. Essi possono benissimo coesistere a patto che ne vengano rispettati i diversi piani di competenza e non si voglia a tutti i costi mescolarli forzandone le conclusioni senza rispettarne le peculiarità. A tale proposito è importante ricordare, a scanso di equivoci, che la fede cristiana non si fonda né si fonderà mai sulla Sindone. Più volte mi sono sentito chiedere da giornalisti e intervistatori che cosa ne sarebbe stato della mia fede nel caso in cui venisse dimostrata la non autenticità della Sindone e ovviamente ho sempre risposto che non sarebbe cambiato assolutamente nulla. La fede cristiana si basa su ben altri presupposti, ma la Sindone può esserne un valido supporto se vista come un prezioso strumento che, mediante il linguaggio dell’immagine, contribuisce alla riflessione sul pilastro portante della fede: la passione, morte e risurrezione di Cristo. Altre volte mi sono sentito chiedere, sempre nel caso in cui venisse dimostrata la non autenticità della Sindone, che cosa se ne dovrebbe fare di quel lenzuolo. Se, ad esempio, per “non autenticità” si intendesse un’età del tessuto incompatibile con l’epoca di Gesù di Nazareth, bisognerebbe comunque proseguire gli studi per comprendere come si può essere formata quell’immagine unica che fino ad oggi nessuno è riuscito a riprodurre. In ogni caso la Sindone rimarrebbe un oggetto di grande interesse storico-archeologico e nello stesso tempo non cesserebbe di presentare un’immagine capace di richiamare in modo unico e inequivocabile la vicenda di Gesù di Nazareth.

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La Sindone

M aestri in… c ammino

Teologia

Bruno Barberis

Sta di fatto che la Sindone esiste e che, in base a tutti i dati attualmente a disposizione, le probabilità di una sua autenticità, ovvero di una sua appartenenza a Gesù, sono molto alte.

Si può allora concludere che una presentazione corretta e completa della Sindone dà la possibilità di percorrere un prezioso cammino di riflessione alla scoperta del mistero della passione di Gesù, narrata in forma letteraria dai testi evangelici. Tale percorso ha bisogno di essere sostenuto sia dalle conferme e dalle scoperte che provengono dagli studi scientifici, sia da quella riflessione che consente di andare oltre all’immagine per cogliere nella sua interezza il messaggio di salvezza e di redenzione donatoci dalla sofferenza di Cristo nel lungo e doloroso cammino della sua passione. La Sindone ha pertanto bisogno di essere studiata e letta seguendo entrambi gli approcci: quello della scienza e quello della fede. Altrimenti sarà impossibile coglierne ed approfondirne

appieno il profondo messaggio.

Bruno Barberis

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IL CODING PER I PIU’ PICCOLI: robotica educativa nella Scuola dell’Infanzia

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Didattica e Scuola

Scuola dell’Infanzia

La robotica a scuola come programma nazionale è partita con il progetto Programma il Futuro, messo a punto dal MIUR e dal CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) per accompagnare e supportare le scuole sulla scia dell’esperienza internazionale Code.org. Con strumenti semplici e divertenti si possono apprendere i concetti di base dell’informatica e del pensiero computazionale. L’obiettivo espresso nel rapporto “La buona scuola” è arrivare a sperimentare l’introduzione strutturale del coding in tutti gli Istituti scolastici con iniziative come quelle del Piano della Scuola Digitale del MIUR (Scuole 2.0 e Classi 2.0) o la Settimana del Codice del 2014. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca invita anche la Scuola dell’Infanzia a promuovere percorsi attivi di crescita e sviluppare l’innovazione digitale con attività di buone pratiche didattiche attraverso il PNSD.

Mi sono avvicinata al coding e alle nuove tecnologie didattiche per l’infanzia e alla robotica educativa in genere, dopo aver frequentato corsi e iniziative di formazione nazionale del MIUR sulle COMPETENZE DIGITALI E NUOVI AMBIENTI PER L’APPRENDIMENTO, preso parte al PIANO NAZIONALE FORMAZIONE DOCENTI RETE AMBITO 20-Alliste e corsi del Team per l’Innovazione: Soluzione per la didattica digitale integrata, di didattica con le TIC e nei MOOC di BOGLIOLO. Ma è stata la partecipazione ad un Meeting docenti e dirigenti innovatori di Puglia per la” Robotica Educativa” Secondo I.C. “Montessori - Bilotta” a Francavilla Fontana, dove sono state presentate varie esperienze didattiche di colleghe di molte scuole pugliesi, che ho potuto constatare l’ausilio della tecnologia per una didattica innovativa, il nuovo modo di fare scuola e la ricaduta positiva sui piccoli per lo sviluppo delle abilità e delle competenze.

