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Studio Preliminare Ambientale. ENI PROGETTO ITALIA IMPIANTO FOTOVOLTAICO 4,89 MW p. Comune di GELA (CL)

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Academic year: 2022

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Studio Preliminare Ambientale ENI PROGETTO ITALIA

IMPIANTO FOTOVOLTAICO 4,89 MW

p

Comune di GELA (CL) Allegato 5b

Studio Botanico e Faunistico

Questo documento rappresenta l’Allegato 5b – Studio Botanico e Faunistico dello Stato Attuale dei Luoghi scelti per la realizzazione di un Impianto Fotovoltaico, di potenza pari a 4,89 MW, nell’area denominata “Esterna NCO Gela” di proprietà ENI MEDITERRANEA IDROCARBURI S.P.A. posta nelle vicinanze del Nuovo Centro Oli di Gela (CL).

06/09/2018 00 Emissione

finale

Lorenzo Bertolè

Paola Bertolini

Coord.

Ambiente e Permitting

Claudia Monfredini

DPM Alessandro Bartolomei

Esperto Naturalista: Dott. Filippo Bernini

Data Revisione Descrizione

Revisione Preparato Controllato Approvato

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INDICE

1 INTRODUZIONE 7

2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E NATURALISTICO 9

2.1 FLORAEVEGETAZIONE 10

2.2 FAUNA 14

2.3 RETENATURA 16

2.3.1 ZSC Ita050001 – Biviere e Macconi di Gela 17

2.3.2 ZPS ITA050012 – Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela 20

3 INQUADRAMENTO DI DETTAGLIO 25

3.1 FLORA E VEGETAZIONE 25

3.2 FAUNA 33

3.3 VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA NELLAREA DI PROGETTO 34

4 STIMA DEGLI IMPATTI 39

4.1 INTRODUZIONE 39

4.2 VALUTAZIONE DELLA SENSITIVITÀ 40

4.3 FASE DI COSTRUZIONE 40

4.3.1 Stima degli Impatti potenziali 40

4.3.2 Misure di Mitigazione 42

4.4 FASE DI ESERCIZIO 42

4.4.1 Stima degli Impatti potenziali 42

4.4.2 Misure di Mitigazione 44

4.5 FASE DI DISMISSIONE 44

4.5.1 Stima degli Impatti potenziali 44

4.5.2 Misure di Mitigazione 45

4.6 CONCLUSIONI E STIMA DEGLI IMPATTI RESIDUI 45

5 CONCLUSIONI 47

(3)

ELENCO DELLE FIGURE

FIGURA 1.1 STRALCIO LAYOUT DI PROGETTO ... 8

FIGURA 2.1 UBICAZIONE AREA DI PROGETTO ... 10

FIGURA 2.2 DISTRIBUZIONE DELLE SERIE DI VEGETAZIONE NEL CONTESTO TERRITORIALE DELL’AREA DI SITO ... 11

FIGURA 2.3 UBICAZIONE AREA DI PROGETTO E SITI RETE NATURA ... 17

FIGURA 3.1 CARTA FISIONOMICA DELLA VEGETAZIONE (INTORNO DELL’AREA DI SITO IN UN RAGGIO DI 3 KM) ... 25

FIGURA 3.2 ASPETTO DELLA VEGETAZIONE RETRODUNALE A ONONIS RAMOSISSIMA ... 27

FIGURA 3.3 INVASIONE DELL’ESOTICA ACACIA SALIGNA IN SOSTITUZIONE DELLE COMUNITÀ PSAMMOFILE AUTOCTONE DI TIPO ARBUSTIVO ... 28

FIGURA 3.4 ASPETTO DELLA VEGETAZIONE ALONITROFILA NELLA PIANA DEL SIGNORE .... 30

FIGURA 3.5 FASCE DI VEGETAZIONE RIPARIALE LUNGO IL F. GELA ... 31

FIGURA 3.6 PRATERIE SUBSTEPPICHE INSEDIATESI SU EX-COLTIVI ... 32

FIGURA 3.7 COLTIVAZIONI IN PIENO CAMPO E SULLO SFONDO DI TIPO PROTETTO ... 33

FIGURA 3.8 FOTO AREA DI PROGETTO ... 35

FIGURA 3.9 GRADO DI NATURALITÀ ... 36

FIGURA 3.10 GRADO DI NATURALITÀ ... 37

FIGURA 3.11 MAPPA DELLA BIODIVERSITÀ DELLA SICILIA OTTENUTA ATTRAVERSO IL CALCOLO DELL’LNDICE DI VALUTAZIONE ORNITOLOGICA... 38

ELENCO DELLE TABELLE TABELLA 2.1 TOTALE DELLE SPECIE RINVENUTE NEL SISTEMA SIC E ZPS SUDDIVISE PER CLASSI 14 TABELLA 2.2 TOTALE DELLE SPECIE RINVENUTE NEL SISTEMA SIC E ZPS SUDDIVISE PER FENOLOGIA ... 15

TABELLA 2.3 AREE NATURA 2000 PROSSIME ALL’AREA DI INTERVENTO E RELATIVA DISTANZA ... 17

TABELLA 2.4 PRINCIPALI IMPATTI POTENZIALI – VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI ... 40

TABELLA 2.5 SIGNIFICATIVITÀ DEGLI IMPATTI POTENZIALI – VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI – FASE DI COSTRUZIONE ... 41

TABELLA 2.6 SIGNIFICATIVITÀ DEGLI IMPATTI POTENZIALI – VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI – FASE DI ESERCIZIO ... 43

TABELLA 2.7 SIGNIFICATIVITÀ DEGLI IMPATTI POTENZIALI – VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI – FASE DI DISMISSIONE ... 45

TABELLA 2.8 SINTESI IMPATTI SULLA COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI E RELATIVE MISURE DI MITIGAZIONE ... 46

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(6)

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1 INTRODUZIONE

Il presente Studio Botanico e Faunistico è stato predisposto ai sensi delle Linee Guida redatte dal Servizio II VIA – VAS della Regione e costituisce un allegato al Progetto “Impianto Fotovoltaico – Area Esterna NCO Gela (CL)” presentato dalla società Eni New Energy S.p.A.

per lo sviluppo di un impianto fotovoltaico nell’area di proprietà Enimed localizzata nel comune di Gela, in provincia di Caltanissetta.

Lo studio ha lo scopo di individuare, con particolare riferimento a vegetazione, flora, ecosistemi e fauna, gli eventuali impatti prodotti dalle opere previste nelle varie fasi progettuali (cantiere, esercizio e dismissione).

Il Progetto è ubicato nelle vicinanze di alcuni siti Rete Natura 2000, in particolare:

 l’area ZPS ITA050012 - Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela, posta a circa 0,1 km in linea d’aria dal sito di progetto;

 l’area SIC/ZSC ITA050001 - Biviere e Macconi di Gela, posta a circa 0,5 km in linea d’aria dal sito di progetto.

Ad una distanza superiore troviamo inoltre:

 L’area protetta “Riserva Naturale Orientata Biviere di Gela” (codice EUAP0902), posta a circa 4 km in linea d’aria a sud del sito di progetto;

 Le aree IBA 166 e 166M (“Biviere e Piana di Gela”), poste rispettivamente a 0,1 e 2,1 km dal sito di progetto.

Complessivamente, il progetto prevede le seguenti principali caratteristiche:

 Superficie Totale dei moduli: 2,88 ettari;

 Potenza Installabile: 4,89 MWp;

L’area identificata per il Progetto è di proprietà Enimes ed è ubicata nelle vicinanze del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Gela. L’area è accessibile mediante la viabilità esistente (SP 82).

