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1. IL FENOMENO DEL TRADING ON-LINE

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Academic year: 2021

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1. IL FENOMENO DEL TRADING ON-LINE

Da più di dieci anni in Italia si è diffuso un nuovo sistema finanziario che sfrutta internet per guadagnare con operazioni di vario tipo. Si tratta del Trading On-Line, anche noto con il termine di TOL. Grazie a questo strumento, chi possiede un conto in banca o chi decide di investire in borsa, può effettuare la compravendita di strumenti finanziari comodamente da casa, a mezzo del proprio personal computer. La regolamentazione è avvenuta precisamente nel 1999 grazie al Nuovo Regolamento Consob di attivazione del Testo Unico dei Mercati Finanziari (TUF).

Il servizio permette di effettuare investimenti on-line, tramite vendita e acquisto di determinati strumenti finanziari come:

• azioni (italiane e/o riferite all'estero) • titoli di stato

• obbligazioni

Questo tipo di operazioni vengono effettuate sfruttando il web e dunque garantiscono una forte riduzione dei costi di commissione a carico di chi investe. Inoltre, agli investitori sono offerti mezzi più consoni per effettuare il monitoraggio dei titoli, oltre alla possibilità di avere maggiori informazioni sull'andamento della borsa: il trading on-line infatti viene accompagnato dalla possibilità di visionare l'andamento dei titoli e lo studio dei grafici di settore, in modo da poter avere una migliore possibilità di investire in sicurezza.

Di solito ci si affida a diverse società che si occupano di tutta una serie di operazioni finanziarie ad esso collegate: essendo attività che comportano alti rischi, bisogna conoscere bene tutte le specifiche nel momento in cui si effettuano gli investimenti on-line e fare attenzione ai rischi connessi al trading su internet.

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Numeri alla mano, il negoziatore on-line italiano è tipicamente: - un maschio: 96,6% rispetto al 48,7% della popolazione;

- residente nel Nord Ovest: 36,0% rispetto al 24,7% della popolazione; - tra i 35 e i 44 anni: 35,0% rispetto al 22,0% della popolazione;

- libero professionista, lavoratore autonomo o imprenditore: 37,5% rispetto al 4,5% della popolazione;

- ha una cultura medio-alta: il 48,8% è laureato contro il 6,7% della popolazione;

-ha una buona situazione reddituale: il 51,1% dichiara di avere un reddito mensile familiare superiore ai 2.500 euro.

COME OPERARE CON IL TRADING ONLINE?

Focalizzando l’attenzione sull’uso da parte dell’investitore del Trading On-Line, è possibile identificare diversi modi di operare, a seconda dell’orizzonte temporale di riferimento sulla base del quale l’investitore effettua le proprie operazioni.

-SCALPING: si definisce scalping l'apertura e la chiusura di posizioni su vari

prodotti finanziari (nella maggior parte dei casi azioni) in un brevissimo arco temporale, dall’ordine di qualche secondo a pochi minuti. Chi fa scalping parte dal presupposto che tanto nei movimenti ascendenti di uno strumento finanziario,

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-DAY TRADING: strategia di investimento basata sull'acquisto e sulla vendita

degli stessi titoli nell'arco di poche ore o comunque della stessa giornata di contrattazione per speculare sulle oscillazioni giornaliere dei prezzi

-OPEN TRADER: coloro che entrano nel mercato in modo casuale, oppure

dopo l’uscita di qualche dato o notizia.

-CASSETTISTA: investitori long, ovvero coloro che aprono posizioni lunghe

credendo che quel titolo, dati determinati accadimenti, possa salire in un arco temporale medio lungo.

1.1. STRATEGIE DI TRADING

Per chi si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti, ma anche per coloro che ormai possono essere considerati dei veterani dei mercati finanziari, esistono diverse tipologie di analisi, ovvero delle metodologie che si possono applicare allo studio e all’andamento dei mercati in modo tale da prevederne il futuro.

Nel corso del tempo, si sono andate sviluppando scuole di pensiero differenti che hanno portato a diversi approcci che possono aiutare il trader nell’analizzare il mercato a caccia di opportunità di trading profittevoli.

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ANALISI FONDAMENTALE

L’ analisi fondamentale è una metodologia che ha come oggetto lo studio dei bilanci delle società quotate, al fine di capirne lo stato di salute attraverso lo studio del bilancio nella sua componente finanziaria, reddituale e patrimoniale. Così facendo essa tenta di attribuire a ogni titolo il suo giusto valore sulla base di criteri economici legati alle caratteristiche e all'attività dell’impresa.

Obiettivo dell'analisi fondamentale è infatti stimare il valore intrinseco 1 dell'azione attraverso il calcolo di parametri in grado di descrivere la situazione contabile, la stabilità e il potenziale di crescita dell'impresa che l'ha emessa, presumendo che queste caratteristiche condizionino il prezzo del titolo.

Tale tipologia di analisi si basa sul presupposto che, nel lungo periodo, il valore di mercato di una società tenderà al valore intrinseco della stessa, e sulla considerazione che nel breve periodo , invece, non vi sia correlazione tra la quotazione di un titolo e il suo valore di fondo, a causa dei movimenti oscillanti dei prezzi dati dall’azione degli speculatori.

Tale tipologia di analisi quindi sarà utilizzata prevalentemente da investitori di tipo cassettista, in quanto mira a generare un guadagno su un arco temporale medio-lungo.

Tra i più diffusi parametri dei quali si avvale l’analisi fondamentale vi sono:

- P/E ratio (o multiplo): il rapporto fra il prezzo corrente del titolo e

1a ricchezza creata dall'impresa che lo ha emesso, definita dagli utili netti per azione realizzati nel periodo di riferimento.

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- Price/Sales: misura il rapporto fra il prezzo del titolo e il fatturato per

azione realizzato dall'impresa; in altre parole, quanto si paga per

acquistare un euro di fatturato dell'impresa. Secondo alcuni investitori, questo parametro è più affidabile del P/E, perché i dati del fatturato sono meno "manipolabili" dell'utile netto.

- Price/Book Value: mette in rapporto il prezzo del titolo con la quota di

patrimonio netto ascrivibile alla singola azione. In questo caso, quanto più basso è il rapporto, quanto più conveniente è il titolo.

ANALISI TECNICA

Si tratta di una metodologia di analisi a fini previsionali degli andamenti borsistici, a carattere probabilistico, basata sullo studio dei grafici rappresentanti l’andamento del mercato o un determinato strumento finanziario.

Tale disciplina quindi studia il movimento del mercato tramite lo studio sistematico dei grafici dell' andamento passato, per cercare di prevederne le tendenze future: si basa sul presupposto che il prezzo del mercato sconti tutto, compresi i fattori di tipo sociologico, politico e fondamentale ad esso annessi. Per questo motivo i fondamenti dell' analisi tecnica possono essere applicati alle azioni, agli indici, alle materie prime, ai future ossia a tutti gli strumenti che vengono scambiati fra diversi intermediari e che sono soggetti alle forze della domanda e dell' offerta. Gli analisti tecnici vengono comunemente definiti "chartists", perché nei loro studi valutano esclusivamente i grafici senza badare alla capacità di un' azienda di produrre utili, all' indice o alla materia prima sottostante.

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Tale analisi assolve principalmente, anche se non esclusivamente, ad una funzione di timing: è finalizzata a far capire il momento più opportuno per entrare o uscire dal mercato.

L’analisi tecnica trae origine dagli studi effettuati da Charles Dow, matematico americano che nella seconda metà del 1800 individuò il movimento ciclico dei prezzi di mercato , e si basa su una serie di presupposti principali: 2

- Gli indici scontano tutto: ogni possibile fattore riguardante l'offerta e la domanda viene riflesso negli indici di Borsa; in altre parole tutto ciò che non può essere anticipato dal mercato viene assimilato nei prezzi.

- Il mercato si muove seguendo un andamento ciclico: il mercato segue tre tipi di trend, primario, secondario e terziario, ognuno avente diversa ampiezza temporale e diversa “forza”.