Tra le attività di coding da proporre ai bambini c’è Bee-bot, un piccolo robot a forma di ape, programmabile in modo semplice e immediato, che i piccoli accolgono con entusiasmo e curiosità. Progettato per i bambini della Scuola dell’Infanzia e della scuola primaria, è fatto di plastica resistente, presenta nella parte superiore semplici comandi che si possono attivare premendo uno sui 4 tasti freccia di colore rosso (Avanti, Indietro, Destra, Sinistra). Ogni passo Avanti o Indietro misura 15 cm e le rotazioni sono di 90°a destra e a sinistra permette ai bambini di scoprire la logica e a contare, guida a visualizzare i percorsi nello spazio, aiuta ad apprendere le coordinate e la programmazione, favorisce il processo di lateralizzazione.

I bambini possono programmare i percorsi già preparati agendo sui comandi. Di comandi in sequenza se ne possono memorizzare sino a 40. Dopo aver dato i comandi, per far partire Bee-bot i piccoli dovranno premere il pulsante GO, impareranno ad usare il tasto clear (Cancella), potranno realizzare i primi programmi disegnando una sequenza di frecce, percorsi, numeri, figure geometriche, mappe di caccia al tesoro, figure geometriche o creare percorsi che rispondono ad esigenze particolari di ciascuna sezione, su foglio di plastica rigido e trasparente con pennarello indelebile da sovrapporre su qualsiasi tabellone già in dotazione nelle sezioni numeri, lettere, cartine in genere.

Maria Dolores Borlizzi

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M aestri in… c ammino

Didattica e Scuola

Bee-bot confermerà i comandi ricevuti mediante suoni e luci, si accenderanno gli occhi o suonerà appena avrà compiuto un percorso. Il piccolo robot potrà essere inserito anche all’interno di storie che meglio si adatteranno alla progettazione a seconda della fascia di età nelle varie sezioni.

Bee-bot è un robot giocattolo che aiuta i bambini a muoversi nello spazio e apprendere per scoperta.

L’ artefatto permette ai piccoli di mettere in gioco le loro attitudini creative, la loro capacità di comunicazione e cooperazione.

Prima di effettuare il percorso e far muovere l’ape il bambino deve scrivere tutto il codice per far arrivare l’ape a destinazione usando le frecce direzionali che ha a disposizione. Poi procede ad applicarlo all’ape e quindi a farla muovere sul reticolo cartesiano. Prima di giocare con il piccolo robottino i bambini sperimentano il coding con il proprio corpo muovendosi su un grande tappeto con il reticolo (Reticolo cartesiano) divisi in squadre lungo percorsi precedentemente programmati

.

Oltre a Bee-bot si può fare coding unplugged ovvero senza artefatti tecnologici, con il gioco del robottino che prevede come per Bee- Bot l’utilizzo da parte dei bambini dell’uso di frecce direzionali per effettuare percorsi. Grazie ad esse i piccoli dovranno indirizzarlo a trovare la sua navicella aggirando anche ostacoli. Robottino è realizzato con scatole di cartone e il percorso sul pavimento con gessetti colorati, la navicella con materiale di riciclo. In mancanza di un robottino di cartone può essere un bambino a giocare e ad essere guidato sul tappeto reticolato dai compagni. Ai bambini saranno dati dei fogli di carta dove disegnare il percorso. Questi fogli diventeranno delle rappresentazioni di stringhe di comandi veri e propri. I bambini procederanno prima attraverso indicazioni vocali e al termine delle attività si potranno consegnare delle schede da colorare in cui è rappresentato il robottino quello della storia raccontata e la griglia sulla quale ogni bambino potrà replicare gli ostacoli del tappeto del proprio gruppo. I comandi dovranno essere del seguente tipo e ogni passo dovrà corrispondere ad un quadrato della griglia: un passo avanti, un passo indietro, un passo a destra, un passo a sinistra. I bambini anticiperanno alle istruzioni vocali, un proprio disegno rappresentante i comandi che si vorranno dare al bambino/robot, con delle frecce. Si richiede abilità cognitive specifiche come ad esempio la concettualizzazione del problema e l’attivazione della previsione. Se un bambino comanda al suo compagno “robottino” di fare un passo ma sul quadrato c’è disegnato un ostacolo, probabilmente non avrà attivato la previsione dell’errore. Se un bambino comanda di aggirare l’ostacolo, esso sta prevedendo una serie di passi che non sono stati ancora messi in pratica nella realtà, ma solo attraverso l’astrazione dei movimenti. Il bambino sviluppa la percezione spaziale, è

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Didattica e Scuola

Roby è un bambino nel ruolo di robot che segue istruzioni, Cody è il suo programmatore.