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Figura 1.1 Stralcio Layout di progetto

Fonte: Progetto, 2018

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2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E NATURALISTICO

Nel presente Capitolo vengono riportate le descrizioni delle principali componenti ambientali, con particolare riferimento alle componenti fauna, flora, vegetazione ed ecosistemi/habitat.

Tali descrizioni vengono effettuate a tre scale di riferimento territoriale:

 Inquadramento e descrizione delle componenti generale a scala di riferimento territoriale

“provinciale”;

 Inquadramento e descrizione delle componenti dei siti RN2000 più prossimi all’area di progetto;

 Inquadramento e descrizione delle componenti in corrispondenza dell'“Area di Sito”

(allargata ad un raggio di 3km).

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Figura 2.1 Ubicazione area di progetto

Fonte: ERM, 2018

2.1 FLORAEVEGETAZIONE

La distribuzione delle serie vegetazionali nel contesto territoriale in cui si colloca l’Area di Sito è rappresentata nella Figura successiva.

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Figura 2.2 Distribuzione delle Serie di Vegetazione nel Contesto Territoriale dell’Area di Sito

Fonte: Ridisegnato da Blasi C., 2010. La Vegetazione d'Italia, Carta delle Serie di Vegetazione, Scala 1:500.000. Palombi, Roma

Area di Sito

Area di studio entro raggio di 3 km Rete Natura 2000:

SIC ZPS

Serie di vegetazioni:

Piano Mesomediterraneo/Termomediterraneo

224 - Serie appenninica meridionale tirrenica acidofila della quercia virgiliana 227 - Serie sicula acidofila termofila della sughera

272 - Geosigmeto insulare alofilo della vegetazione delle lagune e degli stagni costieri

275 - Geosigmeto siculo psammofilo e alofilo della vegetazione dei sistemi dunali Piano Termomediterraneo

236a - Serie meridionale indifferente edafica della quercia virgiliana 243 - Serie sicula psammofila della quercia spinosa

Piano Supramediterraneo/Termomediterraneo

267 - Geosigmeto siculo igrofilo della vegetazione ripariale

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L’analisi della cartografia sopra riportato pone l’Area di Sito all’interno del Geosigmeto siculo psammofilo e alofilo della vegetazione dei sistemi dunali (cod. 275), distribuito soprattutto lungo le coste della Sicilia sud-orientale, dove sono legate alla fascia termomediterranea inferiore, su substrati sabbiosi incoerenti in corrispondenza dei cordoni dunali sia mobili che fissi. Il geosigmeto è composto da cenosi psammofile in contatto catenale ben definito floristicamente e strutturalmente. A esso fanno capo associazioni sia perenni che annuali, tra cui:

 Associazioni alonitrofile effimere dell’Euphorbion peplis (Cakiletea maritimae): associazioni erbacee perenni ad Agropyron junceum (Cypero capitati-Agropyretum juncei), associazioni erbacee perenni ad Ammophila australis (Medicagini marinae-Ammophiletum australis), associazioni arbustive a Crucianella maritima (Seselio maritimi-Crucianelletum maritimae) o a Ononis ramosissima (Centaureo-Ononidetum ramosissimae). Gli aspetti di degradazione di queste formazioni sono rappresentati soprattutto da praticelli effimeri dei Malcolmietalia;

 Vegetazione psammofila erbacea perenne dell’Ammophilion e Crucianellion maritimae e vegetazione psammofila alonitrofila annuale dei Cakiletea maritimae.

 Vegetazione sclerofilla sempreverde (Pistacio-Rhamnetalia), si tratta di una macchia molto densa e intricata, legata ad ambienti dunali costieri in cui domina Juniperus macrocarpa, normalmente associato a Ephedra fragilis, Lycium intricatum, Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia. Nei dintorni di Gela, l’Ephedro-Juniperetum macrocarpae, viene normalmente vicariato dall’Asparago stipularis-Retametum gussonei, associazione arbustiva legata a una maggiore xericità ambientale.

Il sistema dunale, di pertinenza di questa serie, è stato interessato in passato da interventi di riforestazione con Pinus halepensis, P. pinea e alcune specie esotiche come Acacia saligna, Eucalyptus rostrata, Myoporum insulare.

Il Geosigmeto insulare alofilo della vegetazione delle lagune e degli stagni costieri (cod. 272) è localizzato in ambienti costieri palustri, interessati da acque salmastre a debolmente salse, come alla Piana del Signore e al Biviere di Gela. In questo geosigmeto rientrano gli ambienti palustri retrostanti i cordoni dunali, le foci fluviali, le saline e i bacini lacustri retrocostieri. I substrati sono costituiti da depositi alluvionali, melmoso-argillosi, talora frammisti a una più o meno elevata componente sabbiosa. Queste depressioni sono periodicamente sommerse da acque marine e piovane e sono in genere soggette a disseccamento estivo (pantani salmastri). Solo nei casi in cui si trovano a una certa distanza dalla costa si vengono a formare dei veri e propri bacini lacustri con acque profonde, che durante l'estate subiscono solo un abbassamento del livello dell'acqua (laghi retrocostieri). Queste aree si rinvengono esclusivamente nella fascia termomediterranea con ombrotipo compreso tra il secco e il subumido. La vegetazione degli ambienti palustri si distribuisce secondo gradienti legati alla durata del periodo di sommersione e alla concentrazione salina del suolo. Si tratta in massima parte di comunità durevoli, in quanto la normale evoluzione del suolo è bloccata da fattori ecologici limitanti che costantemente influenzano questi habitat. In questi geosigmeti si vengono pertanto a realizzare dei contatti catenali fra i vari aspetti vegetazionali, che consentono di individuare abbastanza bene delle serie ben differenziate strutturalmente ed ecologicamente. In seno a essi possono essere distinti diversi tipi vegetazionali:

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 Vegetazione alofila sommersa (Ruppietea e Potametea): le acque che ricoprono le depressioni ospitano una vegetazione a idrofite sommerse, radicanti sui fondali, costituite da specie legate alla durata del periodo di sommersione e alla salinità dell'acqua;

 vegetazione alofila annuale primaverile (Saginetea maritimae): nei tratti soggetti a breve periodi di sommersione o emersi durante tutto l'anno, si rinvengono spesso aspetti terofitici effimeri;

 vegetazione alofila annuale estiva (Thero-Suaedetea): le aree centrali dei pantani soggette a prolungata sommersione annuale, ospitano nel periodo estivo comunità terofitiche dominate da specie alofile ad habitus succulento;

 vegetazione alofila arbustiva (Sarcocornietea fruticosae): lungo le sponde dei pantani salmastri si insediano comunità caratterizzate da specie arbustive, le quali si distribuiscono essenzialmente secondo gradienti di umidità edafica;

 vegetazione alofila erbacea perenne (Juncetea maritimi e Phragmito-Magnocaricetea):

nelle stazioni sommerse durante tutto l'anno o per lunghi periodi, in quest'ultimo caso con suoli sempre molto umidi, si localizzano aspetti vegetazionali ricchi in elofite, legati a vari gradienti di salinità.