- A fronte di situazioni analoghe i soggetti tendono a comportarsi in modo analogo: gli investitori tendono a reagire allo stesso modo in situazioni similari, con ovvi riflessi diretti sul movimento dei prezzi.

Tale presupposto sta alla base della costruzione dei patterns grafici.

Basandosi su tali principi, l’ analisi tecnica è una metodologia utilizzata prevalentemente da investitori di breve-medio termine e dagli speculatori di brevissimo termine, anche se essa può essere effettivamente utilizzata anche da cassettisti (i quali però partiranno sempre da un elemento di carattere

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I. INDICATORI TECNICI: sono strumenti di carattere matematico utilizzati 3 ognuno per analizzare e studiare diversi aspetti del mercato. Tra i principali vi sono “medie mobili”, “OBV”, “momentum”, “RSI”, “stocastico”,…

II. ANALISI GRAFICA: si intende una vera e propria metodologia di analisi che si basa sulla ricerca di configurazioni grafiche di consolidamento o di inversione con valenza previsiva.

ANALISI CANDLESTICK 4

L’analisi Candlestick è nata nel Giappone feudale tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo e rappresenta forse la più antica metodologia di analisi dei mercati finanziari. Essa indica un tipo di visualizzazione grafica dei prezzi attraverso degli strumenti denominati “candele”, le quali vengono costruite tenendo conto di quattro differenti prezzi: prezzo di apertura, prezzo di chiusura, prezzo minimo e prezzo massimo di seduta. In questo modo tale tipologia di analisi permette di fornire delle indicazioni molto più dettagliate relative all’andamento dei prezzi di mercato, consentendo inoltre di poter individuare delle configurazioni con valenza previsiva sul futuro andamento dei trend in base alla disposizione delle candele nel corso del tempo di riferimento.

Ogni candela rappresenta l'oscillazione del prezzo nell'unità di tempo (che può andare dal singolo minuto fino ad anni) ed è formata da una figura caratterizzata da un corpo centrale definito “Real-Body”, il quale indica l’escursione di prezzo tra l’apertura e la chiusura, e da singole linee sottili chiamate “ombre”, che

Gli indicatori tecnici si costruiscono attraverso equazioni matematiche basate su 3

elementi desunti dal mercato. Approfondimento a pag. x 4

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originano dal corpo della candela fino ai punti di massimo o minimo del lasso di tempo prescelto: se il prezzo di chiusura è maggiore del prezzo di apertura la candela presenta un colore verde (o bianco) con valore rialzista, mentre se è inferiore presenta un colore rosso (o nero) con valore ribassista.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei traders utilizza tale tipologia di rappresentazione grafica, in molti casi affiancandola all’utilizzo di indicatori tecnici e combinandola con i principi dell’analisi tecnica classica , tant’è che 5 ormai l’analisi Candlestick viene considerata una vera e propria branca dell’analisi tecnica stessa.

1.2. NUMERI

Senza entrare nell’infinito dibattito relativo a quale sia la strategia di trading migliore da utilizzare, ritengo solo importante evidenziare come, nel corso della storia, vi siano stati molti traders che hanno guadagnato fortune attraverso l’utilizzo dell’analisi fondamentale e altri che hanno riscosso solo fallimenti attraverso tale metodologia di analisi, e la stessa cosa si può dire riguardo all’analisi tecnica, classica o evoluta che sia. Come mai?

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vengono assimilate in maniera soggettiva, dando vita ad uno status “emozionale” più o meno razionale in base al quale vengono prese delle decisioni.

Personalmente, facendo riferimento a quelle che sono le caratteristiche dei traders privati, ritengo semplicemente più congeniale ad un’attività di trading “fai da te” e non professionale un approccio basato su un analisi di tipo tecnico, in quanto più utilizzabile: l’analisi fondamentale infatti richiede l’utilizzo di dati ed informazioni che solo professionisti del settore possono evidentemente acquisire.

Indipendente dal tipo di strategia o tecnica utilizzata però, ritengo che il punto cruciale della questione sia rappresentato dall’approccio psicologico all’attività stessa, in quanto ritengo la componente mentale il vero fattore di differenza sulla base della quale deve essere impostata una qualsiasi metodologia di trading che può essere più o meno consona alle nostre caratteristiche.

La più comune statistica sul trading che si può trovare su internet indica che il 95% dei trader fallisce (!). Tralasciando tale assunto ormai consolidato e promosso da molti siti e referenti di dubbio valore, analizzando al giorno d’oggi i numeri è emerso come il fenomeno trading, soprattutto facente riferimento ad investitori privati indipendenti e autodidatti, sia caratterizzato da alcuni dati da tenere ben presenti.

Alcune statistiche redatte da scienziati del settore economico, che inquadrano il quadro attuale dei brokers e delle loro performance, hanno evidenziato che:

• 80% dei traders abbandona nei primi 2 anni.

• Di tutti i traders, quasi il 40% investe per solo un mese. Entro i 3 anni, solo il 13% continua. Dopo 5 anni, solo il 7% resta.

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• Gli uomini investono più delle donne. E gli scapoli ancor più di quelli sposati.

• Gli investitoti individuali effettuano molti più investimenti quando il loro ultimo investimento è andato a buon fine.

• I traders che lavorano con profitto sono una piccola porzione di tutti i traders (1.6% come media nel corso degli anni). Tuttavia, sono responsabili del 12% dell’intera attività di investimento.

• Durante i periodi con inusuali lotterie jackpot, il tasso di investimento individuale crolla (tanto per fare un esempio, il trading in Taiwan è diminuito del 25% da quando nel 2002 è stata introdotta la lotteria).

Da tali risultati pare emergere un concetto chiaro e ben definito del fenomeno, ovvero che purtroppo, il più delle volte, le decisioni di investimento, in particolare da parte dei traders neofiti, sembrano essere prese non sulla base di razionali valutazioni o di metodi di investimento consolidati, ma semplicemente sulla base delle emozioni, del bisogno di adrenalina e, probabilmente, sulla speranza di diventare ricchi.

In tutto questo, ritengo necessario porre l’accento anche sull’ormai conclamato business dei molteplici corsi di formazione per investire in borsa che si possono trovare su internet o su qualsiasi rivista o quotidiano, anche non prettamente finanziario. Risulta incredibile infatti la quantità di offerte e promozioni di questi

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imparata l’analisi tecnica, i coefficienti fondamentali, le configurazioni, i ritracciamenti di Fibonacci, gli angoli di Gann,… si sia pronti per cominciare ad investire ( non si ritengono più infatti degli sprovveduti senza conoscenze) e guadagnare… per poi abbandonare non appena due, tre o quattro volte consecutive il mercato va in senso opposto a come avevano preventivato sulla base delle tecniche imparate, con la frase: “è tutta una fregatura. L’analisi tecnica non funziona!”.

1.3. MANO FORTE - MANO DEBOLE

Personalmente, il mio approccio al mercato si è sempre basato su un’analisi di tipo tecnico, come già detto, pur non rinnegando la valenza di un’analisi di tipo fondamentale, alla quale non mi sono voluto/potuto avvicinare più di tanto fino ad ora per le ovvie difficoltà di acquisizione delle informazioni necessarie in virtù della mia “semplice posizione” di studente universitario.

Partendo da tale presupposto, e prima di procedere con il mio elaborato, ho ritenuto importante e necessario riportare una delle basi sulle quali si fonda la logica dell’analisi tecnica classica, a partire dalla quale ho cominciato a trarre le mie prime idee e considerazioni riguardo al mondo della Borsa e dei mercati finanziari, in modo da poter coinvolgere passo dopo passo il lettore nel ragionamento che mi ha portato ad elaborare una mia strategia di trading, cercando di consentire una più possibile immedesimazione:

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IL CICLO DI DOW

Charles Dow, matematico statunitense che scriveva per il Wall Street Journal, è l’inconsapevole padre fondatore dell’analisi tecnica.