Per iniziare le istruzioni sono vai avanti, gira a sinistra e gira a destra. Ogni istruzione è scritta o disegnata su un cartello che Cody passa a Roby. Roby legge le istruzioni e le esegue muovendosi su una scacchiera. Per questo gioco non servono computer, sono i giocatori a fare la parte di Cody e Roby, è un’attività unplugged, è un gioco di carte, un gioco da tavolo o direttamente sul pavimento. Roby passa nel riquadro che ha di fronte ruota di 90 gradi alla sua sinistra senza cambiare riquadro ruota di 90 gradi alla sua destra. Alternativa a questo gioco è la scacchiera. Si può giocare o sul tavolo o sul pavimento, su una scacchiera 5x5 riquadri da tavolo e 40-50 cm a riquadro per terra dove si muovono direttamente i giocatori. Il kit di carte direzionali di Cody Roby con scacchiera da tavolo più pedine, un semplice tappeto con reticolo cartesiano da pavimento 5 metri x 4 metri, alcune mappe reticolate e plastificate per vari percorsi, la sagoma di un robottino realizzata con cartone, il programma Scratch Jr, varie Apps di coding per tablet e Bee- bot, il programma Paint, Didapages per creare e- book per narrazioni digitali interattive, contribuiscono attivamente all’apprendimento del coding perché si innesca nei bambini un meccanismo di memorizzazione cosciente e volontaria. Utilizzando materiali ed esplorando le potenzialità offerte dagli strumenti tecnologici digitali e dai media, i bambini scoprono le loro funzioni e i possibili usi poiché i piccoli si avvicinano al mondo della robotica in modo ludico, giocando sviluppano la logica, acquisiscono varie competenze e apprendono i primi linguaggi della programmazione. La robotica educativa permette di far lavorare in gruppo docenti e alunni per apprendere il pensiero educativo creativo. La scuola diffonde così conoscenze scientifiche di base per la comprensione della civiltà moderna coinvolgendo tutti i Campi di Esperienza dei bambini, facendo raggiungere loro molti obiettivi, poiché come dice Bogliolo il coding è interdisciplinare e si applica senza necessariamente pilotare un robot..

Attraverso i percorsi di coding i bambini fanno esperienze, mettono in gioco le loro attitudini creative. Un’idea rivoluzionaria, un nuovo modo di imparare e di insegnare. Il bambino è anche chiamato a mettere in atto le strategie risolutive, ipotizzare un percorso, contare i passi, dare le istruzioni, osservare, descrivere e progettare percorsi secondo vincoli dati.

Anche il gioco delle carte, il kit Cody Roby, coinvolge i bambini in giochi da tavolo a squadre sia semplici che difficili o attività motorie che contribuiscono allo sviluppo del pensiero computazionale senza richiedere alcuna attrezzatura informatica.

Scuola dell’Infanzia Maria Dolores Borlizzi

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Didattica e Scuola

La Scuola dell’Infanzia si dimostra, così, una scuola viva, in continuo cambiamento che con l’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie applicate alla didattica, utilizzate in modo proficuo, offre ai nativi digitali un’opportunità in più e rende l’apprendimento coinvolgente, collaborativo e innovativo nell’era del digitale per il futuro delle nuove generazioni.

In un mondo che in gran parte è già basato sulla tecnologia informatica, fare laboratori di coding nella Scuola dell’Infanzia ha come obiettivo non quello di far diventare tutti dei programmatori informatici, ma di diffondere conoscenze scientifiche di base per la comprensione della civiltà moderna, tenendo sempre presente, però, Il messaggio che Papa Francesco ha lanciato nella XLIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

“Usiamo le nuove tecnologie senza farci usare”.

Maria Dolores Borlizzi

Giocando in modo costruttivo e creativo con gli altri, argomentando, confrontandosi, sostenendo le proprie ragioni con adulti e i coetanei, il bambino prova piacere nel movimento e sperimenta schemi posturali e motori, li applica nei giochi individuali e di gruppo, con l’uso di piccoli attrezzi è in grado di adattarli a situazioni ambientali all’interno della scuola e all’aperto Scuola dell’Infanzia

Maria Dolores Borlizzi

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Didattica e Scuola

Verso un

Ecosistema Disciplinare Tina Cesari

Tina Cesari - Docente di Italiano e Latino

Giovanni Pascoli

Verso un ecosistema disciplinare:

una lezione di letteratura comparata

Due poeti a confronto: Leopardi e Wordsworth

Sebbene, ormai, la critica moderna sia unanime nel definire Leopardi un poeta non pienamente inscrivibile in alcun movimento letterario, tanto meno all’interno del romanticismo, per motivi strettamente anagrafici l’esperienza dei due poeti potrebbe essere in qualche modo sovrapponibile e riconducibile, per taluni aspetti, alla sensibilità romantica. Tra l’altro, Wordsworth è universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante del romanticismo inglese, insieme a Coleridge.

