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BARUFFO E LE SUE STORIE BARUFFO E LE SUE STORIE. Serie di GIULIA SCOTTO D ABBUSCO

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Academic year: 2022

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Serie di

GIULIA SCOTTO D’ABBUSCO

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PROPRIET À LETTERARIA RISERVATA

Copyright © 2019 Giulia Scotto d’Abbusco Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore

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In ricordo del vero Baruffo e di Orazio

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PRIMI GIOCHI TRA CUCCIOLI

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Il sole era alto nel cielo in quella calda giornata nella fattoria.

Giangio non doveva andare a scuola. Giornata di festa significava per lui solo divertimento nei campi, con il babbo Ernesto e il suo amico per il pelo Baruffo.

Il cucciolo cresceva forte e sano. Il suo pelo era folto e scarmigliato.

Aveva un musetto simpatico e irresistibile e due occhi vispi e allegri. Ciò che gli piaceva di più era rincorrere le farfalle gialle che si posavano sull’insalata fresca e tenera. A volte la sua corsa era un po’ ancora incerta: come quella volta che, rincorrendo una farfalla cavolaia, non aveva visto davanti a sé ed era finito dritto dritto nel buco lasciato nel terreno da un cespo d’insalata che era stato raccolto da Ernesto. Che figura! E come ci

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starnutire come un vecchio in pieno inverno.

«Che fai Baruffo, che combini?» gli urlò dietro Giangio raggiungendolo.

Ma lui se ne stava là mogio mogio, triste triste.

«Via su, andiamo! Non farai mica il permaloso? Se non ti sporchi, non impari! Lo dice sempre anche il mio babbo e tu lo sai, il mio babbo non sbaglia mai…»

Baruffo guardava fisso Giangio, ma non sembrava essere molto convinto.

Il bambino, che lo aveva capito, dopo averci riflettuto su per qualche minuto, parve avere trovato la soluzione al problema canino.

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Si allontanò fischiettando e, dopo aver percorso una decina di metri, si girò di nuovo verso il cane e cominciò a correre.

Baruffo non aveva ancora capito, ma quando se lo vide arrivare incontro, catapultandosi nel fosso, una nuvola di spruzzi d’acqua e terra si alzò nell’aria: Giangio era atterrato nell’acqua, come se avesse fatto una meta in una partita di rugby.

“Oh come ti sei combinato Giangio!” pensava Baruffo “E ora chi la sente la tua mamma! Guarda com’è ridotta la tua maglia bianca, che ora bianca non lo è certo più...”

Infatti quando la mamma vide ritornare a casa Giangio e Baruffo, non riusciva a decidere chi si fosse insudiciato di più. Era proprio una bella gara! Finita forse in un giusto

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«Vatti a lavare viso e manine, piccolo Giangio, che è ora di merenda...» e poi, rivolta a Baruffo aggiunse: «Si, si, Baruffo c’è la merenda anche per te! Ti ho messo del latte fresco nella ciotola ma non dirlo alla tua mamma Diana, mi raccomando!» disse strizzandogli l’occhio.

Così Giangio andò alla fontanella al centro dell’aia a sciacquarsi in fretta viso e manine e a ripulire il musetto del suo amato Baruffo, per poi, di corsa, tornare in casa a fare una meritata merenda.

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