Nella seconda metà del 1800 egli effettuò un’analisi empirica dei dati della borsa di Wall Street, al fine di trovare se vi era una certa regola comune che caratterizzava l’andamento del mercato e dei prezzi borsistici, al tempo considerati del tutto casuali: da tale studio individuò così che i mercati in realtà si muovevano (e si muovono) da sempre seguendo degli andamenti ciclici . 6

In particolare egli individuò tre diversi cicli di diversa ampiezza temporale:

-

CICLO DI LUNGO TERMINE (Movimento Primario)

-

CICLO DI MEDIO TERMINE (Movimento Secondario)

-

CICLO DI BREVE/BREVISSIMO TERMINE (Movimento Terziario)

Indipendentemente dalla lunghezza del ciclo , sulla base delle analisi effettuate, 7 Dow elaborò quindi un modello di ciclo teorico che, anche se in maniera molto semplificata, a mio avviso costituisce una pietra miliare per qualsiasi soggetto svolga attività di trading o anche per qualsiasi persona che semplicemente si vuole interessare di mercati borsistici, soprattutto dal punto di vista psicologico più che pratico:

-

Dow innanzitutto divide gli investitori tra MANO FORTE E MANO DEBOLE: la mano forte è rappresentata da tutti quegli investitori che possiedono più informazioni in virtù delle quali sono effettivamente in grado di stimare il reale valore intrinseco dello strumento in esame, mentre la mano

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informazioni e per cui si trovano in una situazione di svantaggio dal punto di vista operativo. La mano debole quindi effettuerà sempre una attività di investimento di tipo replicativo dovuta a stati di euforia o depressione relazionate col trend dei prezzi osservato, il quale però viene mosso in fondo proprio da quella che è la mano forte (!).

-

Il Grafico sotto riportato mostra il ciclo teorico di Dow, partendo dal presupposto semplificativo che il valore economico del titolo (VE) sia costante nel corso del tempo . 8

-

Partendo dal punto A, i prezzi mano a mano scendono al di sotto del valore economico del titolo, rappresentato dal segmento rosso VE, per cui la mano forte (che conosce il valore economico del titolo) comincerà ad acquistare in maniera graduale, in modo da non innescare il comportamento replicativo da

Nella realtà il valore economico oscilla nel corso del tempo. 8

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parte della mano debole, ad un prezzo sempre più basso, frenando così la discesa dei prezzi. Questa fase viene denominata FASE DI ACCUMULAZIONE.

-

Nel punto B si raggiunge il BOTTOM. Dopo di che i prezzi cominciano a risalire in maniera molto rapida, in quanto all’azione di acquisto della mano forte si somma l’azione replicativa della mano debole, la quale vedendo salire i prezzi incomincia a salire sul carro del trend rialzista (sempre senza conoscere il reale valore economico del titolo).

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Nel punto C il trend rialzista raggiunge la massima velocità. Una volta che i prezzi superano infatti il valore economico del titolo la mano forte, la quale aveva acquistato al di sotto del VE, comincerà a liquidare le proprie posizioni in maniera graduale, portando a casa i profitti. Nel tratto che va da C a D quindi la salita dei prezzi rallenterà sempre di più a causa delle vendite della mano forte. Questa fase viene denominata FASE DI DISTRIBUZIONE.

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Nel punto D si raggiunge il TOP e il trend rialzista finisce per esaurirsi del tutto. Da li in poi i prezzi subiscono un forte decremento spinti dall’azione di vendita della mano debole e crollano su stessi, in quanto nel mercato vi sono pochissimi acquirenti che bilancino l’offerta.

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2. APPROCCIO PSICOLOGICO AL TRADING

“Non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete.”

(Steve Jobs, discorso all’Università di Stanford, 12 giugno 2005)

Ho cominciato ad appassionarmi al trading circa 7 anni fa, e cominciato a tradare effettivamente negli ultimi due anni, seppur con un numero di operazioni non particolarmente elevato e con un size quasi irrisorio da simulazione. Il motivo principale che mi ha spinto a passare dalla teoria alla pratica non è stato quello del guadagno immediato, nell’inconscio consapevole che le conoscenze acquisite nel mio percorso di studi non mi avrebbero portato effettivamente da nessuna parte, ma piuttosto la curiosità di applicare le informazioni e le tecniche acquisite per verificarne la validità. Ad essere onesti, però, da un lato ero veramente convinto che, una volta fatto, sarei stato in grado velocemente di passare allo step successivo e operare costantemente con successo producendo cospicui guadagni. Chiaramente il confronto con quello che è il reale mondo del trading ha profondamente ridimensionato quelle che erano le mie iniziali aspettative. Come la maggior parte dei traders, principianti o professionisti, il mio primo approccio è stato caratterizzato da un continuo numero di operazioni in perdita, intervallate da qualche risultato positivo che mi ha portato a pensare di aver finalmente capito come applicare le tecniche di trading imparate, e da una crescente riflessione interiore riassumibile in un unico concetto: “ ma come? Le tecniche, i

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libri, i professori mi hanno insegnato che in questa situazione il mercato sarebbe dovuto andare da questa parte! Possibile che sbaglio sempre? Forse tutto ciò non funziona, non serve veramente a nulla”.

In uno stato emozionale particolarmente pessimistico però, la lettura del libro “Trading in the Zone” dello psicologo americano Mark Douglas mi ha fatto sorgere una serie di domande e dubbi su quelle che erano le mie opinioni e considerazioni sul mio modo di tradare: senza stare a riportare i concetti espressi nel libro, ritengo solo importante evidenziare come la psicologia e le emozioni nel trading, probabilmente così come in qualsiasi altra attività, giochino un ruolo pressoché fondamentale andandosi a fondere con qualsiasi strumento o tecnica effettivamente utilizzata.

Ogni trader infatti è un soggetto pensante con proprie idee, proprie esperienze, propri caratteri e propri stati emozionali…e la somma di tutti questi soggetti, più o meno informati che siano, produce una cosa: il MERCATO stesso.

Dalla lettura sopra citata e da una serie di approfondimenti che ho cercato di effettuare sulla materia, sono così giunto ad una conclusione che mi ha permesso nel vero senso della parola di riassettarmi e modificare il mio approccio al mercato: il mercato è imprevedibile per natura! Non dobbiamo ostinarci e dannarci a capire e prevedere per forza dove andrà!! Vogliamo vincere al gioco di prevedere dove andrà il mercato o vogliamo guadagnare ?

La maggior parte dei traders principianti come me, a mio avviso inconsciamente forse non opera per guadagnare, in quanto il guadagno rappresenta soltanto la molla che ci spinge a cominciare e il fine che ci spinge a continuare, ma piuttosto cerca di dimostrare, a se stesso, agli amici, ai parenti o a chiunque sia, di essere

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"Immaginiamo che i prezzi di mercato provengano da un tipo molto accomodante, di nome Mr. Market, che si trova ad essere il vostro socio in un'attività non quotata. Giorno dopo giorno, senza mai venir meno alla sua abitudine, Mr. Market si presenta da voi fissando un prezzo a cui è disposto a rilevare la vostra quota oppure a vendervi la sua. Anche se l'affare di cui voi due siete proprietari potrà avere caratteristiche economiche stabili, le quotazioni di Mr. Market stabili non lo saranno affatto. Triste a dirsi, infatti, il vostro povero socio soffre di incurabili problemi psicologici. A volte si sente euforico e riesce a vedere solo i fattori favorevoli che influenzano la vostra attività. Quando è in quello stato, il prezzo che offre è molto alto perché teme che voi gli strapperete la sua quota, derubandolo di guadagni imminenti. Altre volte è depresso e guardando nel futuro riesce a vedere solo guai per il vostro affare e per il mondo. In questi momenti fisserà dei prezzi molto bassi, terrorizzato dall'idea che voi siate sul punto di rifilargli la vostra quota. Mr. Market ha un'altra gradevole caratteristica: non se la prende se viene ignorato. Se la sua quotazione di oggi non è di vostro interesse, domani ve ne proporrà comunque una nuova. Ogni transazione è a vostra discrezione.”