Si cercherà, in questa sede, di enucleare quali sono i principali elementi di convergenza e di divergenza del loro modo di intendere la poesia e di rapportarsi col movimento romantico.

Anche questo lavoro, come l’attività di cogestione del lavoro didattico sui poeti Pascoli e Machado, apparso nel precedente numero di questa rivista, è il risultato di un’attività di codocenza svolta con gli allievi di una quinta classe dell’indirizzo internazionale del Liceo Classico “F. Capece” di Maglie, alla presenza della sottoscritta, docente di lingua e letteratura italiana e latina, e della docente di lingua e letteratura inglese, prof.ssa Maria Rita Grimaldi.

Il primo elemento di confronto tra il poeta italiano e quello inglese è il loro differente atteggiamento nei confronti della natura, vista, come ben sappiamo, da Leopardi, come una natura «madre di parto e di voler matrigna», mentre da Wordsworth essa è vista non solo come una presenza positiva ma, addirittura, come una guida che conduce gli uomini ad avere una condotta moralmente corretta. Un elemento proprio del romanticismo è costituito, come sappiamo, dalla dimensione religiosa che è quasi totalmente assente in Leopardi, anche se padre Ferdinando Castelli, critico letterario della Compagnia di Gesù1, parla, addirittura, di un carattere eminentemente religioso, più che filosofico, del pensiero leopardiano.

______________________

1Archivio di adnkronos dell’11/2/2007.

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Verso un

Ecosistema Disciplinare Tina Cesari

In verità, per Leopardi, il cristianesimo rimane un fatto intellettuale, come afferma Giovanni Fighera2, cioè, essa è intesa come una fede che deve essere ragionevole, necessaria per dare corpo alle illusioni.

D’altra parte, risulta ancora un mistero insondabile quello della presunta conversione del poeta in punto di morte.

La presenza di Dio è contemplata, invece, dall’autore inglese e la natura, anzi, è intesa come un riflesso della sua presenza, in quanto le immagini della natura sono vivificate dalla luce divina; esso è un Dio immanente e visibile.

La loro concezione della vita, inoltre, appare totalmente differente, visto che, è risaputo, per il poeta di Recanati essa è fonte di infelicità e di noia mentre in Wordsworth essa appare più ottimistica.

Tuttavia, la trattazione della differente concezione della Natura, di Dio e della vita, in Leopardi e Wordsworth, è rimandata, in questa sede, ad un approfondimento riservato più ad un pubblico di esperti, ed è qui solo accennata, così come è stato fatto, come preambolo all’attività di comparazione dei testi effettuata dalle docenti e dagli allievi durante l’attività di codocenza.

D’altra parte, per non rimanere nell’ambito di un generico lavoro di sovrapposizione dell’opera dei due autori, si ritiene didatticamente più costruttivo focalizzare l’attenzione su un lavoro comparativo dei testi che rende, senza dubbio, più interessante una lezione di letteratura.

Il testo di Wordsworth che si è preso in esame è molto conosciuto ed è Daffodils, un delicato quadretto di narcisi danzanti che il poeta osserva, vicino al lago, e che inducono il suo cuore a danzare con essi.

È risultato inevitabile il lavoro di confronto di questo brano con La ginestra di Giacomo Leopardi; entrambi i fiori, di colore giallo, rispecchiano la differente personalità dei due autori, in quanto i narcisi sono presenti in gran numero nel testo del poeta inglese che scrive, «con uno sguardo ne vidi diecimila», mentre la ginestra appare solitaria al poeta, in una terra desolata, dimora solo di

«conigli e serpi».

Nel primo caso, la presenza di una moltitudine di narcisi denota spensieratezza, mentre la ginestra rivela il carattere meditativo del poeta che, saggiamente, invita il lettore ad affrontare con dignità l’infausto destino umano.

Entrambi i fiori vengono, inoltre, localizzati in un contesto ben definito, in quanto i narcisi si trovano sotto gli alberi, vicino al lago, mentre la ginestra siede

«sull’arida schiena » del vulcano.

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Verso un

Ecosistema Disciplinare Tina Cesari

Significative sono apparse le comparazioni tra Daffodils ed un altro conosciutissi mo testo leopardiano, L’infinito.

