PAOLO MIX
Interpretazioni
di Leonardo pensatore
ESTRATTO
dal volume
«Leonardo nel V centenario»
edito a cura del Liceo ScientificoLeonardo da VincidiFirenze
INTERPRETAZIONI DI LEONARDO PENSATORE
obbiamo
esser grati a quegli studiosi che cihanno
indicato le fonti old testi leonardeschi, evitandoci il pericolo di entusiasmimal
col- ati e di costruzioni illusorie: e fra questi, aEugenio
Garin, il più emi- nente studiosoitaliano del nostro Rinascimento, cheha
recentemente deli- neato inuna
sintesi, frutto di vasta dottrina, il terreno storico su cuiLeonardo
si èformato
(1).Ma non ne concluderemo
la dissoluzione della personalità diLeonardo
pensatore nelle sue fonti,anche
se cisalviamo dal
mito
diuna
miracolosa e antistorica partenogenesi.Dal neoplatonismo
di Marsilio Ficino al Platone delTimeo con
relativocommento
fìciniano; dall'aristotelismo dell'Argiropulo
fino aicommenti
di Filopono;da Giannozzo Manetti
al Savonarola; dall'Occam,da
Nicola diAutreconr
e daBuridano
alla cultura filosofica dei dotti settentrionali di Pavia e diPadova
e viaenumerando
(sene
escludapure
l'influenza delCusano)
le fonti sarebbero molteplici;eppure
negli scritti diLeonardo appare un
accentonuovo,
vi è nella sua personalitànon
solo di scrittore e di pensatore,
ma anche
di sperimentatore, costruttore e artista, un'unità che illumina e modifica gli elementi analitici in cuisembra
scomponibile.Già
il Gentile aveva chiamato, contro l'interpretazione dei positivisti e quella del Croce,Leonardo
ficiniano.Ma
avevachiamato
ficinianoanche
Machiavelliper
ilsuo
concetto di virtù...E
allorapossiamo
stare tranquilli(vengono
inmente
a questo proposito frasi leonardesche di sapore machiavellico).Un
accentonuovo
lopossiamo
fra l'altro notareanche
nel valore particolare cheLeonardo dà
alla tecnica.Del
resto lo stessoGarin
nel suo «Ritratto del Ficino» (2) (fra le sue cosepiù
belle)accennando
al tonofondamentale
del pensiero fici-niano, il doloroso senso di esilio per cui l'anima anela alla liberazione dalla prigione terrestre, scrive: «Il nostro cercar senza posa
non
indicauna
spinta al lavoroumano, ma
l'oscurorichiamo
all'infinito; l'avver-timento
che oltre le cose, oltre tutte le cose finite è la verità, la vita ».(1) v. Belfagor 31 maggio 1952.
(2) v. Belfagor 31 maggio 1951.
11
E
citaun
passofondamentale
dellaTheologia
Platonica in cui il Ficino esclama: «Fate, omio
Dio, che tutto siaun
sogno; chedomani,
sve- oliandoci alla vita ciaccorgiamo che
finoraeravamo
perduti inun
abisso,Seve
tutto erapaurosamente
deformato; che»come
» pesci nelmare, eravamo
creature chiuse inuna
liquida prigioneche o opprimeva d
in- cubi orribili». Bellissimo:ma no»
è certo iltono fondamentale
diLeonardo
enon
vi èancora
accentuatoquel capovolgimento
del neo-platonismo
antico per cui Tessere ilmondo
irrad«me
divinanon
epm
Incitamento
a fuggire dalnon^sere
versor&nc
TersolUno, ma
invece fervida giustificazione della vita in cui il
dio
terrestreha una
suamissione e
un
suo scopo. r ,11(1p.
D'altra parte il
Garin nega
al Ficino il aiolo di filoso > e conclude.«Come
i suoi amici artisti, vuole anch'eglimutare
la propriatristezza
in
un
canto. Questo, direi, è l'effettivo valore della sua "teologia : al-cune pagine poeticamente valide. Perchè anche
il Facino filosofo si dissolve nelle sue fonti sopratutto neoplatoniche. Se poi ci rifacciamo al neoplatonismo, ecco il Calogeroad ammonirci
che si tratta solo diun
sincretismo platonico-aristotelico...