(Dalla lettera di Warren Buffett agli azionisti di Berkshire Hathaway del 1987)

Ritengo quindi fondamentale rendersi pienamente conto del fatto che il mercato è più forte, e che qualsiasi strategia da noi utilizzata e applicata, migliore o peggiore che sia, non ci deve servire per “batterlo”, ma semplicemente per guadagnare, e questo non è così ovvio e scontato come sembra.

Probabilmente solo una volta presa pienamente coscienza di ciò, potremmo cominciare a guardare con un occhio diverso all’attività di trading e ad utilizzare efficacemente tutto ciò che abbiamo imparato sulla materia.

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2.1. TRADER MIND

Alla luce delle proprie caratteristiche e dei risultati ottenuti, sembra che i pochi grandi trader che hanno effettivamente guadagnato negli anni presentino tutti una serie di elementi distintivi fondamentali, oltre ad un fattore comune che, probabilmente, ci consente di non osservarli con un occhio di quasi incredulità: quasi tutti hanno cominciato la loro carriera con una serie di grosse perdite.

QUELLO CHE È COMUNE FRA I “GRANDI TRADER”

-

Metodo: Tutti i grandi commercianti hanno un metodo. Il metodo non importa, ma è essenziale che un metodo, proprio, sia usato. Un metodo è un approccio sistematico al trading, ed è seguito costantemente.

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Disciplina: Un fattore in comune che tutti i "grandi" hanno è che tutti mostrano disciplina nel loro “commercio”. E' importante essere disciplinati e affidarsi alla "propria" metodologia operativa collaudata.

-

Motivazione: I grandi trader mostrano una motivazione più forte della media. In circostanze avverse nelle quali altri avrebbero "ritirato i propri bagagli", ed avrebbero rinunciato al trading, loro hanno continuato usando "l'esperienza" come parte della loro istruzione e del loro processo di crescita.

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Controllo del Rischio: Tutti i grandi trader considerano la gestione del rischio il più importante di tutti gli altri aspetti tecnici sui quali invece si soffermano il 99% degli investitori.

-

Pazienza: L'unico momento in cui si deve fare trading è quando si hanno gli "indicatori positivi"(in senso lato); solo allora il mercato è pronto! Solo allora si deve comprare o vendere. Non si deve entrare nel mercato solo perché si è stanchi di aspettare il momento più opportuno.

-

Indipendenza: Tutti i grandi commercianti contano solamente su se stessi per le loro decisioni di trading. Credono in loro e nelle loro analisi. Si fidano solo della propria personale opinione.

QUELLO CHE NON E’ COMUNE TRA I “GRANDI TRADER”

-

Metodo: I grandi trader non seguono lo stesso metodo. Tutti i loro metodi differiscono tra di loro. Alcuni metodi differiscono come il giorno e la notte. Warren Buffett, forse il più grande investitore di tutti i tempi, usa da sempre l’analisi fondamentale. Marty Schwartz perse soldi per 10 anni usando l'analisi fondamentale e fece soldi in maniera significativa solamente quando cominciò ad usare l'analisi tecnica. Come il metodo è applicato, è il fattore critico.

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Lunghezza del trading (arco temporale del trading): La lunghezza del trading non è importante. Alcuni grandi trader stanno nel mercato per anni mentre gli altri grandi commercianti sono "in e out" del mercato nello stesso giorno.

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2.2. MONEY MANAGEMENT E “RULES”

Con l’espressione “Money Management” ci si riferisce alle tecniche di "gestione del denaro" mirate alla massimizzazione dei profitti e alla riduzione potenziale delle perdite. Si può pertanto definire come il complesso di regole atte alla gestione efficiente del patrimonio. La corretta gestione del rischio ha come unico scopo la massimizzazione del profitto e la riduzione al minimo delle perdite, a prescindere dal sistema di trading utilizzato. La serie di tecniche del money management sono volte a massimizzare il profitto, cercando di ridurre le perdite potenziali. Queste regole sono applicabili a tutte le tipologie di investimento e servono per gestire in modo efficace i propri soldi.

Il money management si divide in due grandi ambiti:

- risk management: settore che analizza i rischi che corre il capitale investito, in base alla posizione che si ha sul mercato.

-

position sizing: settore che individua il capitale da investire su ogni singola posizione e la ripartizione sui vari asset.

Molti operatori professionisti ritengono la gestione patrimoniale un elemento fondamentale di ogni trading-program, in quanto essa ha a che fare con una questione di sopravvivenza: dice all’operatore come maneggiare i soldi. Ogni buon operatore infatti dovrebbe essere vincente nel lungo periodo, e la gestione

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me seguito per arrivare a definire la mia strategia, ritengo comunque importante riportare come spunto di riflessione alcuni dei principi generali sui quali una buona attività di gestione del proprio patrimonio di investimento si dovrebbe basare:

-

Il capitale deve essere adeguato allo strumento finanziario su cui si è deciso di investire.

-

Il capitale investito dovrebbe limitarsi a non più del 50% del proprio capitale totale, e una parte di esso dovrebbe essere investita in strumenti particolarmente sicuri che generino piccoli risultati costanti nel tempo, come ad esempio BTP . 9

-

La cifra rischiata in ogni singola operazione dovrebbe essere limitata al 5-10% del capitale da investire.

-

Considerare ogni operazione come singola e non in relazione alle precedenti.

-

Usare sempre, e sempre, uno STOP LOSS di protezione. 10

Tra questi principi operativi generali e ormai conosciuti dalla quasi totalità degli investitori on-line, ho volutamente enfatizzato il concetto di stop-loss, in quanto lo considero lo strumento forse più semplice e allo stesso tempo più potente che qualsiasi trader possa utilizzare: al di la della validità delle tecniche utilizzate in base alle quali fissare i prezzi di uscita dal mercato, percentuali, statistici o tecnici che siano, ritengo infatti fondamentale evidenziare come l’utilizzo di questo semplice strumento possa permettere sopratutto dal punto di vista psicologico di forgiare una sorta di corazza nella mente del trader, in quanto esso consente a priori di prefissare la perdita massima che nella specifica operazione esso è disposto a perdere. Chiaramente tutto ciò non deve portare il trader a generare un effetto opposto, ovvero la sottovalutazione della propria analisi data

Questo dovrebbe servire da riserva durante i periodi di avversità. 9

Ordine automatico inviato al mercato, ad un livello di prezzo prefissato, volto a 10

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dalla sicurezza della propria copertura, ma dal punto di vista mentale lo considero uno strumento che può, e deve, permettere all’operatore di forgiare quello stato mentale e psicologico ideale a partire dal quale creare le proprie idee, aspettative e utilizzare le proprie tecniche e strategie.

Diversificazione - Concentrazione = sebbene la diversificazione sia un modo

per limitare l’esposizione al rischio, essa potrebbe risultare eccessiva, sopratutto per i traders non professionisti che investono da casa e che, per ovvi motivi, non hanno la possibilità di seguire l’andamento di un elevato numero di strumenti finanziari. Inoltre, se un operatore ha investito in troppi titoli nello stesso tempo, alcune operazioni in utile potrebbero essere diluite da un più ampio numero di operazioni in perdita. D’altro canto, è vero che investire in pochi titoli o addirittura in un solo titolo espone l’operatore a dipendere totalmente dall’andamento di quei pochi strumenti finanziari, magari del medesimo settore. E’ necessario, quindi, trovare una giusta misura e un compromesso in relazione a quelle che sono le proprie caratteristiche operative, mentali, emozionali e le proprie possibilità.

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3. HEIKIN-ASHI

Le candele Heikin-Ashi costituiscono una recente evoluzione di rappresentazione grafica similare alle candele giapponesi, ma dalle quali si distinguono per alcune caratteristiche.

Ne sono venuto a conoscenza per puro caso, mentre studiavo i grafici di una serie di titoli attraverso un software di analisi tecnica molto conosciuto e apprezzato nel settore: tra le varie opzioni di rappresentazione grafica mi è subito balzato agli occhi tale termine di chiara origine giapponese e, da studioso, appassionato e utilizzatore dell’analisi Candlestick, ho deciso di informarmi e approfondire il più possibile l’argomento.

