• Non ci sono risultati.

SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA PATRONO DELLA NOSTRA COMUNITÀ

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA PATRONO DELLA NOSTRA COMUNITÀ"

Copied!
40
0
0

Testo completo

(1)

La solennità del Patrono della nostra Co- munità Parrocchiale mi fa ricordare una famosa pagina biblica del Libro di Giosuè, capitolo 24, nota anche come “la grande Assemblea di Sichem”.

Il testo riferisce di un Giosuè ormai vec- chio, il quale, dopo essere stato strumen- to di Dio nel portare a termine l’impegno del Signore di introdurre il popolo nella Terra promessa, vede che non tutti si comportano secondo la Legge ricevuta da Dio. E allora li raduna in assemblea per far prendere coscienza del dovere di ob- bedire a quel Dio che li aveva liberati dal- la schiavitù dell’Egitto e anche delle tante trasgressioni compiute.

Giosuè conclude il suo discorso in modo perentorio: “Scegliete ora dietro a chi volete camminare: se dietro al Signore o dietro agli idoli pagani”. E il popolo rispose ad una sola voce: “Lungi da noi

l’abbandonare il Signore per servire al- tri dei”. (Gs. 24,16).

Mi pare che San Giovanni Battista, che da secoli veneriamo come il Patrono del- la nostra Comunità, ponga oggi a tutti noi la stessa domanda: “Chi volete ascoltare e seguire nella vostra vita? Il Signore Gesù o altri maestri, cercando salvezza e speranza in coloro che non ve la posso- no dare? Il grande tesoro della fede, che avete ricevuto dai vostri padri, l’avete custodito e lo tramandate ai vostri figli oppure la fede è diventata qualcosa di superfluo, marginale, non essenziale per cui vivete come se Dio non ci fosse?”

Quando Giovanni Battista è nato, il Vangelo ci dice che di fronte ai prodigi che si sono ve- rificati intorno a quell’evento, la gente si do- mandava: “Che sarà mai questo bambino?”

Lettera dell’Arciprete alla Comunità Parrocchiale di Adro - Anno III Numero 10 - Giugno 2008

SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

PATRONO DELLA NOSTRA COMUNITÀ

(2)

Attualizzare oggi questa parola potreb- be significare per noi adulti porre a noi stessi questa domanda: “Che saranno mai nei prossimi decenni i bambini, gli adolescenti e i giovani di questo paese?

Che cosa abbiamo loro insegnato o dato affinché avessero un orientamento cri- stiano nell’impostazione della loro esi- stenza?”.

San Paolo, in un suo discorso riportato in Atti 13,22-26, indicando con chiarezza Gesù come unico Salvatore, ha voluto an- che presentare la figura di Giovanni Bat- tista come colui che ha preparato la sua venuta.

Sappiamo come Giovanni abbia prepa- rato anzitutto sè stesso all’incontro con Cristo: con una vita nel deserto, volta a custodire e far crescere la sua interiorità e con una esistenza ascetica, volta a man- tenere la memoria che tutto ciò di cui disponiamo è dono di Dio e che la stessa vita che viviamo proviene dal Lui.

Ma proprio perché ha saputo preparare se stesso, Giovanni ha saputo anche pre- parare il popolo all’incontro decisivo con Gesù: lo ha spronato alla conversione e gli ha additato il Salvatore, affinché lo ri- conoscesse.

Mi piace pensare che, anche per questa sua specifica caratteristica, i nostri avi, molti secoli fa, hanno scelto proprio Gio- vanni Battista come Patrono della nostra amata Adro: per esprimere il desiderio di trovare in lui una guida sicura e ferma nelle tante vicende che, nel succedersi dei

secoli, questo paese si è trovato a dover affrontare e, nello stesso tempo, per cer- care aiuto nella sua preghiera e protezio- ne per discernere e perseguire sempre la strada del bene per la propria convivenza sociale e civile.

C’è stata nella scelta del Patrono la profon- da convinzione cristiana che tutto quanto di bello, di vero e di buono si realizza tra noi ha a che fare, in un modo invisibile e misterioso, con Cristo Salvatore.

Certamente, è proprio questo lo spirito col quale noi cristiani, il prossimo 24 giu- gno, ci raduneremo a pregare il Signore, per intercessione di San Giovanni Batti- sta.

Noi cattolici desideriamo offrire a questa comunità e ai suoi amministratori, il so- stegno più prezioso ed efficace di cui di- sponiamo, il sostegno non sempre appa- riscente, ma vero, della nostra preghiera.

Per tutti, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, per tutti noi preghiamo.

Preghiamo perché sappiamo quanto siano importanti, per tutti, i valori della fraternità, della solidarietà, della giusti- zia, del lavoro, di una vita dignitosa per ognuno, a cominciare dai più poveri ed emarginati.

Questi e molti altri doni chiederemo al Signore, per intercessione della Vergine e di San Giovanni.

Ma pregheremo anche perché sappiamo e in modi diversi lo sperimentiamo tutti molte volte che questi valori sono spesso difficili da ricercare, costruire e mantene- re.

Come cristiani riconosciamo quanto sia grande la fatica di chiunque si adopera per la costruzione del nostro Paese, per

In copertina: Nascita di S. Giovanni Battista, tela di V.

Bassi, abside Chiesa Parrocchiale Adro

(3)

IN QUESTO NUMERO

Solennità di San Giovanni Battista Patrono della nostra Comunità pag. 1 Siamo salvi nella speranza pag. 4 Il Signore è vicino a chi ha il

cuore ferito pag. 6

Educare generare continuamente

alla vita pag. 7

Da 150 anni Maria è a Lourdes pag. 8 L’altare dei Santi e Martiri

rivestito a nuovo pag. 10 Vicini a Don Battista Mutti nel

60° Anniversario di Ordinazione

Sacerdotale pag. 11

Il prete ideale pag. 12

Un breve saluto dal nostro organista Emiliano Buggio che conclude il suo servizio tra noi pag. 14 20 aprile 2008:

una data da ricordare pag. 16

Roma Express pag. 18

SS. Cresime - 20 aprile 2008 pag. 20

In Oratorio pag. 22

Il Castello di Adro nel più antico documento di Franciacorta pag. 25 Dalla Casa di Riposo pag. 29 AIDO una festa per ringraziare pag. 32 Gruppo Volontari Ambulanza pag. 34 Anagrafe Parrocchiale pag. 35 chiunque si sforza di renderla la bella casa

di tutti, e preghiamo perché questa fatica sia portata avanti con onestà personale e con equità in modo che nessuno si sen- ta escluso ed emarginato dall’attenzione della comunità sia religiosa che civile.

San Giovanni Battista, nostro Patrono, e la Vergine Maria ci aiutino ad essere uniti, Chiesa e società civile, nel lavorare per il vero progresso globale delle perso- ne in modo che tutti sentiamo l’impegno di attuare nelle nostre scelte quella vera ed autentica libertà, che si esprime come capacità di scegliere il bene e di rifiutare il male. Questo è arduo da capire e da at- tuare; ecco perché saremo qui a pregare affinché quel traguardo, che non riuscia- mo a raggiungere con le nostre sole forze, diventi possibile con la grazia di Dio.

Il vostro parroco Don Mario

(4)

Egli rimase per 13 anni in carcere in Viet- nam: per lui costretto all’isolamento for- zato durante nove anni, l’ascolto di Dio fu

“crescente forza di speranza”. La preghie- ra personale deve sempre essere illumi- nata dalla liturgia, “nella quale il Signore ci insegna continuamente a pregare nel modo giusto”.

Notiziedalla Chiesa

I luoghi per “imparare” la speran- za: la preghiera.

Nella seconda parte dell’enciclica, Be- nedetto XVI individua alcuni luoghi per

“imparare” la speranza. Primo fra tutti è la preghiera perché, anche quando nes- suno mi dà retta, Dio mi ascolta e per questo “l’orante non è mai solo”.

Come esempio cita l’impressionante espe- rienza del servo di Dio, il cardinale Nguyen Van Thuan, scomparso cinque anni fa.

LA SECONDA ENCICLICA DI PAPA BENEDETTO XVI, DOPO LA “DEUS CARITAS EST”

SIAMO SALVI NELLA SPERANZA

-Parte Seconda-

(5)

È morto in croce, ma è risorto vincitore della morte. Bisogna saper attendere e sperare perché ad avere l’ultima parola, nel giudizio finale, non è il Male, ma Dio, Dio misericordioso certamente, ma an- che Giudice giusto.