In entrambi i brani, da una dimensione di solitudine e meditazione si arriva ad una dimensione immaginativa; la condizione di partenza è identica in entrambi gli autori in quanto, mentre Wordsworth è seduto sul divano e con la memoria rivede davanti a sé i narcisi ammirati durante la sua passeggiata, anche Leopardi, «sedendo e mirando», e osservando la siepe che ha davanti, immagina l’infinito che si trova oltre ad essa, il mare in cui gli piacerà naufragare.

Il componimento si apre, per i due poeti, in una condizione meditativa di solitudine e di empatia con il luogo, che appare al poeta di Recanati come

«sempre caro mi fu quest’ermo colle», mentre il poeta inglese scrive: «un poeta non poteva che essere felice in una compagnia così gaia», «e vagavo solitario come una nuvola».

Tuttavia, a partire dalla congiunzione ma per leopardi, e when per Wordsworth,

scatta l’immaginazione che permette ai due poeti di allontanarsi temporaneamente dalla realtà, paragonando i narcisi a dei danzatori e lo spazio immaginato oltre la siepe all’infinito.

La dimensione di piacere che deriva dalla totale immersione nei propri pensieri fa scrivere al poeta di Recanati che il «naufragar m’è dolce in questo mare» e al poeta inglese «il mio cuore si riempie di piacere e danza coi narcisi».

L’esperienza vissuta dal poeta inglese in Daffodils, è proprio l’espressione del concetto romantico secondo il quale la scrittura rappresenta un flusso di pensieri e sensazioni determinata da un’emozione ricordata in un momento di tranquillità.

Questa teoria non è forse equivalente a quella leopardiana della rimembranza?

Nel componimento A Silvia, il recanatese non prova forse un momento vago ed effimero di felicità, dovuto al ricordo indefinito della giovinezza personificata da Silvia?

Il poeta, infatti, così scrive in una pagina del suo Zibaldone: «la rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro se non perché il presente, qual ch’egli sia, non può essere poetico».

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Verso un

Ecosistema Disciplinare Tina Cesari

L’ultimo testo leopardiano che è stato preso in esame durante l’attività di codocenza è il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, in cui si evidenzia la differenza di stato d’animo dei due poeti perché, mentre in Daffodils il poeta inglese paragona i narcisi alle stelle della via Lattea manifestando la volontà di raggiungere qualcosa di più alto, identificabile con Dio, la cui presenza e ravvisabile nei narcisi e nelle stelle, in Leopardi la tendenza all’immaginazione è smorzata fortemente.

Essa appare solo nella parte finale in cui il poeta manifesta il desiderio di volare e «noverar le stelle ad una ad una», che gli procurano una momentanea sensazione di piacere, ma è solo una parentesi stroncata dal verso finale che chiude con una sentenza l’intero componimento, «è funesto a chi nasce il dì natale».

Per rendere più agevole la fruizione del lavoro di comparazione tra i due autori si acclude al presente articolo lo schema di sintesi elaborato da un’allieva che ha registrato con scrupolosa attenzione tutte le osservazioni emerse durante l’ora di codocenza.

Tina Cesari

W. Wordsworth

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Verso un

Ecosistema Disciplinare Michela Leuzzi

Codocenza – William Wordsworth e Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi William Wordsworth

-1798 – Recanati

-1837 – Torre del Greco (Napoli)

-1770 – Cumbria (Lake District) -1850 – Rydal Mount (Lake District) La Natura -Inizialmente è una forza benevola,

ma, col maturare del pensiero filosofico dell’autore, diventa una “matrigna”

nemica dei suoi stessi figli, ossia degli uomini.

-La natura e l’uomo sono inseparabili, visto che quest’ultimo non può esistere al di fuori di essa. Diventa quindi una sorta di guida, che allevia il suo dolore, gli infonde calma e serenità e gli insegna a comportarsi in modo moralmente corretto.

Dio -L’unica “forza superiore” presente nella sua poetica è la natura stessa, molto più potente di qualsiasi altra cosa.

-È presente una componente divina, visto che la purezza e la grandezza della natura derivano dal suo essere un riflesso di Dio.

Concezion e della vita

-E’ prettamente pessimista, in quanto concepisce la vita come fonte di infelicità, di noia, da cui ci si può distrarre solo temporaneamente.

-Ha una visione della vita del tutto ottimistica, come conseguenza della sua concezione di “natura”.