3.1. CANDELE GIAPPONESI “CLASSICHE”

Il grafico Candlestick è considerato come il miglior tipo di rappresentazione grafica da utilizzare per il trading on-line Infatti, tramite il grafico a candele giapponese i traders possono ottenere molte informazioni utili a ponderare le proprie decisioni di investimento.

Tale tipologia di analisi, di origine giapponese, risale al 16° secolo e fa riferimento ad un volume scritto da un nobile samurai, Muneisha Homma, che era stato messo a controllare i flussi sul mercato del riso per salvaguardare gli affari di famiglia.

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Si tratta di una metodologia di analisi grafica molto intuitiva finalizzata ad individuare patterns di inversione e continuazione per prevedere il futuro andamento del mercato borsistico.

Oggi il Candlestick è una tecnica conosciuta ed apprezzata per la semplicità di interpretazione dei segnali che fornisce e per la loro precisione, per cui è accessibile e molto utilizzata anche dai traders neofiti.

Nel Candlestick si utilizza una figura chiamata Candle-Line formata da un corpo centrale definito Real-Body che rappresenta l'escursione di prezzo tra l'apertura e la chiusura, e da due prolungamenti chiamate Shadows, ovvero ombre. Le due estensioni si chiamano rispettivamente Upper Shadow e Lower Shadow per quella superiore e quella inferiore e rappresentano i prezzi massimi e minimi del periodo.

Un corpo verde significa che i prezzi di chiusura sono superiori a quelli di apertura (mercato “Bullish”).Un Corpo rosso significa invece, che i prezzi di chiusura sono più bassi di quelli di apertura (mercato “Bearish”).

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CANDLESTICK DI BASE

-

Doji: prezzo di chiusura e prezzo di apertura coincidono. Indicano un forte

equilibrio tra domanda e offerta di mercato.

-

Spinnings top: real body piccolo e ampie ombre. Indicano un sostanziale

equilibrio tra domanda e offerta di mercato.

-

Short candle: real body piccolo e ombre piccole. Indicano un potenziale

esaurimento del trend in atto.

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Shaven bottom: candele con un unica shadow.

-

Four price: prezzo di chiusra,prezzo di apertura,prezzo minimo e prezzo

massimo coincidono. Sono rarissime e indicano massima incertezza del mercato.

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PATTERNS

Ogni formazione di Candlestick rappresenta la psicologia del mercato in un suo particolare momento e riflette l’azione dei vari trader sugli sviluppi successivi del mercato.

Una formazione Candlestick può essere composta da una o più candele.

In generale, è possibile distinguere tra formazioni di inversione e formazioni di continuazione.

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3.2. HEIKIN-ASHI: UN CANDLESTICK MIGLIORATO ?

Le candele Heikin-Ashi (dal giapponese “Linee della media”) sono candele simili in tutto e per tutto alle Candlestick giapponesi ad un primo sguardo, tuttavia sono costruite con parametri matematici differenti.

Il loro vantaggio è quello di attenuare il “rumore di fondo del mercato” e assorbire molti falsi segnali da esso derivanti, permettendo all’operatore di avere un’idea più chiara del trend predominante e della forza effettiva presente in esso.

Dal grafico sopra riportato è possibile osservare come l’andamento del titolo da inizio anno fino a maggio ha attraversato certe fasi del ciclo in cui l’analisi Canldestick risulta molto frastagliata e ricca di segnali e controsegnali che non permettono di individuare la esatta tendenza del trend di fondo.

Le candele giapponesi infatti "incorporano tutte le informazioni sull'andamento dei valori sul grafico degli strumenti finanziari", ma forse anche troppe!. Proprio

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per la richezza di informazioni, talvolta il grafico a candele giapponesi risulta di non immediata lettura se si cerca di identificare il trend direzionale dominante. Tale metodologia di analisi infatti in certi contesti di mercato risulta molto complicata e nervosa, dando luogo a diversi falsi segnali sui quali molti traders improvvisati o poco esperti perdono gran parte delle proprie operazioni, nella convinzione di aver individuato la configurazione perfetta per guadagnare.

Il grafico Heikin-Ashi, importato in Occidente da Dan Valcu nel 2003-04, mostra molte caratteristiche analoghe al classico grafico a candele giapponesi, ma, per la sua diversa costruzione delle candele, è in grado di filtrare il rumore di fondo 11 ed estrapolare il trend dominante evidenziandolo in maniera inequivocabile, fattore di enorme vantaggio soprattutto per i traders con meno esperienza.

A differenze delle candele classiche, le Heikin-Ashi non presentano un prezzo di apertura o di chiusura, un minimo o un massimo. Il valore della candela viene calcolato sulla base delle “forze dominanti del mercato” per cui in un trend rialzista, le candele di colore diverso (generalmente quelle rosse) vengono assorbite da quelle del trend dominante, e lo stesso vale per il trend ribassista. Quindi il loro principale pregio è quello di dare un’immagine chiara della tendenza in atto, evitando i segnali di pull-back che possono spingere a continue entrate ed uscite dal trading.

Insomma, eliminare un elemento di disturbo e di possibile inganno, soprattutto per i traders meno esperti, è possibile grazie a questo strumento di analisi innovativo ed estremamente preciso.

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Come si costruiscono le candele Heikin-Ashi?

Fondamentalmente l'apertura e la chiusura sono sintetizzati da dei prezzi medi, mentre il massimo e/o il minimo ( cioè il punto finale delle shadow) coincidono con il valore massimo e minimo battuto dai prezzi: ogni candela, in questo modo, apre esattamente a metà del corpo della candela precedente.

HA Close = (Open+High+Low+Close)/4


HA Open = [Open (HA previous bar) + Close (HA previous bar)]/2
 HA High = Daily Max.


HA Low = Daily Min.

HA HIGH= Daily Max

HA CLOSE= (Open+High+Low+Close) / 4

HA OPEN= [Open (HA previous bar) + Close (HA previous bar)]/2

HA LOW= Daily Min

HA HIGH= Daily Max

HA OPEN= [Open (HA previous bar) + Close (HA previous bar)]/2


HA CLOSE= (Open+High+Low+Close) / 4

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Dal grafico sotto è possibile osservare chiaramente come una rappresentazione tramite candele Heikin-Ashi fornisca una visione dei trend molto pulita e immediata, permettendo di eliminare quei rumori di fondo che possono dare vita a falsi segnali o a patterns non proprio chiari sui quali la maggior parte dei traders meno esperti, ma anche professionisti, cade in perdita, tratta in inganno dal mercato.

E’ facilmente osservabile un chiaro smorzamento dei rumori del mercato dato dalla rappresentazione con candele Heikin-Ashi, la quale sembra dare una netta

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Basta osservare, anche in maniera superficiale, i grafici con entrambi gli strumenti per notare degli elementi di difformità non di poco conto.

In sostanza, attraverso le candele giapponesi, tutti i tipi di variazione, pure minimi, vengono analizzati. Si tratta di aumenti e diminuzioni di prezzo estemporanei e che vengono riportate al pari delle “macro-variazioni“. Attraverso questo metodo, però, possono sfuggire le reali tendenze del mercato: il fattore principale che spinge ad un investimento rispetto che ad un altro.

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Le caratteristiche di questa particolare tipologia di candele consente di intraprendere degli investimenti a più ampio margine. Analizzare dei grafici con variazioni più ampie e quindi meno disturbate rappresenta un’occasione per i traders che intendono avere un termometro più preciso della situazione. Osservare il ripetersi di una candela dello stesso colore per un determinato numero di volte, di solito dalle tre alle sei, può essere un valido indicatore per realizzare una determinata “puntata”.

3.3. INDICAZIONI OPERATIVE

Operativamente, come si può sfruttare tale strumento all’interno di una strategia di trading?

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Il primo segnale di allarme di inversione di trend è dato dal cambio colore della candela .

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In un trend direzionale decisamente rialzista le shadows sono solo sopra la heikin. Se durante un trend rialzista sulle Heikin-Ashi cominciano ad apparire delle lower-shadows sempre più lunghe, o se il corpo delle heikin verdi comincia ad essere sempre più piccolo, ciò denota un indebolimento del movimento.