Nel giudizio non si cambia il torto in di- ritto; non è una spugna che cancella tutto così che quanto si è fatto sulla terra fini- sca per avere sempre lo stesso valore.

I carnefici e gli oppressori dei poveri “nel banchetto eterno non siederanno indi- stintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato”.

È dunque la speranza a sostenere il cri- stiano nelle ingiuste situazioni e nelle persecuzioni.

Una speranza piena di gioia perché il ri- torno di Cristo non sarà solo condanna dei malvagi, ma soprattutto salvezza di chi in lui ha sperato.

Maria, Stella della speranza

Vale veramente la pena - lo dicevo all’ini- zio - prendere in mano il testo e lenta- mente assaporarne il contenuto: quello di Benedetto XVI è un messaggio attuale, utile per noi, cristiani di questo nostro difficile tempo. Alla fine sgorgherà spon- tanea la preghiera con cui egli chiude l’enciclica: una lunga e bella invocazione alla Madonna, che ripercorre l’intera sua esistenza e si chiude così: Stella della spe- ranza, “Santa Maria, Madre di Dio, Ma- dre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te”.

(Articolo di Giovanni d’Ercole; la pri- ma parte è stata pubblicata nel numero scorso).

L’agire e il soffrire

Luogo di speranza è anche l’agire e il sof- frire. “Ogni agire retto dell’uomo è spe- ranza in atto” in quanto contribuisce a rendere il mondo “un po’ più luminoso e umano”. Anche quando sperimenta il fallimento e l’insuccesso, il credente non si perde d’animo perché ha la speranza- certezza che Dio guida la storia verso la pienezza del Regno e questo lo spinge a perseverare nel fare il bene.

Ugualmente la sofferenza, che fa parte dell’esperienza di ogni uomo e pertanto mai potrà essere eliminata dal mondo, è per il cristiano esercizio di speranza per- ché, pur fra le prove, non perde la compa- gnia di Cristo: mai si spegne la luce della

“stella della speranza”.

Il Giudizio finale di Dio

Altro luogo di apprendimento e di eser- cizio della speranza è la prospettiva del giudizio di Cristo alla fine del mondo.

Guardando le tante ingiustizie e soffe- renze imposte agli innocenti talora si addossa facilmente a Dio la responsabi- lità di un simile mondo. Ma che c’entra con questo mondo un Dio giusto e buo- no? Resta il mistero del male che suscita molte inquietanti domande: Se a vincere sembrano sempre i malvagi, non c’è spe- ranza che sia resa giustizia a chi soffre in- giustamente? Perché Dio non impedisce questo male?

La risposta del Papa fa appello alla dottri- na cattolica: Non è Dio che vuole il male, anzi Gesù stesso è stato vittima dell’in- giustizia umana e ha condiviso la sorte delle vittime della malvagità umana.

(6)

“IL SIGNORE È VICINO A CHI HA IL CUORE FERITO”

Una lettera Pa- storale del Cardi- nale Dionigi Tet- tamanzi rivolta agli sposi «in si- tuazione di sepa- razione, divorzio o nuova unione», per dire a quel- li che hanno “il cuore ferito” che la Chiesa e la co- munità cristiana hanno riguardo del loro travaglio umano.

La fine del matrimonio “è anche per la Chiesa motivo di sofferenza e fonte di interrogativi pesanti” ma che non può essere motivo di esclusione.

“Anche la Chiesa sa - scrive l’arcivescovo di Milano - che in certi casi può essere ine- vitabile prendere la decisione di una se- parazione: per difendere la dignità delle persone, per evitare traumi più profondi, per custodire la grandezza del matrimo- nio, che non può trasformarsi in un’inso- stenibile trafila di reciproche asprezze».

Non siete estranei

Parole di conforto dunque per separati e divorziati “sorelle e fratelli amati e desi- derati”, che dalla Chiesa non sono guarda- ti “come estranei che hanno mancato a un patto” dal momento che la comunità cri- stiana “si sente partecipe delle domande”

che toccano intimamente queste persone.

E infatti nella lettera Tettamanzi si rivol- ge anche a quanti “hanno fatto esperien- za di qualche durezza nel rapporto con la realtà ecclesiale” e a queste persone in particolare esprime il suo “dispiacere”.

Figli protagonisti innocenti

Tettamanzi avverte come necessario non

“prendere decisioni affrettate” ma so- prattutto dedica un passaggio ai bambi- ni - e anche ai figli più grandi - che sono protagonisti innocenti ma, non per que- sto, non meno coinvolti: «Voglio racco- mandare a tutti i genitori separati di non rendere la vita dei loro figli più difficile, privandoli della presenza e della giusta stima dell’altro genitore e delle famiglie di origine». Ma il Cardinale pone anche la domanda su che spazio c’è nella Chiesa per gli sposi che vivono la separazione, il divorzio e una nuova unione.

E risponde che è per obbedienza alla pa- rola di Gesù - il legame sponsale tra un uomo e una donna è indissolubile - che la Chiesa «ritiene impossibile la celebra- zione sacramentale di un secondo matri- monio dopo che è stato interrotto il primo legame sponsale» così come è impossibile

«accedere alla comunione eucaristica».

Non allontanatevi

Ma “la norma della Chiesa non esprime un giudizio sul valore affettivo e sulla qualità della relazione che unisce i di- vorziati risposati.

Il fatto che spesso queste relazioni siano vissute con senso di responsabilità e con amore nella coppia e verso i figli è una realtà che non sfugge alla Chiesa e ai

(7)

ra più urgente accompagnare le persone e dedicare tempo e passione all’educazione.

Veniamo da una storia dove educare era sostanzialmente riprodurre i modelli del passato. Fino alla fine del 1800 educare era riprodurre in modo autentico i mo- delli del passato che venivano traman- dati di generazione in generazione. Un genitore aveva ricevuto un patrimonio di valori e uno stile di vita legato anche alla condizione sociale in cui si trovava a vi- vere. Il suo compito era di apprendere e trasmettere fedelmente questo patrimo- nio. Era un bravo educatore se lo faceva con passione, con intelligenza e con amo- re. Poteva anche metterci del proprio, ma solo per essere un buon interprete, per- ché lo spartito musicale era già scritto e pronto per l’esecuzione.

Si trattava di copiare e riprodurre mo- delli sostanzialmente uguali. Il maschiet- to andava educato in un certo modo e la femminuccia in un altro; i valori erano un pacchetto già pronto e condiviso da tutti. I genitori certamente facevano la loro parte ma poi era tutta la società che, come un argine fortissimo, accompagna- va tutti in una certa direzione. In questo senso le cose erano più facili perché tutto scorreva uguale dentro gli argini sicuri verso il mare della vita adulta.

Certo non mancavano scelte diverse e al- ternative, e percorsi educativi controcor- rente e innovativi.

Come non ricordare, in ambito cattolico, figure come quelle di Filippo Neri e di Giovanni Bosco senza entrare nei trattati di storia della pedagogia, che pure avreb- bero molto da raccontarci.

Oggi non è più questione di essere dei bravi “attori” e interpreti di un copione già scritto, anzi questo non è più possibile suoi pastori”; insomma non c’è “un giu-

dizio sulle persone e sul loro vissuto”.

La norma sull’accesso alla comunione, ri- corda, non si riferisce ai coniugi separati né a chi “ha dovuto subire ingiustamente il divorzio ma considera il matrimonio celebrato religiosamente come l’unico della propria vita”. Però tutti possono partecipare alla vita della Chiesa, alla ce- lebrazione eucaristica pur senza la comu- nione. E, anzi, chiude con un’esortazione:

“Chiedo a voi, sposi divorziati risposati, di non allontanarvi dalla vita di fede e dalla vita di Chiesa”.

(articolo di Aurelio Fusi) ________

EDUCARE

Generare

continuamente alla vita

Perché oggi è più difficile di ieri educare le nuove generazioni?

La risposta a questa domanda non è sem- plice e non ce n’è una sola ma ci sono un insieme di condizioni culturali, di requisi- ti personali sia dell’educatore come della persona da educare e, dobbiamo dirlo con un po’ di orgoglio, c’è anche il desiderio e la ricerca di una qualità della vita che chie- de di più anche in termini educativi.

Ieri poteva sembrare più facile perché tan- te cose si potevano dare per scontate, oggi non è più così: ma non è detto che sia un male, perché alle nuove generazioni è data la possibilità inedita di fare delle scelte, di sperimentare orizzonti inediti di libertà e di possibilità. Proprio per questo è anco-

(8)

perché tutto cambia in modo vertiginoso.