Le opere a confronto

La Ginestra Daffodils

-È un fiore solitario, che cresce in una terra desolata, dimora solo di “conigli e serpi”

v.5 – i tuoi cespi solitari

-I narcisi fioriscono nella natura incontaminata, e vi sono presenti in gran numero

v.3 – vidi all’improvviso una moltitudine v.11 – con uno sguardo ne vidi diecimila -Entrambi fungono da “muse ispiratrici” per i poeti, ed attraverso di loro esprimono il loro pensiero riguardo

la natura. Pertanto, probabilmente entrambi sono il riflesso del carattere degli autori stessi.

-Entrambi i fiori sono gialli, in un richiamo al sole e quindi alla vitalità che vogliono trasmettere al lettore.

-È fonte di saggezza, in quanto sprona il lettore a non arrendersi davanti al suo infausto destino.

-Sono fonte di spensieratezza e di benessere, derivati dal semplice contatto con essi del poeta

-Entrambi i fiori sono soggetti ad una personificazione

-Entrambi i poeti definiscono precisamente la localizzazione di entrambi i fiori Daffodils – v. 5 – accanto al lago, sotto gli alberi

La Ginestra – v.1-3 – qui su l’arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo

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Ecosistema Disciplinare Michela Leuzzi

L’Infinito Daffodils

Solitudine e dimensione meditativa

- Il poeta siede, solo, nel giardino di Villa Leopardi, osservando la siepe che ha davanti e rimuginando cosa potrebbe esserci al di là di essa.

v.4 – sedendo e rimirando

- Il poeta siede sul suo divano, utilizzando il suo “occhio

interiore” per rivedere davanti a sé i narcisi osservati

precedentemente durante una sua passeggiata solitaria.

v.17 – osservavo e osservavo v.19 – mi sdraio sul mio divano v.22 – la gioia della solitudine L’immaginazio

ne

- Elemento chiave, permette al poeta di sfuggire alla realtà, seppur temporaneamente nel momento in cui egli si sforza di immaginare il mondo oltre la siepe.

- È ciò che permette al poeta di comprendere pienamente la vitalità dei narcisi, portandolo a paragonarli alle onde del lago o a dei danzatori.

Connessione emotiva col luogo

v. 1 – Sempre caro mi fu quest’ermo colle

v.15,16 – un poeta non poteva che esser felice in una

compagnia così gaia Sequenza

Introspettiva

- Si sviluppa a partire dal “Ma”

del v.4

- Si sviluppa a partire dal “When”

del v.17 Verso

d’apertura

-Evidenzia la dimensione solitaria e meditativa del componimento

v.1 – Sempre caro mi fu quest’ermo colle

- Evidenzia la dimensione solitaria e meditativa del componimento

v.1 – vagavo solitario come una nuvola

Verso di chiusura

- Sottolinea la sensazione di piacere prodotta dalla totale immersione del poeta nei propri pensieri

v.15 – e il naufragar m’è dolce in questo mare

- Sottolinea la sensazione di piacere prodotta dalla totale immersione del poeta nei propri pensieri

v.23,24 – ed allora il mio cuore si riempie di piacere e danza coi

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Verso un

Ecosistema Disciplinare Michela Leuzzi

A Silvia Daffodils

La teoria della rimembran za

- il poeta trova conforto nel ricordo della sua amata Silvia, circondato da un’aura di vago ed indefinito dovuta all’azione del tempo

- fa riferimento al processo di scrittura adottato dai romantici, per cui la poesia deriva da “un flusso spontaneo di pensieri e sensazioni generato da un’emozione ricordata in un momento di tranquillità”;

quindi, attraverso la memoria, il poeta “filtra” l’esperienza vissuta e le sensazioni da essa provocate per ottenerne delle nuove, simili e più pure in quanto rese poetiche.

Canto notturno di un pastore errante dell’asia

Daffodils L’immagina

zione

- presente solo in un piccolo passaggio (vv.133-138)

- molto presente nell’intero componimento

Le stelle - il poeta immagina di poter volare e raggiungere il cielo per poter “noverar le stelle ad una ad una” (v.135). Le stelle quindi rappresentano

l’esigenza di raggiungere la felicità, il piacere, che gli permetterebbe di scappare dal tedio dell’esistenza.

- il poeta paragona i narcisi alle stelle della via lattea, sottolineando la sua volontà di raggiungere qualcosa di “più alto”, identificabile con Dio, il cui riflesso si ritrova nella natura (e quindi nei narcisi e nelle stelle).

Michela Leuzzi V C Internazionale Liceo «Capece» Maglie

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Letteratura e Poesia M aestri in…

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Divina Commedia Orlando Piccinno

Cantu quartu

Me risbijai cu nnu dolor de capu e mme parse ntìsi sparu de cannone, ma stia nsunnatu. Oppur comu apu ca pizzacatu m'ìa e nun dissi none.