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In un trend direzionale decisamente ribassista le shadows sono solo sotto la heikin. Se durante un trend rialzista sulle Heikin-Ashi cominciano ad apparire delle upper-shadows sempre più lunghe, o se il corpo delle heikin rosse comincia ad essere sempre più piccolo, ciò denota un indebolimento del movimento.

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L’ampiezza del corpo della heikin indica la forza del trend in atto: più è grande, più il trend è stabilmente deciso.

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Una heikin che, all’interno di un trend definito, chiude al di sotto (in caso di mercato rialzista) o al di sopra (in caso di mercato ribassista) rispetto alla heikin precedente, indica una potenziale inversione di tendenza.

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In un trend ben definito, rialzista o ribassista che sia, la formazione di heikin di tipo doji o short-candle, indica una immediata inversione di tendenza.

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Chiaramente, come tutti gli strumenti finanziari, anche questa tipologia di rappresentazione presenta dei pro e dei contro: se da un lato, infatti, eliminare i rumori di fondo e le variazioni di piccola entità rappresenta senza dubbio un punto di favore per chi cerca di leggere i dati , da un altro lato questa 12 costruzione comporta, come unico significativo limite, quello di non far emergere la presenza di “ gap di prezzo”, molto importanti per chi utilizza tecniche di analisi basate proprio su questi.

In questo senso, però, è possibile evidenziare come tale elemento negativo sia comunque facilmente compensabile alternando la visualizzazione dei valori sia con il classico Candlestick, sia con la rappresentazione Heikin-Ashi.

Visualizzare un trend stabilizzato e più pulito  permette  di avere un quadro della 12

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4. STRATEGIA SPECULATIVA CON HEIKIN-ASHI

La scoperta di questa nuova metodologia di rappresentazione grafica, con tutte le caratteristiche che la accompagnano, mi ha spinto ad approfondire l’argomento il più possibile e, complice la mia grande passione per il trading, mi ha dato modo di poter riflettere su una serie di aspetti dai quali ho preso spunto per creare una mia strategia operativa, di tipo speculativo, basata sullo sfruttamento di tale strumento così recente, innovativo e, allo stesso tempo, immediato.

4.1. L’ IDEA

La molla che mi ha fatto partire è stata la semplice curiosità e, in un certo senso, l’entusiasmo che le caratteristiche e le basi di tale metodologia di analisi hanno suscitato in me fin da subito.

Al di la di tutte le considerazioni, guardando una rappresentazione con candele Heikin-Ashi, cosa ci viene trasmesso sostanzialmente? Quella che è la tendenza di fondo del mercato (!). La prima cosa che ho pensato è stata: “ applicando le regole operative di base che ho studiato a riguardo , dovrebbe essere facile 13 quindi entrare nei trend vincenti e uscire in tempo da quelli perdenti. Proviamo!”.

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Ogni volta aspettavo il cambio colore della candela, e perdevo. Spesso mi brillavano gli occhi nel momento in cui vedevo che ero riuscito ad infilarmi in un trend rialzista deciso, ma poi in una sola seduta, malgrado le heikin continuavano a essere verdi, perdevo gran parte dei miei guadagni ottenuti. Certo, in alcuni casi, nemmeno pochi per essere sincero, sono riuscito ad effettuare dei trade molto gratificanti, pero’ alla fine dei conti, non ero assolutamente soddisfatto di come la strategia mi facesse sfruttare tali informazioni.

Così, passato ad uno stato di sconforto, ho provato a chiedermi come mai tale metodologia, così come da me applicata, non aveva dato i risultati sperati.

In tutto ciò, il traino della mia ricerca è stata la ferma convinzione che un metodo, una tecnica, un qualcosa attraverso la quale io potessi sfruttare tale strumento a mio avviso tanto rivoluzionario nella sua semplicità ci dovesse essere.

Nelle varie giornate passate a chiedermi il come e, nel frattempo, a continuare a visionare grafici su grafici, l’origine della mia idea può essere articolata in due distinti momenti, nei quali è possibile ritrovare gran parte delle considerazioni e dei presupposti presenti nella prima parte del mio elaborato:

1) Il primo elemento fondamentale dal quale sono partito per elaborare la mia

strategia è stato chiedermi: “tali indicazioni sono delle vere e proprie tecniche da applicare, o posso considerarle come dei sillogismi utili per capire a livello psicologico che tipo di informazioni le Heikin-Ashi ci danno riguardo al comportamento del mercato?”. Tale riflessione mi è stata profondamente utile per poter guardare la materia da un punto di vista diverso, forse banale, ma non così scontato: le Heikin-Ashi non mi indicano dove andrà il mercato, ma mi indicano quella che è la tendenza dal punto di vista psicologico e comportamentale, guidata da chi? Da quelle che sono le forze predominanti che lo muovono. Un esempio per inquadrare meglio il mio ragionamento:

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Analizzando il grafico riportato, è possibile evidenziare una alternanza di trend rialzisti e ribassisti di breve periodo. Nei momenti in cui le candele cambiano di colore da rosso a verde, sarebbe auspicabile entrare nel mercato per potersi inserire nel movimento, e ciò è del tutto plausibile. Cosa bisogna considerare però? Che noi abbiamo a che fare con i prezzi di borsa nelle varie sedute, e non con i prezzi medi!

Seguendo le indicazioni Heikin-Ashi consigliate, sarebbe stato corretto entrare dopo il primo ribasso composto da 6 grandi candele heikin rosse più una heikin-short-candle rossa, nel momento in cui si è formata la grande candela heikin

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riferimento i prezzi di chiusura delle relative sedute come livello di ingresso e di uscita: risultato? Perdita (!). La stessa cosa si verifica nel secondo ribasso.

Una ovvia osservazione che si potrebbe fare è che, così facendo, riuscirei però ad inserirmi nell’ultimo grande rialzo e portare a casa un bel guadagno. Sicuramente è vero. Se però si guarda all’ultimo rialzo si potrebbe anche fare un’altra considerazione: entrando, come consigliato, al momento che si è formata la grande candela heikin verde rialzista, quindi nella heikin immediatamente successiva, quanto “mancato guadagno” ho ottenuto? Ho perso la grande maggioranza del rialzo nelle prime due giornate dello stesso.

Questo perché, se si pensa che le Heikin-Ashi ci danno una informazione relativa a quello che è il movimento del mercato, possiamo allora pensare che esse ci diano una informazione su quelli che sono i pensieri e le relative decisioni di investimento di coloro che muovono il mercato, ovvero la mano forte, la quale fa da traino e gioca sempre con un margine di anticipo rispetto a noi mano debole (!).

Ragionando in questo modo, la ovvia idea consequenziale sulla quale ho basato la mia strategia di investimento è: posso individuare dei metodi per anticipare i movimenti del mercato e “salire sul carro” della mano forte quasi nello stesso momento in cui essa stessa vi sale?

2) Il secondo elemento di spunto per la costruzione della mia strategia è stato,

forse in maniera un pò teatrale (ma è andata realmente così), la visione del film “The Big Short” di Adam McKay e, soprattutto, la descrizione di come due giovani traders, tra i protagonisti del film, hanno accumulato una fortuna attraverso gli investimenti:

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“La gente odia pensare che possano accadere eventi inaspettati, perciò sottovaluta effettivamente l’eventualità che essi possano realizzarsi sul serio. I mercati vendevano opzioni a basso prezzo su eventi che credevano non sarebbero mai accaduti. Quando si sbagliavano perdevano poco, ma quando ci prendevano, ci prendevano alla grande”.

(dal film “La Grande Scommessa”, di Adam Mickie, 2016)

Da tale frase ho estratto due concetti fondamentali per la mia strategia:

- il primo, ricollegandomi all’aspetto precedente, fa riferimento allo stato emozionale e alle convinzioni in base al quale la maggior parte delle persone considera gli eventi: traducendo tale assunto dal punto di vista borsistico, le persone, in un momento di euforia da rialzo, credono che esso continuerà sempre, così come, in un momento di pessimismo da ribasso, credono che la discesa non si arresterà. E su questo, la mano forte, produce le proprie fortune.