Ai genitori e agli educatori viene richiesto di essere, di diventare “autori” e quindi protagonisti della propria vita, delle scel- te e dei valori da trasmettere. Questo ri- chiede continua progettualità e capacità di plasmare il nuovo. Basta avere dei figli di diverse età e vedere che non solo loro sono diversi ma il contesto in cui crescono è di- verso. E poi è venuta meno anche quella società monolitica con valori e norme con- divise che, come un argine, accompagna- va, sosteneva e indirizzava. La società e la cultura non è più un argine o un sentiero già tracciato, ma una grande pianura dove ogni genitore ed educatore si deve inoltra- re a volte senza riferimenti che non siano quelli interiori alla propria vita.

Accettare la sfida di essere autori nel compito educativo, significa riconoscere che nulla è scontato, nulla va da sè, nulla avviene per degli automatismi sociali e culturali. Bisogna trovare un nuovo pro- tagonismo che chiede energie e creatività, scelte educative precise e portate avanti con coraggio e coerenza.

“Allevare” dei bambini è diverso da “edu- care”: nel primo caso si tratta di nutrirli, dare loro tante opportunità, magari anche amarli intensamente; educare è progetto, scelte, discernimento, tappe, fermezza, pazienza, verifica dei passaggi.

Eppure in tutto questo se è evidente la fa- tica e anche il rischio che comporta è ac- cattivante l’opportunità che ci offre questo nostro tempo che, se ci lascia un po’ soli, ci permette anche di generare continuamente alla vita scegliendo quale vita e in che modo accompagnare le nuove generazioni.

(articolo di Giampaolo Dianin apparso su ‘Il Santo dei miracoli’, pag. 20)

DA 150 ANNI MARIA È A LOURDES

L’11 febbraio scorso si è aperto l’anno commemorativo delle apparizioni della Madonna di Lourdes, in occasione del 150° anniversario da quegli eventi.

Bernadette Soubirou, questo è il nome della veggente, vide la bella Signora men- tre si era allontanata da casa (un umido scantinato in un mulino) per raccogliere della legna.

Secondo quanto affermato da Bernadet- te, la bella Signora si presentò il 25 marzo (durante la sedicesima apparizione - festa dell’Annunciazione), come l’Immacolata Concezione.

Il dogma dell’Immacolata era stato pro- clamato da Papa Pio IX appena quattro anni prima l’8 dicembre 1854 - con la Bol- la Ineffabilis Deus. Un dogma probabil-

(9)

mente ignoto a Bernadette, una conta- dina analfabeta che non aveva neppure frequentato il catechismo. Lei raccontò di non sapere il significato di quelle pa- role e di essere stata capace di riferirle solo perché nel correre a casa se le era continuamente ripetute tra sé e sé.

Le principali apparizioni, secondo il racconto di Bernadette

• 11 febbraio 1858: prima appari- zione. La Signora recita il Rosario;

Bernadette si unisce a lei. Al termine della preghiera, la Signora svanisce.

• 18 febbraio: terza apparizione. Per la prima volta la Signora rivolge la parola a Bernadette e le chiede di ritornare alla grotta per i successivi quindici giorni.

• 21 febbraio: sesta apparizione. La voce si è sparsa e Bernadette viene seguita alla grotta da circa cento per- sone. Nelle apparizioni successive la folla cresce, alla quindicesima saran- no circa ottomila. Al termine Berna- dette è interrogata dalla polizia.

• 25 febbraio: nona apparizione. Su richiesta della Signora, Bernadette scava con le mani nel terreno e trova una sorgente d’acqua.

• 1 marzo: dodicesima apparizione.

Si verifica il primo presunto miraco- lo: una donna di nome Caterina La- tapie immerge il suo braccio slogato nell’acqua della fonte, e riacquista la mobilità dell’arto.

• 16 luglio: diciottesima e ultima ap- parizione. La polizia ha chiuso l’area della grotta con un’inferriata per vie- tarne l’accesso; Bernadette si reca al- lora sulla sponda opposta del Gave.

Dichiara tuttavia di aver visto la Si- gnora vicina come le altre volte, come se fosse stata davanti alla grotta.

Il santuario oggi

Sono tre le basiliche principali del san- tuario di Lourdes; in ordine di data di costruzione e con capienza crescente vi sono: la Basilica superiore, la Basilica del rosario, posta sotto alla precedente, e la Basilica San Pio X (detta anche basi- lica sotterraneo). Oltre alle tre basiliche, al di là del fiume davanti alla grotta c’è la tenda e cappella dell’adorazione. La tenda è situata nel fondo della prateria con l’adorazione dalle ore 9 alle ore 17.

La cappella situata nella prateria sul lato sinistro della chiesa di Santa Bernadette, ha una capienza di 130 persone circa.

Il santuario di Lourdes è meta di un grande numero di fedeli infermi. In Ita- lia vi sono tre associazioni di volontari, l’UNITALSI, l’OFTAL, e lo SMOM (So- vrano Militare Ordine Di Malta) che or- ganizzano il trasporto e l’assistenza degli ammalati a bordo di treni e aerei conve- nientemente attrezzati. Per gli ammalati è particolarmente suggestivo il rito del- l’immersione nelle piscine riempite con l’acqua che sgorga da una sorgente pres- so la grotta delle apparizioni. Dal 1905 è in funzione il Bureau Médical (ufficio medico) che raccoglie le segnalazioni di presunte guarigioni miracolose. Tra le tante segnalazioni, 67 sono state ricono- sciute ufficialmente dalla Chiesa cattolica come miracoli.

(Articolo di Aurelio Fusi)

(10)

In occasione della Solennità della Santa Pasqua, abbiamo avuto modo di gioire dell’opera di manutenzione straordinaria dell’altare intitolato ai Santi e Martiri.

Lo sguardo cerca di interpretarne i nu- merosi messaggi che, di rimando, vuole interpellare ciascun ammirato devoto.

È, a mio parere, “un racconto” fatto di simboli, di richiami come si usava a quel tempo sul tema della Salvezza Eterna e per ciò stesso sui “Novissimi”: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso.

• In alto sta la Giutizia, tra angeli por- tanti la palma della vittoria e la corona della gloria. Chiaro riferi- mento al “traguardo” verso cui ciascu- no deve tendere durante il pellegri-

naggio terreno: l’immortalità!

• Più sotto stanno quattro medaglioni non ben definiti, ma con chiaro rife- rimento ai sopramenzionati “novissi- mi”: Morte, Giudizio, Inferno, Para- diso.

• Le due statue a destra e sinistra della nicchia principale sembrano indicare qual’è la realtà effimera della vita: da una parte la morte e dall’altra parte la realtà, ben più grande, che attende il credente: la gloria (messaggio que- sto richiamato visibilmente anche sul paliotto dell’altare attraverso il mito dell’ “Araba fenice” che rinasce dalle proprie ceneri). Senza parlare, queste statue ci dicono che è passando attra- verso la morte che si giunge alla Vita;

ma ad una condizione: ripercorrendo le stesse orme di coloro che ci han- no preceduti e che la Chiesa, madre e maestra, ci addita come esempi di vita da imitare e come amici da invo- care: i Santi e i Martiri.

Per questi motivi abbiamo ripristinato le nicchie di destra e di sinistra dell’alta- re mettendovi dei reliquiari di santi e di martiri, a completamento, direi quasi na- turale, delle due nicchie centrali dove due iN ParroCChia

L’ALTARE DEI SANTI E MARTIRI

RIVESTITO A NUOVO

(11)

angeli, sollevanti un velo, ci aiutano a “sco- prire” il segreto tesoro di chi crede:

“Chi ama la propria vita la perderà.

Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo

la conserverà per la vita eterna”.

(Gv. 12,25).

Il parroco Don Mario . . . . .

Un ringraziamento particolare va a:

Emilio ed Elio Pezzotti con Veschetti Lui- gina - Emanuele Agosti - Massimilia- no Alghisi – Luigi Corioni - Angelo Del Barba Mazzunno – Fortunato Ferretti - Mauro Orzatti - Sergio Sbardellati – Franco Schiavoni - Guido Vezzoli - Ditta DAMA di Danesi Giorgio - Modelleria F.lli Mutti di Palazzolo.

VICINI A

DON BATTISTA MUTTI NEL 60°

ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

Era il lontano 13 giugno del 1953, quando don Battista iniziò la missione in Germania. Avevo allora solo pochi mesi, per cui quei tempi non li posso ricordare perché non li ho vissuti.