Sempre all’interno dell’area di studio (3 km di raggio) nella piana del F. Gela si rinviene il geosigmeto siculo igrofilo della vegetazione ripariale (cod. 267), che ha la sua massima espressione lungo le sponde dei corsi d'acqua, a partire dalla sorgente fino alla foce, estendendosi maggiormente nelle pianure alluvionali che, almeno potenzialmente, tende a ricoprire totalmente. Le comunità che costituiscono questi geosigmeti sono rappresentate da associazioni a carattere soprattutto forestale o talora arbustivo. Normalmente esse occupano strette fasce lungo il corso fluviale, distribuendosi secondo gradienti di umidità. I substrati sono molto vari, sia come natura geologica, che come tessitura del suolo. Essi inoltre sono soggetti a periodiche inondazioni e piene durante le stagioni autunnali e invernali, quando le piogge sono più abbondanti. Negli ambienti di fiumara con alvei ciottolosi molto ampi, si rinvengono condizioni ambientali più termoxeriche. Un caso a parte sono le aree planiziali di bassa quota, come la piana di Gela, dove i suoli alluvionali più o meno pianeggianti ricoprono estese superfici oggi interessate da colture irrigue in seguito a bonifiche e sistemazioni idrauliche. Nell’ambito territoriale considerato si rinvengono, in relazione alla presenza di piane alluvionali caratterizzate da acque debolmente salate, comunità subalofile dominate da varie specie di Tamarix (T. africana, T gallica, T. dalmatica e T arborea). Si tratta sempre di boscaglie, più o meno diradate, appartenenti al Tamaricion africanae, alleanza rappresentata in Sicilia dal Tamaricetum gallicae.

Infine, sempre all’interno dell’area di studio (area di 3 km) si rileva la presenza della serie sicula psammofila della quercia spinosa (cod.243) localizzata nella Sicilia meridionale tra Gela e Marina di Ragusa, occupando potenzialmente una fascia abbastanza estesa verso l'interno.

Attualmente, in quest'area si osservano numerosi frammenti più o meno estesi della tappa più matura. Questa serie si localizza sulle vecchie dune stabili dell'interno, su substrati prettamente sabbiosi o comunque incoerenti. Essa è tipicamente legata alla fascia bioclimatica termomediterranea. Lo stadio più maturo, chiamato Junipero turbinatae- Quercetum calliprini, rappresenta una macchia dominata da individui arborei di Quercus calliprinos e Juniperus turbinata, ai quali si accompagnano numerose sclerofille termofile, come Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia e Rhamnus alaternus. La degradazione dello

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Junipero-Quercetum calliprini porta verso garighe riferibili all' Hyparrhenio-Helianthemetum sessiliflori a praticelli effimeri del Vulpio-Leopoldietum gussonei.

2.2 FAUNA

Il contesto territoriale di riferimento (Piana di Gela e area marina antistante) rappresenta un sito di grande interesse naturalistico dove, nonostante il disturbo antropico (urbanizzazioni, attività produttive, attività balneari, ecc.), sono ancora presenti comunità vegetali ed habitat molto peculiari che permettono l'insediamento a loro volta, di una comunità faunistica ricca di elementi di interesse conservazionistico e naturalistico.

L'importanza di tali habitat e specie, risulta per altro accentuata, dal contesto in cui essi vengono a trovarsi, che si presenta prevalentemente banalizzato e disturbato da numerosi fattori antropici.

Non a caso l'area di riferimento presenta diversi gradi di protezione ambientale che vanno dal riconoscimento di zona umida di importanza internazionale (RAMSAR) del Biviere di Gela, alla creazione della Riserva Naturale Orientata Regionale, all'individuazione di SIC, ZPS e IBA (Important Bird Aree). In particolare in Italia, su un totale di 200 IBA, quella in oggetto (IBA n. 166 "Biviere e Piana di Gela") è all'ottavo posto per importanza di conservazione. Si tratta di un complesso di zone umide, agricole ed acque costiere di grandissima importanza sia per gli uccelli acquatici migratori che per le specie nidificanti mediterranee.

In base alla bibliografia disponibile ed in particolare al recente Piano di Gestione la check-list della fauna vertebrata ed invertebrata del sistema di SIC e ZPS della Piana di Gela presenta un carteggio di 309 (di cui 293 confermate e 16 no in quanto non ritrovate negli studi condotti per il piano di gestione).

Le 293 specie citate e rinvenute nel sistema di SIC e ZPS sono riassunte nelle tabelle che seguono. La tabella seguente (Totale delle Specie rinvenute nel sistema SIC e ZPS suddivise per Classi) evidenzia i totali suddivisi per Classe ed il totale generale delle specie rispetto al loro inserimento nelle varie sezioni della Scheda Natura. Nel sistema di SIC e ZPS sono presenti 71 specie in Allegato I della Direttiva Uccelli, 93 uccelli migratori abituali, 12 specie inserite nell'Allegato II della Direttiva Habitat, 38 specie e sottospecie endemiche regionali e italiane; ed infine un complesso di 108 specie importanti cioè inserite nelle Liste Rosse, negli allegati delle Direttive e Convenzioni internazionali, ecc.

Tabella 2.1 Totale delle Specie rinvenute nel sistema SIC e ZPS suddivise per Classi

Classe All. 1 Migr. Abituali All. 2 Endemismo Altre specie importanti

Invertebrati 0 0 2 25 53

Pesci 0 0 1 0 2

Anfibi 0 0 0 3 3

Rettili 0 0 3 3 8

Uccelli 71 93 0 2 27

Mammiferi 0 0 6 5 15

Totale 71 93 12 38 108

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La tabella successiva rende conto della suddivisione per Classe in base alla fenologia delle varie specie. Si evidenzia la notevole presenza di invertebrati con 55 specie e le specie di Uccelli stanziali (50) e quelle migratrici (118) come le categorie più abbondanti.

Tabella 2.2 Totale delle Specie rinvenute nel sistema SIC e ZPS suddivise per fenologia

Classe Stanziali Estivo nidificante

Migratore primaverile

Migratore autunnale

Svernante Occasionale

Invertebrati 55 0 0 0 0 0

Pesci 3 0 0 0 0 0

Anfibi 4 0 0 0 0 0

Rettili 8 0 0 0 0 2

Uccelli 50 28 118 77 80 14

Mammiferi 19 0 0 0 0 2

Totale 137 28 118 77 80 18

Il Piano di gestione evidenzia come i censimenti invernali del 2008 abbiano confermato l’importanza a livello nazionale della ZPS (cfr. Baccetti et al. 2002) quale sito di svernamento per il chiurlo maggiore, Numenius arquata, il piviere dorato, Pluvialis apricaria, e l’occhione, Burhinus oedicnemus.

Il Biviere di Gela è riconosciuto da numerosi lavori (cfr. ad esempio Lo Valvo et al. 1993;

Campo et al. 2001, Baccetti et al. 2002) come una delle zone umide più importanti per il transito e la sosta dell’avifauna. Le indagini di questi ultimi anni hanno evidenziato uguale importanza anche per il Golfo e per la Piana di Gela particolarmente ricca di ambienti umidi sia temporanei che permanenti. Le migrazioni più imponenti e significative sono quelle dell’alzavola, della marzaiola e della moretta tabaccata, altre specie di anatre hanno presenze significative quantificabili in contingenti di centinaia o migliaia di individui. Le specie interessate dal fenomeno sono 127 ed evidenziano l’importanza qualitativa e quantitativa della migrazione nell’area della ZPS, si sono registrati anche migratori rari ed eccezionali (gruccione egiziano, monachella dorsonero, ecc). Durante il periodo Marzo-Aprile 2004 sono stati censiti complessivamente 63.984 uccelli in transito, di questi: 26.266 individui sono marzaiole (Anas querquedula), 11.412 sono codoni (Anas acuta) e 8.258 sono morette tabaccate (Aythya nyroca). Delle specie censite 50 rientrano nella Direttiva Uccelli 79/409 CEE, 34 in Allegato I e 16 al comma 2 dell‟art. 4. Due specie, peraltro interessate da un alto numero di individui in transito (Aythya nyroca e Plegadis falcinellus), sono inserite nella categoria CR (critically endangered) della Red List dell‟IUCN, quattordici specie nella categoria VU (vulnerable) e undici nella categoria EN (endagered). Secondo i criteri (Tucker &

Heath nel 1994) proposti per individuare le SPEC – (Specie Europee con Problemi di Conservazione), tre specie sono inserite nella categorie SPEC 1, otto nella categoria SPEC 2 e ventitre nella categoria SPEC 3, si hanno quindi un totale di 34 specie che globalmente sono in uno stato di conservazione sfavorevole e necessitano di interventi di tutela a livello internazionale, quindi da considerare prioritarie a livello internazionale.