- il secondo, invece, si ricollega al tema della gestione patrimoniale: quando si perde, bisogna perdere poco, e quando si guadagna, bisogna guadagnare tanto. Tale aspetto sembra di una banalità elementare, ma applicarlo al mondo degli investimenti non è così semplice e scontato. Unendo tali considerazioni, ho potuto definire il presupposto fondamentale sul quale articolare la mia strategia: se le Hekin-Ashi mi danno un sensore di quello che è il pensiero della forza di fondo dominante del mercato, trovare dei

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quale si dovrebbe fondare la strategia di trading di ogni soggetto facente parte di quella schiera di investitori che operano in svantaggio rispetto alle forze trainanti del mercato: ragionare come ragionerebbe la mano forte.

Praticamente cosa comporterebbe una strategia del genere? Entrare nel mercato agendo “quasi” da mano forte e poter seguire i trend rialzisti dal momento principale nel quale essi cominciano, cioè prima che la massima forza del trend si sia esaurita, lasciando le briciole agli ultimi arrivati… o peggio le perdite .

Allo stesso tempo, entrare nel mercato in questo modo, può però chiaramente esporci a dei falsi segnali che ci potrebbero far entrare nel mercato credendo nel rialzo, e ritrovandoci invece in una prima fase di proseguimento del precedente ribasso. Cosa fare quindi? STOP LOSS (!) : così facendo, quando si perde si perde poco, e quando si guadagna, si guadagna molto. Chiaramente, detto in questo modo, il meccanismo sembra molto semplicistico, ma se lo vediamo in un ottica complementare più ampia e non superficiale, esso racchiude gran parte dei presupposti e delle fondamenta pratiche e teoriche sulle quali si basano la maggior parte dei principi cardine che dovrebbero caratterizzare ogni operazione di trading che si rispetti.

Fatte queste dovute premesse, basandomi su tali riflessioni, il duro lavoro ha fatto il resto: ho analizzato per settimane e settimane i più svariati grafici dei più svariati titoli italiani e esteri, nella ricerca di schemi che mi potessero permettere di mettere in pratica il mio pensiero.

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4.2. REGOLE E PATTERNS

Le innumerevoli ore passate a guardare e riguardare grafici Heikin-Ashi dei più svariati titoli, tra incertezze e convinzioni, mi hanno quindi portato ad individuare diversi patterns grafici in relazione ai quali configurare una mia strategia di trading del tutto personalizzata, articolata in una serie di rules il più possibile ben definite, fermo restando un certo grado di soggettività, ineliminabile, che caratterizza l’essenza del trading stesso.

-

Il primo presupposto operativo che sta alla base della strategia è considerare, come prezzo di ingresso e di uscita dal mercato, il prezzo di chiusura della seduta di riferimento nella quale si configura la heikin da tenere in considerazione: per far questo, si presuppone la possibilità di poter utilizzare un software di trading che fornisca in tempo reale il trend attraverso candele Heikin-Ashi , attraverso il quale individuare, giorno dopo giorno, in relazione 14 alle varie configurazioni delle heikin, i “titoli caldi” per le nostre operazioni. In questo modo, nella fase finale della seduta, siamo in grado di monitorare come si configurano in chiusura le heikin di riferimento, permettendoci di entrare a un prezzo quasi equivalente a quello che sarà il prezzo di chiusura, in relazione al quale si sviluppa la nostra strategia. Chiaramente, più il nostro ingresso sarà vicino alla chiusura, più è probabile che esso sia vicino al reale prezzo di chiusura della seduta stessa (bisogna considerare, preferibilmente, un orizzonte temporale di pochi minuti al massimo).

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Il secondo presupposto operativo è la fissazione e il rispetto di uno stop-loss dell’ 1,25 % dal prezzo di ingresso: ho definito tale valore in seguito ad una serie molto lunga di prove effettuate durante la mia analisi di grafici, dalle quali ho notato come tale valore risulti molto utile per minimizzare le perdite il più possibile, e anche per evitare di cadere in segnali di uscita automatica dal mercato all’interno di un pattern vincente, dato dalle normali oscillazioni di prezzo quotidiane nel corso della seduta successiva al nostro ingresso. Per verificare la validità di tale valore, ho provato ad utilizzare anche stop-loss con percentuali differenti, ma ritengo che da un lato o dall’altro, essi non fornissero un adeguato punto di incontro tra le due nostre necessità. Probabilmente tale fattore ha una valenza di tipo psicologico: se si pensa che la mano forte ha deciso di far chiudere il mercato ad un dato prezzo, e ha davvero in mente l’idea di far salire il mercato, difficilmente il prezzo nella seduta successiva potrà scendere troppo al di sotto della chiusura precedente, se non per semplici oscillazioni naturali date dall’incontro della moltitudine degli interessi dei milioni di operatori all’interno del mercato stesso. Inizialmente ho considerato uno stop-loss 1%, con ottimi risultati, ma successivamente ho notato come sarebbe potuto risultare utile considerare un certo margine di errore per evitare quelle (comunque poche) uscite errate dal mercato, a fronte di un aumento della mia percentuale massima di perdita accettabile molto piccolo.

4.2.1. “UP-1-2-3”

Siamo in presenza di un ribasso, il quale deve essere composto da una sequenza di almeno tre heikin rosse con ampio corpo e, preferibilmente, solo lower-shadow. Se si configura una heikin di tipo short-candle, con upper-shadow e down-shadow proporzionate, che sta interamente (meglio se anche le ombre)

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all’interno del corpo della heikin rossa precedente, acquisto sulla chiusura, impostando lo stop-loss.

Dal momento dell’entrata, considero le heikin seguenti: se verdi, meglio se “decisamente rialziste”, e con HAclose crescenti, rimango sul mercato fino alla terza heikin successiva a quella di entrata e chiudo la posizione al prezzo di chiusura della seduta, altrimenti esco dal mercato nel momento in cui mi si configura una heikin con HAclose inferiore rispetto alla precedente, di qualsiasi tipo essa sia.

Come esempio, dal punto di vista pratico, riporto l’applicazione della tecnica sul titolo Prysmian: entro al formarsi della heikin di tipo short-candle (A), acquistando al prezzo di chiusura di 18,60 (fissando lo stop-loss), e esco al formarsi della terza heikin verde rialzista (V), vendendo al prezzo di chiusura di 20,20, per un risultato di + 8,63%.

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Dal punto di vista concettuale, questa tecnica si basa su una considerazione: se si presuppone che le Heikin-Ashi ci forniscono una indicazione di quelle che sono le idee della forza dominante del mercato, la formazione di una heikin di tipo short-candle, durante un ribasso, indica una frenata del trend dovuta probabilmente all’entrata sul mercato da parte della mano forte. Se la mano forte prende effettivamente posizione e decide di acquistare, in questo modo è possibile ridurre al minimo il ritardo nell’ingresso rispetto alla maggioranza dei trader meno informati, in modo da sfruttare gran parte della prima fase del rialzo, statisticamente quella che garantisce le migliori performance. La fase rialzista infatti, una volta delineata, perde parte della propria forza: l’entrata sul mercato da parte delle mani deboli, successivamente, non fa altro che perfezionare quello che è il gioco della mano forte, la quale può trovare conveniente liquidare le posizioni in profitto e far quindi ricadere il prezzo del titolo. Per questo motivo, in base alle molteplici prove da me effettuate, il mantenimento della posizione per le prime tre candele successive all’ingresso, ci permette di sfruttare al meglio la prima fase propulsiva del rialzo, senza rischiare eccessivamente di cadere nella successiva presa di posizione dei profitti da parte della stessa mano forte.

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Di seguito riporto un caso di rottura del segnale prima del configurarsi della terza heikin successiva all’entrata:

applicando la tecnica come descritto, entro sul mercato una volta configuratasi la heikin verde short-candle (A), in questo caso di colore verde, ma esco al configurarsi della seconda heikin successiva (B), in quanto essa è caratterizzata da un HAclose inferiore rispetto alla heikin precedente.