Ma
la potenza di irradiazione delneoplatonismo
antico, dalla patri- stica (basta pensaread
Agostino che a sua voltaKa
agitoprofondamente
sul pensieromedievale
emoderno)
al rinascimento e alromanticismo
ci avverte che vi è in esso qualcosa di proprio, di originale nella sua sintesi.E
così del Ficino ilGarin mostra da
par suo l'influenza sul pensiero europeo. Ora, la figura diLeonardo ha avuto
sogli spiriti più diversiun
fascino particolare che
ha
fatto di quest'italiano ilsimbolo
dell«uomo
universale»
superando
lanon
facile«boria,
dei nazionalismi stranieri(ma
suscitando, ahimè,anche una
agiografica boria -- contro cuiGarin ha
voluto reagire-
in molti italiani).La
ricchezza e complessità dello spirito leonardesco sipuò anche
dalla diversa azione cheha
esercitato sup^aton*
sonalità: dove, la differenza di
interpretaaom, che *******""*".
sonami
,.- j
:_>
fl,,—
fc«fa» dtae teLeonardo,
e dere quelgrande ,«giar« ddkd
talvolta grandissima
(ma nn acconto tane
]
lo intravede si
pone andae
Ir.Comunone
èmmp* «»fc
»interpretarmi, specie «e
* omo»> F"—«
eh-
da
variponti atammm»
imimmm> mmumaeni» mdÈmmmmco.
"
Secondo Benederan C*
«&«-»** P«™* f"""' M "
soio nella[)B.
Croce !— *
P»r~r *3-—
„
dell'arte,ma anche
in quella dellamoderna
scienza della natura.prende un
posto altrettanto cospicuoquanto
singolare: ed è acapo
&
questa storia così per le ragioni cronologichecome
per la validità e rarietà dell'indagineda
lui compiuta.Sembra
quasi che dalla suamente asca
tutta la scienzamoderna
e che egli la consegni ai secoli successivi, grandioso
abbozzo». E
se questa scienza fece nascere alcuni prò-i nuovi, caratteristici della filosofia
moderna, Leonardo, promotore pesta
scienza,può
dirsi,ma
solo indirettamente,promotore
di quellafilosofìa.
Perchè Leonardo, secondo
il Croce,non
fu filosofo,non
appartienealla tradizione dei filosofi, che tutti, in vario
modo,
siaccordarono
nel seguire il «noli foras ire » diAgostino.Leonardo
invece vuole «foras ire».«Se
i filosofi celebrano lapotenza
dello spirito egli celebra quella deicinque
sensi; e sipuò
dire che ciò che egliveramente
adoranon
elo spirito,
ma
l'Occhio, per cui 'laanima
specula e fruisce la bellezzadel
mondo
' ».
Ora
il Croce,dopo
aver citato lacommossa
esaltazione leonardesca dell'occhio e della potenza visiva,commenta: «Chi
celebra così l'occhio vuole celebrare l'esperienza o, permeglio
dire, la conoscenza del feno-meno
»E qui
verrebbe fatto di osservare che celebrare la conoscenzadel
fenomeno non
è più scienza; è già, siapure
nellaforma
rapsodicadelle annotazioni leonardesche,
una
riflessione sulla scienza.Qui
lapolemica
antipositivisticaprende
lamano
sul senso storico del Croce.Perchè
la posizione storica diLeonardo,
la sua ribellione alla autorità e allevane
dispute metafisiche, ilsuo
consiglio dinon
occuparsi di «quelle cose di che la.mente umana non
è capace enon
sipossono
dimostrare per nessunexemplo
naturale .; la sua affermazione«Nessuna umana
investigazione si po'dimandare
vera scienzia, s'essanon
passa per le
matematiche
dimostrazioni.E
se tu dirai che le scienzie, che finiscano e principiano nella mente,abbiano
verità, questonon
siconcede ma nega
permolte
ragioni.La
prima, che in tali discorsimentali non
accade esperienza, senza la quale nullada
di sé certezza»• tutto ciònon
è per ilCroce
senon
manifestazione del «difetto di spregiare ciòche non
si conosceo non
si possiede».Che
poiLeonardo
ritengavano
ricercare «l'essenzia » diDio
e del- l'anima(come
talenon
oggetto di esperienza,quindi
in questo senso«improvabile»)
e che cosa siaanima
e vita, o definire «la quiddità» degli elementi,mentre non
sene possono
conoscere che gli eeffetti », rientra nell'energica affermazionepolemica
dello sperimentalismomo- derno
che inLeonardo
si svincolava dalla subordinazione alla metafisica— 13 —
e alla teologia.
Ma
questi pensierinon sembrano
alCroce
«gran
cheammirevoli
(tranne letterariamente)>.Né
per questiLeonardo
sarebbeun
precursore oltreché della scienzamoderna anche
diun
aspetto delmoderno
pensiero filosofico.Il
Croce non
è d'accordo con chi per tali affermazionivedeva
inLeonardo
il precursore del positivismo, e preferisce concludere «aun
certo agnosticismo> di
Leonardo.