Le specie e le popolazioni nidificanti e sedentarie sono spesso alquanto interessanti.

La popolazione di cicogna bianca, Ciconia ciconia, ha un tasso di involo medio di 3,28 ± 0,49, abbastanza alto e risulta in espansione.

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La popolazione di rapaci diurni della ZPS comprende 6 specie: 4 stanziali (lanario, Falco biarmicus, pellegrino, Falco peregrinus, biancone, Circaetus gallicus, gheppio, Falco tinnunculus) e 2 nidificanti estive (nibbio bruno, Milvus migrans, grillaio, Falco naumanni). Va rilevato che alcune di queste specie (lanario, pellegrino, biancone, nibbio bruno) nidificano in aree limitrofe esterne alla ZPS, ma usano quotidianamente il territorio dell’area protetta per la caccia e altre attività (corteggiamento, sosta, controllo territori, ecc). L’area della ZPS e la contigua area IBA è quindi nevralgica per il mantenimento di questa comunità di elevato interesse conservazionistico. Del grillaio, nel 2004 sono state censite 138-177 coppie in 26 colonie, nel 2005 sono state stimate 175-215 coppie riproduttive e territoriali in 30 colonie, un dato in costante aumento rispetto agli anni precedenti. I dati raccolti durante i citati censimenti hanno permesso di stimare che l’area della Piana di Gela ospita un terzo della popolazione di grillaio della Sicilia ed è la seconda in Italia per ordine di grandezza. L’insieme dei dati raccolti, inoltre, ha rilevato come i parametri riproduttivi siano tra i più alti osservati in Europa.

Per i limicoli l’occhione, Burhinus oedicnemus, ha una frequenza di 2,8 ind/100 ettari (Mascara & Sarà, 2007). La popolazione della ZPS è la più numerosa siciliana; la pernice di mare, Glareola praticola, ha una popolazione di circa 100 coppie. Nella Piana di Gela nidifica la totalità della popolazione siciliana (AA VV, 2008).

La ghiandaia marina, Coracias garrulus, ha una popolazione stimata in 40-45 coppie, la specie è molto rarefatta in questi ultimi anni, soprattutto nella Sicilia centro-occidentale (cfr.

Lo Valvo et al., 1993; AA. VV., in stampa), nella Piana di Gela nidifica la popolazione siciliana più cospicua.

L’analisi delle borre ha permesso inoltre di confermare la presenza di Myotis myotis nel SIC del Biviere e di rilevare la presenza nel SIC e nella ZPS di Pipistrellus pipistrellus.

Le specie di insetti d’interesse vedono rappresentanti di 5 differenti ordini: Coleoptera, Diptera, Heteroptera, Odonata, Orthoptera. Tra le specie inserite nella Scheda Natura della ZPS, 24 sono endemismi, 2 sono inserite negli allegati II della Direttiva 92/43/CEE, 18 sono inserite nella Lista Rossa Nazionale, 1 è inserita nelle Liste Rosse dalla IUCN, 1 è inserita negli allegati di convenzioni internazionali e 17 vengono indicate come specie bioindicatrici della qualità o di aspetti particolari dell’habitat, soprattutto acquatico.

2.3 RETENATURA

Come descritto nel paragrafo precedente le aree di progetto si colloca in prossimità di alcune aree afferenti al sistema Rete Natura. In particolare i siti Rete Natura più prossimi al sito di progetto (evidenziato in rosso nella figura seguente) sono:

 ZPS ITA050012 - Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela;

 SIC/ZSC ITA050001 - Biviere e Macconi di Gela.

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Figura 2.3 Ubicazione area di progetto e siti Rete Natura

Entrambi i siti Rete Natura si collocano all'interno dell'IBA 166 - Biviere e Piana di Gela. La sovrapposizione territoriale del SIC/ZSC e della ZPS con l'IBA fa si che la trattazione delle specie e degli habitat riportata nei paragrafi seguenti, esaurisca di fatto, anche le caratteristiche e peculiarità biologiche dell'IBA.

La descrizione delle specie e degli habitat presenti in tali siti Rete Natura ha fatto riferimento al Piano di Gestione (dal sito http://www.riservabiviere.it) di tali Siti Natura 2000, alle schede dei Formulari Standard (aggiornamento dicembre 2015 e successiva trasmissione al Ministero di gennaio 2017), nonché ai dati, derivanti dai dati disponibili presso il sito del SITR http://www.sitr.regione.sicilia.it/ e su quello dedicato alla rete Natura 2000 http://www.artasicilia.eu/old_site/web/natura2000/index.html.

Tabella 2.3 Aree Natura 2000 Prossime all’Area di Intervento e Relativa Distanza

Codice Natura 2000 Nome Sito Distanza da sito di progetto (mt)

SIC/ZSC ITA050001* Biviere e Macconi di Gela 518

ZPS ITA050012 Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela 70

*Designazione ZCS con DM 07/12/2017 - G.U. 296 del 20-12-2017

2.3.1 ZSC Ita050001 – Biviere e Macconi di Gela

Il SIC/ZSC ricade nel territorio dei comuni di Gela e di Acate, dove si estende per una superficie complessiva di circa 3666 ettari. Esso abbraccia il tratto costiero posto a sud-est dell’abitato di Gela, oltre alla Piana dell’interno, nonché l’area del Biviere e dei Macconi, già

Area ZPS Area SIC/ZSC

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compresa nell’ambito di una riserva naturale e considerata uno dei biotopi di maggiore interesse del versante centro-meridionale della Sicilia.

Dal punto di vista geomorfologico, il sito presenta una notevole variabilità, con il succitato ambiente lacustre che si sviluppa a ridosso di ampi cordoni dunali, a loro volta costituiti da sabbie fine e quarzose, talora interrotti da affioramenti rocciosi di varia natura, ove sono rappresentati gran parte dei tipi litologici che caratterizzano i retrostanti Monti Erei. La Piana di Gela è prevalentemente dominata da formazioni argilloso-calcaree sovrastate da depositi alluvionali riferibili al Quaternario. Più a nord si sviluppa un sistema collinare di origine evaporitica, a morfologia più o meno accidentata, mentre ad est del torrente Gela vi sono depositi di sabbie gialle pleistoceniche frammiste a calcari, conglomerati ed argille marnose, che degradano verso il mare.

Sulla base della classificazione bioclimatica secondo Rivas-Martinez, il territorio rientra prevalentemente nell’ambito della fascia termomediterranea, con ombrotipo secco inferiore, tendente al superiore verso l’interno. Il paesaggio vegetale delle aree soprastanti risente notevolmente delle intense utilizzazioni del passato; nell’area della Piana è ampiamente dominato da coltivi, in particolare seminativi. In prossimità della costa assume notevole rilevanza la serricoltura, che si spinge a ridosso del Biviere.

Qualità e importanza

L’area in oggetto rientra nella Convenzione Ramsar, individuata nel 1987 per una superficie di 297 ettari. Studi successivi hanno messo in evidenza che tutto il Golfo e la Piana di Gela è un’unità ecologica fondamentale per la migrazione degli uccelli acquatici e rientra nei parametri per l’identificazione dei siti RAMSAR. Tutta la Piana di Gela, compresa una fascia marina, è stata perimetrata anche come IBA (Important Bird Areas) da uno studio effettuato dalla LIPU Birdlife Italia, su commissione del Ministero dell’Ambiente. In Italia, su 200 IBA, quella in oggetto (n. 166 “Biviere e Piana di Gela”) è all’ottavo posto per importanza di conservazione.