Limite principale di tale pattern? In questo modo è possibile che, nel caso si sia imbeccato un trend profondamente rialzista con ancora molta forza, l’uscita alla terza heikin verde rialzista possa risultare troppo anticipata e far perdere parte dei profitti che si sarebbero potuti conseguire se fossimo rimasti sul mercato.

Partendo dal dato di fatto che non tutti i rialzi sono profondamente rialzisti e

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continuazione di trend, ritengo molto più logico e affidabile incassare intanto il profitto realizzato ed, eventualmente, rientrare successivamente nella posizione attraverso altre tipologie di tecniche che, se utilizzate in via complementare, mirano a rimediare proprio a tale “lacuna”: il concetto di base è che bisogna guadagnare, non indovinare sempre e comunque, per forza, cosa farà il mercato.

4.2.2. “PERFECT-UP”

E’ un tipo di pattern in tutto e per tutto simile ad “Up-1-2-3”, con l’unica differenza che in questo caso, al posto di una heikin di tipo short-candle, abbiamo una heikin di tipo doji.

Una doji, sostanzialmente, altro non è che una estremizzazione del concetto di short-candle, e ciò significa che il trend si trova in un momento di incertezza: se ciò è dovuto all’azione della mano forte del mercato, possiamo considerare la formazione di una heikin di tipo doji, come un vero e proprio stop, più che un rallentamento, rispetto a quello che è il trend ribassista in corso.

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Applicando la tecnica sul titolo Fiat- Chrysler, come raffigurato, si procede come segue: entro sul mercato al formarsi della heikin di tipo doji (A), al prezzo di acquisto di 8,446, e esco alla terza heikin verde crescente successiva (B), al prezzo di vendita di 8,751, con un profitto di +3,61%.

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E’ possibile applicare tale pattern anche nel caso in cui il ribasso di riferimento sia caratterizzato da un numero di heikin rosse inferiore a tre, però solo nel caso in cui tali heikin precedenti alla doji siano caratterizzate da HAclose decrescenti e real-body molto ampio:

In questi casi si può anche considerare la possibilità di rimanere sul mercato non fino alla terza heikin successiva, ma fino alla seconda, in quanto vi potrebbe essere la possibilità che, derivando da un ribasso netto ma comunque temporalmente non molto esteso, il trend rialzista si possa esaurire più velocemente: tale aspetto comunque rimane a discrezione del trader e della sua propensione al rischio.

Sulla base delle considerazioni fatte, si può considerare che una “Perfect-Up” abbia una significatività e una probabilità di successo maggiore rispetto ad una “Up-1-2-3”, in quanto in questo caso più che un rallentamento del trend, che potrebbe dare adito a falsi segnali, si ha un vero e proprio arresto del movimento al ribasso.

Per quanto riguarda il limite principale di tale pattern, vale esattamente quanto detto per l’ “Up-1-2-3”.

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4.2.3. “ STEP-1-2 ”

Concettualmente, la costruzione di questo pattern si è basata sui medesimi presupposti validi per “Up-1-2-3” e “Perfect-Up”, dai quali differisce per alcune caratteristiche.

Si tratta sempre di una tecnica che mira a individuare e sfruttare la forza dominante del mercato per la quale si sviluppa una inversione del ribasso in atto, cercando di anticipare il prima possibile l’ingresso nel movimento di rimbalzo rispetto alla massa di investitori “mano debole”.

Siamo sempre in presenza di un trend ribassista, che deve essere caratterizzato preferibilmente da tre o più heikin rosse con HAclose decrescenti: se durante il

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Dal punto di vista logico il fatto di considerare “solo” due candele successivamente all’entrata nel mercato trae origine, oltre che dalle innumerevoli prove effettuate, da una mia riflessione: il formarsi della heikin verde, se derivante dall’ingresso nel mercato delle mani forti, può indicarmi che l’azione di spinta sia stata molto forte, tale da provocare un cambio di trend improvviso senza un precedente rallentamento. Se l’azione della mano forte è stata molto decisa, è però possibile che la maggior parte della spinta rialzista si sia già innescata al momento del nostro ingresso, per cui è probabile che il rialzo si fermi prima della terza candela: la base logica risiede nell’assunto che, se l’azione di spinta “non prevedibile” risulta maggiore, minore sarà quella sulla quale noi potremo lucrare nel momento in cui catturiamo il segnale.

Chiaramente, il limite principale di tale pattern è il medesimo valevole per tutti i patterns fino ad ora descritti, al quale si può porre rimedio compensando con l’uso di altre tecniche che mirano a sfruttare invece eventuali segnali di continuazione del trend rialzista in atto.

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4.2.4. “JUMP-AWAY”

Si tratta di una tecnica di perfezionamento dei patterns precedenti, finalizzata a ridurre il principale limite che li caratterizza: la possibilità che si incorra in una uscita troppo anticipata dal mercato, generando così un mancato sfruttamento del proseguo del trend rialzista ancora “in forza”. Come detto, ritengo le tecniche create e descritte precedentemente sulla base delle molteplici simulazioni effettuate, come quelle che meglio ci permettono di entrare in più movimenti di rimbalzo di diversa ampiezza sfruttandoli a nostro favore: la logica di fondo è sempre quella di considerare come finalità principale il guadagno, inteso nel vero senso del termine, ovvero la liquidazione in profitto della posizione.

Per cercare di ovviare a tale problematica, ho individuato questa metodologia operativa, la quale è facilmente intuibile e applicabile: indipendentemente dall’uso di una tecnica o di un’altra, il tutto sta nel considerare la seduta nella quale si delinea la heikin di uscita rispetto alla nostra entrata nell mercato (la seconda successiva in caso di “Step-1-2”, la terza in caso di “Up-1-2-3” e “Perfect-Up”).

Sfruttando, parallelamente all’utilizzo del grafico Heikin-Ashi, il grafico Candlestick, se nella seduta si forma una candela con corpo verde che taglia al rialzo la media mobile a 20 giorni , posso considerare la possibilità di 15

posticipare l’uscita dal mercato di una o due heikin, se quelle successive rispettano i parametri di colore e HAclose crescenti:

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(quotidianamente da me utilizzato nella mia attività di trading), probabilmente nella seduta successiva registrerà una forte spinta rialzista sulla scia del trend mostrato.

Nell’esempio del titolo Mediaset, si evidenzia come tale tecnica mi permetta di evitare una uscita dal mercato anticipata e sfruttare così la successiva seduta

Figura 15. Grafico Heikin-Ashi del titolo Mediaset.

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profondamente rialzista: utilizzando un “Up-1-2-3”, entro nel mercato al configurarsi della heikin di tipo short-candle (A), al prezzo di 3,689, e anziché uscire alla terza heikin rialzista successiva, data la lieve rottura al rialzo della media mobile a 20 giorni, esco alla quarta heikin successiva (V), generando un profitto lordo di +7,07%.

-

se la candela verde supera, invece, di molto al rialzo la media a 20 giorni, mi si delineano due alternative pratiche:

1) Sempre ferma l’importanza dell’aver superato il limite posto dalla media, può darsi che la seduta immediatamente successiva registri un ribasso del mercato derivante dalla presa di profitto di alcuni operatori, ricollegandoci ad un concetto di analisi tecnica che evidenzia come, di solito, superato un certo limite il mercato tende a riavvicinarvisi successivamente per poi rimbalzare di nuovo nella direzione di fondo. In questo caso posso quindi considerare la possibilità di posticipare ulteriormente l’uscita dal mercato, se la heikin di riferimento presenta sempre colore verde con HAclose crescente rispetto alla precedente, di una ulteriore seduta accollandomi una maggior dose di rischio data dalla possibilità che in realtà si tratti di un vero e proprio stop del trend rialzista (quindi posticiperemo la nostra uscita di due sedute in questo caso). 2) Se, invece, la seduta immediatamente successiva registra un ulteriore rialzo

sullo slancio della buona performance precedente, esco dal mercato, in modo tale da evitare di cadere nelle prese di profitto degli investitori, in relazione alle quali il trend successivamente potrebbe riavvicinarsi alla linea della

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