Me llevài nnu picca, lluzzài de sguisciu cu ssacciu la mea sorte cce prupone.

Me rammentai ca me tuccàa ccarìsciu li carni mei pe’ ddhu locu ardente

e pur me ncorsi ca stia susu ddhu rìsciu.

Lluzzai l'abbissu ma nun vidi gnente, tant'era cupu nun vòsi llu cuardu ca ìa persa quasi l'ariu e lla mente.

E virgiliu: - mo', fìju, lassa 'gne lardu e sècuta mmie ca suntu vera cuida e chian chianu scinnìmu stu mansardu. – Sbianchiu qual cazzafitta e cu sfida paria incertu lu mesciu meu e dissi:- Comu facìm cu sciamu, se ste crida hane strazziatu puro Tie? – Te fissi, rispuse, percè la mea è pietate, mentre la toa è cran paura de issi.

Sciamu, ca via avìmu a fare e malate nun ttocca èggien le carni toi; mena ca quistu è llu primu cìrchiu, frate! – l'abbissu nìuru nun donava lena e scien tentuni cu lle rìcchie attente, cercannu de capir l'arcana pena.

Uci dulenti, ssaùj e trista ggente:

fìmmane, carusi e vecchi canuti, de tantu cridar nun se capìa niente.

E llu duca: - sacciu inver ca rifiuti tuttu quantu tie scorgi a quistu cerchiu;

Infiernu

Orlando Piccinno

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Letteratura e Poesia

29 Divina Commedia

Orlando Piccinno

ma ttocca tte dicu ca a cquai muti nc'ete de sti dannati ca superchiu sfiatan percè nun fora battezzati, nun adorara Diu , nè peccatu lerchiu ficera, sofferenti e sventurati

fòsera: volenti o nulenti, sorte lor è de cussì, ma nun ficer peccati.

Puru jeu, destinatu dopu morte a stu locu, senza requie spettannu;

speramu lu Signor cu un' apra porte!

Stesi fiaccu quannu ntisi stu nfannu ca nui cristiani, senza nuddhu mertu, se nun pe' Cristu scine senza scannu.

Dimmannai lu duca: - dimme se sertu fòe mai cuncessu, pura eccezzione, a st'anime ca stane cquài a cuncertu.

Me pare l'aggiu ntisu stu sermone recitannu lu Credu de la Chiesa ca una fiata nci fose st'occasione.

-E' ver, disse lu mesciu, sta cummesa l'aggiu vista quannu è succeduta:

Cristu risorse e poi la prima 'mpresa Fòe cu scìnna fin’a sta lurda luta cu pija Adam, Abel, Noè, Mosé legista, Abram patriarca, re Davide e muta àutra ggente, santi giusti, ca quista cantata nun dice. La pia Rachele, àutri patriarchi e prufeti, la lista de tanti crandi santi d’Israele.

Li purtàu mparadisu, a lochi beati:

fòr fedeli 'lla legge de soi stele.

Mentre scìne, nui secutàn quattati lu discorsu e la fuddha nun bbentava de spirti doluranti cundannati.

Tuttu de paru vitti ardente clava trapanare 'a tenebbra cu ddhu focu, nun capendu filu cce sse trattava.

E nduvinài ca quiddhu era nnu locu distinto pur'ancu in foscu nfiernu e cercai cu ssacciu ca ne sapìa pocu.

- Mesciu, dissi, sulu Tie sinti piernu mmenzu ste crandi cose scanusciute, spiecarme percè a stu circhiu eternu s'ha fatta concessione ca nun prute.,

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Letteratura e Poesia

Divina Commedia Orlando Piccinno

- Cittu, fìju, disse Virgillu, mira la bontà de Diu Signore, ca ulùte have st’anime in luce scincira e pur pagani purtàra divin lume:

locu è qùistu ddhunca mai ete sira.- Ntìsi una uce tunante tutt'acume ca dicìa: - dati onore a quistu pueta lumbardu, Virgiliu: scrisse qual nume ma nun fòe cristianu. Eppuru lieta cantau la storia de soa patria amata e mo' sta cu lli Crandi a quieta meta.- Vidi Omer, Oraziu e Ovidiu e cu grata Cumpagnia ‘u crande cantor Lucanu.

E lu duca:- cu issi stìa e me fòe data eterna sosta, pe' volere arcanu da Diu cangiata a mmie nna fiata sola.

