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Acquisto online: che fare se la merce arriva danneggiata

18 Marzo 2021Redazione

Reso e rimborsi: i diritti dell’acquirente nel caso in cui il pacco sia stato danneggiato o il prodotto non sia funzionante.

Gli acquisti online sono ormai entrati nelle abitudini dei consumatori. Ma che

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fare se la merce arriva danneggiata? Come devi comportarti se acquisti un prodotto online, ad esempio un computer, e al momento dell’apertura del pacco ti accorgi che non funziona? Hai diritto al rimborso del prezzo ed entro quanto tempo devi richiederlo? La legge dà un termine al venditore per eseguire il riaccredito? A carico di chi sono le spese di spedizione per la restituzione della merce non funzionante?

Il Codice del consumo regola e disciplina tutti i diritti di chi fa ordini su Internet e, più in generale, di chi compra fuori dai cosiddetti “locali commerciali”, ossia i negozi (si pensi, ad esempio, ad un ordine telefonico, una televendita e così via).

Cerchiamo di fare il punto della situazione e vediamo, nel caso di acquisto online, che fare se la merce arriva danneggiata.

Diritto alla riparazione o alla sostituzione

In prima battuta, l’acquirente che si accorge che il prodotto ordinato e regolarmente pagato non funziona, o che è danneggiato anche solo parzialmente, può chiedere, a propria instancabile scelta, o la sostituzione del prodotto oppure la riparazione a spese del venditore. In entrambi i casi, le spese di spedizione per la riconsegna del pacco sono a carico del venditore.

La legge non dice entro quanto tempo debba avvenire la riparazione ma questo deve comunque essere congruo rispetto all’intervento da eseguire.

Dunque, in questa fase, l’acquirente che si accorga che il pacco è difettoso o rotto non può chiedere la restituzione dei soldi spesi.

Diritto alla restituzione del prezzo

Se tuttavia la riparazione o la sostituzione dovesse risultare impossibile o economicamente non conveniente (si pensi, ad esempio, ad un pezzo di ricambio non più in commercio), allora l’acquirente può chiedere – anche in questo caso a sua insindacabile scelta – o il rimborso del prezzo, restituendo il prodotto non funzionante, oppure, qualora volesse conservare l’oggetto acquistato seppure difettoso, uno sconto sul prezzo corrisposto, ottenendo così il rimborso.

Qualora si proceda al riaccredito del prezzo di vendita, le spese postali per la

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riconsegna dell’oggetto rotto sono a carico del venditore.

Entro quanto tempo deve avvenire il rimborso?

Il rimborso dell’importo pagato a titolo di prezzo per la vendita online deve avvenire nel più breve termine possibile, non oltre il ricevimento del prodotto.

Quindi, il venditore non può opporre diverse prassi commerciali all’acquirente per ritardare il riaccredito del prezzo.

Entro quanto tempo chiedere la restituzione o la riparazione?

La garanzia che consente al consumatore di chiedere la riparazione o la sostituzione o, in difetto di queste, la restituzione del prezzo o uno sconto vale per due anni dalla consegna dell’oggetto acquistato. Quindi, tutti i guasti che dovessero verificarsi in tale arco di tempo sono a carico del venditore. È, tuttavia, necessario che l’acquirente “denunci” il difetto al venditore entro 60 giorni dalla scoperta. Ciò deve avvenire preferibilmente in forma scritta, in modo da conservare una traccia di tale adempimento. Sarà quindi necessaria una lettera di contestazione del guasto.

Attenzione però: chi compra con partita Iva chiedendo la fattura, ha diritto a una garanzia di 1 solo anno (salvo estensione della stessa dietro pagamento), mentre la denuncia del vizio deve avvenire entro 8 giorni dalla scoperta.

Come dimostrare che il prodotto è rotto?

Spesso, il venditore chiede all’acquirente di dimostrare la presenza del guasto con fotografie o con dichiarazioni su carta intestata. La legge non dice nulla a riguardo, ma di certo una richiesta del genere è comprensibile e lecita.

Spesso, però, succede che chi fa vendite online, al fine di evitare la restituzione del prezzo, asserisca che il danno, seppur conclamato, è derivato da un cattivo uso dell’oggetto fatto dall’acquirente. In questo modo, si tenta di scaricare su quest’ultimo ogni responsabilità. Ma il Codice del consumo dice il contrario: nei

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primi 6 mesi dall’acquisto, è il venditore a dover fornire la prova che il guasto è dipeso dal consumatore e non era preesistente. Invece, dopo i 6 mesi, l’onere della prova si capovolge ed è il consumatore a dover dimostrare che il guasto non è derivato da un uso non conforme dell’oggetto.

Chi paga i danni provocati dal corriere?

Potrebbe infine succedere che il venditore, al fine di scrollarsi ogni responsabilità, sostenga di aver spedito un prodotto integro e che questo invece è stato rotto dal corriere. In tali casi, però, non spetta all’acquirente chiedere al corriere il risarcimento del danno, ma è il venditore che – avendo scelto di avvalersi di un soggetto esterno – deve farsi carico dell’inadempimento di quest’ultimo. In buona sostanza, se i danni dipendono dalla spedizione, di essi ne risponde il venditore. Quest’ultimo poi potrà rivalersi nei confronti del corriere o della sua eventuale assicurazione.

L’unica eccezione è nel caso – in realtà, piuttosto raro – in cui sia stato l’acquirente a scegliere direttamente il vettore per la spedizione. In tal caso, il rischio per la perdita o per il danno ricade sull’acquirente stesso.

Diritto di recesso

C’è un’ultima cosa su cui prestare molta attenzione. Per le vendite online e, in generale, per tutte quelle fuori dai locali commerciali effettuate dai consumatori (quindi, senza partita Iva) è consentito sempre il diritto di recesso nei primi 14 giorni dalla consegna della merce. Diritto che non è subordinato ad alcuna motivazione: non c’è quindi bisogno di dimostrare che il prodotto è arrivato non funzionante o parzialmente rotto. Basta il semplice ripensamento, che non deve essere giustificato. Esercitando il diritto di recesso – che va comunicato con raccomanda a.r. o fax, con successiva restituzione dell’oggetto acquistato – il consumatore ha diritto all’immediata restituzione del prezzo pagato. In questo caso, però, le spese di spedizione del prodotto sono a carico dell’acquirente.

Questo significa che se il venditore dovesse fare i “capricci” e rifiutarsi di prestare la garanzia, seppure un comportamento del genere potrebbe comunque essere censurato dinanzi a un giudice, è diritto del consumatore esercitare comunque il

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diritto di recesso e chiedere ugualmente la restituzione dei soldi spesi.

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