L’area riveste anche un elevata importanza floristica, fitocenotica e paesaggistica, in particolare per il sistema dunale dei Macconi ed il Biviere di Gela. Nell’elenco riportato nella sezione 3.3 sono riferite le entità floristiche endemiche, rare o di rilevante interesse fitogeografico.

L’ambiente umido costituisce un’area di rilevante interesse per lo svernamento, la nidificazione e la sosta di diverse specie della fauna, migratoria e stanziale. La consistenza di tali popolazioni, in campo nazionale, riveste importanza strategica per la conservazione. Il Golfo fa da imbuto favorendo l'attraversamento della Sicilia per l'avifauna acquatica proveniente dal nord Africa specie nel periodo primaverile. Solo tra febbraio e aprile gli anatidi che arrivano mediamente sul golfo sono > 45.000.

Vulnerabilitá

Si tratta di un territorio alquanto vulnerabile a causa del notevole disturbo antropico. La non adeguatezza di strumenti di gestione del territorio comporta un uso scorretto specialmente per le aree di espansione urbanistica civile ed industriale che sono poco attente all’alta biodiversità del territorio.

La Piana di Gela, nonché il Biviere, risentono notevolmente del disturbo arrecato dalla pressione della serricoltura e dei coltivi che che gravitano nelle aree circostanti, con un eccessivo uso di sostanze chimiche, diserbanti e anticrittogamici che costituisce un serio

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problema per il biotopo. Non esiste nessun piano per la tutela delle zone umide che un tempo caratterizzavano i pantani; la maggior parte di quelle situate a sud della Piana, sono state aggredite dall’espansione urbanistica ed industriale.

Il cambiamento dell’agricoltura tradizionale verso forme più intensive (vigneti coltivati in maniera intensiva, serricoltura e applicazioni scorrette degli incentivi CEE per misure agroambientali) sta mettendo a rischio gli ecosistemi agrari. La coltivazione di carciofaie con impianti pluriennali hanno fatto aumentare la quantità di parassiti quali: lepidotteri, coleotteri, ortotteri, arvicole e gasteropodi. Nelle aree dove le carciofaie stanno diventando monocoltura la popolazione degli uccelli diminuisce a causa della riduzione dei siti di nidificazione e degli spazi aperti (campi a maggese nudo). Sempre l’agricoltura intensiva (serricola) sta causando un depauperamento delle falde idriche specie quelle legate idrogeologicamente a fragili sistemi di zone umide, un inquinamento dei sistemi idrogeologici un aumento considerevole dei rifiuti speciali.

L’area delle dune risulta in gran parte manomessa e rimboschita con specie esotiche o mediterranee, ma comunque estranee al territorio; pressoché estinte risultano invece le formazioni di macchia native, soprattutto nella fascia costiera. Le stesse dune tendono ad essere aggredite dalle colture retrostanti e risentono degli effetti dell’antropizzazione spinta lungo tutta la costa. La creazione di un pontile che taglia il golfo nella parte centrale per 3 km, ha innescato dei processi erosivi sulla parte est, per una lunghezza di 15-20 km; ciò ha determinato l’arretramento della costa di circa 250 m negli ultimi 50 anni, portando alla scomparsa di un lungo complesso di dune.

2.3.1.1 Habitat

Il Formulario Standard ufficiale del SIC ITA050001 - Biviere e Macconi di Gela (aggiornamento 12/2015) riporta 22 habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43 CEE .

Gli habitat coprono complessivamente una superficie relativa pari al 30% della superficie totale del SIC. Gli habitat con la maggior superficie sono l’habitat 92D0 “Gallerie e forteti ripari meridionali” (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae), l’habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, l’habitat prioritario 6220 “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”, a più ampia diffusione, l’habitat 2120 “Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)” localizzato lungo il litorale cui si aggiungono gli habitat 1130

“Estuari”,, 3280 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba”, 3290 “Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion” e 5335 “Macchia termomediterranea a Cytisus e Genista”, l’habitat di interesse prioritario 1510 “Steppe salate mediterranee (Limonietalia)”

e l’habitat 2120 “Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)”. Nota: con l'asterisco (*) vengono identificati gli habitat di interesseprioritario.

La maggior parte degli habitat è indicata con una presenza non significativa (D) per il SIC.

Nessun habitat raggiunge la valutazione globale “eccellente” (A).

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2.3.1.2 Specie vegetali

Il Formulario Standard ufficiale del SIC ITA050001 - Biviere e Macconi di Gela (aggiornamento 12/2015) riporta un’unica specie vegetale, l’endemita Leopoldia gussonei, tra le specie di interesse comunitario (Allegato II della Direttiva 92/43 CEE). La specie viene indicata come molto rara nel SIC (V) e con una valutazione globale poco significativa (C).

Accanto ad essa il formulario riporta al paragrafo 3.3 numerose specie vegetali considerate importanti ai fini della conservazione del sito.

2.3.1.3 Specie Faunistiche

Il Piano di Gestione del SIC del Biviere e Macconi di Gela riporta una notevole carteggio di uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/ECC. Come spesso accade la componente ornitologica è quella più “appariscente” tra le classi dei vertebrati, comprendendo, in questo caso quasi 200 specie, tra cui si riportano a titolo puramente esemplicativo specie quali Aquila clanga, Aquila pomarina, Falco naumanni, F. vespertinus, Grus grus, ecc… Accanto a questi nel paragrafo 3.3 si riportano altre 17 specie non elencate nell'Allegato I della Direttiva 79/409/EEC, a conferma dell’estrema importanza dal punto di vista ornitologico dell’area SIC.

Per quanto concerne la mammalofauna i Mammiferi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC comprendono 2 specie di chirotteri (Myotis capaccini, M. myotis,) e 1 specie di mammifero marino (Tursiops truncatus truncatus).

L’erpetofauna riportata nel Piano di gestione come elencata nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC comprende solo rettili (nemmeno un anfibio) e precisamente: Caretta caretta, Emys trinacris e Zamenis situla.

Tra i Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC si riporta un unico elemento:

Aphanius fasciatus.

Gli invertebrati elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/EEC infine comprendono solo due elementi Coenagrion merculiare e Brachytrupes megacephalus.

2.3.2 ZPS ITA050012 – Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela

L’area, estesa per 17.873,74 ettari, ricade nei territori comunali di Gela, Niscemi, Butera, Acate, Caltagirone e Mazzarino. Dal punto di vista geomorfologico, presenta una notevole variabilità, includendo l’ambiente umido del Biviere, il quale si sviluppa a ridosso di ampi cordoni dunali costituiti da sabbie fini e quarzose, talora interrotti da affioramenti rocciosi di varia natura, ove sono rappresentati gran parte dei tipi litologici che caratterizzano i retrostanti Monti Erei. Nel territorio sono presenti gessi, sabbie argillose e conglomerati calcarei, passanti a calcareniti cementate, con frequenti intercalazioni di argille sabbiose plioceniche. Nell’area costiera tali aspetti caratterizzano gli affioramenti litoranei di Monte Lungo e Torre Manfria, sui quali è possibile rilevare anche formazioni calanchive, nonché un basamento di calcareniti frammisti a gessi. La Piana di Gela è prevalentemente caratterizzata da formazioni argilloso-calcaree sovrastate da depositi costitutiti soprattutto da argille e alluvioni riferibili al Quaternario. A nord si sviluppa un sistema collinare di origine evaporitica, a morfologia più o meno accidentata, mentre ad est del torrente Gela vi sono depositi di

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sabbie gialle pleistoceniche frammiste a calcari, conglomerati ed argille marnose, che degradano verso il mare.