Sappiamo però che, allora i preti erano “mis- sionari” che visitavano le baracche degli ope- rai, erano sul posto di lavoro per difendere la causa dei bisognosi, andavano nei centri per trovare chi non veniva mai in chiesa.

Il prete era sempre con la gente e la gente chiedeva favori, sempre favori…

In tutti questi anni don Battista ha vis- suto da prete accanto all’uomo, all’uomo ultimo venuto dal sud, nei risvolti più an- goscianti e più dolorosi.

Ludwigsburg, Heilbronn, Ulm, Esslingen, Ostalbkreis… l’hanno visto presente. Stoccar- da, la grande capitale, la sua città di adozione.

Sempre alla ricerca dell’uomo, dimenti- co di sè, perché la gente lo voleva “senza mani e senza occhi, senza orecchi e sen- za parole, senza fame, senza sete e senza stanchezza” attento ai suoi problemi: do- lore, incomprensioni, abbandono.

(12)

Così, don Battista ha dato origine alla Missione Cattolica Italiana in Germania.

L’alta onorificenza di Cavaliere della Re- pubblica e di Prelato di Camera di Sua Santità, sono l’espressione della stima e della riconoscenza che la Nazione e la Chiesa gli hanno voluto concedere per quanto ha fatto e ancora sta facendo, non solo in Germania ma anche in Brasile dove con suor Clotilde ha fondato un’al- tra missione dei più poveri tra i poveri.

Le date sono numeri, a volte anche detti ve- locemente, ma ciascuna richiama un mondo che non si vede, fatto di volti, di avvenimen- ti, di incontri spesso dolorosi… ed è così che mentre si sorride, il cuore di nascosto piange.

Oggi, coronando il 60° di sacerdozio, a

don Battista chiediamo ancora una vol- ta di metterli tutti nel calice che offre al Sommo ed Eterno Sacerdote, perché di- ventino per lui, per i suoi familiari e per tutti quanti l’hanno conosciuto ed amato, grazia e benedizione.

Il parroco Don Mario

A seguire propongo una riflessione, sem- pre attuale, sul prete ideale, a commen- to della Giornata mondiale di Preghiera per le Vocazioni dal tema: “Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione”.

IL PRETE IDEALE?

Il 13 aprile, quarta Domenica di Pasqua, si celebra la 45° Giornata mondiale di pre- ghiera per le vocazioni sul tema: “Le voca- zioni al servizio della Chiesa-missione”.

«La Chiesa - spiega il Papa nel Messaggio - è missionaria nel suo insieme e in ogni suo membro. Se in forza dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annunciare il Vangelo, la dimensione missionaria è specialmente e intimamen-

(13)

te legata alla vocazione sacerdotale.

Coloro che ricevono la vocazione sono uomini prescelti, chiamati da Lui ed in- viati al popolo in suo nome.

Ciò vale ancor più per i primi discepoli di Gesù scelti come stretti collaboratori nel ministero messianico, inviati prima alle pecore perdute della casa d’Israele».

«Ho altre pecore che non sono di questo ovile - dice Gesù nel Vangelo di Giovanni (10, 11) -, anche queste io devo condur- re…». Sì le pecore, siamo noi laici. Certo, ci vanno stretti i panni delle pecore. Vorrem- mo tutti esser pastori. O, almeno, dir loro come fare, ammaestrarli, istruirli, pilotarli.

Parliamo della Chiesa, ma accade dapper- tutto. Se è difficile essere cristiani, lo è due volte essere preti, cioè pastori e guide.

Riconosciamolo: ai laici tocca un ‘mea culpa’. Invece di pregare che il padrone della messe mandi operai nel campo, perdiamo tempo a volere il prete ideale.

E siccome in nessuno troveremo tutte le virtù, la perfezione assoluta, ecco scate- narsi l’olimpiade pettegola.

Arriva un nuovo parroco? È subito gara per scoprirne i difetti, cercarne i limiti, metterne in discussione l’operato. E so- prattutto per dettargli i comportamenti.

Dirgli noi come fare il parroco, a chi dar retta e a chi no, come fare le omelie e non di rado che cosa dire. Vogliamo essere suggeritori, vicari dello Spirito Santo.

E naturalmente pretendiamo in essi la perfezione che sappiamo impossibile in noi stessi: «Io non ce la faccio, ho i miei limiti, è umano. Ma i lui: lui è prete, lui dev’essere perfetto, su misura per i nostri problemi. Dev’essere allegro con chi è nel- la gioia, addolorato con chi soffre, deve capire, compatire, amare tutti e sempre, senza tentennamenti. Se non è perfetto,

che prete è?». Gesù si è accontentato de- gli Apostoli com’erano. Ma noi no.

Non sarà allora colpa nostra se le voca- zioni scarseggiano? Se molti preti giovani non ce la fanno più a tirar la carretta? Se tanti non se la sentono di fare il parroco?

«Un solo gregge e un solo pastore». Già, e le nostre divisioni? Se il parroco è ami- co di quelli, non è più amico nostro. Se dà ragione a un gruppo, l’altro si ribella.

Se sta coi giovani, protestano gli anziani.

Invece di sentirlo padre di tutti, siamo tentati di usarlo per i nostri litigi, voglia- mo che prenda posizione. Che sia contro qualcosa o qualcuno.

Se il prete non ci piace siamo capaci di cambiar parrocchia, di correre a cercarne uno su misura, che ci dica le cose che vo- gliamo sentire, la pensi come noi, soddi- sfi il nostro orgoglio. Quando appena uno sbaglia e se ne va: «Ecco, l’avevo detto».

Se avessimo come parroco san Pietro in persona, quante gliene diremmo nei con- sigli pastorali e nei gruppetti: troppo fo- coso, poi troppo debole, poi incerto, ma come si fa? Salvo poi piangere ai funerali.

Il prete migliore è il prete morto.

Dimentichiamo Gesù e la sua lezione di catechismo sul buon pastore: lo conosce- rete perché è li, nel prete che ascoltiamo ogni domenica (abbia o non abbia grandi doti di oratore), in quello che passa la vita con i vecchi della casa di riposo, nell’altro che si fa sessanta chilometri nella notte per venirci a spiegare le Scritture. Non siamo rimasti senza buoni pastori. Il fatto è che non sappiamo, non capiamo. «Pe- core matte». Ci siamo montati la testa.

I pastori li vogliamo da un lato semidei, dall’altro accomodanti e accomodabili. E cadiamo nelle grinfie dei mercenari.

(articolo di Pierluigi Menato)

(14)

Un breve saluto dal nostro Organista

Emiliano Buggio

che conclude il suo servizio tra noi

Mi spiace. Detto questo, che vorrei fosse chiaro, mi presento: sono Emiliano, e fino a un mese fa ero organista e maestro del coro della parrocchia.

Ora non lo sono più. Questa lettera è dovuta, non vorrei che i pochi che si sono accorti della mia partenza avessero a farsene qualche idea sbagliata (del tipo “ha litigato con Tizio e Caio”, “Non gli va bene Sempronio” e simili ipotesi che piacciono tanto, affascinano, ma creano anche inutili malumori);

preferisco dar io le motivazioni, e salutare.

Nella parrocchia di Adro mi son trovato bene. Nessun problema con il parroco o il curato, nessun problema con gli appartenenti al coro, nessun problema con i fedeli in chiesa. Tutto bene, insomma. Unico problema:

abito a 50 km dal paese. E questo, a lungo andare, è divenuto un ostacolo, lentamente logorante. Tutto qui. Don Mario ha capito, e ha approvato. Don Gianluca ha capito, e ha approvato. Il coro ha capito, e anche loro hanno approvato.

I sostituti son già stati trovati (il che mi fa assai piacere): a loro l’animazione della liturgia. A loro l’uso dell’Organo Inzoli da poco restaurato.

La parrocchia ha un organo meraviglioso, e meraviglioso è stato lo sforzo per restaurarlo. Bisogna averne cura (tanto per fare un esempio, subito dopo i concerti della ‘Rassegna Organistica’ dello scorso Novembre han chiamato organisti da tutta Italia per avere informazioni sullo strumento, e per candidarsi per i futuri concerti…).

Non solo: la parrocchia ha sempre risposto alle varie iniziative oltre ogni aspettativa (sempre a novembre, i 4 concerti ha visto la chiesa piena. In molte parrocchie i concerti per organo son deserti…).