Or m'ha destinatu cu ddaù una manu A tie, Dante! Poi tornu alla scola de quisti Sommi cu crande cervellu ca scrìssera tantu, facendu spola per dare civiltà a quistu e a quellu.- Lu mesciu me presentau a tutti quisti ca me ficera onore gratu e bellu:

jeu nun meritava tali acquisti.

Dissera m'avìane elettu a sestu de lor schera e penzai tra mmie: tristi nun fòra in vita s'a mmie modestu han datu premiu ca nun meritava:

me ntìsi scornu e poi me scùsi lestu.

Rrivamme poi a locu addhunca stava nnu castieddhu nticu cu sette muri ncirchiatu de fussatu chin de bava ca varcamme listessu e cu suturi.

Cu ddhi pueti trasìmme sette porte e finarmente ne ntìseme sicuri.

Vitti nnu campu verde senza morte chin de ggente seria cu gran barba ca me parìan com'anime risorte.

Cuntane radu com quannu ete arba senza fastidiu dar all'àutra ggente ca spesse fiate lu rùsciu nun garba.

Allu duca me vìnne propiu a mente

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Letteratura e Poesia

Divina Commedia Orlando Piccinno

cu dimmannu de quiddhi venerandi ca ggiacìane su ddhu verde mpunente.

Me mmusciàu Elettra e tutti i Crandi:

Etture, Enea e Cesar tuttu armatu, Camilla e Pantalea ca dìan cumandi, Latinu cu Lavinia fìia a llatu.

Vidi lu Brutu ca cacciàu Tarquinu, Crezzia, Julia, Marzia mujèr de Catu.

Cornelia ornata, fìja de Scipinu E mamma de li Cracchi. Sulu, a parte, stìa lu forte prence Saladinu.

Me sciucau l'occhiu: vidi Aristarte ssettatu. Foe mesciu de filosufia e ssutta razzu tinìa le scritte carte.

Vinia ggenzatu e li dìne onore, sia avìn gran stìma. Poi Socrate e Pratone li stìne mpressu dicendo: ssignorìa!

E Demócretu. Lu munnu, p'occasione dicia fattu! Diogen, Anassu, Talete, Empeducle, Eraclitu e Zenone.

Poi vidi Dioscur duttore: sapete cull'erva guarìa malati. Vidi Orfeu, Tulliu, Linu e Seneca cui cumpete gnignu. Euclide dottu e Tolumeu, Ippocrate, Avicenna e pur Galenu, Veris, medicu arbu ma nun ebbreu.

Tutte ste menti dèsera armenu tantu presciu ca jeu nun me spettava ca stìne all'infernu, perlumenu!

Nchinàmme li pueti e tiempu passava:

poi ne scìmme nnanti e li lassàmme a locu lor. Stu core li rimembrava

e secutàmme a scìre pe' ddha bailàmme.

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Letteratura e Poesia

Divina Commedia Orlando Piccinno

Cantu quintu

Scinnìmme quinci de lu cìrchiu primu a llu secunnu ca ete cchiù ristrettu:

l'infiernu è fattu a mbutu e jeu lu timu.

Nc’era minosse ca nturtíjava' strettu culla cuta nnu spirtu tant'utàte da mbestire sou locu cu cuncettu.

Ddhu mostru, nsomma, dopu ìa cuntate le curpe d'ognunu, mintìa la tàja

destinannu lu circhiu ddhunca cate, senza sbajàre mai mancu nna màja.

Quiddha cuta ngirava tante vote ndi modu ca l'anime poi sparpaja allu giustu locu. Sta fatìa pòte ddhu cane nfernale senza eu bbenta, nquantu l'anime vane a ddhai riccote.

Quannu me vìtte disse: lu Pulenta t'have mannatu cquài? E jeu te trattu, fazzu le cose giuste, nun a sarmenta!

ma lu duca se ncazzau e, comu mattu, li fiee nna strijata tuttu ncotu: - Làssal passare, brutto mentecattu, c'a ttie nun interessa stu divotu ca visita l'infernu pe' mandatu:

lu farà pur cu vegna 'u terremo tu, panza lli fatti toi, can discrazziatu!- Ma or sentiti le dolenti note ca quistu circhiu have reggistratu.

Quistu è locu ca nuddha luce pòte e rùscia com lu mare in tempesta, o maremotu ca ogni navìju scote.

Cinca ccappa equài gnenti li resta ca ven strammulisciatu comu canna sbattuta e risùcata poi alla lesta.

L'anima poi castìma e cchiùi se danna nun se capisce gnenti, e cinca sfida li patimenti c'have nun su' manna.

Castimate o spergiuri, cinca crida sse fazza raggione vene vattutu e s'ode rinfacciar la pecca infida:

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