Dai dati termopluviometrici della zona risultano precipitazioni medie annue comprese fra i 500 ed i 600 mm, mentre le temperature medie annue si aggirano tra i 19 e 16,5 °C, a partire dalla fascia costiera verso le colline dell’interno. In accordo con la classificazione bioclimatica di Rivas-Martinez, il territorio costiero rientra prevalentemente nel termomediterraneo secco inferiore, tendente al superiore verso l’interno. Il paesaggio costiero della Piana è ampiamente dominato da coltivi, in particolare seminativi; assume notevole rilevanza la serricoltura, che si spinge a ridosso dal Biviere. Nell’area del Niscemese sono ben rappresentate le formazioni boschive, a dominanza di sughera.

Nel tratto di mare antistante il Biviere i fondali costieri sono interamente ricoperti di sedimenti su cui insistono le seguenti biocenosi, dalla costa verso il largo: la biocenosi SFHN (Sabbie fini superficiali), la biocenosi SFBC (sabbie fini ben classate) fino a circa – 20, -25 metri di profondità, e la biocenosi VTC (Fanghi terrigeni costieri) più al largo.

All’interno della biocenosi SFBC predomina la facies a Cymodocea nodosa che forma ampie e dense “pelouse” a partire dai -10 metri di profondità. Questa fanerogama marina ospita un popolamento epifita e vagile ben strutturato, che supporta la produttività ittica nell’area.

Qualità e importanza

L’area del Biviere di Gela e dei Macconi – pur essendo notevolmente condizionata dalla forte antropizzazione – presenta un rilevante interesse naturalistico-ambientale, in quanto vi si conservano diverse entità floristiche, oltre a fitocenosi particolarmente rare in Sicilia.

L’ambiente umido, peraltro, costituisce un biotopo di rilevante interesse per lo svernamento, la nidificazione e la sosta di diverse specie della fauna, migratoria e stanziale. Il mosaico agrario della Piana di Gela è rappresentato prevalentemente da colture estensive cerealicole alternate in rotazione con maggese nudo e colture alternative quali: fave, ceci e carciofeti con impianti pluriennali. Questi ecosistemi agrari hanno favorito alcune specie dell'avifauna quali:

Ciconia ciconia, Circaetus gallicus, Falco naumanni, Burhinus oedicnemus, Glareola pratincola, Melanocorypha calandra, Calandrella brachydactyla. La consistenza di tali popolazioni, in campo nazionale, riveste importanza strategica per la conservazione. La Piana di Gela confina a nord con la Piana di Catania e separa i Monti Iblei dai Monti Erei. Il Golfo fa da imbuto favorendo l'attraversamento della Sicilia per l'avifauna acquatica proveniente dal nord Africa specie nel periodo primaverile. Solo tra febbraio e aprile gli anatidi che arrivano mediamente sul golfo sono > 45.000.

Qualsiasi zona umida lungo questo corridoio (artificiale o naturale) ha importanza strategica per la conservazione su scale nazionale ed internazionale.

Nel territorio trovano spazio anche diverse entità che nell’area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico, a loro volta menzionate nell’elenco riportato nella sezione 3.3.

Altrettanto importante risulta il litorale di Manfria, caratterizzato dalla coesistenza di vari substrati litologici, i quali, assieme alle peculiari caratteristiche climatiche, favoriscono la conservazione di una notevole biodiversità floristica e fitocenotica. In complesso nell’area in oggetto sono presenti aspetti di vegetazione psammofila, comunità alofite, palustri e rupicole, formazioni di macchia (anche se esigue), garighe, praterie, fraticelli effimeri, cenosi igro- idrofitiche, ripisilve alofile a tamerici.

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Vulnerabilitá

Per quanto riguarda l’ampia pianura di Gela, nonché il Biviere, risentono notevolmente del disturbo arrecato dalla pressione che esercita la sericoltura circostante. Inoltre, l’eccessivo uso di sostanze chimiche, diserbanti e anticrittogamici nelle aree coltivate costituisce un serio problema per il biotopo. L’area delle dune risulta in gran parte manomessa e rimboschita con specie esotiche o mediterranee, ma comunque estranee al territorio; pressoché estinte risultano invece le formazioni di macchia native, soprattutto nella fascia costiera. Le stesse dune tendono ad essere aggredite dalle colture retrostanti e risentono degli effetti dell’antropizzazione spinta lungo tutta la costa. L’area di Manfria risente anch’essa dell’influsso antropico (edificazioni varie, incendi, colture, ecc.) per cui le formazioni vegetali autoctone e i rispettivi habitat si presentano alquanto vulnerabili.

Nella Piana la coltivazione di carciofaie con impianti pluriennali hanno fatto aumentare la quantità di parassiti quali: lepidotteri, coleotteri, ortotteri, arvicole e gasteropodi. Nelle aree dove le carciofaie stanno diventando monocoltura la popolazione degli uccelli diminuisce a causa della riduzione dei siti di nidificazione e degli spazi aperti (campi a maggese nudo). La maggiore concentrazione di biodiversità si riscontra dove prevale la coltivazione estensiva di cereali (35%), maggese nudo (35%) e carciofaie (30%).

Il cambiamento dell’agricoltura tradizionale verso forme più intensive (vigneti, serricoltura e applicazioni scorrette degli incentivi CEE per misure agroambientali) sta mettendo a rischio gli ecosistemi agrari. Sempre l’agricoltura intensiva (serricola) sta causando un depauperamento delle falde idriche, specie quelle legate idrogeologicamente a fragili sistemi di zone umide, inquinamento ed un aumento considerevole dei rifiuti speciali. La mancanza di strumenti di gestione del territorio comporta un uso scorretto, specialmente per le aree di espansione urbanistica civile ed industriale, poco attente alla salvaguardia della biodiversità del territorio.

La maggior parte delle zone umide sono state urbanizzate e colmate per attività commerciali, industriali ed edilizie, in quanto non esiste nessun alcuna pianificazione di tutela.

Il Golfo di Gela è caratterizzato da bassi fondali (fino a 20 m), con presenza di praterie a Cymodocea nodosa, importanti per la riproduzione di molte specie ittiche. Le reti a strascico dei pescherecci e l’inquinamento marino provocato da scarichi vari mette a rischio questo fragile ecosistema, legato anche al delicato sistema delle correnti che spostano, ciclicamente, enormi banchi di sabbia verso il centro del golfo. Il complesso dunale è messo a rischio da un uso scorretto del territorio. La creazione di un pontile che taglia il golfo nella parte centrale per 3 km ha innescato dei processi erosivi sulla parte est (per una lunghezza di 15-20 km) facendo arretrare la costa di 250 m negli ultimi 50 anni, con la scomparsa di lungo complesso di dune.

2.3.2.1 Habitat

Il Formulario Standard ufficiale della ZPS ITA050012 - Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela (aggiornamento 12/2015) riporta 29 habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43 CEE. L’habitat con la maggior estensione è l’Habitat prioritario 6220 “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”, cui fa seguito l’habitat 92D0 “Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)”, cui fanno seguito l’habitat 5330 “Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici”, l’habitat 1110

“Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina” a Cymodocea nodosa gli habitat 1130 “Estuari”, 1170 “Scogliere”, 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, 3280 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con

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vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba” e 3290

“Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion”.

Molti habitat sono indicati con una presenza non significativa (D) per il SIC. Nessun habitat raggiunge la valutazione globale “eccellente” (A).

2.3.2.2 Specie vegetali

Il Formulario Standard ufficiale della ZPS ITA050012 - Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela (aggiornamento 12/2005) riporta due specie vegetali, gli endemiti Leopoldia gussonei e Ophrys lunulata, nonché la rara briofite Petalophyllum ralfsii tra le specie di interesse comunitario (Allegato II della Direttiva 92/43 CEE).

Accanto a tali specie il Formulario Standard riporta altresì al paragrafo 3.3 numerose specie considerate importanti ai fini della conservazione del sito.