Il coro so che andrà avanti bene: son divenuti un gruppo compatto, piacevole, e anche serio quando vogliono. Certo…le prove sono anche un’occasione per incontrarsi, far due chiacchiere. Nulla di male. Se avessimo voluto fare un coro professionista avremmo agito diversamente, ma falsando le intenzioni con cui nel 1998 la corale è stata istituita.

(15)

E comunque non canta male… A loro un sentito grazie per 10 anni di prove, canti, preghiera, e amicizia.

A tutta la comunità un sentito grazie. Per avermi accolto, supportato, sopportato, ascoltato, e per aver cantato e pregato insieme.

Un mese fa la signora Rina Ponzoni mi ha spedito un piccolo biglietto in cui mi ringraziava per il suonare in chiesa… Confesso che mi ha colpito moltissimo la sua lettera; l’ho letta con grande piacere. E stavo per ripensarci…

Grazie, e ancor di più mi spiace andarmene.

Grazie a Don Gianluca per avermi sempre sostenuto e aiutato, qualunque fosse l’iniziativa. È bello sapere che qualcuno ti stima capace di far qualcosa (in questo caso suonare e accompagnare la liturgia).

Grazie a Don Mario, che mi ha trovato e accettato senza il minimo problema, anzi.

Grazie a Giancarlo, sempre disponibile.

E grazie a coloro che ora non ringrazio (non voglio monopolizzare il Notiziario), ma che capiscono e non se la prendono.

E grazie a tutta la comunità.

Emiliano Buggio

(16)

20 APRILE 2008:

UNA DATA DA RICORDARE

- del C.P.P. e C.P.A.E.,

- della Comunità educativa dell’Orato- rio: Catechisti ed Animatori

- dell’intera Comunità Parrocchiale e Civile (qui rappresentata da alcuni Amministratori civili),

Le do il benvenuto!

La felice circostanza del conferimento della Santa Cresima a 30 nostri ragazzi è, oggi, accompagnata dall’inaugurazio- ne del secondo lotto dell’erigendo nuovo Oratorio “Beato Fortunato Redolfi”, ri- guardante la messa in sicurezza dell’inte- ro fabbricato, ma soprattutto nell’offerta a tutti (bambini, ragazzi, giovani ed ado- lescenti) dello spazio, tanto atteso, per un sano svago di gioco e sport vissuto all’in- segna dell’incontro e della sana amicizia.

La “rosa dei venti” posta all’ingresso vuo- le rappresentare di questo luogo la sua Il 20 Aprile 2008 sarà da ricordare non

solo perché il nostro Vescovo Luciano ci ha fatto dono della sua prima presenza nella nostra Parrocchia per il conferi- mento della Santa Cresima ai nostri ra- gazzi, ma anche perché questo evento ha riaperto, dopo un lungo periodo, i can- celli dell’Oratorio ai fancilli, ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani e ai genitori della nostra comunità.

Riporto qui di seguito le parole di saluto indirizzate al nostro Vescovo in quella circostanza, parole che vorrei diventas- sero un programma di vita per i tempi ad avvenire.

Eccellenza e carissimo Vescovo Luciano A nome:

- dei Sacerdoti, dei Religiosi e religiose di questa Parrocchia,

FOTOMORANDI

(17)

Grazie allora: a chi con le proprie dona- zioni (i benemeriti benefattori), il pro- prio contributo (famiglie, associazioni, Amministrazione Civile, aziende…), con la specifica competenza (i tecnici, le im- prese, i singoli operai e volontari), e chi con… suggerimenti…

stanno dando ‘un volto’ a questo Orato- rio, che sempre più ambisce ad essere:

“Casa che accoglie, Chiesa che evangelizza,

Scuola che prepara alla vita”.

(s. Giovanni Bosco) Per questo le chiediamo la sua propizia- trice e attesa Benedizione.

Il parroco Fattorini don GianMaria originale universale apertura e accoglien-

za della gioventù che, come il vento, “non sa da dove viene e dove va”.

Don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, l’ha definita recentemente: “gioventù senza passato e per questo incapace di futuro; tutta protesa all’oggi.”

Le due vetrate, forte richiamo alla forza del- lo Spirito Santo, vogliono richiamare tutti i valori che ancora l’Oratorio può e desidera offrire a quanti lo frequentano, affinchè av- venga per questa e per le future generazioni quanto disse, tanti anni fa, il Card. Giovanni Colombo:“L’oratorio è come un vaso di profumo, anche quando è vuoto, esso continua ad espandere per tan- to tempo ancora la sua essenza”.

L’Augurio è che davvero quanti hanno fatto e faranno l’esperienza dell’Oratorio, abbia- no a conservarne e a trasmetterne il “suo profumo”, fatto di valori umani e cristiani.

FOTOMORANDI

(18)

per piazza S. Pietro, entrata e attesa, fi- nalmente inizio S. Messa con la benedi- zione degli Ulivi.

La cosa che ci ha colpito di più è stata che i ragazzi, anche i più vivaci, sono rimasti impressionati dalla grande massa di gente, dal canto della Passione del Signore e infi- ne (ma non da ultimo!) dal Papa, che siamo riusciti a vedere a pochi metri; infatti dopo la cerimonia percorreva la Piazza sulla

“Papa-Mobile” ed essendo la gente un po’

defluita è arrivato vicinissimo a noi.

Abbiamo ripreso infine la via del ritorno che ci ha stancato meno: al nostro arrivo ci aspettava don Gianluca con the freddo e squisite brioches!

Non so se rifaremo mai questa esperien- za: tuttavia sappiamo che rimarrà im- pressa nei nostri cuori, e sentiamo che questo incontro con il Papa sarà il seme che porterà in questi ragazzi frutti diversi nel loro futuro.

Le Catechiste.

ROMA EXPRESS

I Cresimandi

in pellegrinaggio dal Papa per la domenica delle Palme

Andare a Roma è stata un’esperienza uni- ca, anche per noi adulti.

Siamo partiti con il nostro zaino pieno e con la consapevolezza che sarebbe stato duro tenere il ritmo dei ragazzi che ave- vano voglia di divertirsi.

In treno di notte non abbiamo mai dormi- to e al mattino, anche se stanchi, abbiamo incontrato il nostro vescovo che ci ha invi- tato ad “aspirare a carismi più alti”.

Un giro per Roma, il pranzo, la visita alla Basilica di S. Pietro e alle tombe dei Papi, poi finalmente il meritato riposo… anche se per poco perché, tra cena e chiacchierii l’alba è subito arrivata.

Al mattino presto levataccia e partenza

(19)

vedere il Papa, ma non ho potuto. Ciao ciao! Maristella Cadei

• Andare a Roma è stata una bell’espe- rienza perché siamo stati tutti in compa- gnia e perché abbiamo partecipato alla messa del Papa. Anonimo

• È stata una bellissima esperienza. In particolare mi è piaciuto il viaggio in tre- no e l’istituto in cui siamo stati. Mi ha emozionato molto il ritorno perché spe- ravo di poter stare di più con le mie ami- che. Rifarei volentieri quest’esperienza.

Margherita Borella

• È stato molto bello andare a Roma, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la messa del Papa e il viaggio in treno. Rian- drei. Pietro Magnolini

• L’esperienza è stata significativa e diver- tente soprattutto per il treno e la messa. Se fosse possibile lo rifarei. Nicola Brignoli

• È stato divertente sul treno, sabato po- meriggio in Piazza S.Pietro e nelle stanze di sera. Andrea

• Roma express è stata un’esperienza bel- lissima: in particolare sul treno (a parte il ritorno), l’istituto e un po’ la messa del Papa, anche se era un po’ lunga e noiosa.

Mi piacerebbe ritornarci! Jessica Barcella

• È stato bello soprattutto essere in com- pagnia durante il viaggio e durante la vi- sita alla capitale. Laura

• Il momento più bello è stato alla messa del Papa perché non capita tutti i giorni di assistere ad una messa celebrata dal Papa. Andrea

• A Roma mi sono divertito molto e vede- re il Papa è stato grandioso. Andrea R.