Ma
forse ilCroce concede anche troppo
a coloro che per questo agnosticismo che limitava il conoscere alla scienza, elaborazione mate- matica dei dati sensibili, accostanoLeonardo
aKant:
eNon
è lecitoprendere
ilKant
staccato dallo svolgimento della filosofia critica, e, quel che è peggio, staccatoda
semedesimo,
col trascurarne motivi profondi e col fermarsi alla sola Critica dellaRagion
Pura, e aun
aspetto solo di questa Critica. Ilparagone con Kant
regge,insomma,
solo seKant
viene sottoposto auna
duplice mutilazione».Torna qui
a proposito notare che, a torto o a ragione, il Cas- sirer,esaminando un
altro aspetto—
essenziale—
del pensiero leonar- desco per cui nell'artista e nel pensatore il genio scopre la necessità della natura,ne vede
un'anticipazione del principioformulato con
chiarezza teoretica dalla kantiana Critica del Giudizio(1).D'altra parte il Gentile,
mettendo
in rilievo un'altra energica affer-mazione
diLeonardo
(«Nessun
effetto è innatura
senza ragione. Intendi la ragione enon
ti bisogna esperienzia ») lo accosta auno
deimassimi
rappresentanti di quello svolgimento della filosofìa criticache
fu l'idea- lismo romantico, cioè allo Schelling. «La
ragione... di cui parla Leo- nardo, è a priori per l'appuntocome
l'idea schellinghiana:da
noinon
attingibile se
non
attraverso l'esperienza;ma una
volta raggiunta, intel- ligibile soltantocome un
antecedente dei fatti manifestati dall'espe- rienza; equindi
posseduta,anche
da noi,come
principio che la futura esperienzadovrà
necessariamente confermare, ossia mostrare nella sua irresistibile efficacia,né
potrà smentire mai.La
ragione diLeonardo non
è prodotto, neanch'essa, dell'esperienza, bensì
un
presupposto, che attra- verso la stessa esperienza per ciò si scoprecome intima
sostanza, presup- posto, cherende
intelligibile la stessa esperienza»(1).Anche
per il Gentile,come
per il Croce,Leonardo, non avendo potuto
risolverenessuno
deiproblemi
che i filosofi sipropongono, non
(1)E.
Cassirer
Individuo e Cosmo nella filosofia del Rinascimento. Firenze.Nuova Italia 1935 p. 259.
(2) S.
Gentile
7/ Pensiero italiano del Rinascimento. Firenze. Sansoni 1940 p. 135.—
14—
lare
propriamente
filosofo;ma
allora, aggiunge, talinon
siire
ne
Machiavelline
Galileo.E
chiarisce: «Leonardo,
artista io,naturalista,matematico,
architetto, ingegnere, è filosofodentroi arte e alla sua scienza: voglio dire che si
comporta da
artistadeliziato di fronte al
contenuto
filosofico del proprio pensiero, chei svolge perciò in
adeguata
econgrua forma
filosofica,ma
intuiscea genialità dell'artista e afferma
con
ladommaticità
dello scienziato.i filosofia in questo senso
non
è sistema...». Il che sarà giusto,ma
»be più giusto se
Leonardo
avesse formulato, infigurazioni
stac- . affermazioni metafisiche:mentre
eglinon
svolge informa
filosofica contenuto filosofico del suo pensieroappunto
perchè è contrario ad ogni sviluppo filosofico, cioè alla filosofia sistematica.Che
il rapporto fra lamente umana
e la razionalità dellanatura
richiedesseuna
giusticazione teoreticadoveva naturalmente
balenare allospirito di
Leonardo.
Il suo Dio, afferma il Gentile, è il dio che si conosce nelle cosedove
eglioperando
manifesta ilsuo essere. « Ch'invero ilgrande amore
nasce dalla cognizione della cosa che siama»,
scriveLeonardo.
Dell'anima, che
pur
afferma «improvabile» nel sensoche
si è chiarito, dice che «mai
sipuò corrompere con
la corruzione del corpo;ma
fa nel corpo a similitudine di vento ch'è causa delsono de
l'organo; che, gua- standosiuna canna
noni resulta per quella voto delbon
effetto».E
al- trove: «Or
vedi, la speranza e '1 desiderio di ripatriarsi e ritornare nelprimo
caos fa a similitudine della farfalla allume;
e l'uomo, checon
continui desiderisempre con
festa aspetta lanuova
primavera,sempre
lanuova
state,sempre
e'nuovi
mesi, e'nuovi
anni, parendogli che le desiderate cosevenendo
sieno troppo tarde; enon
s'avvede che desidera la sua disfazione.Ma
questo desiderio è la quintessenza che, trovandosi rinchiusa peranima nell'umano
corpo, desiderasempre
ritornare al suo mandatario.E
vo' che sappi, che questo desiderio è quellaquinta
essenzacompagna
della natura; el'uomo
èmodello
delmondo».