2.3.2.3 Specie Faunistiche

Le informazioni riportate nel Formulario della ZPS ITA050012 - Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela, con la verifica e l’aggiornamento effettuate nel corso della redazione del Piano di Gestione, descrivono un quadro estremamente interessante per quanto concerne la componente ornitologica presente. Le informazioni disponibili già a livello di descrizione dell'IBA 166 (Biviere e Piana di Gela), precedenti alla perimetrazione della ZPS, descrivevano un complesso di zone umide, agricole ed acque costiere di grandissima importanza sia per gli uccelli acquatici migratori, che per specie nidificanti mediterranee. Non a caso gli Uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/ECC racchiudono circa 70 specie a cui si aggiungono circa 90 uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/ECC.

Per alcune di queste specie la ZPS assume un ruolo di importanza nazionale (es.: Numenius arquata, Pluvialis apricaria, Burhinus oedicnemus), mentre per numerose altre viene confermata l’importanza qualitativa e quantitativa (Anas querquedula, Aythya nyroca, Aythya nyroca, Plegadis falcinellus).

Le specie e le popolazioni nidificanti e sedentarie sono spesso alquanto interessanti. La popolazione di cicogna bianca, Ciconia ciconia, ha un tasso di involo medio abbastanza alto e risulta in espansione. La popolazione di rapaci diurni della ZPS comprende diverse specie sia stanziali (es.: lanario, Falco biarmicus, pellegrino, Falco peregrinus, biancone, Circaetus gallicus, gheppio, Falco tinnunculus) che nidificanti estive (es.: nibbio bruno, Milvus migrans, grillaio, Falco naumanni). Va rilevato che alcune di queste specie (lanario, pellegrino, biancone, nibbio bruno) nidificano in aree limitrofe esterne alla ZPS, ma usano quotidianamente il territorio dell’area protetta per la caccia e altre attività (corteggiamento, sosta, controllo territori, ecc). Del grillaio i dati raccolti hanno permesso di stimare che l’area della Piana di Gela ospita un terzo della popolazione di grillaio della Sicilia ed è la seconda in Italia per ordine di grandezza. L’insieme dei dati raccolti (cfr.: Piano di Gestione), inoltre, ha rilevato come i parametri riproduttivi siano tra i più alti osservati in Europa. Per i limicoli l’occhione, Burhinus oedicnemus, ha una frequenza di 2,8 ind/100 ettari (Mascara & Sarà, 2007). La popolazione della ZPS è la più numerosa siciliana; la pernice di mare, Glareola praticola, ha una popolazione di circa 100 coppie. Nella Piana di Gela nidifica la totalità della popolazione siciliana (AA VV, 2008). La ghiandaia marina, Coracias garrulus, ha una

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popolazione stimata in 40-45 coppie, la specie è molto rarefatta in questi ultimi anni, soprattutto nella Sicilia centro-occidentale (cfr. Lo Valvo et al., 1993; AA. VV., in stampa), nella Piana di Gela nidifica la popolazione siciliana più cospicua.

Per quanto concerne la mammalofauna, si rilevano diverse specie elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC, Miniopterus schreibersi, Myotis capaccini, M. myotis, Rhinolophus hipposideros, R. ferrumequinum, Tursiops truncatus truncatus.

L’erpetofauna riporta come specie ricomprese nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC solo rettili (nemmeno un anfibio) e precisamente: Caretta caretta, Testudo hermanni e Zamenis situla (ex. Elaphe situla).

Tra i Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/EEC si riporta un unico elemento:

Aphanius fasciatus.

Gli invertebrati elencati nell'Allegato II Direttiva 92/43/EEC infine comprendono solo un elemento Coenagrion merculiar e poi nel paragrafo 3.3 riporta Brachytrupes megacephalus.

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3 INQUADRAMENTO DI DETTAGLIO

3.1 FLORA E VEGETAZIONE

La figura seguente rappresenta la distribuzione delle principali unità vegetali su base fisionomica in un raggio di 3 km dall’Area di Sito.

Figura 3.1 Carta Fisionomica della Vegetazione (Intorno dell’Area di Sito in un Raggio di 3 km)

Fonte: Carta della Vegetazione (Piano di gestione Biviere e Macconi di Gela)

Le aree direttamente interessate dalla realizzazione delle opere di progetto sono identificate come “vegetazione infestante i coltivi (Stellarietea mediae). Le formazioni vegetazionali più interessanti da un punto di vista floristico si ritrovano negli ambiti meno soggetti alle pressione antropiche (litorale, dune, macchie arboreo-arbustive, ecc).

In particolare il tratto di mare nel Golfo di Gela è caratterizzato da bassi fondali (da 3 a 20 m), con presenza di praterie a Cymodocea nodosa, riconducibili all’habitat comunitario 1110.

L’area marina compresa tra Torre Manfria e Macchitella mostra una maggiore copertura vegetale di questa specie, che progressivamente decresce spostandosi verso est. Nel tratto di mare compreso tra l‟area antistante il lago Biviere fino alla zona di P.ta Zafaglione si

Area di Sito

Area di sito in un raggio di 3 km

Vegetazione infestante i coltivi (Stellarietea mediae)

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rinvengono frequentemente ampie aree in cui C. nodosa si presenta fortemente degradata e con i rizomi eradicati. Tale fenomeno è molto probabilmente causato dall’azione meccanica esercitata dal traino sul fondale di reti a strascico, che determinano la rottura dei rizomi della fanerogama marina. E’ inoltre presente reef (scogliera) di natura biogenica, ad opera del polichete Sabellaria alveolata, che deve essere particolarmente sottolineato in quanto di grande interesse bio-ecologico. La presenza di questo habitat, in quanto concrezione biogenica, è contemplata tra gli habitat elencati nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE, e individuata dal codice 1170.

La fascia afitoica lungo una porzione irrilevante dell’area analizzata, estendendosi soprattutto a ovest del pontile della raffineria. Ad est del pontile, infatti, è in essere un progressivo arretramento della costa a causa dell’incessante erosione.

Le comunità psammofile a prevalenza di piante erbacee e/o camefite sono anch’esse poco diffuse, in relazione alla riduzione di spiaggia lasciata con vegetazione naturale. Esse comprendono:

 Nei tratti del litorale sabbioso, a pochi metri dalla linea di costa, dove si ha accumulo di materiale organico spiaggiato, si rinviene un aspetto terofitico caratterizzato dalla dominanza di Cakile maritimae. Si tratta di una vegetazione alo-nitrofila molto povera floristicamente, infatti oltre alla già citata specie, vi si rinvengono con una certa frequenza solamente Salsola kali, Atriplex litoralis e Xanthium italicum.

 Le dune embrionali vengono colonizzate da una vegetazione caratterizzata da piante stolonifere perenni, capaci di trattenere efficacemente la sabbia, dando inizio al processo di edificazione delle dune come è Agropyron junceum. Ad essa si accompagnano poche altre specie ben adattate a questo difficile ambiente come Cyperus capitatus, Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, Euphorbia paralias, ecc. Nell’ambito analizzato queste formazioni sono piuttosto frammentate, a cause dell’intenso disturbo a cui sono sottoposti i sistemi dunali. Questa fitocenosi, nell’area dei Macconi di Gela, sembra in notevole regresso a causa di vari fattori di disturbo. Il problema maggiore è il veloce arretramento della costa che si osserva da qualche decennio soprattutto a est del pontile della raffineria. Oltre che all’erosione costiera, l’arretramento della costa è dovuto al disturbo antropico diretto come la serricoltura, l’urbanizzazione, l‟industrializzazione, il prelievo di sabbia, ecc.