• Mi sono divertito a sentire il Papa anche se la messa era lunga! Michele

• Mi sono divertita quando Giulia è cadu- ta dal letto. Valentina

• Mi sono divertita quando la Vale “nuo- tava nei piumoni”. Giulia

• È stato molto emozionante vedere il Papa e la fontana di Trevi, anche in al- bergo e sul treno un’esperienza da non dimenticare mai. Chiara

• Di Roma è stato molto bello il viaggio e la messa in S. Pietro. È stata un’esperien- za molto bella e istruttiva. Roberta

• È stato molto divertente soprattutto il viaggio in treno dove abbiamo fatto nuo- ve amicizie. Francesca

• Roma: Mi sarebbe piaciuto andare, ma i miei genitori non mi hanno lasciato. Che peccato! Anonimo

• Volevo stare con le mie amiche, pregare,

(20)

Elenco Cresimati

1. Baitelli Laura Paola 2. Bani Alessandro 3. Boni Andrea

4. Bonomelli Alessandra 5. Brescianini Francesca 6. Casali Manuel

7. Casu Nicolas 8. Chinotti Federica 9. Comina Federico 10. Dallagrassa Milena 11. Faglia Mattia 12. Foglieni Francesca 13. Gemelli Chiara 14. Gervasoni Giorgio 15. Gottardi Michela 16. Lamberti Francesco 17. Leidi Anna

18. Leidi Francesca 19. Marini Samantha 20. Martina Emma 21. Mena Marco 22. Musatti Ilaria 23. Mutti Andrea 24. Pagnoni Simone 25. Plebani Michele 26. Rocchetti Sara 27. Savoldini Elisa 28. Turra Angela 29. Uberti Veronica 30. Veschetti Jamila

Spirito di Pentecoste,

ridestaci all’antico mandato dei Profeti.

Dissigilla le nostre labbra, contratte dalle prudenze carnali.

Introduci nelle nostre vene il rigetto per ogni compromesso.

E donaci la nausea di lusingare i detentori del potere per trarne vantaggio.

Trattienici dalle ambiguità.

Facci la grazia del voltastomaco per i nostri peccati.

Poni il tuo marchio di origine controllata

sulle nostre testimonianze.

E facci aborrire dalle parole, quando esse non trovano puntuale verifica nei fatti.

Spalanca i cancelletti dei nostri cenacoli.

Aiutaci a vedere i riverberi delle tue fiamme

nei processi di purificazione che avvengono in tutti gli angoli della terra.

Aprici a fiducie ecumeniche.

E in ogni uomo di buona volontà facci scorgere

le orme del tuo passaggio.

Don Tonino Bello

SS. CRESIME - 20 APRILE 2008

(21)

FOTOMORANDI

(22)

GRUPPO “NAZARETH”

I bambini del Gruppo Na- zareth, in questo ultimo periodo, hanno iniziato a ri- scoprire il senso del DONO del BATTESIMO. Durante la messa del 25 maggio sono stati invitati a dire il loro

“CREDO” a Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo: lo stesso “CREDO” che noi ge- nitori abbiamo detto a nome loro il giorno in cui hanno ricevuto il Battesimo. Poi hanno firmato il documen- to del rito di passaggio dal Gruppo Nazareth al Gruppo

Cafarnao confermando il loro desiderio a continuare il cammino di iniziazione cristiana. Noi genitori, emozionati nel vedere i nostri figli così coinvolti, non possiamo che ringraziare il Si- gnore per i momenti di grazia che ci ha donato lungo questo cammino catechistico sperando che l’entusiasmo dimostrato dai nostri figli resti così vivo anche nei prossimi incontri.

Per ultima cosa, e non per questo meno importante, vorremmo ringraziare don Mario e don Gianluca che, insieme a Valeria, Giovanna e Giuseppe, ci hanno accompagnato durante questa nuova avventura.

Alcuni genitori

GRUPPO “CAFARNAO”

Nel mese di maggio i bambini del gruppo Cafarnao hanno celebrato per la prima volta il sacramento della Riconciliazione.

La celebrazione è stata il traguardo di un percorso che gradualmente ha portato i bambini a riconoscere i segni dell’amore di Dio che perdona, a riconoscere di aver bisogno di perdono, a sperimentare che il sacramento del perdono di Dio ci rende iN oratorio

FOTOMORANDI

(23)

GRUPPO “CARITAS”

PARROCCHIALE

La nostra attività nel Paese è: portare i pasti alle persone anziane o sole (che già usufruiscono del servizio pasti a domicilio) nel giorno di Domenica e durante le festività; fornire un picco- lo aiuto alimentare alle persone che si trovano in momentanea difficoltà per una malattia, per problemi familiari, perché hanno perso il lavoro o sono alla ricerca di una nuova occupazione…

ABBIAMO BISOGNO DEL TUO AIUTO!

In Chiesa all’altare della Madonna è sempre presente una cesta di vimini nella quale chi vuole potrà lasciare generi alimentari.

Abituiamo i nostri bambini a dona- re. Andando in Chiesa la domenica, facciamo loro portare un pacchetto di biscotti, o una scatola di fagioli, o una bibita in lattina. Sperimenteranno nel concreto come si può essere generosi con poco ma in modo continuo.

Tu che hai un lavoro, una casa, una famiglia, ringrazia il Signore per tutto questo e aiuta chi per eventi sfortuna- ti non può godere di queste cose!

Per informazioni rivolgersi in sacrestia.

P.S. A lato dell’altare della Madon- na è collocata la Cassettina di S.Antonio cosiddetta “Pane dei Po- veri”: tutto quanto viene qui offerto andrà devoluto per queste opere.

Grazie per quanto potrete fare.

Gruppo ‘Caritas’

capaci di una vita nuova, che ogni giorno possiamo riprovare da capo a vivere una vita secondo le indicazioni di Gesù, che Dio ha sempre misericordia.

Noi genitori ci auguriamo che la gioia di questo primo incontro con l’Amore del Padre diventi un impegno per tutta la vita.

I Genitori del gruppo Cafarnao

GRUPPO GERUSALEMME

Sabato 24 maggio si è tenuta la giorna- ta conclusiva dell’anno catechistico del gruppo Gerusalemme. Dopo un momen- to di riflessione sul cammino percorso, abbiamo partecipato alla S. messa, du- rante la quale i bambini hanno ricevuto in dono i 10 comandamenti. Per chiudere in bellezza abbiamo condiviso una pia- cevole serata cenando tutti insieme in oratorio. Cogliamo l’occasione per rin- graziare tutti coloro che durante questo cammino, iniziato con molti timori e ti- tubanze quattro anni fa, ci hanno aiuta- to offrendoci le loro esperienze e i loro consigli. Oggi, nonostante le difficoltà e le fatiche incontrate, siamo infinitamente grate a chi ci ha sempre sostenuto e spro- nato a continuare, perché ci ha fornito l’opportunità di arricchire enormemente la nostra fede.

Un particolare ringraziamento a suor Roberta per la sua disponibilità e a don Gianluca per aver creduto in noi.

Le mamme catechiste

(24)

IL RISO È MIGLIORE

QUANDO È SULLA BOCCA DI TUTTI!

Anche quest’anno (per la terza volta) abbiamo partecipato all’iniziati- va “ABBIAMO RISO PER UNA COSA SE- RIA”, patrocinata dalla FOCSIV(=Federazione Or- ganismi Cristiani Servizio Internazionale Volonta- rio), la più grande ONG di ispirazione cattolica.

Nella sola provincia di Brescia sono state molte le postazioni con centinaia di volontari impegnati, e nella nostra chiesa il 3 e 4 Maggio anche noi del gruppo Missionario abbia-

mo venduto le confezioni di riso; anche questa volta vogliamo ringraziare chi ha voluto, con il semplice gesto dell’acquisto, fare del bene.

Abbiamo distribuito complessivamente 132 Kg di ottimo riso, proveniente dal Mercato Equo Solidale, e raccolto la somma di 751 Euro.

Queste donazioni sono andate al Servizio Volontario Internazionale (SVI) di Brescia e servi- ranno a sostenere progetti di solidarietà a Mumena e Matebo, nello Zambia.

Le attività serviranno in particolare ad assicurare la gestione autonoma delle risorse dispo- nibili, così da garantire a lungo termine la sovranità alimentare delle popolazioni locali: si scaveranno pozzi per l’acqua, si formeranno cooperative, si creeranno micro-imprese per generare reddito, si perfezioneranno le tecniche di coltura e di allevamento, si migliorerà la sanità…

Per questo diciamo veramente GRAZIE A TUTTI!

Arrivederci all’anno prossimo!

Gruppo Missionario

(25)

Nel Paese

ma anche nel secolo scorso, le questioni relative all’estensione territoriale e all’origine del nome hanno formato oggetto di acceso dibattito, senza tuttavia pervenire a definitive conclusioni e il nome Franciacorta continua a difendere strenuamente l’affascinate segreto del suo recondito significato. Tuttavia si può affermare che il nostro paese sia ricompreso nel nucleo territoriale di ormai sicura appartenenza franciacortina.

