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Garanzie, prodotti difettosi e obsolescenza precoce

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Garanzie, prodotti difettosi e obsolescenza precoce

written by Redazione | 06/12/2020

Quali norme consentono ai consumatori di difendersi in caso di guasti o rotture dei prodotti.

La mia prozia, la sorella di mia nonna, è morta con lo stesso frigorifero in casa che aveva comprato quando si era sposata. Un caso del genere, al giorno d’oggi, sarebbe fantascienza. Un frigorifero dura in media dodici anni. Per non parlare dei piccoli elettrodomestici. Un forno a microonde ne dura in media sette, un ferro da stiro cinque.

Cos’è che fa invecchiare tanto la tecnologia moderna? Potremmo paradossalmente affermare che, rispetto ai tempi della mia prozia, la tecnica è regredita piuttosto che migliorare. Ma non è così. E lo sappiamo tutti.

Certo, a parità di potere d’acquisto oggi tutti gli elettrodomestici costano meno di cinquant’anni fa. E questo li rende anche più facilmente sostituibili. Ma non può essere una semplice corsa al ribasso dei prezzi a rendere obsoleta dopo qualche anno la nostra tecnologia domestica. Ci deve essere qualcos’altro e, secondo alcuni, questo “qualcos’altro” si chiama obsolescenza precoce.

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Per fortuna che la normativa europea garantisce i consumatori sancendo che tutti i prodotti devono avere una durata di vita di almeno due anni. In questi due anni ci spetta la garanzia – ossia la riparazione o la sostituzione – in caso di guasti.

Insomma è la garanzia contro i prodotti difettosi. Ma non tutti lo sanno e, a volte, è più facile aprire il portafogli che far valere i propri diritti.

Ecco perché, in questo articolo realizzato in collaborazione con Altroconsumo, voglio parlarvi di garanzie, prodotti difettosi e obsolescenza precoce [1].

Il problema dei prodotti che si rompono subito

Secondo l’Unione europea, dal 2004 al 2012 il numero di apparecchi che ha avuto bisogno di essere sostituito è cresciuto dal 3,5 all’8,3%. In base a una recente ricerca dello European Environmental Bureau, una lavatrice su dieci finita in discarica aveva meno di cinque anni di vita, mentre la durata degli smartphone è in media di tre anni.

Quanto dovrebbe durare un oggetto è difficile da stabilire. Certo se si rompono spesso gli oggetti non è per sfortuna e non deve essere necessariamente colpa di come noi consumatori li utilizziamo. Ormai diversi studi sono giunti alla conclusione che l’industria abbia studiato stratagemmi per spingerci all’acquisto di nuove cose invece di tentare di ripararle. È un ritornello che ci sentiamo ripetere spesso dai tecnici dei centri assistenza: “Non ne vale la pena, ormai è così, gli elettrodomestici durano poco. Le conviene comprarne uno nuovo. Le costa meno uno nuovo che riparare il vecchio».

Uno stratagemma per impedire la riparazione degli apparecchi è ridurre la disponibilità dei pezzi di ricambio sul mercato.

Dobbiamo davvero piegarci alle logiche consumistiche delle case produttrici.

Possibile che la legge non ci tuteli?

Cerchiamo di capirci più chiaro e analizziamo i nostri diritti.

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La garanzia

La prima difesa contro l’obsolescenza precoce è la garanzia al consumo. Lo prevede la legge e nessun contratto vi può derogare.

La normativa prevede in pratica che, se nei primi due anni dall’acquisto si rompe il prodotto per un difetto intrinseco, cioè non legato al cattivo uso, il venditore deve ripararvi l’oggetto in tempi ragionevoli o sostituirvelo con uno identico. La scelta spetta a voi e non al venditore. Il venditore peraltro non può chiedervi di spedire l’oggetto, a vostre spese, al produttore. Deve farlo lui stesso se non è in grado di effettuare da sé la riparazione.