 Nella porzione retrodunale si localizza una vegetazione camefitica in cui domina Ononis ramosissima, grossa leguminosa che svolge l‟importantissimo ruolo ecologico di primo agente di consolidamento delle superfici sabbiose. Sotto il profilo strutturale, questa vegetazione si presenta caratterizzata da numerose specie pioniere come Centaurea sphaerocephala, Euphorbia terracina, Scolymus hispanicus, Launaea resedifolia, Daucus carota, Reichardia picroides, ecc. Rappresenta spesso una vegetazione di ricolonizzazione di aree soggette a disturbo antropico e quindi va considerata come aspetto secondario.

All’interno di queste formazioni camefitiche più o meno diradate si insediano comunità annuali dei Malcolmetalia. Si tratta di formazioni psammofile a dominanza di Cutandia divaricata e Erodium laciniatum, dove è possibile, in alcune punti, osservare Muscari gussonei e Hormuzakia aggregata.

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Figura 3.2 Aspetto della vegetazione Retrodunale a Ononis ramosissima

Anche le comunità arbustive psammofile sono poco diffuse, comprendendo spesso forme degradate ad Acacia saligna delle seguenti comunità:

 Piccoli lembi di vegetazione arbustiva, nella quale le specie più frequenti ed abbondanti sono Juniperus macrocarpa, Rhamnus alaternus ed Ephedra fragilis. Il ginepreto rappresenta la vegetazione naturale più evoluta delle dune costiere. Quando questa vegetazione si presenta integra, forma una fitta fascia di arbusti che contribuisce notevolmente alla stabilità e alla protezione dall’erosione eolica delle dune. Dal punto di vista strutturale si presenta caratterizzata, oltre dalle sopra citate specie, da Lycium intricatum, Asparagus acutifolius, Retama raetam ssp. gussonei, Prasium majus, Rubia peregrina, ecc. Questa vegetazione un tempo molto diffusa nella Sicilia meridionale è in gran parte scomparsa, per fare posto ad attività agricole come la serricoltura o anche a opere di riforestazione con specie arboree esotiche.

 Nelle dune interne consolidate si insedia una densa vegetazione alto-arbustiva in cui svolge un ruolo determinante Retama raetam subsp. gussonei. Questo arbusto pioniero, che in condizioni ottimali supera i 2 m di altezza, si accompagna ad alcune specie arbustive della macchia (Oleo-Ceratonion), come Ephedra fragilis, Lycium intricatum, Prasium majus e Pistacia lentiscus. Nel complesso si tratta di una vegetazione arbustiva pioniera che in condizioni naturali di scarso disturbo rappresenta una tappa nella colonizzazione delle dune ormai stabilizzate, preparatoria all‟insediamento della comunità arbustiva più matura, rappresentata dall’Ephedro-Juniperetum macrocarpae, ormai scomparso nel territorio di indagine ma tuttora presente, seppure in frammenti, sulle dune ad est di Gela.

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Figura 3.3 Invasione dell’Esotica Acacia saligna in Sostituzione delle Comunità Psammofile Autoctone di Tipo Arbustivo

Le comunità alonitrofile si sviluppano all’interno, ma comunque a breve distanza dal mare.

Particolarmente sviluppate si possono osservare alla Piana del Signore e nel complesso costituiscono un interessante aspetto naturalistico nel contesto dell’Area di Sito:

 Aspetti acquatici sommersi a carattere prettamente pioniero a dominanza di alghe caroficee occupano buona parte delle superfici inondate trovando il loro optimum vegetativo esclusivamente nel periodo invernale (febbraio-marzo). In particolare si osserva la presenza di Tolypella glomerata che spesso si accompagna a Chara vulgaris.

 Gli aspetti acquatici sommersi con acque debolmente salmastre profonde almeno 50 cm sono dominati da rizofite di grosse dimensioni. In particolare, si osserva una vegetazione dominata da Ranunculus baudotii a cui si aggiungono altre idrofite sub-alofile, quali Ruppia maritima, Chara hispidula e Chethomorpha mediterranea.

 Nelle stazioni con acque stagnanti, sia dolci che debolmente salse, ricoprenti fondali poco profondi (max. 1 metro), generalmente non prosciugantesi durante il periodo estivo, si osserva una vegetazione sommersa dominata da Zannichellia obtusifolia.

 Sulle superfici più o meno depresse di natura argillosa, dissecantesi durante il periodo estivo, si insedia una vegetazione igrofila subalo-nitrofila dominata da terofite ad habitus prostrato o prostrato-ascendente, fra cui in particolare Damasonium alisma ssp. bourgei, Crypsis aculeata, Heliotropium supinum, Coronopus squamatus, Euphorbia chamaesicae, Lythrum hyssopifolia, Lythrum tribracteatum, ecc. Si tratta di un aspetto abbastanza specializzato che ha la sua massima espressione nel periodo estivo-autunnale, quando il superfici si presentano ancora più o meno umide, ma non più sommerse. Significativa è inoltre la presenza di Cressa cretica che evidenzia il carattere alo-nitrofilo di questa vegetazione. Questa specie forma popolamenti quasi monofitici sulle superfici depresse soggette a sommersione nel periodo invernale, ma che durante il periodo estivo vanno incontro al prosciugamento; in particolare, si sviluppa tipicamente su suoli argilloso-limosi

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ricchi in superficie di materiale organico in decomposizione. In situazioni meno nitrofile, Cressa cretica è sostituita da Salicornia emerici.

 Su depositi o accumuli di materiale organico si riscontra la presenza di comunità a Salsola soda. Essa mostra un carattere marcatamente termofilo prediligendo superfici con suoli alomorfi ben drenati e debolmente umidi. Si tratta perlopiù di popolamenti talora quasi monofitici.

 Nei pantani salmastri, sulle superfici non interessate da formazioni alofile perenni, si rinvengono nel periodo primaverile dei praticelli effimeri molto peculiari e specializzati, floristicamente interessati da un contingente di terofite legate ad una certa salinità edafica. In particolare, sui suoli prevalentemente sabbiosi e debolmente nitrificati, soggetti a brevi periodi di sommersione, si insedia una vegetazione dominata da Sphenopus divaricatus e Spergularia maritima.

 In alcuni tratti dei pantani salmastri ricoperti durante il periodo invernale-primaverile da acque molto superficiali, si rinviene una vegetazione effimera con esigenze subalo-igrofile contraddistinta dalla presenza di Chamaemelum fuscatum e Leontodon muelleri, che si localizzano su suoli ricchi in componente argillosa spesso con scorrimento superficiale di acqua.

 Nei pantani salmastri si rinviene una vegetazione alofila di tipo arbustivo molto specializzata, costituita quasi esclusivamente da Sarcocornia alpini, chenopodiacea succulenta ad habitus prostrato, che predilige suoli ricchi in cloruri e sopporta prolungate sommersioni. Nel territorio in esame, fino a un passato recente, queste formazioni occupavano superfici più estese da quelle attuali; le cause che hanno determinato la loro drastica riduzione sono da attribuire soprattutto all’incendio e alla scriteriata espansione urbanistica. Nelle zone più depresse con acque profonde in cui la durata del periodo di sommersione si prolunga per buona parte dell’anno, le comunità a Sarcocornia alpini vengono sostituite da estese formazioni monofitiche a Juncus subulatus.

 Nelle aree sopraelevate, poste ai margini delle depressioni salmastre, soggette solo sporadicamente a sommersioni ed interessate da accumulo di materiale organico, si rinviene una vegetazione arbustiva alo-nitrofila dominata da Suaeda vera.

 Lungo le sponde lacustri su suoli limoso-argillosi ricchi in componente sabbiosa non soggette a disseccamento estivo si impianta una vegetazione a grosse elofite legata ad acque debolmente salse, a dominanza di Schoenoplectus litoralis che normalmente si accompagna a Bolboschoenus maritimus var. compactus.

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