Ma ciò di cui vogliamo brevemente occuparci è una importante citazione che riguarda il castello di Adro, recetto comunale di difesa, di cui abbiamo gli avanzi, molto modesti e forse già trecenteschi, dell’ingresso del ponte levatoio, posto quasi al culmine della gradinata che porta all’antica rocca, attuale sede del cimitero. Per erigere fortificazioni venivano infatti privilegiate località di altura del territorio, dove si cercava rifugio nei momenti di pericolo al posto di recingere il villaggio o gli abitati sparsi, costruiti nella più comoda e pianeggiante zona sottostante.

Per la storia di questo maniero eravamo risaliti fino ad ora ad un atto del 1344, una investitura feudale di una pezza di terra “olivata, castagniva et broliva”

confinante a mattina col castello e a mezzogiorno con la strada che era divenuta fossato difensivo.6

Secondo la storiografia classica il toponimo Franciacorta, che sappiamo non corrispondere a un territorio dai confini chiaramente delimitati, appare ufficialmente per la prima volta, in una ordinanza contenuta nell’VIII libro degli Statuta Communis Brixiae all’anno 1277, codice queriniano ripreso per primo dall’Odorici,1 poi seguìto dal Valentini.2 Nel documento si ordinava ai comuni di Fiumicello, di Urago, di Cellatica, di Gussago, di Sale, di Ronco e di Rodengo di dar corso alle riparazioni del Ponte della Mandolossa, pro utilitate sua propria et omnium amicorum de Franzacurta.”

Documento quest’ultimo parzialmente ripreso in una sentenza del 1280 pubblicata nel Liber Potheris del comune di Brescia, relativa alla manutenzione del ponte Grotte sul Mella.3

Gli statuti viscontei trecenteschi non fanno alcun cenno al nome, e l’ordinamento del doge Francesco Foscari del 1429 che reca la suddivisione del Territorio,4 aggiunge la specificazione Franciacorta alle quadre di Gussago e di Rovato, da cui Adro, con altri vicini comuni, parrebbe risultare escluso, poiché appartenente alla quadra di Palazzolo. Adro è tuttavia compreso nella Franciacorta, come altri paesi limitrofi, dalle successive delimitazioni geografiche, in particolare da Gabriele Rosa5 che per primo dedicò uno studio specifico alla zona. Per tutto l’Ottocento,

IL CASTELLO DI ADRO

NEL PIÙ ANTICO DOCUMENTO DI FRANCIACORTA

di U

mberto

P

erini

(26)

Si deve ora al professor Gabriele Archetti, nell’ambito degli approfonditi suoi studi di storia medioevale che conduce con acribia storiografica e perspicacia, il reperimento di una nuova informazione risalente al 1240 in cui è citata la Franciacorta (Franzia Curta) ed anche il castello di Adro, spostando quindi a tale anno le più antiche attestazioni, sia del toponimo territoriale che della rocca adrense.7

Carta del territorio bresciano (particolare), allegata agli estimi malatestiani del 1406-1416, in cui è raffigurato il castello di Ader. (Archivio Storico Civico di Brescia)

Si tratta di una pergamena duecentesca (acefala) di notevole interesse, conservata presso l’Archivio di Stato di Milano,8 attribuibile a circa il 1266, in cui in una deposizione testimoniale, Dalfino figlio di Domenico de Uguzonibus di Iseo, dichiara di aver perso i suoi beni in Colombaro a causa della guerra che c’era in Franciacorta tra le due fazioni che imperversavano nel bresciano a quell’epoca. Suo padre, Domenico, per aver seguìto la causa guelfa, era morto in esilio a Borno nel 1243. Egli ricorda che i ghibellini e i fuoriusciti di Brescia si erano rifugiati nel 1240 nel Castello di Adro, devastando i territori vicini e costringendo gli abitanti di Colombaro a trovare scampo nel castello del paese.

Proprio a causa di questa guerra e dei nemici che si erano accampati ad Adro, il suo podere e le sue terre di Colombaro giacevano devastate e incolte, giacché non era possibile coltivarle agevolmente per il timore di rappresaglie e per via del nome di suo padre. L’intera vicenda rientra evidentemente nel più vasto conflitto tra guelfi e ghibellini, ossia tra malesardi e pars ecclesie, per il controllo del comune di Brescia.

Dal lungo documento stralciamo la sola parte letterale di nostro interesse:

“... Dalfino, figlio del defunto Domenico de Uguzonibus di Iseo dice e attesta che nel 1240 i nemici del comune di Brescia e di Iseo e della terra di Colombaro avevano occupato la terra ed il castelle di Adro e guastavano e facevano guerra al comune di Brescia e al comune e agli uomini di Iseo e di Colombaro.”9

“... Dice e attesta che nel 1240 gli uomini di Colombaro stavano nella rocca di Colombaro avendo dovuto abbandonare

(27)

“...Che da trentadue anni in avanti molte volte vennero grandine e tempesta, brina e siccità nella zona di Colombaro, tanto grandi che i frutti e i proventi del detto podere andarono perduti.”

Come conclude il prof. Archetti, queste carte più antiche che recano il nome Franciacorta sono molto limitate e non provengono dalle curtes possedute dai cenobi della zona, ma dalla documentazione riconducibile a vario titolo al comune di Brescia. Sono pochi elementi che consentirebbero tuttavia di porre fuori gioco le suggestive e infondate tesi finora elaborate del mitico transito di Carlo Magno, delle grandi corti esenti, del sollevamento popolare contro i francesi cantato dall’Ondei. La le loro cose nel villaggio di Colombaro a

causa dei nemici del comune di Brescia e degli uomini di Iseo e Colombaro che abitavano nella terra di Adro e per la guerra che c’era in Franciacorta.”10

“... Dice che a causa dei suddetti nemici di Adro e della guerra, le possessioni e la terra di Colombaro erano devastate e incolte poiché non potevano essere lavorate tranquillamente a causa della guerra e specialmente per il signore Domenico de Uguzonibus.”11

Inoltre accanto alle devastazioni e alle rovine causate dagli uomini, anche i danni provocati dal maltempo e dalle calamità naturali lasciavano segni profondi nel paesaggio e nei raccolti delle campagne:

L’ingresso, forse già trecentesco, del castello di Adro, come appariva ricoperto d’edera nel 1955.

(28)

vera spiegazione andrà ricercata nella politica di espansione nel contado del comune cittadino, all’inizio del Duecento, ove potrebbe collocarsi la nascita del nome Franciacorta e la sua primitiva delimitazione territoriale, secondo modalità non dissimili da quelle che negli stessi decenni portarono alla creazione di

‘borghi nuovi’ e di ‘ville franche’ ai confini del territorio bresciano.

NOTE

1 Federico Odorici, Storie bresciane, VI, Brescia, 1856, pp.

182-183; vol, VIII, p. 55.

2 Andrea Valentini, Gli Statuti di Brescia dei secoli XII al XV illustrati, in: “Nuovo Archivio Veneto”, XV, 1898, pp. 53, 91- 96.

3 Liber potheris communis civitatis Brixiae, a cura di F.

Bettoni Cazzago, L. F. Fè d’Ostiani, in H.P.M., XIX, Augustae Taurinorum, 1899, coll. 954-955 doc. CCXXXI.

4 G... Bonfiglio Dosio, L’amministrazione del territorio durante la Repubblica veneta (1405-1797): gli archivi dei Rettori, Padova, 1996.

5 Gabriele Rosa, La Francia Corta, Bergamo, Tip. Mazzoleni, 1852, pp. 7-9.

Gabriele Rosa, La storia sul bacino del lago d’Iseo, Milano, Tip. Capriolo e Massimino, 1892.

6 Atto del 5 novembre 1344. Investitura feudale di una pezza di terra nelle vicinanze del castello di Adro, Archivio di Stato di Brescia, Fondo Religione, Investiture Feudali, 1, in: U.

Perini, Adro. Territorio e vicende storiche, Brescia, Grafo, 1989, p. 48, 50, 54-55.

7 Gabriele Archetti, Vigne e vino nel medioevo. Il modello della Franciacorta (secoli X-XV), in: “Vites plantare et bene colere.

Agricoltura e mondo rurale in Franciacorta nel medioevo”, Atti della IV Biennale di Franciacorta, Brescia, 1996, pp. 129- 131, e passim; Idem, Corti, chiese e castelli nell’abitato rurale di Corte Franca, in: Corte Franca tra preistoria e medioevo.