Se la riparazione dovesse risultare antieconomica o impossibile (magari perché non ci sono più in circolazione i pezzi di ricambio) e altri prodotti dello stesso tipo non sono più in vendita, potete scegliere tra una di queste due soluzioni: o la restituzione dei soldi spesi, dietro restituzione dell’oggetto comprato, oppure la riduzione del prezzo di vendita e quindi un parziale rimborso. Il venditore non può però accontentarvi con un semplice buono spesa o uno sconto su altri oggetti: se optate infatti per la risoluzione definitiva del contratto vi deve ridare i vostri soldi.

Il ricorso all’Agcm

Quando vi accorgete che una casa produttrice vi rifila sistematicamente prodotti che non durano un ragionevole lasso di tempo potete fare anche ricorso all’AGCM, ossia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, in questi casi, può infliggere pesanti sanzioni al produttore. Certo, a voi non ve ne verrà nulla, ma avrete la soddisfazione di aver fatto l’interesse della collettività imponendo a una grossa azienda di rispettare i diritti dei consumatori.

Non è successo di rado che l’Agcm abbia sanzionato i produttori di cellulari. È avvenuto ad esempio con Apple e Samsung per i loro cellulari che si rallentano puntualmente ad ogni aggiornamento del software, aggiornamento che viene predisposto in automatico. Una condanna pesante, che però purtroppo non ha comportato il risarcimento degli utenti danneggiati.

A detta dell’Authority, i comportamenti delle imprese volti a favorire l’obsolescenza precoce dei beni di consumo «sono suscettibili di integrare pratiche commerciali scorrette» secondo quanto prevede il Codice del consumo. Nei casi più gravi, si

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possono anche configurare gli estremi dell’illecito penale. Ecco perché è lecito parlare di truffa per gli smartphone lenti dopo l’aggiornamento.

Le recensioni negative

Sicuramente l’arma della recensione negativa è molto più celere di una causa e a volte riesce a riscuotere maggiore attenzione del produttore rispetto a un giudice.

Ma attenzione: non dovete parlare di truffa se non avete le prove del reato.

Altrimenti incorrete in una diffamazione. Potete però descrivere il problema e l’assenza di disponibilità da parte del venditore o del produttore a intervenire in vostro soccorso.

Obsolescenza precoce: cosa dice la legge

In Italia non esistono ancora norme specifiche che contrastino l’obsolescenza precoce.

A livello europeo, però, stanno arrivando novità importanti. A partire dal 2021 i pezzi di ricambio basilari per aggiustare un elettrodomestico in commercio dovranno essere reperibili per almeno sette anni dalla data d’acquisto (per alcune parti di frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici la disponibilità dovrà essere di minimo 10 anni). E questo anche dopo la fine della produzione di quel modello.

Sono inclusi anche televisori, display, motori elettrici, trasformatori, alimentatori, impianti di illuminazione.

Il grande escluso è, almeno per il momento, il folto esercito dei portatili, tablet e smartphone, apparecchi tra i più “fragili”.

I pezzi di ricambio dovranno essere reperibili in massimo 15 giorni dal momento in cui vengono richiesti dal riparatore. L’assenza di pezzi di ricambio è una delle ragioni principali che spinge a comprare nuovi apparecchi invece di ripararli, se si rompono dopo i due anni di garanzia.

Un’altra novità del regolamento europeo è l’obbligo di costruire i nuovi apparecchi seguendo un design che li renda facili da smontare e quindi da riparare in caso di bisogno. Oggi diversi dispositivi sono assemblati in modo tale da impedire l’accesso ad alcune parti in caso di guasto e quindi può succedere che un malfunzionamento, di per sé risolvibile, comprometta la riparazione per intero.

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Le nuove norme obbligano i produttori a prevedere già al momento della progettazione nuovi requisiti che allunghino la vita del prodotto, ne migliorino la manutenzione, il riutilizzo, la riciclabilità, la gestione dei rifiuti e lo smaltimento finale.

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