In
questo passo checompleta
l'altro, l'ispirazione neoplatonica siallontana dal misticismo ficiniano: ed è già volta a
una forma
divago
iteismo naturalistico che la coscienza del finalismoammirevole
della natura fa contrapporread
ogni naturalismo di tipo lucreziano- epicureo.Questo
finalismo, che l'agnosticismo leonardesco limita inun piano
dipura
affermazione generica, enon
di scienza dimostrativa,non
ci auto- rizza a pretendere di conoscere i fini dellamultiforme
natura: «O
spe-culatore delle cose,
non
ti laldare di conoscere le cose cheordinariamente
per semedesima
la natura conduce.Ma
rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegnate dallamente
tua».— 15 —
A
questo proposito il Gentilementre
ricorda che,secondo
lui, taliparole riecheggiano il Ficino, e
preludono
a Vico, le interpretadicendo
cheper Leonardo
solo delle opereumane
sipuò
indagare il disegno.Qui evidentemente
il Gentile si serve del passo leonardesco per poter collocareLeonardo
inuna
direttiva che dal Ficinogiunga
fino a Vico; a quelVico
che, nutrito di pensiero umanistico, e,come
il Ficino, transfuga del materialismo lucreziano-epicureo, siopporrà
recisamente almeccanicismo
cartesiano e quindi galileiano.E
potrà così concludere;«Siamo
sulla via del naturalismo,ma non
del naturalismo scientifico di Galileo, bensì di quello metafisico diBruno
eCampanella
».Ma
proprio l'ultimo passo citato esclude il finalismo dalcampo
del conoscere scientifico.E
questa esclusione,che Leonardo,
infaticabile inda- gatore della natura,chiaramente
vi enunzia, è la caratteristica fonda-mentale
dellanuova
scienza fondatada
Galileo; il quale riesce così a liberarsi dalle intrusioni metafisico-teologiche,rinnovando
la protesta diLeonardo
contro il principio di autorità eportando
a frutti meravigliosiil
metodo
sperimentale «risolutivo »da Leonardo genialmente preannun-
ciato.
Anzi, questo passo
può
servire a chiarire o" a limitare il valore di altri:perchè
l'esclusione del finalismo dalcampo
d'azione del pensiero scientificonon
implica la negazione del finalismo in senso assoluto.Kant ha
tenutoben
distintidue
piani, quello in cuinon
si ricorre a spiega- zioni finalistiche, e che è proprio della fisicacome
scienza, e quello in cui esso è legittimo.Ed
è stata la metafisica idealistica post-kantiana a unire dinuovo
idue
piani, e perciò, nello Schelling, essa si ricongiunge al pensiero del nostroRinascimento,
quello diun Bruno
e diun Cam-
panella.
Le
stesse citazioni che il Gentile fasembrano
indicarechiaramente un Leonardo
che sta liberandosi dalneoplatonismo
ficiniano e in genereda
quelneoplatonismo
animisticoda
cuinon troveremo
liberatoneanche
il
Campanella
(si sa che il Galileinon sembrò
gradire i'«Apologia»
campanelliana:
mentre avrebbe
accoltocon
entusiasmomolte
affermazioni leonardesche").Sono
stolti coloro—
scriveLeonardo —
che «vogliono abbracciare lamente
di Dio, nella quale si include l'universo,come
se l'avessino anato- mizata.O
stoltiziaumana, non
t'avvedi tu che se" stata con teco tutta latua età, e
non
hai ancora notizia di quella cosa che tu più possiedi, cioè della tua pazzia.E
volli poicon
la moltitudine dei soffistichiingannare
te e altri, splezando le
matematiche
scienze, nellequal
si contiene lavera notizia delle cose...; e voi poi scorrere ne' miracoli, e scrivere e
dar
— 16 —
.
di quelle cose di che la
mente umana non
è capace, enon
si posson«strare per
nessun esemplo
naturale».Leonardo,
celebrando il potere dell'arte, il potere deldemiurgo
terre-h, certo,
ancora
nel clima del rinascimento:ma
se egli forsenon pensò
nprensibile il rapporto framicrocosmo
emacrocosmo,
è sua gloria, Uaino. di aver tenutofermo
questo aspetto dello spiritomentre
si oterra ad annunziare lanuova
scienza dellanatura
fondata su basi mate-lie. Si pensi, nel
campo
della filosofia sistematica, aKant
che soloun
vigoroso colpo d'aladel suo genio seppe passare dalla Critica dellaRagion Pura
alla Critica del Giudizio.È
caratteristico nei riguardi delCroce
che il Gentile,commentando
slogio dell'occhio il quale, dice
Leonardo,
«in questo supera la natura, che li semplici naturalisono
finiti, e l'opere, che l'occhiocomanda
alle mani, sono infinite;come
dimostrail pittore nella finzione d'infiniteforme
d'animali et erbe, piante e siti » cosi concluda: «occhio, è chiaro nella lingua diLeonardo
è il pensiero dell'uomo: è l'uomo, cheha
riacquistatoil senso
profondo
delsuo
valore, esplendidamente
lo dimostra lo stessoLeonardo,
creatore di bellezzaimmortale
e fondatore diuna
molteplice scienza signoreggiatrice dellanatura
».A
queste cosi diverse interpretazioni chepossono
servire a far cono- scere alcuni aspettifondamentali
del pensiero diLeonardo, aggiungeremo brevemente
l'interpretazione di Ernst. Cassirer,anche
perchè cisembra
utile a
lumeggiarne un
altronon meno
importante.Il Cassirer osserva che Galileo,
dividendo
la verità oggettiva della natura dalmondo
della favola e della finzione, collocapure
la poesia e l'arte con quest'ultima,mentre
perLeonardo
l'artenon
èmai
soltantouna
creazione della fantasia soggettiva,ma
èun organo
indispensabile perl'apprensione del reale. Il valore di verità
immanente
all'artenon
è infe- riore a quello della scienza.A entrambe Leonardo nega
l'arbritrario, inentrambe
«rende onore
alla necessità, che tuttodomina, come tema
escopritrice della natura,
come
suo freno e sua regola eterna...Come
per ilGoethe,
anche
per lui lo stileha
le sue radici "nel piùprofondo
del conoscere, nell'essere delle cose, siapure
nellamisura
in cui ci è dato di conoscerlo informe
visibili e concepibili.Leonardo anche come
investiga-tore
non
si diparteda
questa visibilità e concepibilità della forma.È
il limite che,
secondo
lui, la conoscenza e il concepireumano non possono
oltrepassare(1) ».
(1)
E
.Cassirer.
Op. cit. p. 248.—
17-
Nel
visibile sipuò
scoprire la necessità oggettiva; die, seprima
era contrapposta almondo
della libertà e dello spirito, ora diventa suggello dello spirito stesso.E
il terminemedio
franatura
e libertà è dato,secondo
il Cassirer, dalla « proporzione»; lo spirito vi si posa
come
qualcosa di saldo e vi trova se stesso e la sua regola. «L'unione
dellamatematica con
la teoria dell'arte produsse quello a cui
non
si sarebbe giunti affidandosi all'osservazione empirico-sensibile, o cercando di sentire direttamente"l'intimo della natura" sprofondandosi in lei.
Ora
nasce lanuova
ideaveramente moderna
della natura, quale simqstra
nella suaforma
perfettacome
sintesi dello spirito dialettico e artistico del rinascimento, nell'opera diKeplero
sull'armonia delmondo
(2)».
L'esame
di questa tesi del Cassirer, presentata,come
s'è detto, so-prattutto per mettere in rilievo
un
lato de! pensiero leonardesco, esorbi- terebbe dai limiti che cisiamo
imposti:chiudiamo
pertanto questa rapida rassegna, chesperiamo
possa riuscire utile a lumeggiare la complessa figura diLeonardo
pensatore.Né
cisembra importante
ilproblema
seLeonardo
sia stato ono
filosofo. Eglinon
ha datoforma
sistematica ai suoi pensieri.Ma, come
ogni grande, è, lui, sistema. Sta ai critici ritro- vare quell'unità e vedere se la sua antimetafìsiranon
fossepure una
filosofia.
Comunque,
ora, si vogliano giudicare le interpertazioni del Croce, del Gentile edel Cassirer, resta il fatto che ilprimo congiunge Leonardo con
Galileo eNewton,
ilsecondo con Campanella, Bruno
e Schelling; ilterzo con
Keplero
e Goethe:omaggio
variamente significativo alla gran- dezza delsuo
spirito.Paolo Mix
(1) Ibid. 259.
18