Archeologia e storia di un comune della Franciacorta, Brescia, Squassina, 2001, pp. 197-199.

8 Archivio di Stato di Milano, Archivio Diplomatico, Pergamene per fondi, B. 85, Fasc. 40 d, pergamena senza data (attribuibile alla metà degli anni Sessanta del XIII secolo), Brescia, Monastero di Santa Giulia.

9 “Ponit et dicit Dalfinus condam Dominici de Ugozonibus de Yseo quod sub millesimo CCXL inimici comunis Brixie et de Yseo et terre de Columbario stabant in terra et castro de Adro et inimicabant et gueram faciebant comuni Brixie et comuni et hominibus de Yseo et de Collumbario.”

10 “Item ponit et dicit quod sub millesimo CCXL homines de Columbario stabant in rocha de Columbario de relinquentes habitationem ville de Columbario propter inimicos comunis Brixie et dictorum hominum de Yseo [et] de Columbario, qui habitant in dicta terra de Adro, et propter gueram que erat in Franzia Curta.”

11 “Item ponit et dicit quod propter dictos inimicos de Adro et propter dictam guerram possessiones et terre de Columbario stabant guaste et inculte, ita quod non poterant comode laborari propter dictam guerram ...”

12 Gabriele Archetti (a cura di), Paderno Franciacorta dal Medioevo al Novecento, Brescia, Gruppo Editoriale Delfo, 2004, p. 16.

Negli Statuti bresciani del doge Francesco Foscari, concessi nel 1429, Adro è elencato nella quadra di Palazzolo. (Archivio Storico Civico di Brescia)

(29)

20 APRILE 2008 VISITA

ALLA CASA DI RIPOSO DI S.E. MONS.LUCIANO

MONARI

VESCOVO DI BRESCIA

Sul viso di tutti i presenti si leggeva la forte emozione nel vedere il Vescovo par- lare, accarezzare, cantare, e condividere con tutti questo momento eccezionale; lo stupore dei parenti nel vedere il Vescovo avvicinarsi ad ogni letto, ad ogni anziano nella carrozzina con una parola buona, una benedizione, chiedendo ad ognuno il proprio nome e rispondendo “Io mi chia- mo Luciano”.

In questi atteggiamenti e nel suo inchi- narsi vicino alla sofferenza, abbiamo vi- sto il vero ‘pastore’ che è innamorato del- l’uomo, delle sue sofferenze e delle sue debolezze.

I presenti sono stati impressionati dalla carica di umanità del Vescovo Luciano, dalla sua docilità, dalla sua pazienza.

Ha poi raccolto le letterine che gli ospiti gli hanno consegnato, e dopo averle let- te, ha scritto di pugno una sua lettera che qui pubblichiamo.

Che cosa dire… è stata una benedizione per tutti noi.

Ringraziamo di cuore il nostro Vescovo ed anche il Parroco don Mario, che con altrettanta sensibilità ha fatto in modo che questa visita si realizzasse.

Il Presidente

LETTERA

ALLA CASA DI RIPOSO DI S.E. MONS.LUCIANO

MONARI

Brescia 24 Aprile 2008 Carissimi,

tornando dalla visita ad Adro ho letto tutti i biglietti che mi avete scritto.

Grazie!

Ripensavo ai tanti volti che ho visto, alle gioie e alle sofferenze che accompagnano i vostri giorni; vorrei farvi sentire la mia vicinanza e il mio affetto.

Prego il Signore per ciascuno di voi, per le vostre famiglie, per le persone che vi sono care; prego anche per il personale che si prende cura di voi.

Il Signore vi ricorda e vi ama; ricordatelo anche voi nella preghiera.

Con tutto l’affetto vi benedico nel nome del Signore:

Egli vi benedica e vi protegga, vi mostri la luce del suo volto e vi doni serenità e speranza.

Con affetto + Luciano Monari dalla Casadi riPoso

(30)

Sono stati accolti:

dal 20 febbraio 2008 al 03 giugno 2008

• FERRARI BRUNO Nato a Iseo il 25/09/1933 Residente in Paratico Entrato il 21/02/2008

• ALESSIO DIANA

Nata a Buia (UD) il 13/12/1931 Residente in Adro

Entrata il 25/02/2008

• CORRIONI GIULIA Nata a Adro il 28/12/1923 Residente ad Adro

Entrata il 29/02/2008

• TURRA MARIA

nata Erbusco a il 03/11/1923 Residente a Erbusco

Entrato il 10/03/2008

• TORCHIANI FRANCESCO nato a Adro il 11/11/1925 Residente ad Adro

Entrato il 11/03/2008

• PAGANI CAROLINA nata ad Adro il 16/05/1924 Residente ad Adro

Entrata il 25/03/2008

• BELUSSI PASQUA

nata a Capriolo il 21/02/1934 Residente ad Erbusco

Entrata il 31/03/2008 Uscita il 14/05/2008

• TURRA ELISA

nata a Erbusco il 26/11/1926 Residente a Palazzolo s/Oglio Entrata il 04/04/2008

(31)

• VEZZOLI ANNUNCIATA nata a Erbusco il 11/05/1927 Residente ad Erbusco

Entrata il 14/04/2008

• ESPOSTI FRANCESCA

nata a Lodi (MI) il 06/05/1930 Residente ad Erbusco

Entrata il 18/04/2008

• MILINI GIUSEPPA nata a Erbusco il 10/11/1925 Residente a Erbusco

Entrata il 21/04/2008

• VALNEGRI GIUSEPPE nato a Erbusco il 13/10/1933 Residente a Erbusco

Entrato il 23/04/2008

• CHIARI GIUSEPPE

nato a Rodengo Saiano il 05/07/1933 Residente a Paderno Franciacorta Entrato il 30/04/2008

• SCOCCIMARRO PASQUALE nato a Orzinuovi il 23/09/1921 Residente a Palazzolo s/O Entrato il 12/05/2008

• RIVETTI ROSINA nata a Adro il 30/04/1927 Residente a Adro

Entrata il 21/04/2008

• CAVALLERI UGO nato ad Adro il 16/01/1930 Residente a Palazzolo s/O Entrato il 21/03/2008 Dimesso il 23/04/2008

Ci hanno lasciato:

dal 20 febbraio 2008 al 03 giugno 2008

• MARZOLI ALESSANDRO nato a Adro il 23/03/1930 Residente a Adro

Entrato il 02/05/2007 Deceduto il 27/02/2008

• MAZZOTTI MARGHERITA nata a Erbusco il 31/10/1916 Residente a Zocco d’Erbusco Entrata il 23/05/2001 Deceduta il 02/03/2008

• RECCAGNI ARTURO nato a Rovato il 22/06/1914 Residente a Rovato

Entrato il 13/07/2006 Deceduto il 15/03/2008

• BOSIO LUIGIA

nata a Adro il 06/11/1921 Residente a Adro

Entrata il 11/12/2006 Deceduta il 16/03/2008

• AGOSTI ERNESTA nata a Capriolo il 13/09/1920 Residente a Adro

Entrata il 03/05/1997 Deceduta il 23/03/2008

• ROGGERI ANGELA

nata a Foresto Sparso il 09/12/1932 Residente ad Adro

Entrata il 28/11/2000 Deceduta il 23/03/2008

• BOTTI FRANCESCO

nato a Castegnato il 10/01/1927 Residente a Cologne

Entrato il 30/08/2005 Deceduto il 05/04/2008

Riferimenti

Documenti correlati

SAN GIOVANNI BATTISTA CASTENASO ANNO

E’ possibile che questi indici presentino alcuni errori di trascrizione in quanto alcune pagine sono leggermente rovinate oppure per la calligrafia dello scrivente che

Tipo classificazione: Classificazione per genere fotografico Archivi dell'Immagine - Regione Lombardia THESAURUS [1 / 4].

E’ possibile che questi indici presentino alcuni errori di trascrizione in quanto alcune pagine sono leggermente rovinate oppure per la calligrafia dello scrivente che

Titolo libro o rivista: Masolino: gli affreschi del Battistero e della Collegiata a Castiglione Olona Luogo di edizione: Milano. Anno di edizione: 1998 BIBLIOGRAFIA [5

La recente critica ha potuto, pertanto, assodare che il primo e unico Invenzio vescovo di Pavia fu quello che, contemporaneamente a Sant’Ambrogio, si firmò con gli altri

O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di

Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti